CORSO DI CULTURA NAUTICA Lezione 14 Principali eventi astronomici (d’interesse della navigazione e…. non solo) Possiamo ora riepilogare gli eventi astronomici che hanno rilievo per la condotta della navigazione: - il passaggio del Sole al meridiano superiore dell’osservatore - il sorgere ed il tramonto del Sole insieme con i relativi crepuscoli - la posizione della stella Polare - le fasi della Luna 1. Il passaggio del Sole in meridiano Abbiamo già visto in varie parti delle precedenti lezioni come questo evento fosse importante ai fini della navigazione e della misura del tempo. Infatti questo evento poteva essere sfruttato sia per la determinazione della latitudine, sia per la determinazione dell’ora locale. Per quanto riguarda la determinazione della latitudine, che poteva avvenire con metodi relativamente semplici al momento del passaggio del Sole in meridiano, vi rimando all’appendice allegata a questa stessa lezione. Il controllo dell’ora locale avveniva contestualmente al controllo della latitudine al momento del passaggio in meridiano e poteva dare una qualche affidabilità se la combinazione di latitudine e declinazione del Sole era compresa tra i 30° e 65° di altezza. In pratica un osservatore dotato di sestante, intorno a mezzogiorno nell’imminenza del passaggio in meridiano, cominciava a collimare l’altezza sull’orizzonte del lembo inferiore del Sole, seguendone costantemente il progressivo aumento, senza mai cambiare il senso della regolazione. Nel momento che l’osservatore percepiva che l’altezza del Sole aveva raggiunto il massimo della sua ascesa, quello era il momento del passaggio in meridiano e contemporaneamente l’altezza massima misurata poteva essere utilizzata per il calcolo della latitudine. (tale dato doveva essere corretto per tenere conto dell’ampiezza angolare del semidiametro del Sole, dell’incurvamento dei raggi ottici per la rifrazione atmosferica e per l’altezza dell’osservatore sul livello del mare) L’effettuazione giornaliera di questa misura era così importante sulle navi a vela, in navigazione oceanica,che veniva effettuata contemporaneamente da un gruppo di osservatori (anche per addestrare i più giovani), in generale gli Ufficiali di coperta, in modo da poter eliminare, con la media delle singole misure, gli errori accidentali (nella appendice a questa lezione è riportata una più estesa trattazione del metodo). 2. Il sorgere ed il tramonto del Sole ed i crepuscoli Conoscere in anticipo l’ora del sorgere e del tramonto del Sole è evidentemente un dato importante ai fini della programmazione della condotta della navigazione e della vita di bordo. Il sorgere ed il tramonto del Sole sono preceduti/susseguiti dai crepuscoli mattinale/serale durante i quali si realizzavano le condizioni per l’effettuazione dell’osservazione astronomica per la determinazione del punto nave, poiché si poteva vedere contemporaneamente la linea dell’orizzonte e le stelle più luminose e quindi misurarne l’altezza con il sestante. Inoltre, in condizioni di visibilità particolarmente favorevoli, per un breve istante è possibile osservare il lembo superiore del Sole nel momento in cui sorpassa la linea dell’orizzonte e rilevarne l’azimuth per un controllo di precisione della bussola. L’azimuth del Sole al sorgere ed al tramonto, da porre in confronto con quello misurato, è determinabile a priori e dipende solo dalla latitudine dell’osservatore e dalla declinazione del Sole. Le informazioni relative agli eventi descritti sono contenute nelle Effemeridi e nelle Tavole nautiche edite dall’Istituto Idrografico della Marina. Gli aspetti geometrici relativi a questi eventi sono analizzati, nella figura che segue: - la sfera celeste mostra il Sole durante uno degli equinozi, quando la sua declinazione è zero e la sua traiettoria diurna (colore rosso) è contenuta sul piano dell’equatore celeste. Il piano dell’equatore ha in comune con il piano dell’orizzonte dell’osservatore, la linea Est – Ovest (linea blu). - in tale situazione l’azimuth del Sole al tramonto è 270° (linea tratteggiata blu) - all’alba l’azimuth del Sole è 090° - quanto sopra, che vale per tutti gli astri della sfera celeste con declinazione zero, avviene qualunque sia la latitudine dell’osservatore (alla latitudine dei poli, la situazione è indeterminata- infatti ai poli qualsiasi direzione è “sud”). La stessa situazione è mostrata in proiezione ortografica sul piano dell’orizzonte dell’osservatore nella figura 2 : Quando la declinazione è diversa da zero, il parallelo di declinazione percorso dal Sole, per effetto della moto diurno, non coincide con l’equatore celeste. Il piano contenente il parallelo di declinazione “taglia” cerchio dell’orizzonte in punti (simmetrici rispetto alla linea Nord –Sud) spostati a Nord o a Sud rispetto ai punti cardinali Est/Ovest in relazione al segno della declinazione del Sole. Ciò viene mostrato nella figura 3 seguente, anch’essa in proiezione ortografica sul piano dell’orizzonte, in cui vengono mostrati i percorsi del Sole sulla sfera celeste al solstizio d’estate (=+23°27’) e al solstizio d’inverno (= -23°27’) e le relativa posizioni all’alba ed al tramonto. La stessa situazione viene mostrata in proiezione ortografica sul piano del meridiano dell’osservatore (che contiene i due poli, Zenith e Nadir, i punti Q e Q’ ed i punti cardinali Nord e Sud) : Appare evidente che : - la durata del giorno è più lunga quando la declinazione del Sole è positiva e più corta quando è negativa - la lunghezza del percorso del Sole nella fase di ascesa dal momento del sorgere fino al meridiano superiore, è uguale alla fase di discesa fino al momento del tramonto - la posizione del Sole al sorgere ed al tramonto è spostata verso nord o verso sud, rispetto ai punti cardinali Est e Ovest, in relazione al segno della declinazione IL metodo di rappresentazione della figura 4 si presta a molte altre interessanti considerazioni, in quanto facilmente si può ridisegnare lo schema proposto, facendo variare la latitudine dell’osservatore da 0 a 90°, scegliendo in particolare le latitudini: - 0° osservatore sull’equatore - 23°27’ Nord e Sud il Sole è allo zenith nel giorno del solstizio - 45° la nostra latitudine - 63°33’ Nord e Sud osservatore ai circoli polare artico e antartico - 90° Nord e Sud osservatore ai poli Lascio a voi lo sforzo di questo approfondimento, che sarà senz’altro una piccola sfida, interessante e costruttiva per chiarirsi tutti gli aspetti del problema. 3. La posizione della stella Polare La stella Polare è sempre stata per i naviganti (dell’emisfero nord) un riferimento importantissimo in relazione alla sua posizione prossima al polo nord della sfera celeste. La declinazione della Polare è attualmente circa 89°17’, di conseguenza, nel corso della rotazione diurna della sfera celeste, la congiungente centro della sfera celeste – Polare compie nelle 24 ore un piccolo cono intorno al polo di apertura inferiore ad un grado; in concreto la Polare ci fornisce una indicazione molto affidabile della direzione del punto cardinale Nord. Inoltre, essendo molto prossima al polo, la Polare si presta a fornire una misura diretta della latitudine, in quanto la sua altezza angolare misurata sull’orizzonte è direttamente correlata alla latitudine. Nella appendice 1 è riportata una più ampia descrizione del metodo utilizzato nella navigazione astronomica per determinare la latitudine con la Polare e con il passaggio del Sole al meridiano superiore. 4. Le fasi della Luna Della Luna si è già detto quasi tutto nelle precedenti lezioni, ma vale la pena di ricordare gli aspetti di interesse del navigante nei confronti delle interazioni tra Luna e Terra che hanno un impatto quantomeno sulle condizioni ambientali della navigazione e che pertanto è sempre opportuno saper prevedere e considerare. Tali aspetti sono: - L’illuminazione lunare durante le ore notturne - L’influenza dei movimenti della Luna sul fenomeno delle maree - L’utilizzazione (ai primi sviluppi della scienza della navigazione) della posizione della Luna rispetto a stelle fisse per ottenere un “qualche” riferimento per la misura del tempo. Nella appendice 2 della lezione vengono riportate alcune note storiche in merito. Appendice 1: La determinazione della latitudine con il metodo astronomico Abbiamo già osservato che prima dell’inizio delle navigazioni oceaniche, la navigazione si svolgeva soprattutto nel Mediterraneo e nei mari adiacenti seguendo percorsi costieri, quasi sempre in vista della costa e comunque su brevi traversate che non richiedevano metodi affinati di navigazione astronomica. Il Mediterraneo peraltro si sviluppa poco in latitudine e prima o poi si incontravano punti di riferimento costieri che consentivano di risolvere i problemi della navigazione. Comunque era già chiara agli astronomi ed ai naviganti la relazione tra l’altezza della stella Polare ( e della altezza del Sole a Mezzogiorno) e la latitudine, ma tutto sommato, mancando l’effettiva esigenza, non si erano sviluppati metodi più rigorosi. L’avvio delle navigazioni esplorative lungo le coste occidentali africane diveniva evidente la variazione della posizione della Polare navigando verso sud, ma c’era sempre il riferimento della costa. Addirittura avvicinandosi e superando l’equatore la Polare tramontava definitivamente e la Croce del Sud forniva qualche riferimento, ma non con la facilità della Polare, essendo tale costellazione più distante dal polo Sud ( -60°). Analoghe osservazioni venivano raccolte dai navigatori arabi dell’oceano Indiano che si muovevano normalmente dalle coste del sud Africa (Zanzibar) al golfo Persico e al continente indiano. A partire dal XV secolo con la ricerca di una rotta oceanica in Atlantico “verso le Indie” la scienza astronomica e cartografica cominciò a fornire ai navigantiesploratori metodi affidabili e strumenti più precisi per la determinazione della latitudine. Già Colombo, egli stesso esperto cartografo e teorico, ne poteva disporre. Per la latitudine erano possibili soprattutto due metodi: a) misurare l’altezza della polare al crepuscolo e nelle notti di Luna piena; b) misurare l’altezza del sole al suo passaggio al meridiano superiore. Già disponeva di effemeridi, precalcolate dagli astronomi, che fornivano il valore della declinazione del Sole in funzione della data e quella della Polare in funzione dell’ora approssimata. La figura 5 riassume gli aspetti geometrici di ciascuno dei due metodi di calcolo : a) metodo stella Polare : Al crepuscolo mattinale e serale e nelle notti di Luna piena si può misurare l’altezza della stella Polare sull’orizzonte, che deve essere corretta, in base all’ora, per il suo spostamento rispetto al polo Nord: = h c1 la correzione c1 può variare tra + 43’ e – 43’, annullandosi due volte al giorno come indicato nella figura 6 : Il valore ed il segno della correzione c1, riportata sulle Effemeridi, può essere sommariamente ed intuitivamente valutato, osservando la posizione della costellazione dell’Orsa maggiore rispetto all’orizzonte. b) metodo altezza del Sole : la latitudine può essere determinata misurando l’altezza del Sole al suo passaggio al meridiano superiore; si deve tener conto della declinazione del Sole, fornita dalle effemeridi in funzione della data. La relazione tra altezza massima del Sole al passaggio al meridiano e latitudine è: (1) 90° - = h - (nel caso della fig. 5 la declinazione del Sole è + 20°, l’altezza misurata è 80°, la latitudine è: = 90° - [ h - = 90° - [ +80° - 20°] = = 90° - 60° = 20°N ) Appendice 2 : Il “problema del tempo” Il “problema del tempo” è direttamente connesso con il “problema della longitudine”. Non disponendo di orologi meccanici precisi e trasportabili, le difficoltà dei primi navigatori che si “avventuravano” nell’oceano Atlantico navigando verso Ovest, potevano essere così sintetizzate: poteva essere determinata la latitudine (vedi appendice1), ma era impossibile determinare la longitudine, in quanto non vi era alcun modo di collegare il risultato osservazione di un’osservazione astronomica all’ora di un meridiano di riferimento. Sotto questo stimolo, si svilupparono metodi sempre più affidabili per misurare, mediante osservazione di eventi astronomici, la differenza tra il tempo locale e quello di un osservatorio di riferimento, dovuta alla differenza di longitudine. Questi progressi erano basati su: Il metodo delle distanze lunari Lo sviluppo del cronometro marino L’invenzione della radio Il metodo delle distanze lunari (non noto a Colombo, ma già utilizzato da Amerigo Vespucci nelle sue esplorazioni) era basato sulla considerazione che la Luna, per effetto del suo moto di rivoluzione intorno alla Terra, poteva costituire una sorta di orologio in relazione al suo regolare movimento rispetto alle stelle fisse. La Luna compie infatti una rivoluzione completa intorno alla Terra in circa 27 giorni e 18 ore; ciò vuol dire che, presa a riferimento una stella fissa, il tempo impiegato dalla Luna per ripresentarsi sullo stesso meridiano celeste di quella stella è pari a 27,3 giorni. La Luna dunque ritarda ogni giorno, rispetto alle stelle fisse, diminuendo uniformemente la propria coascensione retta fino a compiere un giro completo di 360°. La durata del “mese lunare” (sidereo) è di 27,3 giorni. Ciò corrisponde ad una diminuzione costante della coascensione retta, rispetto alle stelle fisse, di 13°,187 al giorno, pari a 33’ ogni ora ( e pari a 0’,55 ogni minuto). In definitiva, oltre a seguire il moto diurno della sfera celeste (360° ogni 24 ore), la Luna si muove ogni giorno di 13°,187 in senso contrario ad essa, ciò che corrisponde ad un aumento di ritardo di 52,74 minuti/giorno rispetto al passaggio in meridiano della stella fissa presa a riferimento. I naviganti cominciarono ad utilizzare effemeridi, calcolate e preparate dagli astronomi che fornivano, per ogni giorno ed ora locale del meridiano di un osservatorio astronomico di riferimento, la coascensione retta delle stelle più importanti (che è fissa) e la coascensione retta della Luna (soggetta come detto a progressiva diminuzione). Dopo aver effettuato la misura, sul parallelo celeste, della distanza angolare tra una stella e la luna (da cui il nome di metodo delle distanze lunari), si poteva confrontarla con la corrispondente distanza angolare, fornita dalle effemeridi per il meridiano di riferimento. La differenza tra la distanza angolare misurata e quella fornita dalle effemeridi è direttamente proporzionale alla velocità angolare della Luna (13°,187 al giorno) ed al tempo impiegato dalla sfera celeste per compiere un moto angolare uguale alla differenza di longitudine tra l’osservatore ed il meridiano di riferimento. Vediamo un esempio pratico: Ipotizziamo che, ad una certa data: le effemeridi riportino che, al momento del passaggio al meridiano superiore di riferimento di una stella fissa (scelta possibilmente vicina alla Luna come coascensione retta e declinazione), l’angolo orario della Luna sia 3°20’; la corrispondente distanza angolare calcolata tra la stella e la Luna è di 3°20’ ( Tluna – T* = 3°20’ - 0°00’= +3°20’); si riscontri, misurandola in prossimità del passaggio della stessa stella al meridiano superiore dell’osservatore, che la distanza angolare tra la Luna e la stella sia ridotta a +1°55’; la variazione di coascensione retta (3°20’1°55’ = 1°25’= +1°,416) è dovuta al ritardo della Luna avvenuto nel tempo trascorso tra il passaggio della stella al meridiano di riferimento ed il suo passaggio al meridiano dell’osservatore; tale differenza di tempo t è pari al rapporto tra il ritardo (misurato) ed il ritardo giornaliero della Luna (13°,187); t = 1°,416 / 13°,187 = 0,10743 giorni = +2,5771 ore; ricordando chet = e che 1 ora corrisponde a 15°, ne consegue che la differenza di longitudine tra il meridiano di riferimento (=0°00’) e quello dell’osservatore è: = 2,5771x 15° = 38°39’,4 ; tenuto conto che la differenza di tempo calcolata è di segno positivo, la longitudine dell’osservatore è 38°39’,4W In realtà la precisione ottenibile era fortemente influenzata dagli errori di misurazione e dalla approssimazione dei dati forniti dalle effemeridi. Attribuendo un errore di 20’ nella misura della distanza lunare, dovuto alla imprecisione degli strumenti allora disponibili e del metodo di collimazione tra la stella fissa e la Luna, ed un errore di 10’ di calcolo delle effemeridi, la precisione attendibile dal metodo delle distanze lunari nella determinazione della longitudine era dell’ordine di 30’. Dunque non ci si poteva aspettare una grande precisione, ma era comunque un progresso rispetto alla sola possibilità, a disposizione di Colombo, basata sulla “stima” delle miglia percorse per parallelo. Lo sviluppo del cronometro marino, avvenuto dopo quasi tre secoli dall’avvio delle navigazioni oceaniche, insieme con la messa a punto di strumenti di misura alquanto precisi (il sestante) e metodi di calcolo perfezionati, consentì di migliorare molto la capacità di determinare la longitudine della nave in mare. I cronometri andarono sempre più perfezionandosi in precisione ed affidabilità, riducendosi nel contempo le loro dimensioni. In genere le navi disponevano di almeno tre cronometri per poterne confrontare la marcia giornaliera, comunque affetta da imponderabili errori dovuti alle variazioni di temperatura, di usura e dalle sollecitazioni imposte dal mare. Si poteva contare su una precisione iniziale nella misura del tempo dell’ordine dei 10-15 secondi, ma che andava via via deteriorandosi con il passare dei mesi (salvo occasionali controlli mediante la determinazione del passaggio al meridiano del Sole, il metodo delle distanze lunari o toccando punti geografici di longitudine nota). L’invenzione della radio, che consentiva (e consente tuttora) di trasmettere a grandi distanze (alla velocità della luce) il segnale orario per il controllo dei cronometri di bordo, permise di conoscere con la precisione del decimo di secondo l’errore del cronometro di bordo rispetto al tempo di riferimento degli osservatori astronomici (Greenwich in particolare). Veniva quindi azzerata, nella determinazione della longitudine, la componente di errore dovuta all’imprecisione della misura del tempo (1 secondo di errore nel tempo corrisponde a 0,25 mg x cos ). Anche le effemeridi, ormai realizzate con moderni sistemi di calcolo, davano ormai una precisione assoluta. Nella determinazione del punto nave con il metodo astronomico, rimanevano altre componenti dell’errore che risiedevano in : - errori dell’osservatore nella misura delle altezze delle stelle - errori per anomale condizioni di rifrazione ottica e difficoltà di collimare l’orizzonte marino - imprecisione degli strumenti (sestanti) - errori di calcolo In pratica si trattava di una procedura laboriosa, ancora affetta da imprecisione, nella quale molto contava l’abilità e l’addestramento dell’osservatore. Essa era condizionata dalla possibilità, non sempre garantita, di effettuare l’osservazione stellare nei brevi momenti del crepuscolo, mattinale o serale, che consentono di vedere contemporaneamente le stelle di maggiore visibilità e la linea dell’orizzonte. Poteva accadere che la navigazione si svolgesse in condizioni meteorologiche di cielo coperto e scarsa visibilità dell’orizzonte (in generale le condizioni di tempo avverso) e che l’avvicinamento alla costa avvenisse senza aver potuto controllare la posizione per molti giorni, affidandosi solo alla stima. In definitiva navigare era ancora un’arte. Tutto questo è ormai superato con la realizzazione del sistema di navigazione satellitare G.P.S. (Global Positioning System) e suoi successori/competitori, di cui parleremo in un apposita lezione. Nota finale : Due sperimentatori che, in epoca antecedente alla invenzione degli orologi meccanici, avessero voluto misurare lo scostamento di tempo dovuto alla longitudine, avrebbero potuto evidenziarlo solo con sistemi di segnalazione ottica, (l’impiego di sistemi acustici, non avrebbe avuto un esito significativo, in quanto la velocità del suono nell’aria è pressoché uguale alla velocità periferica di un punto della superficie della Terra per effetto della sua rotazione). Finché non si dispose di orologi meccanici precisi e trasportabili, queste differenze di tempo (prevedibili in via teorica) non potevano essere misurate in modo affidabile ed il problema della differenza di tempo per effetto della differenza di longitudine non si poneva nella vita pratica di tutti i giorni. Dal momento che il cammino della scienza astronomica e della scienza della navigazione trovò impulso nell’esigenza di risolvere il problema delle navigazioni oceaniche, si cominciarono a sviluppare gli strumenti indispensabili per impostare la soluzione del problema.-