Lo sviluppo psicologico dall'adolescenza all'età adulta: fattori di protezione e di rischio Psicologia dell'adolescenza: i contesti sociali. La devianza La devianza in adolescenza La maggioranza degli adolescenti commette infrazioni di lieve entità e solo alcuni si macchiano di reati gravi Una piccola percentuale di adolescenti è responsabile della maggior parte dell'antisocialità minorile Alcuni dati sulla criminalità (Dipartimento per la giustizia minorile) Stabilità del fenomeno negli ultimi 15 anni Al Nord vengono denunciati più stranieri, al Centro più nomadi mentre al Sud si registrano episodi riferibili al coinvolgimento dei minori nella criminalità organizzata e originati in condizioni di svantaggio socioeconomico I ragazzi continuano a costituire la maggioranza rispetto alle ragazze (84% e 16%) Nel caso degli stranieri prevalgono i reati contro il patrimonio, gli italiani commettono più frequentemente reati contro la persona La criminalità minorile in Italia Viene ricondotta a tre aree: la criminalità degli adolescenti stranieri quella degli adolescenti italiani che vivono in condizioni socioeconomiche di emarginazione, presenti soprattutto al Sud e nelle periferie dei grandi centri urbani quella degli adolescenti italiani che vivono in condizione di benessere socioeconomico («malessere nel benessere») I livelli di spiegazione Due scuole di pensiero: La scuola classica, i cui principali esponenti sono stati Cesare Beccaria e Jeremy Bentham, considera le persone dotate di libero arbitrio, razionali, edonistiche - Il reato è visto nei termini di un’azione che è frutto di una scelta intenzionale volta al raggiungimento di un obiettivo Per la scuola positiva, al contrario, il comportamento criminale è determinato da fattori biologici, psicologici o sociali che distinguono coloro che violano le norme da coloro che invece le rispettano Le teorie: fallimento della socializzazione o scelta personale? Sociogenetiche Disposizionali - La personalità antisociale - Le spiegazioni biologiche - Cognizione sociale e disturbi della condotta - Delinquenza e attaccamento La scelta della devianza - La teoria della scelta razionale - La teoria delle attività abituali - La devianza come progetto reputazionale Il Disturbo antisociale di personalità Con questa espressione i manuali diagnostici dei disturbi mentali indicano quella tendenza a violare sistematicamente i diritti altrui, ignorare le norme sociali e mostrare comportamenti impulsivi, con tendenze più o meno esplicite all’aggressività e alla violenza Sono stati individuati due fattori che costituiscono il nucleo del comportamento antisociale: - il narcisismo aggressivo - lo stile di vita antisociale Il Disturbo antisociale di personalità È necessario distinguere tra problemi antisociali a esordio precoce e persistenti per l’intero arco della vita problemi antisociali limitati all’adolescenza Le due tipologie sono considerate diverse quanto a - etiologia - patogenesi - prognosi Le teorie biologiche Originano dal lavoro di Lombroso, secondo cui i criminali sono affetti da anormalità fisiche multiple, di natura atavica – che li rendono cioè simili agli animali inferiori e agli uomini primitivi – o degenerativa Negli ultimi trenta anni, grazie anche ai progressi delle neuroscienze nella comprensione delle funzioni cognitive, le teorie biologiche sono state riprese e riformulate su basi nuove (studi di genetica, neuroimaging per lo studio delle strutture e del funzionamento cerebrale, analisi delle compromissioni neuropsicologiche) Cognizione sociale e disturbi della condotta Le funzioni esecutive sono definite come l’abilità di mantenere un appropriato set di problem solving per raggiungere un obiettivo futuro, vale a dire una rappresentazione mentale di un compito, una capacità di rievocazione ed elaborazione di strategie e piani comportamentali, una capacità di inibire una risposta, modificarla o rinviarla (Welsh e Pennington, 1988) Compromissioni in queste funzioni sono state ripetutamente descritte nei soggetti con disturbi della condotta (CD) caratterizzati da esordio precoce Cognizione sociale e disturbi della condotta Nei soggetti con disturbi della condotta è stata evidenziata - una discrepanza tra QI di performance e QI verbale - un deficit nell’abilità di effettuare inferenze on-line sugli stati mentali Dodge [2006] ha osservato che i comportamenti aggressivi sono associati a distorsioni nell’elaborazione delle informazioni sociali Delinquenza e attaccamento I comportamenti devianti possono essere associati a una carenza di cure materne Nel caso di ragazzi violenti, sono state messe in evidenza le relazioni con un attaccamento disorganizzato, caratterizzato dalla mancanza di uno stile genitoriale coerente, da rapidi passaggi da situazioni di sicurezza a situazioni di instabilità e imprevedibilità, da paura nei confronti delle persone che si occupano del bambino, da comportamenti evitanti ed ostili, da difficoltà nella regolazione degli affetti La teoria della scelta razionale Le azioni devianti sono viste come gli esiti di un processo intenzionale di confronto tra i costi e i benefici della violazione delle norme Non esisterebbero pertanto crimini gratuiti o insensati poiché l’individuo valuterebbe, di volta in volta, la convenienza dell’azione delinquenziale Questa valutazione non segue tuttavia dei percorsi ottimali di analisi delle informazioni e di previsione dell’esito delle scelte, ma percorsi contraddistinti da razionalità limitata - può accadere che gli effetti negativi (un arresto e una condanna) superino i vantaggi auspicati e previsti (per es., il possesso di un bene) La teoria delle attività abituali Muove dalla critica verso quelle teorie secondo le quali la devianza origina in un contesto di povertà, disorganizzazione sociale e disuguaglianze Perché si verifichi un reato è necessaria la convergenza di tre fattori: - un potenziale autore di reato - un obiettivo (o un bersaglio interessante) - l’assenza di un guardiano La devianza come progetto reputazionale [Emler e Reicher 1995] La devianza origina dagli atteggiamenti individuali nei confronti dell’autorità che si consolidano e si esprimono nel contesto del gruppo di appartenenza Attraverso la devianza gli individui comunicano qualcosa di sé a persone che conoscono e dalle quali sono conosciuti: in questo modo gesticono la loro reputazione Le trasgressioni sono commesse di fronte a un pubblico La devianza come progetto reputazionale [Emler e Reicher 1995] La devianza è la più chiara espressione della propria posizione nei confronti dell’autorità Attraverso il gesto delinquenziale l’adolescente comunica che è in grado di farsi giustizia da sé e dimostra pubblicamente di essere in grado di difendersi da solo L’accettazione e il rifiuto dell’autorità formale non costituiscono soltanto orientamenti individuali ma sono espressione di orientamenti collettivi Il contributo dell'interazionismo simbolico Ha spostato l’interesse, dalle caratteristiche dell'individuo e delle condizioni sociali che porterebbero alla delinquenza, all’evoluzione della devianza e all’interazione tra processi di definizione, discriminazione e comportamento non conforme Mette in evidenza il carattere processuale e dinamico del comportamento deviante, frutto dell’interazione tra azione e reazione sociale Il contributo dell'interazionismo simbolico La stigmatizzazione da parte delle istituzioni di controllo mediante la definizione e la pubblica assegnazione del ruolo deviante a certi individui determina il passaggio dalla devianza primaria alla devianza secondaria Il contributo di Matza [1969] Studiare la devianza vuol dire comprendere la definizione che l’attore dà della situazione e interpretare il mondo come appare a quest’ultimo Sono centrali i concetti di - Affinità - Affiliazione - Significazione Il contributo di Athens [1989] L’interazionismo simbolico è stato criticato perché non spiega come si sviluppa la devianza primaria Athens esponente contemporaneo dell’interazionismo simbolico – cerca di superare questa critica fornendo una spiegazione del perché un individuo, prima di diventare stabilmente un deviante secondario, sia diventato un deviante primario Il contributo di Athens [1989] Individua la causa dell’agire violento nel processo di violentizzazione Questo neologismo, coniato utilizzando le parole “violenza” e “socializzazione”, indica un processo composto da quattro fasi attraverso le quali una persona non violenta può diventare un soggetto socialmente pericoloso, grazie ad un progressivo apprendimento e adattamento a sistemi culturali e normativi fondati prevalentemente sulla violenza Il contributo di Athens [1989] Le quattro fasi del processo di violentizzazione (dette anche “stanze”) sono la brutalizzazione: prevede tre esperienze - la sottomissione violenta - l’orrificazione personale - l’addestramento violento la belligeranza la prestazione violenta la virulenza Fattori di rischio e di protezione La devianza tende sempre di più a essere considerata come una sorta di percorso, di processo, piuttosto che l’effetto o il prodotto di fattori e cause antecedenti Per spiegare la genesi e il mantenimento dei comportamenti devianti diventa necessario comprendere quali siano i fattori di rischio e come questi interagiscano con i fattori protettivi L'uso di sostanze psicoattive Come riportato dagli studi epidemiologici quattro su cinque persone con problemi di dipendenza ne iniziano l’uso in età adolescenziale [Faggiano et al. 2008] Il consumo delle sostanze può rappresentare per l’adolescente un’esperienza di carattere occasionale, sottesa da fattori quali curiosità, desiderio di trasgressione, ricerca del piacere o strutturarsi nella forma di consumo abituale, abuso o dipendenza Le acquisizioni scientifiche L’uso della sostanza non è sufficiente, di per sé, a produrre dipendenza Le sostanze d’abuso sono accomunate dalla capacità di indurre tolleranza, che consiste nella necessità, col tempo, di aumentare la dose per continuare a sperimentarne gli effetti piacevoli La cessazione dell’uso si associa alla comparsa di uno stato di malessere fisico, la sindrome di astinenza, che si risolve con la riassunzione della sostanza Le acquisizioni scientifiche Le sostanze assunte dall’uomo, come l’eroina, la cannabis o la nicotina, agiscono sostituendosi ad analoghe sostanze che il nostro cervello produce normalmente per scopi fisiologici Le sostanze d’abuso sono in grado di indurre dipendenza anche nell’animale La dipendenza da sostanze psicoattive La dipendenza da sostanze psicoattive viene inquadrata oggi fra i disturbi mentali È qualificata come tale quando la compulsione per l’assunzione delle sostanze d’abuso è tale da rappresentare l’occupazione prevalente dell’individuo, da essere vissuta come limitativa della libertà personale e da creare sofferenza o compromissione del funzionamento individuale e/o sociale Gradi inferiori di compromissione corrispondono alla diagnosi di abuso La distinzione fra uso, abuso e dipendenza si applica a tutte le età della vita, tuttavia i limiti in adolescenza sono più incerti L’inquadramento della dipendenza da sostanze nelle diverse edizioni del DSM DSM-I e Compulsione per le sostanze come epifenomeno del DSM -II DSM-III disturbo antisociale di personalità Modalità d’uso patologica DSM-III-R, Tolleranza e astinenza La sostanza viene assunta in quantità maggiori o per DSM-IV e DSM- periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal IV-TR soggetto Desiderio persistente o tentativi di sospendere e controllare l’uso Interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso della sostanza Tolleranza Sintomi di intossicazione e di astinenza Il craving Il sintomo centrale del comportamento tossicomanico è rappresentato dal craving Le definizioni del craving si rifanno fondamentalmente al desiderio, voglia, bramosia, necessità dell’assunzione della sostanza Tale desiderio può essere accompagnato dalle attività utili per il suo reperimento e per l’assunzione La pervasività del craving è frequentemente tale da sovvertire gli obiettivi della quotidianità, ma anche la scala dei valori dell’individuo La perdita di controllo Un secondo sintomo capace di condizionare la gravità e l’evoluzione del comportamento tossicomanico è la perdita del controllo, o la sua riduzione La perdita del controllo si manifesta nell’incapacità di astenersi da comportamenti dannosi correlati all’uso della sostanza o al reperimento della stessa, anche indipendentemente dalla percezione cosciente del craving Quadri comorbili Altre componenti di rilievo psicologico, quali impulsività, ansia, labilità dell’umore, disforia, depressione, si incontrano frequentemente nelle persone con problemi di dipendenza Per quanto la relazione di questi sintomi con la tossicodipendenza sia decisamente stretta, la loro inclusione nei quadri diagnostici non è stata finora accettata Essi nel DSM vengono inclusi in quadri psichiatrici associati, cosiddetti “comorbili”, che possono essere indotti dalle sostanze o manifestarsi indipendentemente dalla loro assunzione Elementi di neurobiologia del craving Le sostanze d’abuso agiscono sul sistema neuronale meso-limbico, formato da vie neuronali dopaminergiche che partono dal mesencefalo e terminano nell’area limbica Questi neuroni sono responsabili dell’aumento della concentrazione di dopamina in quest’area, in particolare nel nucleus accumbens Elementi di neurobiologia del craving L’aumento della concentrazione della dopamina in questa regione del cervello non è determinata esclusivamente dalle sostanze d’abuso, ma avviene fisiologicamente in relazione ad altri comportamenti piacevoli, quali quello alimentare e sessuale Tuttavia la risposta del nucleus accumbens appare diversa nel caso dell’assunzione di sostanze d’abuso rispetto a quella che si associa a suddetti comportamenti in quanto non è soggetta ad abitudine Elementi di neurobiologia del craving La liberazione di dopamina dovuta alle sostanze d’abuso, comporterebbe l’attibuzione di salienza a stimoli (quali la vista della sostanza, l’incontro con il pusher, etc.) che da quel momento in poi segnalerebbero la disponibilità della sostanza, attivando il craving per la stessa Immagini del craving Le tecniche di neuroimaging hanno consentito di visualizzare l’attivazione di aree prefrontali in concomitanza con l’esperienza soggettiva del craving La corteccia prefrontale è fortemente implicata nelle funzioni di controllo e nei processi decisionali Le sostanze d'abuso La coca e i suoi estratti, come la cocaina, il crack, o i suoi consimili di sintesi, come l’amfetamina, esercitano un’azione stimolante, cioè risvegliano l’attenzione, attivano il movimento, producono sensazioni di forza, prestanza fisica e sicurezza in se stessi L’oppio, l’eroina, la morfina, definite narcotiche, producono sensazioni di calma, di pace, di pienezza interiore Fattori che aumentano il rischio di fare uso di sostanze Fattori genetici Fattori neurobiologici: plasticità neuronale - aree corticali prefrontali sono ancora in fase di sviluppo Fattori individuali, quali la ricerca di nuove sensazioni Fattori che aumentano il rischio di fare uso di sostanze Fattori sociali, quali le pressioni dei pari La disponibilità della sostanza, soprattutto in condizioni di elevato stress (dovuto a eventi negativi ma in alcuni casi anche a eventi positivi) La vulnerabilità psicologica Le terapie Trattamento con metadone Comunità terapeutica Trattamento ambulatoriale drug-free Ciascuno degli approcci terapeutici suddetti offre dei vantaggi rispetto all’assenza di trattamento Esistono delle evidenze sui vantaggi offerti dalla integrazione dei trattamenti rispetto alla utilizzazione dei singoli trattamenti di base La personalizzazione degli interventi La valutazione di base deve esplorare i seguenti ambiti: stato di salute fisica uso di droghe e di alcol attività scolastica/lavorativa problemi comportamentali/legali problemi familiari problemi psicologici e psichiatrici Sulla base di tale valutazione viene strutturato un intervento personalizzato La personalizzazione degli interventi Nell’adulto, la prospettiva adottata è fondamentalmente riabilitativa: si punta a promuovere la riappropriazione dei ruoli familiare, lavorativo e sociale compromessi da anni di tossicodipendenza Nel trattamento della dipendenza da sostanze negli adolescenti la prospettiva è abilitativa. Qui i problemi legati allo sviluppo giocano un ruolo importante: la dipendenza interferisce con e interrompe i processi che presiedono allo sviluppo affettivo e cognitivo e alla formazione dell’identità Gli interventi di prevenzione Interventi di informazione, basati sulla descrizione degli effetti delle sostanze, allo scopo di indurre un atteggiamento negativo verso le droghe Interventi sull’emotività tendono a promuovere e sviluppare l’autostima e la self-efficacy; sono basati sull’assunto che fattori psicologici mettono gli adolescenti a rischio per l’uso Interventi tendenti a sviluppare abilità e competenze interpersonali e intrapersonali utili per resistere alle pressioni dei pari e rifiutare comportamenti tossicofilici; questi sono basati sull’assunto che la pressione dei pari possa condurre all’uso di sostanze Gli interventi di prevenzione Interventi di informazione associati a quelli sull’emotività, dove alla conoscenza si associa l’educazione emotiva, in modo da fornire valori e promuovere lo sviluppo di pattern decisionali definiti Interventi alternativi, volti alla promozione di attività ed allo sviluppo di competenze alternative all’uso di droghe come quelle rivolte a rinforzare il controllo