L’ ANZIANO
La popolazione, rispetto al passato, ha subito un invecchiamento demografico cha ha portato, come
conseguenza, un aumento delle richieste di servizi socio sanitari. Già dal 1998, il piano sanitario
nazionale ha previsto, tra gli obiettivi, il recupero e il mantenimento dell’autosufficienza
nell’anziano, supporti alle famiglie con anziani bisognosi di assistenza, promozione di un’assistenza
continuativa (intra ed extra ospedaliera), integrazione tra sanitario e sociale.
Gerontologia e geriatria
Gerontologia è la scienza che studia l’invecchiamento e la vecchiaia
Geriatria è la scienza che studia le malattie della vecchiaia
Geragogia significa educazione all’invecchiamento, attraverso un’educazione che riguarda la
persona nella sua interezza, si favorisce l’adattamento ai cambiamenti cercando di mantenere più a
lungo possibile l’autonomia e l’autosufficienza.
Prestazione infermieristica = risposta ad un bisogno d’assistenza infermieristica (es. bisogno
d’igiene ? assicurare l’igiene, bisogno di movimento ? assicurare il movimento ecc.)
L’ assistenza infermieristica è di competenza gestionale ed autonoma della figura professionale
dell’ infermiere. Quest’ ultimo si avvale della collaborazione dell’ Operatore Socio Sanitario
(OSS).
Caratteristiche dell’anziano
Età media 76,7 per gli uomini, 83 per le donne
Fino al 1990 gli anziani del mondo erano in maggioranza bianchi, ora l’età si sta alzando anche
nelle popolazioni nere, asiatiche, ispaniche
Gli uomini in genere sono sposati, le donne vedove
Istruzione diversa a seconda dell’area geografica
Le regioni più vecchie sono Liguria, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia ma i più vecchi
vivono nelle Marche
La maggior parte vive in famiglia ma stanno aumentando coloro che sono soli o sono in istituti
Reddito variabile
Sta crescendo il numero degli anziani impegnati in attività sociali
Si prevede un aumento della lunghezza della vita ma non è definito se ci sarà un aumento della
richiesta sanitaria o meno.
Classificazione delle età:
Età di mezzo - 45/60 primi segni di invecchiamento
Senescenza naturale - 60/70 insorgenza di malattie
Senilità conclamata - 70/90 aumento dei problemi assistenziali e sociali
Longevità - 90 anni grandi vecchi
Questo schema non deve essere considerato rigidamente perché spesso l’età anagrafica non
coincide con quella biologica
Fattori comuni:
Con il passare del tempo si hanno cambiamenti che non hanno una causa patologica (perdita di
memoria, perdita della vista, perdita di elasticità della vescica ecc.)
Sono presenti condizioni patologiche croniche
Condizioni economico-sociali non buone
Facilità di contrarre infezioni
L’invecchiamento:
Invecchiamento primario modificazioni dell’organismo dovute al passare del tempo
Invecchiamento secondario l’invecchiamento è accelerato da stile di vita, tipo di occupazione,
malattie ecc.
Teorie biologiche dell’invecchiamento:
Si dividono in due categorie: una secondo la quale l’invecchiamento è dovuto ad un accumulo,
all’interno dell’organismo, di errori dovuti anche ad aggressioni esterne; un’altra secondo la quale
nel nostro organismo è già previsto, fin dalla nascita un limite di funzionamento.
Teorie psicosociali:
l’invecchiamento è influenzato dal distacco tra la società e la persona, dall’inattività, dal carattere
della persona.
Modificazioni dell’organismo:
Modificazioni fisiologiche: Riduzione della statura (per osteoporosi, cifosi ecc), cute meno
elastica, riduzione del grasso, fragilità dei vasi sanguigni, ipotrofia muscolare, riduzione dei liquidi,
riduzione dei capelli, presbiopia, riduzione dell’udito. In particolare:
Apparato cardiovascolare: Riduzione dei capillari, irrigidimento delle arterie, riduzione della
portata cardiaca con aumento della pressione arteriosa, tachicardia, disturbi del ritmo cardiaco.
La prevenzione in questo caso, con la collaborazione di chi assiste è importante e si effettua con le
seguenti attenzioni:
- Controllo del peso
- Dieta sana
- Controllo d LDL , HDL, Colesterolo, Trigliceridi
- Controllo della Pressione arteriosa. Valori medi normali : Max 140 min 80.
- Controllo della glicemia. Valori normali medi a digiuno max 110 mg/dl- min 60 mg/dl.
- Attività fisica
- Evitare uso ed esposizione al fumo.
Apparato vascolare: Diminuita elasticità, calcificazione dei vasi, ipotensione.
Apparato respiratorio: Rigidità del torace con respirazione addominale, cifosi con rigidità delle
articolazioni (vertebre, coste, sterno), ipotrofia dei muscoli respiratori e della mucosa bronchiale,
diminuzione della capacità vitale, diminuzione di ossigeno nel sangue, diminuzione
dell’eliminazione di escreato.
Apparato urogenitale: perdita di nefroni funzionanti, riduzione del filtrato glomerulare,
diminuzione della funzione tubulare, diminuzione dello stimolo ad urinare, ipertrofia prostatica,
atrofia della vulva con perdita di peli e assottigliamento, perdita di elasticità della vagina, utero
atrofico, atrofia di tube e ovaio.
Apparato digerente: riduzione dei denti, atrofia delle papille gustative, riduzione della motilità di
esofago stomaco e intestino, riduzione di secrezione gastrica e assorbimento intestinale,
incontinenza anale, perdita di peso, disidratazione, diminuzione massa epatica.
Stipsi, diarrea e incontinenza fecale: sono i tre disturbi gastroenterici sintomatici più comuni nella
terza età.
Apparato emopoietico: riduzione di midollo osseo, riduzione globuli rossi, iposideremia.
Apparato muscolo scheletrico: diminuzione della statura, lassità delle articolazioni, osteoporosi,
diminuzione di massa ossea e minerali, atrofia delle fibre muscolari, diminuzione della forza
muscolare.
Apparato nervoso: rallentamento della circolazione cerebrale, perdita di cellule cerebrali,
diminuzione della conduzione dei nervi, aumento dei tempi di reazione, diminuzione di memoria e
attenzione. Aumento di rischio TIA , ischemie o emorragie cerebrali.
Apparato endocrino: riduzione dell’attività tiroidea, minore risposta insulinica al glucosio
( diabete), cessazione della produzione ovarica di ormoni, diminuzione del metabolismo basale con
cambio della temperatura corporea.
Sistema immunitario: allergie a farmaci, diminuzione di funzione epatica e renale quindi ritardo di
eliminazione e disintossicazione, aumento delle infezioni, aumento di neoplasie.
Apparato tegumentario: pelle più fine, casi sanguigni più visibili, diminuzione di ghiandole
sudoripare e sebacee, diminuzione della pigmentazione, diminuzione del sudore.
Organi di senso: cristallino più spesso, pupilla più stretta, scarso accomodamento, alterata
percezione nello spazio, si sentono male i suoni alti, tappi di cerume, perdita di sensazione tattile,
perdita di elasticità della pelle, diminuzione delle papille gustative.
Modificazioni psicologiche: (cambiano da persona a persona)
Interazioni con gli altri: i deficit fisici rendono difficili i rapporti con gli altri (non ci sente, non ci
vede, non ha memoria)
Rapporti con i familiari: spesso l’anziano si trova a fare cose che non aveva mai fatto (ad esempio
il vedovo che fa faccende domestiche)
Ruolo sociale: con il pensionamento cambia il ruolo, il reddito, le amicizie, l’attività regolare
Memoria: la memoria subisce alterazioni, inoltre l’anziano presenta difficoltà di attenzione, di
interesse, di trasmissioni nervose, ha deficit percettivi e mancanza di motivazioni
Corpo: le modificazioni biologiche sono viste spesso in senso negativo
Sesso: la diminuzione di impulsi sessuali dipende non da fattori organici ma dalla depressione o da
disturbi emozionali. La necessità di attività sessuale è presente nell’anziano ed è positiva
Isolamento: è spesso limitato da non autonomia di movimento, limitazioni fisiche, ritiro della
patente, disagio economico, criminalità.
Modificazioni socio culturali:
L’anziano ha paura di non essere autonomo e di finire in ospedale. Molti anziani vivono ai
limiti della povertà, le abitazioni spesso non sono adatte ad un anziano (scale, ecc).
Problematiche assistenziali:
Valutazione dell’autonomia: l’anziano ha minore capacità di adattamento fisico e psichico. Si
deve fare una valutazione globale dei suoi problemi per poter definire un piano di intervento. I
problemi principali sono una presenza contemporanea di più patologie, aumento dello stress,
malattie specifiche, mancanza di sintomi precisi, scarsa valutazione dei sintomi, allergie a farmaci.
Per effettuare una corretta valutazione si deve considerare la malattia, le condizioni fisiche e
psicologiche e il contesto sociale. Da questa valutazione, fatta in modo interdisciplinare, si può
rilevare un deficit o un handicap.
Bisogni e interventi assistenziali: l’approccio deve essere multidisciplinare. I bisogni più comuni
riguardano la respirazione, l’alimentazione, l’eliminazione, il movimento, il riposo, la cura della
cute, la termoregolazione, le relazioni interpersonali, la sicurezza, i farmaci. In ognuno di questi
settori l’OSS ha compiti specifici.
Risorse umane e strutturali:
Famiglia: costituisce un punto di riferimento sia per l’anziano sia per l’operatore. L’anziano spesso
vive solo ma mantiene relazioni affettive con i familiari. L’aiuto a domicilio è più efficace rispetto
ad altri tipi di aiuto. Anche la famiglia deve essere aiutata a sopportare il peso assistenziale.
Equipe assistenziale: è formata da più figure professionali che lavorano insieme e sono esperte di
problemi geriatrici. In particolare ne fanno parte il medico geriatra, l’infermiere aiutato dall’OSS, il
fisioterapista, l’assistente sociale.
UVG: o unità di valutazione geriatria. È un’equipe di professionisti che fa una valutazione del
paziente, stabilisce un piano di interventi e individua le risorse umane appropriate.
Strutture socio sanitarie: è necessaria una rete di servizi che garantisca l’assistenza sia domiciliare
che ospedaliera in modo integrato. Per gli anziani ci sono strutture non residenziali (ADI e OD =
Ospedalizzazione Domiciliare), strutture residenziali (case albergo, comunità alloggio, RSA,
lungodegenze), strutture semiresidenziali (centri diurni, DH).
Prevenzione e trattamento delle cadute nell’ anziano
Le cadute rappresentano uno degli eventi più frequenti ed importanti della tarda età per le
conseguenze che possono portare ( fratture, traumi cranici con lesioni cerebrali). Due incidenti su
tre negli anziani sono dovuti a cadute accidentali. Sono più frequenti nelle donne che negli uomini e
la percentuale aumenta parallelamente all'età: l'osteoporosi contribuisce alla differenza. Altri fattori
comprendono il fatto che le donne tendono a camminare con una base di appoggio più stretta, in
modo oscillante; inoltre vivono più a lungo, spesso sole e meno assistite.
Da rilievi statistici risulta che la metà circa delle cadute non porta conseguenze, il 30% piccoli
traumi che si risolvono con qualche livido, il restante 20% ( uno su cinque) è seguito da lesioni che
in un caso su 18 è una frattura ossea. Anche quando non sono accompagnate da lesioni, le cadute
limitano la libertà di molte persone anziane per la paura che si ripetano.
Inoltre i pazienti tendono a sottovalutarle o a non parlarne con il medico mentre sarebbe importante
indagarne le cause, legate a problemi di salute, talvolta agli effetti collaterali di farmaci prescritti
per la cura di alcuni disturbi o malattie. La maggioranza delle cadute si verifica in casa o sulle scale.
Tappeti, pavimenti scivolosi, ingombro dato da sedie o sgabelli, giocattoli sul pavimento ed anche
animali domestici e ..... nipotini che corrono per casa possono contribuire a far cadere un anziano,
spesso debole di vista e malfermo sulle gambe.
Alcune semplici misure preventive evitano o riducono il rischio di cadute:
o
Illuminare bene gli ambienti e far sistemare gli interruttori della luce in posizioni sicure e
facili da raggiungere.
o
Evitare tappeti, sgabelli, sedie sconnesse.
o
Non usare cere per pavimenti: meglio sarebbe una moquette se le possibilità economiche lo
consentono.
o
Non usare letti troppo alti.
o
Indossare pantofole chiuse ed evitare le ciabatte.
o
Evitare l'uso dei gradini se possibile e dove ci sono scale far installare dei corrimano lungo i
muri, di coloro ben visibile e di facile presa ( se occorre farli installare anche in certi punti
dell'appartamento).
o
Non camminare su pavimenti bagnati.
o
Nella stanza da bagno far installare dei sostegni che facilitino la possibilità di rialzarsi dopo
la "seduta" ed eventualmente dei rialzi sul " water ".
o
Nella vasca da bagno mettere sul fondo un tappeto o delle strisce antiscivolo.
o
Preferire la doccia al bagno e mettere nella vasca o nel locale doccia uno sgabello solido che
consenta di sedersi, oltre ad una maniglia ben fissata alla parete per avere un appiglio.
o
Usare il bastone se necessario e assicurarsi che abbia un puntale di gomma.
In caso di caduta
o
Non sottovalutare l'episodio.
o
Verificare se l'anziano ha perduto conoscenza, se respira bene, se il polso è regolare.
o
Non sollevarlo da terra prima di avere verificato che non abbia lesioni traumatiche.
o
Accertarsi sul modo e le circostanze nei quali è caduto per poterli riferire al medico.
o
Nei casi dubbi consultare il medico, o meglio, chiamare un'ambulanza per il trasporto in
ospedale se il paziente è confuso, ha vertigini, mal di testa, o se si sospetta una frattura.
E' meglio un accertamento negativo che un trauma cranico o una frattura di femore diagnosticati e
curati con ritardo.
Soprattutto insistere con una attività fisica costante che consenta di mantenere un valido tono
muscolare, nervoso, cardiovascolare e in definitiva, un buon grado di autosufficienza psico-fisica.
La frattura del collo del femore
La frattura del collo del femore è spesso causata negli anziani da cadute banali, in quanto
l'estremità prossimale del femore è osteoporotica. Nei pazienti più giovani ci vuole un traumatismo
ad alta energia. Le fratture possono interessare nell’ anziano nella maggior parte dei casi , il "collo
del femore". Lo scopo della chirurgia è verticalizzare quanto prima l'anziano per potergli
permettere di reintegrare il più in fretta possibile la vita precedente.
Cause
La regione collo del femore è la più esposta alle fratture, a causa della sua conformazione e del
carico del peso corporeo a cui è sottoposta.
Durante l’età giovanile e adulta queste condizioni avverse sono compensate dal buon grado di
calcificazione delle ossa. Al contrario, nell’età avanzata, a causa della graduale diminuzione della
quantità del tessuto osseo (osteoporosi senile) e dei cambiamenti della sua composizione minerale,
particolarmente per quanto riguarda il calcio , la regione del collo femorale risulta
considerevolmente indebolita.
Le fratture del collo del femore sono infatti, le fratture più frequenti nell’uomo e nella donna dopo i
settanta anni e, per questo motivo, costituiscono un gravissimo problema sociale e assistenziale; il
progressivo allungamento della vita ha infatti determinato un notevole aumento di questo tipo di
problema. Ogni anno vengono ricoverati e operati presso l'ospedale regionale di Locarno circa 120
pazienti con una frattura del collo femorale.Questo tipo di frattura si verifica spesso a causa di
traumi di modestissima entità: la situazione più frequente consiste, infatti, nella caduta fortuita di un
individuo anziano, spesso favorita da calzature non adatte, da irregolarità del terreno o ancora da
disturbi apparsi improvvisamente, quali un capogiro, un disturbo del ritmo cardiaco, un’alterazione
transitoria della circolazione cerebrale o della pressione sanguigna. A volte può capitare che
l'anziano cade in seguito alla rottura spontanea del collo femorale molto osteoporotico.
Sintomi
Il paziente caduto a terra non riesce a rialzarsi e accusa un forte dolore all’inguine, diffuso verso il
ginocchio e lungo la parte anteriore della coscia. In molti casi è possibile supporre la presenza della
frattura semplicemente osservando la posizione della gamba colpita: essa si presenta girata verso
l’esterno, in modo che il piede tende a toccare il terreno con il suo margine esterno. La gamba
inoltre, appare spesso leggermente più corta di quella sana.
tale d'anca (con ri
In questa situazione è opportuno evitare di muovere il paziente prima dell’arrivo degli addetti al
soccorso.
Diagnosi
La diagnosi della frattura è affidata all’esame radiografico, che permette di individuare l’esatta sede
della frattura. ozione della testa), nei pazienti più giovani é preferibile conservare la testa e fissa
Pr
E
La demenza
Con il termine di demenza si definisce una sindrome clinica caratterizzata da
perdita delle funzioni cognitive, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e
lavorative della persona e da rappresentare un deciso peggioramento rispetto ad un precedente
livello funzionale della persona stessa.
La sindrome è contraddistinta dalla comparsa di sintomi cognitivi e non cognitivi.
I sintomi cognitivi sono sintomi primari, rappresentano la diretta conseguenza del processo
morboso cerebrale. Includono:
· deficit della memoria: compromissione della capacità di apprendere nuove informazioni o
di richiamare informazioni precedentemente apprese;
· afasia: disturbo del linguaggio, caratterizzato da perdita della capacità di esprimersi, di
scrivere o di comprendere il linguaggio scritto o parlato;
· aprassia: compromissione della capacità di eseguire attività motorie nonostante l’integrità
della comprensione e della motricità;
· agnosia: incapacità a riconoscere o identificare oggetti, in assenza di deficit sensoriali;
· deficit del pensiero astratto e della capacità di critica: difficoltà di pianificare,
organizzare, fare ragionamenti astratti, ecc.
I sintomi non cognitivi, BPSD (sintomi comportamentali e
psicologici della demenza)
Sono sintomi secondari, cioè espressione del tentativo di adattamento del soggetto ai sintomi
cognitivi ed al deficit di funzionamento che ne consegue.
Vengono definiti come un gruppo eterogeneo di sintomi da “alterazione della percezione, del
contenuto del pensiero, dell’umore o del comportamento, che si osservano frequentemente in
pazienti con demenza” .
I BPSD Includono:
· alterazioni dell’umore: depressione, labilità emotiva, euforia;
· ansia
· sintomi psicotici: deliri, allucinazioni e misidentificazioni o falsi riconoscimenti;
· sintomi neurovegetativi: alterazioni del ritmo sonno-veglia, dell’appetito, del
comportamento sessuale;
· disturbi della personalità: indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità;
· disturbi dell’attività psicomotoria: vagabondaggio, affaccendamento afinalistico, acatisia;
· comportamenti specifici: agitazione, aggressività verbale o fisica, vocalizzazione
persistente, perseverazioni.