Orientamenti Acli per XXV Congresso PU

Un nuovo contributo per il dibattito congressuale
Nel consiglio nazionale del 27-28 novembre è stata approvata una bozza degli
Orientamenti congressuali intitolata “Niente paura. Con le Acli attraversiamo il cambiamento”.
A questi orientamenti, che contengono alcune linee di fondo, seguiranno le vere e proprie Tesi
congressuali.
Integrando gli Orientamenti nazionali con il documento conclusivo dell’Assemblea
straordinaria delle Acli marchigiane tenutasi a Loreto il 1° marzo 2015, ecco un più ampio
contributo per il dibattito congressuale
Ispirazione cristiana, dimensione popolare e missione delle Acli
L’ispirazione cristiana e la dimensione popolare restano il principio fondante della nostra
esperienza associativa. Nel corso del 2015 le iniziative prese per il settantesimo delle Acli ci
hanno convinto che avremo un futuro solo se non smarriremo la nostra “anima” associativa,
fondata appunto su ispirazione cristiana, dimensione popolare e scelta preferenziale per i poveri.
Occorre innanzitutto riscoprire la nostra identità di associazione di vita cristiana: nelle
Marche quasi ogni Circolo mantiene stretti rapporti con la propria parrocchia di riferimento, ma
dobbiamo dare più spazio al Vangelo nella nostra vita associativa. Allo stesso modo, è corretto
continuare a definirsi “un movimento educativo e sociale”, ma questo comporta un impegno
formativo, all’interno e all’esterno dei Circoli, volto a costruire comunità solidali. Questa in
sintesi è la nostra missione: educare alla socialità prestando attenzione ai più deboli e operare per
la costruzione di comunità solidali.
Crisi delle istituzioni, corpi intermedi e partecipazione democratica
La crisi della democrazia rappresentativa, evidente in tutta Europa, ci interroga. Le
istituzioni sono sentite come sempre più lontane. Nelle elezioni cresce l’astensionismo. Di fronte
a problemi nuovi e difficili da affrontare, si diffondono pericolose forme di populismo. La
sfiducia nei partiti e la delusione nei confronti delle istituzioni spingono al disinteresse e alla
delega in bianco.
Di fronte alla debolezza della democrazia, oggi si tende a privilegiare il rapporto diretto
tra leader e singoli individui, ma puntando direttamente sul cittadino elettore si trascurano i corpi
intermedi, i sindacati, le associazioni. Associazioni, sindacati, cooperative e imprese sociali, che
hanno costituito l’ossatura della democrazia italiana oggi non sono più considerati elementi
propulsivi. I corpi intermedi devono sapersi rinnovare, ma ignorarli significa restringere gli spazi
di partecipazione e quindi di democrazia. Favorire la partecipazione democratica resta uno degli
obiettivi prioritari delle Acli.
Le Acli devono rimanere sintonizzate su un doppio canale: da una parte l’ascolto dei
bisogni, favorito dall’essere una esperienza popolare; dall’altra la tutela dei diritti in un rapporto
dialettico con le istituzioni. In entrambi questi aspetti certamente importante è l’attività svolta dai
nostri Servizi, ma fondamentale si rivela l’azione sociale realizzata dall’Associazione, nel
tentativo di rispondere a quella che resta la domanda fondamentale: come rendere concrete oggi
l’uguaglianza e la libertà?
Da: Centro Studi Acli Marche – 20 dicembre 2015
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Ristabilire il primato della politica sull’economia, ridurre la povertà e puntare sul lavoro
Occorre restituire alla politica il compito di guida dell’economia, con l’obiettivo di
costruire la giustizia sociale e di ridare centralità al lavoro.
La logica di una finanza senza limiti e di una economia finalizzata al massimo profitto ha
prodotto una crescita senza promozione umana e uno sviluppo senza incremento delle
opportunità. Occorre ristabilire il primato della politica sull’economia.
L’enorme aumento delle disuguaglianze e dell’ingiustizia sociale è uno scandalo che
interpella non solo le Acli, ma anche la Chiesa e tutta la società. Trent’anni di neoliberismo
sfrenato e di dominio della finanza speculativa hanno prodotto povertà e disuguaglianza ed
hanno reso marginale l’economia reale e il lavoro. La disuguaglianza ha molto a che fare con
l’impoverimento del lavoro: un lavoro ormai sempre più precario, sommerso, poco tutelato e mal
retribuito è un lavoro “indecente”. Se, come dice papa Francesco, “senza lavoro non c’è dignità”,
anche senza un lavoro “decente” non c’è dignità.
Chi crede nella giustizia deve impegnarsi per ridurre la povertà e deve puntare sul lavoro.
La povertà si batte introducendo il Reddito di inserimento sociale, come chiesto dall’Alleanza
contro la povertà promossa dalle Acli e dalla Caritas. Ma bisogna anche creare lavoro. Per far
ripartire il lavoro occorre un piano di politiche industriali che porti a concentrare investimenti e
ricerca su settori capaci di generare più occupazione, un lavoro di qualità e uno sviluppo
sostenibile.
Papa Francesco e le Acli
Nell’udienza alle Acli papa Francesco ci ha sollecitato a impegnarci “contro questo
sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l’uomo e la donna, ma un idolo, il “diodenaro” e ci ha invitato a “realizzare un sogno”: dobbiamo “far sì che, attraverso il lavoro – il
lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale – l’essere umano esprima e accresca la dignità
della propria vita”. Rispondendo a questo invito le Acli vogliono operare per un nuovo modello
di sviluppo e di convivenza, incentrato su una economia più equa e un lavoro più giusto.
Ma per le Acli vale anche quanto papa Francesco ha detto ai movimenti popolari: “Terra,
casa e lavoro, quello per cui voi lottate, sono diritti sacri. Ma non ci può essere terra, non ci può
essere casa, non ci può essere lavoro se non abbiamo pace e se distruggiamo il pianeta”. E infine
ha concluso: “questo sistema economico incentrato sul dio denaro non si sopporta più.
Dobbiamo cambiarlo, dobbiamo rimettere la dignità umana al centro e su quel pilastro vanno
costruite le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno”.
L’attuale modello economico ha accresciuto povertà e disuguaglianze, favorendo la
concentrazione della ricchezza in poche mani. Per le scelte dettate da questo modello economico
stiamo pagando un prezzo altissimo in termini di moltiplicazione dei focolai di guerra e di
aumento delle disuguaglianze e delle ingiustizie. Serve una svolta: occorre fare in modo che la
politica e l’economia si pongano al servizio della vita umana.
Come garantire uno sviluppo più equo e sostenibile? La risposta a questa domanda è
nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco: lo sviluppo deve essere guidato da un nuovo
paradigma, quello dell’ecologia integrale, grazie al quale è possibile conciliare economia e
società.
La nostra azione sociale: buone pratiche e cittadinanza attiva
Per essere più incisivi dobbiamo rinnovare la nostra azione sociale. Dobbiamo farci
interrogare dalle questioni che emergono nella società e affrontarle ricercando sempre il dialogo
con l’altro. Attraverso il dialogo e la relazione diventiamo compagni di viaggio. L’attenzione
all’altro deve portarci a realizzare una nuova azione sociale in cui le persone siano le
protagoniste. Le differenze esistono, ma dobbiamo sforzarci di realizzare la comunione nelle
differenze.
La nuova azione sociale delle Acli deve partire dal basso e deve nascere dalla conoscenza
del territorio: mettendoci in ascolto delle nuove esigenze della famiglia e dei giovani, lavorando
per dare risposte concrete a chi è in difficoltà e a chi manifesta bisogni nuovi, prestando
attenzione a chi ci chiede di praticare nuovi stili di vita.
Da: Centro Studi Acli Marche – 20 dicembre 2015
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La crisi degli ultimi anni va vista come un’opportunità per ripensare non solo il nostro
modo di vivere, ma anche il nostro modo di fare associazione.
Oggi serve un modello di azione sociale che costruisca reti e legami, che valorizzi le
buone pratiche, che diffonda esperienze di partecipazione e di condivisione.
I Circoli e i servizi promossi dalle Acli devono diventare nuove occasioni di impegno
sociale, ma anche luoghi di mutuo aiuto e di nuovo welfare. I nostri Circoli Acli devono
diventare luoghi di accoglienza e di incontro, ma anche di cittadinanza attiva.
Al tempo stesso, però, dobbiamo ripensare la nostra struttura organizzativa e i nostri
modelli partecipativi e decisionali.
Per un nuovo modello organizzativo
La centralità dei territori ha una duplice dimensione: la rete dei Circoli e la rete delle
province. Nonostante l’abolizione delle amministrazioni provinciali, non c’è motivo di
stravolgere l’attuale modello organizzativo delle Acli fondato sulle province. Tuttavia, l’ulteriore
ampliamento delle competenze delle istituzioni regionali non può che portare a un rafforzamento
della sede regionale Acli, chiamata a svolgere innanzitutto un ruolo di sviluppo e di
coordinamento dei livelli provinciali; ma chiamata anche a divenire “il luogo privilegiato di
coordinamento, integrazione e progettazione rispetto ai livelli provinciali”.
Questo vale anche per i servizi, a partire dal Patronato e dal Caf. A loro volta le
associazioni specifiche e professionali presenti nelle Marche, dall’Unione Sportiva alla FAP,
dall’Associazione Arte e spettacolo al Centro Turistico, devono meglio raccordarsi con la sede
regionale, al fine di giungere a un più proficuo e più efficace lavoro comune.
Stanno emergendo nuovi bisogni sociali. I processi in atto nel mondo del lavoro e nel
Welfare richiedono nuove competenze. Occorre governare i servizi per renderli più efficienti di
fronte a una realtà che cambia, ma garantendo un legame sempre più stretto con l’Associazione.
Il nuovo modello organizzativo deve avere come obiettivo prioritario una maggiore
integrazione dell’intero “Sistema Acli”. Puntare all’integrazione di sistema significa:
integrazione fra Acli e servizi, integrazione fra le Acli e le associazioni specifiche, ma anche
collaborazione fra servizio e servizio, sia a livello provinciale che a livello regionale.
Il coraggio di cambiare
Se vogliamo attrezzare le Acli ad affrontare il futuro, dobbiamo avere il coraggio di
rinnovarci: abbiamo bisogno di rinnovarci non solo perché la società italiana è cambiata
profondamente, ma anche perché dobbiamo rispondere ai bisogni sociali nuovi che sono emersi
negli ultimi anni: soprattutto i bisogni espressi da giovani, famiglie, anziani, immigrati.
Dobbiamo avere lo sguardo rivolto ai bambini, ai giovani, agli stranieri e agli anziani
scartati dalla cultura dominante in questa società: a tutti dobbiamo offrire un’attenzione
personale e associativa, puntando sul dialogo e con l’obiettivo di favorire esperienze di amicizia
sociale.
Dall’Assemblea straordinaria delle Acli marchigiane è emerso un messaggio chiaro.
Vogliamo dare voce ai soggetti più precari e promuovere nuove forme di tutela e di
rappresentanza nel mondo del lavoro, ma anche lavorare a sostegno delle famiglie più deboli e
per una più sistematica presenza dell’Associazione sui temi delle politiche sociali. Vogliamo
dare voce ai diritti delle giovani generazioni, valorizzando contemporaneamente un ruolo
costruttivo e inclusivo degli anziani. Pensiamo che questo sia il nostro compito, oggi.
La nostra apertura al cambiamento si giocherà sulla nostra capacità di costruire reti ed
alleanze con le comunità e i territori, con il Terzo settore, con le famiglie e con i singoli cittadini.
Con alcuni obiettivi precisi: farci carico dei bisogni dei più deboli, promuovere iniziative di
solidarietà e impegnarci per rendere l’Italia e il mondo un posto migliore dove vivere.
Da: Centro Studi Acli Marche – 20 dicembre 2015
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