TEATRO TENDA Finale Emilia Stagione 2013/2014 mercoledì 4 dicembre 2013 VITO RECITAL testi di Maurizio Garuti con Vito Cronopios Vito quando racconta porta un mondo. Il mondo della sua infanzia, le radici della sua maschera emiliana. In questo recital che ha protagonisti donne e uomini padani, personaggi zavattiniani che sono legati alla terra e quindi al buon cibo e quindi all’amore, porta un pezzo di quell’identità che parte da Bertoldo, passa per Zavattini e arriva fino a Fellini, quello di Amarcord ossia delle donne enormi; quelle stesse piene di quegli istinti che da sempre hanno fatto dell’Emilia la patria dei sapori. Ci sono storie vere e storie inventate; personaggi fantastici e personaggi reali. Tutti sono accumunati dall'essere surreali, dal vivere nel confine dell’assurdo. Vivere in quel mondo dove la fame faceva i bambini e dove i circhi miseri di provincia erano costretti, durante le permanenze a cucinare i leoni che essendo magrissimi non sfamavano nessuno. La cucina dell'Artusi; quella delle città della Bassa, la stessa pianura che Zavattini amava descrivere con una riga e che quando c'è la nebbia diventa un tutt'uno tra cielo e terra. sabato 11 gennaio 2014 UN BÈS uno spettacolo di Mario Perrotta Teatro dell’Argine, Teatro Sociale di Gualtieri, Comune di Gualtieri, dueL, Olinda, Festival internazionale di Arzo (CH) "Un bès... Dam un bès, uno solo! Che un giorno diventerà tutto splendido. Per me e per voi" Provo a chiudere gli occhi e immagino: io, così come sono, con i miei 40 passati, con la mia vita - quella che so di avere vissuto - ma senza un bacio. Neanche uno. Mai. Senza che le mie labbra ne abbiano incontrate altre, anche solo sfiorate. Senza tutto il resto che è comunione di carne e di spirito, senza neanche una carezza. Mai. E allora mi vedo - io, così come sono - scendere per strada a elemosinarlo quel bacio, da chiunque, purché accada. Ecco, questo m'interessa oggi di Antonio Ligabue: la sua solitudine, il suo stare al margine, anzi, oltre il margine - oltre il confine - là dove un bacio è un sogno, un'implorare senza risposte che dura da tutta una vita. Voglio avere a che fare con l'uomo Antonio Ligabue, con il Toni, lo scemo del paese. Mi attrae e mi spiazza la coscienza che aveva di essere un rifiuto dell'umanità e, al contempo, un artista, perché questo doppio sentire gli lacerava l'anima: l'artista sapeva di meritarlo un bacio, ma il pazzo intanto lo elemosinava. Voglio stare anch'io sul confine e guardare gli altri. E, sempre sul confine, chiedermi qual è dentro e qual è fuori. Mario Perrotta venerdì 31 gennaio 2014 IL PICCOLO PAESE Racconti di e con Ascanio Celestini suono Andrea Pesce Fabbrica srl Tra l’ascolto e il racconto ci sta la scrittura che spesso scivola un po’ da una parte e dall’altra. Certe storie diventano libri e spettacoli pieni di personaggi dove la storia del passato ha spesso un ruolo importante. Altre restano minime e hanno un corpo che le fa assomigliare alla canzonetta. C’è un solo personaggio, al massimo un paio. C’è un meccanismo semplice che si ripete come un ritornello in mezzo alle strofe. A volte c’è un piccolo paese governato dal partito dei corrotti e dal partito dei mafiosi, una volta in quel paese scoppia un’epidemia e vengono interpellati i presidenti della congregazione dei cittadini contro le minoranze razziali, sessuali e ideologiche. In quel piccolo paese il re si mette la corona per nascondere la testa pelata, la multinazionale del chiodo si allea con la multinazionale della fede e a scuola si danno lezioni di fila indiana. La maggior parte di queste storie sono passate per la trasmissione Parla con me di Serena Dandini, qualcuna proviene dalla tradizione popolare, ma tutte hanno in comune l’improvvisazione. Salgo in scena senza copione e scaletta. Ascanio Celestini venerdì 28 febbraio 2014 LA FONDAZIONE di Raffaello Baldini regia Valerio Binasco con Ivano Marescotti Nuova Scena – Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna Il grande poeta romagnolo Raffaello Baldini prima di morire ha consegnato a Ivano Marescotti il suo ultimo testo, poi pubblicato presso Einaudi, dicendogli: “Fanne quello che credi”. Marescotti, diretto da Valerio Binasco, onora questo prezioso lascito interpretando il protagonista de La Fondazione, un personaggio bizzarro che colleziona ossessivamente i più assurdi oggetti del passato preso dall'idea di dar vita a una Fondazione che tenga viva la memoria delle cose più sfuggenti. Questo personaggio, splendidamente velleitario e a modo suo eroico, cerca così di imbrigliare la vita (e la morte) nel suo delirio apparentemente bislacco, ma profondissimo. La moglie lo ha mollato ma lui preferisce vivere tra la sua “roba” perché quella roba “è” la sua vita stessa. E quando quella “spazzatura” verrà buttata, anche lui seguirà la stessa sorte. La Fondazione è un testo straordinario e poiché, come scriveva Leo Longanesi, “i difetti degli altri somigliano troppo ai nostri”, pieno di comicità perché riesce a farci a ridere anche di noi stessi. lunedì 3 marzo 2014 CARTA BIANCA A MONI OVADIA Moni Ovadia nasce a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche ha dato avvio alla sua carriera d'artista come ricercatore, cantante e interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Nel 1984 comincia il suo percorso di avvicinamento al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e poi proponendo se stesso come ideatore, regista, attore e capocomico di un "teatro musicale" assolutamente peculiare, in cui le precedenti esperienze si innestano alla sua vena di straordinario intrattenitore, oratore e umorista. Filo conduttore dei suoi spettacoli e della sua vastissima produzione discografica e libraria è la tradizione composita e sfaccettata, il "vagabondaggio culturale e reale" proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, quell'immersione continua in lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature e le ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare, e di cui si fa memoria per il futuro. mercoledì 19 marzo 2014 ANNA CAPPELLI, UNO STUDIO di Annibale Ruccello regia Pierpaolo Sepe con Maria Paiato Fondazione Salerno Contemporanea Maria ed io abbiamo deciso di continuare a studiare le possibilità di messa in scena del monologo. Dopo il lavoro su Erodiade di Giovanni Testori, abbiamo pensato di affrontare Anna Cappelli di Annibale Ruccello. Il testo è insidioso e pieno di trabocchetti. Il delirio naturalistico e minimale, ambientato in una miserabile Italietta degli anni Sessanta, a una lettura poco attenta può sembrare scarsamente dotato di una vena originaria limpida e necessaria; ma a uno sguardo più accorto non sfugge la mostruosa e depravata sottocultura piccolo-borghese che invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina in apparenza docile e insignificante. L’intelligenza dell’autore sta nel nascondere, dietro la follia della normalità, un processo culturale drammatico che ha vissuto il nostro paese: la protagonista del dramma porta in sé la miseria degli anni in cui divenne importante avere piuttosto che essere. Il principio del possesso, che ancora guida le nostre vite, si affermò ingoiando tradizioni culturali nobili e preziose. Fu in quegli anni che Pasolini urlò il dolore di chi avvertiva il pericolo che la sua stessa opera potesse perdere forza poetica e politica a causa di una dispersione drammatica di senso e di una tentazione di immoralità capitalistica. Fu in quegli anni che perdemmo l’onore. Fu in quegli anni che nacquero i cannibali, i padri della cultura odierna. Il nostro studio segna un primo approccio a questo dramma complesso e dal significato profondo e doloroso. È l’oscuro scrutare di Ruccello che cercheremo di restituire con adesione intellettuale ed emotiva. Pierpaolo Sepe venerdì 4 aprile 2014 NATI IN CASA regia di Massimo Somaglino di Giuliana Musso e Massimo Somaglino con Giuliana Musso La Corte Ospitale Si nasceva in casa, una volta. Nei paesi c'era una donna che faceva partorire le donne. La "comare", la chiamavano, era la levatrice, l'ostetrica insomma. Nati in casa racconta la storia di una donna che fu levatrice in un paese di provincia di un nord-est italiano ancora rurale. Storia tutta al femminile, storia di una dedizione costante e quasi sommessa che dura una vita e che non si risolve mai in un unico eroico gesto ma che rivoluziona il mondo dal di dentro, piano piano. Le vicende descritte in Nati in casa non si trovano nei libri di storia ma nel ricordo delle persone: memorie di fatti eccezionali solo per chi li vive. Sono state raccolte attraverso tante interviste e poi ridisegnate tracciando linee semplici tra un aneddoto e l'altro. Come quando di notte suonava il campanello ed era sempre una corsa, a piedi, col calesse, in bicicletta e perfino a dorso d'asino e accompagnata da almeno due persone perché anche la levatrice era una donna e di notte da sola con un uomo "foresto" non si poteva andare; o quando in un giorno solo ebbe da assistere ben cinque diverse donne partorienti e nacquero cinque bambini sani in un sol giorno; quando in quella casa fece nascere il decimo bambino, un maschio dopo nove femmine; e quando una giovane donna incinta che si voleva buttare nel fiume uscì dalla sua casa e non ci si buttò; quando erano così poveri che... Eventi straordinari di vita quotidiana. O eventi quotidiani di una vita straordinaria. Come nascere: prima la testa, poi le spalle..... e sei nato. Giuliana Musso TEATRO TENDA – Campo Robinson (viale Stazione) Biglietto €8 Abbonamento a 7 spettacoli € 45 Campagna abbonamenti Dal 21 al 30 novembre presso URP Comune di Finale Emilia Via Montegrappa, 6 nei seguenti orari: martedì e giovedì dalle 17.00 alle 19.30 sabato dalle 10.00 alle 12.30 Biglietteria nelle sere di spettacolo dalle ore 20 presso il Teatro Tenda. Per informazioni: ERT Fondazione: 059/2136045 [email protected] [email protected] Inizio spettacoli – ore 21.00. WWW.EMILIAROMAGNATEATRO.COM – WWW.COMUNEFINALE.NET