Cattedrale di Senigallia, 6 gennaio 2004

Omelia nella Professione Perpetua di Sr. Maria Benedicta della Croce o.s.b.
Cattedrale di Senigallia, 6 gennaio 2004, Epifania del Signore.
Il profeta Isaia aveva annunciato al popolo eletto: “Alzati, rivestiti di luce,
perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te” (Is 60,1). Il Vangelo
di Matteo (2,1-12) oggi vede in Gesù la luce, nel quale “risplende il Signore”.
Quel Bambino nato a Betlemme è veramente la luce: in lui Dio si è fatto
presente in mezzo a noi per manifestarci il suo amore. Quello che si è
manifestato a Betlemme è un Dio talmente innamorato dell’uomo, che si è fatto
bambino, cioè uomo fragile, bisognoso di noi, e si è messo a condividere la
nostra stessa vita. Un Dio che si spoglia della sua natura divina e dona la
possibilità di entrare nel suo regno. Un Dio che accetterà di morire sulla croce,
offrendo la sua vita per noi, perché noi avessimo la vita piena e duratura aldilà
della morte.
I Magi hanno visto una stella, un segno nel cielo: si sono messi in
cammino lasciandosi guidare dalla stessa e sono giunti alla grotta di Betlemme:
qui hanno trovato non una luce, ma la luce. E la loro vita fu trasformata: furono
ricolmi di gioia e con questa gioia nel cuore fecero ritorno al loro paese.
Cara Sr. Benedicta, anche tu come i Magi hai visto una stella: un segno
luminoso è apparso nella tua vita, si è accesa la lampada della vocazione. Ti sei
messa in cammino alla ricerca della vera luce. E questa luce l’hai trovata nel
Signore Gesù, in Gesù di Nazareth che per noi e la nostra salvezza si è fatto
uomo, è nato da Maria, è morto sacrificando se steso sulla croce, ed è risuscitato.
A questa luce non hai potuto resistere. Sei rimasta come abbagliata. Hai
capito che la luce che risplende in Gesù è la sola capace di illuminare pienamente
l’esistenza e di dare un senso compiuto alla nostra vita.
Proprio perché attratta irresistibilmente da quella luce, oggi sei qui per
dire in maniera definitiva: eccomi, Signore della luce, io mi consacro a te per
sempre.
La consacrazione monastica è una celebrazione di nozze, è la celebrazione
di un’alleanza sponsale. Tu, Sr.Benedica, divieni per sempre sposa di Cristo: è un
fatto straordinario di grazia, perché è il Signore stesso che ti chiama e ti sceglie
come sua sposa. Ora se lui è luce e ti unisci a lui che è luce, anche tu sei chiamata
ad essere luce nella tua vita.
Sarai luce vivendo nella comunità benedettina di Senigallia secondo la
regola e lo spirito di San Benedetto. In particolare si tratterà di mettere in pratica
questo punto della Regola che è la sintesi della vita consacrata: “Nulla anteporre
all’amore di Cristo”.
Per una consacrata non ci può essere nulla di più caro di Cristo, della sua
persona, della sua parola, del suo amore. Nulla, assolutamente nulla può essere
anteposto e preferito a Cristo. Lui solo basta, perché è l’amore infinito, la verità
assoluta, la bellezza eccelsa, la vita piena. Solo lui basta: ecco perché si emettono
i voti di povertà, di castità e di obbedienza.
Cara Sr. Benedicta, tra poco ti consegnerò l’anello: è il segno della tua
unione col Signore, del tuo legame con lui, della tua fedeltà allo sposo divino.
Portalo con gioia. Una sposa di Cristo non può essere triste, anche se si sente
vicina alla croce di lui e partecipa intimamente al suo sacrificio per la salvezza
del mondo. La consacrata deve essere consapevole di avere trovato nel Signore il
tesoro immarcescibile, la pietra preziosa, il sommo bene.
Anche i genitori devono essere contenti nel sapere che la loro figlia è
felice, è oggetto dell’amore sponsale di Dio, è andata in sposa al Signore Gesù.
La fedeltà alla tua consacrazione sarà luce per le coppie sposate,
specialmente per quelle in crisi, ricordando loro che la fedeltà matrimoniale è
possibile, non è un’utopia.
Oltre all’anello, tra qualche istante ti consegnerò il libro della liturgia
delle Ore: è il libro della preghiera ufficiale della Chiesa. La Chiesa ti elegge ad
esercitare il ministero della preghiera in suo nome. La vita monastica è incentrata
sulla preghiera. Con la tua preghiera sarai luce per tutti quelli che si trovano sotto
il peso della croce, il peso della malattia, della solitudine, della povertà,
dell’insicurezza; sarai luce per coloro che sono alla ricerca della verità, per quanti
non credono o sono privi di speranza.
Sarai luce per la chiesa quando chiederai al Signore di mandare operai alla
sua messe, di accompagnare i missionari del Vangelo, di illuminare e confortare i
pastori, di sostenere la testimonianza dei cristiani. Sarai luce per la nostra chiesa
di Senigallia, per la tua parrocchia di origine, per la comunità neocatecumenale
che ti ha preso per mano, per la tua cara famiglia che ti ha trasmesso la vita e ti
ha cresciuta, per questa stessa comunità benedettina che diviene ora la tua nuova
famiglia, ogni qual volta ricorderai al Signore i bisogni di ciascuno.
Ecco dunque il mio più fervido e caro augurio che ti formulo: che tu possa
essere luce, in quanto illuminata dalla luce splendente che è Cristo, il tuo Sposo,
il nostro Redentore.