PARCO FLUVIALE RIOLO TERME acid ed stro muf fin i minis ke tri coffeesh ower rav ada roy al b frogs 24-27 AGOSTO 2016 atro ri il te i orro degl isdead VENTITREESIMA EDIZIONE ek 2016 der FROGSTOCK spe i r lal eg orti tre zzi m ash a cr r g a ra celeb c ou m a c eri titor for g n ti wai bonny anne moreno frogs uno frogs anno ventunesimo (ventitreesimo di Frogstock) a cura di CLIPS RAG & ROCK CENTRO GIOVANI Via Gramsci, 13 48025 Riolo Terme (RA) www.frogstock.it - [email protected] redazione e public relations Iacopo Battilani Aris Collina Luca Cavallari Mattia Grandi Beatrice Laurita Maria Chiara Leoni Cristiano Malavolti Claudio Malvezzi Davide Marani Myriam Massicci Michael Mengozzi Maria Giovanna Mingotti Alfonso Nicolardi Marco Paiano Matteo Pasini Paride Ridolfi Filippo Sangiorgi Nicola Sangiorgi Lorenzo Santandrea Luca Soldano Flavio Tagliaferri Mattia Tampieri Melania Tigrini Mirco Tigrini Iarvi Timoncini Sara Venturini Aurora Visani Marco Zama illustrazione in copertina ANDREA RIVOLA grafica e impaginazione Paride Ridolfi distribuzione gratuita LIFE IN TECHNICOLOR In 23 anni sono state scattate decine di migliaia di foto a Frogstock, ma questa a mio avviso testimonia al meglio lo spirito della manifestazione. La tenda simbolo d’avventura e precarietà, le maglie stese come segno di appartenenza e sudore, la corda inclinata a sorregger le vele di un fantasioso vascello pirata, pirata come la rana che ci rappresenta. Era il 1994, prima edizione, noi carichi a balestra a confidare nelle nostre maglie da diecimila lire per pagare i costi della manifestazione. Ci abbiamo creduto e ci crediamo ancora regalando e regalandoci, da oltre due decenni, esperienze delle quali conserveremo caramente ogni ricordo. Nei quattro giorni della manifestazione si condensa tutta la nostra determinazione, soprattutto quella dei tanti “girini” ora divenuti ranocchi a pieno titolo: un’avventura alla ricerca di un tesoro che altro non é che la nostra stessa vita. Una vita della quale vogliamo esplorare suoni e colori, ma soprattutto emozioni da condividere insieme. A proposito di colori, notato qualcosa di nuovo nel ventunesimo Frogs? Paride Ridolfi P.S. Anche quest’anno alzeremo un po’ il volume per essere certi che tu ci senta da lassù. frogs due frogs tre DUEMILASEDICI PARCO FLUVIALE PROGRAMMA INGRESSO GRATUITO SPEED STROKE www.frogstock.it RIOLO TERME Stand Gastronomico “Traditional Fast Food” Grapperia “Kill the Coffee” Cocktails e after show al Joker Disco Bar Red Bull lounge Area Bimbi by Zerocento Rock Camp Gratuito Artigianato Locale Alcool test by Ser.T Faenza MERCOLEDI’ 24 AGOSTO ANNE BONNY WAITING FOR TITOR APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ BACCO GIOVEDI’ 25 AGOSTO COFFEESHOWER ACID MUFFIN IL TEATRO DEGLI ORRORI APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI - DJ IACOPO BATTILANI VENERDI’ 26 AGOSTO DEREK ISDEAD ROYAL BRAVADA TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ PICCIO - DJ MALVA CLIPS RAG & ROCK CENTRO GIOVANI SABATO 27 AGOSTO CELEB CAR CRASH ERICA MOU I MINISTRI APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI - DJ IACOPO BATTILANI frogs quattro C’è sempre qualcosa di cui essere grati. Non essere così pessimista se ogni tanto le cose non vanno come vorresti. Sii sempre riconoscente per gli affetti e le persone che già hai vicino a te. Un cuore grato ti rende felice. (Buddha) Impariamo a dire “Grazie”, a Dio, agli altri. Lo insegniamo ai bambini ma poi lo dimentichiamo! (Papa Francesco) Dimenticate le ingiurie, non dimenticare mai le gentilezze. (Confucio) Abbiamo scomodato nomi importanti per i nostri ringraziamenti edizione 2016, anno ventitreesimo di Frogstock: che le nostre parole di gratitudine arrivino alle vostre orecchie, nelle vostre case, dentro il vostro cuore! Grazie, grazie alle istituzioni, alle associazioni, ai commercianti riolesi e non. Grazie ai volontari, ai ragazzi della CLIPS RAG & ROCK, alla Pro Loco di Riolo Terme, all’Avis, Aido, Arci, Ippoverde. Grazie ai ragazzi dei Winter Bikers, all’Associazione Alpini, alla Protezione Civile. Grazie a tutti! frogs cinque un doveroso grazie frogs sei Una cornice storica, una cucina artigianale, prodotti del territorio appassionatamente ricercati. 950 vini - 150 birre - 70 distillati Piazza Mazzanti, 2 - Riolo Terme (RA) Tel. 0546.74381 www.cantineanticagrotta.com Via Campolasso, 4 48025 Riolo Terme (RA) Tel. 0546.74077 CHIUSO Cell. 335.5704378 LUNEDI E MARTEDI Fax. 0546.74384 www.agriturismolaquerciola.it e-mail: [email protected] E ho realizzato quanto il mondo ne sia pieno, di idioti. L’insensata crudeltà degli idioti. L’insensata ignoranza degli idioti. L’insensata esistenza degli idioti. Vuoti, inutili, dannosi, pericolosi, idioti. “Volete vivere male Volete vivere troppo.” Ma fino a quando conosceremo i nomi di tutti i personaggi delle serie tv senza sapere chi fosse Peppino Impastato, fino a quando dipingersi le unghie sarà più appassionante che leggere un libro, fino a quando continueremo a nascondere la testa sotto la sabbia, costruendo tra noi e il mondo muri di menzogne e suoni che ci impediscano di udire il fragore delle bombe e le urla di terrore, fino a quando saremo tutti così dannatamente codardi e idioti, potremmo noi forse considerarci meno idioti? “Tifosi della fine Rovina del buonsenso Gramigna dei balconi Squali da cortile.” Idioti che per ignoranza e per paura credete che la soluzione sia costruire muri. Idioti che volete pensare che gli ospedali di Emergency siano stati colpiti per sbaglio. Che credete davvero che le missioni di pace servano in effetti a portare la pace. Che credete davvero che la pace si possa creare con le armi. Poveri stupidi idioti. Volevo avere l’illusione di far parte di una generazione che lotta, che crede in qualcosa e si batte per ciò in cui crede. Me l’avete distrutta, idioti. Volevo continuare a credere nella politica e nelle istituzioni. Ma cosa è rimasto di quella meravigliosa creatura che era la democrazia? Non è che una marionetta manovrata da idioti. Volevo vivere con la certezza che avrei lasciato ai miei successori un mondo più verde ed equo. IDIOTI frogsfrogs sette C’è stato un giorno in cui ho capito che la musica serve anche e soprattutto per attizzare le braci di odio e rancore represso che brillano dentro ciascuno di noi. Quel giorno stavo ascoltando “Idioti” dei Ministri. “Ci trascinate giù con voi” No, non ci trascinerete giù con voi. E’ forse questo il più grande errore che facciamo e che ci rende tutti, alla fine dei conti, idioti: procrastiniamo, rimandiamo, rimettiamo ai posteri i cambiamenti più drastici, le decisioni più scottanti, senza renderci conto che il momento giusto per lottare e mettersi in gioco è ora. E’ facile cullarsi nella convinzione che siamo circondati da idioti e che i cambiamenti debbano venire dall’alto, autoconvincendoci che le nostre piccole azioni non contino niente. Lasciamo agli idioti le certezze che sia tutto inutile. Io credo ancora nel coraggio del singolo, che diventa forza nel gruppo e che, grazie al gruppo, diventa valanga e cambiamento. Beatrice Laurita frogs otto l’onda torna sempre rivoluzione permanente Non sarà il resoconto di un naufragio. Perché anche le battute d’arresto, le cadute, sono impermanenti e hanno una funzione compositiva nel disegno del tutto. Come l’attimo fuggente e senza fine in cui l’andirivieni dell’onda si immobilizza. C’è un arresto. Una sospensione. Un tempo morto. L’arresto é cerniera connettiva di tutto il movimento, del Tutto in movimento. C’é sempre un impercettibile indugio tra l’andare e il tornare. Tra lo sporgersi e il ritirarsi. Tra l’aprirsi e il chiudersi. Tra scorrere verso l’esterno o ripiegare verso l’interno. Nell’attimo del passaggio, quando la rotta si inverte, si accede ad una dimensione altra. Il tempo in questa zona franca non è più una convenzione che struttura e misura l’Infinito: si percepisce di essere in un luogo indefinito, illimitato. Emerge il sentimento sferico che accompagna ogni evento naturale. Il mio nuovo sguardo si posa e rilegge tutta la storia... L’onda è stazionaria. Un nodo irrisolto nel cuore. Non ci sono risposte. Tutto è indecifrabile. C’è silenzio... Ma non é il silenzio di un ritiro, di un’assenza, di un vuoto. È il silenzio di un qualcosa che è rimasto in sospeso. Emozione irrisolta, trattenuta, soffocata. Ingom- brante, ossessiva, presenza incorporea. Questo silenzio è un attentato mentale al fluire innocente della vita. Non ci sono risposte. Vivo da tempo questa tormentosa sospensione. Dunque vivo l’emergenza stazionaria dell’onda che si ferma. Poi vivo la dispersione totale dell’onda che si smarrisce nella sabbia. Dissolvo la curva del mio slancio. Muoio. Sì, l’esistenza oscilla perpetuamente. Non è comodo né rassicurante vivere nei suoi mobili confini ma è lì che si gioca la partita, quella più esaltante. L’onda non si sofferma sulle nostre misere elucubrazioni. Ciò che non abbia- mo compreso, non l’abbiamo compreso. Punto. Ciò che non è stato integrato, non è stato integrato. Punto. Essa fa il suo lavoro. Imperturbabilmente assidua. Incessante... Sono qui, sul margine indefinito di una zona franca. Non ancora tornata a fondermi nel grande mare. Non più dissolta e desolata, nella sabbia, come un secco relitto. Vorrei prendere il largo e liberarmi una volta per tutte... ma c’è ancora qualcosa che mi trattiene. O qualcuno. Meglio dire l’ombra di qualcuno. La tua ombra. Prima o poi i conti tornano. Dico questo come se fosse una scoperta recente, una primizia. Perché quando attraversi il Caos nessuna certezza rimane salda, anche le grandi leggi generali si sovvertono. Nulla regge alla tempesta che si abbatte. Nulla resta in piedi: tutto torna alla terra scura e fertile. Il bene non resiste al male. La luce precipita nelle tenebre. L’amore non sopravvive alla crudeltà. Le onde vanno e vengono. Cos’è mio? Cos’è tuo? Perchè dovrei perdere ciò che non voglio perdere, se questo è essenziale e prezioso per il mio esistere? Come trattenere qualcosa di così effimero che non appartiene a nessuno, né a te, né a me? L’onda dell’esistenza, anche se sembra riti- rarsi e scomparire, ha lasciato una traccia del suo passaggio. È quella traccia che fa la differenza. Io l’ho assorbita, mi sono fatta attraversare. L’ho accolta, nutrita e generata con il mio sangue e la mia linfa. È diventata la mia carne e le mie ossa. Essa vive in me. Ha preso corpo, consistenza materica. Il gesto che ti offro è parte di un tutto che mi appartiene e scorre verso di te come un’onda coraggiosa che si è appena distaccata dal mare. Oscillo all’esterno, verso di te, per inseguire un sogno. Poi di nuovo scorro verso il mio centro, mi raccolgo. Non esisti più. Forse non sei mai esistito. Amo, come fa l’onda, il pericolo di perdermi. Amo il mio nemico perché non gli riconosco il potere di distruggermi. Lo amo prima della catastrofe. Credevo di essere così arrendevole e cedevole da essere indistruttibile... come l’onda. E poi ero certa che la bellezza potesse fermare il nemico. La bellezza del cuore intendo. Anzi, la potenziale bellezza del tuo cuore riflesso nel mio e attivata. Che idiozia. Che sbaglio tremendo. Tutte queste isole puerili spazzate via dalla tempesta. La mia nave è affondata con il suo prezioso carico di sogni... È la sete di avventura che fa fremere ogni piccola onda. È frogs nove ... prima o poi l’esaltante sete di libertà del volo che la spinge a sfidare la forza di coesione dell’acqua. Come si fa a considerare questo slancio felice un suicidio? Come si fa a non includere il rischio e il pericolo di perdersi e autoannullarsi nell’andirivieni dell’esistenza? Come si fa a non vivere? Come si fa a non essere una piccola intrepida onda? Sono tornata... Grande Mare! Bentornata... Piccola Onda! Racconto dedicato a mia figlia, alle mie sorelle lontane e alle mie amiche vicine. Myriam M. frogs dieci Caroli Giovanni P R O D O T T I P E T R O L I F E R I C AR BURANTI AGRIC O L I O LI I LUBRIFICANTI GA SOLIO AUTOTRAZ IO N E C ISTERNE OMOLOG ATE Vi a P r o ve n ta , 2 4 0 4 8 0 1 8 Fa e n z a ( R A ) Te l . 0 5 4 6 . 4 6 2 5 0 - Fa x 0 5 4 6 . 4 6504 i n fo @ c a r o l i s p a . c o m Vi a Fi u ma z z o , 4 1 7 4 8 0 1 0 B e l r i c e tto d i L u g o Te l . 0 5 4 5 . 7 7 7 2 4 - Fa x 0 5 4 5 . 7 4921 Sedar CNA Servizi RIOLO TERME Via Cesare Battisti, 24 tel. 0546 71459 - fax 0546 71104 RIOLO TERME Via Cesare Battisti, 24 FAENZA Via S. Silvestro, 2/1 tel. 0546 71459 fax 0546 71104 tel. TERME 0546 627811 SOLAROLO - Via Mazzini, 49 Sedar CNAFAENZA Servizi Via S. Silvestro, 2/1 RIOLO Via Cesare Battisti, 24 fax 0546 622244 / 623461 tel. 0546 52094 - fax 0546 52483 tel. 0546 71459 - fax 0546 tel.S.0546 627811 SOLAROLO - Via71104 Mazzini, 49 FAENZA Via Silvestro, 2/1 fax 0546 622244 / 623461 tel.- Via 0546 52094 - fax BRISIGHELLA Via Roma, 420546 52483 Recapito di CASOLA VALSENIO tel. 0546 627811 SOLAROLO Mazzini, 49 tel. 0546 81446 Piazza Oriani, 13 tel. 0546 656381 fax 0546 622244 / 623461 tel. 0546 52094 - faxdi0546 52483 BRISIGHELLA Via Roma, 42 Recapito CASOLA VALSENIO fax 0546 81363 tel. 0546 8144642 Oriani, 13 tel. 0546 656381 fax 0546 656107 BRISIGHELLA Via Roma, Recapito diPiazza CASOLA VALSENIO fax 0546 81363 faxBOLOGNESE 0546 CASTEL tel. 0546 81446 Piazza Oriani, 13 tel.656107 0546 656381 Via Emilia Levante, 233 1º p. - int. 3 fax 0546 81363 fax 0546 656107 CASTEL BOLOGNESE Via Emilia Levante, 233 1º p. - int. 3 tel. 0546 656381 www.ra.cna.it CASTEL BOLOGNESE fax 0546 656107 tel. 0546 656381 www.ra.cna.it Via Emilia Levante, 233 1º p. - int. 3 fax 0546 656107 tel. 0546 656381 www.ra.cna.it fax 0546 656107 Sedar CNA Servizi psichedelico: proprio in quel tempo, in quel luogo, dove sembrava che un battito d’ali di farfalla potesse causare un terremoto, dove la sensibilità dell’essere era al di sopra di tutto. Presero forma una miriade di gruppi, tra cui i Jefferson Airplane che, dopo essere venuti alla ribalta commerciale con una voce senza tempo come quella di Grace Slick e il brano “Somedody to love”, ma il Gruppo con la lettera maiuscola, la formazione più funambolica, i veri apostoli lisergici a mio avviso furono Jerry Garcia e il suo gruppo, i Grateful Dead. “Il morto riconoscente “, questa la traduzione del nome, nato da una leggenda dove un viandante trova per la sua strada un cadavere non sepolto e, provvedendo alla sua inumazione per pietà, sarà poi ripagato dall’anima del morto stesso …. Che sia forse per questo che nonostante provengano dal genere folk/ bluegrass hanno ricevuto il dono del loro stile smontando e rimontando i vari generi allora conosciuti, ricomponendoli in un suono unico?!! Se ascolti le infinite scale ascendenti e discendenti del suo chitarrista Jerry Garcia e chiudi gli occhi, sembrano un vortice, quasi che il toccare le corde della chitarra sia un continuo di una sinapsi intrecciata con uno scambio neurotico degenerato. Fuori da ogni schema di marketing, esistono pochi album registrati in studio: loro vivevano di concerti dove, essendo particolarmente dotati, suonavano liberi improvvisando come la migliore scuola jazz. Ogni musicista aveva il suo percorso ma nonostante ciò gli strumenti dialogavano gli uni con gli altri e le parole raccontavano sogni, visioni. Sono riusciti a mettere in musica gli stati alterati della mente con gli stati alterati della società: i loro concerti erano dei veri e propri viaggi espressamente soli insieme agli altri, liberi nel proprio individualismo di stare insieme ponendo come fine della libertà artistica la non invasione dello spazio di un altro. Il brano a cui sono più affezionato è “Dark Star”, brano live della durata di 23 minuti .. il buco nero.. la stella oscura dove la sua immensa luce ti porta al buio perché l’accecante mette in linea gli opposti, le chitarre di Garcia sono un sali e scendi: una quintessenza della psiche umana tradotta in musica. Luca Soldano frogs undici “Meglio dormire libero in un letto scomodo che dormire prigioniero in un letto comodo” così scriveva Jack Kerouac nel suo capolavoro letterario “On the Road” manifesto della beat generation. Stati Uniti, seconda metà degli anni ‘60, piena guerra in Vietnam, movimenti pacifisti, esperimenti lisergici del dottor Hoffman, clima californiano, mare-caldo-sole e, come citato sopra, poeti e scritti della beat generation come Ginsberg, Burroughs. Furono questi gli ingredienti alchemici nel distretto di Haight-Ashbury (San Francisco) che portarono alla nascita del movimento hippie, alla Summer of Love. Ammetto che è uno dei movimenti a cui sono più legato, anzi è un faro della mia esistenza perché c’era l’esaltazione di una delle condizioni più importanti dell’essere umano: la libertà che si poteva avere, aveva come limite l’inizio della libertà di un altro individuo. In questo periodo si promulgava l’amore per il prossimo, la fratellanza e i loro messaggi erano di rispetto, amore e concordia. Ma volendo parlare di musica (e non uscire fuori dal seminato), questo periodo storico diede alla luce l’acid-rock o rock POWER OF FLOWER frogs dodici Mangiare è uno dei quattro scopi della vita… quali siano gli altri tre, nessuno l’ha mai saputo. (Proverbio cinese) Ecco cosa potrete trovare dalle ore 19.00 allo stand gastronomico di Frogstock: TORTELLI BURRO E SALVIA E AL RAGÙ GRAMIGNA PANNA E SALSICCIA PIADINA FARCITA TIPICA FICATTOLA FARCITA SALSICCIA E PATATE I NOSTRI FRITTI: RANE, POLLO E PATATINE BIRRE FORST: KRONEN - SIXTUS - WEIHENSTEPHAN HEFE E NON FINISCE QUI ! Nell’area concerti, potrete trovare lo spazio bimbi gestito dalla Cooperativa Sociale Zerocento e un campeggio gratuito gestito dalla Protezione Civile per chi preferisce fare un riposino prima di guidare. Vivi Frogstock responsabilmente! frogs tredici Frog’s gourmet frogs quattordici COME Oggi è quel giorno in cui tutto mi aiuta a buttare giù il mio nuovo articolo per il Frogs 2016. Quasi come un appuntamento calendarizzato da tempo –ti ricordi vero che mi hai promesso di non mancare?!mi fermo e metto ordine alla galassia dei pensieri che riempiono la mia mente. Non è facile farlo perché, non posso nasconderlo, tutti i giorni c’è chi – meglio o peggio di me, questo sta a voi deciderlo – esterna ciò che pensa con un cinguettio, un post o un nuovo contributo sul proprio blog mentre io, quasi ne fossi dipendente, sfrutto quest’unica occasione mediatica per regalarmi un piccolo attimo di celebrità (e di condivisione come dite voi gggiovani). Partiamo da una frase che mi ha colpito: la vita non ci appartiene, ci attraversa* e per questa strana ragione parlare di qualcosa di proprio, della propria opinione, della propria vita assume un significato tutto nuovo. Parlare di me, dei miei sogni, dei miei obiettivi, dei miei rimpianti, delle cattive decisioni sa di strano perché se credo davvero che la vita non mi appartenga, significa che non ho nulla se non un’effimera idea di possesso e di potere decisionale su quella che è la mia permanenza qui sul Pianeta Terra. Non mi addentro su altri piani, personali e di significato ben più ampio e non consoni ad una fanzine di un festival musicale, però pensiamoci un attimo, discutiamone insieme. Qual è il significato che attribuiamo alla parola “vita”? Che cosa mi fa dire che sto vivendo la mia vita? E come la vorrei questa vita? Che cosa faccio per dare senso alla mia vita? Ecco, è partita la costellazione “senso profondo delle cose – senso filosofico – dare un senso – etimologia”. STOP. Fermati. Non voglio approfondire questo, vorrei semplicemente prendermi qualche cosa da bere e discutere con altri, anche sotto al bar, anche nei tavoli dello stand di Frogstock, questa cosa della vita e del fatto che non mi appartiene, ma che mi attraversa. Quasi fossi un albero in mezzo ad un campo e un fulmine decide di scaricare tutta la sua potenza elettrica partendo dalla mia cima, attraversando tutto il mio fogliame, i rami, il tronco ed infine le radici per esaurirsi nel terreno. Che poi, per dirla tutta, a me piacerebbe essere una quercia secolare perciò farebbe anche troppo in fretta questa folgore ad attraversarmi (sarei una quercia bassa, doh!) perciò no, così non può andare. Devo trovare un’altra immagine esplicativa. Forse quel “ci attraversa” cerca di condensare insieme le diverse esperienze che accumuliamo nella nostra esistenza e che ci fanno sentire vivi ma proprio perché fatti di finitudine, restano attaccate alla nostra pelle il tempo necessario ad esaurirsi. L’ansia prima dell’ultimo esame all’università a un passo dalla tesi (che poi diventa il primo colloquio di lavoro, la prima volta che parli davanti ad un pubblico: tutte ansie ma ognuna con il suo perché). L’attesa di una chiamata via Skype proveniente dall’altra parte del mondo dalla tua metà di mela che si trasforma in un sorriso non appena riuscite a collegarvi (il concetto di metà è sì di Platone e si trova nel suo Simposio, ma vi consiglio la reinterpretazione artistica contenuta in “Tre uomini e una gamba”. Più divertente, vero?). La gioia di stringere per la prima volta tra le braccia mio nipote Ariele (c’è ancora adesso ma ogni volta è nuova, diversa da quella originale). Ci sarebbero altri mille e più esempi, ma tutti mi porterebbero a dar fondamento al concetto precedente con un nuovo occhi. Non ho mai pensato di guardare nel cuore della gente, la guardavo solo in faccia.”** Scout si riferiva a qualcosa di lontano nel tempo, alla segregazione razziale, alle discriminazioni ma poi però, se ci penso bene e collego le sue riflessioni a quelle contenute in Viva cantata dagli Zen Circus sul palco di Frogstock 2014, ecco che “e gli altri siamo noi, e gli altri siamo tutti. E proprio questo mi spaventa, siamo diventati brutti”***, non sembra poi così lontano nel tempo. STOP. È partita di nuovo un’altra costellazione, quella dei muri, del diverso, della speranza che c’è da qualche parte una mano che ne afferra un’altra, e c’è da qualche parte una vita che ne salva un’altra****. Mannaggia, mi rendo conto che una sola frase, piccola banale breve semplice, come la vita non ci appartiene, ci attraversa, diventa così frogs quindici LA VITA aspetto che non avevo preso in considerazione: queste esperienze restano attaccate alla mia pelle fino a quando non si esauriscono non perché perdono senso ma si trasformano in altro. Ecco che il concetto di “attraversamento” assume un colore nuovo, più cool, meno original più X-Pro II (per dirla con Instagram). Allora questa idea di non appartenenza ma di attraversamento mi piace già un po’ di più, perché non perdo ciò che ho vissuto, ne faccio tesoro dandogli una sfumatura più viva. Solo che ora mi assale un dubbio: e se questa sfumatura che gli do è viziata da altro? Da qualcosa di negativo? Come faccio a capire che non sono diventata cieca? Come faccio a capirlo? Mi sembra di essere Scout, il personaggio di Harper Lee, quando dice “Cieca, ecco quello che sono. Non ho mai aperto gli tutto di un tratto una riflessione pesante e difficile da arginare, in continua metamorfosi come la vita stessa: e pensare che la paragonavo ad un “Ciao, come stai?”, senza rendermi conto del potere deflagratore nascosto dietro e dentro le parole! Meglio fermarsi, coccolarsi delle certezze e di ciò che facciamo usando il nostro cuore. Penso subito a Frogstock: noi lo facciamo con il cuore ma non per questo appartiene ai suoi volontari o alle persone che vengono a cantare, mangiare, ballare, divertirsi. Frogstock, come la vita, ci attraversa e, se saprete mettere le giuste lenti ai vostri occhi o insegnare alla vostra pelle a riconoscere le emozioni, vedrete che si attaccherà a voi e non ne potrete più fare a meno. Vi aspetto! * Niccolò Ammaniti, Anna, Einaudi, 2015 ** Harper Lee, Va’, metti una sentinella, Feltrinelli, 2015 *** The Zen Circus, Viva, da Canzoni contro natura, La Tempesta Dischi, 2014 **** Nicolò Carnesi, La rotazione, da Ho una galassia nell’armadio, Malintenti Dischi, 2014 Melania Tigrini frogs sedici bar birreria tabaccheria Via Pisacane, 71 - IMOLA Tel. 0542.23945 Era il 1791 quando Olympe de Gouse rivendicò il suo diritto di voto e la piena uguaglianza fra donne e uomini. Le donne come lei, pur partecipando alla Rivoluzione Francese, erano escluse da ogni diritto. Olympe sosteneva che “se la donna ha il diritto di salire su patibolo, deve avere altresì il diritto di salire alle più alte cariche”. Il secondo diritto non lo ottenne ma fece esperienza del primo e ben presto fu ghigliottinata “perché si era dimenticata le virtù che convengono al suo sesso e per essersi immischiata nelle cose della Repubblica”. Negli anni in tante, come le suffragiste europee ed italiane e le numerose intellettuali femministe, hanno condotto lunghe battaglie e hanno continuato a lottare sulla scia di Olympe. Così, in Italia, la mattina del 2 giugno di 70 anni fa (e prima alle amministrative del 10 marzo dello stesso anno) le donne, uscendo di casa per recarsi ai seggi e compiendo una rapida deviazione rispetto al tragitto giornaliero che le conduceva al mercato, alla chiesa, alla scuola dei figli, uscirono anche dall’unica dimensione di mogli e madri imposta dal regime fascista e da tanti secoli di storia e, in fila, fianco a fianco con gli uomini, diventarono cittadine ed espressero la loro opinione con il voto. Portavano l’abito bello delle occasioni importanti e nel cuore l’energia e la gioia di una guerra appena conclusa grazie anche al loro contributo alla Resistenza e alla vita civile. Quel giorno, al referendum fra Monarchia e Repubblica, l’affluenza fu superiore all’89%. Forse oggi, in un periodo di disaffezione dalla politica, dovremmo tornare a votare con la loro stessa emozione, con il tremore di Clelia Manello, maestra e staffetta partigiana modenese che racconta: “la mia prima esperienza in fatto di voto fu un’emozione incredibile: mi tremavano le mani, le gambe, le braccia, non sapevo come reggere mio figlio, avevo timore di sbagliare, di sporcare la scheda, di rendere nullo il mio primo, importantissimo, utilissimo voto”; o di Anna Banti, scrittrice: “Quanto al ‘46 e quel che di importante per me ci ho sentito, dove mai ravvisarlo se non in quel 2 giugno che, nella cabina di votazione, avevo il cuore in gola, avevo paura di sbagliarmi fra il segno della repubblica e quello della monarchia? Era un giorno bellissimo [...]. Quando i presentimenti neri mi opprimono penso a quel giorno e spero.”Dal 2 giugno ‘46, giorno nel quale furono elette anche 21 donne all’Assemblea Costituente (insieme a 535 uomini), a oggi sono stati fatti tanti passi avanti, ma abbiamo dovuto aspettare il 1981 perché fossero abrogati il cosiddetto “matrimonio riparatore” e il “delitto passionale” e il 1996 perché lo stupro diventasse reato contro la persona e non contro la morale. Se oggi abbiamo leggi che stabiliscono una piena uguaglianza fra donne e uomini resta però molto da fare sul piano culturale e nelle relazioni in famiglia. Ricordo inoltre la tragedia dei femminicidi: sono 55 quelli compiuti nei primi cinque mesi del 2016. Circa una volta ogni 3 giorni una donna viene uccisa dal proprio marito, dal proprio fidanzato o ex che non riesce a accettare i suoi “no”, a riconoscerla come soggetto suo pari e non di suo possesso. Nel nostro piccolo paese si potrebbero fare molte cose che non risolverebbero di certo il problema del femminicidio, al quale servono percorsi educativi sia familiari che sociali molto integri e rivolti al rispetto e alla libertà della persona, però possono contribuire a un cambio di mentalità favorevole a tutte e a tutti. Ad esempio ho un piccola proposta. Se ho fatto bene i conti a Riolo su 91 vie, parchi, piazze dedicate a persone solo 5 sono intitolate a donne (esattamente via Giovanna Alvisi, via Suor Lucia Noiret, via Rosa Tacconi, piazzetta Caterina Sforza e parco Francesca Tosi). Ma le donne che hanno contribuito alla storia del nostro Paese sono molte di più e sono presenti in tutti gli ambiti del sapere, come Rita Levi-Montalcini (premio Nobel per la Medicina), Margherita Hack (astrofisica), Grazia Deledda (premio Nobel per la Letteratura), Maria Montessori (scienziata e pedagogista), Nilde Iotti (politica), Artemisia Gentileschi (pittrice), Elena Lucrezia Cornaro (prima donna laureata al mondo!)...ecc... Perchè non riconoscere la loro importanza fra le strade del nostro bel paesino? Penso che questo potrebbe essere utile sia per mostrare modelli positivi e tostissimi di donne con le quali identificarsi, sia per il riconoscimento collettivo del valore delle donne, per la considerazione del femminile e per creare maggiore uguaglianza, perché in fondo, come disse William Shakespeare, riprendendo il racconto biblico della Creazione, “la donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essergli pari”, fianco a fianco. Maria Giovanna Mingotti frogs diciassette UNA VIA PER LE DONNE frogs diciotto SERVIZIO RECAPITO STAMPE E PACCHI via Malpighi, 88/11 c/o Palazzo “Lo Specchio” Tel. e Fax. 0546 663668 [email protected] SERVIZI DI CORRIERE ESPRESSO TRASPORTI IN GIORNATA SPEDIZIONI IN ITALIA E NEL MONDO FATTORINAGGIO AZIENDALE la nuova formula della posta - Consegna posta certificata - Raccomandate - Gestione Ufficio Posta Partner www.nexive.it In Italia, ogni anno, ci sono centinaia di concerti: cantanti, band italiane e di tutto il mondo che si esibiscono da nord a sud in ogni periodo dell’anno. Palazzetti, teatri, piazze, stadi o locali: volendo si potrebbe andare ad un concerto diverso al giorno. Purtroppo, però, la musica costa cara, soprattutto se si considerano band che hanno fatto la storia o da mainstream. Per risparmiare si possono scegliere band emergenti, ma se si sommano tutti i concerti ai quali si può assistere in un anno la cifra non è di certo indifferente. Se poi si considerano le esibizioni all’estero, allora il budget necessario per prendervi parte inizia davvero a lievitare: aereo, treno, autostrada, hotel e soggiorno. Come fare perciò per continuare ad alimentare la musica sen- Riolo Terme - Via Firenze, 78 www.turrini.it [email protected] za fare un mutuo? Noi di Frogstock Festival sappiamo quanto sia importante e, passatecelo, obbligatorio poter partecipare almeno ad un concerto all’anno. Fin dalle primissime edizioni abbiamo scelto la formula dell’ingresso ad offerta libera perché crediamo che chi, come noi, ama la musica avrà il buon cuore di lasciare un’offerta all’ingresso e garantire così l’edizione successiva senza biglietto. Basta davvero poco: l’euro di un caffè, i due euro del carrello della spesa, i 50 cent che vi girano nella borsa. Ogni offerta è per noi importante: partecipa anche tu al successo di Frogstock Festival! LO STAFF frogs diciannove LIBERI DI OFFRIRE frogs venti DUEMILASEDICI ANNE BONNY Gli Anne Bonny nascono a Imola nel marzo del 2013: Caterina Conti (voce e chitarra); Arianna Albertazzi (batteria) Francesco Ottaviano (basso) e Fabio Mazzini (chitarra), proponendo inediti a metà tra Alternative Rock, Grunge e Stoner cominciando ad esplorare sonorità nuove ispirandosi a band come Audioslave, Queen Of The Stone Age, Incubus e Motorpsycho. Nell’Aprile 2014 vincono il Ca’Vaina Video Contest realizzando il primo videoclip della canzone Beauty Lies Within e a Luglio il Ganesh Music Contest che gli permette di suonare all’Indigest Festival. A fine luglio 2014 gli Anne Bonny partono per un minitour in Germania. Nel 2014 registrano un EP di 5 pezzi chiamato “Anne Bonny”. WAITING FOR TITOR Rock, sintetizzatori, orchestrazioni, sound emozionale. Questa è la proposta dei Waiting for Titor, band che riunisce membri di Feaenza e Manchester e che si ispira ad artisti internazionali come NIN, Depeche Mode, Sigur Ross e Massive Attack. Nato dalle ceneri degli allora Convergence con l’aggiunta di nuovi elementi, il gruppo ha all’attivo un singolo: una personale reinterpretazione elettrorock della canzone dei Massive Attack ‘’Teardop’’, presente su tutte le piattaforme e store digitali online. La band sta attualmente lavorando sul disco di esordio che verrà presentato questo autunno. Signore e signori ecco a voi Alex, Massimiliano, Michele e Vincenzo: buon ascolto e rock on with Waiting for Titor! SPEED STROKE Gli Speed Stroke sono una Rock n Roll band italiana, nata nel 2010, con all’attivo non solo album di gran valore, ma anche collaborazioni internazionali: ne hanno fatta di strada dal loro primo debutto e sembrano non aver intenzione di fermarsi qui. 4 anni di tour in lungo e in largo per tutto lo stivale e non solo, almeno 200 concerti dove hanno avuto la possibilità di esibirsi con artisti come Shameless/ Tuff, Labyrinth, Sister, Tigertailz, Kissin’ Dinamite, Pino Scotto, Confess, Living Dead Lights, Hardcore Superstar e i grandiosi STEEL PANTHER. Nel Marzo del 2016 esce per Bagana Records il loro nuovo album “Fury” che potete ascoltare sul palco di Frogstock. Mani al cielo e rock’n’roll! INGRESSO GRATUITO - APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ JOKER BY DJ BACCO frogs ventuno mercoledì 24 agosto frogs ventidue Cartongesso e Resine Decorative Via Togliatti, 28 - Riolo Terme (RA) Cell. 328.5961394 - 338.7135119 - Fax 0546.74110 [email protected] - www.tagliaferrimbianchini.it DUEMILASEDICI COFFEESHOWER I Coffeeshower sono una punk rock band nata a L’Aquila nel ‘99 dall’incontro di Pier, Eddie e Fausto. Il loro debutto autoprodotto “A Product For The Youth Development” del 2001 dura pochi mesi, ma nel 2004 l’etichetta Nh-N Records pubblica uno split-cd intitolato “Split by Side” e inizia la collaborazione con i “Dependent” e i “Belvedere”. Dopo l’abbandono di Eddie i Coffeeshower tornano nel 2006 con pezzi dal suono più maturo e pubblicano il nuovo singolo “Black Tie”. Nel 2013 esce il nuovo album compilation “The Glory Years”che celebra i loro 15 anni di carriera e tanti concerti in Italia e in Europa. A novembre 2015 esce per Ammonia Records il nuovo album intitolato “Houses”, prodotto da Daniele Brian (produttore rock). ACID MUFFIN Il progetto “Acid Muffin” nasce nell’ottobre del 2010 da Marco Pasqualucci, (batterista), Andrea Latini (cantante e chitarrista) e, più tardi da Davide Villa e Matteo Bassi (bassisti) per favorire una crescita musicale della band. Inizialmente in duo acustico gli “Acid Muffin” riscuotono successo sin dai primi live, proponendo un rock sperimentale e melodico, influenzato dalle sonorità alternative/grunge degli anni ‘90. Dopo l’entrata dei due nuovi componenti il gruppo comincia a generare un suono pulito e potente capace di esprimere musicalmente tutte quelle sfumature necessarie a rendere unico il genere proposto. IL TEATRO DEGLI ORRORI Nessun titolo, per il nuovo album de Il Teatro degli Orrori, a sottolineare il nuovo corso intrapreso dal gruppo con la nuova line-up. Dodici canzoni. Dodici nuovi capitoli di un romanzo degli orrori che racconta un paese allo sfacelo: un affresco grottesco e disperato, il nuovo disco de Il Teatro degli Orrori che non fa sconti a nessuno. Emarginazioni ed esclusioni sociali, prigioni reali e metaforiche, il disagio psichico, l’alienazione del lavoro e il consumismo compulsivo, il dramma dei profughi in fuga dalle guerre. Sono alcuni dei temi emersi in queste nuove canzoni, affrontati con disarmante ironia e sarcasmo o struggente disincanto. Innumerevoli le citazioni letterarie, disseminate come trappole allegoriche in tutto il disco: il Teatro degli Orrori calcherà il palco del Frogstock Festival giovedì 25 agosto con ingresso ad offerta libera. INGRESSO GRATUITO - APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI / DJ IACOPO BATTILANI frogs ventitre giovedì 25 agosto frogs ventiquattro Caffè Stazione Corso Matteotti, 88 Riolo Terme Tel. 339.3240155 Si organizzano Buffet, eventi su prenotazione Pizza da asporto Venerdi, Sabato, Domenica dalle 18 alle 20 Aperto tutti i giorni dalle 05:30 alle 23:00 Servizio Trasporto Pubblico Noleggio Pullman Granturismo Noleggio Auto con Conducente Via Miglioli, 1 - 48025 Riolo Terme (Ra) Tel. +39 0546 71028 - Fax +39 0546/71911 www.cooptrasportiriolo.it e-mail: [email protected] DUEMILASEDICI DEREK ISDEAD I Derek IsDead nascono nel Maggio del 2015 sul divano della cantante Elisabetta, dove insieme a Simona e Luca danno il via alle prime prove acustiche. Spostando il progetto in una sala prove vera e propria si aggiunge al gruppo anche Gianfilippo, andando a completare l’attuale formazione: Elisabetta Freguglia (voce e chitarra), Simona Galassi (basso), Luca Zedda (batteria), Gianfilippo Ghirelli (chitarra e voce). Da prima improntati su un genere stile garage rock, nel dicembre del 2015 decidono di prendersi una pausa dai concerti per spostare il genere musicale del gruppo verso il pop punk stile californiano, genere che si addice di più alle influenze musicali dei componenti della band. Con all’attivo un EP di 5 brani, tornano sulle scene nel Maggio del 2016 partendo dal palco del Vidia Rock Club di Cesena. ROYAL BRAVADA La band nasce a Monza nel 2012 e pubblica un primo ep influenzato dalla musica indie rock degli anni 2000: da allora i fan sono cresciuti e seguono la band concerto dopo concerto. Nel 2014 nasce “ROYAL BRAVADA”, primo album omonimo che vuole scrivere la soundtrack di una generazione con la faccia pulita e che non ha paura di guardare ai giganti del rock n roll. La band nel 2016 promette molte novità, tra cui la pubblicazione di nuovi videoclip, nuovi singoli e un nuovo EP dal titolo “WAR” che spazia verso nuove sonorità dilaganti dal brit-indie allo stoner rock. L’album è uscito a fine maggio 2016 in puro stile RB: spettacolare, energico, genuino e tutto da ballare. TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI I Tre Allegri Ragazzi Morti portano, con il loro ultimo lavoro in studio, un mix di contaminazioni musicali e collaborazioni a cui nessuno avrebbe mai pensato. Un album, “Inumani”, che continua il filo conduttore dei TARM: è un bel disco, suonato bene, scritto ancor meglio, con delle belle canzoni e pieno di contenuti sempre più attuali. Quindi cosa c’è in più rispetto ai lavori precedenti? Semplice, c’è che anche questa volta, ancora una dannata volta, Davide Toffolo e compagnia bella hanno sfornato un disco che fa cantare, ballare, emozionare, amare e pensare dalla prima all’ultima canzone. Godetevi questa band dalla prima all’ultima traccia, con o senza maschera, venerdì 26 agosto ad ingresso gratuito. INGRESSO GRATUITO - APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI / DJ IACOPO BATTILANI frogs venticinque venerdì 26 agosto frogs ventisei Firenze Cafè - Wine Bar via Firenze 9/c Riolo Terme (RA) DUEMILASEDICI CELEB CAR CRASH I Celeb Car Crash sono una Rock Band. Alla fine del 2012 Nicola (Lena’s beadream,Klogr), Carlo Alberto (Lena’s beadream), Michelangelo (Convergence,Violet Gibson,Waiting For Titor) e Simone (Octave,Opposite Sides) si uniscono nel progetto musicale Celeb Car Crash. Il loro primo disco “AMBUSH!” ha raccolto consensi da parte del pubblico e degli addetti al lavoro. Nel 2014 vincono il “Red Bull Tourbus Chiavi in mano” fra oltre 1700 band provenienti da tutta Italia, ciò gli permetterà di registrare un singolo a Londra e di condividere il palco con i Lacuna Coil. Attualmente la band promuove l’ultimo singolo “Let me in” che anticipa l’album “People are the best show” che uscirà a settembre 2016. ERICA MOU Erica Mou, nome d’arte di Erica Musci (classe 1990), è una delle più interessanti cantautrici italiane. A 17 anni comincia a proporre le proprie composizioni ai maggiori concorsi di canzone d’autore italiani, facendo incetta di premi. Nel 2011 pubblica l’album “E’” prodotto dall’islandese Valgeir Sigurdsson per l’etichetta Sugar di Caterina Caselli. Il disco contiene anche la cover di “Don’t stop”, colonna sonora dello spot istituzionale Eni. Nel 2012 partecipa al Festival di Sanremo nella sezione giovani e vince il premio della critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa Radio Tv con “Nella vasca da bagno del tempo” che le vale anche il Premio Lunezia per il miglior testo. A soli 26 anni la musicista pugliese ha già all’attivo un’intensissima attività live, numerose le collaborazioni e un nuovo album da farci conoscere. Buona musica Erica! I MINISTRI “I soldi sono finiti” usciva nel novembre 2006: dopo 10 anni il gruppo composto da Federico Dragogna, Davide Auteliano e Michele Esposito fa ancora parlare di sè, del suo rock urlato e dei loro live energici. I tre ragazzi, ambasciatori della scena indie italiana dentro e fuori il nostro paese, hanno calcato il palco del Frogstock Festival nel lontano 2013 e già allora avevano fatto capire quanto sarebbero diventati “grandi”. I Ministri si esibiranno sabato 27 agosto dopo la loro partecipazione allo Sziget Festival di Budapest, presentando il loro ultimo lavoro in studio: “Cultura generale”, un album che ha macinato un tour invernale sold out in buona parte dello stivale confermandoli protagonisti indiscussi della musica indipendente italiana. INGRESSO GRATUITO - APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI / DJ IACOPO BATTILANI frogs ventisette sabato 27 agosto frogs ventotto un altro punto di vista e, perché no, noi ragazze sappiamo trasmettere la passione in modo diverso e questo alza di molto la qualità del nostro lavorare tutti insieme.” Guardo Aurora mentre mi risponde in questo caldo pomeriggio e penso a quando era piccola, alle estati al crem, ai saggi di musica: parte in automatico la domanda seguente. M: “Da più di metà della tua vita sei una nostra allieva presso la scuola di musica della Clips Rag & Rock. E per la prossima metà che hai in mente di fare?” A:” Nei miei progetti c’è un futuro da ricercatrice biologa o da cardiochirurgo: il cuore mi affascina tantissimo e sarà anche l’argomento della mia tesina”. Wow penso, che grandi progetti ha nella testa e nel cuore la nostra piccola Auri: da Presidente tutto ciò mi emoziona ma penso anche che presto -forse- dovremmo fare a meno di questa piccola peste. M: ”Ti ricorderai di tutti noi? Del fluviale? Della polvere? Delle mie sgridate perché giri scalza a fine serata?” A: “Certo che mi ricorderò di voi, metterò sempre il Frogs e i volantini nella mia sala d’attesa. Per quanto riguarda il girare scalza.. beh, continuerò lo stesso a farlo in attesa delle tue sgridate!”. Chiudo con una domanda, una riflessione che giro anche a voi lettori: ad ognuno il dono di rispondere con sincerità a se stesso. M:” Fra 20 anni t’immagini che..” A:” Immagino, anzi spero che la società sia cresciuta, che sia colorata, che abbia la volontà di capire il diverso piuttosto che cercare di cambiarlo. Credo che la musica lavori di già a questo cambiamento perché è un veicolo di messaggi, un ponte al posto dei muri: ecco cosa m’immagino”. Grazie Auri, grazie davvero. La Presidente ventinove L’appuntamento si fa sempre più interessante e, data la febbrile attesa, non vado oltre: vi presento la personaggissima 2016. Avete capito bene, in Clips siamo in odor di parità, quote rosa, quelle vere, quelle che sanno spostare un fusto (sia che sia una birra o un bel ragazzo) senza farselo dire due volte! :) Intanto toglietevi dalla testa smalti, mascara e borse alla moda: Aurora è una Donna con la D maiuscola e non ha bisogno di questi suppellettili per affascinarvi. Partiamo dalla prima domanda: “Hai una vaga idea delle motivazioni/ ragioni che ti hanno portato ad essere la prescelta dell’intervistone Vips della Clips 2016?” A:”Se devo essere sincera, NO! Ipotizzo possa essere legato al fatto che ho vinto il premio come “The Queen of Joker” ma non credo basti questo per entrare nella hall of fame.” (NdA: Ogni anno diamo un premio a chi si è distinto durante l’edizione del Festival: il “The King of Joker” è un premio ambitissimo, quasi come condividere il palco con i mostri sacri del rock. Dallo scorso anno è stato istituito il premio anche per la Queen). Proseguo su questo filone perché noi in associazione ci crediamo davvero alla bellezza dell’essere donne: ”Un personaggissimo donna. La prima Queen. Senti il peso di questo premio?” A: “Sento che sta cambiando qualcosa e che, finalmente, in associazione ci sono delle ragazze/donne che vivono e animano la sede del centro giovani. Essere chiamata a rappresentarle mi fa molto piacere”. M:”Oltre ad essere una giovane donna che si sta diplomando, sei anche una delle nostre volontarie. Si parla tanto di quote rosa: pensi che la Clips ne avesse bisogno?” A:“Beh, sicuramente un occhio femminile aiuta i ragazzi ad avere anche frogs VipS della Clips frogs trenta Via F. Pirazzoli CASOLA VALSENIO Tel. 3892424869 live music cene su prenotazione Via A. Gramsci, 8 Riolo Terme Tel. 0546.70565 SENIOGEL S.R.L. Via M. Malpighi 89-93 48018 FAENZA (RA) Tel. 0546 620993 - Fax. 0546 622143 [email protected] Via Firenze, 81 Borgo Rivola Tel. 0546.71002 i nostri servizi: torte personalizzate, idee per la vostra pausa pranzo e per i vostri eventi “In alcune sere d’estate vengo alla Rocca di Riolo, dove sono accadute cose che hanno profondamente segnato tante vicende della mia tumultuosa esistenza. Tra queste mura rivivo gli intrighi, le battaglie, gli affetti, gli amori… e mi rivedo sovrana e savia donna di stato; poi spietata donna d’arme; poi madre premurosa e amante appassionata; e infine alchimista e cultrice di estetica e di scienza… Sapevo colpire, e amare… con le parole, e con la spada… e con altri miei sortilegi… Spesso mi domando come io sia stata tutto questo insieme, tra un assedio e l’altro, dieci figli, tre mariti e mille intrighi da sbrogliare. Negli anni della fanciullezza, all’ago e al fuso preferii nettamente i cavalli e la caccia; come già mia nonna Bianca Maria Visconti-Sforza, che fu una vera guerriera! E come lei fieramente combattei tutta la vita, in guerra e in politica! Contro Papi e Signori! Contro il Duca Valentino Cesare Borgia e i guelfi del Cagnaccio! E persino contro la Serenissima di Venezia! Affinché le Romagne rimanessero autonome e delle sue genti. E lottai così tenacemente che tutti avean tema di me. E non fui strega, ma assetata di conoscenza e di giustizia! A volte ho desiderato un’altra vita, più serena; da dedicare alla famiglia e allo studio delle scienze, della farmacopea, dell’alchimia, della magia e delle arti di bellezza… Di notte, nel segreto della mia solitudine e della prigionia, ho studiato rimedi per mille faccende… di stato, di salute, d’amore e di bellezza, come: a far la faccia bella e colorita; a far nascere peli e capelli; a far capelli biondi come oro; a far venire li capelli rizzi; a guarir li denti putrefatti e marci; a guarir li vermi de li putti; a guarir la sciatica; a profumar la casa al tempo di peste; del non pigliar la peste cosa certa… a far dormire solamente con lo odorare… e per li nemici che vuoi far sofrire anzi di morire… li veleni a termine. E voi, donne! Se volete… vi svelerò qualche mia ricetta segreta… ... me ne sarete grate, ne sono certa. In fondo mi dovreste già riconoscenza, almeno per la ceretta a strappo! Perché, non lo sapete? Ne fui l’inventrice, e la prima cavia, naturalmente. Ma ascoltate… a far cadere li peli che mai più torneranno piglia polvere di botte, farina de lupini, alume de rocco arso et falle bollire en acqua. Come bolle tolle dal fuoco, colale per feltro et lassa reposare en vaso otto giorni. Poi bagna una spogna in detta acqua et bagna più volte el loco dove voj pelare, et tutti li peli cascheranno che mai più rinasceranno.” Caterina Riario Sforza Se volete incontrare Caterina spesso potete trovarla tra le mura della Rocca… per info www.atlantide.net/roccadiriolo [email protected] 0546.71026 o Facebook Rocca di Riolo frogs trentuno LA ROCCA DI CATERINA frogs trentadue C.so MATTEOTTI, 1 RIOLO TERME (RA) Tel. 0546 74359 In quei tempi, a Carnevale, si era soliti andare alle Cupole, storica balera che aveva attraversato i mitici anni sessanta, i favolosi anni settanta, i mai troppo dimenticati anni ottanta e i correnti anni novanta senza mai venire abbandonata dai suoi più affezionati frequentatori. Col risultato che potevi incontrarci praticamente di tutto, dall’extracomunitario emancipato e cacciatore di passera italiana, simbolo dei nostri tempi, al vecchio ballerino di liscio vitellone di felliniana memoria, simbolo dei tempi andati. E’ sempre stato bello sfumarsi nella folla, toccare qualche bel culo o anche qualche brutto culo, dare una bella manganellata con la mia mazza di plastica sulle capocce di tutti quei perfetti sconosciuti. In quella determinata sera di Carnevale avevo preso appuntamento con il mio fidato scudiero Bigio e con Deborah, la mia prima vera fiamma dei tempi dell’adolescenza, per andare alle Cupole, ma prima, rito incontrovertibile, ci saremmo fatti due o tre cicchetti al bar Mimosa. Il tema della serata: suore e frati, cioè io e Bigio vestiti da fraticelli e Deborah da suora maiala. Non posso non descrivervi i nostri indumenti, ne rimarreste delusi. Cominciamo da me, come sempre…: modello numero 1) Cali. Stupendo frate francescano, corpulento e rubicondo, con saio in juta grezza di un molto religioso color marrone spento, cintura di corda ben stretta col nodo da una parte per fare risaltare bene la prominente pancia frutto di bagordi conventizi, cappuccio ben calato sulla faccia ricoperta da barba incolta e nerissima così da ottenere l’effetto satiro corruttore di educande, dulcis in fundo splendidi sandalacci in pelle spessa e dura a calzare i miei piedi rigorosamente nudi (era febbraio…), per inciso sotto il saio non indossavo nulla all’infuori di un paio di boxer, ma così l’immedesimazione era perfetta! Modello numero 2) Bigio. Triste e severo frate domenicano in saio di juta grezza scura a fasciare la sua magra ed emaciata figura facilmente accostabile a quella di quei pii religiosi che si martoriavano la schiena, con punizioni corporali atroci. Si suppone infatti che quella sera si sia messo corone di spine sotto le ascelle e fra le cosce e lo scroto, così da sembrare ancora più sofferente del solito ed immedesimarsi di più nella parte. Cappuccio scuro che copriva, fortunatamente il più possibile, il suo viso amichevolmente asimmetrico con quel naso al naturale storto all’inverosimile non ancora operato come da lì a pochi anni, i suoi occhietti spinti fuori da una forza misteriosa interna al suo cranio e i suoi dentini sporgenti da coniglietto spaurito. Un vero Adone! Modello numero 3) Deborah. Beh, lei merita un discorso a parte. Vestita da suora viziosa, saio dallo spacco vertiginoso su quelle belle gambe tornite e fasciate da auto reggenti di seta, scarpe rosse con tacco dal vertiginoso spillo su cui avrei sbavato ben volentieri, rossetto e trucco puttanescamente spinti, un incrocio stupendo tra una devota religiosa e una disinibita prostituta. Il sacro e il profano in un’unica persona. Adoro queste contrapposizioni vizio e virtù, mi arrapano, e lei quella sera mi arrapava alla grande. Chissà, forse dopo, nel marasma della discoteca, ci sarebbe scappata la canonica e tanto agognata toccatina di culo e cosce. Già mi leccavo le labbra! Arrivo per primo al bar e, come sempre, mi beo delle facce disgustate dei vecchietti che mi guardano entrare trionfante e ghignante agghindato in francescana maniera. Incrostati da sempre sulle loro sedie come cozze sul loro immobile e nero scoglio. Le mie orecchie vengono deliziate dai loro commenti intrisi di riprovazione nei miei confronti, zeppi di avvelenati rimproveri, ammalati di convenzioni antiche come loro, sorpassati da tutti in una gara che non vinceranno mai. “Ma cum’l’e’ mess?” “L’è propi semo!” “Un s’vergogna gnanc un po’?” “Ma i so’ i ni dis gnint?”. Ah, che bello! Corroboranti parole che fortificano un animo già temprato ad ogni intemperia e miseria umana. Teatralmente aspetto sulla porta del bar: voglio che mi vedano tutti. Che si voltino tutti. Che parlottino tra loro. Voglio essere al centro dei loro discorsi. Per un momento al centro delle loro miserevoli vite. A passi decisi e calmi, conscio del mio ruolo, fiero nel mio andare, vivo come non mai, mi dirigo al bancone. Ciaccolano ben bene i miei sandalacci. Che ci si svegli, che si senta, che ci si interroghi. Con voce ferma, decisa, chiara e cristallina, trillante e armoniosa ordino: “Oste della malora (che era il mio amichevole frogs trentatre A piedi nudi, dentro sandalacci di cuoio vecchio e crepato col fondo di legno spesso e pesante, me ne vado ramingo e solitario ciaccolando rumorosamente su quest’asfalto umido e sporco. Gli unici miei compagni di viaggio sono una nebbia costante e invadente che campeggia tronfia e vittoriosa dentro e fuori al mio cranio alcolicamente devastato e quelle simpatiche monellacce dispensatrici di gioie terrene note a tutti col nome di puttane e trans.“EHI, chico, donde vas asì conciado? Ven aquì, yo te curo !” mi apostrofa con voce virile un bel viados di un metro e novanta.“No grazie. Devo andare” ciancico io.“Yo tengo lo che tu cercas....” mi sottintende malizioso/a.“Eh, lo so. Il problema è che lo tengo anch’io... Desculpame, carinha. Devo andare.” Ma andar dove? Dove stavo andando così malmesso? Cosa era successo? E soprattutto perchè sono vestito da frate francescano, con solo i boxer da mare sotto ‘sto saiaccio ruvido come cartavetrata, sandalacci ai piedi nudi e freddo cane tutto intorno? Un clacson tromba nelle mie orecchie, un finestrino si abbassa e un verace e samaritano “Vaffanculo, imbecille!” suona come sveglia. Mi si dipana un poco la nebbia. Comincio a ricordare... Sdraiato, bianco dappertutto, fuga. No, prima. Buttafuori, sangue, carabinieri. No, prima. Maschere, coriandoli, stelle filanti. No, prima. Bar, amici, alcol a fiumi. Da qui va bene.... Il frate frogs trentaquattro modo di rivolgermi a Gina, la barista di quel tempo). Servimi da bere!” Lei mi guarda bovinamente. Umetta le labbra con fare sconcissimo e grettissimo al solo pensiero dei dobloni che di lì a poco avrei versato nei suoi forzieri sempre avidi di vil denaro e si appresta a servirmi il solito caffettino con consequenziale bicchierino di Caffè Borghetti. Mi sparo deciso l’espresso. Che la caffeina compia il suo lavoro e mi tenga ben sveglio! Ne avrò oltremodo bisogno… Che bello tenere in mano il bicchierino di Caffè Borghetti, perdersi nelle mille screpolature e cicatrici delle sue pareti vitree, provocate dai mille e mille lavaggi nell’antidiluviana lavastoviglie del bar. Mi sembra di tenere in mano un bicchiere fatto di tela di ragno. Mi piace. Il cubetto di ghiaccio tintinna allegramente sul vetro del bicchiere. Rumore mai molesto e anzi sempre benvenuto, visto che i vecchi mitili aggrappati alle loro sedie lo trovano disgustoso, fastidioso, infantile. Li turba, li sveglia, li rende coscienti del loro non-stato. E ciò li confonde, li sparpaglia, fa crollare le loro certezze. Dividi et impera! Prendo il bicchiere e ciabatto quatto quatto fino alla sedia presieduta da uno di questi simpatici vecchietti, quello che dormicchia sempre, quello che sonnecchia placido pensando e ripensando ai giorni in cui mieteva il grano, in estate. La giovinezza sulla pelle, il sudore sulle spalle bronzee, la forza e il vigore allo stato puro. E si vede che sta sognando. Ah, che giornate! Ah, la gioventù! Ah, che bello essere ancora là anche solo col pensiero! E si copre gli occhi dai raggi corroboranti di questo caldo sole del passato e scorge una dolce e cara fanciulla che gli si avvicina, dalle chiare e laide intenzioni. Porca troia, qualcosa gli si risveglia! Incredibile, son 20 anni che nulla gli si muove là sotto! E’ un miracolo! Il più bel sogno della sua vita! “Non voglio svegliarmi mai più!” Sogna di dire nel sogno. E la ragazza ormai giunta fino a lui, gli porge le braccia, apre la sua splendida bocca colma di promesse di miele e gli dice:”TIN TIN TIN TIN TIN TIN TIN TIN” “Eh???????” Si stupisce il vecchietto. Ancora:”TIN TIN TIIIIN TIIIIN TIIIIN TIIIINN” Maccheccazz….” Si sveglia e vede me che gli faccio tintinnare selvaggiamente il cubetto che è dentro il mio bicchiere attaccato al suo orecchio che è armato di cornetto acustico lasciato malauguratamente acceso al massimo. “Sveglia! Svegliaaaa!! Vat a cà a durmì!” E si trova davanti questo bel fraticello di 90 chili col suo sorriso più mefistofelico. Vedete: la gioia non bisogna andarsela a cercare tanto lontano. A volte ti aspetta lei all’angolo, ti salta in braccio, ti bacia il collo. A volte è seduta placidamente in una comoda poltroncina da bar pronta solo ad essere staccata dal ramo dell’albero della felicità. Ma basta con questi sollazzi di poco conto: è ora di darsi all’alcool. Attacco furiosamente la bottiglia del Caffè Borghetti, ormai non ha scampo. Cerca riparo dietro alle grappe: “Un altro, Gina!”, si mimetizza fra gli ammazzacaffè: “Fammene un altro, oste!”, dietro i liquori importati: “Caffè Borghetti, subito!”. Ad un certo punto, ormai conscia della sua inevitabile sconfitta, si allea subdolamente con Gina circuendola con chissà quali vane promesse. L’oste allora mi propone mellifluamente ogni tipo di bevanda liquorosa, whisky forti e decisi, rum esotici e misteriosi, vodke ghiacciate provenienti dalle fredde e desolate lande siberiane. Non mi faccio corrompere, sono integerrimo. Quando si dice un uomo tutto di un pezzo…“Non mi tediare, donnucola, con le tue proposte oltremodo indecenti. Servimi, senza indugio, un altro bicchiere di Caffè Borghetti, che la sete avanza e l’arsura è tanta!” Al decimo cicchetto, mi raggiungono i miei due compagni della serata: suor Maiala e fra’ Tristone. Al passaggio di Bigio i vecchietti del bar, ma solo i più devoti, si fanno rispettosamente il segno della croce, recitano il rosario, si flagellano le scarne schiene con le gazzette ormai stralette della giornata. Bigio incute timore reverenziale, lui è veramente un severissimo domenicano pronto a punirti per un nonnulla, si è immedesimato alla perfezione. Si capisce che ci sono cascati tutti quando anche i più irriducibili vecchietti comunisti del bar affrontano il severo frate a braccia incrociate sul petto, nella chiara posizione di sfida anticlericale così cara qua in Romagna. Ma per fortuna, subito dopo il mio altero amico, ecco entrare la mia suorona maialona. Al suo passaggio le dentiere traballano, i commenti si sprecano, gli animi si scaldano. Frusciano le vesti fasciate strette attorno al suo corpo pieno di carne e di vita. Mi stampa due bei bacioni umidi sulle mie guance irsute, cinguettando maliziosa che stasera si vuole proprio divertire. Ti divertirai, cara mia, ti divertirai... Bigio e Deborah cominciano a bere. Si danno alle vodkine, i fighetti. “Una vodka alla liquirizia, per piacere” il cupo Bigio. “Una vodka alla pesca, per favore” la languida Deborah. “Un Caffè Borghetti, schiava!” tuono io. Un cicchetto tira l’altro e così, ridendo e scherzando, mi trangugio 14 caffettini Borghetti. Traballo, son scosso, mi appanno. I miei due compagni si son fermati molto più prudentemente a 4 o 5. Chi si ferma è perduto per sempre. “Un altro. Oste della malora.” farfuglio con molta meno energia. “Mi spiace, Cali. E’ finita la bottiglia. Non ne ho un altra in magazzino. Se vuoi, posso darti un whiskettino, una vodkina, un rumettino?” sibila come un rettile al mio orecchio stanco di tanta mediocrità. “Forse in un altro momento mi avresti potuto allettare con le tue sconce offerte estere, ma ora come ora, la mia ugola riarsa abbisogna solo di un italico buon Caffè Borghetti!”. E così dicendo, estraggo lesto da una delle tasche del mio saio una di quelle deliziose bottigliette nere di Caffè Borghetti, fac-simili delle loro sorelle più grandi. Svito con calma il tappino rosso che racchiude il delizioso elisir e teatralmente alzo la bottiglietta a simulare un brindisi con la stupita barista che assiste impotente alla mia bevuta corroborante. “Peccato, cara Gina. Avrei potuto darti ancora molti soldini, ma attingerò dalla mia scorta personale di momenti inebrianti. Adios, maldida!” Spagnoleggio io. Paonazza mi guarda, ma non può nulla. L’ho abbattuta. Mi lancia un’ultima maledizione “Ci saranno altre occasioni...”. “Sì, ma io vincerò sempre, sappilo. E’ questione di genetica.” Et voilà. Touchè. Si parte. L’auto di Bigio è tetra come lui. Spartana nelle sue finiture, non si dà spazio e nessun oggetto che potrebbe renderla più frivola, che so: un arbre magique, un pupazzetto, una radio alla moda. Nulla, nisba, nicht. Bigio non si abbassa a queste umanità fastidiose. Lui viaggia su altre onde. In auto bevo ancora e ancora e ancora. Non mi fermo più. Ho le tasche piene di quelle simpatiche bottigliette. Il mondo sta sfumando, finalmente un po’ di pace. Arrivia- mano sinistra con del vetro cadendo per terra malamente in discoteca. Ravvisata la ferita, prontamente è stata chiamata un’ambulanza per trasportare il soggetto al Pronto Soccorso.” “Porcaccia troia zozza!” il commento principesco della mia ex fiamma. “Me lo sentivo. I presagi erano funesti. Andiamo!” disse il mio grande piccolo amico preso dal sacro fuoco del salvataggio. Parcheggiata la funesto-mobile, i miei due amici arrivano trafelati all’accettazione del Pronto Soccorso. “Avete per caso ricoverato da poco un nostro amico. Di cognome fa Malavolti.” burocratizza il Bigio. L’infermiera di turno, passato il primo momento di stupore alla vista dei due strani religiosi, scartabella i registri, visiona pagine di computer e scuote il capoccione incuffiettato. “No, nessun Malavolti ricoverato.” “Controlli meglio.” pignoleggia il Bigio (sotto sotto mi ama...). Infastidita da tanta petulanza, l’infermiera fa finta di riscartabellare i registri e di rivisionare il monitor del pc. “No, nessun Malavolti ricoverato. Come avevo già detto...” stronzeggia la virago. Proprio mentre il Bigio sta per scagliare la sua più nefasta maledizione che neanche le piaghe dell’antico Egitto, passa di lì un allegro barelliere che visti gli abiti dei due sbotta. “Il vostro amico era anche lui vestito da frate? Grosso e ubriaco come una pidria?” I due religiosi annuiscono speranzosi: “Sì sì, è proprio lui!” all’unisono. “Beh,” riprende il simpatico barelliere “l’abbiamo caricato a Castel Bolognese chiamati dai carabinieri, era ferito ad una mano, ma nulla di serio. Se ne stava buono buono sulla barella dell’ambulanza. In effetti sembrava svenuto e stordito dall’alcool. Parcheggiamo davanti al Pronto Soccorso, scendiamo e appena apriamo i portelloni di dietro, ‘sto cretino balza fuori e corre via a gambe levate tenendo alzati i lembi del suo saio. Non l’abbiamo più visto.” I miei due amici ci rimangono di stucco. “E’ veramente un coglione!” interloquisce amabilmente Deborah (comincio a pensare che la cara ragazza scarseggi a vocabolario...). “Un risvolto inaspettato... Mmmmhhh... Fatemi pensare....” Perry Masoneggia Bigio. “Il suo cervello annegato nel Caffè Borghetti sicuramente gli starà dicendo di tornare alle Cupole, ultimo recapito da lui riconosciuto validamente accettabile. Quindi ritengo, basan- doci sui preziosi indizi datici dal qui presente barelliere, che rifacendo la strada all’indietro, cioè dirigendoci sulla Via Emilia verso le Cupole, intercetteremo il fuggiasco e riusciremo a condurlo in salvo. Grazie, buon uomo. Ci è stato oltremodo utile.” sermoneggia Bigio alla Sean Connery nel “Nome della rosa”. “Ma cavatevi dai maroni!” romagnoleggia il barelliere. Risaliti lesti sulla funesto-mobile, ripercorrono la strada all’inverso nella speranza di ritrovarmi vivo e vegeto, anche solo svenuto in qualche fosso. All’altezza del rivenditore di auto “Moreno Motor Company” sono obbligati a rallentare, causa la fila di auto davanti a loro. Automobilisti fuori dai finestrini che inveiscono e strombazzano furiosi verso un figuro scuro che ondeggia pericolosamente in mezzo alla strada, occupando una corsia e mezza. “Non ci sono dubbi: l’abbiamo trovato.” sentenzia Bigio. “E’ veramente un coglione!” monotamente riafferma la cara suorina (sì, indubbiamente è scarsa di vocabolario, ma in fondo chi se ne frega: ha due gambe sì, e un culo sì). Quando riescono a raggiungermi, accostano e mi fanno entrare a forza nel carro funebre di Bigio. Finalmente la pace si impossessa di me e appoggio la testa sulle gambe di Deborah. Prima di assopirmi cerco di toccare qualcosa, che so una coscia, una natica, ma nulla. Lei mi schiaffeggia la mano audace e mi dice rassegnata “Sei veramente un coglione!” e daje! Anche stasera non si tromba. Un classico senza tempo nella mia vita solitaria. Forse l’amicizia è un valido sostituto, ma non ne sono così sicuro. La cosa di cui sono arcisicuro è che sono sempre stato circondato da amici sinceri che ci sono sempre stati nel momento del bisogno e che non hanno mai voluto nulla in cambio, per quanto io possa essere sempre stato disgustoso, pesante, pedante, antipatico, scontroso, prepotente e sempre, ma proprio sempre alcolicamente devastato. Ite, missa est. Amen. Cali frogs trentacinque mo alle Cupole, architettura psichedelica anni ‘60. Mi piace. Ci mettiamo ovinamente in fila aspettando di ritirare il tagliando di ingresso. Bigio e Deborah mi sorreggono a malapena, che cari. Io ne approfitto per allungare una mano discola nella scollatura di Deborah e per mettere un dito nell’orecchio di Bigio. Deborah ridacchiando mi sculaccia una mano, Bigio mi scomunica con uno sguardo accigliato. Ritirato il cartaceo visto di ingresso, varchiamo le soglie di questo moderno inferno godereccio. Musica anonima mi squassa il poco cervello rimasto, odori incredibili mi devastano le nari impreparate a tanta lordura olfattiva. Sporco, sudore, profumo dozzinale, urina, feci e vomito. Tutto si amalgama per creare un odore di umanità che se io non fossi ubriaco non riuscirei mai a sopportare. Subito confluiamo nella corrente di gente che si muove senza scopo tutto intorno alla discoteca. Sembra il purgatorio in una bella descrizione dantesca. Anime nel limbo che sempre portano un fardello su per una montagna. Senza scopo. Senza meta. Chi trasporta faticosamente la propria timidezza, chi i propri complessi fisici, chi la propria incapacità nei rapporti umani. Chi tutte queste cose... Perdo di vista i miei due compari, ormai tutto gira vorticosamente, traballo pericolosamente, cado pesantemente. Una scheggia di dolore selvaggio parte dalla mano sinistra e mi trafigge la testa. Blackout, cervello spento, forse per sempre. Da qui in poi parlano Deborah e Bigio e scusate la loro pochezza di spirito e di linguaggio, ma in fondo in una comitiva ne basta uno dalla lingua sciolta... Una buona mezz’ora dopo i fatti sopra citati, i miei due compagni di coriandoli e stelle filanti si stanno interrogando sulla mia scomparsa: “Ma dove cazzo si è messo?” signorineggia Suor Maiala. “Non lo so, ma non mi piace...” profetizza fra’ Tristone. Cominciano ad interrogare tutti i compaesani che riescono ad individuare sotto tutte quelle maschere camuffanti e, come un puzzle da diecimila, ricostruiscono certosinamente i fatti accadutimi. Così si ritrovano a parlare con i carabinieri piantonati fuori dalla discoteca che informano i due religiosi che un “soggetto alterato dall’alcool è stato consegnato loro da due buttafuori. Il soggetto infatti si era probabilmente ferito la frogs trentasei il BOTTEGHINO di Anna Lisa Menichetti LOTTO RICARICHE TELEFONICHE Tel. 0546.70460 Ho sempre avuto un debole per le rubriche: volendo, potrei aprirne una al giorno. Ma chi ha un debole per le rubriche è come chi ha un debole per le donne: difficilmente è fedele. La mia infedeltà è così grande che cambierei una rubrica al giorno, motivo per cui, dopo alcune brusche separazioni, ho deciso di non tenerne più. Ma ecco che il Frogstock mi chiede un contributo e allora mi dico: è l’occasione buona per aprire “Second coming”, la mia rubrica annuale. Il titolo è un omaggio al secondo e ahinoi ultimo album degli Stone Roses, e sta a indicare che gli album di cui vi parlerò meriterebbero di essere riscoperti e rivalutati dal pubblico e dalla critica. Ogni anno vi proporrò un album che è passato inosservato in Italia o è stato dimenticato, del quale decorre il decimo, ventesimo, trentesimo, ecc. anniversario. Iniziamo tornando indietro di 30 anni con “Boomtown” del duo David + David. Uscito nel 1986, ha riscosso un discreto successo negli Stati Uniti: un paio di singoli ai piedi della top ten e un disco d’oro per i due David; poi il nulla. Ma facciamo un passo indietro. Innanzitutto i due David sono David Baerwald e David Ricketts. Si incontrano in un pub di Los Angeles nel 1984: entrambi polistrumentisti, diventano prima amici, poi collaboratori. Scrivono insieme “Boomtown” e, al termine del tour promozionale durato un anno, si definiscono “an explosive musical collaboration”. Peccato che poco dopo la collaborazione esploda sul serio: il duo si scioglie senza rivelare il perché. Bearwald intraprende una discreta carriera solista – il suo primo album vede alla chitarra addirittura Joni Mitchell – ma senza mai bissare il successo di “Boomtown”; Ricketts lascia al mondo un pugno di collaborazioni di prestigio e niente più. Torniamo a “Boomtown”. Siamo di fronte a un album clamoroso: 9 canzoni, 40 minuti di un’intensità e una solidità impressionanti per degli esordienti. Il loro cantautorato è un mix fra il Bruce Springsteen di “Born in Usa”, per via di certe sonorità e soprattutto per l’affondo sociale dei testi, e gli U2 degli anni ‘80: c’è più di un’affinità fra la voce di Bearwald e quella di Bono. Tuttavia, ascoltando “Boomtown” non avrete mai l’impressione di un lavoro “ispirato a” o “debitore di”, tant’è la maturità artistica e l’originalità della ricetta musicale dei David. Punto forte dell’album sono i testi, affilati come raramente accade. Affondano nell’ipocrisia dell’America (River’s gonna rise), nel lato oscuro delle persone (Welcome to the boomtown), nel fallimento dei sogni e delle speranze della gioventù (Swallowed by the cracks), portando l’ascoltatore in viaggio fra le macerie dell’umanità. La voce di Bearwald è pulita, ma capace di inorgoglirsi e struggersi a dovere durante ogni discesa nei bassifondi. Le musiche, al contrario dei testi, sono spesso ariose: danno l’idea di una certa leggerezza. Una leggerezza che, forse, richiama la superficialità con cui i personaggi cantati nelle liriche buttano al vento la loro vita.Questo paradosso è più evidente nelle tracce di maggior successo: i brani di apertura Welcome to the boomtown, Swallowed by the cracks e Ain’t so easy, e il capolavoro che chiude l’album, Heroes. In mezzo troviamo la struggente Rivers gonna rise, che invoca una inevitabile, catastrofica apocalisse (notevole la chiusura strumentale) e All alone in the big city, che è semplicemente solitudine in musica. Due ballate capaci di restituire la disperazione e la violenza (la prima), la malinconia e l’isolamento (la seconda) con un’intensità fisica da far male. Chiusura con nota di merito su Heroes, l’unico brano scritto interamente da Baerwald. Il titolo richiama il celeberrimo brano di un terzo David: Bowie, e il confronto è non solo istintivo, ma richiesto. Alla bellissima utopia del Duca Bianco, Bearwald contrappone uno scenario apocalittico e brutale: vanno in scena gli sconfitti, corpi insepolti e avariati, sognatori morti e così via. Il ritmo trascinante di Bowie qui diventa una ballata, e il “we can be heroes” diventa un passivo: “let just be heroes”. Insomma, nove anni dopo, i David + David calcano le orme di Bowie ribaltando il sogno in un’implorazione, riuscendo nel miracolo di incidere un brano che – lo dico? Ok, lo dico – può stare lassù, nell’olimpo delle canzoni perfette, al pari degli eroi di David Bowie. Martino Savorani @martinosavorani www.martinosavorani.it frogs trentasette Second coming: David + David Boomtown (1986) frogs trentotto S.C.M. Riolo - Società Costruzioni Metalliche S.r.l. Via Miglioli, 6 48025 Riolo Terme (RA) Tel. 0546.70210 - Fax. 0546.71498 E-mail: [email protected] www.scmriolo.com frogs trentanove N.P.C. New Production Concept s.r.l. -Via Malatesta, 27/29 40026 - Imola (BO) Tel.+39 0542 362000 Fax +39 0542 362041 - [email protected] - www.npcitaly.com frogs quaranta COLAZIONI - PRANZI - SERATE Trilly Bar di Milena Tedaldi Via S. Silvestro 172 Faenza (RA) Tel. 0546 646123 [email protected] www.trillybarfaenza.it frogs quarantuno frogs quarantadue Via Aldo Moro, 6 - 48025 Riolo Terme (RA) Tel. 0546 74052 Per quanto riguarda il (non) consiglio cinematografico di quest’anno ho deciso di esagerare proponendovi Miss Cast Away, un’inammissibile commedia diretta da Bryan Michael Stoller che metterà in serio pericolo la vostra stabilità mentale. Ma andiamo con ordine. Ci troviamo in quello stesso 2004 in cui è cominciato Lost, uno degli show televisivi più amati degli ultimi 20 anni, incentrato sulle avventure di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo su un’isola misteriosa e molto pericolosa. Per un incredibile scherzo del destino, nel medesimo anno Stoller ha dato vita a un film basato su un soggetto molto simile, che però a differenza del suo contemporaneo può essere inserito nella storia della narrazione audiovisiva solo per la sua bruttezza, che lo ha fatto entrare nella classifica dei peggiori film di sempre sul popolare sito IMDb con un’importante (e generosa) media voto del 2,4 (su 10). Ma perché tanto accanimento? La trama può sicuramente farvi capire qualcosa in più. A seguito di uno schianto aereo animato realizzato con un Commodore 64, un gruppo di partecipanti a un concorso di bellezza finisce su un’isola apparentemente deserta, ma che in realtà riserva diverse sorprese. A questo punto è necessario fare un inciso per supplicarvi di credere alle parole che state per leggere. Quello che vi sto per raccontare è realmente contenuto nel film, non è il delirio di un pazzo in preda alle allucinazioni. O almeno credo. In poche parole, l’isola sulla quale atterrano i due copiloti e un reggimento di decine di sgallettate (tutte caratterizzate da un QI pari a quello di un oleandro) ospita nientepopodimeno che l’Arca di Noè. Ma non è tutto: il guardiano della mitologica imbarcazione è un maiale preistorico realizzato in maniera ancora peggiore del disastro aereo e chiamato giustamente Jurassic Pork. Per non farci mancare niente, l’isola è minacciata anche dagli uomini-scimmia de Il pianeta delle scimmie, che tengono in ostaggio il buon Noè, e da una bomba atomica che sta per essere sganciata da un sottomarino chiamato Yellow Submarine e guidato dal Sgt. Pepper (!?). Niente paura però, perché ad aiutare i nostri eroi c’è l’Agente MJ, ovvero Michael Jackson in persona, che è stato assegnato alla missione direttamente dal Vaticano (rappresentato da Papa Wojtyla) e appare attraverso un ologramma proiettato dal droide siciliano C1-Picciotto, clone dell’R2-D2 di Star Wars. Ho detto molto, ma non ho assolutamente detto tutto. In mezzo a tutto quello che vi ho appena riferito assisterete impotenti a estenuanti e sconcertanti gag, improbabili inseguimenti su uno sfondo posticcio con cui gli attori non interagiscono minimamente e inutili scene di pochi secondi incollate nel film alla meno peggio. Avrete inoltre modo di subire un’infinita successione di assurde apparizioni e imbarazzanti citazioni dei più disparati film, che sfociano apertamente nella parodia più demenziale. Oltre a quanto vi ho già riportato, fra frogsfrogs quarantatre froggie’s ugliest movies gli altri vengono citati in modo assolutamente ingiustificabile Forrest Gump, Austin Powers, I predatori dell’arca perduta, Lo squalo, Matrix, Il miglio verde, Il sesto senso e (già dal titolo) Cast Away. Non manca inoltre un’incredibile parodia di Titanic, con la presenza del Re Elvis Presley, che ovviamente non poteva mancare in questa grande fagiolata cinematografica, insieme ad altri personaggi casuali come Groucho Marx, Marilyn Monroe e George W. Bush. Verso il finale del film si ha la netta sensazione che potrebbe comparire qualsiasi persona o cosa, per esempio una banana parlante, Zio Tibia o Mirko dei Bee Hive, senza intaccare minimamente il filo (non) logico della storia. Miss Cast Away è anche l’ultima apparizione cinematografica di Michael Jackson, che per via della sua amicizia con il regista ha concesso l’utilizzo di alcune sue canzoni e si è prestato a questa pagliacciata con delle riprese girate direttamente nel suo quartier generale di Neverland, purtroppo per lui senza quella celebre mascherina che gli avrebbe evitato di coprirsi di ridicolo. Parlando di porcate come questa, spesso si dice che possono essere apprezzate solo dagli amici o dai parenti del regista e del resto del cast. Non è questo il caso, perché alla fine dei titoli di coda possiamo vedere un breve video in cui la madre del regista ammette candidamente di non aver gradito Miss Cast Away, chiudendo idealmente il cerchio di questa atrocità cinematografica. Marco Paiano frogs quarantaquattro Via Rinfosco, 108 - 48014 Castelbolognese (RA) - Tel. 0546.55515 Fax. 0546.656193 At The Drive-In - Pattern Against User (Relationship of Command, 2000) Il mixtape si apre con questa fantastica canzone di puro Rock’n Roll, diretto ed incontaminato: il bellissimo disco presentato da questo grande gruppo è una sorpresa graditissima che arriva in contemporanea con il nuovo millennio. I Texani in questione sono ufficialmente gli eredi del più grezzo Hardcore Americano: prendono spunto un po’ da Iggy Pop (che tra l’altro fa una piccola apparizione nel disco) e un po’ dai Rage Against the Machine, riuscendo ad emergere ed a farsi conoscere al grande pubblico. Turbonegro - All My Friends Are Dead (Party Animals, 2005) Dalla Norvegia con furore arrivano i Turbonegro, un gruppo che dà vita ad un nuovo genere mai sentito prima, il “death punk”, riportando alla ribalta il punk vero e proprio a metà degli anni 2000, colorandolo ed arricchendolo con tanta buona e sana ironia. Anche loro sono coerenti e credibili: qui si suona sul serio anche se il look che adottano può far credere il contrario. Amatissimi dal pubblico, sfornano questo bellissimo disco che contiene una canzone da super pogo. Pennywise - Bro Hymn (Pennywise, 1991) Di gran lunga la canzone più gloriosa del quartetto californiano, un must che persiste da 25 anni, il coro magistrale che accompagna tutta la canzone è davvero da antologia. Assieme agli amici Bad Religion, hanno contribuito a rendere grande la seconda invasione dell’Hardcore Punk californiano, grazie ai loro brani veloci, ai testi politicizzati e alle cover di canzoni anni ’50, trasformate in chiave Punk Rock. by Malva Descendents - Hope (Milo Goes To Collage, 1982) Loro sono i fondatori dell’Hardcore melodico, fonte di ispirazione di gruppi a seguire come Bad Religion, Pennywise, No Use For A Name e via dicendo (l’elenco è veramente lunghissimo) i quali rispolvereranno e renderanno grande questo genere una decina di anni più avanti. Il brano “Hope” è veramente di pregevole fattura: recita parole contro qualsiasi tipo di ingiustizia, raccontata dai panni di un ragazzo fragile e sensibile che esprime tutto il suo sconforto esistenziale. The Stooges - No Fun (The Stooges, 1969) Scegliere una canzone da questo disco è stata dura: alla fine su tutte ha prevalso “No Fun”, accompagnata da riff ripetitivi ed ossessivi, tenuti a tempo da battiti di mani anziché dalla batteria. Iggy canta tutto il suo dolore e racconta della solitudine, uno spaccato sullo stato d’animo della generazione del movimento Hippy di fine anni ’60. Verso il finale le chitarre si fanno ancora più acide ed ossessive, l’iguana incalza con urla brutali ed il suo “well, come on!” diverrà leggenda. Offspring - The kids aren’t alright (Americana, 1998) Contenuta all’interno del loro album più ruffiano, un album furbo, un album che strizza l’occhio al grande pubblico grazie a canzoni come “Pretty Fly (for a White Guy)” e “ Why Don’t You Get a Job?” le quali riscuoteranno grandissimo successo, grazie anche a due videoclip molto commerciali. Ma “The kids aren’t Alright” non è così, è sempre molto orecchiabile ma ha un testo molto profondo che narra la storia di Dexter (il cantante) il quale ritorna a far visita nel suo quartiere che gli ha dato i natali e lì le cose vanno piuttosto male. David Bowie - Five Years (The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars, 1972) Canzone che apre le danze all’album capolavoro assoluto del duca bianco Mr. David Bowie. Sin dal primo secondo percepiamo che disco grandioso abbiamo tra le mani: la batteria scandisce il tempo con un ritmo particolare ed abbastanza blando ma molto deciso, per poi crescere ed impennarsi, fino arrivare all’esplosione vocale di un determinatissimo David Bowie. Ci manchi Ziggy, cavolo se ci manchi. Chris Kenner - I Like It Like That (I Like It Like That, 1961) Chris Kenner ha piazzato solo due singoli nella sua breve carriera, ma questo in particolare è davvero eccezionale: nel 1961, grazie a questa perla, vende un milione di copie. Questa canzone ha un’anima e la si può sentire; oltre alla voce profonda di Christopher Kenner di New Orleans, è accompagnata da una base Blues e primordiale Rock n’Roll: una delle canzoni più belle di tutti i primi ’60. Placebo - Every You Every Me (Without You I’m Nothing, 1998) Canzone estratta dall’album migliore di questo gruppo capitanato dall’emblematico cantante e chitarrista Brian Molko; una canzone che parla di sesso in modo ambiguo, perverso, che cattura da subito l’attenzione del grande pubblico grazie alla voce magnetica del leader appunto ma grazie anche alle linee di chitarra e batteria in chiave pop con qualche accenno di Rock n’ Roll. Arctic Monkeys - R U mine (AM, 2013) Riff mostruosi accompagnano questa canzone godereccia, puro Rock n’Roll, formata da Stop & Go mozzafiato che ti tengono sulle spine. Erano diversi anni (parliamo del 2013) che non veniva incisa una canzone così: dal mio punto di vista una sorpresa graditissima, anche se sapevo che qualcosa di grande sarebbe arrivato da questa super band. Josh Homme è in cabina di regia per la registrazione di questo disco e si sente eccome. Bravissimi Artic Monkeys, uno degli ultimi gruppi Rock ad essere davvero produttivi ed efficaci. Metallica - For Whom the Bell Tolls (Ride the Lightning, 1984) Questa è dedicata a te, sono convinto che ti faccia sempre piacere riascoltarla. Ricordo molto bene che una sera di tanti anni fa, dopo una serata passata al Frogstock, a tarda ora, quando al fluviale eravamo rimasti solo noi dello staff, dopo che il sudore, la polvere e la stanchezza si erano pienamente impossessati di noi, mi facesti un cenno rivolto alla consolle dicendomi: “Oh dai metti l’ultima”, il primo cd che trovai fu proprio questo e senza esitare andai direttamente alla traccia numero 3. Difficile dimenticare qui momenti. The Doors - Peace frog (Morrison Hotel, 1970) Morrison Hotel non verrà di certo ricordato come l’album migliore dei Doors ma al suo interno troviamo la leggendaria “Roadhouse Blues” che echeggerà in molti locali per i prossimi 30 anni a venire, anche se io preferisco di gran lunga “Peace Frog”: una sorta di Blues Rock leggero e piacevole che non annoia mai, una delle ultime gemme lasciate in eredità da Re lucertola. frogs quarantacinque mixTape frogs quarantasei La coopsole Ravenna ha realizzato e gestisce un impianto fotovoltaico di un megawatt di potenza sulla vecchia discarica Hera a Ravenna COOPERATIVA SOLE RAVENNA Soc. Coop. Consortile - Via Faentina,106 48123 Ravenna Tel. 0544.509586 by Bigtoad’s Wizard ARIETE Saturno, ma che t’ha fatto quest’anno ‘sto povero Ariete? Famiglia, casa, affetti… non è un periodo coi fiocchi. La forma fisica sarà comunque l’arma che aiuterà l’Ariete a superare gli ostacoli. La pazienza servirà un tot da settembre in poi quando l’altro pallone gonfiato di Giove ci si metterà a seminare zizzania. Grande Rospo suggerisce: darci dentro che l’eros, almeno quello, funziona. TORO Corna affilate e via al galoppo, raramente gli astri tifano così animatamente ai bordi della pista. Lavoro, denaro, amore, sfrecciano al fianco dei torelli e delle torelle per buona parte dell’anno. Correre dritti alla meta è fondamentale perché da settembre qualche astro, annoiato da tanto vincere facile, farà le valigie e porterà via qualche strumento di successo, soprattutto nella sfera lavorativa. BILANCIA A dispetto del nome, gli anfibi bilanciati penderanno per tutto il 2016 verso influssi astrali positivi. Si veleggia senza nubi all’orizzonte. Un anno di ferie dalla sfortuna, da assaporare con serenità. Lavoro e traguardi professionali bussano ed entrano nella vostra vita senza far troppo rumore. Qualche traballamento sentimentale e problemini di salute disturbano lo stato di relax. Grande Rospo consiglia: nulla. SCORPIONE Ai cari anfibi dello scorpione il Grande Rospo consiglia fin da subito l’acquisto di una capiente agenda sulla quale prender nota di tutto il lavoro da fare. Lo zodiaco aiuterà gli scorpioncelli e le scorpioncelle per buona parte dell’anno, ma non bisogna fermarsi. Situazioni affettive un po’ complicate e sfera lavorativa che, anche se con qualche breve periodo di nervosismo, darà grandi soddisfazioni. GEMELLI Cari rospetti gemellati, c’è voluto tutto il 2015 per rimettere ordine tra le vostre cose. Quest’anno agite con calma completando i progetti in corso senza affannarvi troppo in nuove avventure. Più sicuri e tranquilli riuscirete finalmente a rilassarvi un pò. Turbolenze amorose vi sganceranno da relazioni leggere verso orizzonti più impegnativi. Ottobre propizio per le gemelline con voglia di maternità. SAGITTARIO Nel 2016 pianeti ed astri vari si interesseranno abbastanza di striscio alle vicende dei sagittari. Più che un oroscopo il Grande Rospo dovrebbe scrivere una biografia con eventi caratterizzati da scelte personali più che dalle stelle. Dallo zodiaco traspare solo qualche problema con una persona anziana che necessiterà di aiuto. Situazione lavorativa stabile con soddisfazioni e occasioni di crescita. CANCRO Altolà! Mettersi in riga è d’obbligo per i rospacci chelati: non è più tempo per confidare sulla fortuna. Finanze, forma fisica, relazioni sono un continuo di alti e bassi da gestire con cautela. Da settembre a dicembre il Grande Rospo consiglia di sigillare il portafoglio. Nessuna sciagura in vista, ma è necessario abbandonare la facile spavalderia a favore di rigore e moderazione. CAPRICORNO Capricornetti anfibiati la volta celeste regala nel 2016 influssi positivi nella sfera professionale. Un trittico di pianeti vi proteggerà da inimicizie e gelosie rivali lasciando aperta la strada a successi e investimenti. Qualche nuvola nella parte centrale dell’anno può compromettere i rapporti con soci e collaboratori, ma passerà. Per soddisfare anche il cuoricino bisognerà attendere fine anno. LEONE Un 2016 senza infamia e senza lode per voi leoncini. Lo zodiaco gioca di sponda senza interferire troppo nella vostra quotidianeità che dovrete gestire con oculatezza. Solo verso fine anno gli astri decideranno di intervenire dandovi una mano con la sfera sentimentale e uno sgambetto in campo lavorativo. Il Grande Rospo consiglia: forza e coraggio, fisico e salute non mancheranno. ACQUARIO I pianeti disoccupati con il capricorno daranno una mano ai cari acquari per un anno carico di emozioni del cuore. C’è spazio per tutti: relazioni consolidate, amori fugaci, amanti vari, un periodo di fuoco. Lavoro e finanze galleggiano, ma in mari a volte tempestosi. C’è spazio per muoversi ed osare con imprese vicine e lontane. Grande Rospo consiglia: serve attività fisica contro la pigrizia. Siete avvisati. VERGINE Cari ranocchietti vergini quest’anno vi spetta un ruolo di arbitro nel bel mezzo di un’animata partita tra gli astri. E’ un continuo passaggio di palla tra i pianeti che vi amano e quelli dispensatori di sfiga. Un continuo su e giù nel lavoro, nella vita affettiva, nella salute, con alti e bassi che vi lasceranno confusi e frastornati. Dall’autunno fine della partita e un meritato periodo di calma. PESCI Sott’acqua i pesci sono al sicuro, l’importante è evitare correnti forti. Un pianetuccio ci dice all’orecchio che per i single si potrebbe presentare l’occasione per un ritorno di fiamma inaspettato. Stabilità in campo professionale, ma attenti ai nemici tra colleghi e collaboratori. Qualche periodo delicato per la salute con propensione a raffreddori di vario genere. Grande Rospo consiglia: scorta di kleenex. frogsfrogs quarantasette ‘o rospoco frogs quarantotto Ca r p e n te ria M e ta llica punto vendita VIA E. MATTEI, 19 - RIOLO TERME antinfortunistica TEL. 0546 71724 / FAX 0546 70391 faac cancelli automatici elettroutensili [email protected] Negozio di Riolo Terme Via A. Moro, 20/C Tel. 0546 70504 Orari di apertura: mattino: dal lunedi al sabato dalle 7.30 alle 13.00 pomeriggio: mercoledì, giovedì, venerdì e sabato dalle 16.00 alle 19.00 DISTRIBUITA DA