Lavoro, partecipazione, democrazia

ACLIFAI
L avo ro, p a r t e c i p a z i o n e , d e m o c r a z i a
Dal 7 al 9 ottobre, a Londra, si è tenuta una tre giorni del seminario di studio promosso dalle ACLI con il sostegno del Centro
Europeo per i problemi dei lavoratori (EZA). Questa iniziativa è
stata finanziata dall’Unione Europea con il patrocinio del
Comitato economico e sociale europeo (CESE).
di Paolo Vendola
«Il lavoro è tornato al centro di un dibattito sempre più preoccupato e allarmato – sottolinea Andrea Olivero, Presidente delle ACLI
italiane e della FAI – la discussione europea sul “lavoro dignitoso”
ha guardato finora fuori dai propri confini. Oggi la crisi economica
ha riportato la questione nel cuore della vecchia Europa, dove il
lavoro sempre meno garantisce accesso alla cittadinanza e sempre
meno costituisce strumento di emancipazione. Quell’obiettivo della
“buona occupazione” che la società della conoscenza avrebbe dovuto garantire appare sempre più lontano, soprattutto per i giovani e le
donne. La stessa rappresentanza del lavoro non sembra più in grado
di dare risposte adeguate». Questi alcuni spunti emersi dal dibattito
dove è messo in evidenza che la crisi occupazionale che colpisce i
giovani è soltanto una parte di un disagio più ampio. Uno dei fenomeni più gravi che sta attraversando l’Europa e non solo è la disoccupazione e l’inattività delle giovani generazioni. I risultati dei dati
Neet sono impressionanti se valutiamo le percentuali di giovani che
non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Questo
significa che l’Europa in genere sta sprecando le sue risorse più giovani e produttive. Gli stessi risultati emersi dalla ricerca della FAI,
illustrata durante il seminario di Londra, ha prodotto significative
riflessioni. Si trova conferma sostanzialmente dell’importanza del
lavoro per i giovani (lavoro decente) non solo come elemento a livello valoriale ma anche come elemento di crescita per trovare un posto
nella società e per essere definiti appieno come cittadini attivi e non
solo.
Luca Jahier, presidente del terzo gruppo Cese si è soffermato molto
sulla tematica del lavoro decente/lavoro dignitoso facendo diverse
considerazioni sulle Work-ability come nuove esigenze richieste in
un mercato del lavoro sempre più frammentato e sempre più alla
I lavori al Seminario di studio promosso dalle ACLI a Londra
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il dialogo 6/11
ricerca di flessibilità. Proprio in una delle sessioni
del seminario si è discusso sulle “Nuove rappresentazioni sociali del lavoro e forme della rappresentanza” assieme a Giuseppe Porcaro, segretario
generale del European Youth, Marco Cilento, consigliere della Confederazione europea dei sindacati;
Georg Hupfauer, presidente del Movimento cattolico dei lavoratori tedeschi (KAB).
Il panorama che ne scaturisce di fronte alle nuove
generazioni, è quella di un’Europa senza progetto,
incapace di lasciare intravedere ai propri cittadini
un chiaro futuro o delle linee di riferimento da
seguire. Questa mancanza di progettualità si riflette poi nei giovani con difficoltà a cercare un lavoro
stabile, si manifesta anche in una precarietà della
vita affettiva ed una impossibilità nel prevedere un
proprio futuro o di una ricerca di una dimensione
nella società. Ma la debolezza dei giovani è la debolezza della società come sottolinea il demografo
Alessandro Rosina: «Non si tratta solamente di fornire a ciascuno i giusti mezzi per realizzare al
meglio il proprio destino personale... la società,
anche e soprattutto per il proprio bene, dovrebbe
preoccuparsi di fornire alle nuove generazioni la
protezione e le competenze necessarie per fronteggiare i rischi e cogliere al meglio le opportunità nell’entrata nella vita adulta, perché dalla riuscita dei
giovani dipende la riuscita della comunità civile nel
suo complesso».
Oggi si assiste ad un ritorno dei giovani sulle piazze (virtuali e non), per ora con il tema dominante
della protesta ma questi dissensi giovanili sono
comunque un segnale di richiesta di cambiamento.
A maggior ragione, oggi, è importante la ripresa del
dialogo a tutti i livelli, a partire dalla famiglia. Il disagio che si è creato non è solo generazionale, ma
anche intergenerazionale ed educativo, così come
da tempo le stesse ACLI hanno sottolineato e
sostengono senza dimenticare il ruolo della solidarietà verso i più deboli. Solidarietà che, come ha
avuto modo di ricordare in un discorso alle ACLI
nazionali il card. Bertone, di un sentirsi tutti
responsabili di tutti, quindi senza delegare/demandare allo Stato. I diritti sociali sono parte integrante di una democrazia che può e deve dare a tutti
uno spazio di rappresentanza. Tutti i soggetti rappresentativi di una economia civile, possono diventare i molteplici “attori” per creare una nuova forza
sociale che può favorire l’uscita dalla crisi e contribuire anche sullo sviluppo di nuove politiche attive
del lavoro e del welfare.3