INFERMIERE CASE MANAGER STATISTICA ED EPIDEMIOLOGIA Perchè servono Metodi e Ricerca Necessito di CONOSCENZE Devo prendere delle DECISIONI Raccolta di: INFORMAZIONI OSSERVAZIONI SPERIMENTAZIONI Sintesi: MODELLI cosa fare? quali e quanti dati? data mining interpretazione Nuove CONOSCENZE Nuove IPOTESI DI DECISIONE La statistica ed un po' di terminologia Un insieme di elementi ove si vuole produrre nuove conoscenze viene chiamato convenzionalmente popolazione di riferimento. Gli elementi della popolazione sono chiamati genericamente unità statistiche. Alcune caratteristiche di tutte (popolazione o universo) o di una parte delle unità statistiche (campione) vengono rilevate/misurate. Il risultato di questo rilevare (misurare) costituiscono i dati. L'obiettivo è quello di giungere dai dati a nuove conoscenze od ipotesi di decisione. Ovvero, attraverso i dati poter fare delle affermazioni sulla popolazione di riferimento. Istruzione per l'uso L’infermiere, lo statistico, l'artigiano e “le macchine” macchine” Ogni problema ha caratteristiche peculiari, ogni domanda arriva con conoscenze pregresse diverse, in situazioni diverse, ogni volta ci sono scelte da fare,. . . Tutti i pazienti sono unici, i risultati dipendono dalla capacità, in un determinato momento, di scegliere e controllare gli strumenti che uso per produrre conoscenza. Successi ed insuccessi sono frutto di scelte. Del resto, perché dovrei fare delle lezioni di statistica se bastassero delle macchine per produrre tali conoscenze. Quello che posso fare è mostrarvi idee, tecniche e strategie che si sono rivelate utili in una certa gamma di situazioni. Ma voi dovrete affrontare altre situazioni, rispondere ad altre domande, . . . Ricordate: Non cercate ricette. Guardate ai contenuti di questo corso come ad esempi di quello che si può fare. Domandatevi sempre: “Sono convinto? Cosa farei di diverso?..” La statistica e ulteriore terminologia Le caratteristiche rilevate sulle unita statistiche vengono chiamate variabili. I valori distinti assunti da una variabile sono chiamate le modalità della variabile stessa. Se le variabili di interesse non sono rilevate su tutte le unita statistiche, il sottoinsieme della popolazione oggetto della rilevazione e chiamato il campione. La statistica e sue suddivisioni Descrittiva: i dati a disposizione sono riferiti a tutta la popolazione di riferimento. Inferenziale: i dati sono stati rilevati solamente su una parte delle unita statistiche. Vogliamo utilizzare le informazioni del campione per fare delle affermazioni sulle caratteristiche di tutta la popolazione (“fare inferenza”). I dati In statistica si parla di dati: Qualitativi o categoriali quando le modalità utilizzate per descrivere il fenomeno analizzato prendono la forma di aggettivi o di altre espressioni verbali. A loro volta i dati qualitativi possono essere: •sconnessi se non esiste nessun ordinamento naturale tra le modalità; esempi di dati sconnessi sono: (i) la religione, (ii) la modalità di somministrazione di un farmaco (ad es., per via orale, parenterale o sottocutanea); •ordinali nel caso in cui un ordinamento naturale esiste; esempi di dati qualitativi ordinali sono: (i) il titolo di studio, (ii) la risposta ad un trattamento (ad es. classificata come assente, parziale, ottima.). Quando le modalità sono solamente due (esempi (i) maschio vs. femmina, (ii) vivo vs. morto; (iii) buono vs. difettoso) si parla di dati dicotomici o binari. I dati In statistica si parla di dati: Quantitativi o numerici quando le modalità sono espresse da numeri. Dal punto di vista dei modelli e delle tecniche utilizzate i dati numerici si suddividono a loro volta in dati: • interi/discreti quando le modalità sono esprimibili da numeri interi; esempi sono: (i) il numero di figli, (ii) il numero di metastasi polmonari, (ii) il numero di interventi chirurgici realizzati; • continui o reali quando le modalità sono esprimibili da numeri reali; esempi sono: (i) la circonferenza addominale, (ii) il volume di una massa tumorale, (iii) la temperatura corporea, (iv) la concentrazione di emoglobina nel sangue. Notare che: • il tipo di variabile rilevata dipende molto dallo strumento atto a misurarla • il tipo di variabile implicherà le analisi successive I dati Sempre per quanto riguarda i dati numerici si dice che si è utilizzata: • una scala intervallo quando l'origine della scala stessa è arbitraria, ovvero, quando lo zero ha un'interpretazione convenzionale (esempio: la temperatura); • una scala rapporto nel caso contrario ovvero quando l'origine non è arbitraria (esempio: la lunghezza di una ferita chirurgica). Per comprendere quest'ultima suddivisione, trasversale alla precedente è importante più nella fase di interpretazione dei risultati che nel momento dell'analisi, si pensi ai due esempi e si osservi che mentre possiamo dire che una ferita di 30mm è lunga il doppio di una ferita di 15mm non possiamo, viceversa, dire che quando ci sono 30 gradi Celsius la temperatura è doppia rispetto a quando ce ne sono 15. Ad esempio, proprio per la differente origine scelta, l'affermazione sarebbe falsa se usassimo una scala Fahrenheit o Kelvin. Frequenze assolute e relative Freq.assolute: nr. di volte con cui si presenta una certa modalità della variabile rilevata Freq.relative: freq.assolute/nr tot.delle osservate Hanno il vantaggio, rispetto alle frequenze assolute, di permettere di confrontare distribuzioni di frequenza basate su numeri differenti di unità statistiche. Rappresentazioni grafiche: istogrammi, diagrammi circolari Misure di posizione La media aritmetica La mediana: valore/modalità assunto dalle unità statistiche che si trovano nel mezzo della distribuzione. Un numero che sia più grande di un 50% delle osservazioni e più piccolo del restante 50%. Se le modalità sono raggruppate in classi non si definisce un valore univoco, ma una classe mediana Minimi e massimi Misure di posizione Un quantile-q dove q Є [0; 1] rappresenta un numero che sia più grande del 100*q% dei dati osservati e più piccolo del restante 100*(1-q)%. Ad esempio, un quantile 0,1 deve essere un valore che lascia a sinistra il 10% delle osservazioni ed a destra il restante 90%. I quantili con q uguale a 0,25; 0,50 e 0,75 vengono chiamati rispettivamente il primo, il secondo e il terzo quartile. Dividono la popolazione in quattro parti uguali. N.B.: 2° quartile = mediana. I quantili con q = 0,01; … ; 0,99 si chiamano percentili. Il quantile può essere calcolato per funzioni di variabili continue o discrete, purché espresse su scale ordinali o cardinali. Non può essere calcolato su distribuzioni basate su variabili nominali. Misure di posizione e rappresentazioni grafiche: i diagrammi a scatola e baffi (boxplot) Forniscono una idea schematica di un insieme di dati basata sui quantili. Sono costituiti, come dice il nome, da una scatola e da due baffi costruiti come nel disegno a lato. Anche la media aritmetica può “essere difettosa” difettosa” A volte si possono trovare degli insiemi di dati contenenti una frazione di osservazioni anomale o atipiche, ovvero, osservazioni che assumono valori lontani (outliers) da quelli assunti dalla maggior parte delle altre osservazioni e che, quindi, sembrano provenire da una popolazione diversa , generate con meccanismi diversi o misurate/rilevate in modo errato (bias). Ricordate: la media aritmetica è molto sensibile alla presenza delle osservazioni anomale. Puo fornire risultati a volte non molto sensati. Funzione di ripartizione empirica Si ottiene sommando progressivamente le frequenze relative. Indici di variabilità La varianza: è una misura di quanto i dati siano distanti dalla media aritmetica. La distanza è valutata usando i quadrati delle differenze tra i singoli dati rilevati e la loro media aritmetica. Definita la media aritmetica dei dati (y) rilevati come: allora la varianza sarà definita come: Oppure dopo alcuni passaggi algebrici come: Lo scarto quadratico medio La radice quadrata della varianza è usualmente definita come scarto quadratico medio o deviazione standard. ± Si noti che mentre l'unità di misura della varianza è il quadrato dell'unita di misura dei dati originali, l'unita di misura dello scarto quadratico medio coincide con l'unita di misura dei dati. Altre misure di variabilità Campo di variazione Veloce da calcolare ma attenzione perchè molto sensibile a possibili valori anomali. Scarto interquartile è usato soprattutto nelle situazioni in cui si sospetta la possibile presenza di osservazioni anomale (ad esse molto resistente). Coefficiente di variazione è un indice di dispersione che consente di confrontare misure di fenomeni riferite a unità di misura differenti, in quanto si tratta di un numero puro (ovvero non riferito ad alcuna unità di misura). Viene definito, per un dato campione, come il rapporto tra la sua deviazione standard (σ) e il valore assoluto della sua media aritmetica (µ): Chiaramente ha senso solo per campioni aventi la media aritmetica non nulla. Simmetria I due seguenti istogrammi costruiti a partire da due insiemi di dati sono almeno approssimativamente omogenei per quanto riguarda posizione e variabilità. Nonostante questo le due distribuzioni sono diverse. La prima è più o meno simmetrica. Viceversa, la coda verso i valori alti della seconda è molto più lunga della coda verso i valori bassi. Si parla in questo caso di asimmetria positiva. Ovviamente, nel caso opposto (coda sinistra più lunga di quella destra) parleremo di asimmetria negativa. Dati sperimentali verso dati osservazionali Nell'analizzare dei dati è bene poi tenere presente il tipo di studio in cui sono stati rilevati. In particolare, è importante la distinzione tra studi sperimentali ovvero situazioni in cui i dati sono stati raccolti in situazioni replicabili e controllate (esempio classico sono gli esperimenti di laboratorio, ad esempio, lo studio sulle due metodiche per la valutazione dell'emoglobina), e studi osservazionali ovvero situazioni in cui il ricercatore semplicemente rileva dei dati già esistenti (esempio: il numero di ricoveri per malattie legate all'asma nell'Azienda Ospedaliera di Padova). Il problema principale degli studi osservazionali è che non controllando i fattori che possono influenzare il fenomeno sotto indagine e quindi risulta difficile essere ragionevolmente certi di averli individuati appropriatamente. Mutabilità Analogo della variabilità per dati qualitativi. Non possiamo guardare alle differenze tra i valori osservati. Possiamo però guardare alle differenze tra le frequenze. Si definisce come situazione di minima mutabilità una situazione in cui tutte le unità statistiche si concentrano nella stessa modalità. In questo caso le unita statistiche sono perfettamente omogenee rispetto al fenomeno considerato. Si osservi che in questo caso la distribuzione delle frequenze relative si presenta come: dove abbiamo supposte che le modalità siano k e che la i-sima sia quella in cui le unita statistiche si sono concentrate. La situazione opposta (massima mutabilità) la troviamo invece quando le unita statistiche si ripartiscono in maniera uguale tra le varie modalità. In questo caso la distribuzione delle frequenze relative diventa •Si annulla in corrispondenza di una tabella di minima mutabilità •Assume valore massimo nelle situazioni di massima mutabilità Indice di Gini e sua versione normalizzata * * * Covarianza e indice di correlazione di Pearson la covarianza è un indice che misura la "contemporaneità" della variazione (in termini lineari) di due variabili casuali; si utilizza spesso la notazione: , dove essendo e rispettivamente la media aritmetica di x e y. La covarianza può assumere sia valori positivi che negativi. Nella statistica inferenziale, quando due variabili sono tra di loro indipendenti, allora la loro covarianza è nulla (l'inverso non è necessariamente verificato). A volte la covarianza viene citata mnemonicamente come la media del prodotto degli scarti dalla media. La covarianza può essere scomposta in due termini, diventando ovvero la media dei prodotti meno il prodotto delle medie. Dividendo la covarianza con il prodotto delle deviazioni standard delle due variabili, si ottiene l'indice di correlazione di Pearson: Il coefficiente assume valori compresi tra -1 e +1. Nel caso di indipendenza lineare il coefficiente assume valore zero, mentre non vale la conclusione opposta, ovvero dal coefficiente nullo non si può desumere l'indipendenza lineare. Tabelle di contingenza Una tabella come quella qui sotto riportata a destra viene usualmente chiamata di contingenza. In generale, una tabella di contingenza mostra la distribuzione delle unita statistiche classificate sulla base di due o pi u variabili. Si osservi che una tabella di contingenza contiene varie distribuzioni di frequenza. Infatti: Se consideriamo la tabella sottostante (in questo caso le 2 righe e le 3 colonne centrali) la tabella ci mostra il numero di individui che presentano una particolare modalità della prima variabile congiuntamente ad una particolare modalità della seconda variabile. Ad esempio, 122/1316 e la frazione di passeggeri che simultaneamente viaggiavano in I classe e sono periti nel disastro del Titanic. Dati tratti dalla lista di tutti i 1316 passeggeri del Titanic con alcune informazioni aggiuntive riguardanti: l'esito (salvato, non salvato), la classe (I, II, III) in cui viaggiavano, realizzata dalla commissione d'inchiesta del British Board of Trade Tabelle di contingenza Tabelle di contingenza Tabelle di contingenza Tabelle di contingenza Dati tratti dalla lista di tutti i 1316 passeggeri del Titanic con alcune informazioni aggiuntive riguardanti: l'esito (salvato, non salvato), la classe (I, II, III) in cui viaggiavano, realizzata dalla commissione d'inchiesta del British Board of Trade Si osservi che passare da frasi del tipo. “Si sono salvati 203 passeggeri di prima classe”. A: “si sono salvati il 62% dei passeggeri della prima classe”. Equivale a guardare non le frequenze assolute ma quelle relative delle distribuzioni condizionate. L’EPIDEMIOLOGIA MODERNA Setting Quartiere londinese di Soho nel 1854 Ipotesi Causa dei decessi nel quartiere era una pompa di distribuzione dell'acqua Metodo Durante la sua ricerca delle cause dell'epidemia, utilizzò una piantina di Londra con la diffusione dei casi nei diversi periodi (On the Mode of Communication of Cholera).. Tratto da: “On the mode of communication of cholera” Tratto da: “On the mode of communication of cholera” Tratto da: “On the mode of communication of cholera” Tratto da: “On the mode of communication of cholera” Diagramma di Voronoj – J. Snow