Teoria e Solfeggio

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Prof.ssa Matilde Bufano
Teoria e Solfeggio
a.s. 2004-2005
Proposta di Corso sperimentale per allievi dislessici del Conservatorio “G. Verdi” - MILANO
Premessa.
Legislazione
Nel 2004, con diversi anni di ritardo rispetto ad altri Paesi europei, il Ministero della Pubblica Istruzione ha
riconosciuto la dislessia come una disabilità e non come un handicap e di conseguenza ha emanato alcune
circolari con le disposizioni alle quali tutti gli ordini di scuole devono attenersi nel caso di alunni affetti da
dislessia. Con tali disposizioni il Ministero indica una serie di strumenti compensativi e dispensativi da utilizzare,
sia nel corso dell’anno scolastico, sia in sede di tutti gli esami – fino alla maturità – con lo scopo di offrire ai
dislessici pari opportunità, evitando in tal modo l’abbandono scolastico e altri disagi, quali abbassamento
dell’autostima, depressione, comportamenti oppositivi o scelte di basso profilo rispetto alle potenzialità.
Gli strumenti compensativi e dispensativi sono descritti nella Circolare prot. 4099/P4° del 5/10/2004 (acclusa al
presente progetto), alla quale fa riferimento tutto il dettato ministeriale successivo, consistente in circolari,
ordinanze e note.
La dislessia
Ormai è ampiamente acquisito che la dislessia è un disturbo neurobiologico, quasi sempre ereditario, che presenta
vari livelli di gravità. Secondo stime ufficiali riguarda il 5% della popolazione – nell’età scolare il 10% secondo le
stime del CNR – e di solito permane anche negli anni successivi. La dislessia non è causata da scarsa intelligenza
né da problemi psicologici o familiari, anche se spesso il bambino dislessico finisce con l’avere problemi
psicologici come conseguenza del suo disturbo.
In Italia la dislessia è tuttora poco conosciuta per diverse ragioni (cfr. G. Stella, La dislessia. Ed. Il Mulino, 2004)
e quindi viene diagnosticata con molto ritardo, con gravi conseguenze per il dislessico che non rendendosi conto
del motivo delle sue difficoltà e considerato svogliato e pigro dagli insegnanti e dalla famiglia, matura una scarsa
autostima e diventa a volte ansioso, apprensivo e addirittura violento, a volte depresso, insicuro e incapace di
rapportarsi agli altri con la dovuta serenità.
La dislessia evolutiva é una disabilità nella lettura parlata e non nella comprensione del testo. Per leggere bisogna
mettere in atto alcuni processi che sono:
a. il riconoscimento dei segni (il dislessico confonde spesso lettere e numeri);
b. la conversione dei segni grafici in suoni (il dislessico spesso ha difficoltà di verbalizzazione);
c. la ricostruzione delle parole attraverso la connessione dei gruppi di segni/suoni.
Questi tre processi possono essere considerati le fasi di un’unica attività chiamata attività di decodifica o
transcodifica che consente di trasformare il codice scritto in codice orale. Questa abilità manca al dislessico che,
di conseguenza, ha particolari “difficoltà nell’esprimere … contenuti specialistici che richiedono sequenzialità e
impiego di termini specifici e speciali” e “difficoltà di denominazione rapida di termini che pure sono disponibili
nel repertorio lessicale dell’individuo”. (G. Stella, op. cit.).
Oltre a questa, nel dislessico si possono manifestare altre disabilità (gravi difficoltà nella scrittura, discalculia,
scarsa memoria a breve termine, disturbi di lateralizzazione, difficoltà di concentrazione e di organizzazione del
pensiero) che non riguardano tutti i dislessici nello stesso modo, né con la stessa intensità. Ciascun dislessico,
infatti, è un caso a sé, diverso da tutti gli altri.
Ogni dislessico, poiché non ha carenze intellettive o sensoriali, è in grado di apprendere qualunque argomento,
esattamente come i non-dislessici, ma ha bisogno di molto più tempo e di alcuni supporti, primo fra tutti la
registrazione di ogni argomento da ascoltare ogni volta che occorre. E’ necessaria inoltre una didattica specifica e
personalizzata, insieme a un atteggiamento responsabile, paziente e comprensivo del docente affinché il ragazzo
dislessico, già a disagio per il suo disturbo, abbia la sensazione di essere valutato come merita e rispettato, non
sopportato.
Proposta di Corso di Teoria, Solfeggio e Dettato musicale
Questa proposta è il risultato di molti anni di studio sul rapporto fra il dislessico e la musica, studio condotto con
una certa difficoltà per carenza di letteratura specifica e di esperienze codificate.
I punti di riferimento utilizzati nel redigere questo programma sono: alcuni testi in lingua inglese, i pareri e i
consigli dei medici specialisti e l’esperienza fatta “sul campo”.
Riguardo alla musica, le diversità fra dislessici che si riscontrano nella vita scolastica e nella quotidianità si
rilevano anche nelle attività musicali, in primo luogo nella lettura – in particolare nella lettura a prima vista e nella
lettura ad alta voce per il solfeggio. Infatti, nella letteratura (straniera: si cita, per esempio, Music & Dyslexia di
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T.R. Miles & J. Westcombe, 2001) riguardante l’attività musicale dei dislessici si afferma che le maggiori
difficoltà i musicisti dislessici, anche quelli considerati musicisti di successo, le hanno incontrate proprio durante
il corso di solfeggio: nella lettura, spesso veloce, delle note con il loro nome; nell’esposizione della sequenza delle
scale con le relative armature in chiave; nell’esposizione delle regole della teoria con le sequenze dei diesis e dei
bemolli e con la corrispondenza fra tempi semplici e composti; nel riconoscimento mnemonico degli intervalli;
inoltre, nell’attività corale, con la lettura contemporanea a prima vista delle note e del testo. Infine sono indicate
come assolutamente improponibili tutte le letture a prima vista da affrontare in sede di esame o di esecuzione
strumentale.
Naturalmente quasi tutte queste difficoltà non si presentano quando l’allievo dislessico suona: per lui “leggere” le
note con lo strumento è molto più facile che pronunziarne il nome in quanto il dislessico abbina le note alla
posizione delle dita e, soprattutto, al suono. Abituato com’è ad ascoltare, in caso di errore avverte subito il suono
sbagliato, mentre nel parlare spesso non si accorge di sbagliare la pronuncia di una parola.
Comunque ogni dislessico, anche come strumentista, ha le sue specificità, sia in positivo sia in negativo: dal
dislessico dotato di grande orecchio e memoria che diventa un ottimo strumentista, attraverso una gamma molto
variegata si passa al dislessico con problemi ritmici, mnemonici o di inadeguatezza fisica. Con queste carenze lo
studio dello strumento è sconsigliato al dislessico come al ragazzo non-dislessico.
In conclusione, tenendo presente che il dislessico:
a. esegue le note più facilmente con lo strumento di quanto non le legga con la voce;
b. legge ad alta voce qualunque cosa con grande lentezza confondendo i caratteri;
c. ha difficoltà a ricordare e a esporre verbalmente sequenze e termini specialistici,
è necessario ridisegnare tutte le attività previste dal programma ministeriale di Teoria e Solfeggio con lo scopo di
evitare che per raggiungere il livello normalmente richiesto l’allievo dislessico impieghi un numero di anni
imprevedibile, senza che ciò comporti alcun vantaggio dal punto di vista musicale, anzi con il rischio che il
candidato debba rimandare il compimento inferiore di strumento, spesso preparato con maggiore facilità.
I contenuti previsti dal corso di Solfeggio dovranno comunque rimanere gli stessi – e altrettanto sarà per le prove
d’esame – ma gli uni e le altre dovranno essere condotti in modo da mettere l’allievo dislessico nelle condizioni
più favorevoli, come previsto dal dettato ministeriale per tutti gli altri ordini di scuole.
Le modalità che vengono proposte, riguardanti sia le attività durante il corso di Teoria e Solfeggio sia lo
svolgimento degli esami, sono state sperimentate con successo con tutti i dislessici. Si è tenuto conto non solo dei
vari livelli di gravità del disturbo, ma anche di tutte le difficoltà che spesso lo accompagnano (discalculia,
disortografia, disturbi della lateralizzazione, di coordinamento ecc..) con lo scopo di formulare un progetto
all’insegna della chiarezza per i docenti, per gli allievi interni e per i privatisti.
1. Solfeggio in chiave di violino: la lettura, che presenterà le stesse difficoltà previste per il corso
normale, dovrà essere eseguita con sillabazione ritmica (ta-ta) senza nominare le note. Sarà opportuno
evitare l’uso di matite, di strumenti ritmici, come pure il battito delle mani o del piede che in alcuni
soggetti aggiungono difficoltà di movimento alle difficoltà di verbalizzazione ritmica. In sede
d’esame sarà concesso al candidato un tempo maggiore per esaminare la prova ed eventualmente sarà
data la possibilità di ripeterla tutta o in parte.
2. Setticlavio: il setticlavio sarà trascritto dall’allievo utilizzando gli stessi testi e le stesse prove,
comprese quelle di esame, proposti agli altri allievi.
3. Solfeggio cantato: il solfeggio cantato sarà eseguito in modo usuale con il nome delle note. Anche in
sede di esame si concederanno alcuni minuti in più per esaminarlo preventivamente ed eventualmente
si darà all’allievo la possibilità di eseguirlo una seconda volta.
4. Trasporto: questa prova in sede di esame sarà trascritta un tono sopra o un tono sotto e cantata. Nel
caso di dislessia severa l’allievo si limiterà a spiegare le regole del trasporto al pianoforte.
5. Dettato: in sede di esame il dettato sarà di 8 battute contenenti un numero limitato di note. Questa
prova presenta molte difficoltà per i dislessici che hanno scarsa memoria a breve termine.
6. Teoria: gli intervalli saranno mostrati sulla tastiera; le scale e i relativi arpeggi potranno essere
eseguiti dal candidato sulla tastiera; comunque la tastiera dovrà essere utilizzata il più possibile per le
domande di teoria allo scopo di evitare sforzi mnemonici senza risultato, in particolare agli allievi
affetti da discalculia e da scarsa memoria a breve termine.
Come prova di lettura delle note l’allievo in sede di esame eseguirà un brano preparato in precedenza con il
proprio strumento. Questa prova farà parte della lettura nelle chiavi se lo strumento è uno strumento traspositore,
oppure della lettura in chiave di Sol se lo strumento usa questa chiave.
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