SOMMARIO Chi conosce l’inno di Mameli?? Teachers and students face to facebook London on the road Novecento Cellulare si, cellulare no La notte degli Oscar Alcool e giovani Intervista con Matisse Racconto: Sei settembre 1914 N U M E R O I I , A P R I L E 2 0 1 1 Chi conosce l’inno di Mameli? Risse in famiglia davanti alla tv I , Recensione: Il ritratto di Dorian Gray A N N O Musica da leggere: Rock Responsabile una cultura dell’immagine e del consumismo che non ci vuole cittadini consapevoli ma solo acquirenti dipendenti . Così dopo 150 anni ci stiamo finalmente a chiedere Ha riscosso molte cosa bisogna farpolemiche, qualsene dell’elmo di che tempo fa, Scipio, cosa voglia l’episodio di alcuni dire riunirsi a cocalciatori della orte e dove si sia Nazionale che fin- cacciata questa gevano di cantare fantomatica Vittol’inno, prima delle ria. Ora non solo gare, perché non in occasione del ne conoscevano le 150esimo anniveresatte parole: pasario dell’Unità di role sante! Per Italia eccoci qui quanto possa sem- tutti allineati e cobrare blasfemo perti davanti alla molti giovani non tivvù a seguire con conoscono tutto attenzione la sul’inno di Mameli e perba performannon sanno esatta- ce del nostro amamente cosa voglia to Benigni che, odire! spite d’onore durante il Festival di Sanremo, ha dato a tutti una lezione di italianità. Per chi se lo fosse perso intanto la raccomandazione di andarlo a rivedere , magari, su You tube : http:// www.youtube.com/watch? v=o0rGNKwq6fg Roberto Benigni a Sanremo 2011 A cura di Roberta Curci A cura di Roberta Curci Chi conosce l’inno di Mameli? L’inno d’ Italia o inno di Mameli è stato scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota e musicato in seguito da Michele Novaro. Con il Romanticismo italiano si era già diffuso un clima di fervore patriottico e di insofferenza nei confronti della dominazione austriaca. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana. Vediamone ora il significato: Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta; dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. dov'è la Vittoria? Le porga la chioma; ché schiava di Roma Iddio la creò. O fratelli della nostra Italia , la nostra Italia si è risvegliata ed ha indossato l’elmo del grande guerriero Scipione Giunga qui la dea della Vittoria e l’Italia sia pronta a porgere le proprie chiome per il trionfo perché da sempre la Vittoria è asservita alla nostra nazione per volontà di Dio. Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò. Uniamoci per combattere, cerchiamo di essere pronti a morire;Italia chiamò. lo vuole la nostra nazione Noi siamo da secoli calpesti, derisi,perché non siam popolo,perché siam divisi Raccolgaci un'unica bandiera, una speme; di fonderci insieme già l'ora suonò. Noi Italiani siamo da secoli calpestati nel nostro orgoglio, derisi umiliati e dominati da altri popoli,perché non siamo un popolo ma siamo divisi tra di noi;dobbiamo raccoglierci sotto un’unica bandiera, in una sola speranza; è arrivata l’ora di essere tutti uniti. Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò. Uniamoci per combattere, cerchiamo di essere pronti a morire;Italia chiamò. lo vuole la nostra nazione Uniamoci, amiamoci; l'unione e l'amore rivelano ai popoli le vie del Signore. giuriamo far libero il suolo natio:uniti, per Dio,chi vincer ci può? Dobbiamo unirci ed amarci tra noi perché l’unione e l’amore potranno testimoniare che tutto questo è volontà di Dio Noi giuriamo di rendere libero il nostro suolo natìo e così uniti nessuno potrà vincerci Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò. Uniamoci per combattere, cerchiamo di essere pronti a morire;Italia chiamò. lo vuole la nostra nazione Dall'Alpe a Sicilia, Dovunque è Legnano; Ogn'uom di Ferruccio ha il core e la mano; I bimbi d'Italia si chiaman Balilla; il suon d'ogni squilla I Vespri suonò Dal nord al sud, tutti sono pronti a combattere contro l’invasore come è successo a Legnano; ognuno ha l coraggio e il valore per essere a capo della rivolta,anche i bambini Si chiaman Balilla; il suono di ogni campana ci chiama ad insorgere, come la campana dei Vespri siciliani Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; Italia chiamò Uniamoci per combattere, cerchiamo di essere pronti a morire;Italia chiamò. lo vuole la nostra nazione Son giunchi che piegano Le spade vendute; già l'Aquila d'Austria le penne ha perdute. Il sangue d'Italia e il sangue Polacco bevé col Cosacco ma il cor le bruciò. Alla fine le spade dei soldati mercenari saranno piegate come canne che si piegano al vento e l’Austria sarà sconfitta. L’Austria bevve il sangue italiano e il sangue polacco con i mercenari ma questo sangue le bruciò il cuore (cioè la sconfisse). Non basta conoscere l’Inno nazionale: bisognerebbe viverlo ogni giorno!! . Napolitano incontra i “Mille” DI: A CURA VALERIA LEMMA Il ritratto di Dorian Gray Oscar Wilde, famoso scrittore ottocentesco della letteratura inglese, dopo aver superato tante difficoltà che la vita ha avuto in serbo per lui, comincia a scrivere, o meglio, a raccontare situazioni che non trasmettono un vero e proprio amore per la vita, s’occupa di opere che mostrano evidenti tratti di cinismo, dovuti ad una sofferenza psicologica dell’autore stesso. Questo componimento letterario fu scritto nel 1890, periodo in cui la borghesia inglese influenzava molto gli scrittori e gli artisti nella loro scelte artistiche. I personaggi del libro sono Henry Wotton, lord inglese, Basil Hallward, noto artista, Dorian Gray, un giovane rampollo nonché il protagonista. Dorian viene sempre descritto come un Dio, immortale perché giovane, come una musa, perché bello ed il ritratto rappresenta per Basil una rinascita, un qualcosa di personale da nascondere agli occhi dei comuni mortali per paura che la società corrotta possa contaminare la sua bellezza interiore e non solo. Henry Wotton, l’incarnazione del cinismo, è profondamente affascinato dal quadro e dall’incantevole personaggio, e vuole assolutamente avere un confronto con lui. L’ incontro tra i due è emblematico; si tratta di un incontro tra due fasce d’età: il giovane e l uomo maturo; Wotton riesce perfettamente a dominare il pensiero di Dorian e gli fa apprezzare il “tesoro”più bello che possiede: la giovinezza (lo si deduce dalle parole”il tempo è invidioso di te e farà guerra ai suoi giglio, alle rose del suo giardino”o la personale da nascondere agli occhi dei comuni mortali per paura che la società corrotta possa contaminare la sua bellezza interiore e non solo. Henry Wotton, l’incarnazione del cinismo, è profondamente affascinato dal quadro e dall’incantevole personaggio, e vuole assolutamente avere un confronto con lui. L’ incontro tra i due è emblematico; si tratta di un incontro tra due fasce d’età: il giovane e l uomo maturo; Wotton riesce perfettamente a dominare il pensiero di Dorian e gli fa apprezzare il “tesoro”più bello che possiede: la giovinezza (lo si deduce dalle parole”il tempo è invidioso di te e farà guerra ai suoi giglio, alle rose del suo giardino”o la frase”vivi la vita meravigliosa che è in te e goditi questo tesoro finché puoi”). Da quel confronto, che rappresenta l’esordio, la vita di Dorian cambia: si crede immortale ed è continuamente ossessionato dalla bellezza, dalla voglia di vivere nuove sensazioni, senza alcun timore o pudore,ossessionato dalla giovinezza tanto da scendere a patti con il diavolo e desiderare che il quadro invecchi al posto suo. Il fascino di Dorian fa innamorare Sybyl Vane, giovane attrice, ma l’ amore non corrisposto porta la ragazza al suicidio. Gray non sa darsi pace, è profondamente scosso dalle conseguenze che la sua bellezza ha arrecato sulla ragazza; da qui inizia la sua profonda conversione e il protagonista comincia a capire che la sua situazione sta degenerando; infatti solo adesso il protagonista si rende conto che il quadro, così perfetto e dannatamente bello, è deturpato. Il ritratto è la coscienza di Dorian, quella coscienza che non possiamo vedere ma possiamo sentire quando compiamo qualcosa eticamente scorretto (come accade per Dorian). Wilde sostiene che soltanto vedendo la nostra coscienza, avendo paura di un suo giudizio, di una sua condanna, che potremmo avere dei sensi di colpa e riflettere sui proprio errori. che vuole sbarazzarsi assolutamente ed ad ogni costo, della verità e uccide chiunque lo contraddica o gli faccia notare l’evidenza. Preso dai continui sensi di colpa, dalla dannazione, dal tormento di quel quadro che rappresenta la sua coscienza, tenta di disfarsene con il pugnale con il quale ha ucciso Basil e, nel momento in cui la lama penetra nella tela, Dorian lancia urla sovrumane e s’accascia in una pozza di sangue. Improvvisamente il quadro riporta il suo fascino, la”coscienza” è pulita, libera da ogni peccato e non più tormentata: sul volto ormai spento di Dorian si notano tratti di sofferenza, vecchiaia, ossessione e tormento che l’hanno spinto a questo ignobile atto. La trama è per lo meno, lineare, con pochi intrecci, ricca di riflessioni, di colpi di scena, descrizioni, dialoghi, flashback e prolessi. Il punto di vista del narratore è onnisciente: infatti sembra già che Wilde abbia vissuto in precedenza la vita che descrive, dà consigli carichi di cinismo, rimpianti, scetticismo, maschilismo ma pur sempre utili. Le descrizioni sia fisiche, psicologiche e sociali, sono ben curate. Il contesto sociale ci porta a dedurre che nella Gran Bretagna di fine Ottocento, la borghesia era affascinata dalla bellezza, dalla ricchezza, era narcisista e Henry Wotton o meglio, Oscar Wilde, si serve del dipinto come immagine riflessa della società, ben lontana da ciò che l’apparenza mostra ed ormai stufo di ciò, s’immedesima nel personaggio Henry, un lord, e denuncia la corrotta società che non ha più principi morali. Questo libro m’è stato consigliato da una compagna di classe e l’ho trovato davvero molto interessante. Sono rimasta molto affascinata dalle descrizioni dettagliate e precise di cose, luoghi, contesti sociali, persone. Molto brillante l’idea di Wilde del ritratto! Molto originale l’idea che un quadro possa essere la nostra coscienza e finalmente poterla vedere e non soltanto sentire e capire dal suo sguardo se ciò che si fa sia giusto o sbagliato. Copertina del romanzo con immagine dell’autore. Del libro mi sono piaciute anche le continue riflessioni di Wilde, riflessioni che coinvolgono il lettore a tal punto d’avere una concezione della vita diversa. Wilde invita il lettore a vivere al massimo e apprezzare ogni singolo istante della mia giovinezza, finché dura, gustando la mia vita minuto per minuto, secondo per secondo, anche se a volte ci si può trovare davanti a situazioni insidiose. Dimentichiamo il passato, viviamo intensamente il presente in prospettiva del futuro, e forse Wilde sarà felice per noi! A CURA DI ROBERTA CURCI E RAFFAELLA DICATALDO Anno I, numero II, Risse di famiglia davanti alla tv "Continue lotte in famiglia tra genitori e figli? Sono per l’accaparramento del bene più prezioso: il telecomando. Non sempre si è infatti d’accordo su quali programmi vedere tutti insieme, specialmente se la lotta si ingaggia tra fratello e sorella. Il tipico adolescente maschio preferisce la solita partita di calcio e i classici film di guerra, mentre le teen-ager amano i reality e talent show o il consueto film romantico. A tutti noi ragazzi piacciono i telefilm che rispecchiano i problemi relativi alla nostra età, invece tra gli adulti è ben diverso: essi preferiscono seguire telegiornali e programmi di approfondimento per essere informati su quello che succede nel mondo. Tuttavia non si deve pensare che noi giovani ci disinteressiamo del mondo che ci circonda, in base ad alcuni sondaggi è emerso che il 61,5% dei ragazzi oltre i 14 anni guarda la tv per essere informato sull’attualità ; il 49,3% come passatempo e il 32,3% usa l’apparecchio televisivo come un mezzo per imparare tante cose, ma le statistiche cambiano parecchio quando si prende in esame la fascia degli adolescenti: in questo caso al primo posto con il 79 % si preferisce guardare films di ogni genere, subito dopo con il 50% , insolitamente, sono molto amati i cartoni animati con il 48%; solo ad un quarto posto con il 39% riscontriamo lo sport, al quinto posto con uno scarso 29% segue il telegiornale. In genere tra i reality preferiti dai ragazzi si contendono il primo posto” Il grande Fratello” e “Amici” perché i telespettatori ammirano la determinazione dei ragazzi partecipanti nel raggiungimento dei propri obiettivi Permane per molti l’interrogativo su quanto ci sia di reale in questi spettacoli in cui i protagonisti sanno di essere sempre ripresi dalle telecamere!Come svago e puro divertimento, tra i cartoni animati hanno molto successo i Simpson, seguiti da i Griffin e Futurama. i ragazzi si divertono perché questi cartoni animati rispecchiano gli aspetti grotteschi della realtà in cui viviamo mandando messaggi importanti attraverso battute ironiche. Ormai capita di frequente di vedere assai presto film trasmessi al cinema, in televisione. Tra i film quello che ha riscosso maggior successo negli ultimi anni è “Cado dalle nubi” del nostro conterraneo Checco Zalone già reso famoso da Zelig. La sua comicità ha colpito in particolar modo per la spensieratezza e l’ironia con cui vengono trattati i temi fondamentali del nostro vivere: il viaggio, il lavoro, l’omosessualità, l’amore.Grande notorietà hanno di recente avuto anche programmi” pseudo -documentari “come Mistero o Wild che si incentrano su indagini intorno ad argomenti misteriosi o al limite della normalità per coinvolgere lo spettatore. Spesso però si fa della disgrazie di poveri esseri umani uno spettacolo da fiera e questo mi sembra assolutamente vergognoso. Per quanto concerne lo sport sono vari quelli più seguiti ma in assoluto il calcio è lo sport che coinvolge grandi e bambini e ragazzi e creando un forte senso di appartenenza e di competizione. In secondo luogo più seguite sono le Olimpiadi per la varietà delle discipline e le spettacolari cerimonie In realtà ciascuno di noi giovani guarda quello che capita alla tele solo per distrarsi e semplicemente per passare il tempo. Se i temi trattati ci coinvolgono è probabile che vi si passi qualche minuto in più, ma mai essa potrà sostituire la bellezza dell’amicizia e dell’uscire la sera, del ridere e conversare ! aprile 2011 A CURA DI : Anna Digiovanni Teachers and students face to face-book Think about your relationship with your teachers. I believe that none of you could say that teachers are like friends, but, at the same time, I'm sure that most of you have a friendship on facebook with some of your teachers. No problems! It's a very common habit both in Italy and in the rest of the world! It has caused a very interesting debate in many countries. Last week a journalist gave us a question: is this web-friendship a way to increase the interest of the students or is it just to confuse the roles? The debate is universally known: in a few days, in Virginia, a document will be voted. It asks the teachers to avoid communication with their students by phone or on internet because in could be considered a secret relationship, obviously forbidden between teachers and students. It's a virtual friendship, but it could authorize the students to have a more confidential behavior at school too or show some aspects of the teachers' private lives causing his credibility to decrease. On the other hand we have to remember that facebook was born in a college, to simplify communication at school! Some people say that this new kind of relationship could help students to have a better idea of school and, at the same time, it could be a very important tool for the teachers who learn to know the world of teenagers and understand their behavior. Many teachers use facebook as a way to communicate school news, too. the majority of the messages are addressed to the class-group. Now internet is a very common way to communicate: working, studying, in our free time, to have a role in society, to develop our personalities, to express our opinions, we need internet, facebook above all. We also need it to express our disappointment like young people from Albania did last 21st January. They met on facebook instead of part in the protest against the government: it means that they don't believe in politics. Facebook is a universal webcoffee-house, and the school, as cultural centre of society, must join in! A C U R A D I : B A L I C E , M A N O S P E R T I State progettando un viaggio in una capitale Europea? Cercate qualche cosa di particolare? Certamente la Capitale Londinese fa proprio al caso vostro. In questa città cosmopolita, ove sono presenti etnie di ogni parte del mondo, potrete fare incontri davvero particolari come Tuareg o anziani membri di tribù che indossano il Sari. La metropoli, la cui atmosfera frenetica cattura subito l’attenzione dei turisti, è ricca di monumenti, edifici e musei di ogni genere. Il cuore di Londra custodisce l’Hyde Park, un’immensa distesa verde ricca di attrattive, di arbusti e laghetti, dove si possono fare piacevoli incontri con piccoli animali richiamati dal cibo dei passanti. È un luogo suggestivo nel quale gli amanti della lettura o del dolce far niente possono trascorrere del tempo libero, o es- C A R F O R A , UN’ ESPERIENZA TUTTA DA VIVERE sere intrattenuti dai caratteristici mimi, musicisti e danzatori che coinvolgono gli spettatori con imitazioni o trucchi di magia che attraggono tutti i bambini. Gli amanti della storia, della moda e del cinema possono restare ammaliati dalle bellezze presenti nella metropoli più visitata al mondo; potranno visitare Buckingham Palace, residenza della regina Elisabetta II, the Parliament, the Thames, The Big Ben, Piccadilly Circus una fantastica piazza per tutti gli innamorati poiché al centro vi è un monumento sulla cui sommità si trova Eros, dio dell’amore, pronto a scoccare una freccia al passante più fortunato, il British Museum e il National Gallery. Inol- tre sarà piacevole concedersi momenti di svago facendo compere nei grandi magazzini Harrod’s con le novità più accattivanti del mercato, e nell’Hard Rock Café più famoso al mondo dove si possono acquistare souvenir tipici. Se il vostro budget ve lo consente, sarebbe emozionante recarsi al Madame Tussauds per poter ammirare le statue di cera che riproducono, a grandezza naturale, star del cinema, della musica, della storia, del calibro di Michael Jackson, Freddie Mercury, Madonna, Wil- Obama e tanti altri ancora. Un simbolo di Londra e’ “the Tower of London”, fortezza maestosa che un tempo fungeva da carcere, vi sono attualmente custoditi i gioielli della Corona inglese tra cui la corona reale e il famoso diamante Koh- i Noor. Londra sorprende moltissimo e ogni volta che si ha la fortuna di visitarla si lascia un pezzo del proprio cuore …There’s no place like London. A cura di Raffaella Dicataldo e Roberta Curci La rappresentazione teatrale 'Novecento', è tratta da un monologo di Alessandro Baricco; racconta la storia di un bambino ritrovato sul piroscafo ‘Virginian', in una scatola, dal marinaio Danny Boodman che decide di accudirlo dandogli un nome che diverrà poi storico: al proprio nome aggiunge ciò che è scritto sulla scatola che conteneva il piccolo, T.D.Lemon, più ” novecento” in onore del nuovo secolo che era appena iniziato All’età di otto anni, l'uomo che gli aveva fatto da padre muore e il piccolo inizia a suonare il pianoforte sul piroscafo. Qui incontra il narratore-trombettista con cui instaura una grande amicizia che non termina neanche quando questi è costretto ad abbandonare l'imbarcazione per la sua distruzione. T.D. Lemon Novecento risulta essere un uomo che vive solo per la musica e rimane sempre legato alle sue grandi passioni: il pianoforte e il mare. Questi elementi non gli permettono mai di crescere, perciò non riesce a crearsi legami fuori dalla nave che è da sempre stata nella sua vita. Egli vive, quindi, per rallegrare , con la sua musica, gli animi dei passeggeri del piroscafo. Nei loro volti vede , conosce ed ama il mondo. E al piroscafo resta sempre indissolubilmente legato poichè ha da sem- pre rispecchiato tutto quello che poteva desiderare. L'attore Corrado d'Elia ha interpretato perfettamente il personaggio di Novecento evidenziandone l’ironica ingenuità riportata nella voce del protagonista che, uomo, sembra parlare ancora come un bambino: con la curiosità di un bambino,infatti guarda il mondo. Nella rappresentazione teatrale è, inoltre, evidente il legame del protagonista con la nave: quando egli decide di scendere per la prima volta sulla terraferma per poter vedere il mare da un'altra prospettiva e perciò vorrebbe sbarcare nella città di New York, giunto il gran momento viene sopraffatto dalla paura e si ferma sui gradini della nave fissando il vuoto. Per l'impossibilità di affrontare ciò che non conosce si sente sperduto e non riuscendo a trovare i confini di quell'immensa città, decide di tornare indie- tro. Tutta la rappresentazione si è svolta in uno scenario molto semplice: uno sgabello posto al centro della scena rappresenta il posto di Novecento ,quando ogni sera allietava con la musica il viaggio a bordo del piroscafo, accerchiato da cubi bianchi di diverse dimensioni. ossia i posti degli altri membri del gruppo , tra cui il narratore stesso. Sullo sfondo una scenografia, uno sfondo originale: tasti di pianoforte che si illuminano ripetutamente in base alla melodia. La musica è tutt’uno con la narrazione ne costituisce battute e timbri , così come è sembrato che l’ attore, talvolta, con la voce, suonasse le parole! Questo spettacolo è stato piacevole non solo per la trama ma anche per la brillante esecuzione dell'attore che, recitando, ha dato il meglio di sé nell'interpretazione tanto da rendere lo spettacolo davvero realistico. A cura di: Lidia Bracco Nella società odierna sembra che non se ne possa fare a meno. Serve ormai per tutto : leggere, comunicare, informarsi , scrivere, fotografare, orientarsi , guardare la tv e sentire la musica. Parliamo naturalmente del telefono cellulare! A mio parere esso è indispensabile soprattutto per ragazzi della nostra età. Chi non ne ha almeno uno se non due? Utile perché ci permette di comunicare alle nostre famiglie, in caso di emergenza, un eventuale ritardo senza essere responsabili di inutili patemi. Oppure per comunicare con persone che ci sono molto lontane Il problema sorge soprattutto per noi ragazzi nell’abuso di questo mezzo. Trascurando, e non sarebbe trascurabile, il fatto che le radiazioni sembra facciano molto male alla salute e agli occhi, ultimamente si può dire che il cellulare è diventata l'arma principale del cyberbullismo: ricatti, pubblicazione di foto su Internet. Si sta inoltre diffondendo sempre più l'uso del telefonino per copiare i compiti, attingere informazione da siti durante le prove scritte e comunicare con i compagni di classe. Un altro svantaggio, sotto gli occhi di tutti, sta nel linguaggio da SMS criticato per chè non rispetta più alcuna regola grammaticale e sintattica. Per ultimo, il telefono cellulare sta togliendo a tutti noi il piacere di una sana chiacchierata guardandosi francamente negli occhi, togliendo molto spazio alla comunicazione diretta delle persone e alla capacità di rapportarsi serenamente con il prossimo: ormai si assume, si licenzia, ci si lascia con un SMS non guardando neanche più in faccia le persone. Dovremmo tornare a considerarlo ingombrante come era un tempo, in cui pesava tanto da essere trasportabile con una carriola ma non era essenziale più di un qualsiasi utensile: ci sogneremmo mai di portare sempre con noi un cucchiaio? Eppure ci serve varie volte al giorno ma non in qualunque momento. Bisognerebbe fare lo stesso con il cellulare, ogni tanto spegnerlo e rimanere soli con noi stessi. Bracco Lidia I C A cura di Sergio….. Acura di: Sergio Dimiccoli…. Il 27 febbraio si è svolta, presentata da James Franco e Anne Hathaway, l'83° edizione degli Academy Awards, che ha avuto luogo nel Kodak Theatre di Los Angeles, California. Le nominations sono state annunciate il 24 gennaio da Mo'Nique, accompagnata dal presidente dell'Academy, Tom Sherak; il mitico Steven Spielberg ha presentato il miglior film e Kathryn Bigelow ha annuncito il miglior regista: entrambi i premi sono stati vinti dal film con più vittorie (4): Il discorso del Re, regia di Tom Hooper. La vera grande delusione di questa edizione degli Academy è stato di sicuro il film "Il Grinta", che è stato trasmesso poche settimane fa nella nostra città: per la pellicola western diretta dai famosi fratelli Coen ben 10 nomination e neanche un Oscar. Non c'è paragone tra le prestazioni italiane di quest'anno rispetto a quelle dell'anno scorso: nel 2010 ci sono state ben 5 nomination e 1 vincitore, Mario Fiore, direttore della fotografia di Avatar; invece questa 83° edizione ha avuto una sola candidata per la categoria "migliori costumi": Antonella Cannarozzi, costumista del film "Io sono l'amore", regia di Luca Guadagnino Dopo "Il discorso del Re" e "Inception" con 4 Oscar, il film "The social network", regia di David Fincher, segue con 3 vittorie su ben 8 nomination. Come ogni anno, la Disney ha vinto l'oscar per miglior film d'animazione (questa volta è toccato alla saga di Toy Story, col 3° capitolo), ma quest'anno, come l'anno scorso era successo con Up, il film ha vinto anche l'Oscar come migliore canzone: We Belong Together. Parliamo dell' attore protagonista de “Il Discorso del re”, Colin Firth: secondo il mio parere il triste viso di questo grandissimo attore, calza a pennello col significato del film, che parla di Re Giorgio d'Inghilterra, che, avendo un blocco emotivo ed essendo balbuziente, ingaggia uno psicologo che lo aiuti, attraverso vari esercizi, ad affrontare i suoi discorsi all’Inghilterra dell' '900. Mi piacerebbe farvi capire meglio perchè gli americani sono così avanti rispetto a noi: ora vi mostro cosa ne pensa l'Italia del cinema. Cominciamo col dire che noi italiani dobbiamo ancora capire la differenza tra i film che vediamo per le belle donne, gli uomini affascinanti, o per la comicità (“commedie a cavolo”) e i film veri, con attori e attrici veri e che vincono veri e importanti premi. Partiamo col criticare (perchè c'è da criticare) i film che piacciono agli italiani. I film che riempiono le sale d'Italia sono: - l e commedie coi personaggi alla Checco Zalone, che non so come faccia a fare invidia a chiunque non sia pugliese; -le commedie con le donne protagoniste accompagnati da uomini che magari sono ottimi attori, ma interessati ad aumentare l’audience, anche se si privano del loro talento:questo diventa, col passare degli anni e quindi con l'evoluzione del cinema, un evento che si verifica sempre più frequente nei numerosi cinepanettoni;-le commedie straniere che di solito hanno per protagonisti 1 donna e 2 uomini, che, nella maggior parte dei casi, sono interpretati da attori americani che non vincono mai niente, neanche i Golden Globe, che non ho mai capito cosa servono;-i film drammatici divisi in 2 o più capitoli (come il film di Giovanni Veronesi, Italians), che sono, secondo il me, i migliori, perchè con attori decenti e, soprattutto, uomini, che fanno seriamente il loro lavoro.Un' altra differenza tra gli attori americani e quelli italiani è la seguente: la competizione nelle diverse categorie. Vi faccio un esempio: George Clooney si impegna a migliorare, perchè per raggiungere l'Oscar deve superare i diversi Tom Cruise; Leonardo Di Caprio, Brad Pitt, ecc ...Invece in Italia Riccardo Scamarcio non si impegna perchè nel nostro paese non ci sono altri attori al suo livello (non pensate che stia dicendo che Riccardo Scamarcio sia un bravo attore). In somma, facciamo un paragone: se l'America fosse il mare, noi saremmo un granello di sabbia, bagnata dall' immenso blu. A cura di Pasquale Lavecchia L’alcolismo è un problema che non si è mai voluto veramente risolvere. Oggi il problema non è più considerato tra i più importanti della nostra società,come la droga e l’aids,sia perché è diminuito il numero dei grossi consumatori di alcol o quantomeno si è stabilizzato. Gli effetti dell’alcol sull’organismo umano sono noti,ma la sua diffusione rimane costante; anche se assorbito in grosse quantità,l’alcol agisce negativamente non solo sull’apparato dirigente,ma su quasi tutto il nostro corpo,non ci si può non rilevare quanto sia notevole l’incidenza dell’alcol nella casistica dei tumori del cavo orale della faringe,della laringe,dello stomaco e dell’intestino. Altre gravi patologie riguardano fegato e reni,che nel loro lavoro di purificazione vengono letteralmente aggrediti dall’alcol provocando cirrosi epatica e insufficienza renale. L’effetto dell’alcol sulle prestazioni degli sportivi è notevole: allenta i riflessi,appesantisce i muscoli,riducendone inevitabilmente la tonicità e i centri nervosi,abbassando la capacità di concentrazione. Il cervello risulta facilmente attaccabile dalle sostanze alcoliche,a causa dell’incapacità da parte delle cellule celebrali di riprodursi. Di conseguenza queste vengono lentamente ma costantemente distrutte. In un soggetto alcolizzato,nel giro di una ventina d’anni,si può osservare una diminuzione del peso della materia grigia del 30-40% con risultati facilmente immaginabili. A causa di una diffusa mancanza d’informazione,la gente non conosce i limiti di guardia per quanto riguarda il dosaggio delle bevande alcoliche. Molti ritengono che 3-4 bicchieri di vino a pasto non costituiscano affatto un eccesso,ma facciano addirittura bene. Diffusa è anche l’abitudine di aggiungervi l’aperitivo naturalmente alcolico,poi,magari,un goccio di digestivo e durante la giornata,se capita,due dita di whisky tanto per gradire. Inoltre,c’è chi pensa che del buon brandy o della grappa nostrana D.O.C. facciamo sicuramente bene in una giornata fredda;in ogni ricorrenza si apre uno spumante;quando si riceve un amico,si offre del buon liquore ecc. E ci si trova alcolizzati senza neanche saperlo. Queste abitudini sono diffusissime nelle famiglie italiane. Gli esperti hanno calcolato che una dose di alcol giornaliere complessiva,pari a due bicchieri di vino o di birra,non risulta dannosa per l’organismo umano e che piuttosto può avere degli effetti lievemente benefici. Inoltre è da tenere presente che una dose da bar di superalcolico contiene la stessa dose di alcol contenuta in un bicchiere di vino da circa due decilitri. Un fenomeno molto preoccupante è quello dell’avvicinamento dei più giovani all’alcol,che va inconsapevolmente trasformandosi in una pericolosa dipendenza che l’accomuna alla droga. Il consumo di alcolici leggeri è lievitato in maniera vertiginosa;i pub costantemente affollati di giovani di ogni età fanno affari d’oro. Si va più sempre diffondendo la tipica usanza di riunirsi in tali locali,la sera,per parlare del del più e del meno mentre si provano sempre nuove marche di birra. Come dicevamo già in precedenza, oltre al fenomeno dell’alcol c’è anche quello della droga; essa è un problema a livello nazionale. Viene consumata disciolta nelle bibite alcoliche, ed è molto diffusa nei pub,nelle discoteche. Oltre a questi due fattori bisogna analizzare anche quello del fumo. Questo, aggregato all’alcol e alla droga comporta a gravi conseguenze;vediamole. Circa V secoli fa Cristoforo Colombo scorse una vastissima terra,questa terra ospitava degli uomini gli indigeni; Colombo poi trovò una piantina. Era una piantina che gli indigeni arrotolavano e fumavano: il tabacco. Questa ebbe molto successo soprattutto tra il clero,infatti veniva soprannominata nostra sancta hierba nicotina. Ma le sue conseguenze sono i tumori soprattutto ai polmoni. Di recente si è scoperto che la nicotina (sostanza contenuta nella sigaretta,oltre al tabacco) produce nel cervello lo stesso meccanismo delle droghe come:cocaina;morfina e anfetamine. Anch’essa può causare dipendenza,avendo in comune con queste droghe delle proprietà neurochimiche e funzionali. “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività...” così recita l’articolo 32 della Costituzione italiana,la legge in Italia prevede che non si possa fumare in tutti i luoghi chiusi,siano essi: scuole,ospedali,caserme,uffici pubblici,aziende private o discoteche,chi infrange questa regola avrà dai 25 e i 100 euro; chi invece non le fa rispettare ha fino ai 1000 euro di multa. La sigaretta è assolutamente vietata a coloro che praticano qualsiasi tipo di sport. Questi tre fattori: “droga,alcol,fumo” sono spesso causa di incidenti stradali. Gli effetti della droga e dell’alcol portano al conducente della vettura: distrazione,sonnolenza, nausea. A cura di: Antonia Rizzi Chers lecteurs Notre journal « il caffè del Cafiero » est capable de tout faire! Il a même réussi à interviewer un grande peintre comme Henri Matisse ! Et bien, monsieur Matisse,parlez-nous un peu de vous…. Et bien, je suis né en 1869 et mes parents géraient une entreprise de semailles. J’ai grandi heureusement et mes parents m’ont toujours aimé. Plus tard je me suis installé à Paris pour étudier le Droit Vous avez réalisé des tableaux qui, à notre avis, sont merveilleux. Est-ce que nous pouvons définir « révélation divine » votre talent ? Et bien, en un sens, oui. J’ai commencé à peindre pendant le cours postopératoire de mon appendicite et alors que je peignait, j’ai éprouvé une sorte d’ « ecstasy », j’ai touché le ciel en peignant. Quels ont été vos premiers travaux ? Est-ce qu’ils ont été appréciés ? J’ai commencé ma carrière en peignant des natures mortes et des paysages en m’inspirant à des artistes flamands. J’ai eu en certain succès. Cependant je n’exprimais pas encore ma véritable nature…… Je m’excuse alors : qu’est –ce que « votre véritable nature » ? et où est-ce que l’avez exprimée ? j’ai exprimé moi même dans le tableau « la danse » c’est-à-dire en utilisant couleurs vives et des formes loin de la perfection classique. Pourquoi ? Parce que ce n’es pas moi qui a peint cette image, c’est mon cœur, mon âme. Fauvisme…. J’ai lancé la peinture à travers le sentiment. Merci beaucoup, monsieur Matisse. Merci pour votre collaboration. Ça a été un honneur pour moi vous parler Vous êtes les bienvenus. C’est toujours un plaisir pour moi aussi. A cura di Alessandro Anglani Sette settembre 1914 Bert e io siamo stati svegliati dalla campana di battaglione quando il sole non era ancora sorto. Entrambi siamo scattati in piedi mezzi addormentati fiondandoci sulle nostre armi prima che su ogni altra cosa, tanta era la tensione. Il contatto con le armi era l’unico nostro appiglio per la sopravvivenza; anche se in quel caso era solo il caporale Erich Müller che testava la prontezza d’azione di noi reclute. Si occupava egli stesso di prendere a calci chi non rispondeva all’allarme in tempo. Dato che questa non era la prima volta che faceva uno “scherzo” del genere, la piazzetta d’adunata si riempì senza assenti e piuttosto rapidamente. Non abbastanza per il caporale. Dopo essersela presa con gli ultimi arrivati e averci riempito di appellativi poco onorevoli, il caporale Müller si preoccupò di aggiornarci sul da farsi: avremmo dovuto spostarci da Konigsberg6 e seguire il corso del fiume Preghel, dove tentare all’altezza di Welhod7 un’incursione nelle trincee nemiche. Il reggimento di cavalleria e uno di fanteria si erano già mossi per monitorare la situazione all’interno della città e per sistemare l’artiglieria. Mentre il caporale descriveva la situazione, iniziavo ad avvertire una strana sensazione d’angoscia che s’impossessava della mia mente; descriveva già luoghi che avremmo visto in serata, ciò che avremmo dovuto fare non appena arrivati lì e cosa invece se avessimo avvistato il nemico: pian piano iniziavamo a diventare delle marionette con un fucile in mano. Per nostra fortuna, il guadare il fiume non portò troppi problemi, tranne che per lo spostamento delle motociclette e dei veicoli di trasporto per le mitragliatrici. Stanchi dopo tredici ore di marcia, prendemmo posizione come ci era stato ordinato. Nel passare in mezzo agli edifici cittadini circondati dalla foschia, si presentò ai nostri occhi uno spettacolo ben differente dal solito: innanzitutto il silenzio, rotto solo dalle urla militari, lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e dai nostri passi, ci assordava. Sembrava di camminare in un paese fantasma, dove eravamo noi gli invasori, invece di coloro che dovevano proteggerlo. Mi lasciai distrarre dai pennacchi rossi che si afflosciavano sui pickelhaube8 dei soldati di cavalleria, unico segno che li contraddistingueva dai nostri, più semplici. Mitragliatrici MG089 erano sistemate in posti strategici del territorio, e due grandi mortai erano piazzati alle porte della città. Una volta sistemati alle postazioni, io, Bert, Maxim e un’altra decina di soldati ci riunimmo per cenare la solita roba: cibo in scatola. Inoltre stavolta eravamo anche al buio, per evitare che le nostre posizioni fossero visibili. Anche il caporale Müller era nel nostro battaglione, ma non ci era permesso invitarlo tra noi. Uno dei ragazzi aveva portato con sé un’armonica, così, non appena finito di mangiare, ci mettemmo a cantare qualche melodia che un po’ tutti conoscevamo. Poi iniziò l’inferno. Una valanga di terra proveniente dall’alto crollò proprio su di noi, anticipata di pochi istanti da un boato tanto forte da lacerare i timpani e appannare la vista. Venimmo quasi tutti scaraventati a terra, e l’istinto militare fu quello di collocarsi, mani alle armi, in posizione di battaglia, con il petto schiacciato sul fango della trincea. Qualcuno gridava intorno a noi, ma il fischio che penetrava le nostre teste era così potente da ovattare tutti gli altri rumori. Vedemmo altre esplosioni, più nei pressi della città, non troppo lontano dalle postazioni d’artiglieria. Il caporale Müller uscì dalla sua tenda mentre ancora si allacciava i bottoni della divisa e fece capire a Maximilian di far partire la MG08 in nostro possesso. Nel frattempo, le altre postazioni già avevano iniziato la risposta all’attacco, facendo lampeggiare la valle tagliata dal fiume di luci di morte. Maxim, una volta terminata l’operazione, spostò la canna della mitragliatrice in direzione degli spari nemici e premette i grilletti. Un rumore picchiettante simile ad un urlo animalesco si aggiunse a quelli di sfondo che già annebbiavano i sensi. Io e Bert ci allontanammo e ci appostammo poco più in là, in ginocchio, con le nostre carabine Gewehr9810 saldamente strette tra le dita. Non si vedeva nulla, ma perlomeno sembrava stessimo riacquisendo lentamente l’udito. Altri dei nostri si stesero lì accanto, ma uno di loro fu sorpreso da un proiettile vagante e cadde a terra in preda agli spasmi. Solo in quel momento si spezzò l’incantesimo e capimmo d’essere vulnerabili anche noi. Berthold fu impulsivo, e sparò un colpo di carabina a vuoto; dietro, le grida del caporale “Sparate! Sparate! Ma risparmiate colpi!” che a stento riuscivano a superare d’intensità lo sferragliare della mitragliatrice. Per due lunghe ore continuò il bombardamento, senza che vedessimo l’ombra di un nemico. Poi, tutto cessò senza un motivo apparente, mentre gli ultimi colpi si strascicavano, sparati alla nebbia. 10 6 Oggi Kaliningrad, in Prussia. 7 Paesino oggi probabilmente corrispondente a Welho, Prussia. 8 Tipico copricapo militare imperiale tedesco, caratterizzato dalla presenza di uno sperone nella parte superiore dell’elmo. 9 MG 08, fu una mitragliatrice pesante con canna raffreddata ad acqua di produzione tedesca. A cura di: Ivana Cassano, Rosaria Ciniero, Giulia Astrid Matera Ciao amici, bentornati al nostro appuntamento mensile con la musica! La volta scorsa abbiamo parlato di rap, ricordate? Bé, l‟argomento di questo mese è niente meno che il genere sicuramente più amato da molti di noi: il rock, la musica che inietta un flusso irresistibile di carica ed energia nelle nostre vene. Parlare di “rock” è come voler descrivere ogni singola goccia d‟acqua presente in un oceano, dunque è meglio iniziare subito! Innanzitutto, partiamo da voi: esatto, proprio da voi, perché il bello della musica è che suscita emozioni differenti da persona a persona, o a seconda del momento nel cui la si ascolta. Ognuno la interpreta a modo suo, e così la stessa canzone può svelare nuovi segreti se riascoltata un‟altra volta. Tristezza, felicità, euforia…ma gli “effetti collaterali” più diffusi avranno certamente colpito anche te, caro lettore, che almeno una volta nella vita ti sarai trovato a suonare un assolo alla chitarra invisibile davanti allo specchio, o semplicemente a muoverti ad un ritmo scatenato senza neanche accorgertene… come tutti noi, del resto! Suscitare emozioni, del resto, è stato l‟obiettivo del rock sin dai suoi primi albori. Il genere, infatti, trae spunto dal precedente rock‟n roll, letteralmente “dondola e rotola”, che ebbe successo sin dal suo esordio, negli anni „50: partendo da chitarra elettrica, batteria, basso e tastiera, e arricchendosi con il tempo di nuovi sottogeneri e di altri strumenti, ha dato origine alla multiforme realtà della musica rock. Come ci si aspettava, in poco tempo tutto il mondo iniziò a muoversi a ritmo di rock n‟roll e il genere fu ribattezzato semplicemente con la sua abbreviazione “rock”. Solo qualche anno, però, il genere vede sorgere la sua età dell‟oro: tutto ha inizio soprattutto in Inghilterra, quando dall‟incontro di semplici ragazzi con una passione in comune nascono pietre miliari della storia del rock: stiamo parlando di personaggi come Pete Townshend (…non sapevate che fu uno dei primi a lanciare il gesto della distruzione della chitarra dopo il concerto? Ora lo sapete!), Mick Jagger e John Lennon, fondatori rispettivamente dei Who, dei Rolling Stones e dei Beatles. Il rock diventa un mezzo per esprimere le emozioni, le sensazioni e soprattutto i temi di attualità, come la guerra o i movimenti di contestazione giovanile del ‟68. Un esempio? La splendida “Imagine” di John Lennon, che porta la nostra immaginazione verso un mondo libero da conflitti e pace…“Imagine all the people, living life in peace!” Dopo queste muse ispiratrici (è proprio il caso di dirlo!) arriva il momento di altre stelle annoverate nella vasta costellazione del rock: gruppi come i Doors, i Jethro Tull, i Pink Floyd, e artisti come Bob Dylan, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Eric Clapton (anche con il suo gruppo, i Cream), Carlos Santana, …nonché del più grande evento della storia del rock: i veri intenditori sapranno già di che si tratta, ma noi lo diciamo lo stesso: stiamo parlando nientemeno del grandissimo raduno di Woodstock, che in tre giorni attirò circa quattrocentomila persone!!! Mentre il periodo degli anni ‟60 fu quello dei temi sociali e della contestazione, agli inizi degli anni ‟70, diversi generi si intrecciano al rock per dare vita a nuovi stili: dal jazz rock dei Soft Machine, allo stile dei Genesis e degli Yes, ispirati alla musica classica europea, o ancora al glamour rock di David Bowie e dei Roxy Music, gruppo britannico fondato da Brian Eno. Il genere fra i più noti che nascono nel periodo è l‟hard rock, che sperimenta uno stile più ritmico e basato sull‟uso di amplificatori. Nomi dell‟hard rock? Basti pensare ai Led Zeppelin con il geniale Jimmy Page, ai Deep Purple, ai Velvet Underground, a Patti Smith. Ancora più energico è il punk rock, che punta soprattutto sulla trasgressione: spiccano tra i suoi esponenti il gruppo statunitense dei Ramones e i gruppi britannici dei Clash e dei Sex Pistols. È dall‟unione dei due generi, punk rock e hard rock, che nasce lo stile spregiudicato dei Guns‟n Roses, celebre gruppo statunitense formatosi verso la metà degli anni ‟80 per iniziativa di William Bayley, meglio conosciuto col nome d‟arte di Axl Rose, e del chitarrista Slash: il tono aggressivo dei loro testi suscita scandalo, ma diventa anche la chiave del loro successo. In contrapposizione all‟energia del punk rock e dell‟hard rock, gli anni ‟80 segnano la nascita di sonorità più morbide, come quelle dei Dire Straits, dei Cure e dei Police. L‟anima del punk rock viene però ripresa negli anni ‟90 dallo stile grunge di Kurt Cobain e della sua band, i Nirvana. Nel 1991 un evento segna la storia del rock e pone fine alla luminosa e ventennale carriera di un gruppo icona del rock: la morte in seguito ad AIDS di Farrokh Bulsara, nome d‟arte Freddie Mercury, leader dei Queen. Il suo carisma, unito alla musica coinvolgente capace di abbracciare una folla in un comune stato di gioia ed esaltazione, ci ha lasciato brani come We Are the Champions e Bohemian Rhapsody, ritenute dai critici di tutti i tempi come migliori canzoni della storia del rock. La fama dei Queen si è mantenuta tra nuove e vecchie generazioni, proprio come, forse, nelle intenzioni di Freddie Mercury. Disse del gruppo: "Quando fondammo i Queen puntavamo al massimo, non ci saremmo accontentanti di niente di meno". E in Italia? In Italia il rock nasce negli anni ‟70, sulla scia delle band rock progressive britanniche e americane (per l‟appunto Pink Floyd, Genesis e Velvet Underground, ma anche Gentle Giant, e Van Der Graaf Generator). La sua diffusione è considerata seconda dopo quella britannica. Tra le band rock di grande spessore di quegli anni compaiono La Premiata Forneria Marconi, il Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme. La Premiata Forneria Marconi, che aveva iniziato la scalata del successo nella seconda metà degli anni „60 con il nome “I Quelli”, deve la scelta del nuovo nome all‟avvento degli anni ‟70 e alle influenze musicali dei gruppi britannici; in seguito, inizia a sperimentare un sound più vicino a quello delle band d‟oltremanica. La scelta del nome è dettata dal fatto che i componenti cercavano un nome originale che si riferiva al nome di un panificio di Chiari,in provincia di Brescia,dove il gruppo si è formato. Nel giro di pochi anni raggiungono il successo grazie anche a Pete Sinfield che pubblicò il loro album Photos of Ghosts e ridusse il nome del gruppo all‟acronimo PFM, perché più facilmente pronunciabile dagli anglofoni. Celebration, estratto dall’album “Photos of Ghosts”, è stato il singolo che ha permesso loro di sfatare le critiche al loro sound, giudicato “troppo italiano” ai loro esordi sul panorama musicale straniero. Negli anni successivi il gruppo diventa fonte d‟ispirazione per nuovi cantanti rock italiani come Vasco Rossi e i Liftiba. Vasco Rossi è uno degli esponenti del rock italiano più seguito dai giovani: nonostante le critiche ricevute più volte per i contenuti anticonformisti delle sue canzoni, Vasco, o Blasco, è considerato una delle poche rockstar italiane. Dopo gli esordi da deejay, sotto l‟influenza di alcuni suoi amici, pubblica il suo primo 45 giri “Jenny/Silvia” ma è solo negli anni ‟80 che raggiunge il successo. E proprio nel 1984 Vasco viene arrestato per detenzione di droga: tuttavia le sue canzoni continueranno ad essere in cima alle classifiche. Negli stessi anni si afferma un‟altra rock band, i Litfiba. Il nome, apparentemente eccentrico, nasce in realtà dalla vecchia sala prove della band, la Telex: L, prefisso della Telex, IT, che sta per Italia, FI,che sta per Firenze e BA,che sta per il nome della via in cui si trova questa sala, Via De‟ Bardi. Il gruppo nasce proprio mentre a Londra e dintorni prende piede il new wave e, dopo aver raggiunto il successo a Firenze, allora considerata la capitale italiana del rock, i Litfiba muovono i primi passi sullo lo scenario musicale italiano vincendo il Festival Rock Italiano nel 1982. Nel 1999 la band si scioglierà e il cantante del gruppo, Piero Pelù, incomincerà ad incidere alcuni CD dove canta da solista, sino alla riconciliazione con il fondatore del gruppo Ghigo Renzulli, avvenuta nel 2009. Uno degli ultimi singoli pubblicati dal gruppo è “Sole Nero”, estratto dall‟album “Stato Libero in Litfiba” , pubblicato nel 2010 e che ha riscosso molto successo non solo in Italia ma anche all‟estero. Insomma, in Italia e ovunque nel mondo, da sempre, ogni gruppo ha contribuito con il cuore e l‟anima a modificare gli stili di vita della società, dando origine a epoche di intraprendenza, innovazione e voglia di stravolgere la monotonia quotidiana. In qualsiasi momento della giornata, il rock può darci l‟ispirazione e la carica di adrenalina di cui abbiamo bisogno: un paio di cuffie e… via! O anche la musica a palla, quando in casa non c‟è nessuno (un classico!). D‟altra parte, come abbiamo già detto, il rock ha un obiettivo… un obiettivo che possiamo esprimere in una frase, per usare una citazione di Angus Young (fondatore degli AC/DC) : “Tutto nasce dal ritmo: è la base del feeling di ciò che suoniamo. Noi vogliamo che la gente riesca a sentire fisicamente l‟energia che sprigioniamo. Vogliamo che ingoi ogni singolo watt!” Meditate, amici!! E con questo, dobbiamo già salutarci. Arrivederci, allora, e buona Musica da Leggere!!! Piero Pelù dei LITFIBA