BOLLETTINO U.C.F.I. (UNIONE CATTOLICA FARMACISTI ITALIANI

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N. 3/15
Carneficine conseguenze della zona oscura dell’anima umana
DAL FRONTE DELL’ABORTO E
DELL’EUTANASIA
Gran parte delle religioni (Chiesa Cattolica e Ortodossa, Islam, Buddismo e
Induismo), professate da miliardi di persone, sono contrarie all’aborto e
all’eutanasia, eppure le violenze di tutti i tipi su uomini e donne continuano
sempre ad esercitarsi in periodi di guerra e in periodi di pace: nonostante
l’avanzata di queste immani soppressioni si stia diffondendo nei Paesi
occidentali, il duello tra vita e morte si continua a combattere in tutto il mondo,
suscitando reazioni di sostegno alla vita e alla dignità della persona umana che
spesso provengono da persone o governi fino a ieri contrari, facendo intuire che
la legge naturale della creazione è inscritta in modo indelebile nel cuore di ogni
uomo ed è talmente forte da non poter essere vinta da alcuna forza contraria ad
essa.
La millenaria vicenda dell'aborto e
dell'eutanasia, concettualmente legati tra loro,
non accenna a migliorare, anche se coraggiosi
difensori della vita continuano a operare,
perseguendo l'obiettivo di una modifica delle
norme in senso restrittivo e sperando nella
loro abrogazione. Nel frattempo, però, il
numero delle vittime, proporzionato al
numero degli abitanti della terra, viene
stimato su scala mondiale in circa 40 milioni
di aborti l'anno e nella cifra globale di un
miliardo nell'ultimo mezzo secolo: una
carneficina, che si affianca alle vittime, nello
stesso periodo, di guerre, di genocidi, di
totalitarismi, di fondamentalismi e di
razzismi. Si ritiene motivatamente che il XX
secolo sia stato uno dei più violenti nella
storia dell'umanità, includendo nella stima i
circa cinquanta milioni di morti della seconda
guerra mondiale. Sull'enorme omicidio di
massa costituito dall'aborto, si levano poche
voci di protesta e molte altre, invece, che
tentano
di
minimizzare,
affermando
l'attenuazione
del
fenomeno,
ma
dimenticando che nel frattempo si è diffusa la
pratica di metodi contraccettivi di tipo
abortivo, compresa la pillola del giorno dopo
o di cinque giorni dopo. Nel frattempo il
fronte dell'eutanasia, pur riguardando numeri
relativamente bassi di vittime, riaperto con
numeri di massa nel periodo nazista, oggi si
affianca non solo a quella degli adulti, ma
anche nei confronti dei minori prendendo
piede nella legislazione di alcuni paesi della
civilissima Europa, con le abituali
motivazioni della compassione e della
eugenetica. In Olanda, Belgio e Lussemburgo
l'eutanasia è ormai depenalizzata. L'Olanda ha
legalizzato la pratica anche per i minori di età
superiore ai 12 anni. Nel 2012 si stimano in
4.000 le persone che hanno posto fine alla
loro vita in base a questa legge che risale al
2000. Il padre della legge, Chabot, ha
recentemente lamentato una situazione di
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anarchia del sistema e si è dichiarato sorpreso
dai recenti sviluppi esposti dal Ministero della
sanità al parlamento. Si è così appreso che nel
solo 2013 sono stati soppressi 42 pazienti che
soffrivano di malattie psichiatriche non
terminali. Un'autorevole rivista psichiatrica ha
sostenuto che queste morti sono da
considerare come una “emancipazione” del
paziente psichiatrico. L'efficienza olandese ha
provveduto ad organizzare quindici unità
eutanasiche mobili che si recano a sopprimere
i pazienti a domicilio. Sembra che vi sia già
una lista di attesa di duecento persone. Il
fenomeno si sta ampliando – ovviamente con
numeri molto lontani da quelli dell'aborto –
attraverso la varietà delle indicazioni a
procedere all'eutanasia. Così recenti linee
guida dell'associazione medica olandese
prendono in considerazione “disturbi mentali
e psicosociali” quali “perdita della
funzionalità, la solitudine e la perdita di
autonomia” e contengono la definizione di un
ampio concetto di sofferenza connesso a
“disturbi della vista, dell'udito e della motilità,
cadute, confinamento a letto, affaticamento,
stanchezza e perdita di fitness”. Che varie
condizioni negative della vita possano
produrre sofferenza e depressione è
indiscutibile, e l'elenco potrebbe essere ben
più lungo di quello fornitoci dai medici
olandesi. Si tratta però di capire a quale titolo
possano costituire indicazione a causare la
morte. Recentemente il Belgio ha compiuto
un ulteriore passo avanti. Dal 2002 ha una
legge che autorizza l'eutanasia, in base alla
quale nel solo 2012 sono stati uccisi 1.432
pazienti, il 25% in più rispetto all'anno
precedente. Da poche settimane si è approvata
una legge che estende la possibilità di
procedere senza limiti di età e sulla base della
sola indicazione medica. Alla legge belga si
sono opposti soprattutto i responsabili
religiosi, cattolici (la confessione prevalente)
e altri cristiani, mussulmani ed ebrei, ma più
del 70% dei cittadini si è dichiarato
favorevole. Vi si stabilisce che l'eutanasia si
possa applicare ai minori con malattie
terminali,
sofferenze
“costanti
e
insopportabili”, fisiche, e non anche solo
psichiche, come per gli adulti e una prognosi
di morte prossima; che siano in grado di
decidere consapevolmente, condizione che
sarebbe accertata da psicologi e psichiatri; e
per la quale sussista il consenso dei genitori.
Sono condizioni – dichiarano i sostenitori
della legge – che, rispondendo ad una
sollecitudine “umana”, impedirebbero errori e
abusi. Non è immaginabile, invero, quale
valore possa avere il consenso informato dei
minori, specie i neonati ed i bambini sotto i
12 anni, né tantomeno come possano al loro
posto dare il consenso i genitori. Così l'arco
delle età nelle quali è possibile uccidere un
essere umano attraverso atti di apparenza
medica, si completa perché inizia da quella
embrionale per giungere all'età finale della
vita. Tutto ciò è avvenuto, ed avviene, con
reazioni limitate in un clima di assuefazione
che rende ciechi e sordi, e cerca di imporre il
silenzio a coloro che si oppongono specie per
ragioni religiose. Purtroppo si deve
riconoscere che la violenza di tutti i tipi su
uomini e donne continua da sempre ad
esercitarsi in periodi di guerra ed in periodi di
pace, per cui non si può negare che questa
zona oscura dell'anima umana finisce forse
per spiegare, ma non giustificare, sia l'aborto
che l'eutanasia. Non sono comunque chiare le
ragioni per cui questa immane soppressione di
persone nate e non nate abbia preso piede in
questa misura e si stia diffondendo
principalmente nei paesi occidentali cosiddetti
avanzati. Gran parte delle Religioni,
professate da miliardi di persone, sono
contrarie all'aborto e all'eutanasia: come la
chiesa cattolica e quella ortodossa, l'islam, il
buddismo e l'induismo, per cui riesce difficile
comprendere il loro insufficiente effetto pro
life sulle parti più avanzate – in senso
socioeconomico – del pianeta. Per ora l'Africa
e l'Asia sono più vicine alla posizione
antiabortista, mentre l'Europa, l'America del
Nord e una parte dell'America Latina invece
assumono comportamenti e stili che le
principali religioni considerano inaccettabili
da un punto di vista morale. La battaglia è
stata invero combattuta e ancora si combatte
suscitando qualche speranza. Gli Stati Uniti
sono un esempio di intreccio tra leggi (quella
del 22 gennaio 1973), sentenze e movimenti
popolari per ora impari rispetto all'obiettivo
pro life, e c'è solo da sperare, benché sia
malinconico ed in qualche misura squallido su
qualche rivolgimento politico. Può forse
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emblematicamente aiutare il pentimento di
abortisti di spicco come nel caso di Norma
McCorvey, che si prodigò per la causa
abortista, ma si è poi pentita nel 1995
constatando gli effetti negativi del movimento
da lei iniziato ed ha guidato la cordata delle
“donne pentite di avere abortito”. Dalla
complessa storia dell'aborto e dell'eutanasia è
abbastanza
agevole
individuare
il
determinante ruolo delle ideologie politiche,
ostili alle religioni in modo più o meno
esplicito, che utilizzano il loro potere,
attraverso
la
biopolitica,
dapprima
condizionando
fortemente
l'opinione
pubblica, poi promuovendo ed ottenendo
leggi a contenuto abortista ed eutanasico. Ma
con lo stesso meccanismo potrebbe forse
avvenire il contrario. In Spagna, ad esempio,
la costituzione del governo precedente con
quello attuale, di impronta antiabortista ed
antieutanasica, ha messo in moto un reflusso
che si spera porti a miglioramenti legislativi.
Più rilevante è il mutamento avvenuto in
Russia che, patria dell'ateismo, oggi vanta la
costruzione di trentamila nuove chiese,
seicento nuovi monasteri e la drastica
diminuzione degli aborti, aiuti per la
gravidanza, diecimila dollari a chi fa il
secondo figlio e terra a chi ha tre figli. Mentre
crescono vasti movimenti popolari in difesa
della famiglia e della vita. Nel contempo,
però, in Francia il dilagante laicismo,
sostenuto dall'attuale governo, cerca di
sradicare il più possibile le idee e la influenza
del pur maggioritario mondo cattolico. Si è
giunti ad emanare recentemente una nuova
legge che prevede il délit d'entrave, “delitto di
intralcio all'aborto”, reato di opinione, che
intenderebbe combattere l'abortofobia come si
combatte su altro versante l'omofobia.
Apparentemente inspiegabile è il fatto che
molti medici accettino di compiere pratiche
abortive
ed
eutanasiche.
Il
codice
deontologico italiano, anche nella bozza
recente, impone il rifiuto dell'eutanasia, ma
chi la pratica resta di fatto impunito. Quanto
all'aborto legalizzato il codice si limita
opportunisticamente a dichiarare la necessità
di obbedire alla legge 194/1978, ma non
sottolinea
sufficientemente
l'importanza
dell'obiezione di coscienza. L'Italia è sulla
scia della Francia, ma un forte e compatto
movimento popolare per la vita ispirato ai
grandi paesi che in questa fase legiferano in
controtendenza, può forse arrestare il declino.
Angelo Fiori
(tratto da Medicina e Morale, 2014/1)
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