Il primo sito web che sponsorizza corsi on-line free per psicologi professionisti --------------------------------------------------- LA NEUROPSICOLOGIA: CORSO ONLINE GRATUITO DI NEUROPSICOLOGIA – Lez 1 corso on-line free – maggio 2008 a cura del Dr. Iglis Innocenti Psicologo e specializzando presso la Scuola di Psicologia Clinica dell'Universita' degli Studi di Siena (direttore Prof. M. A. Reda). Socio fondatore e consigliere dell'Associazione Italiana Neuropsicologia (AINp). Consulente d'Ufficio presso il Tribunale di Prato dove svolge perizie e consulenze in ambito sia penale che civile. Collabora con il reparto di Neurologia dell'ospedale di Prato e con il Dipartimento di Neuroscienze dell'Universita' di Siena. Lavora con il Prof. Dettore ad un progetto nel carcere di Prato. Docente presso il Master di "Psicologia e Neuropsicologia Forense" (Torino). Docente presso il corso di perfezionamento "Le Demenze: diagnosi e riabilitazione neuropsicologica" (Roma). --------------------------------------------------- OBIETTIVO DEL CORSO L'obiettivo del Corso online di Neuropsicologia e' cominciare a capire ed entrare nell'ambito della Neuropsicologia, permettendo cosi' al collega di iniziare un percorso di crescita professionale in un ambito tanto appassionante quanto promettente. Esattamente in questa ottica non impareremo ad utilizzare i test, o a fare il Neuropsicologo, ma potremo iniziare a gettare le basi per capire e comprendere di cosa ci si occupa, come lo si fa e, ancora piu' importante, se lavorare nella Neuropsicologia e' per voi professionalmente e umanamente gratificante. 1 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 PROGRAMMA DETTAGLIATO Lezione n 1 La Neuropsicologia Lezione n 5 La Memoria: Una Visione d'Insieme Introduzione "Neuro-panoramica" storica La valutazione neuropsicologica della memoria Batterie globali: Lezione n 2 La Valutazione Neuropsicologica L'esame neuropsicologico Fasi della valutazione neuropsicologica: - Definizione del problema; Anamnesi; Colloquio clinico; Esame neuropsicologico formale. Lezione n 3 I Test Neuropsicologici Standardizzazione, punto di riferimento e cut-off La scelta di un test I test: - Test per le funzioni frontali; Test di memoria a breve termine; Test di memoria a lungo termine; Test per il linguaggio; Test per le funzioni visuo-spaziali; Test per le funzioni attentive; Test per le funzioni intellettive e di ragionamento logico; - Test per le funzioni prassiche. Lezione n 4 Test di Valutazione Globale I Test di Valutazione Globale: - Mini Mental State Examination - MMSE; - Milan Overall Dementia Assessment – MODA. Procedure di somministrazione: - I Sezione: orientamenti; - II Sezione: autonomia nel quotidiano; - III Sezione: test neuropsicologici. Punteggio Prove Verbali: - Rievocazione Immediata e Differita delle 15 parole di Rey; - Fluidita' verbale fonologica; - Costruzione di frasi. Prove Visuo-Spaziali: - Matrici Progressive Colorate di Raven; Memoria visiva immediata; Copia di disegni a mano libera; Copia di disegni con elementi di programmazione; Clock Drawing Test – CDT. - Wechsler Memory Scale; - Test di Memoria Comportamentale di Rivermead – TMCR. Test per la valutazione della Memoria a breve termine: - Test per la valutazione della Memoria a breve termine; - Test di Corsi. Test per la valutazione della Memoria a lungo termine: - Breve racconto 1; - Apprendimento di coppie di parole 1; - Apprendimento supra-span verbale - tecnica di Buschke-Fuld; - Curva di posizione seriale; - Apprendimento Spaziale Supra-Span; - Test della figura di Rey. Funzioni esecutive e lobi frontali Deficit frontale: un'ipotesi interpretativa La valutazione delle funzioni frontali: - Trail making Test – TMT; - Wisconsin Card Sorting Test – WCST; - Test della Torre di Londra – TOL. Lezione n 6 L'Attenzione Attenzione selettiva Attenzione divisa Attenzione sostenuta e livelli di attivazione (arousal) La valutazione neuropsicologica dell'attenzione Test attenzione selettiva: - Test di Cancellazione di Cifre; - Test di Stroop; - Test di barrage di linee. Test attenzione divisa: - Continuos Performance Test o CPT; I disturbi del riconoscimento: Le agnosie - Le agnosie visive; - Agnosie per gli oggetti; - Test di valutazione delle agnosie visive. Batterie di screening globali per l'agnosia: - Birghingham Object Recognition Battery – BORB. Test sensibili ad un disturbo della discriminazione sensoriale: - Test di Efron. Test sensibili ad un disturbo agnosico di tipo appercettivo: - Test delle figure sovrapposte. Test sensibili ad un disturbo agnosico di tipo associativo Bibliografia 2 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 Introduzione La Neuropsicologia, benché sia una disciplina relativamente giovane, affonda le proprie radici storiche in tempi piuttosto remoti. Essa, infatti, fa parte del più ampio e longevo settore scientifico denominato “Neuroscienze”, un vasto corpus di discipline scientifiche il cui unico scopo è lo studio del cervello e, più in generale, del sistema nervoso. In tale ambito, la Neuropsicologia si caratterizza per il suo obiettivo di studiare i processi cognitivi e comportamentali, correlandoli con i meccanismi anatomo-funzionali che ne sottendono l’attuazione (Umiltà, ***). Come le Neuroscienze, anche la Neuropsicologia ha una natura interdisciplinare, le cui conoscenze derivano dagli sforzi di vari settori di ricerca, dalla psicologia cognitiva alla neurologia, dalla neurofisiologia alle scienze dell’informazione. L’assunto alla base di questa straordinaria scienza è che i processi cognitivi sono correlati con il funzionamento di specifiche strutture cerebrali, il cui danno può generare disturbi delle funzioni cognitive; tali disturbi producono un effetto a livello comportamentale, determinando i presupposti per poter effettuare una stima del deficit a livello cognitivo attraverso l’impiego dei test. La Neuropsicologia clinica è una scienza applicata che si interessa dell’espressione comportamentale di una disfunzione cerebrale (Lezak, 2000). Tale disciplina, quindi, descrive i quadri cognitivi e comportamentali che si realizzano a seguito di lesioni cerebrali e ne ricerca la spiegazione alla luce di modelli interpretativi cognitivi o neurofunzionali. Infatti, la ricerca neuropsicologica studia gli effetti cognitivi dei danni cerebrali in seguito a eventi patologici (ictus cerebrali, traumi cranici, neuroplasie, demenze etc.) allo scopo sia di contribuire all’elaborazione di teorie sulla organizzazione delle funzioni cognitive, sia di stabilire correlazioni con le loro basi neurofunzionali. Un altro intento della Neuropsicologia clinica è quello di costruire strumenti di valutazione specifici ed accurati (test, questionari, griglie di osservazione comportamentale) al fine di valutare e stimare il deficit insorto. Prima di addentrarci nel vivo di questa disciplina, ritengo opportuno dedicare le pagine che seguono alla descrizione generale degli eventi e dei personaggi che da un punto di vista storico hanno rappresentato una tappa fondamentale per la nascita della Neuropsicologia. Questo per un motivo molto valido: quello che sappiamo oggi non è altro che la superficie di una mare ben più 3 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 profondo: le scoperte che vengono fatte ai nostri giorni poggiano sulle idee e sugli sforzi di molti altri uomini venuti prima di noi (non a caso Newton scrisse: ”Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti”). Quindi, se vogliamo davvero conoscere una disciplina, dobbiamo obbligatoriamente conoscerne il “dietro le quinte”, ovvero ciò che vi è stato nelle fasi precedenti alla sua nascita e al suo sviluppo. L’intento di questo breve corso non è certo di “insegnare” a diventare neuropsicologi, benché meno quello di imparare ad utilizzare i test. Questo, sono sicuro, lo raggiungerete strada facendo, attraverso studi e approfondimenti successivi (anche se mi auguro vivamente che nessuno di voi arrivi un giorno ad esclamare “Oggi sono diventato neuropsicologo!”, dato che è il “sapere di non sapere” che ci spinge ad andare avanti nella conoscenza dei fenomeni che osserviamo). In realtà, ciò che spero vivamente è che le prossime pagine riescano ad instillare in voi una curiosità sufficiente a stimolare ulteriori e più specifiche letture, dato che la conoscenza è un processo che si ciba di un’attiva e appassionata ricerca, oltre che di uno studio ed un approfondimento interessato. Come affermava Arturo Graf, “maestro è chi, poco insegnando, fa nascere nell’allievo una voglia grande di imparare”. 4 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 “Neuro-panoramica” storica Il modo in cui il cervello “secerne” la mente, per riprendere l’aforisma del medico francese Cabanis vissuto nel XVIII secolo, è un problema che ha interessato filosofi e naturalisti di ogni civiltà e di ogni epoca e che è stato storicamente definito il problema mente – cervello. E quindi, per illustrare al meglio tale percorso storico, dovremmo obbligatoriamente partire da coloro i quali, per la prima volta e in modi assai diversi dai nostri, si sono posti il dubbio su cosa facesse muovere l’uomo e quali “meccanismi” determinassero in questo il genio o la follia. Un approfondita panoramica di questo tipo esula, però, dagli intenti di questo lavoro; pertanto, per chi fosse interessato, rimandiamo a letture più specifiche. In questa sede ci basti ricordare che la storia della Neuropsicologia e, più in generale, dello studio del cervello e del comportamento umano, è intimamente connessa con la storia di molte altre discipline, come ad esempio della medicina, della filosofia, della psicologia. Infatti, molti dei predecessori che hanno cercato di studiare (più o meno rigorosamente) “colui che tutto move” (il cervello) appartenevano ai più disparati campi del sapere, da quello medico a quello filosofico, da quello biologico a quello meramente artistico. D’altronde, la stessa ripartizione del sapere in aree diverse è un puro artifizio dell’uomo: come poter dire che la filosofia è un bacino di conoscenze a se stante, asettico da saperi di altro genere? O che la medicina, la psicologia, la matematica e tante altre discipline (chi più chi meno) non cedano o acquistino sapere l’uno dall’altra? (“Libero ciascuno di occuparsi di quello che lo attrae, che gli fa piacere, che gli sembra utile; ma il vero e proprio studio dell’umanità è l’uomo”, J.W.Goethe). L’esame della compromissione delle funzioni cognitive in cerebrolesi ha una lunga tradizione nella pratica clinica, ma ha una storia relativamente breve come campo coerente di indagine. La descrizione e il tentativo di spiegare i disturbi cognitivi conseguenti a danni cerebrali possono essere fatti risalire ai primi documenti scritti. A tal proposito, gli Egizi sono stati i primi a mettere sistematicamente per iscritto informazioni di natura medica. Il papiro chirurgico di Edwin Smith, ritrovato a Luxor nel 1862 dall’egittologo americano da cui prende il nome e completamente tradotto nel 1930, primeggia come primo rapporto scritto sugli effetti di lesione alla testa. Collocabile tra il 2500 ed il 3000 a.C, rappresenta la più antica informazione scritta che possediamo sulla localizzazione di funzioni nel cervello, contenendo infatti le prime descrizioni a 5 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 noi note di anatomia, fisiologia e patologia cerebrale: vengono trattati 48 casi, di cui i primi 8 riguardanti direttamente la traumatologia della testa e del cervello. Ciò che sorprende di questo documento è la razionalità e l’approccio scientifico alla diagnosi e al trattamento dei pazienti qui descritti, nonché la rara presenza di una traccia di magia o di superstizione nell’effettuare ipotesi sulle osservazioni fatte. Nonostante questo particolare modus operandi così “moderno”, nell’antico Egitto si riteneva che il cuore (non il cervello!) fosse la sede dell’anima e della coscienza: basti pensare al rito di mummificazione, durante il quale tutto il corpo veniva svuotato dei suoi organi interni (ritenuti importanti per la vita nell’aldilà) e inseriti dentro 4 vasi canopi figuranti i 4 figli di Horus. Il cranio, invece, veniva completamente svuotato del cervello attraverso le narici e… gettato via! Questa svalutazione nei confronti del cervello rispetto al cuore subì un lento viraggio nell’antica Grecia: durante tale maestosa cornice storica e culturale, ci fu un fervente susseguirsi di teorie diverse, oscillanti fra due diverse posizioni, quella cardiocentrica (sostenuta, fra l’altro, da Aristotele ed Empedocle) e quella encefalocentrica (il cui rappresentante più importante è il padre delle medicina moderna Ippocrate). Solamente dopo molti secoli, con la nascita dell’anatomia, della fisiologia e col pensiero di Cartesio, si affermò l’idea della preminenza del cervello nell’attività psichica. Ciò non senza dubbi che perdurarono fino alla fine del XVIII secolo. Ma per la nascita della Neuropsicologia, senza dubbio il XIX secolo rappresentò un palcoscenico particolarmente fecondo, su cui fecero il loro debutto due eventi che avrebbero dato un nuovo impulso allo studio del comportamento umano: la teoria frenologica di Franz J. Gall e la relazione su un paziente afasico portata ad una seduta della Società di Antropologia a Parigi dal medico e antropologo francese Pierre Paul Broca. Nei primi anni dell’800, cominciò a farsi strada una nuova teoria, che di lì a poco avrebbe creato molto rumore nel mondo scientifico di allora: la frenologia di Franz J. Gall (1758-1828). Questi, medico austriaco (nato in Germania), elaborò la sua dottrina “frenologica” sulla base dell’idea che il cervello con le sue circonvoluzioni fosse suddivisibile in una moltitudine di “sistemi” particolari, ognuno sede di una funzione specifica, e il cui sviluppo anatomico sarebbe in rapporto al grado di sviluppo particolare che ciascuna funzione assume nei singoli individui. 6 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 Secondo Gall, e secondo il suo allievo Johann Gaspar Spurzheim che contribuì con lui allo sviluppo della frenologia, il maggiore o minore sviluppo anatomico dei vari sistemi cerebrali avrebbe portato ad una modificazione della forma del cranio, con la comparsa di bozze o protuberanze rilevabili dall’esterno e quantificabili con la tecnica della “cranioscopia”. La maggior parte delle funzioni che Gall e Spurzheim localizzarono nelle aree in cui avevano suddiviso la superficie del cervello nella loro “cartografia” cerebrale erano funzioni “elevate”, di tipo intellettuale, emotivo, istintivo o etico (come appunto la tendenza alla matematica, il linguaggio, la propensione verso l’idealità, l’amicizia, l’autostima, la combattività, la distruttività, l’amore fisico, la tendenza alla costanza, la tendenza all’ordine, alla segretezza e così via). Nonostante il nucleo concettuale su cui si basava la frenologia, cioè l’idea che le funzioni cerebrali siano localizzate, fosse sostanzialmente valido, soprattutto grazie alle ricerche condotte a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, Gall e Spurzheim trovarono molte resistenze alle loro teorie nell’ambiente culturale e scientifico del tempo. Una delle critiche che veniva loro rivolta, e diciamo pure non a caso, era che tali teorie non si basavano su scrupolosi studi scientifici, bensì su osservazioni e speculazioni scevre da qualsivoglia approccio sperimentale. Soprattutto fu l’autorevole Pierre Flourens, professore al Collège de France, ad opporsi all’idea della precisa localizzazione cerebrale. Sulla base di esperimenti condotti su animali, soprattutto sui piccioni, ed in piena contrapposizione alle teorie di Gall, Flourens era arrivato a sostenere una concezione pienamente “globalista” della funzione della corteccia cerebrale secondo la quale tutta la massa cerebrale concorre in toto allo sviluppo delle facoltà cerebrali. È in questa atmosfera culturale e scientifica che si arriverà nel 1861 ad una delle prime chiare dimostrazioni della localizzazione di una funzione cerebrale, quella del linguaggio, ad opera dello scienziato francese Paul Broca. Questi, a differenza di Gall, affrontò lo studio delle funzioni cognitive superiori con l’unico approccio considerato veramente scientifico, quello analitico della mentalità positivistica tipica del secondo Ottocento, partendo da due presupposti: che la mente e il cervello funzionino in qualche modo per associazione di funzioni specifiche, e che esse debbano essere in qualche modo localizzate nei lobi frontali (idea già presente, come si è detto, nel pensiero di Gall). 7 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 Come nelle migliori tradizioni storiche, esiste una data con la quale molti autori e studiosi di Neuroscienze sanciscono la nascita della Neuropsicologia: 21 aprile 1861, quando cioè, in una seduta della Società di Antropologia a Parigi, Pierre Paul Broca (1824-1880) presentò il caso di un suo paziente che, pochi giorni prima di morire, era diventato afasico, aveva perso cioè la capacità di esprimersi con le parole. Quel paziente era chiamato Tan, poiché tale era l’unica parola che era in grado di dire, nonostante riuscisse a comprendere senza problema ciò che veniva lui detto dagli altri. Sulla base di questo celebre caso, Broca giunse ad affermare la correlazione tra la perdita del linguaggio (che inizialmente definì “afemia”) e una specifica area del lobo frontale: scoprì che lesioni della terza circonvoluzione frontale inferiore sinistra (oggi denominata, appunto, “area di Broca”) producevano la perdita della facoltà del linguaggio motorio, pur non implicando una paralisi dei muscoli usati in generale per la fonazione. In pratica, il paziente sembrava avere un disturbo di linguaggio specifico. Famose le sue parole: ”Ove sia dimostrato che una funzione cognitiva è legata ad un’area delimitata del cervello, cade la tesi secondo cui l’attività cognitiva dipende dal funzionamento del cervello nel suo complesso e diviene del tutto verosimile che ciascuna circonvoluzione possegga la sua funzione differenziata”. Broca, in definitiva, nonostante riproponesse la teoria delle localizzazioni cerebrali, contrariamente ai frenologi, sosteneva le sue affermazioni con dati oggettivi e documentabili. Di lì a poco, sarebbe venuto fuori un nuovo caso clinico, capace anche questo di gettare nuove conoscenze sul funzionamento cerebrale. Un neuropsichiatria tedesco, Karl Wernicke (1848-1905), descrisse un caso di afasia diverso e contrario a quello di Broca. Infatti, il paziente da questi studiato conservò la capacità di esprimersi attraverso un linguaggio decisamente fluente, non avendo difatti impedimento ad emettere suoni linguistici; il problema, in realtà, risiedeva in ciò che ne usciva fuori! Infatti, il linguaggio era totalmente incomprensibile (la famosa “insalata di parole”): usava le parole in modo inappropriato e faceva errori di pronuncia che riflettevano la scelta sbagliata dei suoni della parola. Wernicke esaminò post-mortem l’encefalo di questo paziente riscontrando una lesione nel lobo temporale sinistro; la lesione non era ubicata nella corteccia uditiva primaria, ma un po’ più posteriormente , estendendosi dalla prima circonvoluzione temporale al lobo parietale (denominata oggi “area di Wernicke”). 8 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 Quindi, per la prima volta, si parò davanti una situazione propizia per lo studio delle funzioni cerebrali: da una parte, una lesione in una determinata area determinava una particolare difficoltà ad esprimersi con le parole, con una preservata capacità di comprensione linguistica; dall’altra, si aveva una condizione speculare, tale per cui il paziente riusciva a “parlare” ma non ad “esprimersi”, cioè a comunicare (se per comunicazione s’intende emettere dei suoni dotati di significato e, quindi, comprensibili dagli altri). Questo è il tipico caso di “doppia dissociazione”, situazione propizia di cui la Neuropsicologia Cognitiva approfitta per lo studio delle funzioni cognitive: una situazione in cui si osservano pazienti con deficit cognitivi complementari, in cui uno di questi ha un deficit selettivo di alcune abilità cognitive con risparmio di altre, mentre l’altro presenta un quadro cognitivo opposto. Tale situazione fornisce una dimostrazione che alcune componenti funzionali della normale architettura cognitiva possono essere lese le une indipendentemente dalle altre, e che esse sono, dunque, funzionalmente separabili. Ma Wernicke, al contrario di Broca, si spinse oltre. Egli, infatti, non si limitò a constatare una mera associazione tra una lesione ed un disturbo (metodo anatomo-clinico), ma costruì un vero e proprio modello delle funzioni linguistiche, unendo le osservazioni cliniche effettuate dal suo collega francese con le proprie (metodo anatomo-funzionale). Il modello teorico proposto dal neuropsichiatria tedesco tentava di spiegare le corrispondenze tra linguaggio e cervello, secondo cui una determinata funzione non dipendeva da una singola struttura (come affermavano i teorici della localizzazione cerebrale) ma dall’attività di più strutture cerebrali che si associano fra loro funzionalmente. Si distingueva, infatti, un centro motorio (situato nel lobo frontale sinistro, area di Broca) la cui lesione avrebbe portato a un disturbo di produzione del linguaggio; un centro sensoriale (situato nel lobo temporale sinistro) la cui compromissione avrebbe causato disturbi di comprensione del linguaggio. Le due aree, infine, erano associate funzionalmente attraverso un grosso fascio di fibre (il fascicolo arcuato), deputato alla trasformazione della rappresentazione acustica in rappresentazione motoria, e la cui interruzione avrebbe prodotto un altro tipo di disturbo afasico, denominato per l'appunto “afasia di conduzione”. L’importanza di tale concettualizzazione per la nascita e lo sviluppo della Neuropsicologia è pressoché evidente: si veniva, infatti, ad introdurre per la prima volta in maniera sistematica e scientifica la concezione di una struttura multicomponenziale di un 9 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 processo mentale (in questo caso il linguaggio) con disturbi differenziati a seconda delle componenti danneggiate. Tale metodo sarà ripreso in seguito da molti studiosi del campo, come ad esempio Baddeley e Hitch (1974) per la costruzione di uno dei modelli multicomponenziali più fecondi fino ad oggi elaborati per la ricerca scientifica sui processi di memoria: il modello della Memoria di Lavoro o Working Memory. Comunque, anche Broca non si fermò qui. Egli, infatti, raccolse informazioni su altri otto casi di afasia, giungendo ad una conclusione davvero rivoluzionaria. Infatti, oltre ad avere poggiato le basi della moderna Neuropsicologia definendo come aree diverse possano rappresentare il substrato anatomico di funzioni cognitive diverse, e che quindi la lesione di una determinata area provoca disturbi diversi da quelli di un’altra area, egli sentenziò anche che vi erano differenze sostanziali anche fra i due emisferi cerebrali (differenze interemisferiche): soltanto una lesione all’emisfero sinistro provocava un’alterazione del linguaggio, mai con il destro. Da qui, la famosa frase dello stesso Broca: “Noi parliamo con l’emisfero sinistro”. Successivamente, queste scoperte e teorie sul funzionamento cognitivo furono riprese ed ampliate da altri studiosi, i quali se ne servirono per la costruzione di nuovi modelli sul funzionamento cognitivo. Ad esempio, negli anni ’60, il neurologo Geschwind, riprendendo proprio l’idea di Wernicke sull’afasia di conduzione, coniò il termine di “sindrome da disconnessione,” descrivendo pazienti in cui erano state interrotte le connessioni tra centri di uno stesso emisfero (disconnessione intraemisferica) o tra centri localizzati nei due emisferi (disconnessione interemisferica), e concludendo che tali interruzioni provocavano una costellazione di sintomi relativi al disturbo dell’integrazione funzionale tra i centri interessati. Un notevole impulso allo sviluppo delle conoscenze sul legame mente e cervello fu dato dal grande neuropsicologo sovietico Aleksandr R. Luria. Oltre ad effettuare la prima sintesi sistematica di tutta la letteratura clinica, in particolare sull’afasia, inerente ai danni cognitivi in conseguenza di alterazioni cerebrali (Luria, 1947), egli descrisse molti nuovi casi clinici di pazienti con lesioni al cervello. Di particolare rilevanza scientifica sono le sue due opere pubblicate intorno agli anni ’60 e ‘70: “Le funzioni corticali superiori nell’uomo” (1962), e “Come lavora il cervello”, (1973). 10 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 Attraverso questi scritti, egli propose una teoria delle funzioni corticali superiori da cui dipendono i processi mentali. Infatti, secondo Luria, i processi mentali, come il linguaggio o la memoria, sono “sistemi funzionali”, cioè insiemi complessi di sotto-funzioni, ciascuna delle quali è svolta da una struttura cerebrale specifica (Viggiano, 1995). Questo significa che un dato processo cognitivo non è strettamente dipendente dal funzionamento di una data area (come volevano, invece, i localizzazionisti), ma da un insieme di aree fra loro funzionalmente associate. Di conseguenza (ed è proprio questa l’idea rivoluzionaria, che peraltro troverà conferma negli studi effettuati nei decenni successivi, come ad esempio gli studi sulla memoria), una lesione ad una componente di questo insieme non determina un danno generalizzato a tutta la funzione cognitiva, bensì solamente a quella componente, con la preservazione delle altre. La lesione, in altri termini, non determina una completa alterazione e riorganizzazione dei processi cognitivi, ma rende non più funzionali alcune delle componenti (chiamati anche “moduli”) del sistema. Se ci facciamo caso, è proprio ciò che è avvenuto ai pazienti di Broca e Wernicke, ovvero, in maniera del tutto speculare, era venuto alterandosi il funzionamento di una determinata componente (nel caso di Broca, quella “produttiva” del linguaggio, nel caso di Wernicke, quella sensoriale o “di comprensione” del linguaggio), ma in nessuno dei due casi si aveva una compromissione “totale” della facoltà linguistica del soggetto (in quanto, almeno una delle due altre componenti veniva preservata). Altra forte spinta alla ricerca neuropsicologica fu dato negli anni ’60 dalle ricerche del grande Roger W. Sperry eseguite sui pazienti cosidetti “split-brain” o “cervello diviso” (per le quali fu insignito del premio Nobel), ossia pazienti ai quali, per ragioni terapeutiche, era stato reciso il grande fascio di fibre nervose denominato “corpo calloso”, una robusta e consistente lamina bianca, il cui scopo è unire le due facce interne dei due emisferi. In pratica, tale “disconnessione interemisferica” (per riprendere il termine di Geschwind) diede la possibilità ai ricercatori di effettuare studi sulla specializzazione funzionale emisferica, permettendo così di approfondire la conoscenza delle funzioni di ciascuno emisfero e di comprendere il ruolo della integrazione funzionale interemisferica nei processi cognitivi. Infatti, i dati relativi a questi studi rilevarono che i due emisferi cerebrali hanno una modalità di funzionamento fra loro indipendente, dando origine ad autonome risposte comportamentali; se il comportamento deriva dall’emisfero sinistro, quello destro può 11 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 intervenire utilizzando messaggi non-verbali (per cui sembra essere specializzato), di cooperazione o di conflitto (quando, ad esempio, vi è la situazione in cui le due mani eseguono movimenti antagonisti, l’una che abbottona e l’altra che sbottona una camicia); se invece il comportamento deriva dall’emisfero destro, quello sinistro interviene soprattutto con una codifica di natura verbale (per cui, come aveva già evidenziato Broca con il suo famoso epitaffio, sembra avere una specializzazione). Questa dei pazienti “split-brain” è una conferma del “sistema funzionale” di cui parlava Luria: infatti, anche in questo caso notiamo come il cervello sia organizzato in moduli funzionali e come a ciascuno di essi sia dato prendere parte ad una componente del compito (o comportamento). Di conseguenza, il risultato (scegliere fra due o più opzioni, tirare un calcio al pallone, studiare una poesia) sarà dato dall’insieme delle operazioni di numerosi moduli cerebrali, sapientemente orchestrati e organizzati fra loro. Intorno agli anni ’70, la Neuropsicologia cominciò a sviluppare il proprio impianto concettuale e metodologico sotto l’influenza della nuova impostazione cognitivista (Viggiano, 1995). Mentre fino ad ora l’impostazione prevalentemente adottata consisteva nell’utilizzare il disturbo neuropsicologico per determinare una corrispondenza fra una struttura cerebrale e un processo mentale (se vogliamo, un impostazione poi non tanto distante dall’idea cartesiana di identificare la ghiandola pineale o ipofisi come il centro in cui mente e cervello s’incontrano), adesso il deficit cognitivo viene usato come mezzo per chiarire l’organizzazione del processo mentale stesso. Infatti, la Neuropsicologia Cognitiva (come viene solitamente chiamata) dirige i suoi sforzi alla spiegazione della struttura stessa di un dato processo cognitivo (componenti, sottocomponenti, stadi, livelli etc.), come esso si relazioni e si integri con altri processi mentali, quali moduli siano preposti al funzionamento di una data sotto-funzione, etc. La nascita di questa impostazione è stata facilitata dal paradigma psicologico dominante a quel tempo (anni ’60), ovvero quello che presupponeva l’esistenza di modelli di elaborazione dell’informazione. Secondo tale paradigma (denominato H.I.P., ovvero Human Information Processing), i modelli proponevano l’esistenza di diverse componenti tra di loro connesse (postulate sulla base di ricerche di psicologia sperimentale). Ciò significava che se il sistema cognitivo è organizzato in centri separati, allora è verosimile che una lesione colpisca 12 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 selettivamente un centro (o funzione) lasciando relativamente intatti gli altri centri (e quindi le altre funzioni). In sintesi, vediamo quali sono i concetti chiave della Neuropsicologia Cognitiva come si stavano delineando in quegli anni: 1. Assunzione di modelli della funzione normale strutturati secondo le regole del paradigma H.I.P. 2. Studio intensivo ed analitico per identificare il livello (o componente) in cui si è verificata la disfunzione. 3. Principio della modularità (Marr; Fodor): in pratica, secondo tale principio le operazioni mentali sono compiute da moduli relativamente indipendenti, che elaborano specifici input, verosimilmente associati a substrati neurali specifici; 4. Paradigma della doppia dissociazione (vedi sopra). 5. Associazione di sintomi in un singolo paziente (sindrome). 6. Isomorfismo tra la descrizione funzionale delle componenti cognitive e le strutture neurali sottostanti 7. Principio di trasparenza: la performance patologica osservata fornisce una base per discriminare quale componente funzionale del sistema è lesionata (Caramazza, 1984), cioè il sistema cognitivo del paziente è fondamentalmente lo stesso del soggetto normale tranne che per una alterazione locale, che dovrebbe direttamente rivelare le operazioni compiute dalla componente lesionata. 8. La valutazione neuropsicologica: le categorie tradizionali dello stato mentale (linguaggio, memoria etc.) non sono unitarie, presentano cioè dissociazioni interne valutabili con particolari strumenti, quali i test neuropsicologici 9. Gli studi di imaging dimostrano che anche compiti mentali semplici attivano reti distribuite e non un singolo “centro dedicato”. Da queste premesse capiamo come le ricerche della Neuropsicologia cognitiva fossero condotte facendo riferimento a un modello dei processi cognitivi, in cui tali processi erano frazionati in meccanismi o processi più semplici ed indipendenti che potevano essere danneggiati da lesioni specifiche. Un esempio paradigmatico di ciò che è stato appena detto sono le ricerche sulla memoria, le quali hanno gettato le basi per la costruzione di modelli che ne spiegassero il funzionamento: tali modelli mostrano come ciò che chiamiamo “memoria” non sia un abilità 13 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14 cognitiva unitaria, bensì un processo multicomponenziale, articolato in varie dimensioni funzionali, livelli e moduli, ciascuno a sua volta legato ad una funzione specifica e determinante del processo mnestico. L’intreccio fra Neuropsicologia e psicologia cognitiva (e più in generale con la scienza cognitiva, che comprende, fra le altre, anche l’intelligenza artificiale) è sempre stato molto fecondo, e tuttora continua ad esserlo, proponendo prospettive di studio e di ricerca davvero molto interessanti. Va, infine, sottolineato un altro aspetto molto importante. Infatti, la Neuropsicologia Cognitiva assume una impostazione metodologica di ricerca. Infatti, se nella prima metà del Novecento il metodo utilizzato era prevalentemente quello del caso singolo (si pensi agli studi di Broca, Wernicke o di Luria), adesso cominciava ad essere predominante la metodologia sperimentale. Si riteneva, infatti, che lo studio di gruppi avesse il vantaggio statistico di eliminare la variabilità che “obbligatoriamente” si riscontrava nel caso singolo, dovuta alle caratteristiche individuali. Ancora oggi è aperta la diatriba fra i sostenitori delle due metodologie: infatti, molti dei ricercatori che adottano il caso singolo come metodo di studio (fra questi anche il noto Caramazza) propendono per la maggior rilevanza conoscitiva dei singoli casi clinici per una migliore comprensione dell’architettura neurocognitiva, sottolineando come la specificità individuale dei disturbi sia talmente alta che sarebbe impossibile ricondurla ad un disturbo “medio” (come invece vorrebbero i ricercatori “sperimentali”) rilevato statisticamente all’interno del gruppo dei pazienti stessi. Come già preventivato all’inizio di questa lezione, questo breve excursus non vuol pretendere di fornire una panoramica esauriente e completa della storia della Neuropsicologia. Molte altre opere e molti altri nomi di grandi ricercatori dovrebbero, infatti, entrare di diritto nel “pentagramma” di questa lezione, ma purtroppo non basterebbero sicuramente le pagine per menzionarli tutti. Comunque, esistono tanti libri dove viene dato sufficiente spazio a tutti i neuroscienziati che hanno contribuito (e molti ancora lo fanno) alla costruzione di questa straordinaria disciplina che ci aiuta nell’intento di arrivare il più vicino possibile alla comprensione della mente umana. 14 Corso online gratuito di Neuropsicologia Docente: dott. Iglis Innocenti Centro HT Network: Cesena: 0547-480296 www.humantrainer.com www.psicocitta.it – www.psicologia-psicoterapia.it – www.paolocascia.it Sei Psicologo? Psicoterapeuta? Iscriviti a: / 14