Economia solidale, economia sociale, cittadinanza attiva

Economia solidale, economia sociale, cittadinanza attiva
Guido Memo Guido Memo, Comitato Scientifico FQTS
- Non intervengo a nome delle esperienze di economia solidale che altri qui rappresentano, io vengo dal mondo del volontariato, del TS e in particolare sono tra i promotori del percorso Fqts,
(Formazione dei quadri TS Mezzogiorno) che coinvolge le reti nazionali del TS. Sostenuto da
Fondazione con il Sud, la Fondazione nata dai fondi speciali per il volontariato, previsti dalla legge quadro per il volontariato, a seguito di un accordo tra Fondazioni di origine bancaria e il mondo del Volontariato e del TS e che pariteticamente la amministrano.
Percorso attivo dal 2008 riguarda le regioni del Mezzogiorno esclusi Abruzzo e Milise.
Temi affrontati nelle annualità: Volontariato, TS e questione meridionale, Sussidiarietà orizzontale, Beni comuni, Crisi economica e politica, Economia solidale.
- Sono convinto che economia solidale, economia sociale, cittadinanza attiva, sono tre fenomeni
e realtà che hanno una serie di connessioni tra di loro, che sarebbe bene gestire consapevolmente, se vogliamo costruire un futuro economico, sociale, democratico, politico diverso. Primati di
uno di questi mondi io non ne vedo, la cosa importante e trasversale è il senso sociale e politico di
ciò che concretamente ciascuno fa e rispetto all’elaborazione di un’efficace strategia di innovazione sociale.
Le ambiguità dei termini: economia sociale e TS. Un mondo nuovo alla ricerca di un proprio ruolo sociale politico definito meglio.
- Dalle discussioni a cui ho partecipato nella fase preparatoria di questo incontro, mi sono fatto
l’idea che il senso comune prevalente nel mondo dell’economia solidale che ho incontrato sia
quello che identifica il Ts con il mondo dell’assistenza caritatevole, una specie di barellieri della
storia, che vivono o si accontentano di questo scopo, senza alcuna ambizione di rimuovere le cause dei disagi, dei drammi su cui intervengono. C’è anche questo, è un’eredità culturale e organizzativa di un lontano passato rilanciata da alcuni, ma minoritaria.
- La prima cooperativa sociale d’Italia e d’Europa, la Cooperativa Lavoratori Uniti, è nata
nell’Ospedale Psichiatrico di Trieste il 16 dicembre 1972, promossa da Franco Basaglia, che ne fu
il primo presidente. Inutile ricordare quante persone siano uscite dalla segregazione attraverso simili cooperative, abbiano ritrovato una dignità, un reddito importante nella loro accettazione sociale a partire dalle loro famiglie, e quanti soldi lo Stato abbia risparmiato chiudendo i manicomi,
macchine costosissime che costringevano all’inattività tante persone e a elevati costi di assistenza
sulle spalle dei contribuenti. Con quell’esperienza si confermava la validità di un altro tipo di
economia rispetto a quella dominante, un’economia che sapeva mettere assieme finalità solidali e
produzione economica, dimostrando che si trattava di una cosa sostenibile. Superando cioè il
“compromesso socialdemocratico” tra economia profit e Stato sociale, che ripara i danni causati
dalla prima.
C’è qualcosa in comune tra queste cooperative e tante cooperative sociali che nel frattempo sono
sorte e l’economia solidale, io penso di si, parliamone senza nascondersi problemi che pure esistono nel vasto mondo della cooperazione sociale.
Questo tipo di cooperazione potremmo definirlo una realtà non profit che agisce nel mercato.
- Ma il grosso del TS è costituito dall’Associazionismo, di Promozione Sociale e di Volontariato,
chi sono le Aps (l’associazionismo laico e cattolico del ‘900 sorto dal movimento dei lavoratori),
mentre il Volontariato ha radici antiche, ma la vera novità è quella che emerge dagli anni ‘70.
Le Aps rappresentano un associazionismo non profit che agisce anche sul mercato, mentre il Volontariato un’economia non solo non per profitto, ma neppure di mercato, che agisce in svariati
campi.
Contrariamente ad un diffuso senso comune c’è una relazione fondamentale e positiva tra Volontariato, politiche pubbliche e diritti sociali.
Le dimensioni del mondo del Volontariato, i dati italiani ed europei.
Il valore dell’u.c. dell’art. 118 della Costituzione: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province
e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di
attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. La crisi della democrazia
rappresentativa e la via d’uscita in una democrazia mista, rappresentativa e cittadinanza attiva, è
la questione aperta che abbiamo di fronte.
C’è qualcosa in comune tra Volontariato ed economia solidale? Io penso di si, a partire dai Gas
che sostanzialmente in genere sono dei gruppi o di volontariato.
- C’è qualcosa in comune tra la cittadinanza consapevole e attiva che interviene nei processi decisionali e attuativi pubblici e i consumatori consapevoli e attivi che intervengono nei processi economici. Io penso di si.
Si tratta di due forme di cittadinanza attiva, una interviene sui processi istituzionali, l’altra su
quelli economici, sono due cose che non si possono separare. Economia e politica vanno sempre a
braccetto anche nella storia del capitalismo, quella dello Stato guardiano notturno o dello Stato
minimo è una favola dei liberisti, certo, vogliono un mercato regolato dalla forza del denaro e dei
capitali, da loro, ma non disdegnano la spesa militare, le guerre, lo scaricare sullo Stato le perdite
e privatizzare i profitti, come nell’ennesimo caso del salvataggio delle banche speculative (i 4.500
mild di € spesi tra 2008/2011i, il 37% del Pil degli Stati membri dell’Unione).
- Per uscire dalla crisi ci vuole un’economia altra, ma anche istituzioni e politiche altre, altrimenti si può andare anche indietro invece che avanti (come fu in Europa dopo la crisi del ’29 e
l’ascesa del nazismo, ma anche dopo la crisi dello stato sociale negli anni ’80 con il neoliberismo).
- L’attacco allo Stato sociale non è questione recente legata alla crisi del 2008 e alla crisi dei debiti sovrani (e il conseguente taglio della spesa sociale), risale alla fine degli anni ’70, alla Thatcher
e a Reagan, con loro saltano le forme di regolazione del capitalismo e della finanza stabiliti a
Bretton Woods nel 1944.
Cittadinanza attiva per rifondare lo spazio pubblico (il sorgere della questione dei beni comuni) e
per porre su nuove basi i processi economici.
- Possiamo fare molte cose assieme (non solo la finanza etica, come abbiamo già fatto con Banca
Etica e con le Mag), innanzitutto elaborare un progetto sociale e politico comune.
- Il mondo dell’economia solidale potrebbe usufruire di strumenti che abbiamo conquistato in
questi anni (Fondazione con il Sud, CSV, Fondazioni di origine bancaria), mentre il mondo del
TS ha bisogno di fare sistema, fare rete, per essere autonomo dal finanziamento pubblico e promuovere un’economia non per profitto non subalterna.
i
Dato fornito dal Commissario UE al Mercato interno Michel Barnier nel presentare il 6 giugno 2012 la proposta di
creazione dell’unione bancaria europea.