DISTRETTO CALZATURIERO VENETO Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Relazione finale progetto di ricerca Metadistretto Calzaturiero Veneto Via Mazzini, 2 – 30039 Stra (Ve) Italy tel. +39.049.9801422 fax. +39.049.9800503 [email protected] www.distrettocalzaturieroveneto.it Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione del progetto: Antonio Forcolin, Francesco Gambino, Giuseppe Saggin, Carlo Volebele Vay Consulenti di Marketing, Organizzazione e Logistica Vinicio Borgato, Federico Marzari, Aldo Petillo, Consulenti di Progettazione Maddalena Riccio, Marianna Simo, Andrea Fabris ACRIB (Associazione Calzaturifici Riviera del Brenta) Franco Cestonaro, Vittorino Martarello CNA di Rovigo (Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa) Franco Petrin, Elio De Gasperi, Franco Scantamburlo Associazione Artigiani e Piccola Impresa “Città della Riviera del Brenta” Gianpiero Menegazzo Rappresentante Patto di Distretto Mario Zambelli, Mauro Tescaro, Monica Musumeci Politecnico Calzaturiero scarl Maurizio Simion Studio Simion & Partners - Studio Commercialisti Associati Auditors & Advisors s.r.l. Progetto grafico ed impaginazione Francesco Iori, Lucio Monaro Realizzazione testi Antonio Forcolin, Federico Marzari, Aldo Petillo, Giuseppe Saggin, Carlo Volebele Vay Con il contributo della Regione Veneto L.R. 8/2003 In collaborazione con: Rovigo Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Relazione finale progetto di ricerca / Dicembre 2007 Prefazione DISTRETTI PRODUTTIVI: 4 ANNI PROFICUI CHE IL CALZATURIERO HA SAPUTO METTERE A FRUTTO. ED ORA GUARDIAMO AL DOMANI di Fabio Gava Il modello distrettuale, che ha visto crescere e svilupparsi una miriade di piccole imprese, è stato quello che il precedente Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ha definito “il miracolo” in grado di divenire “oggetto di studio nel mondo”. Un modello che ha dato vita a varie filiere produttive che costituivano e costituiscono delle vere “comunità” produttive. È proprio dalla consapevolezza di “essere comunità”, che parla lo stesso linguaggio, per favorire l’interscambio di conoscenze, che il distretto diventa, e dovrà sempre più diventare, il luogo che esalta la struttura organizzativa di tanti piccoli che si specializzano e integrano reciprocamente. Nel rivolgermi ai protagonisti di una delle migliori esperienze vissute nel Veneto in questi quattro anni, come quella degli imprenditori del calzaturiero, mi pare che la citazione di Carlo Azeglio Ciampi contenga al suo interno il modo più adatto per esprimere tutta la mia considerazione e rivolgere a tutti sinceri complimenti per il cammino svolto ed i risultati raggiunti. La legge regionale che avete così ben saputo utilizzare ha dimostrato in questi quattro anni la fondatezza delle scelte operate dalla Regione Veneto che, proprio anche grazie alle indicazioni giunte dai destinatari della legge, nel marzo 2006 ne ha approvato una rivisitazione, con un cammino veloce, concertato e concreto che è andato ben aldilà degli schieramenti politici, inserendo al suo interno tante novità come i metadistretti, le aggregazioni di filiera, i nuovi parametri per favorire l’aggregazione, il rafforzamento delle Misure rivolte alla ricerca e all’innovazione. È infatti sulle parole chiave, “internazionalizzazione” e “aggregazione sistemica”, sulle quali si gioca il nostro futuro, e sulle quali il calzaturiero ha già saputo concentrare il suo I Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto lavoro in sede distrettuale, fatto ampiamente dimostrato nei contenuti di questa pubblicazione. La vera forza che le imprese possono trovare all’interno di questi sistemi produttivi è anche quella di esprimere la loro capacità di cooperare dialogando tra loro, non in competizione, ma come “giocatori” con ruoli diversi di una “stessa squadra”, che riescono a vedere i loro competitors all’esterno. Le imprese, all’interno di questi sistemi organizzativi integrati, possono altresì cooperare dialogando tra loro e superare la logica della competizione per fare squadra, con la consapevolezza di essere “comunità” che parla lo stesso linguaggio, nella quale la conoscenza è un bene da condividere perché saperi complementari sono in grado di generare nuova conoscenza, quindi di esprimere capacità di innovazione, indicatore fondamentale, tra gli altri, ai fini dell’accreditamento regionale quale distretto produttivo. Allo scopo di favorire quel meccanismo di trasferimento della conoscenza che fa del distretto luogo e strumento privilegiato per la rapida diffusione di knowhow e innovazione tecnologica, le linee guida della legge regionale sono la ricerca e innovazione di prodotto o di ciclo produttivo, nella convinzione che nel mondo globalizzato la concorrenza si attui non tanto sui costi della produzione quanto sulla qualità dei processi e dei prodotti. Il Veneto che ha sofferto, più di altri, la velocità dei processi di globalizzazione, si è dunque attrezzato e si sta attrezzando per fornire una risposta adeguata, consapevole che la propria realtà produttiva è ancora un valore saldo e con buone prospettive. La realtà produttiva veneta, apprezzata in Italia e nel mondo, è supportata da una moderna politica di sostegno grazie alla collaborazione di tutte le forze istituzionali, all’interno della quale anche banche e istituti finanziari devono svolgere un ruolo attivo. Volendo entrare, poi, più nello specifico dell’attuale situazione sui sistemi produttivi veneti, possiamo dire che le caratteristiche dei bandi di accesso ai cofinanziamenti emanati dalla Giunta Regionale per l’anno 2007 che hanno reso disponibili risorse finanziare per 15 milioni di euro, di cui 1,3 milioni destinati alle aggregazioni di filiera e 13,7 milioni per i Distretti e Metadistretti – sono selettività, premialità, coerenza con la II programmazione comunitaria recente, sostegno alla ricerca e all’innovazione, nuova spinta propulsiva all’internazionalizzazione, attenzione alla logistica di distretto, rispetto per l’ambiente. Altro dato interessante è rappresentato dal fatto che la Giunta Regionale ha stanziato la somma di 15 milioni di euro nel 2003, 17 milioni di euro nel 2004, 20 milioni di euro nel 2005, 15 milioni nel 2006, 15 milioni nel 2007, per un totale di 62 milioni di euro, a fronte di progettualità presentate, e quindi, per un volume economico di investimenti potenziale di circa 271 milioni di euro. Più di quattro anni di azione efficace e mirata, se si pensa che i distretti veneti, dai 28 del 2003, sono oggi 45 realtà riconosciute dalla Regione (così suddivisi: 8 Metadistretti e 37 Distretti), con il coinvolgimento di più di 9000 imprese per un totale di oltre 268 mila lavoratori. L’azione di sostegno perseguita ha realizzato risultati interessanti, come evidenziano i progetti afferenti alle misure 2 “Ricerca e sviluppo tecnologico” cresciuti in numero, qualità e “spessore”. La misura 2 “Ricerca e sviluppo tecnologico” è rappresentativa dell’importanza che la Regione Veneto intende attribuire alla ricerca scientifica e all’innovazione poiché essa stessa è “l’anima” dello sviluppo distrettuale. Si è infatti passati dai 16 progetti proposti nel 2003 ai 40 del 2004, (e che costituiscono rispettivamente il 13% e il 33% dei progetti presentati), ai 58 del 2005, pari al 44% dei progetti presentati e pari al 60% del cofinanziamento regionale impegnato con il bando del 2005. Il bando 2006 invece ha raccolto ben 70 progetti di “R&S” (il 48% del totale) che rappresentano il 58% dell’intero importo stanziato. Il Bando 2007 ha raccolto un totale di 55 domande afferenti alle misure 2, pari al 62% del totale. Sul più ampio fronte della competitività, la Regione ha seguito un percorso nella predisposizione di una serie di Libri Bianchi su tematiche di grande interesse quali infrastrutture, formazione, ricerca, innovazione e sistema imprenditoriale. A testimonianza della rilevanza dell’argomento, non va dimenticato inoltre il Piano Operativo Regionale (POR) per l’utilizzo dei fondi Europei 2007-2013, pari a 453 milioni di euro per il solo settore III Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto dell’economia. Quest’ultimo, dedica molto spazio all’innovazione riconoscendola quale chiave strategica per un riorientamento dell’economia della Regione, prevedendo una strategia regionale incentrata sulla valorizzazione del sistema veneto dell’innovazione. La best practice veneta, in ultima analisi, si segnala per un contributo normativo non tradizionale (ed esportabile ad altre realtà) di un fattore di successo competitivo quali sono i distretti produttivi. In questa escalation positiva il distretto della Calzatura è stato ed è una delle stelle polari, e di questo vi ringrazio e mi complimento. Avv. Fabio Gava Assessore Politiche Economiche ed Istituzionali Regione del Veneto IV Presentazione I fattori competitivi che accomunano le Aziende del Metadistretto Calzaturiero Veneto sono la flessibilità e la capacità di innovare il prodotto sia dal punto di vista stilistico che tecnico. Tali capacità che utilizzano, come principali strumenti, l’intuizione e la creatività, sostenute dall’esperienza e dal know how di prodotto devono essere aggiornate e sviluppate per soddisfare le nuove esigenze del mercato. Le soluzioni progettuali che le aziende propongono al mercato, pur essendo innovative ed accattivanti, potrebbero risultare, ancora più interessanti, se i progettisti fossero supportati da strumenti metodologici e di analisi idonei a definire con maggiore precisione i requisiti progettuali ed utili a gestire e documentare, in modo coerente e preciso, i processi di sviluppo tecnico e di produzione. È, quindi, necessario che le aziende, anche, per la fase di progettazione si attivino per operare secondo un processo organizzato e formalizzato, senza lasciare le scelte solo all’intuizione o all’improvvisazione con l’obiettivo di offrire, al mercato, campionari innovativi, sempre più personalizzati, in tempi rapidi e con costi predefiniti. Il progetto “Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto” realizzato nell’ambito della Legge Regionale 4 aprile 2003, n.8: “Disciplina dei Distretti Produttivi ed interventi di politica industriale locale – Bando 2006”, è stato elaborato per favorire la crescita della cultura imprenditoriale delle aziende, con l’obiettivo di sviluppare una capacità di comprensione e gestione dei fattori critici di successo del proprio business in relazione al mercato. Per supportare questo processo di crescita sono stati realizzati seminari per un mirato aggiornamento culturale ed imprenditoriale, laboratori di progettazione per favorire e sviluppare, con metodologie innovative, una progettazione autonoma e identitaria ed interventi di consulenza personalizzata nell’area del marketing e del design. V Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Tale approccio, di tipo integrato, ha favorito una maggiore comprensione delle dinamiche di consumo, anche in ottica internazionale, ha consentito di riflettere sui rapporti Design - Marketing e sui ruoli coinvolti; ha evidenziato come il merchandising e il punto vendita rappresentino, oggi, fattori critici di successo, ha fornito metodi elementari per la comprensione degli scenari, delle tendenze, dell’evoluzione dei modelli di consumo ed, infine, ha proposto un nuovo approccio al design e alla creazione di collezioni. Franco Ballin Presidente ATI “Metadistretto Calzaturiero Veneto” VI Indice 1. 1.1. 1.2. 1.3. Seminari, laboratori, interventi di assistenza e consulenza ...... Lo Scenario ................................................................................ Il progetto di sviluppo per le aziende del settore ..................... Il posizionamento competitivo dell’azienda e la gestione strategica del business ......................................... 1.4. Organizzazione e struttura dell’approccio ................................ 5 11 2. 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 2.5. 2.6. 2.7. 2.8. Seminari di aggiornamento ....................................................... Obiettivi, metodologie e contenuti ............................................ Il percorso di aggiornamento nell’area del marketing ............. Analisi degli scenari e dei trends .............................................. Il negozio: macchina per vendere.............................................. Consumo & Consumatori ........................................................... Visual Merchandising ................................................................ Logistica integrata e supply chain.............................................. Il design innovativo ................................................................... 13 13 18 53 61 64 74 86 93 3. Assistenza e Consulenza ............................................................ 109 VII 1 1 4 Capitolo 1 SEMINARI, LABORATORI, INTERVENTI DI ASSISTENZA E CONSULENZA 1.1 LO SCENARIO Il Metadistretto Calzaturiero Veneto ha dato l’avvio, in questi anni, ad una serie di progetti e di interventi di riflessione e di assistenza per le aziende aderenti al patto, dei settori moda e calzaturiero, finalizzati a definire un approccio innovativo per i futuri programmi di sviluppo del comparto industriale del Veneto. Le mutevoli esigenze del mercato obbligano, infatti, le industrie calzaturiere ad un più rapido ed efficiente sviluppo dei nuovi prodotti, rendendo auspicabile il coinvolgimento, ma soprattutto la crescita di tutte le aziende che collaborano nella progettazione, industrializzazione e produzione della calzatura. Il Metadistretto Calzaturiero Veneto conta attualmente circa 1.000 aziende che danno lavoro ad oltre 20.000 addetti. Le realtà imprenditoriali sono molto diversificate, sia in termini di settori merceologici, che dal punto di vista geografico (vicinanza a città, concentrazioni manifatturiere, snodi di comunicazione). Fattori questi che possono rendere più o meno facile il reperimento di risorse specialistiche e/o generiche. Altri fattori da considerare sono indicativamente: l’esistenza di filiere, l’orientamento all’estero, la dipendenza dal cliente, il tasso d’innovazione tecnologica, il brand, etc. Il modello di sviluppo fin qui perseguito si è basato per lo più sull’imitazione di realtà eccellenti soprattutto in termini d’efficienza, d’innovazione produttiva e di collaborazione con i leader, anche in ottica di filiera. Minore attenzione è stata data sino ad oggi ad elementi “soft” del 1 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto business quali: il marketing, l’organizzazione commerciale e distributiva, l’innovazione di prodotto e il design, etc. L’osservazione e l’analisi effettuata su diverse aziende del comparto nel corso di questi anni portano a delineare questi scenari: • La generazione che ha costruito il successo economico è ancora operativa, con tutti i vantaggi e svantaggi, quali: resistenze culturali legate alla globalizzazione, incapacità a delegare ed a lavorare in team. Per contro: spirito imprenditoriale, continuità, abnegazione e spirito di sacrificio, etc. • Difficoltà per le nuove generazioni, in molti casi, di affermarsi e di implementare nuovi modelli imprenditoriali e di business, poiché: “Il passato non passa” • Difficoltà ad inserire figure professionali autonome, non direttamente o indirettamente collegate alla famiglia o al territorio (sindrome tribale). • Forte radicamento nel territorio, con scarsa propensione però, a sviluppare politiche “Glocal” e d’attrattività geografica (brand del territorio). • Riluttanza a creare forme di cooperazione comune, in un’ottica di contenimento dei costi e di creazione di sinergie, nell’area degli acquisti, produttiva, commerciale e distributiva: “Ognuno per sé” • La finanza, questa sconosciuta…… Tutte queste situazioni hanno indotto le Associazioni di categoria che aderiscono al patto a svolgere, in questi anni, un profondo lavoro di sensibilizzazione presso gli associati allo scopo di farli riflettere su queste tematiche e a proporre un nuovo modello di conoscenze e di crescita culturale più coerente con l’esigenza di gestire la complessità della situazione odierna. Quindi, occorre: non solo sapere fare bene il proprio lavoro, ma anche acquisire conoscenze concettuali e saper fare diversi e più complessi. Fattori questi che richiedono, a volte, nuove forme di agire imprenditoriale, professionale e di team. 2 Capitolo 1 – Seminari, laboratori, interventi di assistenza e consulenza Le tematiche prioritarie individuate dalle Associazioni che partecipano al patto del Metadistretto Calzaturiero Veneto sono le seguenti: • Famiglia-Azienda: il problema della successione e della condivisone del potere, anche attraverso figure professionali esterne • Il problema della cooperazione su interessi / progetti comuni: le filiere strategiche. • I processi commerciali internazionale: dove, come e con chi andare. • L’innovazione di prodotto, di marketing, di distribuzione: quali modalità • Lo sviluppo del Design, delle politiche di Brand e della Communication (anche consortile). • Quali leve finanziarie utilizzare. Tali realtà Associative si trovano pertanto a dovere rispondere ad una domanda sia di crescita culturale e imprenditoriale, intesa in senso ampio, sia ad una domanda di crescita cognitiva specifica per settori operanti in ambienti regolati da fattori di successo altrettanto specifici. Potremmo così sintetizzare la sfida: favorire la capacità di comprensione e gestione dei fattori critici di successo del proprio business e mercato oltre alla conoscenza della clientela finale e diffondere una cultura d’impresa più articolata e coerente con le sfide odierne. Il diagramma seguente cerca di evidenziare le problematiche che il Metadistretto Calzaturiero Veneto deve affrontare nell’immediato futuro, vale a dire passare da una frammentazione e pluralità di domande ad un progetto coerente di crescita, sia professionale, che generale e culturale. 3 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto In altri termini potremmo parlare di necessità di adeguare il Carico Cognitivo alle nuove sfide. È un modo elegante per dire che i diversi operatori dovrebbero comprendere in che gioco si trovino e quali ne siano le regole. Tutto questo accade, come ormai sappiamo, all’interno di regole e leggi dettate dalla globalizzazione e dagli accordi fra Stati. 1.2 IL PROGETTO DI SVILUPPO PER LE AZIENDE DEL SETTORE A queste domande il Metadistretto Calzaturiero Veneto ha voluto dare una risposta forte in un’ottica strategica orientata su questi punti: 4 Capitolo 1 – Seminari, laboratori, interventi di assistenza e consulenza • Realizzazione di una serie di interventi seminariali di aggiornamento culturale, aperti a tutte le Aziende aderenti al patto; • Favorire e sviluppare, con metodologie innovative, una progettazione autonoma e identitaria. • Fornire consulenza di marketing e design alle aziende interessate. Tale approccio, che potremmo chiamare integrato, si pone una serie d’obiettivi che, brevemente, possiamo elencare nel seguente modo: • Favorire una maggiore comprensione delle dinamiche di consumo, anche in ottica internazionale • Riflettere sui rapporti Design - Marketing e sui ruoli coinvolti. • Il merchandising e il punto vendita intesi come fattori critici di successo • Fornire metodi basic per la comprensione degli scenari, delle tendenze, dell’evoluzione dei modelli di consumo • Sviluppare un nuovo approccio al Design e alla creazione di collezioni. Il piano operativo realizzato è stato articolato nelle seguenti azioni: • Seminari di Aggiornamento per Stilisti, Designer e Marketing • Seminari sulla progettazione e sulla definizione dell’Identità. • Consulenza mirata alle Aziende, su progetti specifici. È importante, in ogni modo, prima di passare alla descrizione dei programmi e dei progetti, fare una premessa metodologica che è alla base della filosofia degli interventi e che descriviamo brevemente qui di seguito. 1.3 IL POSIZIONAMENTO COMPETITIVO DELL’AZIENDA E LA GESTIONE STRATEGICA DEL BUSINESS In generale, e tanto più di fronte a cambiamenti rapidi, il successo della azienda è legato sostanzialmente a due ordini di fattori: 5 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto • La comprensione delle regole del gioco che governano il business dei prodotti/servizi • La definizione di una strategia di mercato e organizzativa coerente con le proprie capacità competitive Sviluppiamo, quindi, questi due punti attraverso tre distinte fasi. La prima fase, che chiameremo definizione del posizionamento competitivo, implica l’analisi dei fattori critici di successo del business e dei principali competitori (player) che possono cambiare a seconda di una gamma di prodotti/servizi più o meno articolata. Infatti, più la gamma è articolata e diversificata, più sono i competitori, ciascuno con i propri punti di forza e debolezza, che possono erodere la competitività dell’ azienda sui diversi mercati. La seconda fase suggerisce di identificare i propri punti di forza interni su cui far leva coerentemente con i fattori critici di successo esterni. Ad esempio, nel mercato automobilistico i fattori critici di successo del segmento A sono differenti da quelli del segmento C e, naturalmente, cambiano anche i player. Nel segmento A, i principali competitors di riferimento saranno Chevrolet, Kia, Ford, Hyundai etc., mentre nel segmento C potranno essere Volkswagen, Peugeot e Ford etc. Anche i fattori critici muteranno di conseguenza. Nel primo caso saranno: prezzo, design, consumi, manovrabilità, mentre nel secondo saranno: immagine, prestazioni, qualità, finiture, dotazione di bordo etc. La terza fase consiste in questo: una volta definiti i principali fattori di successo sul mercato d’interesse, occorrerà identificare e valutare i propri fattori di successo coerenti con le regole del mercato (che saranno necessariamente pochi). Sempre rimanendo all’interno dell’esempio sul settore automobilistico, questi potranno essere: • Reperibilità dei pezzi di ricambio, • Prezzo di vendita, diffusione della rete dei dealer • Assistenza, • Servizi post-vendita, • Rivendibilità etc. 6 Capitolo 1 – Seminari, laboratori, interventi di assistenza e consulenza Una volta identificati i fattori, si tratterà di definire una serie di azioni rilevanti per implementare le aree di forza, che chiameremo gestione strategica del cambiamento/riposizionamento. Questa serie di azioni, che possono essere sequenziali e/o parallele, riguarda diversi processi e attività aziendali, quali: design per il restyling, formazione delle officine e dei manutentori, miglioramento dei servizi post-vendita etc. Uno strumento altrettanto valido e utilizzato dai manager di tutto il mondo per questo tipo di analisi è la matrice S.W.O.T (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats). Uno strumento noto e ampiamente usato L’analisi S.W.O.T. consente di visualizzare i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce che riguardano l’azienda e di sviluppare le opportune strategie di crescita e/o di contrasto. Questo tipo di analisi può sicuramente consentire di giungere a soluzioni creative e innovative in grado di imprimere una svolta radicale al business. Un’azienda americana specializzata nell’assemblaggio e vendita di computer ha ridisegnato radicalmente il proprio rapporto con la clientela consentendo al cliente di ordinare il proprio computer personalizzato 7 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto tramite una rete on line in grado di metterlo in contatto con i suoi principali fornitori e di scegliersi personalmente i componenti da assemblare. In questo modo è stato aggirato brillantemente il problema dei distributori, del magazzino, dell’immagine, del prezzo etc. Un esempio analogo è dato, nel campo librario, da Amazon, che non si limita più a vendere on-line ai suoi clienti libri e audiovisivi con una gamma amplissima di titoli disponibili, ma addirittura assiste e consiglia gli abbonati al servizio su nuovi titoli e prodotti multimediali che potrebbero essere di loro gradimento. Le opportunità offerte da queste metodologie di analisi sono: • Definire le proprie probabilità di successo ed evitare investimenti costosi su prodotti destinati all’insuccesso (politica del gaspillage: dato che abbiamo speso tanto su questo prodotto, continuiamo nello sviluppo e nella vendita, anche se non ci crediamo). • Riuscire a far pulizia e razionalizzare la gamma/ linee di prodotto/servizio selezionando quelle più performanti. • Visualizzare facilmente non solo il fabbisogno di risorse economiche, ma anche e soprattutto il gap di competenze da colmare per poter essere competitivi (marketing, internazionale, financial, etc.) la quantità e qualità delle risorse umane da acquisire. A titolo d’esempio, nella matrice successiva viene evidenziato il posizionamento di una azienda rispetto ai competitori evidenziandone i punti di forza e di debolezza rispetto ai fattori critici di successo del business ipotizzato (computer, auto, macchinari etc.). Lo schema evidenzia come l’azienda in questione abbia tre fattori critici da migliorare che nel caso considerato non rappresentano comunque un aggravamento sostanziale dei costi (fare un oggetto bello o brutto costa grosso modo lo stesso; altra cosa, in termine di costi è competere su tutti i mercati internazionali). 8 Capitolo 1 – Seminari, laboratori, interventi di assistenza e consulenza Evidenziato come le aree critiche dell’azienda in questione siano collocate nel design, gamma e immagine, vediamo ora attraverso lo schema posto nella pagina seguente, come si può migliorare l’azione di riposizionamento competitivo attraverso una combinazione di interventi mirati a ridurre i gap emersi e a rilanciare le diverse aree interessate. 9 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Lo schema evidenzia i tre fattori critici su cui l’azienda può sicuramente migliorare (design, gamma e immagine). Per ottenere un miglioramento complessivo le occorrerà agire su tre livelli: • Azioni da intraprendere • Funzioni e processi coinvolti • Competenze da acquisire. Ad esempio, per quanto concerne il design, sarebbe utile spostare il centro di design in una città/regione fortemente orientata alla moda e al design per favorire un processo di cross fertilization, acquisire competenze specifiche in loco e monitorare i trend. Le funzioni da coinvolgere sono indicativamente quelle riportate nello schema e ciò deve avvenire nel senso di favorire un’integrazione tra queste funzioni che talvolta hanno logiche divergenti. Vanno identificate chiaramente responsabilità, potere e autorità. Le competenze da acquisire sono evidentemente correlate al Marketing, all’orientamento al cliente e alla comprensione delle esigenze delle altre funzioni. Tutto questo comporta un piano di azione dettagliato che definiamo : gestione strategica del progetto. 10 Capitolo 1 – Seminari, laboratori, interventi di assistenza e consulenza 1.4 ORGANIZZAZIONE E STRUTTURA DELL’APPROCCIO Come già detto, l’approccio adottato per rispondere a queste esigenze del settore è triplice e si basa su: • • • Sensibilizzazione ed aggiornamento del personale del Design e del Marketing ad interagire e comprendere le evoluzioni dei trend Facilitare un nuovo approccio alla progettazione creativa che connoti l’Azienda Fornire supporti metodologici e di consulting alle Aziende. Qui di seguito, affrontiamo i temi generali che sono stati trattati nelle diverse esperienze di aggiornamento, creatività e di consulenza previste dal progetto. 11 Capitolo 2 SEMINARI DI AGGIORNAMENTO I seminari di aggiornamento sono stati predisposti per fornire conoscenze e metodologie innovative allo stilista/designer, figura strategica per il successo delle aziende del settore calzaturiero. Questa figura deve avere una conoscenza appropriata delle dinamiche aziendali e di quelle della filiera, rendendo coerente la sua azione con le strategie di brand e commerciali dell’azienda Il suo ruolo ha, quindi, una forte valenza d’integrazione delle diverse componenti organizzative interne ed esterne e richiede che acquisisca nuove competenze che comprendono, anche, conoscenze non marginali di marketing, sociologia della moda, antropologia culturale e psicologia dei consumi. Con questo ciclo di seminari, si è voluto quindi focalizzare l’attenzione sui trend e le driving forces, sui modelli di consumo e sui mutamenti valoriali e culturali della società in cui si opera fornendo strumenti per interpretare i gusti e i cambiamenti del mercato. Nei paragrafi successivi si illustrano gli obiettivi, le metodologie utilizzate per l’erogazione, le caratteristiche dei materiali elaborati ed, infine, si propongono le sintesi dei materiali prodotti per i singoli seminari. 2.1 OBIETTIVI, METODOLOGIE E CONTENUTI Gli interventi seminariali hanno avuto l’obiettivo di aiutare la trasformazione di un ruolo chiave per le aziende del settore, come quello dello Stilista/Designer, basato quasi esclusivamente sulla creatività personale e l’esperienza, verso una figura professionale dotata di maggiori strumenti e tecniche conoscitive del mercato e dell’evoluzione dei gusti, per creare le condizioni illustrate nelle due immagini seguenti: 13 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 14 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Metodologie utilizzate Nell’erogazione dei seminari sono state utilizzate le metodologie ispirate ai principi dell’Action-Learning: lezioni teoriche con slide, discussione, studio di case history, lavori individuali e di gruppo, sessioni creative, espressione di progettualità Contenuti del percorso formativo: Introduzione al marketing e i concetti fondamentali. • I concetti fondamentali del marketing • Il prodotto/funzione d’uso • La relazione prodotto-mercato e prodotto-consumatore • La concorrenza • Il posizionamento • Analisi degli scenari e dei trend Comprensione dei modelli di consumo e d’acquisto. • Le principali motivazioni all’acquisto da un punto di vista sociologico e psicologico • I principali comportamenti del consumatore e la loro dinamica • Le motivazioni conscie e inconscie all’acquisto: metodologie interpretative. La segmentazione del mercato • Macro e microsegmentazione. • Analisi della domanda manifesta, latente e indotta. • Analisi della microevoluzione dei bisogni del cliente • Coerenza tra prodotto-offerta e domanda dei vari segmenti. Le leve del Marketing Mix e la gestione della competitività. • Gli strumenti del marketing mix • Il prodotto e il suo ciclo di vita, le politiche di prezzo e la distribuzione • Le politiche di comunicazione e l’advertising. • Concetto di Brand e di Brand identity • Valori del Brand e della Brand Identity • Come costruire un Brand e trasmettere la sua immagine 15 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto La pianificazione strategica di Marketing • Analisi della situazione competitiva • Modalità e scelta dei competitors • Il marketing globale: con chi competere, a quale livello • Le vie della globalizzazione ed internazionalizzazione • La pianificazione dell’attività di marketing. Consumo e consumatori • Valori culturali del Fashion • Trend ed evoluzione • Globalizzazione, moda e Design • Il Design come fattore critico di successo. • Il nuovo “senso” del marketing • Consumo e consumatori: l’era dei non bisogni (desideri e sogni). • I nuovi percorsi decisionali di consumo • Dal prodotto all’offerta globale Visual Merchandising • Il marketing operativo sul punto vendita • Le tappe verso il “nuovo” punto vendita • La filosofia del Visual Merchandising • Il Visual Merchandising come mezzo di comunicazione • Lo store design • Il Layout delle attrezzature e merceologico: obiettivi • Le sequenze logiche nel Punto Vendita: le adiacenze commerciali La Logistica e la Supply Chain • La supply chain: principali elementi che influiscono sul valore aggiunto • La logistica integrata • La scelta delle allocazioni • Strategie per l’apertura di point of sales (Retail). Il Design Innovativo • Concept Idea e Design • Il processo del design innovativo: principali elementi. 16 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento • Il Design strategico • Design e Fashion • Identità e Design Strumenti di marketing operativo • Analisi e valutazione della gamma/assortimento prodotti e loro redditività • Valutazione del portafoglio clienti • Valutazione del sistema commerciale e distributivo (delater, retail) e sua pianificazione • Benchmarking dei competitors • Brand building Caratteristiche dei materiali presentati La raccolta dei materiali utilizzati per i seminari dai docenti sono presentati nei paragrafi dal 2.2. al 2.8. I documenti presentano differenze di impaginazione e di caratteri dovute alla diversità degli approcci e alla tipologia dei contenuti. I lavori di gruppo ed individuali realizzati dagli allievi su base cartacea non sono stati riprodotti. 17 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 2.2 IL PERCORSO DI AGGIORNAMENTO NELL’AREA DEL MARKETING A cura di: Dr. Giuseppe Saggin e Dr. Carlo Volebele Vay Approfondiamo qui di seguito alcuni aspetti chiave del programma base di marketing e partiamo subito da un punto importante: noi, sia come imprenditori, sia come cittadini, viviamo e partecipiamo quotidianamente a fenomeni di marketing, perché, da oltre una cinquantina di anni, il marketing si occupa dei bisogni delle persone e delle imprese cercando di soddisfarli nel migliore dei modi, con prodotti e servizi efficienti ed efficaci, sempre più spesso confezionati su misura per i nostri gusti ed esigenze. Naturalmente, perché questo possa avvenire con il massimo vantaggio reciproco per l’impresa e per il consumatore, occorrerà una grande capacità di comprendere e soprattutto anticipare i bisogni di beni e servizi. Arrivare per primi con un prodotto o servizio nel momento in cui se ne forma il bisogno sarà ovviamente un vantaggio competitivo fondamentale per un’impresa. 18 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Il Marketing è quindi un insieme di metodologie e di schemi di analisi che consentono all’ impresa di identificare con sufficiente precisione quali saranno le esigenze dei propri clienti in modo da poter decidere di volta in volta su quali prodotti puntare, in quale momento, come distribuirli, a che prezzo proporli e come comunicare efficacemente con il mercato. 19 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Tutto questo è già molto importante, perché dalla conoscenza dei reali bisogni dei nostri clienti, sia attuali che futuri, saremo in grado di passare dal tradizionale rapporto produzione – vendita: “Vendo tutto quel che produco” che rispecchia fedelmente logiche industriali ancora presenti, ma sicuramente datate, ad un molto più vantaggioso: “Produco solo quello che sono in grado di vendere”. Per giungere a questo, occorrerà di conseguenza ridefinire le strategie dell’impresa adattandole alle nuove metodologie. Gli orientamenti prevalenti fino a non troppi anni fa e in parte ancora presenti, pur se in fase di superamento, sono stati rispettivamente: • L’orientamento alla produzione, parte dalla considerazione che gli acquirenti acquisteranno un prodotto solo perché è disponibile sul mercato e dunque l’unico elemento di competizione diventa il prezzo, ragion per cui lo sforzo massimo dell’impresa sarà quello di produrre e distribuire nel modo più efficiente, riducendo al massimo i costi. • L’orientamento alla vendita, i fattori premianti diventano la capacità di promuovere e vendere i propri prodotti e dunque sulla capacità dell’ azienda di migliorare continuamente il proprio prodotto/servizio e di comunicare con il cliente. Questa impostazione, che punta l’attenzione dell’organizzazione quasi esclusivamente sul Selling viene talvolta confusa con quello che invece è l’orientamento oggi prevalente: • L’orientamento al marketing, parte dal presupposto che una rete di vendita efficiente e capillare non garantisce comunque il successo dell’ azienda se i suoi prodotti non nascono per soddisfare i reali bisogni dei clienti. In altre parole, se continuo a produrre pellicole 35 mm. per macchine fotografiche tradizionali, quando il bisogno/desiderio dei miei clienti è ormai indirizzato 20 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento alle macchine fotografiche digitali che non ne fanno uso, potrò disporre della miglior rete di vendita possibile, ma difficilmente riuscirò ad uscire dalla nicchia del comparto amatoriale. Per questo, tutto lo sforzo dell’organizzazione sarà rivolto ad analizzare e anticipare i bisogni/desideri del proprio target di riferimento per riuscire a produrre per tempo unicamente i prodotti e servizi adeguati e richiesti. Operando in questa nuova ottica, sarà estremamente importante conoscere a fondo il proprio mercato di riferimento e tutto quello che si muove attorno: i propri clienti, in primis, ma anche i competitors, i canali distributivi, i fornitori, ma non solo. Lo schema evidenzia ampiamente che la capacità strategica dell’azienda si deve indirizzare su due fronti, apparentemente distinti, ma in 21 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto realtà interagenti. Il primo è quello delimitato dal riquadro interno, dove si svolge la competizione quotidiana dell’impresa e dove, in maniera più o meno intensa, regole del gioco, player e relazioni, sono, o dovrebbero essere, abbastanza conosciute. L’altro, quello esterno, è invece più sfuggente, ma oltremodo insidioso, perché un qualsiasi cambiamento non previsto per tempo nelle macroaree indicate, può portare a conseguenze dannose, se non catastrofiche per le imprese. Pensiamo, per esempio, a cosa ha portato a suo tempo la prima grande crisi del petrolio susseguente al conflitto araboisraeliano nel campo automobilistico; progetti miliardari di auto di grossa cilindrata, costose e divoratrici di benzina sono stati cestinati alla svelta perché il mercato richiedeva improvvisamente auto a bassi consumi. Un fatto altrettanto rivoluzionario, anche se per cause diverse, è accaduto nel campo dell’aviazione civile con l’apertura di un mercato sostanzialmente chiuso alla libera concorrenza delle compagnie private. Questo fatto, abbastanza repentino, ha messo in gravi difficoltà compagnie storiche come la TWA non più in grado di reggere la competizione con aziende più agili e low cost. Nel campo della cultura e dei trend possiamo citare, come elemento di svolta nel design e nella progettazione dei prodotti, l’avvento di una forte e diffusa sensibilità verso l’ambiente, oppure, nel campo del design automotoristico, il mutare dei gusti della clientela e quindi delle auto da forme spigolose e squadrate a forme morbide e tondeggianti come quelle attuali. Pensiamo, infine, a quali potrebbero essere gli effetti d’improvvise politiche di dazio o liberalizzatici nel campo del commercio internazionale, oppure dell’irrompere di una qualche nuova tecnologia (il DVD ha reso di colpo obsoleto tutto il mondo legato al VHS). Gli esempi sarebbero tantissimi, ma quello che è essenziale dire è che l’azienda di successo, per essere tale, non può dunque essere solo una efficace competitrice nel proprio territorio di mercato, ma deve anche essere in grado di cogliere per tempo, come vedremo nel capitolo dedicato all’analisi degli scenari e dei trend, di prevedere con ragionevole rapidità 22 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento quei cambiamenti che potrebbero ridisegnare le regole del gioco cercando di captare i segnali spesso deboli che accompagnano, per esempio, il formarsi di nuove mode e tendenze nei gusti dei consumatori giovani, spesso esposti a suggestioni improvvise. La capacità di prevedere per tempo i cambiamenti diventa quindi un essenziale fattore strategico di successo. Naturalmente, è vera anche l’ipotesi contraria, e cioè che da cambiamenti repentini nel macroambiente ne possano derivare benefici imprevisti, ma l’esperienza insegna che è sempre bene non abbassare la guardia. L’evoluzione della complessità degli scenari riguarda sia le piccole che le grandi organizzazioni. Le risposte organizzative saranno però diverse. I primi passi per impostare una strategia di marketing sono quelli di definire, quindi segmentare, il mercato in cui vogliamo competere e, naturalmente, i clienti ai quali vogliamo rivolgerci. L’accuratezza di queste analisi, ovviamente, costituisce la base per il successo dell'impresa. 23 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 24 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento L’esempio della slide riportata alla pagina precedente si riferisce ad una azienda produttrice di trapani e strumenti utensili destinati ad un pubblico generico, oppure pensati sia per il bricolage amatoriale che per l’attività professionale. A seconda delle tecnologie che l’azienda vorrà e sarà in grado di adottare, cambieranno e si amplieranno i destinatari, ma di conseguenza anche i competitors, la comunicazione, l’assistenza e quant’altro. Grande attenzione nella definizione del mercato di riferimento e delle strategie andrà anche riposta nel definire non solo a chi voglio rivolgermi, con quali prodotti e quali tecnologie, ma anche agli aspetti seguenti: Uguale attenzione andrà anche riposta da parte dell’impresa nel definire, non solo le proprie politiche di prodotto e di vendita, ma anche nel sapere identificare per tempo le minacce provenienti dall’ingresso di nuovi competitor o di prodotti succedanei in grado di modificare gli scenari consolidati. Pensiamo, per esempio, alla concorrenza del tutto imprevista 25 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto dell’Eurostar in termini di costi e tempi di percorrenza sulla tratta Milano Roma rispetto al tradizionale mezzo aereo, che ne deteneva il monopolio. Per iniziare a scoprire e identificare il nostro cliente, dobbiamo partire dal concetto di bisogno e dunque dai modelli di consumo che sono piuttosto mutevoli e rispondono ai processi evolutivi in atto nella società Segmentare il proprio mercato significa uscire da una logica di cliente “massa” indistinta, una sorta di notte in cui tutti i gatti sono bigi, per giungere ad una suddivisione dell’insieme dei consumatori in gruppi o segmenti con bisogni simili rispetto ad un dato prodotto o servizio, in modo da progettare le azioni e i prodotti più opportuni per soddisfarli. Una volta identificato il proprio target di riferimento, l’impresa dovrà mettere in atto nel tempo le necessarie azioni di Marketing Mix per mantenerlo fidelizzato. 26 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 27 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Ovviamente, la segmentazione è particolarmente necessaria quando i bisogni dei prodotti o servizi da parte dei clienti sono eterogenei. Non tutti i clienti che desiderano un telefonino vogliono lo stesso modello con le stesse prestazioni e caratteristiche. C’è chi desidera l’ultimo modello ultrapiatto con il collegamento ad internet e le videochiamate e chi desidera l’apparecchio tradizionale, poco complicato, ma solido, oppure quello economico. Sarà compito dell’impresa definire quantitativamente questi segmenti e, se attrattivi in termini di redditività, soddisfarne le richieste. Il comportamento di acquisto del consumatore è poi influenzato da diverse variabili e condizionamenti, sia di provenienza esterna, cioè da parte del contesto in cui vive ed opera, che di provenienza interna, cioè strettamente legati al suo stato cognitivo e ad aspetti squisitamente psicologici. Una segmentazione accurata, dovrà tener conto nei limiti del possibile anche di questi aspetti. 28 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 29 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Lo sviluppo tumultuoso dell’economia negli anni del dopoguerra e fino agli anni’80 con il sensibile aumento del reddito pro capite e la diffusione del Welfare, ha provocato profondi mutamenti nel tessuto sociale con la scomparsa delle classi tradizionali e il generarsi di nuove aggregazioni e di stili di vita e di consumo inediti per le generazioni passate. Accanto a stili di vita “chiusi” ancora legati a valori antichi, ma comunque in fase di declino progressivo, se ne sono aggiunti di nuovi, estremamente aperti e trasversali alle classi sociali, con comportamenti in rapida evoluzione. Basti pensare alla generazione dei Blogger che è nata con Internet e che ne ha assimilato potenzialità e aperture verso un mondo globale condividendo un modo diverso di comunicare e ottenere le informazioni, e a quella drammaticamente esclusa da tutto ciò dal Digital Divide. Negli ultimi anni, inoltre, sono profondamente cambiati gli stili di vita all’interno delle grandi aree metropolitane anche con l’arrivo rilevante di nuovi consumatori provenienti da culture e tradizioni diverse, ma grazie anche allo sviluppo imponente della grande distribuzione e alla disponibilità di prodotti e servizi di ogni tipo. Questo ha determinato una certa forbice rispetto ai comportamenti e agli stili di consumo delle aree meno sviluppate economicamente del paese. Da qui la difficoltà crescente di identificare con precisione il proprio target di consumatori e di seguirne l’ evoluzione dei bisogni. Sono quindi molti gli istituti di ricerca che fin dagli ’80 si sono prodigati a fornire istantanee ravvicinate della popolazione italiana e a mappare gli stili di vita con metodologie sempre più raffinate, in modo da poter fornire alle imprese clienti i dati necessari per orientare le strategie. Qui di seguito, a mero titolo d’esempio, riportiamo alcune analisi della composizione della società italiana effettuate negli anni scorsi da parte di alcuni tra i più noti istituti di rilevazione nazionali. Come si può vedere, gli approcci e le terminologie usate per descrivere i vari gruppi, pur se evocativi, sono diversi. 30 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 31 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 32 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento In realtà, la società italiana è profondamente cambiata in questi ultimi anni e questi approcci analitici oggi si rivelano datati almeno per alcuni settori. Infatti, tutto quel che non rientra nel bene strumentale di base oggi è sotto il governo del regno dei desideri e dei non bisogni. Per esempio, il mondo della telefonia o delle macchine digitali e dei computer sfugge in quanto a comportamenti di acquisto a forme di classificazione rigide in quanto il consumatore acquista in base a diversi criteri, quali, ad esempio: l’imitazione, l’ostentazione, il gioco, la sperimentazione di una nuova tecnologia e la bulimia di funzioni/accessori inutili. Pensiamo, a proposito di quest’ultimo punto, a coloro che acquistano costosissimi telefonini perché in grado di far vedere la televisione in diretta o di fungere da navigatore satellitare. L’approccio odierno di analisi dei consumi e degli stili di vita, scomparso quello che una volta si definiva come “Mercato di massa”, si basa sulla realtà di una società fortemente frammentata, di tipo internazionale, ma che contemporaneamente conserva alcune tradizioni locali. Questa società, chiamata da De Rita: Società dei coriandoli, presenta alcune caratteristiche del tutto nuove: emotività, affettività, promiscuità ed 33 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto ibridazione, infedeltà, estrema mobilità di aggregazione nei gruppi di riferimento etc. Ne consegue che l’acquirente utilizza modelli di consumo e di acquisto molteplici e mutevoli, che non possono essere più classificati secondo i vecchi schemi, e che può interpretare di volta in volta il ruolo dell’innovatore, dell’anticipatore, del conservatore etc. Di fatto, sembra che la tendenza sia quella dell’ acquisto di oggetti e servizi che vengono caricati di valori affettivi in cui l’acquirente recita la parte di attore e regista di una propria storia personale. Questa tematica sarà affrontata più analiticamente nel capitolo dedicato a consumi e consumatori. Il Marketing Mix Le leve classiche a disposizione dell’ azienda per intervenire sul proprio mercato e nei riguardi del suo target di vendita, sono quelle del Marketing Mix qui sotto illustrate, che tradizionalmente vengono definite “Le quattro P” (sostituendo il termine Distribuzione con quello di Punto vendita…) e alle quali, per l’importanza ormai autonoma che tale elemento riveste, si è ritenuto di aggiungere anche l’Immagine, con i suoi contenuti di Brand e Politiche di marchio di cui si tratterà nei capitoli seguenti. 34 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Di fatto, oggi, assistiamo ad una mutazione continua dell’importanza relativa di queste variabili che, a seconda dei settori e dei momenti contingenti, assumono efficacia e rilevanza diverse. Il Marketing Mix è da intendersi ad ogni modo come un delicato sistema di leve “su misura” che ogni impresa dovrà saper adattare con intelligenza ad un determinato prodotto o target di mercato, adottando il mix che verrà ritenuto più idoneo e che potrà anche essere molto differente da quelli di aziende dello stesso settore. Analizzare a fondo ciascun singolo componente del Marketing Mix sarebbe dunque estremamente complesso e richiederebbe, come si può ben comprendere, un intero volume a parte. Ci limiteremo quindi a focalizzare l’attenzione unicamente su alcuni criteri generali. La Variabile Prodotto, per esempio, è strettamente correlata con le definizioni degli stili di vita e di consumo, dei bisogni e dei desideri dei clienti target di cui abbiamo parlato e parleremo in seguito. La progettazione e produzione di prodotti o servizi in grado di avere il successo atteso, non può prescindere da tale tipo di analisi. Per mantenere un portafoglio prodotti sempre adeguato alle esigenze del mercato, le imprese dovranno quindi affrontare in continuazione scelte strategiche riguardo allo sviluppo di nuovi prodotti, quali di quelli esistenti mantenere, quali modificare e quali eliminare (quest’ultima, come l’esperienza insegna, è spesso la decisione più difficile da prendere per un imprenditore in quanto, magari, quel determinato prodotto, ormai non più generatore di profitti, è nato con l’impresa e ne costituisce la storia…). Nel corso degli anni si sono definite numerose metodologie di analisi, anche molto sofisticate, per aiutare l’impresa nel difficile compito di scegliere le strategie di prodotto più idonee e redditive. La matrice ormai storica di questo tipo di analisi è quella del B.C.G. (Boston Consulting Group) che qui sotto riportiamo. 35 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Ogni decisione sul prodotto sarà anche condizionata dal suo ciclo di vita. Infatti, come gli esseri umani, ogni prodotto affronterà le fasi della nascita, della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. Non tutti i prodotti, però, come si vede chiaramente nell’immagine seguente, avranno lo stesso ciclo di vita. Alcuni, come il prodotto “C”, avranno cicli di vita molto lunghi (pensiamo a modelli di automobile come la prima versione della Panda, con un ciclo di produzione durato alcuni decenni) richiedendo principalmente interventi di “manutenzione”. Altri, come il prodotto “A” avranno cicli di vita molto intensi, ma brevi, richiedendo decisioni rapide e azioni di innovazione e sviluppo di nuovi prodotti atti a garantire un ricambio continuo per soddisfare i desideri del proprio target in costante evoluzione. 36 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Il prodotto di moda, il cui ciclo di vita, dall’ideazione, alla produzione fino al lancio sul mercato, si esaurisce normalmente nell’arco di pochi mesi e dunque necessita di monitoraggio continuo e decisioni assai rapide è sicuramente da inserire nella categoria ad alto rischio ed instabilità. Sempre a proposito del prodotto di moda, occorre sottolineare ancora una volta come questo sia sensibilissimo ai trend e viva in un mondo di comunicazione continua, fortemente condizionato dai media, dagli eventi, dal mondo dello spettacolo e quindi soggetto a cambiamenti repentini. Nelle immagini seguenti possiamo confrontare le fasi necessarie per il lancio di un nuovo prodotto industriale (a titolo d’esempio, il Time to Market di una nuova vettura oggi si aggira intorno ai tre anni) e di un prodotto di moda, dove i tempi si calcolano in mesi, se non in settimane. 37 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 38 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento La variabile prezzo è una variabile critica del Marketing Mix ed è uno dei principali strumenti di concorrenza. Definire le politiche di pricing di un determinato prodotto o servizio o di un assortimento è pertanto una delle decisioni più delicate affidate al management, perché occorre definire quanto il consumatore consideri congruo quel prezzo per quel prodotto. È noto che il prezzo iniziale di vendita della Stilo, pericolosamente vicino a quello di modelli della concorrenza percepiti dal mercato come superiori per prestazioni e qualità, ha creato non poche difficoltà al successo commerciale della vettura. Prezzi particolarmente bassi possono sicuramente fornire dei vantaggi competitivi immediati se, per esempio, si cerca di entrare in un nuovo mercato o di spiazzare la concorrenza per un certo periodo (purché breve, altrimenti si finisce con il perdere tutti). All’inizio degli anni ’90 il mercato dell’auto europeo era in forte flessione. Così la Ford Europa decise di trasferire sul mercato italiano, allora in controtendenza, gran parte dello stock invenduto di Fiesta presenti sul mercato tedesco. Queste vetture, molto ben accessoriate e curate, in quanto destinate ad un pubblico esigente come quello tedesco, furono proposte, tra lo scetticismo delle altre case produttrici, ad un prezzo sensibilmente inferiore a quelli della concorrenza, determinando un buon successo di vendita anche tra clienti consolidati di altre marche, tale da ricompensare in parte le perdite e soprattutto da avviare per gli anni seguenti un prezioso processo di fidelizzazione al marchio Ford. Tuttavia, occorre considerare che, alla lunga, scatenare delle guerre sul prezzo con la concorrenza, è una scelta rischiosa, tanto più se si sottovaluta la capacità dei nostri avversari di resistere a certi livelli. Infatti, come è noto, l’arte della guerra consiste nel sapere scegliere il proprio nemico. Praticare politiche di pricing al ribasso può essere anche un arma a doppio taglio in quanto si rischia di svilire l’immagine e la qualità percepita del prodotto. La Trust che produce e vende accessori per computer a prezzi sensibilmente inferiori alla concorrenza, pur garantendo una buona qualità complessiva dei suoi prodotti, la cui durata e prestazioni non differiscono di 39 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto molto da quella di altre marche più costose, ha di fatto una immagine low profile presso i consumatori, in gran parte immeritata. Infine, se ci si posiziona sin dall’inizio ad un livello troppo basso di prezzo, ci si potrebbe trovare costretti un giorno ad agire con un corto raggio di manovra per replicare ai mutamenti che derivano dall'ambiente in cui l’impresa opera: è ovviamente molto più difficile agire sull'aumento dei prezzi che sul loro taglio. Politiche di prezzo elevato possono e devono essere utilizzate, al contrario, per avvalorare l’immagine di un prodotto. Pensiamo a prodotti quali: capi d’abbigliamento griffati, orologi, auto sportive o di nicchia e noteremo subito come il prezzo elevato sia in realtà funzionale a soddisfare un bisogno di status da parte del cliente. In questo caso, tali politiche, come vedremo qui di seguito, andranno di pari passo con quelle d’immagine e di Brand. La variabile distribuzione, o punto vendita, se adottiamo le tradizionali quattro “P” del marketing mix, parte dalla necessità dell’azienda di rendere disponibili ai clienti i propri prodotti al momento giusto, in località e strutture adeguate e coerenti con la propria immagine, nelle quantità necessarie. La scelta di come giungere efficacemente sul mercato non è quindi affatto semplice e le opzioni sul tappeto sono diverse: dal grossista al rappresentante, dalla vendita per corrispondenza o via internet sino alla vendita diretta e dal negozio multimarca e la grande distribuzione, sino al negozio monomarca. Queste scelte strategiche andranno compiute con molta attenzione facendo riferimento a quanto detto in precedenza su stili e comportamenti di acquisto e potranno essere anche diverse a seconda dei contesti. Anche la scelta del canale distributivo, in ogni caso, ha ricadute sull’ immagine e sul Brand di cui si dovrà tener conto. Il capitolo dedicato al Visual Merchandising offrirà comunque diverse indicazioni su tale argomento. La variabile Promozione, mira ad aumentare la consapevolezza dei consumatori riguardo all’azienda e ai suoi prodotti, sia nuovi che esistenti e a consolidarne o promuovere l’immagine. Può fornire informazioni sulle 40 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento caratteristiche del prodotto, stimolare desideri e bisogni o anche riposizionare l’attenzione del consumatore su prodotti presenti sul mercato da molto tempo e consolidati, ma, per esempio, anche essere veicolo di campagne di sensibilizzazione e di pubblico interesse non necessariamente attinenti al prodotto o servizio, ma le cui ricadute positive sull’immagine complessiva dell’ azienda sono particolarmente rilevanti. Pensiamo, per esempio a quelle imprese che fanno leva sulla componente ecologica dei propri prodotti, o sostengono la ricerca scientifica contro determinate malattie oppure a quell’azienda dolciaria che in tempi recenti ha collegato le proprie caramelle ad una campagna per la salvezza degli orsi polari. Posto che tutto quel che non viene comunicato, non esiste e che quindi la comunicazione è vitale per una azienda, occorre dire che: saper comunicare significa sapersi esprimere, Sapersi esprimere significa farsi capire. Per farsi capire occorre suscitare interesse nei destinatari della comunicazione e dunque, perché questa sia efficace, bisognerà: Individuare e conoscere il destinatario, (stili di vita, valori etc.). Usare i veicoli di comunicazione più appropriati. Individuare le argomentazioni più idonee a suscitare interesse. Informare esaurientemente Ascoltare e valutare le reazioni del destinatario. Aggiornare continuamente le modalità e i contenuti della comunicazione per suscitare nuovi stimoli ed interesse Inoltre, il target di comunicazione è raramente omogeneo. Riunisce gruppi differenti e complementari in funzione del ruolo che ricoprono nel processo di decisione. È fondamentale pertanto porsi le seguenti domande per analizzare e comporre un target di comunicazione: Chi influenza la decisione di acquisto Chi decide 41 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Chi acquista Chi utilizza Il Brand e la sua complessità: fattori costitutivi, la dinamica, Brand Image e Brand Identity Il Brand, che potremmo anche tradurre con “marca”, è un concetto piuttosto complesso che esprime diversi significati, al pari di: “ruolo”, “strategia” e “politica”. La sua importanza, sempre elevata, ha assunto dimensioni notevoli a partire dagli anni ’80 nel corso dei primi grandi take-over. Ci si accorse, allora, che esistevano grandi prodotti, tecnologie e servizi poco valutati per via di brand sconosciuti e, viceversa, esistevano aziende costose o disastrate che vivevano o sopravvivevano grazie ad una rendita di posizione derivante dal proprio brand. È il caso di Omnitel o di Alfa Romeo e Lancia; la prima sottovalutata per la sua vita ancora breve, le seconde sopravvalutate. È anche il caso di Sony e Samsung: la seconda fattura il doppio e produce un grande profitto; la Sony produce molte perdite, ma la sua quotazione in borsa è molto più alta. Come mai? Tutto dipende dal valore del Brand, che nel caso della Sony è otto volte superiore a quello della Samsung. Il brand della Coca-Cola, nel 2004, capitalizzava quasi 65 mld. di dollari ed era superiore a quello della General Electric, di ben 10 mld. a dispetto delle capacità innovative e tecnologiche di quest’ultima. Così i Brand Prada e Gucci, nel 2004 capitalizzavano più di Fiat, peraltro disastrata. A queste prime considerazioni dobbiamo aggiungere che molti Brand celebri sono in realtà di vecchia data: da Dom Perignon e Remy Martin (classe 1759) a Nokia (1865 ma in precedenza lavorava e commerciava legname!) e a Singer (1851), da Hermes (1837) a Esso (1870), da Basf (1865), ad Aquascutum e Burberry (classe 1850) etc. A titolo d’esempio prendiamo gli ultimi due brand citati: Burberry capitalizza 900 milioni di euro, Aquascutum, al contrario, è pressoché 42 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento sconosciuto pure essendo stato di gran lunga più cool e chic di Burberry che rappresentava il prodotto medio, e questo fino agli anni ‘80. Sic transit gloria mundi. D’altra parte, ottime case automobilistiche, vedi Skoda e Seat, del Gruppo Volkswagen a tutti gli effetti, ma con altro Brand, scontano ancora oggi ricordi recenti di auto popolari e di serie C. Un altro aspetto è singolare: a fronte della mortalità delle aziende, i Brand sopravvivono ai cambi di proprietà, attività, management e talvolta riprendono vita. Vedi il caso Costa Crociere, Nokia, Negroni, Mini e soprattutto Audi, casa sparita negli anni ’40 ed oggi tra le più prestigiose. Così, però, non è accaduto per Talbot, Bugatti, ed altri. Talvolta il Brand connota anche l’appartenenza ad una fede sia ideologica che religiosa. La Coca-Cola è vietata o boicottata in molti paesi e lo stesso avveniva negli anni ’70 per alcune automobili che venivano ritenute tipici esempi di vita “borghese”, da condannare, o, sul fronte opposto, esempi di militanza politica (la Skoda, per l’appunto). Un ulteriore aspetto cruciale del Brand è dato dalla sua ”copertura “ e possibile estensione ad una vasta classe di prodotti, come nei casi di Virgin, Barilla, LVHR, Tiffany, Armani, Versace, Black & Decker, etc. Un Brand, infatti, può certificare una pluralità di prodotti. Ad esempio, Armani “certifica” abbigliamento, calzature, arredamenti, grandi alberghi, etc. In termini tecnici questo fenomeno è chiamato Stretching e definisce l’ampiezza dei territori in cui il Brand può esercitare il suo appeal e potere. Si tratta di veri e propri confini geografici, di competenze, di credibilità e di coerenza. Ecco alcuni esempi noti su questo punto: la Fiat utilizzò la carta tecnologica per lanciare la Stilo, ma la cosa, a prescindere da una politica di pricing rivelatasi errata, non ebbe successo. Il problema era che nessuno associava il Brand Fiat all’innovazione tecnologica. In questo settore veniva considerato molto più credibile il Brand Audi o Honda. Allo stesso modo, McDonald avrebbe delle difficoltà a promuovere lo “Slow Food” e così Coca-Cola ad avventurarsi nel settore degli alcolici. 43 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto D’altra parte, Heinz, Unilever e Barilla garantiscono una pluralità di sottobrand, al punto che la gente non conosce normalmente il Brand istituzionale ma solo i brand legati ai loro prodotti: Mulino Bianco, Svelto, Cif, etc.. È inoltre da considerare che alcuni Brand sono monolitici e impossibilitati ad esplorare nuove strade (Coca-Cola per tutti) ed altri sono estremamente plastici e camaleontici. Questo riguarda tipicamente i Brand del Fashion e della tecnologia digitale che sono “autorizzati” ad esplorare ed “occupare” molti settori, anche piuttosto lontani dal proprio core business. Ci sono, però, altre dimensioni da esplorare, quali: i valori trasmessi dal Brand, la sua immagine e le modalità di trasmetterla, la sua Personalità ed Identità, e non ultimo, l’atteggiamento dei collaboratori e dei consumatori verso il Brand. Posto che un Brand trasmette sempre valori, bisogna chiedersi se questi siano up to date e coerenti con i prodotti/servizi offerti ad una specifica clientela che varia spesso e se possano modificarsi. Ad esempio, la Mercedes è riuscita nel tempo a modificare la propria immagine e ad acquisire nuovi clienti, mantenendo non solo intatti i suoi valori di base (eleganza, affidabilità, perfezione etc.) ma aggiungendone degli altri: auto fashion e trendy, rinnovo e allargamento della gamma continuo, ma pur sempre elitario. Lo stesso si può dire di Audi nel campo dell’innovazione tecnologica, dell’indistruttibilità, dell’ understatement raffinato e sempre lo stesso si potrebbe dire per la catena Boscolo Hotel, la Costa Crociere, etc. È chiaro, dunque, che i valori trasmessi riflettono l’Identità e la Personalità dell’organizzazione attraverso il suo Brand. Quindi il Brand è una sorta di catalizzatore semantico a più dimensioni. Le modalità di trasmissione dell’immagine dell’identità e personalità del Brand (e dell’organizzazione che rappresenta) sono molteplici: si va dall’advertising, alle sponsorizzazioni, ai testimonial, agli eventi, dall’architettura, design e ubicazione dei punti vendita, alla qualità del personale e dei servizi. Quindi non abbiamo di fronte solo fattori mediatici di pubblicità, ma anche fattori reali quali: gli edifici, gli arredi, il comportamento del personale, i servizi resi, etc… 44 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Per quanto riguarda il rapporto con i clienti, il Brand può assumere diversi significati e favorire atteggiamenti quali: • Appartenenza. Utilizzare un prodotto o un servizio testimonia sia l’appartenenza ad un definito gruppo sociale ma, soprattutto, individualmente, una fedeltà alla marca o brand. • Goodwill e buona disposizione d’animo verso prodotti servizi offerti. Vale a dire: tutto quello che proviene da quel Brand è accolto bene. Anche gli errori possono essere perdonati: vedi caso Smart e Classe A della Mercedes. I consumatori, malgrado tutto, non hanno perso fiducia. (Se fosse capitato ad altri, pensiamo un po’…). • Effetto passa-parola. • Attenzione alle mode e ai tempi e modalità di utilizzo. Per quanta riguarda i collaboratori, argomento non ancora affrontato, l’atteggiamento premiante è: orgoglio di appartenere, fedeltà, proattività. Un ottimo esempio in questo campo è dato dai collaboratori di Bosch o, in tutt’altro settore, da quelli di Cartier. Al contrario, la scelta di collaboratori non coerenti con l’immagine del brand e comunque non consapevoli dei suoi valori e della sua storia può essere fortemente penalizzante. Gli esempi in questo campo, purtroppo, non mancano di certo: pensiamo ad alberghi di gran lusso e fama, ma con personale scortese o poco collaborativo, oppure a concessionarie di auto con Brand eccellenti per qualità e tecnologia, ma con personale di vendita poco informato sulle caratteristiche del prodotto e frettoloso nel rapporto con il cliente. Potremmo concludere, dunque, che il Brand rappresenta a livello di cliente/fornitore e concorrente un’immagine precisa, multidimensionale, 45 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto che definisce percezioni ed emozioni e che orienta i comportamenti. Riassumendo: le dimensioni e le caratteristiche del Brand possono essere, sia pure parzialmente, così riassunte: • • • • • • • • • • • È rinnovabile, quasi immortale e, in parte, sganciato dalle attività correnti Ha un suo proprio posizionamento: vale a dire che vive il confronto con Brand simili Richiede coerenza con servizi, prodotti, personale, storia, pricing, etc. Trasmette valori: innovazione, tradizione, famiglia, fedeltà, etc. Testimonianza d’adesione o simpatia Vi è un’appartenenza da parte dei consumatori ai valori e stili di vita suggeriti dal Brand Goodwill e commitment: buona disposizione d’animo e attese precise verso i prodotti/servizi forniti dal Brand. Capacità di comprendere e giustificare eventuali errori Offre copertura e garanzia per una serie di altri prodotti/servizi o marchi offerti sotto lo stesso Brand Il Brand come territorio geografico e di coerenza: cosa può fare e cosa no (Coca-cola non potrà mai produrre alcolici, né la Ferrari utilitarie) Corporate Brand e Product Brand. Ad esempio: Unilever e Biopresto. Il primo protegge e garantisce l’altro e il successo economico e d’immagine di Biopresto accresce il valore del Brand Unilever, in un rapporto di feed-back continuo La modalità di creazione della Brand Image si svolge attraverso Advertising, point of sale, comportamenti, servizi, avvenimenti, testimonial, etc. Tutte queste riflessioni sono visualizzate e riepilogate, in modo necessariamente sintetico, nelle illustrazioni seguenti: 46 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 47 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 48 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 49 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 50 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Il Piano di Marketing Un elemento fondamentale nel processo di pianificazione strategica dell’impresa al cui interno confluiscono necessariamente tutte le analisi e gli strumenti operativi descritti nei capitoli precedenti è costituito dal Piano di Marketing. Attraverso questo strumento, l’azienda descrive la propria situazione di partenza, determina i suoi obiettivi a livello di prodotto o gruppi di prodotto, assegna compiti e responsabilità, fissa le tempistiche, i budget e i momenti di controllo e verifica successivi. Anche se la sua redazione è spesso un compito complesso e lungo, un Piano di marketing chiaro e ben definito è il presupposto per consentire all’impresa e ai suoi collaboratori di operare con sicurezza e buone probabilità di successo. Le componenti principali di un piano di marketing sono quelle riportate nelle immagini seguenti. 51 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 52 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 2.3 ANALISI DEGLI SCENARI E DEI TRENDS A cura di: Dr. Giuseppe Saggin e Dr. Carlo Volebele Vay Come si può facilmente notare, una parte rilevante dell’intervento formativo riguarda un aspetto di fondamentale importanza per la crescita professionale di uno stilista designer e che è profondamente intrecciato con le altre discipline e attività previste dal progetto ACRIB e che esamineremo qui di seguito. Stiamo parlando, infatti, dell’analisi degli scenari e dei trends. Vediamo brevemente di cosa si tratta: È noto che un individuo/organizzazione non è un’isola, ma è profondamente interfacciato con altre situazioni/realtà, che lo sappia o no, che lo voglia o no. Un famoso aforisma dice che un battito d’ali di farfalla in California può generare un tifone nella Cina del sud. Esistono delle forze di cambiamento potenti che non sempre possono essere conosciute o controllate in tempo e la cui genesi a volte ci sfugge. I filosofi tedeschi chiamavano tutto ciò: Zeitgeist, ovvero: lo spirito dei tempi (Per esempio: il romanticismo, il nazionalismo, il sessantotto etc.). Tali forze creano minacce e/o opportunità e possono sconvolgere, più o meno velocemente, le regole del gioco. L’impatto di tali forze ha effetti differenti sui gruppi e sulle persone che possono così trarne vantaggi o svantaggi a seconda dei vari fattori. Un’azienda può trarre insperati vantaggi dalla globalizzazione e un'altra può esserne travolta. E lo stesso può accadere di fronte a fatti nuovi per un individuo, un gruppo politico e una concezione di consumo e di vita. Di conseguenza tali forze possono rendere improvvisamente obsoleto un prodotto, un servizio, un design, una politica e/o un’ideologia. Ad esempio, l’attuale trend di cambiamento del middle management che è mediamente attorno ai cinque anni, rispetto al passato anche recente, quando un dirigente restava nella stessa azienda anche per venti anni, ha comportato alcune conseguenze di cui occorre tenere conto. 53 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto Queste sono: • • • Declino delle tradizionali politiche di gestione del personale a lungo termine Necessità di attrezzarsi per far fronte ad un turnover del personale direttivo o professionale ogni quattro o cinque anni Acquisizione, mantenimento e diffusione di competenze coerenti con le sfide ambientali (learning organization) Altri esempi possono essere: il mutamento repentino tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ’80 del design automobilistico che passa da forme spigolose a squadrate alle attuali forme arrotondate, o, sempre nell’ambito dei consumi, la rivalutazione della grappa che da bevanda umile diviene liquore prestigioso. Lo stesso si può dire in anni più recenti per quanto riguarda le dimore storiche o legate alla tradizione (i Tabià, oggi richiestissimi). Saper interpretare i segnali deboli di questi cambiamenti consentirà di prevedere e, soprattutto, gestire l’impatto sulla nostra organizzazione adattando per tempo i comportamenti di produzione, di consumo e organizzativi. L’approccio utilizzato si basa su due assunti: • La previsione dei trend e degli scenari, date le improvvise discontinuità, può arrivare al massimo a 5 o 6 anni e cerca di interpretare i segnali deboli di avvenimenti e fattori che si accumulano e si legano tra loro, anche in modo non sequenziale, creando un effetto soglia (l’acqua che sale lentamente finché supera il limite della diga e diventa una violenta cascata). • Pur essendo incerte e probabilistiche, le previsioni hanno un effetto positivo nell’addestrare le organizzazioni e persone a far fronte alle sorprese. Le previsioni, ad esempio, rappresentano quel che è una mappa rispetto al territorio. Nel senso che una mappa non è la riproduzione fedele del territorio, ma ne è una sua raffigurazione/sintesi che consente comunque di orientarsi. Per portare un esempio concreto, il comandante in mare di una 54 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento squadra navale potrà fare delle supposizioni razionalistiche, purché sistematiche, sulla presenza nello scacchiere di forze nemiche. Quanto più l’analisi sarà stata approfondita, questo gli consentirà di ridurre il margine d’incertezza pur non annullando del tutto la possibilità di una sorpresa da parte del nemico, ma riducendone comunque l’impatto. Per fare un esempio noto a tutti, si può ricordare la battaglia aereonavale di Midway, dove entrambe le forze in campo, grazie alle ricognizioni effettuate e all’opera d’intelligence, erano a conoscenza della presenza in mare di forze avversarie, anche se, poi, un grave errore di valutazione determinato dalla carenza di un’analisi approfondita sulla presenza e quantità di portaerei americane determinò la sorpresa e la sconfitta giapponese. Per far fronte a tutto ciò dobbiamo suddividere la nostra attività/ analisi in quattro fasi: • • • • Analisi dei segnali deboli e della latenza Proposte per la gestione del cambiamento Aiuto al riorientamento e al superamento della crisi. Monitoraggio e correzioni di rotta Lo schema riassuntivo dell’approccio riportato nella pagina seguente evidenzia come l’analisi dello scenario sia soprattutto un processo cognitivo e decisionale e non solo predittivo. Per l’individuazione delle tendenze è necessario ricorrere, invece, allo schema successivo. 55 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 56 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Il processo d’identificazione degli scenari si basa pertanto sull’identificazione delle driving forces che impattano sulla situazione provocando nel tempo vari tipi di cambiamento e può essere così riassunto: le driving forces sono quelle tensioni collettive note o meno che alla lunga modificano i nostri comportamenti e il quadro di riferimento. Ad esempio: la crescita della coscienza ecologica ha portato alla fine della caccia indiscriminata e allo sviluppo del business degli anomali così come a scelte alternative nel settore energetico. La crescita di valori femminili nel sociale ha portato ad un aumento del gusto per il piccolo, l’accurato, il comodo, il facile da usare, la festa/show, ma anche della tolleranza, del recupero dei devianti etc. Gli strumenti adottati per costruire gli scenari sono: • Individuazione delle Driving Forces e analisi dell’impatto sulla situazione sotto esame attraverso interviste e questionari (anche ad opinion leader estranei al settore) • Valutazione dell’ impatto culturale sulla organizzazione in termini di capacità di risposta attraverso l’analisi della cultura e il differenziale semantico • Analisi della collocazione delle forze in campo rispetto attraverso il modello socio dinamico. Il metodo dell’Analisi del Differenziale semantico (Cenni). Molte aziende e/o esercizi commerciali hanno talvolta uno scarso successo difficile da spiegare e che dipende spesso da stereotipi che si sono formati nel tempo nell’immaginario del cliente. Ad una più attenta analisi si può scoprire che le ragioni di ciò sono riconducibili ad un processo di deformazione dell’immagine che chiameremo immagine latente (e che dà origine, per l’appunto, ad uno stereotipo). Questa immagine si forma in tempi relativamente brevi nella mente di persone o gruppi coinvolti nella situazione specifica. Per esempio, perché un esercizio commerciale subisca il crearsi un’immagine di disordine 57 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto o di disattenzione al cliente, bastano solo tre o quattro esperienze negative. Quando è formata, l’immagine è purtroppo molto difficile da modificare. Se un ristorante, ad un certo punto, mi ha deluso fornendomi una immagine negativa della sua cucina o della pulizia, difficilmente ci tornerò, anche se, magari, nel frattempo è cambiata la gestione. E lo stesso può accadere per un prodotto (una vettura soggetta a guasti e con un servizio post-vendita scadente), un servizio (un sito internet lento o non aggiornato), un viaggio etc. Inoltre, a complicare le cose, l’immagine che noi ci creiamo viene espressa non sempre in termini chiari, ma sovente attraverso altre immagini, verbi, aggettivi, sostantivi, sensazioni etc. Compito dell’analisi è quello di decodificare ed esplicitare i significati profondi e le connessioni semantiche o relazionali delle immagini create dallo stereotipo. Queste immagini, applicate per esempio ad un esercizio commerciale, rimandano ad altre tematiche che costituiscono l’articolazione e la vera struttura portante dello stereotipo. Lo stereotipo non riguarda solo un aspetto (per esempio: il disordine) ma coinvolge altri temi: affidabilità, pulizia, professionalità, cortesia etc. L’immagine dello stereotipo e della struttura semantica ad esso collegata è come quella di un albero congiunto alle sue radici. A volte, per estirparlo, è sufficiente tagliare l’albero, ma altre volte occorre intervenire sulle radici, altrimenti l’arbusto ricresce. Gli stereotipi spesso e volentieri alimentano usi e costumi di una cultura al cui interno si possono distinguere: • • • 58 Valori di base, che fondano la cultura, il senso d’appartenenza e l’identità. Valori di snodo, in cui è possibile una trattativa e una contaminazione di altri valori Valori trendy, che sono più soggetti a cambiamenti (mode contingenti). Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Diventa pertanto fondamentale identificare gli stereotipi e le connessioni che questi hanno con altre tematiche contigue e/o differenti (possiamo definirli: salti semantici). Questo strumento di analisi ha proprio lo scopo di aiutare a identificare gli stereotipi, il loro peso e radicamento e le connessioni che rimandano ad altri stereotipi, consentendo poi di elaborare delle adatte strategie di risposta. Ad esempio: un esercizio commerciale gestito da persone anziane può rimandare a: vecchio, superato, rancido, che sono sicuramente immagini negative, ma anche a: esperto, affidabile, consolidato, che sono immagine positive. Facendo leva su queste ultime o agendo per attenuare le precedenti sarà probabilmente possibile cambiare l’immagine di quest’esercizio presso la clientela. L’esempio qui sotto riportato, che continua nella pagina seguente, chiarisce quest’aspetto: 59 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 60 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 2.4 IL NEGOZIO: MACCHINA PER VENDERE NUOVI SCENARI PER IL TERZO MILLENNIO A cura di: Arch. Federico Marzari “Una volta si andava a Milano a vedere il Duomo, oggi si va a Milano a vedere i Negozi”. È forse questa frase “provocatoria” che oggi può riassumere il significato di fare “commercio”. Il consumismo del mondo occidentale industrializzato ha trasformato lo shopping nell’attività principale della nostra società. Il comprare è ormai un’abitudine quotidiana, sempre più manifestazione di “riempimento” del tempo libero dei cittadini. Alle necessità di coprirsi o di sfamarsi si sono sostituite esigenze nuove come: ozio, piacere, desiderio, sogno. Questa nuova e complessa dinamica dei consumi che i Sociologi definiscono “Era dei non Bisogni”, andrà riconsiderata e impone agli operatori una nuova dimensione progettuale. Bisognerà quindi destare l’interesse dell’individuo, stimolarlo ed ispirarlo proponendogli “l’oggetto del desiderio”. Nuovi comportamenti ed atteggiamenti che definiscono il punto vendita come reale luogo di scambio sociale tra individuo e società. È in quest’ottica quindi che dovremo riconsiderare l’importanza del negozio come luogo o meglio “interno sociale”, protagonista della vita contemporanea. In questi luoghi, il cui obiettivo finale è sedurre il potenziale consumatore, sono enfatizzate complesse dinamiche che spaziano in discipline diverse come: la sociologia, il marketing, l’architettura, il design. Progetti complessi, sviluppati sfruttando elaborati sistemi di stimoli ed ispirazioni che si offrono a consumatori esigenti, evoluti, attenti, informati. Il negozio appartiene a tutti e per sua natura apre gli spazi lungo le vie cittadine, cerca in tutti i modi di attirare l’attenzione di chi passa. Invita ad 61 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto entrare, ospita ed esibisce tutti gli oggetti della vita, “parla” in 1000 modi … è “progettato per Comunicare”. Il negozio diventa allora metafora, poesia, creatività, luogo di relazione pubbliche, di rapporti umani, di trattativa commerciale. La tipologia, le atmosfere, lo spazio, i volumi, l’estetica dei punti vendita, varieranno quindi al variare dei prodotti offerti, del posizionamento strategico, del momento storico e sociale, delle tendenze del momento e del mercato a cui si rivolgono. Il negozio non è più solo uno strumento d’appoggio per il prodotto, ma diventa mezzo comunicativo della Marca, trasformando la tipologia dell’allestimento, l’immagine e lo stile in “identità di area di vendita”. Non si tratta di re-inventare semplicemente delle forme, uno stile o un posizionamento che si sganciano dal contesto o che semplicemente “sovrastano” la merce, ma al contrario di considerare la “personalità” dei prodotti offerti, nuovi criteri espositivi di Visual Merchandising e le realtà del punto vendita; come momento di inizio per progetti che puntano ad un reale dialogo con il consumatore. Allargare quindi gli scenari del solo Visual Merchandising verso nuove frontiere di Entertainment, Educational, Information, Shopping. È in questa direzione, più ricca ed articolata, che la ricerca, la conoscenza e l’approfondimento delle tendenze in atto nel vissuto del punto vendita, diventano stimoli ed ispirazione per nuove filosofie di progetto ed allestimento. È necessario allora individuare un “concept”, un’idea forte attorno a cui far ruotare il punto vendita ed il suo auspicabile successo. Se questa strategia di individuazione viene condotta adeguatamente, il punto vendita acquisirà un’identità propria e ben definita, assolutamente distinguibile dalla concorrenza. Prima di iniziare la breve e sintetica carrellata sui temi da me affrontati nel corso dei moduli su Consumo & Consumatori e Visual Merchandising, che qui di seguito riportiamo, mi piace chiudere questa sezione con una citazione che ritengo molto stimolante. 62 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento “Non occorre molto ingegno per vedere chiaramente quello che si ha sotto il naso, ma ce ne vuole parecchio per sapere in che direzione puntare quell’organo.” (W.H.Auden) 63 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 2.5 CONSUMO & CONSUMATORI 64 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 65 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 66 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 67 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 68 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 69 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 70 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 71 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 72 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 73 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 2.6 VISUAL MERCHANDISING Il Marketing operativo sul punto vendita. 74 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 75 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 76 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 77 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 78 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 79 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 80 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 81 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 82 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 83 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 84 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 85 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 2.7 LOGISTICA INTEGRATA E SUPPLY CHAIN A cura di: Ing. Antonio Forcolin Questa parte del documento didattico contiene una breve sintesi dell’intervento formativo sulla Logistica integrata e la Supply Chain. Nel corso dell’intervento sono stati affrontati e approfonditi operativamente anche i temi relativi ai principi di funzionamento di una azienda moderna e il ruolo che la logistica ricopre in aziende che operano in sistemi decentrati o di filiera. I processi aziendali 86 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 87 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 88 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento La Supply Chain integrata 89 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 90 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 91 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 92 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 2.8 IL DESIGN INNOVATIVO Un approccio innovativo alla progettazione A cura di: Arch. Aldo Petillo L’approccio innovativo alla progettazione ha due dimensioni: • Concettuale, che descriviamo di seguito • Didattica, che si basa su tecniche euristiche La dimensione concettuale è piuttosto complessa e in questa sede si possono enunciare solo i principi generali, per ovvie ragioni di riservatezza. La dimensione concettuale I principi della progettazione innovativa ed identitaria si prefiggono i seguenti obiettivi: • Fornire le aziende ed organizzazioni di una metodologia che permetta di esprimere in forma visiva la loro identità e specificità in modo che siano riconosciute, sia a livello di design che di punto vendita o qualità di servizio • Far riflettere le aziende sugli scenari ed i cambiamenti in atto e sulle dinamiche dei trend che non riguardano solo il loro settore • Comprendere che i mutamenti in atto sono correlati, anche se con velocità diverse: ad esempio l’abbigliamento casual e sbarazzino ha contaminato il mondo dell’auto (Smart, Yaris, Peugeot 107, etc.). Di solito i mutamenti hanno il seguente percorso: fashion calzature, elettronica, ,arredo, auto, etc.. • Nel mondo del cambiamento continuo e dell’ibridazione globale, sia di prodotti che di culture, prevale chi si sa dare un’identità. Ne consegue che tutti copiano e imitano, con tempi che vanno dal mese per il fashion ai 2 anni per l’auto, il prodotto più lungo da imitare. 93 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto I principi generali Il Sistema si basa sulla seguente metodologia che riassumiamo brevemente. La base di tutto è il confronto fra un’idea di prodotto/servizio e i trend. Vale a dire che se non c’è un’idea non si potrà fare nulla. Ad esempio: se un’azienda vuol creare un’auto di lusso, si dovrà non solo confrontare con i competitor, ma soprattutto con l’evoluzione e i trend del lusso non afferenti soltanto al settore auto, ma a tutti gli altri campi correlati: case, stili di vita, ristorazione, loisir e vacanze, etc. Diventa molto importante comprendere i trend in atto e le Driving Forces che li guidano (vedi nota sul Marketing) e gli effetti che ne seguiranno. Per comprendere gli esiti si sceglie un contesto in cui ispirarsi ed agire. Molti brand di fashion si ispirano alle grandi metropoli, altri al viaggio, etc. È anche possibile riferirsi ad altri contesti, specie storici ed artistici. Da questa prima analisi si evidenziano i “meta-valori” di trend, vale a dire quali sono gli assi portanti del cambiamento: ad esempio: girltude, creatività, promiscuità, tenerezza ed altro ancora… Attenzione: dato che viviamo in un passato-presente, di revival continuo, la stessa operazione può essere fatta anche nei confronti del passato. Una volta individuati i meta valori di contesto, questi vengono confrontati con i valori specifici e progettuali che l’azienda vuol dare al suo progetto. Si passa quindi ad una valutazione di coerenza e di fattibilità strategica, coerente con la storia, il brand, il posizionamento dell’azienda. Ad esempio, una casa automobilistica che intenda operare nel campo delle auto di lusso, percorrerà il seguente percorso: • Esplorazione del concetto di lusso, semantica ed evoluzione storica 94 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento • • • • • • Sue espressioni nei diversi ambiti: arredo, stili di vita, case, etc. Tendenze evolutive in atto e driving forces Mutamenti attesi Confronto con la propria storia, brand e situazione attuale Creazione di una Concept Idea originale Ipotesi di Design Quindi la catena è la seguente: • • • • • Prima idea, intuizione o necessità Analisi dell’ambiente attuale Analisi dei trend in atto Analisi delle driving forces Identificazione dei cambiamenti in atto in diversi ambienti correlati e non Definizione dei metavalori esterni: dove si sta andando Confronto con i valori progettuali Definizione dei metavalori di progetto Identificazione della “Concept Idea” forte del progetto. Design e prototipizzazione Test di mercato • • • • • • La didattica La didattica è di tipo attivo e si basa su: creatività, pensiero laterale, utilizzo di differenziali semantici, lavoro individuale e di gruppo. Sintetizzando, il percorso può essere così descritto: • Le persone scelgono un oggetto da disegnare, ad esempio una scarpa femminile sportiva ed un segmento di consumatrici. 95 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto • • • • • • • Scelgono un motivo: innovazione, trasgressione, tranquillità e conformismo. Scelgono un principio ispiratore: Computer, Rock, Campagna Toscana, etc. Identificano le Driving Forces presenti in questi aspetti, se necessario, oppure le tendenze ancora attive. Definiscono i metavalori presenti e futuri che possano agire sul loro progetto. Confrontano i metavalori dell’ambiente con i valori del loro progetto con i valori scelti. Da questo confronto nasce la “Concept Idea”, specifica e caratteristica. Si passa alla fase di design. È interessante notare che, in questo approccio, le fasi linguistiche sono diversificate. Prima di arrivare al disegno, le persone esprimono concetti, analisi verbali, successivamente passano a rappresentazioni iconiche e di immagine…. A titolo d’esempio: le prime 4 fasi sono definite a livello verbale, poi si passa alla loro rappresentazione visiva, e così successivamente. Si viene così a creare un interessante circuito e sequenza, del tipo: • • • Enunciazione verbale/scritta della propria idea, del motivo, del principio ispiratore. Idem per le driving forces e le tendenze. Idem per i metavalori. Quindi si passa alla visualizzazione attraverso immagini di repertorio, attinte dovunque, che provino quanto scritto, sia in termini di stile che di materiali che di colori. Infine si passa al Design. 96 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento Per riassumere il percorso finalizzandolo alla calzatura. L'impostazione del progetto si basa come primo punto sulla creazione e la definizione della "Concept-Idea". Questa si ottiene mettendo insieme una serie di valori. Ipotizziamo, per esempio, che si voglia progettare una linea di prodotti di lusso (calzature). I passi saranno: • • • • • • S’inizia col definire il segmento di riferimento, tipo: uomo, donna, elegante da giorno o da sera, elegante sportiva, e così via. Si crea un alfabeto, una grammatica e poi una sintassi progettuale. Si definiscono le parole di riferimento costanti per esempio: grazia - lusso - benessere ecc..., queste su assi verticali. Si dispongono su assi orizzontali altre parole chiave che varieranno in funzione della tipologia (uomo, donna sportiva elegante) etc. e che potrebbero essere: affettuosa, romantica, stravagante, avvolgente e così via. Gli assi verticali e gli orizzontali s’incroceranno in relazione alla tipologia. Per esempio, una linea per donna conterrà dei valori che una volta incrociati daranno indicazioni per la linea giorno sportiva/elegante. I valori scelti, poniamo il caso, potrebbero essere sull’asse verticale: lusso e benessere; sull’orizzontale: stravagante avvolgente, affettuosa. Ora avremo, pertanto, una definizione della linea da giorno sportiva elegante per donna, che nel nostro caso sarà: " sportiva/elegante + stravagante avvolgente e affettuosa. Terminata questa definizione teorica della linea si dovranno trovare delle immagini (ovviamente fuori dal contesto della calzatura) di oggetti che rispondano a questi requisiti e in tal modo produrremo uno scenario visivo, mettendo le immagini sotto i valori scelti. 97 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto • • Ora portiamo questa scelta nel contesto specifico e prendiamo come spunto un artista che abbia questi valori; selezioniamo dalle sue opere quelle immagini che riteniamo più appropriate e facciamone un altro scenario sempre ripetendo i valori. Da questi due scenari incominceremo a prendere spunto e a selezionare quei segni, colori finiture e materiali che adeguatamente modificati saranno le linee portanti su cui costruire la collezione. Su questi presupposti s’inizia a progettare la collezione. 98 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 99 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 100 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 101 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 102 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 103 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 104 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 105 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 106 Capitolo 2 – Seminari di aggiornamento 107 Capitolo 3 ASSISTENZA E CONSULENZA PREMESSA Le aziende che hanno richiesto un’assistenza consulenziale operano, come si è visto in precedenza, in un Business caratterizzato da alcune specificità, quali: • • • • • • Rapidità dei cambiamenti e dei gusti, in un contesto globale Mondo dei Non bisogni e dei Desideri Ibridazione e contaminazione di stili, epoche, materiali Il cliente da soggetto passivo diventa buyer e creatore del proprio assortimento Necessità di stimolare desideri indotti e nuove mode Il prodotto inteso come media di messaggi, valori, emozioni Per rispondere adeguatamente a queste realtà si è scelto il seguente: Metodo di lavoro I clienti sono contattati e seguiti da una coppia o team di Consulenti specialisti nel settore del Design e del Marketing, dato che le due professionalità sono correlate ed indispensabili in questa fase. Le aree sulle quali s’indirizzerà l’indagine saranno quelle tipiche delle strategie di marketing, vale a dire: • • • • Cosa progetto e produco Per chi Quali sono i competitor Quali sono le opportunità 109 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto I consulenti lavoreranno in stretta relazione con le persone (3 - 4) indicate dal Cliente, formando un gruppo di lavoro, che sarà responsabile delle scelte. Modalità e Tempi d’intervento: • • • • Analisi della situazione e check-up: da 8 a 16 ore di analisi complessiva a cui potranno seguire ulteriori momenti di approfondimento. Tale fase si conclude con una proposta di Consulenza-Intervento Costituzione del Gruppo di lavoro: Consulenti- Clienti Sviluppo ed Attuazione del Progetto Follow up ed eventuali implementazioni Schema generale dell’analisi e del Check-up. Questo Check-up rappresenta un vero e proprio processo di raccolta dati finalizzati attraverso la loro interpretazione a comprendere la vera domanda del cliente. Inoltre, cosa molto importante, serve ad aprire la strada a nuove ipotesi e strategie percorribili. Sono previsti 3 - 4 incontri (o più) della durata di due, tre ore ciascuno. Negli intervalli, fra un incontro e l’altro i consulenti potranno elaborare nuove ipotesi o domande da approfondire con il cliente. Il Check-up si articola in tre fasi: • 1° Fase: Raccolta delle informazioni generali. • 2.Fase: Analisi dei principali Processi decisori critici e del Sistema Strategico. Ovvero: : - 110 Processo di Marketing: di vendita e distribuzione. Processo d’Ideazione del prodotto Capitolo 3 – Assistenza e consulenza - Processo di Brand e Communication Analisi dei Ruoli, delle Responsabilità e Competenze. L’obiettivo di questa fase è quello di comprendere il reale funzionamento dell’azienda, al di là delle dichiarazioni di principio, ma anche di capire le problematiche e le opzioni e gli spazi di manovra esistenti. • 3. Fase: Redazione del Documento con le proposte operative. Il Documento dovrebbe essere strutturato evidenziando: - Punti di forza e debolezza Opportunità Programmi d’intervento Lo scopo di tale documento è quello di permettere un confronto creativo fra Cliente e Consulenza, al fine di verificare nuove opzioni o di rafforzare la gestione corrente. A questo si aggiunge l’obiettivo di proporre azioni d’intervento, formative e di coaching mirate. Qui di seguito, si propone un esempio di check-list: 1° FASE: INFORMAZIONI GENERALI 1. Storia dell’azienda, Cultura, Valori 2. Struttura organizzativa e decisionale: formale e informale. 3. Fatturato, Mol, indici economici 4. Brand, Communication, partecipazione a Fiere 111 Campionari di successo: i prototipi del Metadistretto Calzaturiero Veneto 5. Processo ideativo e creativo della gamma 2° FASE: ANALISI DEI PROCESSI A. Processo di Marketing: 1. Posizionamento e Competitor 2. Obiettivi a breve e a medio periodo 3. Mercati: Domestic e Internazionali 4. Gamma prodotti/Clienti/pricing B. Processo d’Ideazione del prodotto 1. Livello e modalità di comprensione e conoscenza dei trend. 2. Modalità di progettazione: chi fa cosa; chi decide. Utilizzo risorse esterne 3. Identificazione Vision e sistema di valori /messaggi da comunicare 4. Definizione della Concept Idea del prodotto e dei valori/image che deve comunicare C. Processo di Brand e Communication & Distribution 1. In quale modo viene comunicata l’identità dell’azienda o del marchio 2. Advertising, Stampa, Fiere, etc. 112 Capitolo 3 – Assistenza e consulenza 3. Qual è l’utilizzo del Retail o di altri canali distributivi, per veicolare brand, image, communication. 4. Consorzi commerciali/distributivi D. Analisi Ruoli Chiave, Responsabilità, Competenze. 1. Descrizione delle Responsabilità Primarie, Condivise e Secondarie, nel processo decisionale e loro impatto sui risultati aziendali 2. Bilancio delle Competenze e Professionalità Esistenti ed auspicabili: valutazione delle Competenze Interne ed Esterne utilizzate dall’Azienda. 3. Piano di formazione e di sviluppo 3° FASE: PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO Durante la fase di analisi vengono prodotti alcuni documenti parziali con indicazione dei principali processi e delle metodologie operative adottate dalle imprese. Successivamente viene prodotto un Documento Finale che, sulla base delle analisi effettuate, ipotizza una serie di interventi specifici per i clienti incontrati. L’attività si completa con l’avvio di attività di formazione e consulenza finalizzato al miglioramento dei processi. 113