di musica da camera festival

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XVII FESTIVAL
DI MUSICA DA CAMERA
Chiare, fresche e dolci acque
Atto secondo
La poesia continua e diventa musica
Castello di Bentivoglio
6 ottobre - 1 dicembre 2013
Comune di
Bentivoglio
XVII FESTIVAL
DI MUSICA DA CAMERA
Ideazione e realizzazione:
Associazione culturale
Via Berlinguer 7
40010 Bentivoglio (BO) - Italy
www.iltemporale.it - info @ iltemporale.it
Direzione artistica Marzia Baldassarri
Coordinamento tecnico Roberto Lucia
Segreteria Donata Cariani
Testi Fabio Vicari
Copertina, progetto grafico e disegni Alberto Monti
Realizzazione grafica Davide Battilani
Soci attivi:
Rita Amaducci, Gajane Ballardini, Luca Bassi, Gabriele Bettini, Laura
Castro, Carlo Dotti, Monika Fenyesovà, Claudio Franchi, Vito Rorro,
Rita Rossi, Marina Scaramagli.
Chiare, fresche e dolci acque
Con i versi di una famosa poesia del Petrarca abbiamo
voluto ad un tempo evocare il filo conduttore del Festival, l’acqua, e il desiderio di compenetrare due delle forme artistiche che più danno emozioni all’uomo, il verso
poetico e la musica. Sul percorso dell’acqua, elemento
che si insinua, emerge, sfugge, facciamo convergere
non solo le note di grandi interpreti, ma anche poesie, immagini, installazioni artistiche, visite guidate alla
storica residenza dei Bentivoglio, cene con gli artisti.
Atto secondo
Il pensiero dell’acqua apre la mente ad una pluralità
di significati e suggestioni, in un percorso quasi labirintico nel quale il filo d’Arianna sembra non avere
fine; abbiamo voluto attingere a questo caleidoscopio
di idee incontrando nella scorsa edizione quattro poe­sie
appositamente scritte per il Festival e commissionando quest’anno al compositore praghese Adam Skoumal
una suite per pianoforte e orchestra ad esse ispirata.
... la poesia continua e diventa musica
L’esecuzione in prima mondiale dell’ultima “fatica” di
Skoumal è per noi un evento speciale, che conferma
alcuni degli obiettivi del nostro Festival: il desiderio di
ricerca, la volontà di dare voce alla tradizione, ma anche alla progettualità e, nonostante le ombre di questi
anni, la determinazione di favorire la nascita di nuova
arte, aprire prospettive per i giovani.
XVII edizione per un piccolo Festival che ogni anno
riesce per qualche settimana a diventare grande grazie
al lavoro di tante persone, soprattutto volontari, che
vi si dedicano con passione, di un’amministrazione
comunale lungimirante e “affezionata” alla cultura, di
sponsor sensibili al valore dell’arte come elemento primario della qualità della vita di un territorio.
Un Festival che propone ancora una volta nello stesso
cartellone giovani talenti e artisti di primissimo livello; che predilige fra i più importanti rappresentanti della cultura musicale nel panorama internazionale coloro
che si segnalano per le scelte coraggiose di vicinanza
al pubblico attraverso la ricerca di linguaggi sempre
nuovi e vicini al nostro tempo.
Il direttore artistico,
Marzia Baldassarri
“… tutti noi della Camerata RCO facciamo parte della Royal Concertgebouw Orchestra di
Amsterdam; amiamo suonare insieme nell’orchestra ed ora diffondiamo questa gioia anche in ensemble più ridotti. Rispetto all’orchestra il repertorio è, naturalmente, differente,
inoltre suonare musica da camera ci trasporta in un universo più personale e più intimo.
La Camerata ci consente di entrare in un rapporto più diretto tra colleghi e conoscerci
meglio di quel che avviene solitamente nell’orchestra. Siamo liberi di scegliere i brani che
vogliamo suonare, con quali musicisti e in quali luoghi.
Con la Camerata RCO adoriamo l’alchimia che si viene a creare con il pubblico.
Questo è per noi fonte di ispirazione e ci trasmette molta energia…”
Annebeth Webb, Hein Wiedijk, Frank van de Laar
Castello di Bentivoglio, Sala dei Cinque Camini – 6 ottobre 2013 ore 18:00
CAMERATA DELLA ROYAL CONCERTGEBOUW
ORCHESTRA, AMSTERDAM
ANNEBETH WEBB, violino
HEIN WIEDIJK, clarinetto
FRANK VAN DE LAAR, pianoforte
Programma:
I. Stravinskij (1882 - 1971)
Suite da L’histoire du soldat per clarinetto, violino e pianoforte
“Marche du soldat”
“Le violon du soldat”
“Un petit concert”
“Tango - Valse - Ragtime”
“Danse du soldat”
W.A. Mozart (1756 - 1791)
Sonata per violino e pianoforte in mi minore KV 304
Allegro, Tempo di minuetto
Sonata per clarinetto e pianoforte in si bemolle maggiore
F. Poulenc (1899 - 1963)
Allegro tristemente, Romanza, Allegro con fuoco
F. Poulenc
“L’invitation au château” per clarinetto, violino e pianoforte
op. 138 - Musica di scena
Ingresso 7 euro - gratuito per i minori di 14 anni
“… lavorare, concertare con i giovani è una gioia immensa. Ritorno con la memoria, agli
anni dell’adolescenza e dei primi contatti con la Musica, quando suonare il violoncello in
piccoli complessi da Camera mi riempiva di forti emozioni. Forti emozioni che mi hanno
accompagnato per tutto il lungo percorso della mia vita artistica. Emozioni, entusiasmi
che solo i giovani di oggi mi danno per la volontà di apprendere, migliorare, studiare, che
li sprona giorno dopo giorno a dare sempre di più. Solo da loro, con loro, si può sperare
in un futuro migliore di civiltà…”
Italo Rizzi
Mozart B&G Orchestra
Violini primi: Paolo Segatta*, Astrid Harlan, Vanessa Tonolli, Andrea Monegaglia, Luisa Giarrizzo, Jörg Schwalm.
Violini secondi: Andrea Romagnoli*, Giulio Robol, Chiara Morstabilini, Aldo Vindimian, Simone Vanin.
Viole: Chizuru Deguchi, Luca Giordani.
Violoncelli: Silvano Zanoni*, Giulia Boller, Gaia Mora.
Contrabbassi: Alberto Pedrotti*, Michele Tovazzi.
Oboi: Claudio Dorigatti*, Giuseppe Russo.
Corno: Marco Franceschi.
* = prima parte
Castello di Bentivoglio, Sala dei Cinque Camini – 27 ottobre 2013 ore 18:00
GIOVANI TALENTI IN CONCERTO
MOZART B&G ORCHESTRA
Direttore ITALO RIZZI
Violino solista: miglior esecutore del Concerto KV 219 di Mozart segnalato dalla
Giuria del Concorso Internazionale AMI-Valperga di Torino
Programma:
G.B. Martini (1706 - 1784) Sinfonia a quattro per archi in re maggiore
Allegro, Grave, Allegro
W.A. Mozart (1756 - 1791) Divertimento per archi in re maggiore KV 136
Allegro, Andante, Presto
W.A. Mozart
Concerto per violino e orchestra in la maggiore KV 219
Allegro aperto, Adagio, Tempo di minuetto
Ingresso gratuito
“… provare a essere, ogni volta, un’orchestra fatta di cinque strumenti. Un unico strumento fatto di cinque esecutori. Un gruppo che deve sapersi trasformare in entità autonoma
e pensante: un sesto personaggio, e non la somma di cinque individui. Far parlare questo
personaggio, e farci persino sorprendere da ciò che sa inventare, senza chiederci nemmeno il permesso: questo, ancora dopo vent’anni, rimane il nostro obiettivo nel far musica
insieme; e il nostro piacere…”
Quintetto Bibiena
Castello di Bentivoglio, Sala dei Cinque Camini – 3 novembre 2013 ore 18:00
QUINTETTO BIBIENA
GIAMPAOLO PRETTO, flauto
ALESSANDRO CARBONARE, clarinetto
PAOLO GRAZIA, oboe
ROBERTO GIACCAGLIA, fagotto
STEFANO PIGNATELLI, corno
Programma:
W.A. Mozart (1756 - 1791)
Andante “per l’organo meccanico” in fa maggiore KV 616
F. Zappa (1940 - 1993)
“Asteroid Zappafrank 3834”
Trascrizione di Andrea Chenna
L. Schifrin (1932 - ) “La nouvelle Orlèans”
Intervallo
S. Prokofiev (1891 - 1953)
Pierino e il lupo. Fiaba sinfonica op. 67
Versione per quintetto a fiati recitante di Andrea Chenna
Ingresso 7 euro - gratuito per i minori di 14 anni
“… nella nostra orchestra, formata dai migliori studenti delle classi di concerto e di strumento solista, sono rappresentate un gran numero di nazioni diverse. Dalla fondazione
della ZHdK Orchestra d’archi, abbiamo tenuto più di 100 concerti e 10 tour internazionali!
Ciò costituisce una formidabile occasione di scambio culturale e di approccio a nuove
conoscenze, un’esperienza considerata indispensabile e di grande valore per gli studenti
dell’Università delle Arti di Zurigo…”
Rudolf Koelman
Castello di Bentivoglio, Sala dei Cinque Camini – 1 dicembre 2013 ore 18:00
ZHdK - ORCHESTRA D’ARCHI
DELL’UNIVERSITÀ DI ZURIGO
Direttore RUDOLF KOELMAN
ADAM SKOUMAL, pianoforte
BRUSK ZANGANEH, violino
Programma:
W.A. Mozart (1756 - 1791)
Divertimento per archi in re maggiore KV 136
Allegro, Andante, Presto
J.S. Bach (1685 - 1750)
Concerto per due violini BWV 1043
Vivace, Largo ma non tanto, Allegro
A. Skoumal (1969 - ) “Shalik” per archi e violino
Violino: Brusk Zanganeh
Intervallo
A. SkoumalComposizione commissionata dal Festival di Musica
da Camera di Bentivoglio
Pianoforte: Adam Skoumal
E. Grieg (1843 - 1907) Holberg Suite per archi in sol maggiore op. 40
Preludio, Sarabande, Gavotta, Aria, Rigaudon
Ingresso 7 euro - gratuito per i minori di 14 anni
FOTO
“… mi risulta piuttosto difficile parlare delle mie composizioni, ritengo infatti che il compositore non dovrebbe provare a spiegare i propri lavori poiché la musica stessa parla da
sé. Posso solamente dire alcune cose: innanzi tutto, non mi piace la musica atonale; in
secondo luogo, penso che il compositore debba essere egli stesso un bravo esecutore, è
infatti difficile trovare nella storia della musica dei grandi compositori che non abbiano
padroneggiato almeno uno strumento. Infine, non credo nella figura del compositore
teorico, che non ha mai suonato di fronte ad un pubblico. Quando scrivo ho in mente me
stesso o i miei amici, la mia ispirazione si alimenta di frequente dalla musica popolare di
origine esotica, come quella tzigana, orientale o araba…”
Adam Skoumal
Adam Skoumal, pianista e compositore
Adam Skoumal (Repubblica Ceca, 1969) è conosciuto tra gli appassionati di musica d’Europa, Stati Uniti e Giappone, come uno dei più importanti pianisti e
compositori cechi dei nostri giorni. Ancora giovane
ha alle spalle un curriculum di tutto rispetto: vincitore di numerosi concorsi pianistici internazionali e di
composizione, è un acclamato e richiesto esecutore di
musiche pianistiche nei più rinomati teatri. Pianista di
formidabile energia e fascino, capace di trasmettere il
sapore della sua terra, infonde queste sue peculiarità
anche nelle sue composizioni dedicate al pianoforte e
al violino.
Compone dal 1998, quando vinse un premio speciale per una sua composizione al Festival Primaverile di
Praga; da allora ha prodotto numerosi lavori, tra i quali
due concerti per pianoforte e orchestra, molta musica
da camera per violino, pianoforte e altri strumenti.
Una sua composizione, “Variations on a Gypsy Melody”,
è stata scelta come pezzo obbligatorio nel Concours International de violon di Sion, Svizzera, 2009, e nel 1°
Concurso Internacional de violin di Buenos Aires, Argentina 2010. Nella primavera del 2008 Shlomo Mintz
ha eseguito a Dubrovnik la prima della composizione
per violino e pianoforte chiamata “Djinnia”, da allora il
celebre violinista ha eseguito il pezzo diverse volte nei
suoi tour in Sud America e in Italia.
Le opere di Skoumal, che si caratterizzano per brio e
virtuosismo, ben si coniugano con l’energia dei giovani
solisti dell’Orchestra ZHdK, un felice incontro che ha
riscosso consensi in diversi tour internazionali.
Skoumal, come egli stesso ammette, nutre la propria
ispirazione con il folclore della sua terra e con i ritmi
della musica orientale, dando vita a composizioni che
con la loro carica vitale ed il loro fascino rapiscono fin
dalle prime note l’ascoltatore.
Anche noi del Temporale, membri del comitato artistico del Festival di Musica da Camera, siamo stati colpiti dalla sua musica, eseguita nel 2012 dall’Orchestra
ZHdK al Castello di Bentivoglio, al punto da spingerci a contattarlo e a commissionargli un nuovo lavoro.
Adam ha aderito con entusiasmo alla nostra proposta
e in questo concerto ascolteremo per la prima volta le
note della sua nuova opera.
Acqua, musica e poesia
Muse ispiratrici della nuova composizione di Adam
Skoumal sono le poesie composte per il Festival 2012
dedicate all’acqua: “Acqua sotto pressione”, dell’inglese
George Szirtes, “Lo scoglio”, di Katerina Rudcenkovà,
conterranea del compositore, “Oltre il letto del fiume”,
dell’olandese Ellen Deckwitz, “È il desiderio”, di Davide
Rondoni. Si conclude in questo modo un ciclo creativo,
una sfida accettata con entusiasmo dagli artisti, che ha
visto confluire nel Festival di Bentivoglio tante energie
diverse nel solco del filo conduttore, l’acqua.
I testi delle poesie, pubblicati nelle pagine seguenti,
sono accompagnati dai dipinti di Andrea Ballardini
e dalle incisioni di Pavel Piekar, altri due artisti che
con grande generosità hanno prestato la loro opera
per il Festival.
George Szirtes, “Acqua sotto pressione”
Chi conosce l’acqua intenderà questa pioggia
mentre sfreccia sui campi e goccia dalle gronde
e dirà: è come ricevere forti baci
da un amante dentro un denso opaco scroscio
che dilaga in cerchi e penzola dalle foglie
o gorgoglia dalle labbra di una rigonfia chiavica
o meglio, stagna e cresce in un luogo adeguato,
un bacino, una baia nel fondo di una valle
dove guarda il cielo lacerarsi e sparpagliarsi
lenzuolo azzurro o grigia coltre sospesa.
Ma ti può capitare d’incontrarla per la strada,
che scroscia da un terrazzo, già pronta a cancellare
in un solo getto il mondo. E anche in noi
monta e si gonfia, come se fosse il mare
intrappolato nel corpo, in attesa d’una piena
che travolga il diaframma della lucente melma,
ed ecco che sgorgando si libera nel pianto
acqua sotto pressione necessitata a erompere.
Traduzione di Guido Armellini
Acqua sotto pressione di Andrea Ballardini
Katerina Rudcenkovà, “Lo scoglio”
Nel sogno lo vedi
sprofondare piano piano nella palude,
mentre lo stai a guardare impotente sentendoti in colpa.
Ma lui probabilmente non ti rimprovera di niente,
si limita a posare su di te il suo sguardo mesto
e spento come sempre.
Siete impotenti tutti e due.
mentre il suo corpo disteso nel fondo della barca
scivola lentamente accanto a loro sulla superficie
dell’acqua
e si mette in viaggio per l’aldilà.
Traduzione di Dario Spelta
Non vi siete mai trovati insieme in barca da soli.
All’ultimo momento avete sempre cercato qualcuno
da invitare a bordo
per non essere costretti a restare in silenzio.
Per tutta la vita avete glissato con leggerezza sul presente,
avete respirato superficialmente, avete sfiorato coi
polpastrelli la superficie dell’acqua
ributtandoci dentro i pesciolini.
Forse avete potuto navigare al buio
illuminati soltanto dai lampioni rossi e dalla luna che
si allontana
e sottovoce dirvi tutto.
Ma vi siete lasciati sfuggire quella occasione.
A lui nessuno ha detto che quello di ieri
sarebbe stato il suo ultimo tramonto.
Come sembra strano che adesso molte persone
stiano giocando a pallone sulla riva
Lo scoglio di Andrea Ballardini
Ellen Deckwitz, “Oltre il letto del fiume”
Ogni mattina i tubi d’acciaio
(che formano le vene di casa)
svegliano la mia doccia. Per un po’ mi avvolge
in un manto d’acqua;
senza accorgertene leviga la pelle,
scorre negli interstizi tra i denti,
sfiora i sentieri della lingua
finché nell’acqua ai miei piedi
galleggiano isolotti di schiuma da bagno,
isolotti dalla forma di macchie
sul collo,
isolotti che hanno la forma di paesi
che ogni tanto sogno.
Traduzione di Helma Maessen
Di notte di Pavel Piekar
Davide Rondoni, “È il desiderio”
È il desiderio o
la pura consistenza della cosa
desiderata ?
ho gli occhi pieni di pioggia
se dico amore
di pioggia a ventaglio sul mare
acqua sorella
piena di onde, una a volte
ti può sovrastare
o senti ? cosa avrà
da mormorare bocca di cerva
la vita, scarta sui viali
nelle albe ghiacciate
nei dolci spaventi
il suo fiato smarrito
contro le vetrate
nei baci, nelle murate
labbra dei pianti
Il torrente di Pavel Piekar
- pupilla scura che cerca la riva,
il brivido lunare di bui torrenti…
Note di sala
Stravinskij, L’ histoire du soldat
Non si può sfuggire al proprio destino
“… la musica a volte mi appare in sogno. Durante la
composizione dell’Histoire du soldat sognai una melodia, le dieci note di violino in re minore che costituiscono uno dei motivi principali del pezzo, e l’indomani
mattina fui in grado di scriverla. Anche la persona che
la suonava era presente nel sogno, una giovane zingara
seduta al margine della strada con un bimbo in grembo. La giovane usava tutto l’archetto per ogni nota, il
che produce l’effetto chiamato ‘flautando’. Il bimbo si
divertiva, e applaudiva con le sue manine. Ero contento
anch’io, e lo fui particolarmente di potermene ricordare
e includerla nella musica del ‘Piccolo concerto’ e del
‘ Tango’…” ( I. Stravinskij, Ricordi e commenti, Adelphi,
p. 355.)
Nella sua forma originale, per ensemble di sette strumenti, L’ histoire du soldat si presenta come un interessante ed originale mix di musica, azione scenica,
pantomima e danza. Composta da Stravinskij nel 1918,
insieme al poeta svizzero Ramuz che scrisse il testo,
l’Histoire era destinata ai piccoli teatrini ambulanti di
marionette in Svizzera. Doveva essere un modo per
sbarcare il lunario in un’epoca di forti ristrettezze economiche, ma diventerà una delle opere più affascinanti
di Stravinskij. La versione in programma è la riduzione,
fatta dallo stesso autore per violino, pianoforte e violoncello.
La musica di Stravinskij si intreccia con un testo che
ripropone un tema antico: l’uomo che vende l’anima al
diavolo in cambio di felicità e ricchezza. La storia inizia
con un soldato che marciando verso casa (“Marche du
soldat”), si ferma ogni tanto a suonare il violino (“Le
violon du soldat”), finché incontra il diavolo, travestito
da vecchio, che gli propone di scambiare lo strumento
con un libro che contiene la sapienza del futuro, quindi la possibilità di diventare ricco. Il soldato accetta e
trascorre tre giorni nel fastoso palazzo del diavolo, insegnandogli a suonare il violino. Ma una volta tornato
a casa si rende conto che sono passati tre anni, non
tre giorni, e che egli è ormai uno spettro per tutti. Non
gli rimane che fuggire e usare il libro, che gli procura
grandi ricchezze, ma non la felicità e neppure l’amore.
Allora non può far altro che fuggire ancora, abbandonare le ricchezze alla ricerca della vera felicità; nel
cammino viene a sapere che la figlia del re è malata e
che chi la guarirà diventerà suo sposo. Decide di tentare
la sorte, ma non sa come fare, compare allora di nuovo
il diavolo, che gli suggerisce di suonare delle danze per
risvegliare alla vita la principessa. Il soldato accetta, ma
si rende conto che prima deve sconfiggere il diavolo,
altrimenti non si libererà più di lui. Lo sfida ad una
partita a carte e perde di proposito ciò che gli rimane
delle ricchezze guadagnate con il diabolico libro; alla
fine della partita il diavolo si ubriaca e il soldato felice
può riprendersi il violino (“Un petit concert”).
Il diavolo ora sembra sconfitto e il soldato suonando
con il violino tre danze (“Tango - Valse - Ragtime”) risveglia la principessa, avendone in premio la sua mano.
Passa il tempo e il soldato decide di fare un viaggio con
la moglie per andare al suo vecchio villaggio a trovare
la madre, sfidando la profezia del diavolo che lo aveva
avvertito di non uscire mai dai confini del regno. Il finale è triste: al di là del confine il diavolo riprende ciò
che era ormai suo, l’anima del soldato, e la principessa
non può far altro che vedere allontanare all’orizzonte
suo marito accompagnato da un diabolico vecchietto
(“Danse du soldat”).
Sonata per violino e pianoforte KV 304
Mozart a Parigi
La Sonata per violino e pianoforte KV 304, in mi minore, tradizionalmente la tonalità della tristezza, del
raccoglimento, nasce in un momento molto particolare
della vita di Mozart. Partito nella primavera del 1778
con grandi speranze per Parigi, la capitale dell’Europa dei Lumi, divisa allora tra appassionati dell’opera
italiana e seguaci del riformista Gluck, il ventiduenne Mozart patì una catena successiva di delusioni. Il
suo protettore, il barone Grimm, che avrebbe dovuto
introdurlo nell’ambiente aristocratico parigino, procurandogli fama e commissioni, fece poco per il suo
ospite. Alle umiliazioni patite nei salotti parigini, dove
era accolto come un ex bambino prodigio, ma senza
che la sua opera suscitasse un vero interesse, si unì
un dolore fortissimo: la morte improvvisa della madre,
che lo aveva accompagnato, colpita probabilmente da
febbri tifoidee. Il dolore lo sconvolse, lasciandolo solo
con la figura paterna, per la quale nutriva un misto di
rispettosa venerazione e di antipatia. In questa atmosfera di disinganni e di lutto nasce la Sonata KV 304: la
sofferenza sembra quasi trasparire nella malinconia del
primo tempo e nel senso di smarrimento struggente del
minuetto, fino a raggiungere toni preromantici, quasi
schubertiani.
Poulenc, “L’invitation au château”
Un ballo al castello
Nel 1947 il noto commediografo francese Jean Anouilh
chiese a Francis Poulenc di comporre le musiche di scena per la sua nuova opera, “L’invitation au château”
(L’invito al castello), la cui trama si dipanava lungo una
serata danzante. Il compositore rispose con una partitura per violino, clarinetto e pianoforte composta da
danze che echeggiavano in tono brillante i motivi in
voga all’epoca, ricostruendo un’atmosfera di gioco e di
seduzione.
Ecco il motivo iniziale della commedia: “… Madame
Desmermortes vi invita questa sera al gran ballo nel
salone del suo castello, lì incontrerete, tra gli altri, i
suoi nipoti gemelli, Frederic e Horace, simili nel fisico,
ma diversi nel carattere, quest’ultimo impegnato a spiegare a Isabelle, una giovane ballerina dell’Opéra come
sedurre suo fratello. Horace vuole infatti spezzare il fidanzamento tra suo fratello Frederic e Diana, bella e
orgogliosa figlia di un ricchissimo banchiere. Isabelle
durante il ballo dovrà suscitare la gelosia di Diana e far
innamorare Frederic…”
Martini, Sinfonia a quattro per archi
Bologna, capitale della musica
Forse oggi non tutti, soprattutto i bolognesi, sanno
che Bologna fu nel ’700 una delle capitali della musica
europea grazie ad alcune importanti fondazioni, come
l’Accademia Filarmonica, fervido centro di studi musicali, e la Cappella di San Petronio, dove suonavano i
più rinomati musicisti. Uno dei massimi animatori della
vita musicale bolognese e dell’Accademia Filarmonica
fu padre Giovan Battista Martini, compositore, musicologo e instancabile collezionista di partiture e trattati
musicali.
Il maestro Iolando Scarpa, esperto musicologo, così riassume la sua attività: “… l’immensa collezione di pa-
dre Martini, per un totale di oltre 17 000 volumi, rivela
la sua inesausta curiosità, e le basi di quell’ampia conoscenza della musica che fecero di lui l’arbitro indiscusso
delle dispute musicali dell’epoca e il naturale punto di
riferimento ai fini di una didattica di alta levatura per
la composizione musicale. Effettivamente oltre ad essere il bibliofilo che sappiamo, lo scrittore erudito di trattati letti con rispetto da ogni parte, Martini fu anche un
instancabile didatta e curò e perfezionò la formazione
musicale di molti personaggi provenienti da ogni parte
d’Europa alcuni dei quali divennero celebri all’epoca,
tra i quali Mozart, presente nel 1770 a Bologna dove
con l’aiuto più che generoso di Martini superò il famigerato esame di ammissione all’Accademia Filarmonica
del cui titolo di appartenenza era più orgoglioso il padre che il geniale figlio ancor adolescente.
Martini fu anche compositore molto fecondo. La sua
produzione di musica sacra coprì tutte le forme, ma si
cimentò anche con una vasta produzione organistica e
nel variegato campo della musica strumentale concertistica e cameristica.”
La grande raccolta di padre Martini costituisce il nucleo fondante della Biblioteca del Conservatorio “G.B.
Martini” di Bologna, che vanta un patrimonio unico al
mondo di documenti musicali, perciò meta internazionale di musicologi e di quanti sono alla ricerca di antiche partiture dimenticate, una miniera ancora feconda
di nuove scoperte.
Questi tesori del passato, forse non sempre conosciuti,
fanno ancora risuonare nel mondo il nome di Bologna
tra quanti si occupano professionalmente di musica.
Attesto io infrascritto…
Mozart, Divertimento per archi KV 136
Il programma del concerto riunisce idealmente padre
Martini e Mozart, nel segno di questo incontro può
essere interessante rileggere l’attestato che il maestro
bolognese scrisse dopo aver ascoltato il quattordicenne austriaco in previsione dell’esame di ammissione
all’Accademia:
Nel 1772, a sedici anni (e chi pensa a cosa vuol dire
avere sedici anni oggi non può che provare un senso
di smarrimento), Mozart compone questo Divertimento,
una forma musicale che precorre il quartetto d’archi
che si svilupperà nel secolo successivo. L’anno di composizione si rivela cruciale nello sviluppo stilistico di
Mozart, in quell’anno infatti comporrà otto sinfonie e
quattro divertimenti nei quali l’influsso italiano si mescola a quello di Josef e Michael Haydn, raggiungendo
un’organizzazione formale più rigorosa. Coronamento
delle fatiche del 1772 fu la nomina a “Konzertmeister”
della Cappella Musicale di Salisburgo, alle dipendenze
dell’arcivescovo Colloredo.
Bologna, li 12. Oct. 1770.
Attesto io infrascritto, come avendo avuto sotto degli
occhi alcune composizioni musicali di vario stile, e
avendo più volte ascoltato suonare il Cembalo, il Violino, e cantare il Sign. Cav. Amadeo Wolfgango Mozart
di Salisburgo, Maestro di Musica della Camera di sua
Altezza l’eccelso Principe Arcivescovo Salisb. in età di
anni circa 14, con mia singolare ammirazione, e l’ho
ritrovato versatissimo in ognuna delle accennate qualità
di Musica, avendo fatto la prova sopra tutto nel suono di Cembalo con dargli vari soggetti all’improvviso,
i quali con tutta maestria ha condotti con qualunque
condizione, che richiede l’Arte.
In fede di che ho scritta e sottoscritta la presente di mia
mano.
F. Giambattista Martini, minor Conventuale
Mozart, Concerto per violino KV 219
Nel 1775 a Salisburgo Mozart scrisse cinque concerti
per violino, di questi il più celebre è sicuramente l’ultimo, il n. 5, conosciuto come “Turkisch”, alla turchesca, perché il tempo finale contiene un ritmo dai colori
esotici, espressione delle “turcherie” di moda in quegli
anni: “Nel tempo conclusivo, la tonalità in la maggiore induce Mozart a scatenamenti di un Es demoniaco
e violento, mimetizzati dall’esotismo turchesco.” (Carli
Ballola e Parenti.)
Mozart, Andante KV 616
L’Andante in fa maggiore KV 616 di Mozart venne
composto per uno strumento ancor oggi piuttosto misterioso, il Flötenuhr, un organo meccanico, formato
da un sistema di canne collegate ad un rullo, azionato
da un meccanismo a tempo esposto nel museo delle
meraviglie del conte viennese Joseph Deym von Stritez,
era dunque uno strumento che suonava da sé, un automa. In quegli anni, di grande passione per la scienza
e la meccanica, nelle corti dell’Europa dei Lumi si diffondeva l’interesse e la curiosità per gli automi, la cui
costruzione era favorita dalle conoscenze accumulate
dai maestri orologiai. Così, vennero costruiti automi di
varie forme, alcuni molto semplici, dei carillon, altri
più complessi, che suonavano senza bisogno di un musicista. Il conte Von Stritez commissionò a Mozart tre
opere (KV 594, KV 608, KV 616) per il suo organo meccanico, una commissione che sembrò annoiare grandemente il compositore, come risulta dalle sue lettere,
tuttavia l’Andante KV 616 si rivela una delle pagine
strumentali più importanti dell’ultimo anno di vita del
compositore, definito “un pezzo per carillon magico, un
accompagnamento per la danza di una principessa delle fate” (Einstein). Il Quintetto Bibiena esegue l’Andante
nella trascrizione per quintetto di fiati.
Schifrin, “La nouvelle Orlèans”
Sulle note di Hollywood
Lalo Schifrin, chi è ? Pressoché sconosciuto al pubblico
della musica classica, è in realtà uno dei maestri del
nostro tempo, che ha spaziato in generi molto diversi
tra loro. L’argentino Schifrin, ha composto tra l’altro le
colonne sonore di circa 80 film, tra cui quelli dell’ispettore Callaghan, con Clint Eastwood, e diversi temi di
serie televisive, come “Mission Impossible”, cimentandosi con successo anche nella musica pop, nel jazz e
nella classica. “La nouvelle Orlèans” è un buon esempio
del suo stile eclettico e dinamico, una piacevole scoperta nel campo della musica contemporanea.
Prokofiev, Pierino e il lupo
Una favola musicale nel buio della storia
La musica specchio dei tempi ? Non sempre è vero.
L’opera Pierino e il lupo, uno dei più grandi successi
della musica e del teatro per bambini, quanto mai divertente e allegro, nacque in uno dei periodi più bui della
storia europea, il 1936, nell’Unione Sovietica di Stalin.
Prokofiev, che aveva vissuto diverso tempo all’estero
collezionando grandi successi, decise in quell’anno di
tornare in patria, sentiva infatti di non riuscire a comporre lontano dalla sua terra russa.
Poco dopo il ritorno, Natalya Sats, la direttrice del teatro
per bambini di Mosca, gli propose di scrivere un’opera
che fosse al tempo stesso emozionante ed educativa,
nella quale i personaggi fossero incarnati da uno strumento o da un gruppo di strumenti. Prokofiev nel giro
di due sole settimane scrisse sia la partitura che il testo; la prima esecuzione, il 2 maggio 1936, non riscosse molta attenzione, ma dopo le repliche divenne un
enorme successo, soprattutto negli Stati Uniti. Eppure i
tempi erano duri, e nel 1937 Natalya Sats venne arrestata e condannata a 5 anni di gulag in Siberia, a cui
seguirono 13 anni di deportazione. I tempi erano duri,
ma la musica a volte va al di là delle miserie umane.
Grieg , Holberg Suite
Sulle arie di antiche feste galanti
Quando Edward Grieg ricevette nel 1884 la commissione di un’opera per celebrare il bicentenario della nascita di Ludwig Holberg, protagonista norvegese della
letteratura del ’700, rimase indeciso su cosa fare. Poi,
la soluzione gli parve semplice: comporre una suite per
archi ispirata alle danze tipiche di quel secolo trascorso,
ricreando così l’atmosfera dei tempi del famoso letterato e drammaturgo. Attingendo la propria ispirazione
dai lavori di Couperin, Rameau e Bach, Grieg scrisse
la Suite in stile antico op. 40, conosciuta con il titolo
Dai tempi di Holberg. Le leggere atmosfere del rococò
vengono rievocate nel Preludio iniziale, con andamento simile alla marcia, seguono poi la solenne Sarabande
e la graziosa e piacevole Gavotta, due danze di origine
popolare molto diffuse nelle corti del ’700, la suite continua con un’Aria melodica e contemplativa, per concludersi in maniera spigliata con il Rigaudon, danza di
origine provenzale. Del resto la nostalgia per un secolo
considerato spensierato e leggero, rispetto ai cupi problemi della società europea di fine ’800, era nella cultura di quegli anni; forse inconsapevolmente Grieg si
pose sulle orme dei contemporanei poeti decadenti che,
sull’esempio delle Feste Galanti di Verlaine, rievocavano trasognati e nostalgici nei loro versi i giardini e le
atmosfere dei tempi di Watteau. L’esperimento di Grieg
era, in un certo senso, premonitore del futuro: le arie
del ’700 costituiranno infatti la trama di alcune composizioni neoclassiche novecentesche, come Pulcinella
di Stravinskij e la Sinfonia n. 1 “Classica”, di Prokofiev.
Bach, Concerto per due violini BWV 1043
Ardua cosa è rendere in parole la musica, ancor di più
quella di Bach, resta forse solo la poesia ad avvicinarci
all’universo delle sue note, ci affidiamo allora ai versi
di Hermann Hesse.
H. Hesse, “Per una toccata di Bach”
Regno buio... Silenzio primordiale...
Ed ecco un raggio dalle nubi in fuga
slabbrate erompe, dagli abissi sale
del cieco nulla, erige spazi, fruga
dentro la notte, accenna vette e creste,
versanti e precipizi, e di celeste
tinge il cielo e consolida la terra.
Il raggio scinde per azione e guerra
il germe pregno: attonito s’accende
il mondo, e dove la semente scende
della luce, magnifico si assetta
e si tramuta per cantar la gloria
alla vita, e alla luce la vittoria.
E ancora avanza, risalendo a Dio,
l’augusto anelito col lavorio
dell’universo fino al Padre santo.
E si fa gioia e pena, lingua e canto,
mondi su mondi inarca a trionfale
duomo solenne, ed è lotta ideale,
felicità, natura, amor perenne.
H. Hesse, Il giuoco delle perle di vetro, Mondadori
Intorno al Festival
Visite guidate
Prima di ogni concerto, passeggiata raccontata nel Castello di Bentivoglio. Fabio Vicari, dottore di ricerca in
storia e autore di numerosi libri dedicati a varie epoche
del passato, Roberto Colombari, scrittore di romanzi
storici, e Pier Luigi Bottino, esperto conoscitore delle acque di Bologna e del Navile si alterneranno alla
guida di percorsi ogni volta diversi alla scoperta delle
stanze segrete del Castello fra racconti di dame e storie
d’acqua.
Ritrovo: ore 16:45 presso l’ingresso del Castello
Prenotazione obbligatoria al n. 348 5253513
Biglietto:
- visita guidata più concerto 10 euro
- solo visita 3 euro
A cena con l’artista
Dopo i concerti sarà possibile prolungare l’emozione
della serata con cene /rinfreschi insieme agli artisti in
un’atmosfera rilassata e informale in locali convenzionati a Bentivoglio o nelle immediate vicinanze.
Informazioni saranno disponibili prima di ogni concerto presso la biglietteria oppure telefonando dopo le 14
al 333 2229593.
Pomeriggi culturali a Palazzo Rosso
Dedicati alla musica e alla cultura di alcuni paesi europei, con particolare attenzione al filo conduttore del
Festival, l’acqua, i Pomeriggi culturali sono realizzati
in collaborazione con consolati e associazioni. Saranno
presenti ospiti del mondo letterario, musicale, artistico
dei pae­si protagonisti e sono impostati in forma di dialogo aperto con il pubblico. I pomeriggi si snoderanno su questo percorso: Praga, la Moldava (Repubblica
Ceca), Bruges, città d’acqua (Belgio); Amsterdam, 400
anni di canali; Italia, le acque: una forza che distrugge
e crea.
Per informazioni:
338 6408385 - fabio.vicari15@ gmail.com
Rete Toscana Classica
I concerti del Festival verranno trasmessi da Rete Toscana Classica nei giorni
5, 12, 19, 26 gennaio 2014 alle ore 20:30
con repliche il 9, 16, 23, 30 alle ore 16:40.
Verrà rispettato l’ordine cronologico dei concerti.
www.retetoscanaclassica.it
Il castello di Bentivoglio di Pavel Piekar
Installazione
Nuvole Barocche come “Still Life”
In un discorso le pause hanno spesso una durata superiore a quella delle parole.
L’installazione nel cortile del castello è un dispositivo
leggero che richiama la forma di una nube su cui poggiano figure di musicisti.
Questo accade anche nella musica, tra una nota e l’altra.
È un silenzio che talvolta, come il “punto coronato”,
prolunga a discrezione del compositore o dell’esecutore
la durata del suono stesso, o della pausa, divenendone
parte integrante.
Cerchiamo il silenzio ma al medesimo tempo ne fuggiamo.
Nei dipinti di “Still Life”, gli oggetti e tutto ciò che è
immobile non sono in riposo e il mutismo delle immagini rende paradossalmente più enigmatica la loro
superficiale evidenza.
Una dimensione visiva che spezza il pensiero, un’onda
anomala che si posa anche tra le note musicali, una
attesa umana che sprofonda nella vertigine.
In tensione tra muri opposti ed in equilibrio precario
sopra un pozzo, raccoglierà il movimento dell’aria e del
sole durante il giorno proiettando al suolo le figure che
divengono variabili all’inclinarsi della luce e al mutare
della direzione del vento.
Sono figure sospese su un pentagramma che colgono il
fluire e il variare del tempo e l’attimo in cui l’assenza
di suono mette in risalto la fisicità degli strumenti e del
corpo.
Prima dei concerti il cortile sarà illuminato dalla luna e
la musica attenderà che si faccia silenzio perché magicamente tutto possa iniziare ancora una volta.
Alberto Monti
Come l’acqua che attraversa territori e paesi, cucendoli e unendoli insieme come un filo dal
colore cangiante e legato agli umori del cielo e della natura, così l’Interporto da più di 40 anni
unisce e mescola destini, storie, cervelli, idee in un grosso gomitolo di oltre quattro milioni di
metri quadrati.
Un gomitolo denso, fatto di strada, di ferrovia e di cemento che ha l’odore della fatica che
emettono le 2500 persone che ogni giorno varcano l’ingresso del più grande distretto logistico
dell’Emilia - Romagna.
E come l’acqua che accelera e decelera, che si agita e trasporta e mai si ferma, così l’Interporto
ferve e pullula continuamente al ritmo dell’economia.
Ed è lì, a Bentivoglio fedelmente dal 1971.
“... i container e la cultura, l’Interporto di Bologna e il Festival di Musica da Camera, cosa
hanno in comune? Quale tratto li unisce? Un viaggio, un lungo viaggio: il container trasporta merce che si sposta da una parte all’altra del mondo, avvicina paesi, persone, culture,
tradizioni. Su una nave portacontainer lavorano uomini molto diversi fra loro, per il colore
della pelle, per la religione, per la cultura di provenienza ma assieme collaborano in mezzo
al mare, assieme sbarcano nei porti. La Cultura e la Musica, in modo molto più nobile ed
impegnato, raggiungono lo stesso obiettivo: avvicinare uomini e donne attraverso il dialogo,
lo scambio. Fare incontrare, unire. La Merce produce profitto, la Musica è un valore ‘immateriale’. Chi crede davvero nel valore sociale ed etico dell’impresa investe una parte anche
se piccola dei profitti a favore della comunità che ti ospita, quella stessa comunità che vive
talvolta anche il disagio della tua presenza. Ecco perché mi piace poter contribuire a far convergere il viaggio della merce con il viaggio della musica, sostenendo il Festival di Musica
da Camera dove ogni appuntamento è una piacevole ‘sosta’ dalla quale si riparte arricchiti
nel sapere, nel conoscere, nell’apprezzare il valore della cultura assieme ad una comunità
intera, quella del nostro territorio, che diventa ideale compagno di viaggio e di avventura...”
Alessandro Ricci
Presidente di Interporto Bologna
Hanno collaborato con noi:
Associazione culturale Italia Olanda Fiandre ACIOF, Bologna
Associazione Bologna-Bruxelles A / R
Istituto di Cultura Ceca, Milano
Associazione culturale italo-ceca Lucerna, Bologna
Istituto Ramazzini, cooperativa onlus, Bologna
Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna
Istituzione Villa Smeraldi, Bentivoglio
SIMC, Società Italiana di Musica Contemporanea, Milano
Concorso Internazionale Luigi Valperga di Masino, Torino
Associazione Mozart Italia, sede nazionale di Rovereto
Media partner:
canale 15 del digitale terrestre
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