lavaggio IL PLASMA NEL LAVAGGIO Lavatrice al plasma installata presso la Lasme Una tecnologia innovativa e interessante, anche se ancora poco diffusa nel nostro paese. Gli utilizzatori devono prestare la massima attenzione verso chi commercializza impianti cavia, non testati ed erroneamente progettati. MASSIMO TORSELLO 26 ANNO XI – N.43 – SETTEMBRE 2005 lavaggio INTRODUZIONE L’interazione tra due o più sostanze è regolata da una serie di fenomeni che inizialmente avvengono negli strati molecolari più esterni dei materiali interagenti. Le caratteristiche chimico-fisiche di una superficie risultano quindi fondamentali in tutti quei processi industriali che prevedono fasi di trattamento superficiale (adesione, verniciatura, deposizione, eccetera). Un parametro in grado di fornire indicazioni utili sulla reattività di una superficie, è la tensione superficiale (o energia libera superficiale). Essa ha origine dal fatto che gli atomi e le molecole presenti alla superficie, o in prossimità di essa, si trovano in un campo di forze non uniforme, essendo soggetti ad una forte attrazione verso l’interno del materiale, non controbilanciata da forze esterne alla superficie. La tensione superficiale può essere misurata utilizzando tecniche quali la goniometria di angolo di contatto. CONTAMINAZIONE E SPORCO Un’elevata energia superficiale indica una forte reattività della superficie, che può essere responsabile della formazione di strati superficiali di ossido più o meno spessi. La superficie dell’ossido ha una energia superficiale ancora elevata, che può provocare l’adsorbimento di vapori presenti in ambiente, come acqua ed idrocarburi, fino al raggiungimento della saturazione. Ne consegue che alla superficie di un materiale possono essere presenti diversi strati molecolari di acqua adsorbita, acidi grassi, olii e altri idrocarburi, il cui spessore e le cui specie dipendono dal tipo di superficie e dal tipo di vapori presenti nell’ambiente. Questi strati di adsorbati vengono METAL CLEANING & FINISHING chiamati “contaminazione” e possono influenzare negativamente le caratteristiche del materiale e le sue prestazioni, durante le eventuali successive fasi di lavorazione e/o di trattamento della superficie. Al di sopra di questo strato, caratterizzato da un forte legame chimico tra contaminazione e superficie, può accrescersi un ulteriore strato di contaminanti, debolmente legati alla superficie stessa, detto “sporco”. La rimozione di quest’ultimo avviene generalmente mediante processi di lavaggio con detergenti o con solventi, in quanto lo sporco ha una maggiore affinità per l’agente di lavaggio che per la superficie. Al contrario, la rimozione della “contaminazione” adsorbita risulta più difficile da parte di un agente di lavaggio, proprio a causa del forte legame superficiale. Un processo in grado di rimuovere tale strato viene denominato “lavaggio critico”. Il lavaggio critico è un processo che coinvolge una serie di reazioni chimiche; i legami chimici presenti tra lo strato adsorbito ed il substrato, devono essere rotti per poter rimuovere il contaminante. Ciò può avvenire solo quando l’energia del reagente è sufficientemente elevata per rompere i legami chimici esistenti. Nel caso, ad esempio, di un trattamento a caldo in un forno, questa energia è fornita al sistema direttamente sotto forma di calore. Nel caso del lavaggio chimico, l’energia viene fornita mediante l’uso di sostanze fortemente reattive quali, ad esempio, gli acidi inorganici. Ma i processi che si basano su questi metodi, risultano spesso troppo aggressivi e inadatti a molti materiali. Inoltre essi risultano essere processi costosi e spesso problematici dal punto di vista ambientale e della sicurezza. Un metodo alternativo per l’asportazione della “contaminazione” organica chimicamente legata al substrato, è il lavaggio al plasma. 27 IL PROCESSO AL PLASMA Con il termine plasma si intende uno stato della materia costituito da un gas parzialmente o totalmente ionizzato, in cui sono presenti e/o si formano e coesistono numerose specie attive (particelle cariche quali elettroni liberi, ioni positivi e negativi; particelle neutre, chimicamente attive, come i radicali liberi e atomi e/o molecole nello stato eccitato). L’elevata energia associata a questo stato della materia è la caratteristica principale che ne permette l’utilizzo efficace nei processi di lavaggio e di trattamento superficiale in genere; infatti, oltre al lavaggio vero e proprio, il trattamento al plasma può essere utilizzato, ad esempio, per asportare meccanicamente del materiale da una superficie oppure per “attivarla” chimicamente ed aumentarne la bagnabilità, cioè il valore di tensione superficiale (con il fine, ad esempio, di ottimizzare una successiva fase di verniciatura o di deposizione di adesivi o inchiostri), oppure per alterarne le proprietà elettriche (riduzione della carica statica ed aumento della conducibilità), oppure per incidere la superficie (etching - è questo ad esempio il caso della produzione di microchip). Al contrario però, la densità di potenza utilizzabile non può essere eccessiva, altrimenti si può correre il rischio di danneggiare la superficie -4 trattata (valori tipici vanno da 10 a 1 W/cm3). Il plasma può essere prodotto sia attraverso l’utilizzo di elevate temperature, sia attraverso l’applicazione di forti campi elettromagnetici. Inoltre, esso può essere prodotto sia ad alta pressione (>1 bar) che a bassa pressione: nel primo caso si parla anche di “plasma caldo”, mentre nel secondo caso si parla anche di “plasma freddo”. La differenza consiste nel fatto che, mentre nel “plasma lavaggio Operazioni di carico dei tappi in PP caldo” la temperatura degli elettroni e quella degli ioni è comparabile, nel “plasma freddo” gli ioni hanno energie (e quindi temperature) molto minori rispetto agli elettroni e quindi la temperatura media del plasma risulta sufficientemente bassa (inferiore a 80°C). E’ possibile ottenere un plasma caldo mediante una scarica a scintilla, ad arco o a corona. In questo caso le molecole del gas sono abbastanza calde da sciogliere o bruciare il metallo e questo è il principio alla base della saldatura ad arco e del taglio al plasma. Nel campo del trattamento superficiale, il plasma utilizzato è quello freddo (a bassa pressione) prodotto mediante applicazione di forti campi elettromagnetici. Il plasma freddo viene generato semplicemente applicando un campo elettrico continuo (DC) o ad elevata frequenza (RF a 13,56 MHz o microonde a 2,45 GHz) tra due elettrodi posizionati all’interno di un volume (camera di processo o “reattore”) sotto vuoto parziale, con valori di vuoto tipicamente compresi nell’intervallo tra 0,1 e 1 mbar. All’interno di questo intervallo si possono distinguere due ulteriori sottoinsiemi: per pressioni inferiori a 0,5 mbar si parla di plasma fisico (non termico); al di sopra dei 0,5 mbar si parla di plasma chimico (o termico). La differenza tra i due consiste nel fatto che nel plasma termico sono presenti un numero maggiore di particelle e quindi il libero cammino medio che esse percorrono all’interno del volume è inferiore ed è maggiore il numero di collisioni e quindi il trasferimento di energia, con conseguente innalzamento della temperatura. Infatti, quando un campo elettrico 28 viene applicato ad un gas, tutti gli elettroni liberi e gli ioni presenti nel gas vengono accelerati: gli elettroni liberi e gli ioni negativi verso l’anodo e gli ioni positivi verso il catodo. In queste condizioni, quando le particelle subiscono delle collisioni, trasferiscono una elevata quantità di energia che può essere sufficiente a permettere l’emissione di un altro elettrone da parte dell’atomo che subisce la collisione e di radiazione elettromagnetica. Si ha cioè la generazione di una nuova coppia elettrone-ione in grado di muoversi sotto l’azione del campo elettrico, aumentare la propria velocità, acquistare energia e collidere a sua volta. Si produce quindi un effetto a cascata che genera un “brodo” di ioni, elettroni liberi e altre molecole in uno stato attivato (come i radicali liberi). Il plasma è quindi un sistema dinamico in cui è presente una continua ANNO XI – N.43 – SETTEMBRE 2005 lavaggio scissione e ricombinazione di particelle con un continuo scambio energetico tra di esse. La radiazione elettromagnetica emessa dipende dal tipo di gas utilizzato ed è individuabile soprattutto nel campo del visibile e degli UV (qualcosa anche nell’IR ma è trascurabile). La luce visibile emessa è caratteristica del tipo di gas usato: l’idrogeno diffonde una luce viola; l’ossigeno un bianco grigio spento; l’argon un arancione, l’elio un bianco brillante. Gli elettroni sono i veri portatori di energia: provocano l’innesco per la formazione del plasma vero e proprio (mediante la loro collisione con le altre particelle) e lo sostengono. Essi partecipano anche al processo di pulizia, ma con minore intensità rispetto alle altre particelle più pesanti. Sono i responsabili della produzione dei radicali liberi i quali, a loro volta, provocano quelle reazioni chimiche, sulla superficie del materiale, indispensabili per la riuscita del trattamento desiderato. Anche la radiazione UV emessa ha un effetto parziale sul trattamento superficiale, essendo una radiazione sufficientemente energetica (al fine di proteggere gli operatori dai possibili danni provocati dall’esposizione a radiazione UV, gli oblò di ispezione presenti sullo sportello della camera di processo devono essere costituiti da un materiale particolare in grado di filtrare gli UV; tipicamente viene usato il plexiglass). Si è visto che le collisioni giocano un ruolo fondamentale all’interno di un plasma, in quanto protagoniste indispensabili per l’effetto a cascata e quindi per il sostentamento del plasma stesso. Dal punto di vista energetico, quando due particelle aventi massa differente collidono tra loro, l’energia viene trasferita dalla particella più pesante a quella più leggera; in un plasma, le collisioni tra gli ioni (più pesanti, massa circa 10-23g) e gli elettroni liberi METAL CLEANING & FINISHING (più leggeri - massa circa 10-27g) portano questi ultimi ad acquisire una velocità più elevata degli ioni e poichè la temperatura di un gas è la misura della velocità delle particelle che lo compongono, si può affermare che in questo tipo di plasma gli elettroni sono più “caldi” degli ioni. La differenza di temperatura tra gli elettroni e gli ioni è maggiore se il campo elettrico utilizzato è oscillante (AC) invece che continuo (DC); infatti, la risposta degli elettroni all’oscillazione del campo elettrico è praticamente istantanea mentre gli ioni, più pesanti, accelerano più lentamente. Aumentando la frequenza di oscillazione del campo, questo effetto viene amplificato: alle frequenze delle microonde, il plasma può essere visto come un gas di elettroni che si muove avanti e indietro in un mare di ioni praticamente fermi. In questo caso la temperatura degli elettroni risulta diversi ordini di grandezza superiore a quella degli ioni e il plasma risulta più omogeneo. Ma poichè la massa degli elettroni è estremamente piccola, la loro energia si dissipa immediatamente e il riscaldamento del substrato che deve essere pulito, risulta minimizzato e quindi questo tipo di plasma è particolarmente indicato per il lavaggio dei materiali sensibili al riscaldamento, come i polimeri. IL PLASMA COME AGENTE DI LAVAGGIO Nel campo del lavaggio critico, il processo al plasma è indicato per la rimozione del materiale organico (distaccanti, cere, olii, eccetera) presente su una superficie, specie se uniformemente distribuito e di spessore non eccessivo, e degli ossidi che si possono formare sulla superficie stessa; risulta invece inefficiente nel rimuovere le contaminazioni inorganiche e le contaminazioni solide come ad esempio trucioli di lavora- 29 zione, polvere e particolato vario, o le contaminazioni “pesanti” per le quali risultano necessari tempi di trattamento lunghi. Risulta quindi a volte indispensabile operare un opportuno prelavaggio di tipo tradizionale seguito da un processo di asciugatura, prima dell’utilizzo del plasma. Dopo il lavaggio al plasma, invece, non è necessaria alcun tipo di asciugatura poichè il processo è a secco. La pulizia al plasma è quindi adatta principalmente per trattamenti di contaminanti a dimensioni molecolari, cioè per quei trattamenti in cui lo sporco non è visibile ad occhio nudo. Il trattamento funziona solo su materia organica: polvere e particolato vario non viene interessato dal plasma se non, in alcuni casi, perchè subisce in qualche modo una attivazione che lo combina con le particelle del plasma e gli consente di essere asportato dalla pompa a vuoto. Anche su strati di sporco (grasso ad es.) di dimensioni superiori a quelle molecolari non è efficiente: in questi casi è sempre consigliabile un pretrattamento di lavaggio tradizionale. E’ chiaro che in tutti quei casi in cui il grado di pulizia richiesto non è particolarmente elevato, il trattamento al plasma è poco consigliabile. E’ per questo che le principali applicazioni sono nel settore semiconduttori e circuiti stampati. I reagenti utilizzati sono generalmente gas singoli o in miscela, che vengono introdotti all’interno della camera di processo mediante un flusso continuo, in modo da garantire un elevato grado di pulizia. L’ossigeno è uno dei più importanti gas di processo per il trattamento di quasi tutti i tipi di materiali; esso è particolarmente adatto al trattamento dei polimeri e i migliori risultati vengono raggiunti con i polimeri più comuni. I gas inerti impiegano più tempo (23 volte maggiore) ad espletare l’azione pulente rispetto ai gas reattivi. lavaggio Un gas di puro Argon è il mezzo meno aggressivo per rimuovere gli idrocarburi mentre un gas di puro ossigeno è in grado di rimuovere strati di idrocarburi fortemente legati alla superficie. Nella tabella 1 sono elencati i principali gas di processo e le relative applicazioni tipiche. L’azione pulente del plasma può essere di due tipi: fisica o chimica. Si parla di “plasma fisico” quando gli atomi ionizzati vengono accelerati in linea retta verso una superficie allo scopo di generare un impatto in grado di pulire la superficie per rimozione meccanica dei contaminanti, che vengono poi allontanati dalla camera di lavaggio grazie all’azione di asportazione ed evacuazione in continuo della pompa a vuoto. Questo processo è del tutto simile alla sabbiatura, solo che in questo caso viene utilizzato del gas (tipicamente Argon) invece della sabbia. Un parametro di processo critico è la pressione del gas. A pressioni troppo elevate lo spazio disponibile per l’acquisto di energia cinetica da parte degli ioni risulta troppo piccolo e quindi l’energia a disposizione per l’azione meccanica è insufficiente. A pressioni troppo basse si può avere rimozione indesiderata di materiale del substrato dovuta alla accelerazione troppo elevata acquistata dagli ioni. E’ necessario quindi individuare e mantenere le condizioni ideali di processo in modo da rimuovere i contaminanti senza intaccare il substrato. Le pressioni di lavoro per il plasma fisico sono generalmente comprese nell’intervallo 0,1-0,5 mbar. Si parla di “plasma chimico” quando, grazie all’azione del campo elettrico, vengono prodotte all’interno del plasma (tipicamente generato da miscele di gas contenenti ossigeno) delle molecole altamente reattive che reagiscono con il contaminante, con- vertendone le molecole in composti volatili: il processo è, di fatto, una vera e propria ossidazione. Infatti, portando dell’ossigeno atomico a contatto con una superficie contaminata da sostanze organiche (che hanno sempre C e H presenti nella propria catena strutturale), l’ossigeno reagisce con l’idrogeno per formare H2O e con il carbonio per formare CO e CO2; in questo modo, i contaminanti organici presenti come solido vengono trasformati e trasferiti in fase liquida o gassosa e possono essere successivamente allontanati dalla camera di trattamento per mezzo di un impianto di pompaggio a vuoto. Se le sostanze organiche contengono atomi di cloro o fluoro o altro, anch’essi vengono trasformati in altri sottoprodotti che vengono poi evacuati e scaricati in atmosfera. Qualora la quantità di tali sottoprodotti fosse eccessiva in termini di emissioni in atmosfera, a valle della lavatrice al GAS APPLICAZIONE Argon Plasma fisico - Rimozione meccanica di contaminanti superficiali Reticolazione - Facilita l’unione di due materiali differenti non perfettamente compatibili Ossigeno Plasma chimico - Rimozione delle contaminazioni Processi di riduzione delle superfici e di attivazione superficiale Attacco della superficie - Rimozione del photoresist Ossidazione di superfici - Miglioramento della bagnabilità Azoto Attivazione superficiale - Facilita l’adesione Idrogeno Plasma fisico - Rimozione meccanica di contaminanti superficiali Processi di riduzione delle superfici Ossido nitroso (N2O) Plasma chimico - Rimozione delle contaminazioni Ossidazione di superfici - Miglioramento della bagnabilità Tetrafluoruro di carbonio (CF4) + ossigeno Attacco chimico su superfici polimeriche Esafluoruro di zolfo (SF6) + ossigeno Attacco chimico su superfici polimeriche Rimozione del photoresist Rimozione di film sottili di ossidi o nitruri Tabella 1 - Gas di processo e relative applicazioni 30 ANNO XI – N.43 – SETTEMBRE 2005 lavaggio plasma deve essere installato un apposito sistema di abbattimento (generalmente uno scrubber). Il camino di scarico in atmosfera è sempre a convezione naturale perchè la presenza di elevate quantità di ossigeno nel flusso può innescare un incendio o una esplosione in caso di scintilla da parte di un ventilatore. L’efficienza del lavaggio al plasma dipende molto dalla velocità di adsorbimento delle molecole attive del gas, da parte della superficie contaminata: questa velocità è inversamente proporzionale alla temperatura del substrato; di conseguenza, le basse temperature presenti all’interno della camera di processo (di gran lunga inferiori a quelle presenti in altri processi di decontaminazione, quali ad esempio quelli termici), in un trattamento superficiale al plasma, permettono una elevata velocità di adsorbimento delle specie reattive, cioè alte velocità di reazione e, quindi, brevi tempi di applicazione. Inoltre la possibilità di operare processi di lavaggio a basse temperature risulta interessante per tutti quei materiali, come i polimeri, sensibili alla temperatura. L’utilizzo del plasma elimina altresì il problema, presente in altre tecnologie, della permanenza sulla superficie trattata di residui dell’agente pulente in grado di causare corrosione a lungo termine. Infatti, l’in- terruzione dell’energia erogata, provoca lo spegnimento del campo elettrico e quindi l’immediato decadimento del plasma, che non è più in grado di protrarre in modo indesiderato la sua azione. La geometria degli oggetti da trattare non costituisce un problema, in quanto il gas riesce a raggiungere zone inaccessibili ai liquidi quali pori, fori ciechi, scanalature, fessure micrometriche, profili complicati, eccetera. Inoltre, nel lavaggio al plasma possono essere processati assemblaggi che contengono materiali diversi, come gli “header pins”, costituiti sia da componenti metalliche che plastiche. Se ben progettato, un impianto di lavaggio al plasma è in grado di processare un elevato numero di pezzi con cicli caratterizzati da tempi di trattamento brevi, dell’ordine di qualche minuto. Le problematiche ambientali, di sicurezza e di smaltimento residui relative al processo al plasma sono minime. Esso infatti non fa uso di acidi, sostanze alcaline, solventi o idrocarburi alogenati. Le reazioni inoltre avvengono in una camera ermeticamente chiusa e l’unico rifiuto è lo scarico della pompa a vuoto. La tecnologia del lavaggio al plasma si è mostrata particolarmente indicata per applicazioni nel campo dei materiali (pulizia di contatti ad elevata conducibilità, dei wafer a semiconduttore, dei paraurti delle automobili), in campo medico e dell’equipaggiamento medicale (pulizia di aghi per siringhe in acciaio inox e di cateteri). Come per tutte le tecnologie, al fine di evitare inconvenienti sgraditi è importante analizzare attentamente la compatibilità del processo con i materiali da trattare. Per esempio l’utilizzo del plasma può danneggiare i circuiti stampati a causa delle tensioni troppo elevate che possono essere indotte sui circuiti stessi, così come l’azione di pompaggio può provocare il rilascio di umidità adsorbita nel caso di materiali non adatti al vuoto. APPARECCHIATURE PER IL LAVAGGIO AL PLASMA Le apparecchiature variano in dimensioni, dai piccoli forni a microonde alle camere più grandi (fino a circa 10 m3 di volume) progettate per contenere ad esempio un certo numero di paraurti. Il lavaggio discontinuo (“batch”) è quello più comunemente usato, ma il trattamento in continuo viene ad esempio utilizzato per pulire lastre plastiche o materiali su bobine. Una configurazione tipica per un impianto di lavaggio al plasma è la CARICO GABBIA DI FARADAY RF Figura 1 - Reattore cilindrico METAL CLEANING & FINISHING 31 lavaggio seguente: ❑ camera di processo (“reattore”) in cui sono posizionati gli elettrodi ❑ gruppo di pompaggio in vuoto ❑ sistema di alimentazione e controllo del flusso dei gas ❑ sistema di alimentazione elettrica (generatore) e controllo del plasma ❑ armadi elettrici e software di gestione e controllo ❑ sistema di sicurezza e autodiagnosi I processi di lavaggio al plasma sono influenzati dai seguenti parametri: ❑ geometria del reattore e posizionamento degli elettrodi ❑ intensità e frequenza del campo elettromagnetico erogato dal generatore ❑ portata del gas ❑ velocità delle pompe ❑ livello di vuoto ❑ gas utilizzati. Geometria del reattore ed elettrodi Per geometria del reattore si intende il dimensionamento, la configurazione ed il posizionamento degli elettrodi in relazione al tipo di pezzi da trattare ed alla dimensione e forma della camera di processo. La geometria del reattore ha visto una logica evoluzione nel corso del tempo al fine di risolvere i problemi tecnologici man mano messi in evidenza. L’analisi approfondita delle caratteristiche che un sistema di lavaggio al plasma “ideale” dovrebbe avere, ha portato ad individuare quanto segue: 1. il plasma deve essere uniforme, cioè l’efficienza di lavaggio deve essere la stessa per ogni campione presente nel reattore, indipen- PEZZI RF Figura 2 - Reattore a piatti paralleli accoppiati CARICO CAPACITIVO PLASMA SENZA ELETTRONI Figura 3 - Reattore a configurazione “downstream” 32 dentemente dalla sua posizione nella zona di carico 2. il settaggio dell’unità di potenza deve essere indipendente dal livello di carico, cioè dalla quantità di oggetti trattati 3. la geometria del reattore deve garantire la massima capacità di carico 4. bisogna garantire l’assenza di danneggiamento elettrico anche sul campione più delicato. Il primo tipo di reattore realizzato nel processo di lavaggio al plasma è stato il reattore cilindrico. Il campo RF viene applicato tra la parete esterna della camera e uno schermo perforato posto all’interno ed elettricamente neutro (Schermo Faraday). Il plasma viene creato tra la parete interna della camera e la parete esterna dello schermo Faraday. Il carico da trattare viene posizionato nella parte più interna di questa disposizione. Lo schermo perforato, elettricamente neutro ma non collegato a terra, rappresenta una barriera puramente meccanica all’ingresso del plasma nella zona di lavoro, permettendo il passaggio solo di alcune specie costituenti il plasma. In questo caso il generatore “vede” sia lo schermo Faraday che il carico come capacità induttiva. Poichè il livello di carico può cambiare da ciclo a ciclo, ne segue che il generatore deve essere di volta in volta ritarato per poter raggiungere un grado di lavaggio conforme alle aspettative. Questa metodologia di lavoro risulta complessa e non garantisce delle prestazioni uniformi tra cicli differenti. Inoltre, l’efficienza caratteristica di questa configurazione risulta bassa dato che gli atomi del gas devono viaggiare per una distanza relativamente lunga dallo schermo perforato al carico. Anche l’uniformità di lavaggio del materiale appartenente allo stesso carico non risulta soddisfacente, poiANNO XI – N.43 – SETTEMBRE 2005 lavaggio chè la parte di carico posizionata nella regione più esterna del cilindro riceve un trattamento eccessivo, mentre la parte alloggiata nella zona più interna viene sottoposta ad una azione del plasma ridotta. Al fine di superare tali limiti, la ricerca industriale ha portato allo sviluppo di una nuova configurazione, denominata a piatti paralleli accoppiati. In questa configurazione i pezzi vengono posizionati direttamente su uno degli elettrodi garantendo l’azione di un plasma relativamente uniforme su tutto il carico. I campioni però risultano sottoposti ad azioni stressanti da parte dei campi RF e ad un bombardamento di elettroni ad alta energia, raggi X, fotoni. Inoltre si è potuta osservare una produzione di energia termica nella zona del carico con caratteristiche non prevedibili. Il reattore a piatti paralleli accoppiati non risultava quindi in grado di soddisfare tutti i quattro punti previsti dalla teoria. Un ulteriore sviluppo della ricerca ha portato allo sviluppo di una tecnologia, denominata “downstream plasma”, che maggiormente si è avvicinata ai requisiti teorici. In questa configurazione i campioni vengono alloggiati all’esterno del carico capacitivo visto dal generatore, in modo da soddisfare la richiesta 2. La disposizione a piatti paralleli, invece che a cilindro, permette di ottenere un plasma uniforme sulla superficie dei campioni e di garantire anche la massima capacità di carico soddisfacendo i requisiti 1 e 3. Ponendo a terra l’elettrodo inferiore (invece che renderlo semplicemente neutro) si ottiene che gli elettroni con energia elevata vengono portati a terra prima che raggiungano la superficie del campione in modo da evitare il danneggiamento elettrico del campione stesso, soddisfacendo così la richiesta 4. La tecnologia basata sulla configuMETAL CLEANING & FINISHING razione “downstream” risulta così estremamente versatile e ha trovato applicazioni in campi differenti del lavaggio. Caratteristica comune a tutti i tipi di plasma è la presenza nello stesso di una corrente continua di particelle cariche, detta Bias o “corrente di polarizzazione”, che è indice della efficacia del plasma stesso come mezzo per il trattamento delle superfici. Il Bias può assumere sia valori positivi che negativi: quando assume valori negativi allora significa che l’accelerazione ionica delle particelle e quindi la velocità di ionizzazione del plasma è elevata (quanto maggiore è il valore negativo assunto). Questo parametro è assai importante in quanto, assieme alla pressione di esercizio, definisce il plasma giusto per l’applicazione richiesta. Dunque, l’efficacia del trattamento non è data dalla potenza erogata ma dal Bias. Quest’ultimo dipende in parte dalla potenza, ma non solo: esso dipende sia dal tipo di gas utilizzato che dal rapporto tra la superficie dell’anodo e quella del catodo; maggiore è la superficie dell’anodo e minore quella del catodo, tanto maggiore risulta il Bias. Per questa ragione si tende ad usare come anodo la superficie interna della camera di lavoro. Altri accorgimenti tecnici prevedono che anche il contenitore dei pezzi o il supporto di movimentazione sia collegato a massa con la camera, diventando essi stessi anodo. Il catodo può essere allora inserito nel diffusore del plasma all’interno della camera o ad una certa distanza dalle pareti, con diverse configurazioni (sotto forma di griglia o di elementi separatori). Gli elettrodi sono generalmente in acciaio inox, alluminio o titanio. Nel caso in cui il materiale sia alluminio, gli elettrodi tendono ad ossidarsi più velocemente (fenomeno della “passivazione” dell’alluminio) e se non vengono puliti periodicamente possono 33 “mascherare” parte della loro superficie all’emissione della radiazione elettromagnetica, la cui energia si “concentra” in un’area più piccola di quanto progettato, aumentando la probabilità della formazione di archi elettrici che possono arrivare a danneggiare il generatore se questo non è sufficientemente affidabile e protetto contro questo tipo di rischi. Sistemi di pompaggio a vuoto Le pompe utilizzate sono generalmente di due tipi: rotative, a bagno d’olio; a lobi, a secco (“oil free”). Le pompe rotative devono utilizzare un olio che non rischi di incendiarsi con la presenza di ossigeno in eccesso; un prodotto adatto a questo tipo di applicazione è un olio a base di PTFE, il cui costo però è molto elevato. Le pompe a lobi non presentano questo rischio, ma sono più sensibili ai processi “sporchi”, in cui ci può essere trascinamento di particolato, in quanto la eventuale contaminazione solida può rigare i lobi e la pompa deve essere sostituita. La portata elevata che generalmente queste pompe presentano deriva dal fatto che il loro scopo principale è quello di fare il vuoto nella camera nel più breve tempo possibile (generalmente qualche decina di secondi per le camere più piccole, 1-2 minuti per quelle più grosse). Generatore del campo elettromagnetico I generatori di onde elettromagnetiche utilizzati nel trattamento al plasma sono di quattro tipi: a corrente continua (DC); a radiofrequenza (RF) nel campo 40 Khz (in alcuni rari casi si usano tra 100 e 300 KHz); a radiofrequenza (RF) a 13,56 MHz; a microonde (MO) a 2,45 GHz. lavaggio Le prime applicazioni erano fatte utilizzando generatori in corrente continua (DC), poi si è passati alle radiofrequenze (RF). Il passaggio dalla corrente continua alla corrente alternata per la generazione del campo elettromagnetico si è basato su questa constatazione: se si prende un conduttore pieno (ad esempio un filo di rame di un certo spessore) e si fa passare della corrente continua, la corrente occupa tutta la massa del conduttore presente nella sezione dello stesso; se invece si fa passare una corrente alternata, la distribuzione della stessa all’interno del conduttore assume una forma differente: visto in sezione, il conduttore mostra la presenza della corrente su tutta la massa all’infuori di una piccola zona centrale. Aumentando la frequenza erogata, la corrente si distribuisce solo sulla superficie del conduttore, lasciando neutra la massa interna. Poichè però l’energia è elevata, il conduttore si scalda e fonde. Se invece di un conduttore pieno cilindrico si usa un conduttore piano, con spessore piccolo (pochi millimetri) rispetto alle altre due dimensioni, allora il calore prodotto dal passaggio della corrente viene subito dissipato dalla superficie (che è di gran lunga maggiore) e quindi il conduttore non si scalda, permettendo il passaggio delle corrente senza controindicazioni. Inoltre, con un conduttore piano, la radiazione emessa è di gran lunga più uniforme ed esso presenta il vantaggio che può essere sagomato con qualunque forma in modo tale da poter “coprire” in modo migliore la zona in cui è presente il pezzo da trattare. E’ per questo motivo che nelle applicazioni di trattamento superficiale al plasma, gli elettrodi sono piani e, tipicamente, come anodo vengono utilizzate le pareti della camera di processo. I generatori DC possono essere costituiti da semplici generatori di potenza ad alto voltaggio collegati agli elet- trodi; la configurazione tipica prevede che i due elettrodi siano posti nella camera di processo. L’idonea pressione del gas, il corretto voltaggio e la spaziatura tra gli elettrodi variano in funzione del gas scelto. Generalmente, la tensione continua è compresa tra 10 e 100 V/cm. Il generatore DC ha lo “svantaggio” di produrre un plasma in cui le particelle si muovono in una sola direzione; è paragonabile ad un cannone elettronico e necessita di un elevato voltaggio (6000-7000 V). Viene usato tipicamente nel campo dei semiconduttori in cui la zona da trattare è in genere un lato solo di un oggetto. Il generatore MO non va bene per il trattamento di materiali compositi (plastica e metallo assieme, come nei circuiti stampati o su materiale elettrico o elettronico), perchè il metallo fa da antenna per le microonde che si concentrano su di esso e lo scaldano, con il rischio che il componente e/o la plastica presente si fondano. E’ quindi sconsigliato il suo uso per il lavaggio metalli. Al contrario, è particolarmente indicato per il trattamento della plastica in quanto riduce i tempi di applicazione essendo molto più energetico ed avendo una maggiore attività cinetica. Il generatore MO emette da un unico punto (l’antenna non necessita quindi di elettrodi) e la radiazione viene diffusa in forma conica; la radiazione è soggetta a riflessione e le onde riflesse possono tornare al generatore, danneggiandolo; quest’ultimo deve quindi essere dotato degli opportuni dispositivi di protezione. La distribuzione dell’energia emessa non è uniforme e quindi anche il plasma prodotto non risulta uniforme; per questo motivo, è necessario installare più di un generatore per ottimizzare il sistema. Il generatore RF è quello che si dimostra più versatile, riducendo gli svantaggi degli altri due. Anch’esso tende a scaldare i metalli, ma in maniera minore e quindi può essere usato 34 anche nel lavaggio e nel trattamento in genere dei metalli; è indicato anche per l’attivazione della plastica anche se impiega un tempo superiore rispetto al MO. Il generatore a 13,56 MHz è quello che si è maggiormente affermato nel campo del trattamento superficiale al plasma. I generatori RF sono molto costosi (da 10.000 euro per uno da 300 W a 50-100.000 euro per potenze superiori: uno da 3000W costa circa 30.000 euro); il costo è riferito al generatore più il “matching network”, cioè tutta la componentistica elettronica ed elettrica per il controllo e la gestione e la protezione del generatore, compreso il sistema di modulazione del carico. Sono comunemente realizzati con componenti allo stato solido e prevedono un sistema automatico di adattamento dell’alimentazione per l’eliminazione della potenza riflessa. Per gli scopi della rimozione della contaminazione, sono preferibili generatori di plasma a frequenza fissa e a potenza variabile. La possibilità di modulare la potenza permette di modificare gli effetti dell’azione del plasma, passando da una “leggera” volatilizzazione dei contaminanti per arrivare ad una vera e propria rimozione meccanica di materiale (“sputtering”) o alla incisione (“etching”) della superficie. La potenza tipica nei generatori RF varia tra 1 e 10 W. Variando la potenza del generatore RF, si aggiunge ovviamente più energia al sistema: ciò può causare effetti sia positivi che negativi. Aumentando la potenza, viene incrementata l’energia di tutte le specie (ioni, elettroni, ecc) del plasma che si riscaldano, così come si riscalda il pezzo. Ciò ha il vantaggio di incrementare la velocità di lavaggio, al prezzo però di un incremento della temperatura, causato dal calore trasferito dal bombardamento di elettroni. Livelli di potenza più elevati comportano livelli energetici più elevati nel plasma nel quale si creano le condizioni perchè si abbia ANNO XI – N.43 – SETTEMBRE 2005 lavaggio uno sputtering da ioni. Anche in questo caso la velocità del processo di pulizia è più elevata ma gli effetti dello sputtering possono essere dannosi anche per l’apparecchiatura stessa (elettrodi, pareti, ecc). A potenze più elevate (50-100 W) i sistemi che usano ossigeno diventano dei microinceneritori pirolitici. Alimentazione del gas Il gas viene erogato direttamente nella zona di processo da un distributore controllato da appositi strumenti in grado di controllare la massa entrante nell’unità di tempo (flussimetri di massa). ESEMPI DI PROCESSI Di seguito vengono mostrati due esempi di risultati sperimentali ottenuti con processi al plasma, allo scopo di mostrare alcune delle potenziali applicazioni di questa tecnologia. Le analisi del grado di pulizia dei campioni analizzati sono state effettuate mediante la tecnica ESCA (Spettroscopia elettronica per analisi chimiche), in grado di fornire informazioni sulla composizione chimica di una superficie in uno spessore di 40-80 Angstrom. Tale tecnica utilizza una sorgente di raggi X per provocare la fotoemissione di elettroni dal materiale analizzato; l’energia cinetica degli elettroni emessi identifica l’elemento presente sulla superficie. Di conseguenza, misurando l’energia di legame e analizzando la forma dei picchi dello spettro ottenuto, è possibile ottenere una precisa indicazione sullo stato di contaminazione di una superficie. Sono state eseguite le seguenti prove sperimentali. Acciaio inox (316L) Questa prova è stata eseguita su un METAL CLEANING & FINISHING campione di acciaio inox elettrolucidato proveniente tal quale dalla lavorazione (campione di riferimento) ed una serie di campioni elettrolucidati e contaminati artificialmente con un olio lubrificante (WD-40) applicato da una distanza di 4 pollici mediante spruzzatura in continuo per 10 secondi. Le tecniche di rimozione della contaminazione sono state le seguenti: ❑ 5 minuti di applicazione con ultrasuoni ❑ 5 minuti di applicazione con plasma ad ossigeno ❑ 5 minuti di applicazione con plasma argon/ossigeno ❑ ultrasuoni + 5 minuti di plasma ad ossigeno ❑ ultrasuoni + 10 minuti di plasma argon/ossigeno. Teoricamente, l’acciaio inox contiene meno dell’1% di carbonio al suo interno; poichè dopo l’elettrolucidatura esso presenta uno strato superficiale di ossido di cromo come risultato del processo di passivazione, ci si aspetta che sulla superficie del metallo non ci sia presenza di carbonio. Nella pratica, tuttavia, essendo la superficie del metallo molto reattiva, attrae dall’ambiente circostanze una certa quantità di sostanze varie, tra cui ossigeno, vapor d’acqua e idrocarburi: nel nostro caso, il campione di riferimento mostra un eccesso di atomi di carbonio sulla superficie pari al 54%. I campioni contaminati artificialmente mostrano, nello spessore analizzato, un eccesso di carbonio variabile tra l’85% ed il 94%. I risultati della prova sono stati i seguenti: ❑ il trattamento agli ultrasuoni (5 minuti in un bagno contenente un tensioattivo non ionico) ha ridotto il livello di carbonio superficiale dall’85% al 47% ❑ il trattamento al plasma di ossigeno ha ridotto il livello di carbonio al 38% ❑ il trattamento al plasma 35 argon/ossigeno ha ridotto il livello di carbonio dal 93% al 52% ❑ il trattamento con ultrasuoni + 5 minuti di plasma ad ossigeno ha ridotto il livello dall’87% al 35% ❑ il trattamento con ultrasuoni + 10 minuti di plasma argon/ossigeno ha ridotto il livello dall’88% al 27%. Ottone (C3600) Questa prova è stata condotta su diversi campioni di ottone provenienti direttamente dal processo di lavorazione; per ogni campione è stata effettuata l’analisi della superficie contaminata tal quale e della superficie dopo il lavaggio. Per le prove sono stati effettuati tre tipi di lavaggio: - 5 minuti di plasma ad ossigeno - 5 minuti di plasma argon/ossigeno pulizia con solvente IPA. Si sono ottenuti i seguenti risultati: ❑ il livello di contaminazione dei campioni tal quali mostra, nello spessore analizzato, un eccesso di carbonio variabile tra il 79% e l’85% ❑ dopo il lavaggio con solvente IPA si è avuta una riduzione del 713% rispetto al livello iniziale ❑ il trattamento al plasma ha invece ridotto il livello di contaminazione di circa il 28% rispetto al livello iniziale, cioè più del doppio rispetto al lavaggio con solvente, senza opacizzare la superficie. ◆ Per ulteriori informazioni segnare 5 sull’apposita cartolina in fondo alla rivista