1 Gli altri DSA: dislessia, discalculia, disortografia Dott.ssa Lorenza Giangregorio Esperta ed Educatrice del gesto grafico Ai sensi della legge 4/2013 Indice: I disturbi non specifici di apprendimento I disturbi specifici di apprendimento, diagnosi, cause I campanelli d’allarme La dislessia La discalculia La disortografia Cosa prevede la legge 170 dell’8 ottobre 2010 Distinguiamo i disturbi dell‟apprendimento in disturbi non specifici (DNSA) e disturbi specifici (DSA). I disturbi non specifici di apprendimento Vediamo innanzi tutto e rapidamente i disturbi non specifici di apprendimento. Essi concernono disabilità, estese a più settori, ad acquisire nuove conoscenze e competenze. I principali sono: il Ritardo Mentale, una volta definito oligofrenia, frenastenia, ipofrenia, insufficienza mentale o imbecillità, risulta dall‟insieme dei deficit dello sviluppo cognitivo e socio-relazionale. Viene definito dalla compresenza di un quoziente intellettivo inferiore a 70 e dalla incapacità del soggetto ad adeguarsi agli standard propri della sua età e del suo ambiente (cura della propria persona, vita in famiglia, capacità sociali-interpersonali, Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 2 autodeterminazione, capacità di funzionamento scolastico, lavoro, tempo libero, salute, sicurezza), insorti entro i 18 anni di età; il Livello cognitivo borderline, che trae origine da una potenzialità cognitiva qualitativamente povera, associata a difficoltà emotive; il Disturbo da deficit attentivo e da iperattività, denominato anche ipercinesia, discinesia, instabilità motoria. Esso è caratterizzato da irrequietezza, incapacità di stare fermo in un posto o di svolgere a lungo una stessa attività, incapacità di mantenere a lungo l‟attenzione su qualcosa, impulsività, invadenza, incapacità di aspettare il proprio turno, tendenza a rispondere precipitosamente, loquacità eccessiva. Spesso sono presenti anche deficit cognitivi, problemi sociali e difficoltà di apprendimento. In realtà molte manifestazioni di disattenzione non sono associate ad una mancanza di attenzione, ma a una sintonizzazione dell‟attenzione su stimoli diversi da quelli che si vorrebbe. Tale disturbo è spesso associato alla dislessia; l’Autismo ad alto funzionamento o Disturbo di Asperger, nel quale a fronte di normali intelligenza e capacità verbali risultano invece essere compromesse la capacità di relazioni e la varietà di interessi sociali; i Disturbi d’ansia; alcuni quadri Distimici, ossia depressivi; le Disprassie, più comunemente indicate come Disturbo di sviluppo della coordinazione o Disturbo evolutivo specifico della funzione motoria. I bambini che soffrono di tale disturbo hanno un efficiente sistema neuromotorio per cui il loro problema consiste non nell‟effettuare un movimento in sé, ma nell‟uso intelligente di esso (per esempio, il bambino è in grado di compiere tutti i movimenti richiesti dall‟atto di allacciarsi le scarpe, ma non li sa coordinare in maniera tale da raggiungere lo scopo desiderato). Spesso questi bambini presentano anche problemi spaziali per cui hanno difficoltà nel comporre un puzzle, nel disegnare, nel leggere una carta geografica e così via. In questa sede noi ci occuperemo esclusivamente dei disturbi specifici di apprendimento. I Disturbi specifici di apprendimento Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 3 I Disturbi specifici di apprendimento, ai sensi della Legge n. 170 del 2010, di cui tratteremo con maggiori dettagli più avanti, oltre alla disgrafia, sono la dislessia, la discalculia e la disortografia. Nel DSM IV 1 essi sono inquadrati come Disturbi della Lettura, del Calcolo e dell‟Espressione Scritta. Una ricerca del 1985 (Lindgren, De Renzi e Richman) individuava 1 bimbo su 30 colpito da specifici DSA, mentre una ricerca della Università La Sapienza e della ASL 4 di Roma, presentata al III convegno nazionale dell‟AID a Bologna nel 2000), individua un‟incidenza del 10% circa nella popolazione scolastica del ciclo dell‟obbligo. Questo dato, peraltro controverso, corrisponde anche a una diffusa percezione degli operatori scolastici e dei servizi sanitari. Noi non siamo specialisti degli altri DSA, anche se è bene che, sia pure superficialmente, ne sappiamo qualcosa, visti i frequenti casi di comorbilità con la disgrafia. A meno che il bambino non sia stato già certificato, occorre innanzitutto valutare se ci si trova di fronte a un vero DSA oppure a un disturbo secondario dovuto a una insufficiente lateralizzazione o discriminazione destra/sinistra che può incidere, ad es. nel porre i numeri in colonna. In generale, parliamo di Disturbo Specifico di Apprendimento quando, a test standardizzati di lettura, scrittura e calcolo, nonostante una adeguata scolarizzazione, il livello di una o più di queste tre competenze risulta di almeno due deviazioni standard2 inferiore ai risultati medi prevedibili, oppure l’età di lettura e/o di scrittura e/o di calcolo è inferiore di almeno due anni all’età cronologica del soggetto, e/o all’età mentale, misurata con test psicometrici standardizzati. Tali disturbi sottendono specifiche disfunzioni neurobiologiche o neuropsicologiche, isolate o combinate, spesso ereditarie, e frequentemente si presentano con altre condizioni di handicap (per esempio danno sensoriale, ritardo mentale, serio disturbo emotivo) o con situazioni esterne ostacolanti, quali un insegnamento insufficiente o inappropriato o differenze culturali, senza esserne il risultato. 1 Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, noto anche con la sigla DSM derivante dall'originario titolo dell'edizione statunitense Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, è uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella clinica che nella ricerca. 2 La deviazione standard ti dice “in media, quanto ogni valore si allontana dalla media aritmetica dei valori”. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 4 I DSA, in generale, sono dovuti a una più o meno insufficiente o mancata automatizzazione della conversione segni/simboli in suoni, o viceversa, che si concretizza nella difficoltà di analizzare i suoni e i segni linguistici, di assimilare il codice numerico e nell‟avere una limitata memoria a breve termine (MBT) per cui le attività di lettura, scrittura e calcolo vengono compiute lentamente, faticosamente, compiendo errori nel passaggio da un codice all‟altro (dallo scritto all‟orale, nella lettura; dall‟idea allo scritto, nella produzione scritta; dal nome al numero e viceversa nel calcolo) con l‟inevitabile frustrazione per l‟impegno profuso a cui non fanno seguito risultati adeguati. I DSA spesso coesistono perché, pur essendo specifici e settoriali, hanno basi e/o cause comuni; in funzione della loro pervasività possiamo classificarli in specifici se riguardano solo competenze circoscritte (es. dislessia), misti se riguardano più settori dell‟apprendimento (e in questo caso è preferibile, ad es. parlare di “sindrome dislessica”), generalizzati se le difficoltà riguardano quasi tutte le abilità scolastiche. Se, la compromissione nelle tre aree è pervasiva, anche in assenza di prestazioni non significativamente al disotto delle attese, la diagnosi è di disturbo dell’apprendimento non altrimenti specificato (vedi DSM IV3 e l‟ICD-104). Come diagnosticare tali Disturbi? I segnali d’allarme Non è agevole diagnosticare tali disturbi, perché come abbiamo visto, il più delle volte essi non si presentano da soli. Tutti i Dsa hanno delle caratteristiche comuni che possono essere viste come dei veri e propri “segnali d‟allarme” e che sia gli insegnanti, sia i genitori possono cogliere osservando i propri bambini. In primo luogo l‟atteggiamento. Il bambino con DSA, durante la scuola elementare e in proporzione alla sua età, fatica a compiere numerose attività, quali acquisire autonomia nel ricordare gli impegni scolastici, a tenere aggiornato il diario, a tenere in ordine il materiale scolastico... In classe sembra distrarsi facilmente, oppure appare molto stanco ed “evita” alcune situazioni di 3 Vedi nota 1 a pag. 2. La ICD-10 è la decima revisione della classificazione ICD, ossia la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, proposta dall'OMS. Sono classificate oltre 2000 malattie. 4 Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 5 apprendimento come la lettura ad alta voce, l‟esposizione alla classe di lavori individuali o di gruppo. Capita che questi bambini sembrino svogliati e disfattisti con scarsa autostima e spesso con sentimenti di frustrazione e di rabbia che possono sfociare in aggressività, a causa del senso di inadeguatezza di fronte alla richiesta degli insegnanti e al confronto con i compagni. Questi atteggiamenti, uniti a un oggettivo riscontro di difficoltà scolastiche che non migliorano nonostante gli sforzi del bambino e gli accorgimenti didattici dell‟insegnante, possono essere considerati spie per un DSA e non vanno confusi con i problemi scolastici derivanti da scarsa motivazione da parte dello studente, da un ambiente di provenienza privo di stimoli adeguati, da una scuola non in grado di farsi carico dei problemi dei suoi alunni, da una didattica sbagliata e inefficace o da ritardi nella maturazione del bambino, anche se possono concorrere. Nell‟area della letto-scrittura il bambino dal termine della prima elementare in poi non riesce a leggere in modo fluente, è molto lento, o anche, sebbene la lettura sia buona, non comprende quanto ha letto. Per quel che concerne la scrittura, che richiede al bambino un notevole sforzo per essere appresa, non essendo un processo naturale, essa è molto lenta, la capacità di scrivere in corsivo non viene raggiunta e, in alcuni casi, il bambino avverte dolore alle mani per l‟eccessivo sforzo. Nell‟area matematica, il bambino non “vede” la quantità a meno che non la conti unità per unità, non impara le tabelline, non sa effettuare il calcolo mentale e fatica a leggere e scrivere i numeri dall‟ordine delle centinaia in poi. In geometria fatica a ricordare naturalmente gli angoli, le figure e le relative formule, l‟approccio al problema è difficoltoso, anche se tutto ciò, peraltro, può anche essere un segnale di disturbo visuo-spaziale. Spesso sono presenti anche altre difficoltà, quali incertezze linguistiche, spaziali, temporali, motorie, per cui ad es. i bambini fanno fatica a imparare a leggere l‟orologio, o ad allacciarsi le scarpe, o a praticare sport che richiedano un‟elevata coordinazione, possono avere difficoltà a ricordare parole che appartengono a certe categorie, oppure in sequenza (i mesi dell‟anno, o i nomi delle città, contare all‟indietro) o nello stimare le distanze tra due luoghi. Va precisato che nessuno di questi sintomi può essere, di per sé, interpretato come un disturbo dell‟apprendimento, cosi come nessuna attività riabilitativa potrà focalizzarsi su questi aspetti secondari. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 6 Quando si hanno dei dubbi è sempre bene prima di tutto instaurare un dialogo tra insegnanti e famiglia per avviare eventualmente un consulto con un esperto della Asl o uno specialista privato. È importante comunque distinguere tra disturbi dell’apprendimento e difficoltà scolastiche perché se è probabile che un bimbo con disturbi dell’apprendimento abbia problemi a scuola non è necessariamente vero il contrario. I DSA in dettaglio: le cause Sulle cause dei DSA si è molto discusso in questi ultimi anni. Le ricerche più recenti sull‟argomento confermano l‟ipotesi di una loro origine costituzionale: una base genetica e biologica dà la predisposizione al disturbo, anche se ancora non ne sono stati precisati i meccanismi esatti. È stato dimostrato ad es. che i soggetti dislessici, in compiti di lettura e di elaborazione visiva, mostrano un mancato/ridotto funzionamento delle parti posteriori dell‟emisfero sinistro, cioè dell‟emisfero coinvolto nei processi linguistici [alla parte destra spetta la percezione globale e complessiva degli stimoli (Shajwitzs, 1998)]. Oltre che da evidenze legate alle neuroimmagini, l‟origine neurobiologica della dislessia e dei disturbi specifici di apprendimento in genere è supportata dall‟alta incidenza nel sesso maschile e dalla familiarità del disturbo (circa il 60% dei dislessici ha un familiare con la stessa problematica). Possiamo considerare tra le cause anche il miglioramento dell‟assistenza neonatale che ha permesso una maggiore sopravvivenza di bambini prematuri o con lievi difficoltà di sviluppo. Sulla base genetica, però, ad amplificare o contenere il disturbo contribuisce in modo significativo l‟ambiente. Fattori quali il livello di istruzione dei genitori, la zona di residenza e la eventuale appartenenza a minoranze culturali e/o linguistiche possono incidere più della situazione economica della famiglia. Un alto livello socioculturale quasi sempre comporta più ricchezza e varietà di stimoli, più libri in casa, maggiore frequentazione con persone di buona cultura, esposizione a usi linguistici più ricchi e appropriati, maggiore sensibilità al processo di apprendimento e al valore della scuola e dell‟istruzione, e così via, così come, al contrario, un bambino che Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 7 provenga da una comunità con lingua e costumi diversi può incontrare difficoltà a seguire l‟attività scolastica e a trovare aiuto in famiglia. Non dimentichiamoci che non molti anni orsono, in Germania, una buona parte dei bambini di famiglie italiane di recente immigrazione venivano considerati alunni con difficoltà di apprendimento e collocati in apposite classi “differenziali”... Importanti sono anche le caratteristiche affettive della famiglia: un clima sereno e affettuoso facilita l‟apprendimento, mentre al contrario, il bambino trascurato più facilmente presenta difficoltà. E ancora vi sono bambini a cui i genitori inculcano obiettivi di prestazione, piuttosto che di apprendimento, col rischio di un effetto boomerang. Va comunque precisato che è spesso difficile distinguere fra fattore primario e conseguenza secondaria, ossia se il bambino ha innanzitutto problemi emotivo-motivazionali che favoriscono una difficoltà di apprendimento o viceversa e si è visto che i migliori successi si sono ottenuti quando si è lavorato su entrambi gli ambiti. Non bisogna dimenticare inoltre che alcune caratteristiche di personalità quali una buona coscienza di sé, la tenacia, la capacità di accettare il proprio problema di apprendimento, di fissare realisticamente i propri obiettivi, di affrontare stress e frustrazioni sono più favorevoli a un buon apprendimento o alla capacità di affrontare le sue difficoltà. Le principali fonti di informazione diagnostica Particolare attenzione deve essere riservata al momento opportuno per la diagnosi, che “per quanto riguarda dislessia, disortografia e disgrafia è preferibile non avvenga prima della fine della seconda classe della scuola primaria”, mentre per la discalculia il limite è posto “non prima della fine della terza classe della scuola primaria” (PARCC Panel di aggiornamento e revisione della consensus conference DSA, 2011). Tale prudenza si deve alla necessità di lasciare tempo sufficiente a ogni singolo bambino per arrivare, laddove possibile, all‟automatizzazione delle procedure. Le principali fonti di informazione diagnostica sono Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 8 il colloquio con i genitori e l‟anamnesi il rapporto con la scuola e la raccolta di materiale relativo all‟apprendimento del bambino le prove standardizzate di apprendimento le prove di approfondimento degli apprendimenti il colloquio col bambino le scale di osservazione i questionari e i test relativi alle sfere emotivo-motivazionale e della personalità i test di intelligenza (risultato non inferiore a Q.I.>70) i test cognitivi e neuropsicologici l‟esame neurologico Molto spesso l’anamnesi rivela, come per gli handicap, indicatori precoci di rischio evolutivo quali disturbi di gravidanza o perinatali, ritardo di sviluppo neuromotorio e linguistico, problemi temperamentali precoci, quali labilità emotiva, scarsa socializzazione, difficile impatto iniziale con la scuola materna, molto utili per valutare quanto primitivo è il problema del bambino. Il colloquio con i genitori consente di ottenere informazioni molto utili, quali la presenza di casi di familiarità e, importantissimo, di conoscere l‟atteggiamento più o meno equilibrato dei genitori di fronte al problema del figlio e ai suoi probabili scarsi risultati scolastici. Anche la scuola che ha le registrazioni della carriera scolastica degli allievi può offrire informazioni preziose per un progetto collaborativo di diagnosi e intervento. Infine i servizi sanitari e i rieducatori che utilizzano per la diagnosi specifici test cognitivi e neuropsicologici, quale il MOT-R5, le macchie di Rohrschach6, il TAT 7, i test di disegno (per es. della figura umana, dell‟albero, 5 Il MOT-R, strumento standardizzato per la valutazione della componente motivazionale presente nei disturbi di apprendimento, aiutano l‟insegnante a riconoscere, al di là dell‟effettivo apprendimento manifestato, le risonanze emotive che la vita scolastica ha sul bambino. Il test consiste di 14 tavole che il bambino deve scegliere in base a una o più figure alternative e di domande verbali per le quali è prevista la scelta multipla. Le prove analizzano aspetti quali l‟autovalutazione del bambino relativamente all‟attività scolastica e alla lettura, le attribuzioni relative al successo-insuccesso, il controllo di se stesso, i suoi obiettivi di apprendimento, il suo rapporto con genitori e insegnanti, la sua disponibilità a impegnarsi nel cambiamento. 6 Test psicologico proiettivo mediante l'interpretazione di “disegni ambigui”. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 9 della famiglia), che consentono di indagare su aspetti non necessariamente consapevoli, ma più profondamente celati nella psiche del bambino. Si tratta di strumenti che analizzano singoli aspetti del funzionamento cognitivo, per es. le abilità di percezione visiva, uditiva, di linguaggio, memoria, controllo motorio, e così via, ma che vanno utilizzati con prudenza e da personale esperto, perché vi è una discrezionalità insita nel tipo di osservazione. Comunque non sempre queste tecniche sono tutte necessarie. Talora molte di queste procedure diagnostiche possono risultare superflue e può essere sufficiente un normale esame di routine che preveda semplicemente una breve intervista con i genitori, una sintetica considerazione del materiale scolastico disponibile e della storia del bambino, una breve intervista del piccolo, la valutazione dell‟apprendimento carente mediante una prova standardizzata, alcuni subtest di approfondimento e una eventuale valutazione del livello intellettivo generale del bambino. E adesso vediamoli in dettaglio La dislessia Tra i disturbi specifici dell‟apprendimento la dislessia è sicuramente il più noto. Il termine dislessia fu coniato da Pringle Morgan, un oculista inglese che nel 1896 descrisse come “cecità congenita per le parole” un disturbo caratterizzato dalla inversione nella percezione di simboli omografi: “d/b”, “p/q”, “il/li”, “a/e”. Il termine completo dovrebbe però essere quello di “dislessia specifica evolutiva”, per descrivere una difficoltà o incapacità di leggere che non è dovuta ad altri fattori, per esempio ad handicap (e quindi è specifica) e che è legata ad un processo evolutivo mai portato a compimento (e quindi è evolutiva e non 7 Il TAT (Thematic Apperception Test) è un test di personalità di tipo proiettivo. Dopo il Test di Rorschach è il test proiettivo più usato e diffuso al mondo. A differenza del Rorschach, questo è un test tematico, in cui il clinico è interessato soprattutto al contenuto dei pensieri espressi e alle fantasticherie del soggetto. Questo strumento permette infatti all'esaminatore di conoscere contemporaneamente emozioni, atteggiamenti e processi cognitivi, fornendo un'analisi globale dell'intera persona. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 10 acquisita, come avviene invece quando il disturbo insorge in un soggetto che possedeva la competenza e poi, in seguito a qualche evento traumatico, acquisisce una specifica disabilità). Quali le cause? Uno specifico deficit del sistema fonologico? Difficoltà di percezione? Difficoltà visuo-spaziali? Lateralizzazione non completa? Un mancinismo contrastato? Turbe affettive? Insufficiente strutturazione spaziotemporale? Omissioni per difficoltà percettive, attentive e di memoria, in particolare per la memoria di lavoro o a breve termine 8? Semplice cattivo apprendimento della lettura e delle strategie di lettura? Molto spesso il problema sta nell‟integrazione tra loro di queste funzioni, le quali prese isolatamente possono risultare del tutto normali. Occorre sottolineare che è stato osservato che sino agli anni ‟50 del secolo scorso, i dislessici (ma anche i disgrafici, i disortografici e i discalculici) erano rari e sono aumentati considerevolmente dacché nelle scuole è stato introdotto il metodo di insegnamento globale che utilizza i circuiti intuitivi e non l‟apprendimento attraverso gli elementi semplici delle lettere: il cerchio, l‟asta, la coppa, che preparano alla scrittura. Dagli anni ‟80 con l‟aggiunta della lettura e della scrittura rapida e silenziosa il numero è esploso. Che dicono i neurologi? Che la dislessia non è dovuta a una lesione, ma che pur senza lesioni, i dislessici a lungo andare portano nel cervello tracce visibili del disturbo, a causa di problemi di cattivo trasferimento tra i due emisferi e di superattivazione dell‟emisfero destro, la parte del cervello che tratta in maniera intuitiva i dati spaziali e visivi. C‟è sicuramente una condizione biologica facilitante che può agire a diversi gradi di intensità e contribuire, insieme ad altri fattori, nel produrre una più o meno grave difficoltà di lettura. Il disturbo della lettura e della scrittura riguarda, come sappiamo, il più delle volte bambini che hanno sviluppato un‟intelligenza normale, anzi superiore, nelle attività non legate alla lettura o alla scrittura. Negli anni „60 del secolo scorso le difficoltà di lettura vennero viste come un segnale di disturbi relazionali e ancora oggi accade che questa sia la prima risposta che viene data di fronte ad un bambino con disturbi dell‟apprendimento. È solo dagli anni „70 che emerge una nuova visione della dislessia come deficit specifico nell‟automatizzazione delle procedure di transcodifica dei segni 8 Memoria di lavoro (Working memory) o a breve termine che trattiene ed elabora temporaneamente una parte di informazione con una capacità e tempo di ritenzione ridotti. Il deficit di tale memoria spesso porta con sé il Disturbo della comprensione del testo. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 11 scritti in corrispondenti fonologici, abilità che emerge all‟inizio della scolarizzazione in soggetti che non abbiano patologie o traumi cui riferire la difficoltà di acquisizione della letto-scrittura. La lettura, come la scrittura e le altre abilità di cui andiamo a trattare, è la decodifica di un messaggio scritto di cui bisogna conoscere il codice. Passare per il codice richiede più tempo in fase iniziale, ma poi premia ed è più efficace in termini di memoria a lungo termine e comprensione. Imparare a leggere necessita di varie fasi: • l‟apprendimento delle lettere • l‟apprendimento delle combinazioni delle consonanti con ciascuna vocale per formare la sillaba, e successivamente di più sillabe per formare le parole • l‟accesso al senso, mettendo in relazione i circuiti segni-suono- senso, attraverso la connessione delle aree visive del cervello con quelle uditive (aree di Broca e di Wenicke) • l‟accesso alla memoria attraverso l‟analisi e la riformulazione. Se uno qualsiasi di questi passaggi manca o non è stato correttamente appreso, la lettura sarà inefficace in uno di questi livelli, ossia a livello dell‟oralizzazione, della comprensione o della memoria a lungo termine. L‟attuale insegnamento della lettura, concepito inizialmente per sordomuti profondi, non parte dagli elementi, ma dall‟insieme e sfocia in quella che è chiamata lettura “funzionale”, frutto della pedagogia funzionale. Ai bambini si insegna inizialmente lo stampatello maiuscolo, poi lo stampatello minuscolo per la lettura e il corsivo per la scrittura, ma se il bambino non ha appreso la relazione di tutti questi caratteri con lo stampatello maiuscolo, se non ha una memoria visiva, se ha caratteristiche dominanti analitiche, per i quali è necessario partire dall‟elemento, dal codice e dalla combinazione si perderà, sia nella lettura, sia nella scrittura, imparerà con difficoltà e finirà col confondere ciò che si assomiglia. Si finirà col cercare motivazioni fisiche, sociali, psicologiche all‟incapacità del bambino di leggere e scrivere e il bambino stesso si sentirà incapace e si demoralizzerà. I bambini portati per la matematica e l‟informatica, spesso visivi, di solito non hanno problemi; gli scientifici, spesso cinestetici, che utilizzano il corpo, i sensi per l‟apprendimento, non avranno problemi a copiare, ma li avranno per l a scrittura senza modello. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 12 Ricordiamo che ognuno di noi percepisce la realtà attraverso i cinque sensi. La Pnl raggruppa i nostri cinque sensi i tre categorie, Visiva, Auditiva e Cinestesica. Il sistema Visivo, lo dice la parola stessa ha a che fare con la vista. Lo stesso vale per il sistema Auditivo, che ha a che fare con l‟udito. Infine il sistema Cinestesico ha a che fare con gli altri sensi, quindi tatto, olfatto e gusto. Ognuno di noi, nel comunicare, predilige uno stile rispetto agli altri. Ma cosa comporta essere Visivo, Auditivo o Cinestesico? Il visivo ragiona per immagini, è quella persona che si muove in maniera dinamica, parla in modo molto rapido come se dovesse rappresentare una rapidissima sequenza di immagini e utilizza predicati che richiamano proprio l‟atto del vedere, ad es. punto di vista, guardare, visionare e così via. L‟auditivo ha un temperamento più mite e comunica adottando una gestualità piacevole e armonica e utilizzando predicati quali ascoltare, suonare bene, sentire. Infine il cinestesico si affida totalmente alle sensazioni, fa respiri lunghi e profondi e numerose pause. La gestualità è lenta, quasi rilassata. Può apparire introverso, freddo o insensibile, ma in realtà è in grado di essere estremamente sensibile e percettivo. Nel parlare utilizza predicati del tipo provare, afferrare, toccare con mano. Contrariamente al metodo globale quello alfabetico va bene per tutti, visivi, auditivi e cinestetici. La lettura consiste nel mettere in connessione le aree visive con quelle uditive (del cervello sinistro, analitico, verbale e cosciente). In generale possiamo individuare tre fasi fondamentali nel percorso di automatizzazione della letto-scrittura 1. Nei primi due anni di scuola primaria il bambino è impegnato nell‟acquisizione delle regole di codifica che permettono il passaggio dalla lingua parlata a quella scritta. Il soggetto con DSA può evidenziare difficoltà e lentezza nell‟acquisizione del codice alfabetico, e nell‟applicazione della mappatura grafema/fonema con grossolani errori nella scrittura e nella lettura di parole (frequenti omissioni di parti di parole, scrittura di parole senza vocali, spesso il bambino sembra non ricordare le lettere ecc.) che avviene in modo molto lento e limitatamente ad alcune parole conosciute. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 13 2. In seguito, i bambini sono impegnati nell‟automatizzazione delle procedure, e cioè nell‟applicazione in modo efficiente e rapido delle regole apprese in precedenza. Tra la seconda e la quarta elementare, anche il soggetto con DSA arriva alla progressiva acquisizione della mappatura grafema/fonema, ma con scarso controllo delle mappature più complesse per cui la lettura è stentata, lenta e con frequenti processi d‟iperanticipazione (il bambino legge solo la prima parte delle parole, poi “inventa”) e compie frequentemente errori ortografici. 3. Infine, si assiste a una stabilizzazione delle procedure, per cui ciascun alunno arriva a utilizzare proprie ed efficaci strategie di lavoro. In questa fase (fine scuola primaria, inizio secondaria primo grado) il soggetto dislessico evidenzia lentezza nei processi di lettura, lettura scarsamente espressiva, ma soprattutto difficoltà laddove venga richiesta una lettura come strumento di apprendimento (es. studiare leggendo da un testo). Nel Disturbo Specifico della Lettura possono essere disturbate una o entrambe le strategie con le quali possiamo leggere la strategia lessicale, per mezzo della quale guardiamo una parola, la riconosciamo, quindi la pronunciamo scegliendola tra tutte le parole che conosciamo; la strategia fonologica, per mezzo della quale avviene un riconoscimento visivo delle singole lettere, che vengono poi fuse per formare la parola. Questa strategia si usa quando si impara a leggere col metodo alfabetico, o si legge una lingua straniera, o si legge senza capire. La dislessia che riguarda la trasformazione dei segni in suoni (processo di decodifica) viene messa in evidenza attraverso la lettura ad alta voce. Il bambino dislessico, molto frequentemente presenta anche un problema linguistico, difficoltà di scrittura e, con discreta probabilità, anche qualche problema di comprensione del testo scritto e talvolta anche forme di discalculia. La capacità di rispettare l‟orientamento sinistra-destra e di distinguere all‟interno di una parola lettere diverse in base a diversi orientamenti verticali e orizzontali, necessaria per leggere, si lega allo sviluppo dell‟organizzazione Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 14 spaziale. Molto spesso questa è immatura e oltre a incidere sull‟apprendimento della lettura crea anche difficoltà in matematica, per esempio, confusione fra numeri simili, inversione di cifre, difficoltà di decodifica dei simboli numerici, difficoltà di decodifica del testo del problema, difficoltà a gestire la sequenzialità nelle operazioni matematiche, difficoltà di organizzazione dello spazio grafico, difficoltà a memorizzare le tabelline, ma anche difficoltà nel sapersi orientare nel tempo, nel riuscire a capire in che momento della giornata siamo, a leggere l‟orologio, a capire la differenza tra ieri e oggi e così via. La diagnosi di dislessia viene effettuata attraverso la somministrazione di test di sviluppo/intellettivi, l‟osservazione degli aspetti neuromotori, la valutazione di eventuali aspetti psicologici connessi con il fallimento scolastico e la somministrazione di test specifici. Nel processo di diagnosi, si deve valutare anche il grado di consapevolezza del bambino delle proprie difficoltà e la sua storia scolastica. Per identificare il profilo specifico di ogni bambino si usano diversi materiali quali brani, liste di parole costruite rispettando determinati criteri di lunghezza, complessità, valore dell‟immagine evocata. Inoltre si propongono anche liste di “non-parole” o pseudo-parole che non hanno nessun significato, ma che sono molto importanti perché non volendo dire nulla obbligano il lettore ad utilizzare le proprie abilità fonologiche. Vi sono comunque tre criteri guida per valutare il processo di lettura: l‟analisi della correttezza di lettura, la sua rapidità e la comprensione. Rientrano nella prima la valutazione e il numero di errori commessi durante la lettura, mentre per la seconda si guarda il tempo impiegato per leggere un testo o una lista di parole. È evidente che per avere informazioni su questi due parametri è necessario che il bambino legga a voce alta, andando a vedere il tipo di errori commessi. Si dovrà ad esempio osservare se il bambino trasforma le parole che legge in pseudo-parole (fratello letto come franello), oppure se gli errori producono parole aventi comunque un loro significato (fratello letto fraticello). L‟altra variabile, importante nella valutazione del processo di lettura è la comprensione, cioè vedere quanto e come il bambino capisce quello che sta leggendo. È evidente che una cattiva lettura può interferire con la comprensione, e ciò accade anche se con livelli differenti, a molti bambini con dislessia. Per valutare la comprensione si utilizzano testi e storie relativamente brevi, che il bambino può leggere come vuole, anche a bassa voce e per i quali sono previste Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 15 un certo numero di domande alle quali egli deve rispondere. Le risposte saranno un indice importante per vedere il livello di comprensione del testo. La consuetudine, diffusa in molti contesti, di valutare allo stesso tempo tutti e tre gli indici citati può creare confusione: il bambino deve essere esaminato con due testi distinti, l‟uno da leggere ad alta voce in modo da fornire all‟esaminatore indici di accuratezza e rapidità, l‟altro da leggere nel modo e col ritmo preferito per poi rispondere a domande di comprensione. Occorre che i brani non siano conosciuti e corrispondano, per contenuti, organizzazione linguistica e per caratteristiche tipografiche, a quelli che a quell‟età il bambino è chiamato ad affrontare: bastano pochi minuti di lettura ad alta voce di un branostandard per riconoscere quanto accurata e spedita è la lettura. Riguardo alla correttezza di lettura ci sono degli errori “tipici”: errori di tipo visivo, che consistono nello scambio di lettere che hanno tratti visivi simili o speculari (“e” con “ a”, “r” con “e”, “m” con “n”, “b” con “d”, “p” con “q”). difficoltà a leggere i gruppi consonantici, “gn”, “sc”… errori di tipo fonologico, riguardanti lo scambio di lettere che hanno la stessa “radice” (“f” con “v”, “c” con “g”, “d” con “t”). errori di “anticipazione”, cioè una parola letta al posto di un‟altra, a cui si accomuna o per lettere iniziali o per significato (ad es. “Algeri” con “allegri”, “chissà” con “chiese”, “casetta” con “casa” ecc.). errori di sostituzione e inversione di lettere, ad es, “la” con “al”, “vaso” con “faso” ecc. mancato rispetto della punteggiatura mancanza di espressività nella lettura lentezza, perdita del rigo e utilizzo del dito per seguire omissione di lettere, di sillabe o parole o addirittura di righe intere nella lettura a voce alta difficoltà nella comprensione e nella memorizzazione delle informazioni lette o scritte discinesie e tosse durante la lettura Non tutti coloro che hanno difficoltà nella lettura sono dislessici. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 16 La difficoltà di lettura, infatti, non è di per sé un elemento sufficiente per definire un soggetto come dislessico. L’O.M.S. ha definito le condizioni che devono sussistere perché il disturbo di lettura possa essere definito come dislessia evolutiva: 1. il livello intellettivo del soggetto deve essere nella norma; 2. il livello di lettura deve essere significativamente distante da quello di un ragazzo di pari età (inferiore a due deviazioni standard rispetto allo standard previsto per la classe); 3. il soggetto non deve presentare disturbi neurologici o sensoriali; 4. il disturbo deve essere persistente, nonostante la scolarizzazione adeguata e gli interventi didattici specifici; 5. il disturbo di lettura deve presentare conseguenze sulla scolarizzazione o nelle attività sociali in cui è richiesto l‟impegno della letto-scrittura. Va sottolineato, infine, come fin da piccolissimo il bambino si costruisca da solo delle idee relativamente alla scrittura: è infatti continuamente bombardato da messaggi scritti in televisione, per strada nelle insegne dei negozi, nei cartelloni pubblicitari, ma anche nelle confezioni degli alimenti. Il bambino, grazie a questa precoce esposizione alla lingua scritta, sviluppa delle proprie idee o concezioni metalinguistiche, relativamente a essa. I bambini molto piccoli, pensano che le parole non siano dei mezzi per rappresentare gli oggetti, ma le percepiscono come parte degli oggetti stessi, come una loro qualità e queste idee spesso continueranno a persistere dentro di lui, tipo a parole lunghe, oggetti grandi ecc. È importante che nella scuola si tenga conto anche di queste concezioni personali che il bambino si è fatto del mondo della scrittura, in modo da correggere in tempo delle idee sbagliate. La Dislessia, lo abbiamo visto, può anche essere associata ad un disturbo visuo-spaziale, che comporta difficoltà ulteriori nella decodifica di immagini disegnate, di grafici, di schemi con numeri, nell‟organizzazione del foglio e nel padroneggiamento dello spazio. La difficoltà nella lettura e nella comprensione dei testi e dei numeri, nella memorizzazione delle definizioni, nella memorizzazione dei termini specifici, può essere di grado lieve, medio o severo. In generale, e per sintetizzare Il bambino e lo studente con dislessia, non hanno un rapporto “naturale” con l‟apprendimento che deve avvenire tramite le parole: non è per loro Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 17 sufficiente ascoltare per capire e imparare, ma necessitano di spiegazioni che passino anche attraverso l‟esempio concreto e la sperimentazione. Inoltre, lo schema riassuntivo o mappa concettuale, dove compaia il “percorso ragionato” compiuto dall‟insegnante è molto importante. Soprattutto durante gli anni della scuola Primaria e Secondaria di I grado, l‟alunno con dislessia non sarà in grado di costruire tale schema in autonomia, ma dovrà esservi guidato. Ciò riguarda tutte le discipline scolastiche e tutto ciò che il bambino deve apprendere in classe. I bambini con dislessia spesso hanno avuto difficoltà di linguaggio nei primi tre anni di vita: può trattarsi di bambini che hanno imparato a parlare verso i due anni, altre volte invece hanno imparato verso l‟anno ma poi il loro linguaggio è rimasto povero, oppure non hanno mai pronunciato bene le parole, o hanno continuato a usare frasi costruite in modo non del tutto corretto. Generalmente, il bambino con dislessia, è particolare anche quando non legge: quando parla usa parole diverse tra loro credendo che significhino la stessa cosa, oppure ha poco interesse a parlare in maniera “corretta” e fatica a imparare il linguaggio specifico delle varie materie. Non memorizza parole nuove con facilità ed è lento nel ricordare l‟alfabeto, oppure non lo impara del tutto. Quando ascolta, potrebbe non comprendere del tutto il senso di ciò che gli viene detto, se il pensiero è ricco di frasi subordinate e se sono pochi gli esempi legati alla realtà concreta presenti nel discorso. Più avanti gli errori tendono a diminuire, mentre rimane la lentezza esecutiva e possono comparire difficoltà di comprensione e di stesura di un testo. Le reazioni emotive al disturbo, se non riconosciuto, tendono a crescere nel tempo. Il controllo della lettura e della scrittura diventa difficilmente automatico. Leggere e scrivere diventano raramente attività piacevoli. La curiosità e la voglia di imparare si riducono di fronte alla fatica necessaria per leggere. Il gap tra potenzialità e livello scolastico tende ad aumentare, a meno di non intervenire in modo adeguato. Esiste il rischio di abbandono scolastico e di deriva sociale nei casi non riconosciuti. La lettura favorisce lo sviluppo linguistico e, ovviamente, attraverso l‟esercizio, il bambino dislessico può migliorare la sua abilità. La dislessia si presenta in quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbilità), disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 18 casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, cioè una cattiva resa formale, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali. L‟approccio interdisciplinare è la prassi clinica maggiormente auspicabile in considerazione delle caratteristiche del disturbo e vede solitamente coinvolti il neuropsichiatra infantile, lo psicologo e il logopedista, senza escludere la partecipazione di altre professionalità per approfondire alcuni aspetti di funzionamento. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 19 La discalculia La discalculia (acalculia nei casi di estrema gravità) è un disturbo che si manifesta nei processi di calcolo e si può definire come un disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche che si manifesta in bambini a sviluppo tipico, di intelligenza normale, senza disturbi di natura affettiva e che non hanno subito danni neurologici 9. Tale difficoltà si manifesta in un‟estrema lentezza esecutiva nel calcolo, nella lettura dei numeri, nell‟apprendimento di tabelline e stringhe numeriche, e diviene maggiormente significativa nel corso del secondo ciclo della scuola 9 Rossi e Malaguti, Batteria di valutazione delle abilità matematiche, ed. Erikson, 1996; Lucangeli, Tressoldi e Fiore, Test ABCA.- Test delle abilità di calcolo aritmetico, Hoepli, 1998; http://www.academia.edu/1419010/La_discalculia_evolutiva Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 20 primaria, quando viene richiesta al bambino l‟applicazione rapida dei calcoli per risolvere i problemi. Bisogna distinguere tra difficoltà del calcolo e disturbo del calcolo. La prima con la rieducazione può migliorare in breve tempo, il secondo ha basi neurologiche e si presenta quasi sempre associato ad altri disturbi dell‟apprendimento. In questo caso parliamo di discalculia evolutiva, il bambino nasce così e il problema si sviluppa con la crescita, è difficile da risolvere e si può solo tamponare. Distinguiamo ancora tra discalculia primaria e discalculia secondaria. Nella prima non si sanno applicare le regole dell‟aritmetica più semplice, il bambino non sa fare i calcoli più semplici, si aiuta con le dita, ecc, nella seconda il disturbo è legato ad altri DSA. Si distinguono due profili: la prima tipologia di discalculia è da intendersi come una sorta di “cecità ai numeri», ovvero, in altri termini, come l‟incapacità del soggetto di comprendere le numerosità e, di conseguenza, di manipolarle. Il secondo profilo di discalculia si riferisce invece in modo specifico alla compromissione del processo di acquisizione delle procedure e degli algoritmi del calcolo [lettura, scrittura e incolonnamento dei numeri, recupero dei fatti numerici e degli algoritmi del calcolo scritto (Un algoritmo è un procedimento che risolve un determinato problema attraverso un numero finito di passi)]. Esempi di scritture di bambini discalculici Esempio di discalculia Lorenza Giangregorio e Paola Polidori Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 21 La discalculia è caratterizzata da un mancato rapporto “naturale” con il numero e con i processi astrattivi riguardanti l‟area matematica. Può essere associata al disturbo visuo-spaziale e alla dislessia. Frequentemente questa difficoltà specifica si rileva in soggetti colpiti da lesioni organiche precisamente localizzate (come si verifica spesso nei traumi cranici), ma in questo caso non si tratta di discalculia evolutiva.. L‟incidenza di tale disturbo appare molto ristretta, anche se molti studiosi ritengono che le difficoltà aritmetiche sarebbero molto più frequenti delle difficoltà di lettura, pur potendo non essere così evidenti come quelle, per il fatto che difficilmente un alunno è impegnato in una attività prolungata di calcolo, mentre è normale che lo sia in un compito di lettura. Sembra che la matematica crei problemi a tantissimi bambini della scuola elementare, anche in quelli senza nessun problema di apprendimento e le ragioni possono essere ricercate oltre che in un insegnamento non appropriato, nell‟essenza stessa della materia, in quanto, essendo l‟errore evidente in maniera indiscutibile, poiché, normalmente, vi è una sola risposta giusta, nel bambino è presente una forte paura di sbagliare o di non sapere individuare la strategia adatta alla risoluzione del problema. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 22 Una seconda ragione è legata al timore di non sapere come procedere e di non poter ricorrere alle strategie che normalmente consentono di cavarsela (diligenza, maggiore impegno, ecc.). E forse, proprio allo scarso aiuto di strategie di ordine e diligenza si deve il fatto che le bambine, che amano meno il rischio e rinunciano più facilmente a riprovare dopo un insuccesso, in genere amano meno dei bambini i compiti matematici. Una terza ragione può essere associata alla diffusa convinzione che per riuscire in matematica bisogna essere “portati” e avere una particolare intelligenza: la preoccupazione di sbagliare può anche essere in relazione con il timore di dover prendere atto di propri limiti intellettivi. In generale, e per sintetizzare La discalculia si manifesta soprattutto, alla fine del percorso di scuola Primaria. Il bambino discalculico non “vede” senza contare con le dita le quantità fino a 5 ed entro il 10 e inoltre ha difficoltà: nella conta all‟indietro nelle sottrazioni nelle divisioni nel ricordare le procedure di calcolo nell‟identificazione e nel riconoscimento dei numeri nella scrittura dei numeri nell‟associazione del numero alla quantità corrispondente nell‟effettuare numerazioni orali in senso ascendente e discendente nell‟automatismo dei conti con i “numeri amici” che formano sempre 10 nella lettura dei numeri e del posizionamento di cifre nel memorizzare le tabelline nell‟apprendere le tecniche per il calcolo veloce entro la fine della quinta elementare nell‟eseguire con facilità le divisioni e le moltiplicazioni, nell‟eseguire il calcolo mentale oppure nell‟eseguirlo velocemente nell‟automatismo della lettura dell‟orologio nel ricordare la differenza tra i vari tipi di frazione nel riconoscere automaticamente i tipi di angolo, di triangolo, le caratteristiche delle figure Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 23 nell‟imparare le formule delle aree e dei perimetri dei poligoni e le loro proprietà nell‟interpretare e risolvere i problemi aritmetici, soprattutto se la discalculia è associata a dislessia. Leonardo Trisciuzzi in Introduzione alla pedagogia speciale10, evidenzia come alla base delle competenze matematiche più mature vi sia la conquista di una qualità del pensiero che il pedagogista Jean Piaget definisce “reversibilità” che “consiste nella capacità di ripercorrere all‟indietro, mentalmente, l‟azione eseguita, fino a ritornare al punto di partenza” 11. Questa caratteristica del funzionamento mentale si sviluppa, generalmente, non prima dei sette anni. In base al pensiero reversibile si realizza il passaggio dall‟azione all‟astrazione. Il bambino, in base alla rielaborazione delle proprie azioni, si crea un insieme di schemi mentali in grado di ordinare l‟esperienza del mondo circostante che gli consentono di comprendere non solo il significato delle proprie azioni sulle cose, ma anche quello delle azioni degli altri. Egli si libera così dall‟immediatezza delle percezioni, ed è in grado di effettuare operazioni mentali flessibili, suscettibili di trasformazioni e cambiamenti, in virtù delle possibili combinazioni reciproche. Tali operazioni mentali, con la classificazione e la seriazione, sono alla base della matematica: la prima implica la capacità di riconoscere uguaglianze e differenze fra le cose in base ad un criterio stabilito a priori, mentre la seconda sottende la capacità di confrontare, comparare gli oggetti tra loro, ordinandoli in serie (ad esempio dal più piccolo al più grande). L‟apprendimento della matematica, inoltre, oltre alle abilità di base di stampo prettamente logico-matematico, sottende un insieme di abilità di tipo trasversale, comuni a tutti gli apprendimenti scolastici, come lo sviluppo dell‟organizzazione spaziale e temporale. Il disturbo del calcolo, infatti, può essere associato con le difficoltà spaziali che ostacolano la comprensione del valore posizionale, ma soprattutto producono frequenti errori di allineamento. 10 L. Trisciuzzi, C. Fratini, M. A. Galanti, Introduzione alla pedagogia speciale, Laterza, 2 J. Piaget., L’epistemologia genetica, Bari, Laterza ed., 1973; J. Piaget e al., L’insegnamento della matematica, Firenze, “La Nuova Italia” ed., 1969 11 Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 24 Tali difficoltà possono presentarsi in maniera isolata o associate le une alle altre e possono essere spie di una discalculia, ma anche di dislessia, oltre che di disturbo visuo-spaziale. Come la dislessia, anche la discalculia può presentarsi in grado lieve, medio o severo, da sola o associata ad altri disturbi dell‟apprendimento, senza esserne l‟effetto. Vi presento adesso alcuni classici problemi apparentemente facili, che mettono in difficoltà anche persone con buona competenza, tant‟è che riescono a risolverli solo un adulto ogni 50, per cui non c‟è da preoccuparsi se la cosa accade anche per il bambino. Una persona deve cucinare in un padellino tre frittelle. Ogni frittella deve essere cotta due minuti per lato. Il padellino può contenere solo due frittelle per volta. Qual è il tempo minimo possibile che è necessario per cucinare le tre frittelle? La risposta che generalmente viene data, sia dagli adulti in genere, sia dagli insegnanti di matematica è: 8 minuti. Il procedimento per la soluzione del problema che viene generalmente adottato è quello della sua scomposizione in due parti: prima si cucina dai due lati le due frittelle che possono trovare spazio nel pentolino (quattro minuti) e poi si fa la stessa cosa con la frittella rimasta (altri quattro minuti): dunque i quattro minuti della prima fase sommati ai successivi quattro minuti fanno otto minuti. Non si pensa alla possibilità di tenere sempre completamente occupato il pentolino, cuocendo prima due frittelle da un lato (due minuti), ma poi lasciandone una sola delle due per l‟altro lato e introducendo la terza per cuocerla da un lato (altri due minuti) e quindi cuocendo la seconda e la terza per il lato rimasto da cuocere (due minuti) per un totale di sei minuti. Un esempio di problema, invece, ove gli adulti incontrano problemi, ma non gli insegnanti di matematica è il seguente: Un mattone pesa un chilo più mezzo mattone. Quanto pesa il mattone? La formulazione linguistica mette molto spesso in difficoltà anche gli adulti che non riescono a scomporlo in affermazioni distinte e ad arrivare alla conclusione che, se il mattone è composto di due parti uguali e una parte pesa un chilo necessariamente anche l‟altra parte pesa un chilo. L‟insegnante di matematica immediatamente riconosce che si tratta di un problema con incognita presente in entrambi i termini dell‟uguaglianza e dunque che x = 1 + ½x. La risposta è 2. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 25 Invece i bambini con difficoltà nella soluzione di problemi si bloccano anche con esercizi molto prevedibili, che la scuola propone in continuazione, del tipo: a) La mamma compra tre chili di mele a 2 euro al chilo e due chili di arance a 2,4 euro al chilo. Se dà al fruttivendolo un biglietto da 20 euro, quanti soldi riceverà di resto? 6+4,8=10.8; 20-10.8=9.2 b) Si vuole ricoprire interamente di piastrelline quadrate le pareti di un bagno il cui perimetro è di 25 metri e l‟altezza di 3 metri. Quante piastrelle sono necessarie, se ogni piastrella misura 5 cm. per lato? 75 mq di superficie, 25 cm2 ogni piastrella. Il recupero della discalculia non è facile e dipende dalla precisione della diagnosi, dalla precocità dell‟intervento e dalla bravura dell‟educatore. Fondamentale, in ogni caso, a parte specifiche strategie che non ci competono, è da tenere presente che bisogna accordare al bambino tempi di esecuzione del compito più lunghi, privilegiando l‟autonomia piuttosto che la velocità e rendere consapevole il bambino che non esiste un‟unica strada valida per raggiungere l‟obiettivo. La disortografia La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole (secondo le regole della lingua in cui si scrive) in simboli grafici; è l‟alterazione del contenuto della parola, non (solo) della forma e si accompagna molto frequentemente alla disgrafia. Diverse sono le cause a cui attribuire la disortografia. Per una buona competenza ortografica è necessario che il bambino abbia raggiunto alcune importanti acquisizioni come l‟orientamento, l‟organizzazione e la strutturazione spaziale e temporale, una buona lateralizzazione, la capacità di percezione visiva e uditiva. Vi contribuiscono anche difficoltà di linguaggio e un processo lento nella simbolizzazione grafica. L‟incompiuta automatizzazione della scrittura richiede ai bambini disortografici un‟attenzione eccessiva sugli aspetti di ortografia, con una maggiore probabilità di errori e, spesso, un peggioramento della grafia. Il bambino disortografico può commettere errori tanto con le eccezioni ortografiche, quanto con parole facili, che però richiedono un‟analisi attenta dei suoni costitutivi o possono essere a disagio in aspetti, in linea di principio non Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 26 collegati, quali il livello di velocità di scrittura, la qualità del grafismo e dell‟espressione scritta. La disortografia si presenta con errori sistematici nella scrittura corsiva, quali: confusione tra fonemi simili, ad esempio “F” e “V”; “T” e “D”; “B” e “P”; “L” e “R”, “C” e “G”, “M” e “N” ecc.; confusione tra grafemi morfologicamente simili, ad esempio: “a” e “o”, “d” e “q”, “n” e “u”, “l” e “b”, “b” e “p”; omissioni, ad es. della doppia consonante (“palla-pala”, “posa-possa”), della vocale intermedia (fuoco-foco); nei digrammi, esempio folia- foglia; in parole varie, esempio mele per miele; in posizione preconsonantica di l, m, n, r, s: esempio piagere per piangere; nei dittonghi e nei gruppi vocalici, esempio foco per fuoco; raddoppiamento consonantico generico, esempio libbro per libro; dopo vocale iniziale esempio alla per ala; in parole che hanno già un raddoppiamento, esempio proffessore per professore; ripetizione sillabica, esempio, favovola per favola; sostituzioni di vocale, esempio pingui per pingue; di consonante, esempio cardo per caldo; inversioni nella sequenza dei suoni all‟interno della parole, ad esempio sefamoro anziché semaforo, tartore per trattore, inversioni dovute ad errori di orientamento spaziale, esempio campo per cambo o nuovo al posto di uovo; scorretta scrittura dei gruppi consonantici “sc”, “gn”, “gl”. Molti errori di scrittura sembrano riflettere un‟incapacità dell‟individuo di analizzare bene i suoni della lingua e di scomporli nei fonemi costitutivi. Errori curiosi (e significativi) in scrittura sono quelli che non mutano il suono dell‟enunciato. Per es. se, al posto di LUNATICO, si scrive L‟UNATICO oppure LUNA TICO. Se si rileggessero le parole sbagliate si pronuncerebbero allo stesso modo della parola corretta12. In questo caso la difficoltà del bambino non riguarda l‟analisi fonologica, ma la conoscenza precedentemente acquisita di come la parola si scrive o il ragionamento analogico adottato in base ad altre parole note: Cesare Cornoldi, Le difficolta‟ di apprendimento, (L‟apprendimento difficile), http://www.itcrossano.org/20112012/pubblicazioni%20preside%202012-2013/DSA/Cornoldi-Le_difficolta_di_apprendimento.pdf 12 Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 27 per questo motivo tali errori vengono chiamati non-fonologici e vengono associati all‟uso della via diretta non-fonologica. Nei testi scritti da bambini disortografici quindi si trovano: errori di tipo fonologico (scambi, omissioni, aggiunte, inversioni di lettere, grafema incompleto); errori di tipo non fonologico (grafema omofono, uso dell‟h, dell‟apostrofo, attaccatura-staccatura delle parole); Sono questi ultimi gli errori più sensibili ad una modificazione con l‟apprendimento. errori di doppie e di accenti. Mario Brotini, nel libro Le difficoltà di apprendimento13, distingue in proposito fra ortografia della parola e ortografia delle regole. Il primo caso riguarda la scrittura della parola utilizzando tutti i fonemi necessari, collocati nel modo giusto; il secondo invece si riferisce al giusto utilizzo delle regole grammaticali, ad esempio uso degli apostrofi, dell‟h, dei segni di interpunzione, e via dicendo. Sono soprattutto gli errori del primo gruppo che richiedono interventi correttivi, essendo strettamente legati a deficienze nell‟ambito percettivo, motorio, dell‟organizzazione spazio-temporale e della lateralizzazione. L‟ortografia delle regole infatti, è maggiormente legata alla comprensione; molti bambini acquisiscono queste regole in ritardo, ma con le parole “normali” che non richiedono l‟uso di particolari competenze, se la cavano bene. Il disortografico invece commette continui errori di ogni tipo, sia con parole facili, che con parole che richiedono particolari competenze grammaticali. Molti errori sono relativi a una cattiva competenza fonologica, all‟incapacità del bambino di segmentare le parole negli elementi costitutivi. Per la diagnosi di disortografia vale la consueta regola di una quantità di errori ortografici che difettano in misura uguale o superiore a due deviazioni standard rispetto ai risultati medi dei bambini che frequentano la stessa classe. La procedura più naturale per valutare la competenza ortografica sembra essere quella del dettato di un brano-standard, anche se vi sono vari problemi da affrontare, perché la maniera in cui si detta incide fortemente sulla qualità della prestazione. Per risolvere il problema si è pensato all‟utilizzo di dettati registrati o 13 Mario Brotini, Le difficoltà di apprendimento. Come affrontare disgrafie, disortografie, dislessie e discalculie, Edizioni del Cerro, 1998 Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 28 a far copiare un testo scritto, perché il bambino disortografico commette errori anche quando copia. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 29 Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 30 La Legge 170 dell’8 ottobre 2010 La Legge 170 dell‟8 ottobre 2010, come è noto, ha disciplinato i Disturbi specifici dell‟apprendimento in ambito scolastico e a seconda della disciplina e del caso specifico, prevede che l‟alunno con DSA possa, per alcune prestazioni non essenziali ai fini dei concetti da apprendere, essere dispensato: dall‟utilizzare contemporaneamente i quattro caratteri (stampatello maiuscolo, stampatello minuscolo, corsivo minuscolo, corsivo maiuscolo) dal leggere ad alta voce dallo scrivere sotto dettatura dal prendere appunti dal copiare dalla lavagna dallo studiare mnemonicamente le tabelline dallo studiare la lingua straniera in forma scritta dal rispettare la tempistica per la consegna dei compiti scritti dal rispettare la quantità dei compiti a casa dal conoscere a memoria la tabella delle misure dal conoscere a memoria la tabella delle formule geometriche dal conoscere a memoria lo schema delle procedure di calcolo dal conoscere a memoria la tavola dei verbi dall‟applicare mappe concettuali delle unità di apprendimento e può essere autorizzato a usare: computer con programma di videoscrittura, e correttore ortografico computer con programma di videoscrittura e sintesi vocale registratore e risorse audio (sintesi vocale, audiolibri, libri digitali) calcolatrici Per quanto concerne le verifiche è possibile: programmarle e concordarle con l‟alunno, anche per gli esami conclusivi dei cicli permettere la consultazione degli schemi utilizzati per lo studio Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 31 dare adeguata attenzione alla forma grafica della prova di verifica (carattere, spaziatura, interlinea, lunghezza delle righe) per facilitare l‟autonomia nella fase di decodifica prevedere sempre consegne orali in supporto a quelle scritte (soprattutto per la lingua straniera) partire da richieste più facili, aumentando gradualmente la difficoltà preferire test di riconoscimento a quelli di produzione premiare i progressi e gli sforzi, più che i risultati tenere conto del punto di partenza prevedere, all‟interno di un compito, più valutazioni, non considerando eventuali errori di calcolo e di scrittura compiere valutazioni che siano più attente alle conoscenze e alle competenze di analisi, sintesi e collegamento piuttosto che alla correttezza formale far usare strumenti e mediatori didattici nelle prove sia scritte sia orali (mappe concettuali, mappe cognitive) introdurre prove informatizzate programmare tempi più lunghi per l‟esecuzione delle prove pianificare prove di valutazione formativa Nel diploma finale rilasciato al termine degli esami non dovrà essere fatta menzione delle modalità di svolgimento delle prove e della loro differenziazione. Per concludere Non dobbiamo trascurare l‟impatto che un ripetuto fallimento scolastico può avere sullo sviluppo psichico del bambino a causa degli scarsi risultati scolastici: il bambino infatti afferma la propria identità e il proprio ruolo a scuola, dove trascorre la maggior parte del proprio tempo e il suo definirsi passa anche attraverso il suo “essere scolaro”. Un‟immagine fallimentare come può essere quella che proviene da un‟esperienza scolastica negativa, con il suo strascico di senso di frustrazione e impotenza, ha un impatto notevole sul benessere psicologico. Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico 32 I bambini con DSA, soprattutto se diagnosticati tardivamente o in modo non preciso, possono avere vissuti molto negativi delle proprie capacità. Tali soggetti spesso si vivono come “incapaci”, “stupidi” o con meno valore di altri compagni, l‟insuccesso scolastico è considerato spesso come espressione di scarsa intelligenza, scarsa abilità, è vissuto con senso di colpa e di inadeguatezza rispetto a ciò che pensano che i genitori si aspettino da loro, e come elemento di disconoscimento da parte dei pari. Ciò contribuisce a svalutare la loro “autoimmagine”, e a generare sentimenti di scarsa autostima che si mantengono nel tempo. In conclusione, i DSA possono essere trattati e la rieducazione può portare miglioramenti, ma spesso il disturbo persisterà per tutta la vita. Bibliografia Angelelli e al., DDO - Diagnosi dei disturbi ortografici in età evolutiva, Ed. Erickson, 1994 Brotini Mario, Le difficoltà di apprendimento, Disgrafie, Disortografie, Dislessie, Discalculie, Ed. del Cerro, 1986 Cornoldi Cesare, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Il Mulino, 1999 Cornoldi Cesare, Le difficoltà di apprendimento, (L’apprendimento difficile), http://www.itcrossano.org/2011-2012/pubblicazioni%20preside%202012-2013/DSA/CornoldiLe_difficolta_di_apprendimento.pdf Elisabeth Nuyts, Dysledie, Dyscalculie, Dysorthographie, Trouble de la mémoire, Prévention et remèdes, Autoedition, 2012 http://www.circolodidatticopietraligure.it/Batteria%20per%20la%20valutazione%20della%20s crittura%20e%20della%20competenza%20ortografica%20nella%20scuola%20dell.pdf http://www.ragazzidelfiume.it/rdf/wp-content/uploads/materiale-diagnostico-ad-uso-scolasticointerno.pdf Tressoldi-Cornoldi, Batteria per la valutazione della scrittura e della competenza ortografica, 2000 Lorenza Giangregorio Esperta e rieducatrice del gesto grafico