Edizione 2011 - Festival Amfiteatrof

LEVANTO: SI APRE IL 15 LUGLIO LA XX EDIZIONE DEL FESTIVAL AMFITEATROF
Un programma fitto di ospiti prestigiosi, che si esibiranno nei luoghi più suggestivi dello “scrigno d’arte” del
Mar Ligure
Genova, 7 luglio 2011 – Come ogni anno, l’estate levantese sarà scandita da appuntamenti di grande richiamo per gli
appassionati di musica classica. Debutterà infatti il 15 luglio la XX edizione del festival dedicato a Massimo
Amfiteatrof, definito dalla critica internazionale il “Caruso dei violoncellisti”, che trascorse l’adolescenza nella
cittadina ligure, mantenendo con essa uno stretto rapporto affettivo fino alla morte, che qui lo colse nel 1990.
Nato il 27 febbraio 1907 a Parigi dal letterato Aleksandr Valentinovič e dall’attrice e cantante Ilarija Vladimirovna,
Massimo Amfiteatrof emigrò in Italia con i genitori e i fratelli Vladimir, Roman e Danil, a sua volta celebre musicista,
allo scoppio della Rivoluzione russa.
Dopo aver vissuto per un periodo a Cavi di Lavagna, Amfiteatrof si stabilì a Levanto con la sua famiglia, dove si narra
che, a soli 17 anni, fu chiamato da Arturo Toscanini a ricoprire il ruolo di primo violoncello solista presso il Teatro
alla Scala.
L’imminente edizione del Festival, promosso dall’Associazione Festival Amfiteatrof, e nato come omaggio all’affetto
che ha sempre contraddistinto il legame tra Amfiteatrof e i levantesi, quest’anno festeggerà il suo ventennale e
conterà sette concerti, dislocati nelle suggestive cornici della chiesa di Sant’Andrea, di Villa Agnelli, e – riprendendo
nuovamente una tradizione distintiva – nelle incantevoli frazioni di Montale e Chiesanuova.
Fra i principali appuntamenti in calendario, ricordiamo il concerto inaugurale che avrà luogo il 15 Luglio presso la
chiesa di Sant’Andrea; protagonista, l’ Ensemble Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, composto da
musicisti appartenenti a una delle più antiche e autorevoli orchestre europee, che eseguirà brani di Pierné, Ravel,
Debussy, nell’ottica di un percorso che parte dall’impressionismo francese e abbraccia il classicismo di Ferruccio
Busoni, musicista di formazione mitteleuropea e tedesca. Il 27 luglio, sempre a Sant’Andrea, si terrà il concerto della
prestigiosa Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Giorgio Mezzanotte, che riveste anche il ruolo di Consigliere
dell’Associazione Festival Amfiteatrof, con la partecipazione di Stefano Guarino, uno dei maggiori giovani
violoncellisti emergenti. Programmata per l’ 8 agosto è invece l’esibizione del trio operistico di Manami Hama,
soprano, con il tenore Francesco Paccorini e il pianista Gianfranco Iuzzolino, a Montale. Da segnalare anche la
presenza, prevista per l’ 11 agosto a Villa Agnelli, del celebre artista poliedrico Moni Ovadia, che in sede del festival
presenterà uno spettacolo dal titolo “Canti dell’esilio del popolo ebraico”, in collaborazione con i musicisti Fiore
Benigni, organetto, e Paolo Rocca, clarinetto, accompagnati dalla splendida voce di Lee Colbert. A chiudere la
manifestazione, in un virtuale percorso circolare che si concluderà nuovamente a Sant’Andrea il 27 Agosto, sarà la
violinista russa Elena Denisova, che eseguirà in solo un repertorio di brani che viaggeranno dalla “Sonata in sol
minore” di Bach al “Recitativo e scherzo” di Kreisler, che suggellerà il Festival in un “tumultuoso e pirotecnico tripudio
di note”.
Per informazioni:
Ufficio pubbliche relazioni e rapporti con la stampa Festival Amfiteatrof
PromoArts Comunicazione
[email protected] - Tel. +39.333.69.34.054
L’EREDITA’ DI MASSIMO AMFITEATROF ALLA CULTURA MUSICALE
INTERNAZIONALE, IN UN EVENTO UNICO SULLO SFONDO DEL PANORAMA
LEVANTESE.
1991-2011: quest’anno si festeggia il ventennale dell’ormai consueto Festival nato per onorare la memoria del
violoncellista russo Massimo Amfiteatrof, levantese d’adozione e molto amato dai concittadini, tanto che a un anno
dalla sua morte, avvenuta nel 1990, venne istituita un’Associazione che porta il suo nome e si adopera ancora oggi per
onorarne la memoria organizzando ogni anno concerti di estremo interesse e qualità nella cittadina ligure.
Giorgio Mezzanotte è il Consigliere dell’Associazione Massimo Amfiteatrof; il festival, che avrà inizio il 15 Luglio e
comprenderà un ciclo di concerti classici che avranno luogo nei luoghi più suggestivi della cittadina e nelle frazioni
limitrofe di Montale e Chiesanuova, si protrarrà fino al 27 agosto.
Maestro Mezzanotte, come è nata l’Associazione Massimo Amfiteatrof?
“L’Associazione, attualmente presieduta da Marcello Schiaffino, ha preso vita a partire dal 1991, e si può dire che sia
nata in funzione del Festival”.
Come è strutturato il ciclo di concerti che faranno parte della manifestazione?
“Si è sviluppato e ampliato nel tempo: i primi anni ci limitavamo a poche esibizioni, ma dal 2000 io e Malì Bianchi,
segretaria dell’Associazione, abbiamo cercato di accentuare il carattere internazionale dell’evento, senza trascurare i
giovani artisti emergenti.”
Come mai quest’anno alcune esibizioni si svolgeranno fuori dalla cittadina, nelle due frazioni di Montale e di
Chiesanuova?
“In realtà abbiamo solo ripreso una consuetudine: l’Associazione tiene molto alla valorizzazione del territorio. Anni fa
abbiamo anche organizzato degli assaggi di prodotti tipici locali; la maggior parte della gente viene a Levanto solo
perché è un luogo di mare, perdendo così il contatto con la parte storica rappresentata dalle frazioni. Ma anche questa è
cultura, e vale la pena di esibirla.”
Quali saranno gli artisti inseriti nel programma dedicato al ventennale?
“Anzitutto apriremo il 15 Luglio con il concerto inaugurale dell’ Ensamble Royal Concertgebouw Orchestra di
Amsterdam, in residence da tre anni, che quest’anno si concentrerà sull’impressionismo francese, in particolare su
Maurice Ravel, fino a Ferruccio Busoni, in genere poco eseguito ma di grande spessore. Il 27 Luglio, con l’ Orchestra
di Padova e del Veneto, una delle migliori orchestre da camera regionali, si esibirà il giovane solista di talento Stefano
Guarino; Sempre dell’ Ensemble fa parte anche il duo operistico composto da Annebeth Webb e Joanna Westers,
entrata ufficialmente nell’organico da quest’anno, che suonerà il 15 Agosto a Chiesanuova. Manami Hama, il tenore
Francesco Paccorini e il pianista Gianfranco Iuzzolino, invece, accontenteranno tutti gli appassionati di lirica
proponendo un’antologia non scontata di diversi autori l’ 8 agosto a Montale. Inoltre, l’ 11 agosto avremo un ospite di
particolare rilievo, senza nulla togliere agli altri artisti ovviamente, nella persona di Moni Ovadia accompagnato da
musicisti eccellenti quali Lee Colbert, Fiore Benigni e Paolo Rocca; Ovadia presenterà uno spettacolo incentrato sui
canti dell’esilio del popolo ebraico, prodotto di una cultura musicale molto vasta in materia.
Il 27 Agosto, a chiusura del Festival, l’intera giornata sarà dedicata alla cultura russa, prima con l’intervento di
un’importante slavista, Marzia Dati, che terrà una conferenza sul tema "Aleksandr e Ilarija Amfiteatrov a Levanto:
la storia di due intellettuali russi ai primi del Novecento"; dopodiché, a conclusione dell’intera manifestazione, si
esibirà a Sant’Andrea la violinista russa Elena Denisova. Vorrei spendere, inoltre, ancora due parole sugli
International Troubadours che si esibiranno il 4 agosto in piazza della Loggia: in questa sede presenteranno il disco
“Sacred Ground - Musica per la Madre Terra” e con esso il loro percorso di ricerca musicale, che da parte di un gruppo
di giovani emergenti è motivo di estremo interesse”.
ERIKA MUSCARELLA
CALENDARIO XX EDIZIONE 2011
15 luglio - Chiesa S.Andrea
Ensemble Royal Concertgebouw Orchestra Amsterdam
Musiche di Ravel, Debussy, Pierné, Busoni
27 luglio - Chiesa S.Andrea
Orchestra di Padova e del Veneto
solista Stefano Guarino, violoncello
direttore Giorgio Mezzanotte
Musiche di Schönberg, Tchaikovsky,Mozart
4 agosto - Piazza della Loggia
International Troubadours “Musica per la madre Terra”
Alberto Turra, chitarra
Alberto Pederneschi, batteria
Davide Tedesco, contrabbasso
Sarah De Magistri, voce
Musiche di International Troubadours
8 agosto - Montale
Trio Manami Hama, Francesco Paccorini,Gianfranco Iuzzolino
voci e pianoforte
Musiche di Fasolo,Scarlatti, Donaudy, Cimara, Gluck, Mayerbeer,
Bizet, Flotow, Verdi, Wagner, Boito, Puccini
11 agosto - Villa Agnelli
“Canti dell’esilio del popolo ebraico”
Di Moni Ovadia
con Lee Colbert, Fiore Begnini, Paolo Rocca
15 agosto - Chiesanuova
Duo Navarra, Annebeth Webb e Joanna Westers, violini
Musiche di Leclair, Prokofiev, Halvorsen
27 agosto - Chiesa S.Andrea
Elena Denisova, violino solista
Musiche di Bach, Kaufmann, W.Wagner, Hueber, Kreuz, Kreisler
15 luglio | Chiesa S. Andrea
Ensemble Royal Concertgebouw Orchestra Amsterdam
“Tra l’impressionismo francese e il nuovo classicismo di Busoni”
Marijn Mijnders e
Annebeth Webb, violini
Henk Rubing, viola
Floris Mijnders, violoncello
Hein Wiedijk, clarinetto
Herman Kogelemberg, flauto
Lavinia Meijer, arpa
F.Busoni: Suite in sol minore per clarinetto e quartetto d’archi
Andantino,Vivace assai - Vivace e marcato - Moderato
G. Pierné: Impromptu-Caprice, op. 9 per arpa sola
M. Ravel: Settimino (Introduction et Allegro) per flauto, arpa, clarinetto e quartetto d’archi (1905)
C. Debussy: Quartetto per archi in sol min. op. 10
Animé et très décidé, Assez vif et bien rythmé, Andantino, doucement expressif, Très modéré - Très mouvmenté et avec passion
Gli autori delle composizioni presentate in concerto hanno vissuto un’ esperienza artistica particolare: il passaggio dal
XIX al XX secolo, che dal punto di vista estetico e formale ha rappresentato una delle tappe cruciali dell’evoluzione del
linguaggio della musica occidentale. Il titolo della serata, correttamente, cita due ambiti geografici ben definiti che in
grande misura hanno contribuito a codificare questa evoluzione epocale: la Francia e la Germania. La presenza infatti di
un nome italiano come Ferruccio Busoni (1866-1924) non deve ingannare, poiché la sua formazione è da
considerare mitteleuropea e tedesca in particolare. Il suo contributo a una visione estetica della musica che, non
rinnegando il passato e le più importanti conquiste formali ed armoniche, fosse adeguata a un periodo nel quale tutto
stava accelerando dal punto di vista sociale, filosofico, scientifico, è fondamentale. Grandissimo pianista e didatta, ancora
oggi sono motivo di studio e riflessione le sue innovative idee estetiche, evidenziate non tanto nella musica da camera
quanto nella produzione vocale-strumentale. Gabriel Pierné (1863-1937), allievo di Massenet e Franck, condivise gli
studi con Claude Debussy e, come sovente accade nella storia della musica, la sua abilità fu offuscata dalla luce più forte
di due contemporanei del rango di Debussy appunto e Ravel, dei quali in ogni caso diresse e divulgò le composizioni,
sostenendo con entusiasmo la musica “contemporanea” dell’affascinante periodo nel quale era immerso, non
escludendo anche le proposte innovative di Strawinsky.
L’introduzione ed Allegro per flauto, arpa, clarinetto e quartetto d’archi di Maurice Ravel (1875-1937) nasce per
un’occasione al limite della banalità: la casa costruttrice d’arpe Erard commissionò a Ravel una composizione per
evidenziare le caratteristiche di un nuovo modello (“arpa cromatica”). L’arpa stava vivendo una renaissance e proprio in
quegli anni una cattedra era stata istituita presso il conservatorio di Parigi. Composta nel 1903 dopo il celebre
Quartetto, l’Introduzione ed Allegro contiene tutti quegli elementi arcaici, con riferimenti alla musica rinascimentale,
ma anche moderni, con l’uso di scale pentatoniche e modali, che solo Ravel riusciva a fondere nel suo inconfondibile ed
affascinante linguaggio sonoro. Con queste premesse il dialogo fra l’arpa, i fiati e gli archi crea una composizione di
grande godibilità e suggestione.
Composto nel 1892 nello stesso periodo del “Prelude à l’aprés midi d’un Faune”, autentica svolta nella musica del ‘900,
il Quartetto per archi in sol min. op. 10 di Claude Debussy (1862-1918) è l’unica sua composizione per
quest’organico. In effetti la visione della musica nell’estetica debussyana poteva avere dei problemi a rapportarsi con
forme e organici che rappresentavano un passato dal quale Debussy, consciamente o inconsciamente, si stava
allontanando. Non per questo il Quartetto è da considerare opera minore, anzi, l’impasto timbrico degli archi
perfettamente si adatta alle ardite modulazioni e alla scrittura. Scritto con mano sicura e suddiviso in quattro tempi,
trova nel terzo movimento, una sorta di malinconico notturno, momenti di alta poesia, in un soffuso ambiente
armonico che avvolge l’ascoltatore in un tenero abbraccio.
Piero Barbareschi
27 luglio | Chiesa S. Andrea
Orchestra di Padova
e del Veneto
solista Stefano Guarino, violoncello
Giorgio Mezzanotte, direttore
A. Schönberg:Verklärte Nacht op.4, da un poema di R. Dehmel (versione per archi, 1943)
P.I.Tchaikovskij: Variazioni Rococò per violoncello e orchestra (1877)
W.A.Mozart: Sinfonia in sol minore n.40 KV 550
Molto Allegro - Andante - Menuetto, Allegretto, e Trio - Allegro assai
Arnold Schönberg (1874/1951) scrive “Verklärte Nacht” (Notte trasfigurata) nel 1899 per sestetto d’archi, quindi
concependo la composizione come opera cameristica. In seguito, nel 1917 e nel 1943, propone due trascrizioni per
orchestra d’archi, non riuscendo in realtà a superare la versione cameristica in immediatezza e suggestione. Va
ricordato che la composizione appartiene ancora al periodo tonale dell’autore, quindi la sua comparsa non suscitò
particolare scalpore. Ispirato a un poema di Dehmel, secondo lo stesso Schönberg , Verklärte Nacht è una sorta di
musica a programma, nel tentativo di rappresentare dei sentimenti umani. Alcuni elementi armonici ambigui e una
conseguente instabilità tonale prefigurano e annunciano le idee innovative che avrebbero in seguito reso Schönberg un
riferimento nella musica del ‘900 europeo.
Le “Variazioni Rococo per violoncello e orchestra” di Tchaikovskij (1840/1893) hanno avuto una storia travagliata.
Composte nel 1877, sono un chiaro omaggio dell’autore alla musica del XVIII secolo. Il primo destinatario ed
esecutore, il celebre violoncellista Fitzenhagen, ne modificò arbitrariamente la scrittura, apportando modifiche
all’ordine delle variazioni e anche ad alcuni particolari stilistici. Paradossalmente la prima edizione dell’editore
Jurgenson considerò valida questa versione, e si dovettero attendere gli anni dell’URSS quando la realizzazione
dell’opera critica completa della produzione di Tchaikovskij certificò la versione originale. Ancora oggi tuttavia
l’esecuzione in pubblico tiene conto a volte di una versione, a volte dell’altra. In ogni caso in entrambe le versioni
emerge l’intento di esaltare l’abilità virtuosistica e tecnica dell’esecutore.
Occorrerebbe molto più spazio per affrontare in maniera esauriente il capolavoro mozartiano che è la Sinfonia in sol
minore KV 550. Composta nel 1788, coincide con anni difficili per l’autore, non certo ancora consapevole della fine
prematura che l’attendeva nel ‘91 ma in vistoso calo di popolarità presso il pubblico viennese che non riusciva più ad
apprezzare la sua musica, che aveva superato in accelerazione nella sua evoluzione i tempi necessari a una corretta
comprensione. Non è ancora certo che sia stata eseguita Mozart vivente, e questo rende ancora più
drammaticamente paradossale il destino dell’autore. È una delle sinfonie mozartiane più conosciute di Mozart e in
assoluto uno dei brani più popolari della storia della musica. La leggerezza malinconica del primo movimento, pervaso
da una pulsazione irrequieta precede un andante altrettanto malinconico e pensieroso. A un minuetto in ossequio alla
tradizione settecentesca, una sorta di sguardo all’indietro verso la musica che l’aveva preceduto, fa seguito un
travolgente finale che non riesce però a concludere positivamente la sinfonia, lasciando al contrario una sensazione di
irrisolta inquietudine.
Piero Barbareschi
4 agosto | piazza della Loggia
International Troubadours
“Musica per la madre Terra”
Alberto Turra, chitarra
Alberto Pederneschi, batteria
Davide Tedesco, contrabbasso
Sarah De Magistri, voce
Presentazione dal vivo del nuovo disco “Sacred Ground”.
International Troubadours è un open duo (Alberto Turra e Davide Tedesco) e ha all’attivo un disco intitolato
“Perché il vento non tace” con la partecipazione alla voce di Sarah De Magistri. Il secondo disco intitolato “Sacred
Ground” vede la partecipazione alla batteria di Alberto Pederneschi. Il suono del trio cerca la sua ispirazione in
realtà come Masada trio (violino, cello, c.basso), Bill Frisell trio, l’Experience di Hendrix, Charming Hostess e Cosa
Brava di Fred Frith. Jazz_core con nuances balkan funk.
Selvagge improvvisazioni, canti arcaici, tenui melodie, jazz, balcan music, avantgarde e musica sacra in un concerto
assolutamente da non perdere per ricordare che questo pianeta è tutto ciò che abbiamo. I trovatori sono l’ultima
stirpe di musicisti/poeti che l’Europa ricorda in quanto mistici dediti in principio (in epoca pagana) al culto della madre
terra poi modificatosi nel culto della madre santa (in epoca cristiana) e poi ancora nel culto dell’amor cortese. In
questa epoca la madre terra reclama (e ri-chiama) la nostra attenzione.
8 agosto | Montale
Voci in concerto
Manami Hama, soprano
Francesco Paccorini, tenore
Gianfranco Iuzzolino, pianista
Giovanni Battista Fasolo Cangia, Cangia tue voglie (da “Misticanza di vigna alla bergamasca”)
Alessandro Scarlatti Già il sole dal Gange (da “L’onestà negli amori”)
Stefano Donaudy Vaghissima sembianza (dalle 36 arie di stile antico)
Pietro Cimara Stornello, parole di Arnaldo FRATEILI
Cristoforo Gluck ORFEO ED EURIDICE: ATTO II - Ballabili: Danza degli spiriti beati
TRASCRIZIONE PER PIANOFORTE DI GIOVANNI SGAMBATI
Giacomo Meyerbeer I PESCATORI DI PERLE: ATTO I - Romanza di Nadir: Mi par d’udire ancora (T.)
Fedrico Flotow MARTA: ATTO II: Romanza: M’apparì tutto amor (T.)
Giuseppe Verdi MACBETH: ATTO II - Aria: La luce langue... (S.)
Riccardo Wagner LOHENGRIN: ATTO III - Duetto: Cessaro i canti al fin (S. e T.)
Arrigo Boito L’ AFRICANA: ATTO IV - GRANDE ARIA: O paradiso dall’onde uscito (T.)
Giorgio Bizet MEFISTOFELE: ATTO I - Romanza di Faust: Dai campi dai prati (T.)
Giacomo Puccini LA BOHEMÉ: QUADRO I - Finale I Che gelida manina, Mi chiamano Mimì, O soave fanciulla (S., T.)
11 agosto | villa Agnelli
Canti dell’esilio del popolo ebraico
di Moni Ovadia
Lee Colbert, voce
Fiore Benigni, organetto
Paolo Rocca, clarinetto
Il clarinetto e l’organetto diatonico (inteso come una delle tante varianti di strumento a mantice e ance) sono due
strumenti che si trovano abbinati in paesi e tradizioni spesso lontane geograficamente, ma vicine e affini culturalmente.
Sono inoltre fondamentali del repertorio di festa, nei balli, nei canti rituali, nelle occasioni sacre o profane in cui il
popolo si riunisce e condivide un rito. L’essenza del rito è nella voce.
L’incontro tra Lee Colbert e il duo Rocca-Benigni è una naturale evoluzione del percorso artistico dei tre musicisti.
La curiosità musicale e la versatilità dell’organico strumentale valorizza i differenti linguaggi vocali che fanno parte della
cultura e della formazione culturale e musicale “nomade” di Lee Colbert. Un percorso che attraversa la musica
popolare italiana, il canzoniere ebraico e il tango cancion argentino.
15 agosto | Chiesanuova
Duo Navarra
Annebeth Webb e Joanna Westers, violini
J.M. Leclair: Sonate V a deux violins
Allegro ma poco – Gavotte, Andante grazioso - Presto
S. Prokofiev: Sonate pour deux violons, op. 56
Andante cantabile - Allegro - Commodo (quasi Allegretto) - Allegro con brio
H. Halvorsen: “Konsertcaprice over norske melodier” per 2 violini
Nel panorama delle formazioni cameristiche, l’accostamento di strumenti ad arco si associa inevitabilmente con il
quartetto o con piccoli ensemble di una dozzina di elementi utilizzati per il repertorio barocco. Senza dubbio l’uso di
due violini, senza altri strumenti, è più raro, ma non per questo privo di fascino e di potenzialità espressive. La
particolarità del timbro del violino e la sua cantabilità può efficacemente venire esaltata anche in composizioni dove si
creino dei dialoghi fra due strumenti morfologicamente uguali ma, come accade per la voce umana, dotati ognuno di un
proprio timbro specifico, che ovviamente deve essere evidenziato dall’abilità dell’esecutore. Jean Marie Leclair
(1697-1764), è considerato il fondatore della scuola violinistica francese. Grande esecutore, ma anche raffinato
ballerino, conobbe la fama in tutta Europa non solo per le composizioni violinistiche ma anche per la sua unica opera,
Scilla e Glauco, rappresentata con successo a Parigi. Lo stesso Leclair suonava in duo con l’altrettanto celebre violinista
italiano Pietro Locatelli, riscuotendo un tale successo di pubblico che la definizione coniata per il duo era che Leclair
suonava come un angelo e Locatelli come un diavolo, alimentando quindi una leggenda che rasentava il soprannaturale.
Duecento anni separano la composizione delle sonate a due violini di Leclair con la sonata per due violini di
Prokofiev (1891-1953). Composta nel 1932 da una autonoma ispirazione dell’autore e senza nessuna commissione, è
sostanzialmente una composizione che nella sua ripartizione in quattro tempi si ispira alla tradizione classica delle
sonate a tre. Il linguaggio è ovviamente quello tipico dell’autore, uno dei più importanti esponenti della musica del ‘900,
ma in base a una sua precisa scelta, la ricchezza e articolazione delle idee è tale che l’ascoltatore non può trovare
motivi di noia o monotonia, anticipando le atmosfere del secondo concerto per violino che vedrà la luce nel 1935. Nei
quattro movimenti nei quali è suddivisa, si alternano idee musicali liriche ma anche con forte connotazione ritmica,
elemento tipico di tutta la produzione dell’autore, non tralasciando spunti musicali della tradizionale popolare russa.
Conclude il programma di un autore sicuramente poco frequentato nelle nostre sale da concerto: Johann Halvorsen
(1864-1935). Norvegese, violinista di spicco ma anche direttore d’orchestra, ha lasciato una significativa produzione
musicale fra musiche di scena, sinfonie, musica da camera per vari organici nei quali ovviamente il violino è sempre
presente. Il brano eseguito in concerto testimonia l’interesse e il desiderio di valorizzazione della tradizione popolare
norvegese. Composto alla fine del secolo XIX, ebbe un immediato successo di pubblico e di critica.
Piero Barbareschi
27 agosto | Chiesa S. Andrea
Elena Denisova
J. S. Bach: Sonate g-moll BWV 1001
D. Kaufmann: “Paganihilismo” per violino e nastro magnetico
N. Paganini: Capricci op. 1 Nr. 14 e Nr. 24
W.Wagner: “Präludium und Fuga” per Violino Solo
K.A. Hueber: “Il trillo o il diavolo” - omaggio a G.Tartini (dedicato ad E.D.)
M. Kreuz: “Seitenspiele” in 3 parti WV 60 A (2002)
F. Kreisler: “Recitativo e Scherzo” per Violino Solo
Programma affascinante e intrigante quello proposto in questa serata: un recital violinistico nel quale lo strumento
considerato fra i più espressivi dopo la voce umana viene presentato nella sue potenzialità con un repertorio che è
sostanzialmente del nostro tempo, prevedendo il programma quasi la metà dei brani previsti scritti nei nostri giorni. È
interessante scoprire come i linguaggi e le esplorazioni tecniche si confrontino con brani del repertorio tradizionale,
partendo da Bach, il più grande, per molti “la musica” incarnata nell’umano, passando attraverso Paganini, diabolico
l’innovatore, sino a Kreisler, grande violinista, uno dei più grandi di tutti i tempi, autore di piacevolissimi brani.
La sonata in sol minore per violino solo BWV 1001 è forse la più conosciuta anche dal pubblico meno esperto fra le
composizioni bachiane. Tutto quello che l’ascoltatore si aspetta da una composizione barocca e bachiana in particolare
si ritrova al suo interno: la capacità di creare la magia polifonica in una frase singola, il rigore della fuga, il rilassante
andamento della siciliana, la scorrevolezza inarrestabile dei tempi veloci. Come sempre accade quando si ascolta Bach,
la conclusione è accolta con rammarico e con il desiderio di poter ancora ascoltarne la bellezza.
Il brano successivo di Dieter Kaufmann (1941): “Paganihilismo” per violino e nastro magnetico, con un linguaggio
portato all’esasperazione dal dialogo fra l’umano e la macchina, anticipa due Capricci di Nicolo Paganini, l’ op. 1 n. 14 e
n. 24, composti da un autore che non era considerato umano dai suoi contemporanei, ma diabolico, come se il
possesso di doti straordinarie non fosse dono divino ma prerogativa di posseduti dal male. La citazione di composizioni
tradizionali o ad autori del passato ritorna anche con i brani di Wolfram Wagner (1962): “Präludium e Fuga” per
Violino Solo e di Kurt Anton Hueber (1928-2008): “Il trillo o il diavolo” - omaggio a Tartini. Da sottolineare che i
brani degli autori contemporanei sono frutto di collaborazione dell’interprete con gli autori, che hanno dedicato i brani
stessi alla violinista.
Dopo il brano di Maximilian Kreuz (1953) “Seitenspiele” chiude il programma Fritz Kreisler con il “Recitativo e
Scherzo” per Violino solo. Dedicato nel 1911 al virtuoso belga Eugene Ysaÿe, maestro e amico, dopo il recitativo
iniziale, che esplora tutta l’estensione dello strumento, si conclude con un “Capriccio” frenetico e brillante, in un
tumultuoso e pirotecnico tripudio di note.
Piero Barbareschi
GLI ARTISTI
ENSEMBLE ROYAL CONCERTGEBOUW ORCHESTRA di AMSTERDAM
formato da Marijn Mijnders e Annebeth Webb al violino, Henk Rubingh alla viola, Floris Mijnders al violoncello e Hein Wiedijk al clarinetto,
ai quali si aggiungono Herman Kogelenberg al flauto e Lavinia Meijer all’arpa – è una eccezionale formazione cameristica composta da prime
parti della famosissima orchestra olandese che ha prende il nome dalla “Sala da Concerti” di Amsterdam progettata dall’architetto Adolf Leonard van
Gendt. Inaugurato l’11 aprile del 1888, il Concertgebouw è ancora oggi famoso per la sua bellezza (nel 2005 è stata la sala da concerto più visitata al
mondo) e soprattutto per la splendida acustica. Nel 1897 Richard Strauss definì la giovane orchestra di Amsterdam “davvero magnifica, piena di
vigore giovanile ed entusiasmo”. Oggi, la Concertgebouw Orchestra, alla quale nel 1988 la regina Beatrice d’Olanda ha conferito il titolo di Royal, è
una delle formazioni più celebri al mondo, con un migliaio di incisioni discografiche al suo attivo. Con quello che è stato definito il velluto degli
archi, l’oro degli ottoni e l’eccezionale timbro dei fiati, l’orchestra continua ad ottenere eccezionali successi nei più prestigiosi teatri del mondo.
L’ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
L'Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita nell'ottobre 1966 e, nel corso di quarant'anni di attività, si è affermata come una delle principali
orchestre da camera italiane nelle più prestigiose sedi concertistiche in Italia e all'estero. L’Orchestra è formata sulla base dell’organico del sinfonismo
“classico”. Peter Maag – il grande interprete mozartiano – ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001, mentre Piero Toso ne ha ricoperto il ruolo
di primo violino solista dalla fondazione al 2009. L'attuale programmatore artistico dell'Orchestra è Filippo Juvarra, che collabora con la stessa dal
1984 ed ha contribuito decisivamente a dare continuità al profilo artistico e musicale definito, dopo il 1983, da Bruno Giuranna e Peter Maag. Per
questo suo lavoro Filippo Juvarra ha ricevuto nel 2002 il Premio della Critica Musicale Italiana "Franco Abbiati". L'Orchestra realizza circa 120
concerti l'anno, con una propria stagione a Padova, concerti nella regione Veneto, in Italia per le maggiori Società di concerto e Festival, e tourneé
all'estero. A partire dal 1987 ha intrapreso una vastissima attività discografica, oltre cinquanta incisioni, per le più importanti etichette discografiche.
GIORGIO MEZZANOTTE
Nato a Milano, ha compiuto i suoi studi musicali sotto la guida di Luciano Chailly per la composizione, di Alessandro Santinelli per il pianoforte e di
Mario Gusella per la direzione d'orchestra. Dopo aver scelto quest' ultima disciplina, si è perfezionato ai corsi di Franco Ferrara a Siena, presso
l'Accademia Chigiana, diplomandosi poi a Roma, all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Una rassegna nazionale (RAI-Torino, 1979) e tre
concorsi internazionali – premio Gui (1982), premio Cantelli (1983), premio Ansermet (1984) – lo hanno segnalato tra i giovani direttori italiani e gli
hanno permesso di iniziare la sua attività come ospite di istituzioni sinfoniche e cameristiche italiane, dove viene tuttora ripetutamente invitato.
Giorgio Mezzanotte è stato anche ospite dell'Orchestra Filarmonica di Torino, dell'Orchestra da Camera di Mantova, de "Il Quartettone",
dell'Orchestra Sinfonica della Valle d'Aosta. Ha effettuato registrazioni per la RAI (Radiotre) e per Westdeutsches Rundfunk di Colonia. Ha inoltre
fondato L'Ensemble e l'Orchestra da Camera del Festival Massimo Amfiteatrof che dirige in produzioni sinfoniche e opere da camera. Nel febbraio
2011 è stato invitato dalla prestigiosa Orchestra Ensemble Kanazawa, in Giappone, come primo direttore ospite italiano. Nell'ambito di una sua
personale ricerca sui rapporti tra musica e psicologia del profondo, ha tenuto conferenze per il Convegno "Le forme dell'immaginario", in occasione
della II Biennale della liuteria di Cremona, e per l'Associazione "Mozart in Italia".
STEFANO GUARINO
Pianista e violoncellista, diplomato con il massimo dei voti in ambedue le discipline, ha studiato con Sergio Torri, Piero Guarino, Piernarciso Masi
presso l’ Accademia di Imola, ottenendo il Master nel 1999 e con Donna Magendanz, Mario Brunello, Enrico Dindo ottenendo il Premio 2004
"Accademia di Pavia". Ha suonato stabilmente in duo e in trio con i fratelli in tutta Italia e all’estero. È stato membro della European Union Youth
Orchestra e della Gustav Mahler Jugendorchester. Ha collaborato in qualità di primo violoncello con l'Orchestra da Camera di Mantova, I Solisti di
Pavia, l'Orchestra del Teatro Regio di Torino (di cui ha vinto il Concorso per Primo Violoncello), la Mahler Chamber Orchestra (dir. D. Harding), di
cui è stato membro effettivo dalla fondazione, l'Orchestra Sinfonica Toscanini (dir. L. Maazel). È vincitore in ambito solistico e cameristico, sia col
pianoforte che con il violoncello, di numerosi premi nazionali e internazionali tra cui Albenga, Caltanissetta, Castelfranco Veneto - aggiudicandosi
anche il premio speciale "Giovanni Camerana" - Vittorio Veneto, il T.I.M. e il "Bucchi" a Roma (facente parte dei Concorsi Internazionali della
Federazione di Ginevra), lo "Speranza" a Taranto, il "Tonelli" a Carpi. Dal 2003 al 2007 ha suonato nella Lucerne Festival Orchestra diretta da C.
Abbado. Nell'aprile del 2010 è stato invitato dalla Aldeburgh Music (Inghilterra - Snape Festival) come tutor dei violoncelli della Britten Pears Youth
Orchestra.
INTERNATIONAL TROUBADOURS
International Troubadours è un open duo formato da Alberto Turra, chitarrista, arrangiatore e autore, e Davide Tedesco, contrabbassista e membro
del Nefesh Trio (dal nome ebraico 'NefEsh', che esprime la fusione tra anima e fuoco), e ha all’attivo un disco intitolato "Perché il vento non tace" con
la partecipazione alla voce della bravissima Sarah De Magistri, cantautrice milanese di adozione, dai contenuti intimi e dal suond di tradizione
elettroacustica anglosassone, che vanta numerose collaborazioni nel mainstream tra cui quella con Ivano Fossati e i La Crus. Il secondo disco,
intitolato ‘Sacred Ground’ vede la luce nel 2011 e viene realizzato con la partecipazione alla batteria di Alberto Pederneschi. Il suono del trio cerca
la sua ispirazione in realtà come Masada trio (violino, cello, c.basso), Bill Frisell trio, l'Experience di Hendrix, Charming Hostess e Cosa Brava di
Fred Frith. Jazz_core con nuances balkan funk. Il fil rouge della loro poetica musicale si unisce direttamente alla tradizione dei trovatori, ultima stirpe
di musicisti e poeti che l’Europa ricorda in quanto mistici dediti in principio (in epoca pagana) al culto della madre terra poi modificatosi (in epoca
cristiana) nel culto della madre santa e poi ancora nel culto dell’amor cortese. In questa epoca la madre terra reclama e ri-chiama la nostra attenzione.
MANAMI HAMA
ha esordito come cantante in qualità di membro del coro di voci bianche della televisione nazionale NHK. Si è diplomata in canto all’Università
Musicale Musashino di Tokyo, dove si è poi perfezionata presso l’Accademia Fujiwara nel 1987. Il soprano ha debuttato ufficialmente nel 1986, nel
ruolo della Contessa d’Almaviva ne “Le Nozze di Figaro” di Mozart, ed ha proseguito la sua carriera nella terra natale fino al 1989. Si è trasferita
quindi in Italia per approfondire lo studio del canto con Marcella De Osma. La sua carriera europea inizia nel 1990 con “Madama Butterfly” di
Puccini al Teatro dell’Opera di Fulda (Germania). Da allora l’artista ha cantato in più di duecento importanti teatri italiani ed europei (dall’Albert Hall
di Londra, al Festival Hall di Salisburgo, al Manzoni di Roma, al Filarmonico di Verona), e si è distinta per la sua interpretazione delle eroine
pucciniane accanto a noti cantanti e direttori. La critica le riconosce unanimemente eccellenti qualità di cantante e attrice. Manami Hama è seguita in
Giappone da due fan club che contano insieme più di mille persone. Molti dei suoi spettacoli giapponesi sono stati trasmessi dalla televisione NHK.
FRANCESCO PACCORINI
Nato a Trieste, ha ivi compiuto gli studi musicali con i Maestri Silvestri e Coppola, seguendo successivamente i Corsi di perfezionamento dei Maestri
Lantieri, Berne e Desderi. Ha fatto parte dei gruppi “Giovani in Opera” del Teatro “Giuseppe Verdi” di Trieste, con i quali ha cantato in varie
produzioni di atti unici a Trieste e in tutta Italia. Nel 1998 ha partecipato alla riapertura del Teatro “Zandonai” di Rovereto nell’opera “Giannina e
Bernardone” di Cimarosa con la prestigiosa “Cappella Savaria” di Budapest. Con l’Orchestra “Opera Giocosa” dal 1999 ha cantato in diverse
produzioni operistiche. Nel 2000, con i complessi dello “European Opera Centre” di Manchester ha cantato in Inghilterra, Svizzera e Germania
( Expo 2000, Hannover ). Nel 2001 è stato invitato al prestigioso “Belcanto Festival” di Dordrecht, in Olanda, dove si è esibito in numerosi concerti
ed è ritornato nel 2004 per eseguire la rarissima Cantata “Teresa e Gianfaldoni” di Donizetti, recentemente riscoperta. Nel 2002, sempre in Olanda, ha
cantato in una produzione de “Lo Speziale” di Haydn, opera interpretata anche nel 2004 a San Marino. Dal 1995 si esibisce regolarmente al Teatro
“Giuseppe Verdi” di Trieste, nelle stagioni liriche e anche nel prestigioso “Festival dell’Operetta”. Recentemente ha debuttato con grande successo in
Italia in “Elisir d’Amore”, “La Traviata”, “La Bohème” e “Tosca”. Numerosissimi sono, inoltre, i concerti solistici in Italia, Germania, Svizzera,
Olanda, Danimarca, Inghilterra, Slovenia, Croazia e Repubblica Ceca e Corea.
GIANFRANCO IUZZOLINO
Genovese di nascita, ha seguito le orme del nonno materno musicista, intraprendendo lo studio del pianoforte e quindi della composizione. Ancora
studente ha cominciato a fare pratica in quella che sarebbe diventata la sua attività futura, presso un piccolo teatro di operetta di Genova, adattando le
orchestrazioni originali agli organici disponibili. Ha iniziato la vera e propria attività di Maestro sostituto presso il Teatro dell’Opera di Lione nel
1990, con cui ha collaborato per due anni. In questo periodo ha lavorato alla registrazione di un disco con Katia Ricciarelli e alla registrazione
dell’opera “Beatrice et Benedict” di Berlioz. Successivamente, sempre come Maestro sostituto, ha lavorato al Teatro Carlo Felice di Genova, al Teatro
Grande di Brescia, al Ponchielli di Cremona, al Teatro Sociale di Como, nelle produzioni di Opera Domani, nelle produzioni As.Li.Co., in quelle della
compagnia italiana d’opera e altre, collaborando parallelamente con artisti del calibro di Renata Scotto e Rolando Panerai. Nel 2002 è stato coautore
dello spettacolo “Passione secondo Giacomo”, dedicato alla vita di Puccini. Questo spettacolo segna l’inizio della collaborazione con il soprano
Manami Hama. Da allora ha curato per lei gli arrangiamenti e le orchestrazioni di numerosi concerti svoltisi in Europa e in Giappone. Con il soprano
svolge attività di recupero di quel repertorio che va dalla romanza da salotto “fin de siècle” alla moderna canzone e che hanno portato nell’estate 2004
alla registrazione del cd “Forse una volta…”, contenente musiche di Puccini, Tirindelli, Toscanini, Brogi.
MONI OVADIA
Nasce a Plovdiv, in Bulgaria, nel 1946. Studia a Milano dove si laurea in scienze politiche e incomincia la sua attività artistica come cantante e
musicista nel gruppo dell'almanacco popolare. Nel 1972 fonda e dirige il gruppo folk internazionale che, nel 1975, si trasforma nell'Ensemble Havadi.
Il lavoro teatrale inizia nel 1984 quando, con il Teatro Franco Parenti, crea, in collaborazione con Mara Cantoni, lo spettacolo “Dalla sabbia - Dal
tempo” in occasione del festival di cultura ebraica nel 1987. È questa per Moni Ovadia l'occasione di fondere le proprie esperienze di attore e di
musicista, dando vita alla proposta di un teatro musicale lungo il quale ancora oggi opera la sua ricerca espressiva. Nel '90 crea la Theater Orchestra e
inizia a lavorare stabilmente con il Cri Artificio di Milano che produce lo spettacolo “Golem”. A questo seguono numerosi altri spettacoli, grazie ai
quali Ovadia si impone progressivamente all'attenzione del grande pubblico. Ancora con Mara Cantoni, del 1995 è “Dybbuk”, spettacolo
sull'olocausto che viene accolto come uno degli eventi più importanti della stagione teatrale. Nello stesso anno, con Pamela Villoresi, che ne firma
anche la regia, debutta con lo spettacolo “Taibele e il suo demone”, in co-produzione con il piccolo teatro di Milano. Del febbraio '96 è “Ballata di
fine millennio”; del '97, in collaborazione con il regista Roberto Andò, “Il caso Kafka”. Premio speciale Ubu 1996 per la sperimentazione su teatro e
musica, sempre nel 1996 pubblica per Bompiani “Perchè no?” che entra nelle classifiche dei libri più venduti. di prossima pubblicazione un testo per
Einaudi.
LEE COLBERT
Nata a New New York e cresciuta a Buenos Aires, dove ha studiato pianoforte, canto e composizione. Si è laureata in composizione e arrangiamento
Jazz al Berklee College of Music di Boston e in seguito si è perfezionata in canto con il maestro Walter Blazer (New York). Ha partecipato a
numerosi festival di musica contemporanea in Italia (Nuova Consonanza, Spazio Musica, Accademia Chigiana ecc.) realizzando prime esecuzioni dei
maestri Razzi, Bernardini/Berio, Laneri e altri, nonché registrazioni sia alla radio (Radio Rai 3, Radio Svizzera Italiana) sia su disco (Wergo, Edipan,
Ricordi/Fonit Cetra). Nella sua carriera ha toccato tanti stili musicali, dalla musica contemporanea al Jazz, dalla cameristica alla musica popolare, dal
tango argentino al repertorio Yiddish, dalla chanson francese a Kurt Weill, realizzando innumerevoli concerti in tutta Italia. Nel 1996 entra a far parte
della TheaterOrchestra di Moni Ovadia in qualità di cantante/attrice e inizia con lui una fruttuosa collaborazione che continua ad oggi.
FIORE BENIGNI
Fiore Benigni è nato aViterbo nel 1978. Suonatore di organetto diatonico e compositore, studia e si perfeziona con i maggiori professionisti presenti
sul territorio nazionale (T.Winky, R.Tesi, R.Tombesi, T.Chessa). Svolge attività concertistica in Italia e all'estero e ha al suo attivo partecipazioni
discografiche con artisti di diversa appartenenza stilistica. Autore di brani di diverso genere, che vanno dalla musica etnica al jazz, ha collaborato fra
gli altri con Mario Salvi, Beppe Quirici e Luciano Orologi, Paolo Innarella, Mike Mainieri, George Garzone. Attualmente suona in duo col
clarinettista Paolo Rocca, con Autura, Orizzonte Quartettu e Ammaracciccappa, tiene lezioni di organetto a Viterbo e nel Lazio, e seminari in
collaborazione con IALS e CEMEA. Nella vita si occupa, inoltre, di storia della filosofia moderna.
PAOLO ROCCA
Diplomato in clarinetto nel 1988, si è perfezionato a Londra con Jack Brymer, primo clarinetto della London Simphony Orchestra. Nel 1990 ha vinto
il concorso come primo clarinetto dell’orchestra di Neuchatel in Svizzera, con cui ha collaborato per oltre due anni. Attualmente suona come primo
clarinetto con diverse orchestre. Nel 1992 ha fondato il Sestetto Moderno con cui ha partecipato a trasmissioni tra cui “RadioTre Suite” e ha suonato
nell’ambito de “I Concerti del Quirinale” e per Radio Vaticana. Da alcuni anni si dedica allo studio della musica tradizionale italiana e balcanica,
collaborando con Ambrogio Sparagna e con gruppi tra cui Taraf de la Metropolitana e Acquaragia Drom. Attualmente è impegnato nella
progettazione di eventi per la rivalutazione della musica romana in collaborazione con il Comune di Roma. Dal 2001 è il primo clarinetto della
Theater Orchestra che accompagna Moni Ovadia nelle sue tournée teatrali.
ANNEBETH WEBB
Violinista, ha condotto i suoi studi con Hermann Krebbers al Conservatorio Sweelink di Amsterdam e con Sylvia Rosanberg, negli USA, alla
Manhattan School of Music e all’Indiana University School of Music. Ha frequentato inoltre Master Class con Jean-Jacques Kantorow, Yfrah
Neaman e Franco Gulli. Durante i suoi studi ad Amsterdam ha vinto l’audizione per un ruolo di secondo violino nella Royal Concertgebouw
Orchestra dove tuttora suona dal 2001. Accanto al lavoro in orchestra, fa parte regolarmente di diversi ensemble di musica da camera in Olanda e
all’estero.
JOANNA WESTERS
Violinista, nata in Olanda, ha frequentato il Conservatorio di Amsterdam e la Utrecht School of the Arts dove ha completato con lode il suo percorso
di studi. Vincitrice di diversi premi in concorsi, sempre in Olanda, tra cui il primo premio al Concorso Principessa Christina per giovani artisti e il
premio Donemus per la migliore performance di musica contemporanea, è stata nominata per il Premio Kunstanjer 2005 e il Debut Utrecht nel 2006.
Westers si è esibita regolarmente nel suo paese d’origine con Camerata Antonio Lucio, Amsterdam Sinfonietta, Gelders Orchestra e Sayat Nova
Ensemble con il maestro Levon Chilingirian, presso il quale ha ottenuto anche un Master Class al Royal College of Music di Londra. Si esibisce
inoltre con Il “Trio Westers” (insieme a Claire Bleumer e al pianista Adam Sherkin) e continua a svolgere la sua professione anche come solista e
musicista da camera, suonando un violino risalente al 1808, costruito dal famoso liutaio olandese Johannes Cuypers.
ELENA DENISOVA
Nata a Mosca, è annoverata fra le personalità emergenti nell’élite internazionale dei violinisti. Riceve la sua formazione da (in epoca cristiana) Valerij
Klimov al Conservatorio di Mosca e da Oleg Kagan. Grande interprete, sa eseguire con estrema naturalezza i classici della tradizione musicale
internazionale, Brahms, Vivaldi, Beethoven e i più complessi compositori contemporanei. Elena Denisova fa parte dell’Associazione austriaca
“Gustav Mahler”, è fondatrice dell’omonimo “Gustav Mahler Ensembles” e da sei anni presidente del “Woerthersee Classics Festival” di Klagenfurt.
I LUOGHI DI QUESTA EDIZIONE
Chiesa di Sant’Andrea
Iniziata nel 1222, la chiesa è stata ampliata a metà del '400. L'attuale aspetto si deve ai lavori di restauro compiuti tra la fine del
secolo scorso e l'inizio del '900. La facciata è a fasce alterne di marmo bianco di Carrara e serpentino verde locale (sono di restauro le
bifore, il rosone e le lapidi). Il portale, ad arco acuto, presenta nella lunetta un affresco quattrocentesco di scuola piemontese
(Madonna con Gesù Bambino in trono tra sant'Andrea e san Giovanni Evangelista). L'interno è a cinque navate, con colonne bicrome
e pilastri in serpentino. Vi si conservano alcuni dipinti di notevole pregio attribuiti ad Antonio da Carpena detto il Carpenino (sec.
XVI) e ad Andrea Semino (sec. XVI), e due opere di Paolo Gerolamo Brusco (sec. XVIII). Di estremo interesse sono due piccole tele
di Carlo Braccesco, attualmente in deposito presso la Soprintendenza di Genova, che costituiscono parte di un grande dossale andato
disperso ed eseguito tra il 1493 e il 1494 espressamente come pala d'altare per questa chiesa. Sono inoltre da ricordare un crocifisso
ligneo del XV secolo, di provenienza incerta, trovato sulla spiaggia della Vallesanta dopo una tempesta, un calice di scuola parigina,
un ostensorio a tempietto gotico di scuola lombarda, entrambi della prima metà del XVI sec.
Villa Agnelli
Villa Agnelli fu costruita agli inizi del 1900 al termine della storica passeggiata della Pietra, ed è unica per la sua posizione a picco
sul mare. Caratteristica inconfondibile dell’edificio sono i suoi parchi, che rendono ancora più suggestiva e rilassante la promenade.
Il nome della passeggiata proviene da quello della singolare roccia che ne orna la punta, derivata, in base alle leggende popolari, da
un metorite.
Piazza della Loggia
Così definita per la presenza della loggia risalente al XIII secolo.
Il caratteristico edificio è stato costruito in epoca tardo-medioevale sulla sponda dell'antico porto-canale che fino alla fine del '400 ha
rappresentato il centro dei traffici commerciali del paese, e che successivamente è stato interrato dai materiali portati a valle dai
torrenti. Strutturata in un unico grande ambiente con colonne e archi a tutto sesto sul prospetto, aveva in origine funzione mercantile
collegata alla presenza dell'antistante porto canale e, fino al sec. XVIII, conservava al suo interno l'archivio del comune. Su una
parete interna è stata recentemente scoperta una Annunciazione, attribuita ad un pittore ligure-piemontese dell'inizio del XV secolo.
In data 20 Luglio 2007 la loggia medioevale è stata insignita dall'UNESCO del titolo di "monumento testimone di cultura e di pace".
Montale
La frazione di Montale corrisponde all'antica Ceula, di epoca altomedievale. La chiesa di san Siro, probabilmente dell'XI secolo, è
stata pesantemente modificata nel '700. Grazie ai restauri degli anni '50, oggi sono chiaramente leggibili le due fasi della costruzione:
la parte medievale, severa e spoglia, a tre navate divise da archi a tutto sesto con colonne in pietra prive di capitelli e tetto a capriate,
e quella barocca che ha interessato la parte absidale. La chiesa conserva interessanti opere d'arte (due tele di scuola genovese: “Pietà
con i santi Michele Arcangelo e Rocco”, datata 1620, di Gioacchino Assereto, “Madonna in trono con Gesù Bambino e due santi” di
Orazio De Ferrari; Madonna lignea della bottega di Anton Maria Maragliano del XVIII sec., e calice di argento dorato di origine
genovese della seconda metà del sec. XV). La torre campanaria, che risale probabilmente all'epoca carolingia, aveva in origine la
funzione di torre di avvistamento, dal momento che il mare entrava molto profondamente nel golfo di Levanto, fino a lambire quasi
la collina di Montale.
Chiesanuova
La frazione di Chiesanuova costituisce un interessante esempio di borgo lineare strutturato in doppia fila di case a schiera disposte
lungo il crinale della collina. Il toponimo è probabilmente da riferirsi al rifacimento della parrocchiale intitolata a san Nicolò, la cui
struttura originaria risale all'XI secolo. All'interno dell'edificio vi sono tracce di affreschi del XV secolo. Nel vicino oratorio di san
Giovanni Evangelista si conserva un dipinto su tavola del XVI sec. con i santi Sebastiano, Giovanni Evangelista e Rocco. Nel borgo
di trovano alcuni edifici tipici dell'architettura rurale ligure che conservano tracce delle più antiche strutture, quali i portali in pietra
dei secc. XIV e XV. Nel borgo si indica ancora una casa nella quale, secondo la tradizione, vi sarebbe stato il lazzaretto durante la
peste del 1656.