SALLY NYOLO (CAMERUN)
1 ottobre - Auditorium Flog
Sally Nyolo: voce, mvet
José Palmer: chitarra
Mohamed Hafsi: basso
José Babeu: batteria
Sophie Prieto: cori
Nativa del sud del Camerun, Sally Nyolo si è
trasferita a Parigi all'età di tredici anni. Dopo
essere stata membro del gruppo vocale tutto al
femminile delle Zap Mama, ne ha preso le distanze
dopo la svolta ‘rockeggiante’ dell’ensemble, per
appassionarsi
definitivamente
al
bikutsi
(antichissimo ritmo tradizionale originario degli
abitanti delle foreste del Camerun, utilizzato come
un linguaggio vero e proprio per salutare le anime dirette in paradiso). Nel 1998,
tornata nel suo paese per un breve tour e per girare un video, ha sentito il richiamo
delle proprie radici e si è ispirata al canto delle donne Beti (da cui il titolo
dell’omonimo CD, uscito nel 2000); questa ricerca musicale è proseguita con il Cd
“Zaione” (dal nome di sua figlia), in cui i ritmi tradizionali si fondono al soukouss, al
reggae e al samba.
Artista decisamente prolifica, Nyolo ha collaborato con musicisti di altissimo livello
tra cui spiccano Peter Gabriel, per la cui etichetta Real World ha inciso brani
originali oltre ad aver partecipato al Festival Womad, Toure Kunda, Tom Childs,
solo per citarne alcuni. Dopo l’esaltante esperienza con le Zap Mama, la sua
carriera solista è stata un crescendo di successi grazie anche alla portentosa
presenza scenica che fa di ogni suo concerto un evento indimenticabile per
spessore musicale ed umano.
Le radici dell’Africa occidentale unite a melodie folk, bassi sincopati e percussioni
contagiose, rendono le composizioni di Sally Nyolo un mix di musica tradizionale e
pop contemporaneo assolutamente unico, che riflette l’amore per le sue origini
camerunesi e l’atmosfera cosmopolita che segna la sua vita quotidiana a Parigi,
ormai residenza adottiva; la sua voce è perfetta per questi brani dai suoni puri e
diretti, che sembrano strutturati apposta per il timbro vocale di Sally, magica
interprete di un linguaggio arcano e tuttavia familiare tanto che pare di poterne
afferrare il senso.
TAMAE (MADAGASCAR)
2 ottobre – Auditorium Flog
Yolande Mamadou: voce, djembé, langoro, voatavo
Delake Gellé: voce, katsa, djembé, voatavo
Il duo Tamae, in dialetto malgascio "speranza", è formato da
Yollande e Delake, e presenta canzoni tradizionali del sud
del Madagascar. Con le loro voci magiche e cristalline,
impegnate in vere e proprie acrobazie vocali, hanno
conquistato le platee di tutto il mondo.
Nel sud del Madagascar la musica ed il canto sono da
sempre parte integrante della vita di tutti i giorni; è
abitudine consolidata cantare nello svolgere le mansioni quotidiane e le due sorelle
hanno imparato il repertorio tradizionale e i diversi stili musicali dai loro genitori,
anch'essi cantanti. In seguito hanno deciso di far conoscere la bellezza e la varietà
delle canzoni del proprio paese anche fuori dai confini dell’isola.
I loro concerti sono incentrati sui virtuosismi e sulle melodie polifoniche del canto,
accompagnato da alcune percussioni e da danze tradizionali. Le straordinarie voci
di Tamae raccontano storie di vita comune, parabole sulla ricchezza e la felicità,
ma anche particolari situazioni e problematiche sociali quali la poligamia, la miseria
e le condizioni di disagio della realtà africana.
AICHA MINT CHIGHALY (MAURITANIA)
_____2 ottobre - Auditorium Flog
AICHA MINT CHIGALY: voce, ardin
JEYCH OULD YOUBA EL MOCTAR: tidinit
MOHAMED VADEL AHMED ZEIDANE: chitarra
CHEIK OULD BREIKA tbal
Aïcha Mint Chigaly è figlia di uno dei più famosi griot mauri
(iggiw), dal quale ha ereditato l’arte del raccontare, azawan,
come da secolare tradizione familiare. In Mauritania si è
guadagnata una grande reputazione per le qualità canore e
come musicista dell’arpa ardin, strumento tradizionalmente
riservato alle donne, ma soprattutto per la fedeltà
mantenuta nei confronti dell’eredità musicale e poetica della
famiglia cui appartiene. La voce di Aïcha ha la straordinaria
versatilità tipica dello stile vocale dei Mauri e il repertorio proposto è costituito da
canti di lode al Profeta, canti di elogio ai guerrieri, canti satirici e canti d’amore,
accompagnati dal liuto tidinit, e dal timpano tbal.
FAYTINGA (ERITREA)
2 ottobre – Auditorium Flog
FAYTINGA : voce
Ahmed HASSEN SULEIMAN : krar
Khalid KOUHEN : percussioni, berimbau
Cantante e suonatrice di krar (lira), a 39 anni
Faytinga è una delle interpreti più note e amate della
musica eritrea. Figlia di un leggendario guerrigliero
e danzatore, Faid Tinga, da cui ha ripreso il nome
d’arte, è lei stessa militante del Fronte di
Liberazione eritreo; da tempo è considerata una star
e un simbolo per Asmara e in tutto il Paese, dove è
sempre in prima fila nella battaglia per
l’emancipazione delle donne africane.
Faytinga è una Kunama, etnia matriarcale del nordest eritreo del tutto particolare: “Tra i Kunama non
facciamo le cose come gli altri – spiega con orgoglio – Le donne sono uguali agli
uomini, possono scegliere i propri mariti e nessuno critica una ragazza Kunama se
ha un figlio prima di sposarsi…” Inoltre rivendica la propria identità affermando che
non è influenzata da nessun’altra musica, dato che la concezione ritmica kunama
esiste da così tanto tempo da non aver bisogno di nient’altro. “Soul Sister”,
appellativo con il quale è spesso chiamata, è Ambasciatrice ufficiale della cultura
eritrea, ma sono il suo autentico talento di cantante e musicista, la sua grazia
innata, che la rendono amatissima dal pubblico; ormai apprezzata in tutto il mondo,
la sua voce di suadente dolcezza propone canti di lotta e canti d’amore,
accompagnata dalla lira krar e dalle percussioni.
Si ringrazia per la collaborazione la Alliance Française d'Asmara
LURA (CAPO VERDE)
9 ottobre – Auditorium Flog
LURA: voce
Aurélio FIALHO BORGES DOS SANTOS: chitarra
Lucio HILARIO VIEIRA: basso
Carlos PARIS: percussioni
Antonio Jesus SANTOS VIEIRA: pianoforte
José COSTA: batteria & percussioni
Nonostante sia nata a Lisbona, figlia di
immigrati di Capo Verde arrivati in
Portogallo nel periodo successivo alla
rivoluzione, Lura è l’artefice di un nuovo
stile – che molti ritengono essere il
futuro della musica capoverdiana – in cui
i generi tradizionali e popolari della
morna e della coladera si mescolano al
jazz, al soul e al R&B, arricchendo un
repertorio già denso di ritmi come il
batuku, il tabanka e il funana.
Nata nel 1975, la sua carriera artistica inizia come corista dei maggiori cantanti
africani lusofoni: Cesária Évora, Bonga, Tito Paris, Paulino Vieira, and Paulo
Flores. E’ solo questione di tempo perché la sua sorprendente voce conquisti un
‘proprio’ ruolo; il nome di Lura comincia a circolare con l’uscita del suo primo
album “Nha Vida”, pubblicato nel 1996, che evidenzia il suo talento anche come
autrice. La consacrazione internazionale arriva con la partecipazione alla
compilation “Red Hot in Lisbon”, raccolta con artisti di lingua portoghese (Caetano
Veloso, Djavan, Marisa Monte e Airto Lindsay) riuniti per raccogliere fondi a
favore della campagna anti Aids. Il 2002 è l’anno in cui esce “In Love”, suo
secondo album che fonde ritmi reggae e R&B con lo stile capoverdiano, includendo
ben sette canzoni da lei composte con il contributo di Kimany Marley, figlio
dell’indimenticato Bob. Con il nuovo lavoro,“Di korpu ku alma” (Di corpo e anima),
Lura ha intrapreso un nuovo viaggio verso le origini della sua musica,
confermandosi cantante innovativa, avventurosa ma con un’attenzione particolare
per la tradizione e conquistando il ruolo di erede naturale di Cesaria Evora.
COCO MBASSI (CAMERUN)
15 ottobre - Auditorium Flog
Constance Mbassi: voce
Valerie Ekoume: cori
Himiko Paganotti: cori
Serge Negando: basso semiacustico e contrabbasso
Denis Tchangou: batteria e percussioni
Fred Soul: tastiere
Alain Debiossat: flauto, chitarra, sax
La voce brillante e soave di Coco Mbassi è stata a lungo tempo
nascosta dietro quella di molte star della world music con le
quali ha collaborato come corista: Salif Keita, Toure Kunda,
Ray Lema, Oumou Sangare, Dee Dee Bridgewater e Demis
Roussos, ma dal momento della pubblicazione nel 2003 del suo
primo album solista, 'Sepia', è finalmente emersa come una
delle protagoniste della scena musicale africana moderna.
Mbassi aveva sette anni quando per la prima volta ha calcato
le scene nel suo paese natìo, il Camerun, vincendo concorsi
canori locali. E’ stata membro del coro gospel africano 'The
Cherubs' dal 1990 al 1996, continuando comunque la sua
attività come corista in molte formazioni di musica africana.
Nel 1996, Mbassi ha vinto il prestigioso premio 'Dèvouvertes' ('scoperta'), conferito
da Radio France International; in seguito ha cantato per la prima volta a nome
proprio all’ Hot Brass club e al leggendario Olympia di Parigi effettuando poi
numerose tournées in Europa e in numerosi festival negli Usa e in Canada. Nel
2001 Coco ha vinto il premio della Critica discografica tedesca e l’anno successivo
ha avuto una nomination per il World Music Awards della BBC Radio 3.
Il suo è uno stile alquanto originale, in cui gli arrangiamenti delicati, il
fingerpickings soft e i melodici cori in sottofondo si uniscono ai ritmi africani e alla
voce vellutata e ‘soul’ di Coco, combinandosi in un personalissimo Afropop
minimalista con influenze jazz e classiche ricco di atmosfere fiabesche.
DOBET GNAHORE’ (COSTA D’AVORIO)
15 ottobre - Auditorium Flog
Dobet GNAHORE: voce, piccole percussioni
Colin LAROCHE DE FELINE: chitarra, cori
Laurent RIGAUD: percussioni, balafon
Nabil MEHREZY: chitarra, basso, cori
Dobet
Gnahoré,
giovane
cantante
e
percussionista ivoriana d’origine Bété (Côte
d’Ivoire), è figlia di un noto maestro
percussionista, Boni Gnahoré, ed interpreta
con voce calda le proprie composizioni in
differenti lingue: bété, fon, baoulé, lingala,
wolof, malinké, mina e bambara (oltre che in
francese e in inglese). I brani si basano su
polifonie tradizionali africane che combinano
canti bété con canti pigmei centrafricani,
integrati da un ampio spettro di ritmi e
generi di musica pop africana, dalla musica
mandinga alla rumba congolese, dal ziglibiti
ivoriano al bikutsi camerunense, dall’highlife ghanese ai cori zulu, il tutto condito con spiccate sonorità jazz.
Arrangiamenti fatti su misura per le sue qualità canore, che privilegiano in generale
i toni acustici, esaltano la forza vocale e l’enorme suggestione dei testi che parlano
di una terra piena di sofferenza, combattuta tra passato e futuro, per quanto
sempre fedele alla sua filosofia ancestrale.
OUMOU SANGARE’ (MALI)
24 ottobre - Auditorium Flog
Oumou è nata a Bamako nel 1968 da genitori originari di
Medina Diassa, vicino al cuore della regione Wassoulou, la cui
popolazione è una miscela tra etnie Fula (o Peul) e Bambara
(o Bamana): hanno cognomi fula (Sangaré, Sidibé, Diakité e
Diallo) ma parlano il bamana. Non hanno musicisti di casta
(griot o jalì) e la loro musica si basa sull’antica tradizione dei
canti dei cacciatori, accompagnati dal donsongoni (lett. ‘l’arpa del cacciatore’). Nel
genere wassoulou si impiega una versione più piccola chiamata kamalengoni (lett.
‘l’arpa del giovane’) e un raschiatoio metallico, il karinyang, che conferisce il sound
caratteristico di questo stile. Le donne suonano il flé, una cucurbitacea avvolta da
una rete di conchiglie (cauri) che lanciano in aria seguendo il movimento ritmico
della musica.
Oumou è una donna che ha dovuto combattere molte battaglie personali per
diventare cantante professionista in una società nella quale le donne hanno pochi
diritti, dove è ammessa la poligamia e i matrimoni sono molto spesso combinati.
Sua madre, Aminata Diakhite, anche lei cantante, come molte altre donne della sua
generazione ha dovuto condividere il marito con altre due donne, secondo
un’usanza molto diffusa nei paesi islamici. L’esperienza di poligamia e le sofferenze
causate da questa situazione hanno avuto un impatto molto profondo sulla
personalità di Oumou, incoraggiata comunque dalla madre nello sviluppo delle sue
doti vocali. A 6 anni si è esibita in pubblico, nella sala dell'Omnisport Stadium di
Bamako e da allora il suo percorso artistico non si è più fermato: dopo aver fatto
parte dell’Ensemble Nationelle du Mali, Oumou fu richiesta da Bamba Dammele
(veterano del Super Djata Band) per accompagnare la sua troupe di percussionisti
Djoliba, nel 1986, per un tour europeo. Di ritorno da questa esperienza
emozionante, Oumou decise di formare un proprio gruppo con uno stile basato sulla
musica tradizionale della sua terra, il wassoulou.
Negli anni successivi ha pubblicato quattro album: “Moussolou” (Donne), che ha
venduto più di 200.000 copie nella sola Africa Occidentale, “Ko Sira” (Matrimonio
Oggi), che ha vinto nel ‘93 il premio europeo come ‘miglior album di world music’
dell’anno, a cui seguirono “Worotan” e “Laban”. Nel 2001 Oumou ha vinto il premio
della musica dell’International Music Council/UNESCO “per il contributo attraverso
la musica, il suo arricchimento e il suo sviluppo, per il sostegno alla pace, la
comprensione tra i popoli e la cooperazione internazionale”.
ANGELIQUE KIDJO (BENIN)
30 ottobre - Auditorium Flog
"La musica non è solo emozione e ritmo. E' qualcosa che
parla di una cultura e del suo popolo !" Angelique Kidjo
non è solo una delle più entusiasmanti ed elettrizzanti
performer del panorama musicale odierno, ma è anche
una delle più originali e creative personalità, un'artista la
cui missione è sempre stata, fin dagli esordi, quella di
riuscire a creare un linguaggio comune, un filo che
legasse diverse culture.
La sua musica si basa sullo stile afro-funk, con scarsa influenza della musica
tradizionale del Benin, suo paese di nascita, anche se canta in lingua fon, la
principale lingua del paese; piuttosto le composizione risentono dello stile vocale
zilin beninese. Il suo primo modello e fonte di ispirazione è stata la grande Miriam
Makeba, poi James Brown e Santana; come molti altri artisti africani, per far
carriera si è trasferita a Parigi, città da sempre trampolino di lancio per artisti del
calibro di Salif Keita e Mory Kante. La Kidjo è poi esplosa sulla scena musicale nel
1991 con la hit "Batonga" e ha guadagnato ulteriore fama e successo con il tour
"Africa Fete" dell’anno successivo, al quale ha partecipato accanto a Peter Gabriel
e Branford Marsalis. Nel 1995 è uscito “Fifa” in cui la cantante esplora i canti
tradizionali dei villaggi del Benin. Oggi Angelique è una delle più acclamate star
della musica africana; con suo marito, Jean Hebrail, ha scritto e inciso tredici
nuove canzoni per il suo ultimo album “Oyaya!” – il terzo dopo “Oremi “ e “Black
Ivory Soul” – in cui incontra i ritmi dell'area caraibica: salsa, calypso, merengue e
ska.
NAHAWA DOUMBIA (MALI)
Nahawa DOUMBIA : voce
N'Gou BAGAYOKO : chitarra, karigna, cori
Filifing DIAKITÉ : kamele n'goni, cori
Diakiridia KONATÉ : kamele n'goni
Alhassane SISSOKO : djembe, cori
Mamadou DIARRA : dundum
1 novembre - Auditorium Flog
Nahawa Doumbia è nata a Mafélé, ma cresciuta vicino a Bougouni, capoluogo del
Wassoulou (sud del Mali), regione che ha dato i natali ad alcune delle più grandi
cantanti maliane quali Oumou Sangaré, Sali Sibide o Dieneba Diakité. La madre, che
morì poco dopo la sua nascita, le
predisse un destino fuori del
comune: sarebbe diventata una
grande cantante, nonostante non
appartenesse alla casta dei griot,
(jelì) ma a quella dei fabbri
(numu). Nahawa crebbe con la
nonna, ma la famiglia adottiva
ostacolò la vocazione al canto,
fino a quando alcuni funzionari del
Ministero della Cultura scoprirono
le sue doti e la fecero debuttare
nel 1980 alla ‘Biennale de la Jeunesse” di Bamako.
In seguito, Nahawa è diventata un idolo in Mali e in tutta l’Africa occidentale: riesce
a parlare alle giovani generazioni grazie a testi sull’amore, sulla posizione delle
donne nella società arcaica maliana e il disagio dei rifugiati africani in Francia.
Negli anni ’80 ha inciso tre dischi, fino all’incontro con il produttore Ibrahima Sylla
e Boncana Maiga, creatori della moderna musica mandinga che l’hanno portata a
Parigi e prodotto l’album “Didadi”, primo passo verso la carriera internazionale. In
questo lavoro, come nei successivi, l’approccio prevalente fonde i ritmi africani con
strumentazione e arrangiamenti moderni; la voce cristallina, che si eleva sul
cadenzato ritmo da ballo tipico della sua regione nativa, ha incantato anche il Dj
francese Frédéric Galliano che ha miscelato samples techno e jazz alle melodie di
Nahawa. Con gli altri suoi lavori,“Yankaw” e “Yaala”, è tornata alle sue radici, alla
musica tradizionale del Wassoulou, eseguita con strumenti tradizionali: balafon,
kamele n’goni e percussioni. Al festival “Musica dei Popoli”, Nahawa Doumbia
presenterà alcuni brani del suo ultimo album, “Diby” (l’ombra, l’oscurità).