Chi conosce l`inno di Mameli?

annuncio pubblicitario
SOMMARIO

Chi conosce l’inno
di Mameli??

Teachers and students face to facebook

London on the
road

Novecento

Cellulare si, cellulare no

La notte degli Oscar

Alcool e giovani

Intervista con Matisse

Racconto: Sei settembre 1914

N U M E R O
I I ,
A P R I L E
2 0 1 1
Chi conosce l’inno di Mameli?
Risse in famiglia
davanti alla tv

I ,
Recensione: Il ritratto di Dorian
Gray

A N N O
Musica da leggere:
Rock
Responsabile una
cultura
dell’immagine e
del consumismo
che non ci vuole
cittadini consapevoli ma solo acquirenti dipendenti .
Così dopo 150 anni ci stiamo finalmente a chiedere
Ha riscosso molte cosa bisogna farpolemiche, qualsene dell’elmo di
che tempo fa,
Scipio, cosa voglia
l’episodio di alcuni dire riunirsi a cocalciatori della
orte e dove si sia
Nazionale che fin- cacciata questa
gevano di cantare fantomatica Vittol’inno, prima delle ria. Ora non solo
gare, perché non
in occasione del
ne conoscevano le 150esimo anniveresatte parole: pasario dell’Unità di
role sante! Per
Italia eccoci qui
quanto possa sem- tutti allineati e cobrare blasfemo
perti davanti alla
molti giovani non tivvù a seguire con
conoscono tutto
attenzione la sul’inno di Mameli e perba performannon sanno esatta- ce del nostro amamente cosa voglia to Benigni che, odire!
spite d’onore durante il Festival di
Sanremo, ha dato
a tutti una lezione
di italianità. Per
chi se lo fosse perso intanto la raccomandazione di
andarlo a rivedere , magari, su You
tube :
http://
www.youtube.com/watch?
v=o0rGNKwq6fg
Roberto Benigni a
Sanremo 2011
A cura di Roberta
Curci
A cura di
Roberta Curci
Chi conosce l’inno di Mameli?
L’inno d’ Italia o inno di
Mameli è stato scritto
nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota e musicato in seguito
da Michele Novaro. Con il
Romanticismo italiano si era
già diffuso un clima di fervore patriottico e di insofferenza nei confronti della dominazione austriaca. L'immediatezza dei versi e l'impeto
della melodia ne fecero il più
amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma
anche nei decenni successivi.
Non a caso Giuseppe Verdi,
nel suo Inno delle Nazioni
del 1862, affidò proprio al
Canto degli Italiani - e non
alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra
Patria, ponendolo accanto a
God Save the Queen e alla
Marsigliese. Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre
1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della
Repubblica Italiana.
Vediamone ora il significato:
Fratelli d'Italia, l'Italia s'è
desta; dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa. dov'è la
Vittoria? Le porga la chioma; ché schiava di Roma
Iddio la creò.
O fratelli della nostra Italia , la nostra Italia si è risvegliata ed ha indossato
l’elmo del grande guerriero
Scipione Giunga qui la dea
della Vittoria e l’Italia sia
pronta a porgere le proprie
chiome per il trionfo perché
da sempre la Vittoria è asservita alla nostra nazione
per volontà di Dio.
Stringiamci
a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Uniamoci per combattere,
cerchiamo di essere pronti a
morire;Italia chiamò. lo
vuole la nostra nazione
Noi siamo da secoli calpesti, derisi,perché non siam
popolo,perché siam divisi
Raccolgaci un'unica bandiera, una speme; di fonderci insieme già l'ora suonò.
Noi Italiani siamo da secoli
calpestati nel nostro orgoglio, derisi umiliati e dominati da altri popoli,perché
non siamo un popolo ma
siamo
divisi
tra
di
noi;dobbiamo raccoglierci
sotto un’unica bandiera, in
una sola speranza; è arrivata l’ora di essere tutti uniti.
Stringiamci a coorte! Siam
pronti alla morte; Italia
chiamò.
Uniamoci per combattere,
cerchiamo di essere pronti a
morire;Italia chiamò. lo
vuole la nostra nazione
Uniamoci, amiamoci; l'unione e l'amore rivelano ai
popoli le vie del Signore.
giuriamo far libero il suolo
natio:uniti, per Dio,chi vincer ci può?
Dobbiamo unirci ed amarci
tra noi perché l’unione e
l’amore potranno testimoniare che tutto questo è volontà di Dio Noi giuriamo di
rendere libero il nostro suolo natìo e così uniti nessuno
potrà vincerci
Stringiamci
a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Uniamoci per combattere,
cerchiamo di essere pronti a
morire;Italia chiamò. lo
vuole la nostra nazione
Dall'Alpe a Sicilia, Dovunque
è Legnano; Ogn'uom di Ferruccio ha il core e la mano; I
bimbi d'Italia si chiaman Balilla; il suon d'ogni squilla I
Vespri suonò
Dal nord al sud, tutti sono
pronti a combattere contro
l’invasore come è successo a
Legnano; ognuno ha l coraggio e il valore per essere a capo
della rivolta,anche i bambini Si
chiaman Balilla; il suono di
ogni campana ci chiama ad
insorgere, come la campana
dei Vespri siciliani
Stringiamci a coorte! Siam
pronti alla morte; Italia chiamò
Uniamoci per combattere, cerchiamo di essere pronti a morire;Italia chiamò. lo vuole la
nostra nazione
Son giunchi che piegano Le
spade vendute; già l'Aquila
d'Austria le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia e il sangue
Polacco bevé col Cosacco ma
il cor le bruciò.
Alla fine le spade dei soldati
mercenari saranno piegate
come canne che si piegano al
vento e l’Austria sarà sconfitta.
L’Austria bevve il sangue italiano e il sangue polacco con i
mercenari
ma questo sangue le bruciò il
cuore (cioè la sconfisse).
Non basta conoscere l’Inno
nazionale: bisognerebbe
viverlo ogni giorno!!
.
Napolitano incontra i “Mille”
DI:
A CURA
VALERIA
LEMMA
Il ritratto di Dorian Gray
Oscar Wilde, famoso scrittore ottocentesco della letteratura inglese, dopo
aver superato tante difficoltà che la
vita ha avuto in serbo per lui, comincia
a scrivere, o meglio, a raccontare situazioni che non trasmettono un vero e
proprio amore per la vita, s’occupa di
opere che mostrano evidenti tratti di
cinismo, dovuti ad una sofferenza psicologica dell’autore stesso. Questo
componimento letterario fu scritto nel
1890, periodo in cui la borghesia inglese influenzava molto gli scrittori e gli
artisti nella loro scelte artistiche. I personaggi del libro sono Henry Wotton,
lord inglese, Basil Hallward, noto artista, Dorian Gray, un giovane rampollo
nonché il protagonista. Dorian viene
sempre descritto come un Dio, immortale perché giovane, come una musa,
perché bello ed il ritratto rappresenta
per Basil una rinascita, un qualcosa di
personale da nascondere agli occhi dei
comuni mortali per paura che la società corrotta possa contaminare la sua
bellezza interiore e non solo. Henry
Wotton, l’incarnazione del cinismo, è
profondamente affascinato dal quadro
e dall’incantevole personaggio, e vuole
assolutamente avere un confronto con
lui. L’ incontro tra i due è emblematico;
si tratta di un incontro tra due fasce
d’età: il giovane e l uomo maturo; Wotton riesce perfettamente a dominare il
pensiero di Dorian e gli fa apprezzare il
“tesoro”più bello che possiede: la giovinezza (lo si deduce dalle parole”il tempo è invidioso di te e farà guerra ai suoi
giglio, alle rose del suo giardino”o la
personale da nascondere agli occhi dei comuni mortali per paura che la società corrotta
possa contaminare la sua bellezza interiore e
non solo. Henry Wotton, l’incarnazione del
cinismo, è profondamente affascinato dal
quadro e dall’incantevole personaggio, e
vuole assolutamente avere un confronto con
lui. L’ incontro tra i due è emblematico; si tratta di un incontro tra due fasce d’età: il giovane e l uomo maturo; Wotton riesce perfettamente a dominare il pensiero di Dorian e gli
fa apprezzare il “tesoro”più bello che possiede: la giovinezza (lo si deduce dalle parole”il
tempo è invidioso di te e farà guerra ai suoi
giglio, alle rose del suo giardino”o la frase”vivi la vita meravigliosa che è in te e goditi
questo tesoro finché puoi”). Da quel confronto, che rappresenta l’esordio, la vita di Dorian
cambia: si crede immortale ed è continuamente ossessionato dalla bellezza, dalla voglia di vivere nuove sensazioni, senza alcun
timore o pudore,ossessionato dalla giovinezza tanto da scendere a patti con il diavolo e
desiderare che il quadro invecchi al posto
suo. Il fascino di Dorian fa innamorare Sybyl
Vane, giovane attrice, ma l’ amore non corrisposto porta la ragazza al suicidio. Gray non
sa darsi pace, è profondamente scosso dalle
conseguenze che la sua bellezza ha arrecato
sulla ragazza; da qui inizia la sua profonda
conversione e il protagonista comincia a capire che la sua situazione sta degenerando;
infatti solo adesso il protagonista si rende
conto che il quadro, così perfetto e dannatamente bello, è deturpato. Il ritratto è la coscienza di Dorian, quella coscienza che non
possiamo vedere ma possiamo sentire quando compiamo qualcosa eticamente scorretto
(come accade per Dorian). Wilde sostiene che
soltanto vedendo la nostra coscienza, avendo
paura di un suo giudizio, di una sua condanna, che potremmo avere dei sensi di colpa e
riflettere sui proprio errori. che vuole sbarazzarsi assolutamente ed ad ogni costo, della
verità e uccide chiunque lo contraddica o gli
faccia notare l’evidenza.
Preso dai continui sensi di colpa,
dalla dannazione, dal tormento di
quel quadro che rappresenta la sua
coscienza, tenta di disfarsene con il
pugnale con il quale ha ucciso Basil
e, nel momento in cui la lama penetra nella tela, Dorian lancia urla
sovrumane e s’accascia in una pozza di sangue. Improvvisamente il
quadro riporta il suo fascino,
la”coscienza” è pulita, libera da ogni peccato e non più tormentata:
sul volto ormai spento di Dorian si
notano tratti di sofferenza, vecchiaia, ossessione e tormento che
l’hanno spinto a questo ignobile
atto. La trama è per lo meno, lineare, con pochi intrecci, ricca di riflessioni, di colpi di scena, descrizioni,
dialoghi, flashback e prolessi. Il
punto di vista del narratore è onnisciente: infatti sembra già che Wilde abbia vissuto in precedenza la
vita che descrive, dà consigli carichi
di cinismo, rimpianti, scetticismo,
maschilismo ma pur sempre utili. Le
descrizioni sia fisiche, psicologiche
e sociali, sono ben curate. Il contesto sociale ci porta a dedurre che
nella Gran Bretagna di fine Ottocento, la borghesia era affascinata
dalla bellezza, dalla ricchezza, era
narcisista e Henry Wotton o meglio, Oscar Wilde, si serve del dipinto come immagine riflessa della
società, ben lontana da ciò che
l’apparenza mostra ed ormai stufo
di ciò, s’immedesima nel personaggio Henry, un lord, e denuncia la
corrotta società che non ha più
principi morali. Questo libro m’è
stato consigliato da una compagna
di classe e l’ho trovato davvero molto interessante. Sono rimasta molto
affascinata dalle descrizioni dettagliate e precise di cose, luoghi, contesti sociali, persone. Molto brillante l’idea di Wilde del ritratto! Molto
originale l’idea che un quadro possa essere la nostra coscienza e finalmente poterla vedere e non soltanto sentire e capire dal suo sguardo
se ciò che si fa sia giusto o sbagliato.
Copertina del romanzo con immagine dell’autore.
Del libro mi sono piaciute anche le continue riflessioni di Wilde, riflessioni che coinvolgono il lettore a
tal punto d’avere una concezione della vita diversa.
Wilde invita il lettore a vivere al massimo e apprezzare ogni singolo istante della mia giovinezza, finché
dura, gustando la mia vita minuto per minuto, secondo per secondo, anche se a volte ci si può trovare
davanti a situazioni insidiose. Dimentichiamo il passato, viviamo intensamente il presente in prospettiva
del futuro, e forse Wilde sarà felice per noi!
A CURA DI
ROBERTA CURCI E RAFFAELLA DICATALDO
Anno I, numero II,
Risse di famiglia davanti alla tv
"Continue lotte in famiglia tra
genitori e figli? Sono per
l’accaparramento del bene più
prezioso: il telecomando. Non
sempre si è infatti d’accordo su
quali programmi vedere tutti insieme, specialmente se la lotta si
ingaggia tra fratello e sorella. Il
tipico adolescente maschio preferisce la solita partita di calcio e
i classici film di guerra, mentre le
teen-ager amano i reality e talent
show o il consueto film romantico.
A tutti noi ragazzi piacciono i
telefilm che rispecchiano i problemi relativi alla nostra età, invece tra gli adulti è ben diverso:
essi preferiscono seguire telegiornali e programmi di approfondimento per essere informati
su quello che succede nel mondo.
Tuttavia non si deve pensare che
noi giovani ci disinteressiamo del
mondo che ci circonda, in base
ad alcuni sondaggi è emerso che
il 61,5% dei ragazzi oltre i 14
anni guarda la tv per essere informato sull’attualità ; il 49,3% come passatempo e il 32,3% usa
l’apparecchio televisivo come un
mezzo per imparare tante cose,
ma le statistiche cambiano parecchio quando si prende in esame la
fascia degli adolescenti: in questo
caso al primo posto con il 79 %
si preferisce guardare films di
ogni genere, subito dopo con il
50% , insolitamente, sono
molto amati i cartoni animati con il
48%; solo ad un quarto posto con
il 39% riscontriamo lo sport, al
quinto posto con uno scarso 29%
segue il telegiornale. In genere tra i
reality preferiti dai ragazzi si contendono il primo posto” Il grande
Fratello” e “Amici” perché i telespettatori ammirano la determinazione dei ragazzi partecipanti nel
raggiungimento dei propri obiettivi
Permane per molti l’interrogativo
su quanto ci sia di reale in questi
spettacoli in cui i protagonisti sanno di essere sempre ripresi dalle
telecamere!Come svago e puro
divertimento, tra i cartoni animati
hanno molto successo i Simpson,
seguiti da i Griffin e Futurama. i
ragazzi si divertono perché questi
cartoni animati rispecchiano gli
aspetti grotteschi della realtà in
cui viviamo mandando messaggi
importanti attraverso battute ironiche. Ormai capita di frequente di
vedere assai presto film trasmessi
al cinema, in televisione. Tra i
film quello che ha riscosso maggior successo negli ultimi anni è
“Cado dalle nubi” del nostro conterraneo Checco Zalone già reso
famoso da Zelig. La sua comicità
ha colpito in particolar modo per
la spensieratezza e l’ironia con cui
vengono trattati i temi fondamentali del nostro vivere: il viaggio, il
lavoro, l’omosessualità,
l’amore.Grande notorietà hanno
di recente avuto anche programmi” pseudo -documentari
“come Mistero o Wild che si
incentrano su indagini intorno
ad argomenti misteriosi o al
limite della normalità per coinvolgere lo spettatore. Spesso
però si fa della disgrazie di
poveri esseri umani uno spettacolo da fiera e questo mi sembra assolutamente vergognoso.
Per quanto concerne lo sport
sono vari quelli più seguiti ma
in assoluto il calcio è lo sport
che coinvolge grandi e bambini
e ragazzi e creando un forte
senso di appartenenza e di competizione. In secondo luogo più
seguite sono le Olimpiadi per la
varietà delle discipline e le spettacolari cerimonie
In realtà ciascuno di noi giovani
guarda quello che capita alla
tele solo per distrarsi e semplicemente per passare il tempo.
Se i temi trattati ci coinvolgono
è probabile che vi si passi qualche minuto in più, ma mai essa
potrà sostituire la bellezza
dell’amicizia e dell’uscire la
sera, del ridere e conversare !
aprile 2011
A CURA DI : Anna Digiovanni
Teachers and students face to face-book
Think about your relationship
with your teachers. I believe that
none of you could say that teachers are like friends, but, at the
same time, I'm sure that most of
you have a friendship on facebook with some of your teachers.
No problems! It's a very common
habit both in Italy and in the rest
of the world!
It has caused a very interesting
debate in many countries. Last
week a journalist gave us a question: is this web-friendship a way
to increase the interest of the students or is it just to confuse the
roles? The debate is universally
known: in a few days, in Virginia, a document will be voted.
It asks the teachers to avoid communication with their students by
phone or on internet because in
could be considered a secret relationship, obviously forbidden
between teachers and students.
It's a virtual friendship, but it
could authorize the students to
have a more confidential behavior at school too or show some
aspects of the teachers' private
lives causing his credibility to
decrease.
On the other hand we have to remember that facebook was born
in a college, to simplify communication at school!
Some people say that this new
kind of relationship could help
students to have a better idea of
school and, at the same time,
it could be a very important
tool for the teachers who
learn to know the world of
teenagers and understand
their behavior. Many teachers use facebook as a way to
communicate school news,
too. the majority of the messages are addressed to the
class-group.
Now internet is a very common way to communicate:
working, studying, in our
free time, to have a role in
society, to develop our personalities, to express our
opinions, we need internet,
facebook above all. We also
need it to express our disappointment like young people
from Albania did last 21st
January. They met on facebook instead of part in the
protest against the government: it means that they
don't believe in politics.
Facebook is a universal webcoffee-house, and the school,
as cultural centre of society,
must join in!
A C U R A D I : B A L I C E ,
M A N O S P E R T I
State
progettando
un viaggio in una capitale Europea? Cercate
qualche cosa di particolare? Certamente la
Capitale Londinese fa
proprio al caso vostro.
In questa città cosmopolita, ove sono presenti etnie di ogni parte del mondo, potrete
fare incontri davvero
particolari come Tuareg o anziani membri
di tribù che indossano
il Sari. La metropoli, la
cui atmosfera frenetica
cattura
subito
l’attenzione dei turisti,
è ricca di monumenti,
edifici e musei di ogni
genere. Il cuore di Londra custodisce l’Hyde
Park, un’immensa distesa
verde
ricca
di attrattive, di arbusti
e laghetti, dove si possono fare piacevoli incontri con piccoli animali richiamati dal cibo
dei passanti. È un luogo
suggestivo nel quale gli
amanti della lettura o
del dolce far niente
possono
trascorrere
del tempo libero, o es-
C A R F O R A ,
UN’ ESPERIENZA TUTTA DA VIVERE
sere intrattenuti dai caratteristici mimi, musicisti e
danzatori che coinvolgono
gli spettatori con imitazioni o trucchi di magia che
attraggono tutti i bambini.
Gli amanti della storia,
della moda e del cinema
possono restare ammaliati dalle bellezze presenti
nella metropoli più visitata al mondo; potranno visitare Buckingham Palace,
residenza della regina Elisabetta II, the Parliament,
the Thames, The Big Ben,
Piccadilly Circus una fantastica piazza per tutti gli
innamorati poiché al centro vi è un monumento
sulla cui sommità si trova
Eros, dio dell’amore,
pronto a scoccare una
freccia al passante più fortunato, il British Museum
e il National Gallery. Inol-
tre sarà piacevole concedersi momenti di svago facendo compere nei grandi
magazzini Harrod’s con le
novità più accattivanti del
mercato, e nell’Hard Rock
Café più famoso al mondo
dove si possono acquistare
souvenir tipici. Se il vostro
budget ve lo consente, sarebbe emozionante recarsi
al Madame Tussauds per
poter ammirare le statue
di cera che riproducono, a
grandezza naturale, star
del cinema, della musica,
della storia, del calibro di
Michael Jackson, Freddie
Mercury, Madonna, Wil-
Obama e tanti altri ancora. Un simbolo di
Londra e’ “the Tower of
London”, fortezza maestosa che un tempo
fungeva da carcere, vi
sono attualmente custoditi i gioielli della
Corona inglese tra cui
la corona reale e il famoso diamante Koh- i Noor. Londra sorprende moltissimo e ogni
volta che si ha la fortuna di visitarla si lascia
un pezzo del proprio
cuore …There’s no place like London.
A cura di Raffaella Dicataldo e Roberta Curci
La rappresentazione teatrale
'Novecento', è tratta da un
monologo di Alessandro Baricco; racconta la storia di un bambino ritrovato sul piroscafo
‘Virginian', in una scatola, dal
marinaio Danny Boodman che
decide di accudirlo dandogli un
nome che diverrà poi storico: al
proprio nome aggiunge ciò che
è scritto sulla scatola che conteneva il piccolo, T.D.Lemon, più ”
novecento” in onore del nuovo
secolo che era appena iniziato
All’età di otto anni, l'uomo che
gli aveva fatto da padre muore e
il piccolo inizia a suonare il pianoforte sul piroscafo. Qui incontra il narratore-trombettista con
cui instaura una grande amicizia
che non termina neanche quando questi è costretto ad abbandonare l'imbarcazione per la sua
distruzione.
T.D. Lemon Novecento risulta essere un uomo che vive solo
per la musica e rimane sempre
legato alle sue grandi passioni: il
pianoforte e il mare. Questi elementi non gli permettono mai di
crescere, perciò non riesce a
crearsi legami fuori dalla nave
che è da sempre stata nella sua
vita. Egli vive, quindi, per rallegrare , con la sua musica, gli
animi dei passeggeri del piroscafo. Nei loro volti vede , conosce ed ama il mondo. E al piroscafo resta sempre indissolubilmente legato poichè ha da sem-
pre rispecchiato tutto
quello che poteva desiderare.
L'attore Corrado d'Elia
ha interpretato perfettamente il personaggio di
Novecento evidenziandone l’ironica ingenuità riportata
nella voce del protagonista che,
uomo, sembra parlare ancora
come un bambino: con la curiosità di un bambino,infatti guarda il
mondo. Nella rappresentazione
teatrale è, inoltre, evidente il legame del protagonista con la nave: quando egli decide di scendere per la prima volta sulla terraferma per poter vedere il mare da
un'altra prospettiva e perciò vorrebbe sbarcare nella città di New
York, giunto il gran momento viene sopraffatto dalla paura e si
ferma sui gradini della nave fissando il vuoto. Per l'impossibilità
di affrontare ciò che non conosce
si sente sperduto e non riuscendo
a trovare i confini di quell'immensa città, decide di tornare indie-
tro.
Tutta la rappresentazione si è
svolta in uno scenario molto
semplice: uno sgabello posto al
centro della scena rappresenta
il posto di Novecento ,quando
ogni sera allietava con la musica il viaggio a bordo del piroscafo, accerchiato da cubi
bianchi di diverse dimensioni.
ossia i posti degli altri membri
del gruppo , tra cui il narratore
stesso. Sullo sfondo una scenografia, uno sfondo originale:
tasti di pianoforte che si illuminano ripetutamente in base alla
melodia. La musica è tutt’uno
con la narrazione ne costituisce
battute e timbri , così come è
sembrato che l’ attore, talvolta,
con la voce, suonasse le parole!
Questo spettacolo è stato piacevole non solo per la trama
ma anche per la brillante esecuzione dell'attore che, recitando,
ha dato il meglio di sé nell'interpretazione tanto da rendere lo
spettacolo davvero realistico.
A cura di: Lidia Bracco
Nella società odierna sembra
che non se ne possa fare a
meno. Serve ormai per tutto : leggere, comunicare,
informarsi , scrivere, fotografare, orientarsi , guardare la tv e sentire la musica.
Parliamo naturalmente del
telefono cellulare! A mio parere esso è indispensabile
soprattutto per ragazzi della
nostra età. Chi non ne ha almeno uno se non due? Utile
perché ci permette di comunicare alle nostre famiglie,
in caso di emergenza, un eventuale ritardo senza essere
responsabili di inutili patemi. Oppure per comunicare
con persone che ci sono
molto lontane Il problema
sorge soprattutto per noi ragazzi nell’abuso di questo
mezzo. Trascurando, e non
sarebbe trascurabile, il fatto
che le radiazioni sembra facciano molto male alla salute
e agli occhi, ultimamente si
può dire che il cellulare è
diventata l'arma principale
del cyberbullismo: ricatti,
pubblicazione di foto su
Internet. Si sta inoltre diffondendo sempre più l'uso
del telefonino per copiare i
compiti, attingere informazione da siti durante le prove
scritte e comunicare con i
compagni di classe. Un altro
svantaggio, sotto gli occhi di
tutti, sta nel linguaggio da
SMS criticato per chè non
rispetta più alcuna regola
grammaticale e sintattica.
Per ultimo, il telefono cellulare sta togliendo a tutti
noi il piacere di una sana
chiacchierata guardandosi
francamente negli occhi,
togliendo molto spazio alla
comunicazione diretta delle persone e alla capacità
di rapportarsi serenamente
con il prossimo: ormai si
assume, si licenzia, ci si
lascia con un SMS non
guardando neanche più in
faccia le persone.
Dovremmo tornare a considerarlo ingombrante come
era un tempo, in cui pesava
tanto da essere trasportabile
con una carriola ma non era
essenziale più di un qualsiasi utensile: ci sogneremmo
mai di portare sempre con
noi un cucchiaio? Eppure ci
serve varie volte al giorno
ma non in qualunque momento. Bisognerebbe fare lo
stesso con il cellulare, ogni
tanto spegnerlo e rimanere
soli con noi stessi.
Bracco Lidia I C
A cura di Sergio…..
Acura di: Sergio Dimiccoli….
Il 27 febbraio si è svolta, presentata da James Franco e Anne
Hathaway, l'83° edizione degli
Academy Awards, che ha avuto
luogo nel Kodak Theatre di Los
Angeles, California. Le nominations sono state annunciate il 24
gennaio da Mo'Nique, accompagnata dal presidente
dell'Academy, Tom Sherak; il
mitico Steven Spielberg ha presentato il miglior film e Kathryn
Bigelow ha annuncito il miglior
regista: entrambi i premi sono
stati vinti dal film con più vittorie (4): Il discorso del Re, regia
di Tom Hooper. La vera grande
delusione di questa edizione degli
Academy è stato di sicuro il film
"Il Grinta", che è stato trasmesso poche settimane fa nella nostra città: per la pellicola western
diretta dai famosi fratelli Coen
ben 10 nomination e neanche un
Oscar.
Non c'è paragone tra le prestazioni italiane di quest'anno rispetto a quelle dell'anno scorso:
nel 2010 ci sono state ben 5
nomination e 1 vincitore, Mario
Fiore, direttore della fotografia
di Avatar; invece questa 83°
edizione ha avuto una sola candidata per la categoria "migliori
costumi": Antonella Cannarozzi,
costumista del film "Io sono l'amore", regia di Luca Guadagnino
Dopo "Il discorso del
Re" e "Inception" con 4 Oscar, il
film "The social network", regia
di David Fincher, segue con 3 vittorie su ben 8 nomination.
Come ogni anno, la Disney ha vinto l'oscar per miglior film d'animazione (questa volta è toccato
alla saga di Toy Story, col 3° capitolo), ma quest'anno, come l'anno
scorso era successo con Up, il film
ha vinto anche l'Oscar come migliore canzone: We Belong Together. Parliamo dell' attore protagonista de “Il Discorso del re”,
Colin Firth: secondo il mio parere
il triste viso di questo grandissimo
attore, calza a pennello col significato del film, che parla di Re
Giorgio d'Inghilterra, che, avendo
un blocco emotivo ed essendo balbuziente, ingaggia uno psicologo
che lo aiuti, attraverso vari esercizi, ad affrontare i suoi discorsi
all’Inghilterra dell' '900.
Mi piacerebbe farvi capire meglio
perchè gli americani sono così
avanti rispetto a noi: ora vi mostro cosa ne pensa l'Italia del cinema.
Cominciamo col dire che noi italiani dobbiamo ancora capire la
differenza tra i film che vediamo
per le belle donne, gli uomini affascinanti, o per la comicità
(“commedie a cavolo”) e i film
veri, con attori e attrici veri e che
vincono veri e importanti premi.
Partiamo col criticare (perchè c'è
da criticare) i film che piacciono
agli italiani. I film che riempiono
le sale d'Italia sono:
- l e
commedie coi personaggi alla Checco
Zalone, che non so come faccia a fare
invidia a chiunque non sia pugliese;
-le commedie con le donne protagoniste
accompagnati da uomini che magari
sono ottimi attori, ma interessati ad
aumentare l’audience, anche se si privano del loro talento:questo diventa, col
passare degli anni e quindi con l'evoluzione del cinema, un evento che si verifica sempre più frequente nei numerosi
cinepanettoni;-le commedie straniere
che di solito hanno per protagonisti 1
donna e 2 uomini, che, nella maggior
parte dei casi, sono interpretati da attori americani che non vincono mai niente, neanche i Golden Globe, che non ho
mai capito cosa servono;-i film drammatici divisi in 2 o più capitoli (come il
film di Giovanni Veronesi, Italians), che
sono, secondo il me, i migliori, perchè
con attori decenti e, soprattutto, uomini, che fanno seriamente il loro lavoro.Un' altra differenza tra gli attori
americani e quelli italiani è la seguente:
la competizione nelle diverse categorie.
Vi faccio un esempio: George Clooney
si impegna a migliorare, perchè per
raggiungere l'Oscar deve superare i
diversi Tom Cruise; Leonardo Di Caprio, Brad Pitt, ecc ...Invece in Italia
Riccardo Scamarcio non si impegna
perchè nel nostro paese non ci sono altri
attori al suo livello (non pensate che stia
dicendo che Riccardo Scamarcio sia un
bravo attore).
In somma, facciamo un paragone: se
l'America fosse il mare, noi saremmo
un granello di sabbia, bagnata dall'
immenso blu.
A cura di Pasquale Lavecchia
L’alcolismo è un problema che non si è mai
voluto veramente risolvere. Oggi il problema non è
più considerato tra i più importanti della nostra società,come la droga e l’aids,sia perché è diminuito il numero dei grossi consumatori di alcol o quantomeno si
è stabilizzato. Gli effetti dell’alcol sull’organismo
umano sono noti,ma la sua diffusione rimane costante;
anche se assorbito in grosse quantità,l’alcol agisce
negativamente non solo sull’apparato dirigente,ma su
quasi tutto il nostro corpo,non ci si può non rilevare
quanto sia notevole l’incidenza dell’alcol nella casistica dei tumori del cavo orale della faringe,della laringe,dello stomaco e dell’intestino. Altre gravi patologie
riguardano fegato e reni,che nel loro lavoro di purificazione vengono letteralmente aggrediti dall’alcol
provocando cirrosi epatica e insufficienza renale.
L’effetto dell’alcol sulle prestazioni degli sportivi è
notevole: allenta i riflessi,appesantisce i muscoli,riducendone inevitabilmente la tonicità e i centri
nervosi,abbassando la capacità di concentrazione. Il
cervello risulta facilmente attaccabile dalle sostanze
alcoliche,a causa dell’incapacità da parte delle cellule
celebrali di riprodursi. Di conseguenza queste vengono lentamente ma costantemente distrutte. In un soggetto alcolizzato,nel giro di una ventina d’anni,si può
osservare una diminuzione del peso della materia grigia del 30-40% con risultati facilmente immaginabili.
A causa di una diffusa mancanza d’informazione,la
gente non conosce i limiti di guardia per quanto riguarda il dosaggio delle bevande alcoliche. Molti ritengono che 3-4 bicchieri di vino a pasto non costituiscano affatto un eccesso,ma facciano addirittura bene.
Diffusa è anche l’abitudine di aggiungervi l’aperitivo
naturalmente alcolico,poi,magari,un goccio di digestivo e durante la giornata,se capita,due dita di whisky
tanto per gradire. Inoltre,c’è chi pensa che del buon
brandy o della grappa nostrana D.O.C. facciamo sicuramente bene in una giornata fredda;in ogni ricorrenza
si apre uno spumante;quando si riceve un amico,si
offre del buon liquore ecc. E ci si trova alcolizzati
senza neanche saperlo. Queste abitudini sono diffusissime nelle famiglie italiane. Gli esperti hanno calcolato che una dose di alcol giornaliere complessiva,pari a
due bicchieri di vino o di birra,non risulta dannosa per
l’organismo umano e che piuttosto può avere degli
effetti lievemente benefici. Inoltre è da tenere presente
che una dose da bar di superalcolico contiene la stessa
dose di alcol contenuta in un bicchiere di vino da circa
due decilitri. Un fenomeno molto preoccupante è
quello dell’avvicinamento dei più giovani all’alcol,che
va inconsapevolmente trasformandosi in una pericolosa dipendenza che l’accomuna alla droga. Il consumo
di alcolici leggeri è lievitato in maniera vertiginosa;i
pub costantemente affollati di giovani di ogni età fanno affari d’oro. Si va più sempre diffondendo la tipica
usanza di riunirsi in tali locali,la sera,per parlare del
del più e del meno mentre si provano sempre
nuove marche di birra. Come dicevamo già in precedenza, oltre al fenomeno dell’alcol c’è anche quello
della droga; essa è un problema a livello nazionale.
Viene consumata disciolta nelle bibite alcoliche, ed è
molto diffusa nei pub,nelle discoteche. Oltre a questi
due fattori bisogna analizzare anche quello del fumo.
Questo, aggregato all’alcol e alla droga comporta a
gravi conseguenze;vediamole. Circa V secoli fa Cristoforo Colombo scorse una vastissima terra,questa
terra ospitava degli uomini gli indigeni; Colombo poi
trovò una piantina. Era una piantina che gli indigeni
arrotolavano e fumavano: il tabacco. Questa ebbe
molto successo soprattutto tra il clero,infatti veniva
soprannominata nostra sancta hierba nicotina. Ma le
sue conseguenze sono i tumori soprattutto ai polmoni.
Di recente si è scoperto che la nicotina (sostanza contenuta nella sigaretta,oltre al tabacco) produce nel
cervello lo stesso meccanismo delle droghe come:cocaina;morfina e anfetamine. Anch’essa può
causare dipendenza,avendo in comune con queste
droghe delle proprietà neurochimiche e funzionali.
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale
diritto dell’individuo e interesse della collettività...”
così recita l’articolo 32 della Costituzione italiana,la
legge in Italia prevede che non si possa fumare in tutti
i
luoghi
chiusi,siano
essi:
scuole,ospedali,caserme,uffici pubblici,aziende private o
discoteche,chi infrange questa regola avrà dai 25 e i
100 euro; chi invece non le fa rispettare ha fino ai
1000 euro di multa.
La sigaretta è assolutamente vietata a coloro che praticano qualsiasi tipo di sport. Questi tre fattori:
“droga,alcol,fumo” sono spesso causa di incidenti
stradali. Gli effetti della droga e dell’alcol portano al
conducente della vettura: distrazione,sonnolenza,
nausea.
A cura di: Antonia Rizzi
Chers lecteurs
Notre journal « il caffè del Cafiero » est
capable de tout faire! Il a même réussi à
interviewer un grande peintre comme
Henri Matisse !
Et bien, monsieur Matisse,parlez-nous un peu de vous….
Et bien, je suis né en 1869 et mes parents géraient une entreprise de semailles.
J’ai grandi heureusement et mes parents m’ont toujours aimé. Plus tard je me
suis installé à Paris pour étudier le Droit
Vous avez réalisé des tableaux qui, à notre avis, sont merveilleux. Est-ce que nous
pouvons définir « révélation divine » votre talent ?
Et bien, en un sens, oui. J’ai commencé à peindre pendant le cours postopératoire de mon appendicite et alors que je peignait, j’ai éprouvé une sorte d’
« ecstasy », j’ai touché le ciel en peignant.
Quels ont été vos premiers travaux ? Est-ce qu’ils ont été appréciés ?
J’ai commencé ma carrière en peignant des natures mortes et des paysages en
m’inspirant à des artistes flamands. J’ai eu en certain succès. Cependant je n’exprimais pas encore ma véritable nature……
Je m’excuse alors : qu’est –ce que « votre véritable nature » ? et où est-ce que l’avez exprimée ?
j’ai exprimé moi même dans le tableau « la danse » c’est-à-dire en utilisant couleurs vives et des formes loin de la perfection classique. Pourquoi ? Parce que ce
n’es pas moi qui a peint cette image, c’est mon cœur, mon âme. Fauvisme…. J’ai
lancé la peinture à travers le sentiment.
Merci beaucoup, monsieur Matisse. Merci pour votre collaboration. Ça a été un
honneur pour moi vous parler
Vous êtes les bienvenus. C’est toujours un plaisir pour moi aussi.
A cura di Alessandro Anglani
Sette settembre 1914
Bert e io siamo stati svegliati dalla campana di battaglione quando il sole non era ancora sorto. Entrambi siamo scattati in
piedi mezzi addormentati fiondandoci sulle nostre armi prima che su ogni altra cosa, tanta era la tensione. Il contatto con
le armi era l’unico nostro appiglio per la sopravvivenza; anche se in quel caso era solo il caporale Erich Müller che testava la
prontezza d’azione di noi reclute. Si occupava egli stesso di prendere a calci chi non rispondeva all’allarme in tempo. Dato
che questa non era la prima volta che faceva uno “scherzo” del genere, la piazzetta d’adunata si riempì senza assenti e
piuttosto rapidamente. Non abbastanza per il caporale. Dopo essersela presa con gli ultimi arrivati e averci riempito di appellativi poco onorevoli, il caporale Müller si preoccupò di aggiornarci sul da farsi: avremmo dovuto spostarci da
Konigsberg6 e seguire il corso del fiume Preghel, dove tentare all’altezza di Welhod7 un’incursione nelle trincee nemiche. Il
reggimento di cavalleria e uno di fanteria si erano già mossi per monitorare la situazione all’interno della città e per sistemare l’artiglieria. Mentre il caporale descriveva la situazione, iniziavo ad avvertire una strana sensazione d’angoscia che
s’impossessava della mia mente; descriveva già luoghi che avremmo visto in serata, ciò che avremmo dovuto fare non appena arrivati lì e cosa invece se avessimo avvistato il nemico: pian piano iniziavamo a diventare delle marionette con un
fucile in mano. Per nostra fortuna, il guadare il fiume non portò troppi problemi, tranne che per lo spostamento delle motociclette e dei veicoli di trasporto per le mitragliatrici. Stanchi dopo tredici ore di marcia, prendemmo posizione come ci
era stato ordinato. Nel passare in mezzo agli edifici cittadini circondati dalla foschia, si presentò ai nostri occhi uno spettacolo ben differente dal solito: innanzitutto il silenzio, rotto solo dalle urla militari, lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e dai
nostri passi, ci assordava. Sembrava di camminare in un paese fantasma, dove eravamo noi gli invasori, invece di coloro
che dovevano proteggerlo. Mi lasciai distrarre dai pennacchi rossi che si afflosciavano sui pickelhaube8 dei soldati di cavalleria, unico segno che li contraddistingueva dai nostri, più semplici. Mitragliatrici MG089 erano sistemate in posti strategici
del territorio, e due grandi mortai erano piazzati alle porte della città. Una volta sistemati alle postazioni, io, Bert, Maxim e
un’altra decina di soldati ci riunimmo per cenare la solita roba: cibo in scatola. Inoltre stavolta eravamo anche al buio, per
evitare che le nostre posizioni fossero visibili. Anche il caporale Müller era nel nostro battaglione, ma non ci era permesso
invitarlo tra noi. Uno dei ragazzi aveva portato con sé un’armonica, così, non appena finito di mangiare, ci mettemmo a
cantare qualche melodia che un po’ tutti conoscevamo. Poi iniziò l’inferno. Una valanga di terra proveniente dall’alto crollò
proprio su di noi, anticipata di pochi istanti da un boato tanto forte da lacerare i timpani e appannare la vista. Venimmo
quasi tutti scaraventati a terra, e l’istinto militare fu quello di collocarsi, mani alle armi, in posizione di battaglia, con il petto schiacciato sul fango della trincea. Qualcuno gridava intorno a noi, ma il fischio che penetrava le nostre teste era così
potente da ovattare tutti gli altri rumori. Vedemmo altre esplosioni, più nei pressi della città, non troppo lontano dalle postazioni d’artiglieria. Il caporale Müller uscì dalla sua tenda mentre ancora si allacciava i bottoni della divisa e fece capire a
Maximilian di far partire la MG08 in nostro possesso. Nel frattempo, le altre postazioni già avevano iniziato la risposta
all’attacco, facendo lampeggiare la valle tagliata dal fiume di luci di morte. Maxim, una volta terminata l’operazione, spostò la canna della mitragliatrice in direzione degli spari nemici e premette i grilletti. Un rumore picchiettante simile ad un
urlo animalesco si aggiunse a quelli di sfondo che già annebbiavano i sensi. Io e Bert ci allontanammo e ci appostammo
poco più in là, in ginocchio, con le nostre carabine Gewehr9810 saldamente strette tra le dita. Non si vedeva nulla, ma perlomeno sembrava stessimo riacquisendo lentamente l’udito. Altri dei nostri si stesero lì accanto, ma uno di loro fu sorpreso
da un proiettile vagante e cadde a terra in preda agli spasmi. Solo in quel momento si spezzò l’incantesimo e capimmo
d’essere vulnerabili anche noi. Berthold fu impulsivo, e sparò un colpo di carabina a vuoto; dietro, le grida del caporale
“Sparate! Sparate! Ma risparmiate colpi!” che a stento riuscivano a superare d’intensità lo sferragliare della mitragliatrice.
Per due lunghe ore continuò il bombardamento, senza che vedessimo l’ombra di un nemico. Poi, tutto cessò senza un motivo apparente, mentre gli ultimi colpi si strascicavano, sparati alla nebbia.
10
6 Oggi Kaliningrad, in Prussia.
7 Paesino oggi probabilmente corrispondente a Welho, Prussia.
8 Tipico copricapo militare imperiale tedesco, caratterizzato dalla presenza di uno sperone nella parte superiore dell’elmo.
9 MG 08, fu una mitragliatrice pesante con canna raffreddata ad acqua di produzione tedesca.
A cura di: Ivana
Cassano, Rosaria Ciniero, Giulia Astrid Matera
Ciao amici, bentornati al nostro
appuntamento mensile con la
musica!
La volta scorsa abbiamo parlato
di rap, ricordate? Bé, l‟argomento
di questo mese è niente meno
che il genere sicuramente più
amato da molti di noi: il rock, la
musica che inietta un flusso irresistibile di carica ed energia nelle
nostre vene.
Parlare di “rock” è come voler
descrivere ogni singola goccia
d‟acqua presente in un oceano,
dunque è meglio iniziare subito!
Innanzitutto, partiamo da voi: esatto, proprio da voi, perché il
bello della musica è che suscita
emozioni differenti da persona a
persona, o a seconda del momento nel cui la si ascolta. Ognuno la interpreta a modo suo, e
così la stessa canzone può svelare nuovi segreti se riascoltata
un‟altra volta. Tristezza, felicità,
euforia…ma gli “effetti collaterali”
più diffusi avranno certamente
colpito anche te, caro lettore, che
almeno una volta nella vita ti sarai
trovato a suonare un assolo alla
chitarra invisibile davanti allo
specchio, o semplicemente a
muoverti ad un ritmo scatenato
senza neanche accorgertene…
come tutti noi, del resto!
Suscitare emozioni, del resto, è
stato l‟obiettivo del rock sin dai
suoi primi albori. Il genere, infatti,
trae spunto dal precedente rock‟n
roll, letteralmente “dondola e rotola”, che ebbe successo sin dal
suo esordio, negli anni „50: partendo da chitarra elettrica, batteria, basso e tastiera, e arricchendosi con il tempo di nuovi sottogeneri e di altri strumenti,
ha dato origine alla multiforme
realtà della musica rock.
Come ci si aspettava, in poco
tempo tutto il mondo iniziò a muoversi a ritmo di rock n‟roll e il genere fu ribattezzato semplicemente con la sua abbreviazione “rock”.
Solo qualche anno, però, il genere
vede sorgere la sua età dell‟oro:
tutto ha inizio soprattutto in Inghilterra, quando dall‟incontro di semplici ragazzi con una passione in
comune nascono pietre miliari
della storia del rock: stiamo parlando di personaggi come Pete
Townshend (…non sapevate che
fu uno dei primi a lanciare il gesto
della distruzione della chitarra
dopo il concerto? Ora lo sapete!),
Mick Jagger e John Lennon, fondatori rispettivamente dei Who,
dei Rolling Stones e dei Beatles.
Il rock diventa un mezzo per esprimere le emozioni, le sensazioni e
soprattutto i temi di attualità, come
la guerra o i movimenti di contestazione giovanile del ‟68. Un esempio? La splendida “Imagine” di
John Lennon, che porta la nostra
immaginazione verso un mondo
libero
da
conflitti
e
pace…“Imagine all the people, living
life in peace!”
Dopo queste muse ispiratrici (è
proprio il caso di dirlo!) arriva il momento di altre stelle annoverate
nella vasta costellazione del rock:
gruppi come i Doors, i Jethro Tull, i
Pink Floyd, e artisti come Bob
Dylan, Jimi Hendrix, Janis Joplin,
Eric Clapton (anche con il suo
gruppo, i Cream), Carlos Santana,
…nonché del più grande evento
della storia del rock: i veri intenditori sapranno già di che si tratta,
ma noi lo diciamo lo stesso: stiamo
parlando nientemeno del grandissimo raduno di Woodstock, che in
tre giorni attirò circa quattrocentomila persone!!!
Mentre il periodo degli anni ‟60 fu
quello dei temi sociali e della contestazione, agli inizi degli anni ‟70,
diversi generi si intrecciano al rock
per dare vita a nuovi stili: dal jazz
rock dei Soft Machine, allo stile dei
Genesis e degli Yes, ispirati alla
musica classica europea, o ancora
al glamour rock di David Bowie e
dei Roxy Music, gruppo britannico
fondato da Brian Eno. Il genere fra
i più noti che nascono nel periodo
è l‟hard rock, che sperimenta uno
stile più ritmico e basato sull‟uso di
amplificatori. Nomi dell‟hard rock?
Basti pensare ai Led Zeppelin con
il geniale Jimmy Page, ai Deep
Purple, ai Velvet Underground, a
Patti Smith.
Ancora più energico è il punk rock,
che punta soprattutto sulla trasgressione: spiccano tra i suoi esponenti il gruppo statunitense dei
Ramones e i gruppi britannici dei
Clash e dei Sex Pistols. È
dall‟unione dei due generi, punk
rock e hard rock, che nasce lo stile
spregiudicato dei Guns‟n Roses,
celebre gruppo statunitense formatosi verso la metà degli anni ‟80
per iniziativa di William Bayley,
meglio conosciuto col nome d‟arte
di Axl Rose, e del chitarrista Slash:
il tono aggressivo dei loro testi suscita scandalo, ma diventa anche
la chiave del loro successo.
In contrapposizione all‟energia del
punk rock e dell‟hard rock, gli anni
‟80 segnano la nascita di sonorità
più morbide, come quelle dei Dire
Straits, dei Cure e dei Police.
L‟anima del punk rock viene però
ripresa negli anni ‟90 dallo stile
grunge di Kurt Cobain e della sua
band, i Nirvana.
Nel 1991 un evento segna la storia
del rock e pone fine alla luminosa
e ventennale carriera di un gruppo
icona del rock: la morte in seguito
ad AIDS di Farrokh Bulsara, nome
d‟arte Freddie Mercury, leader dei
Queen.
Il suo carisma, unito alla musica
coinvolgente capace di abbracciare una folla in un comune stato di
gioia ed esaltazione, ci ha lasciato
brani come We Are the Champions
e Bohemian Rhapsody, ritenute dai
critici di tutti i tempi come migliori
canzoni della storia del rock.
La fama dei Queen si è mantenuta
tra nuove e vecchie generazioni,
proprio come, forse, nelle intenzioni di Freddie Mercury. Disse del
gruppo: "Quando fondammo i Queen puntavamo al massimo, non ci
saremmo accontentanti di niente di
meno".
E in Italia? In Italia il rock nasce
negli anni ‟70, sulla scia delle band
rock progressive britanniche e americane (per l‟appunto Pink
Floyd, Genesis e Velvet Underground, ma anche Gentle Giant, e
Van Der Graaf Generator). La sua
diffusione è considerata seconda
dopo quella britannica.
Tra le band rock di grande spessore di quegli anni compaiono La
Premiata Forneria Marconi, il Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme.
La Premiata Forneria Marconi, che
aveva iniziato la scalata del successo nella seconda metà degli
anni „60 con il nome “I Quelli”, deve la scelta del nuovo nome
all‟avvento degli anni ‟70 e alle influenze musicali dei gruppi britannici; in seguito, inizia a sperimentare un sound più vicino a quello delle band d‟oltremanica.
La scelta del nome è dettata dal
fatto che i componenti cercavano
un nome originale che si riferiva al
nome di un panificio di Chiari,in
provincia di Brescia,dove il gruppo
si è formato.
Nel giro di pochi anni raggiungono il
successo grazie anche a Pete Sinfield
che pubblicò il loro album Photos of
Ghosts e ridusse il nome del gruppo
all‟acronimo PFM, perché più facilmente pronunciabile dagli anglofoni.
Celebration,
estratto
dall’album
“Photos of Ghosts”, è stato il singolo
che ha permesso loro di sfatare le
critiche al loro sound, giudicato
“troppo italiano” ai loro esordi sul panorama musicale straniero.
Negli anni successivi il gruppo diventa
fonte d‟ispirazione per nuovi cantanti
rock italiani come Vasco Rossi e i Liftiba.
Vasco Rossi è uno degli esponenti del
rock italiano più seguito dai giovani:
nonostante le critiche ricevute più volte per i contenuti anticonformisti delle
sue canzoni, Vasco, o Blasco, è considerato una delle poche rockstar italiane.
Dopo gli esordi da deejay, sotto
l‟influenza di alcuni suoi amici, pubblica il suo primo 45 giri “Jenny/Silvia”
ma è solo negli anni ‟80 che raggiunge il successo. E proprio nel 1984
Vasco viene arrestato per detenzione
di droga: tuttavia le sue canzoni continueranno ad essere in cima alle classifiche.
Negli stessi anni si afferma un‟altra
rock band, i Litfiba.
Il nome, apparentemente eccentrico,
nasce in realtà dalla vecchia sala prove della band, la Telex: L, prefisso
della Telex, IT, che sta per Italia,
FI,che sta per Firenze e BA,che sta
per il nome della via in cui si trova
questa sala, Via De‟ Bardi.
Il gruppo nasce proprio mentre a Londra e dintorni prende piede il new wave e, dopo aver raggiunto il successo
a Firenze, allora considerata la capitale italiana del rock, i Litfiba muovono i
primi passi sullo lo scenario musicale
italiano vincendo il Festival Rock Italiano nel 1982.
Nel 1999 la band si scioglierà e il
cantante del gruppo, Piero Pelù, incomincerà ad incidere alcuni CD
dove canta da solista, sino alla riconciliazione con il fondatore del gruppo
Ghigo Renzulli, avvenuta nel 2009.
Uno degli ultimi singoli pubblicati dal
gruppo è “Sole Nero”, estratto
dall‟album “Stato Libero in Litfiba” ,
pubblicato nel 2010 e che ha riscosso molto successo non solo in Italia
ma anche all‟estero.
Insomma, in Italia e ovunque nel
mondo, da sempre, ogni gruppo ha
contribuito con il cuore e l‟anima a
modificare gli stili di vita della società, dando origine a epoche di intraprendenza, innovazione e voglia di
stravolgere la monotonia quotidiana.
In qualsiasi momento della giornata,
il rock può darci l‟ispirazione e la
carica di adrenalina di cui abbiamo
bisogno: un paio di cuffie e… via! O
anche la musica a palla, quando in
casa non c‟è nessuno (un classico!).
D‟altra parte, come abbiamo già detto, il rock ha un obiettivo… un obiettivo che possiamo esprimere in una
frase, per usare una citazione di Angus Young (fondatore degli AC/DC) :
“Tutto nasce dal ritmo: è la base del
feeling di ciò che suoniamo. Noi vogliamo che la gente riesca a sentire
fisicamente l‟energia che sprigioniamo. Vogliamo che ingoi ogni singolo
watt!”
Meditate, amici!!
E con questo, dobbiamo già salutarci. Arrivederci, allora, e buona Musica da Leggere!!!
Piero Pelù dei LITFIBA
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