BOLLETTINO U.C.F.I. (UNIONE CATTOLICA FARMACISTI ITALIANI) – SEZIONE DI VERONA VIA GIBERTI n. 11 C.A.P. 37122 VERONA TEL. 045/594006 E-MAIL: ethical@brembenet .it SITI INTERNET: www.ucfi.it e www.farmacieverona.it Per annullare la ricezione del presente bollettino è sufficiente inviare una e-mail all’indirizzo : [email protected] N. 3/15 Carneficine conseguenze della zona oscura dell’anima umana DAL FRONTE DELL’ABORTO E DELL’EUTANASIA Gran parte delle religioni (Chiesa Cattolica e Ortodossa, Islam, Buddismo e Induismo), professate da miliardi di persone, sono contrarie all’aborto e all’eutanasia, eppure le violenze di tutti i tipi su uomini e donne continuano sempre ad esercitarsi in periodi di guerra e in periodi di pace: nonostante l’avanzata di queste immani soppressioni si stia diffondendo nei Paesi occidentali, il duello tra vita e morte si continua a combattere in tutto il mondo, suscitando reazioni di sostegno alla vita e alla dignità della persona umana che spesso provengono da persone o governi fino a ieri contrari, facendo intuire che la legge naturale della creazione è inscritta in modo indelebile nel cuore di ogni uomo ed è talmente forte da non poter essere vinta da alcuna forza contraria ad essa. La millenaria vicenda dell'aborto e dell'eutanasia, concettualmente legati tra loro, non accenna a migliorare, anche se coraggiosi difensori della vita continuano a operare, perseguendo l'obiettivo di una modifica delle norme in senso restrittivo e sperando nella loro abrogazione. Nel frattempo, però, il numero delle vittime, proporzionato al numero degli abitanti della terra, viene stimato su scala mondiale in circa 40 milioni di aborti l'anno e nella cifra globale di un miliardo nell'ultimo mezzo secolo: una carneficina, che si affianca alle vittime, nello stesso periodo, di guerre, di genocidi, di totalitarismi, di fondamentalismi e di razzismi. Si ritiene motivatamente che il XX secolo sia stato uno dei più violenti nella storia dell'umanità, includendo nella stima i circa cinquanta milioni di morti della seconda guerra mondiale. Sull'enorme omicidio di massa costituito dall'aborto, si levano poche voci di protesta e molte altre, invece, che tentano di minimizzare, affermando l'attenuazione del fenomeno, ma dimenticando che nel frattempo si è diffusa la pratica di metodi contraccettivi di tipo abortivo, compresa la pillola del giorno dopo o di cinque giorni dopo. Nel frattempo il fronte dell'eutanasia, pur riguardando numeri relativamente bassi di vittime, riaperto con numeri di massa nel periodo nazista, oggi si affianca non solo a quella degli adulti, ma anche nei confronti dei minori prendendo piede nella legislazione di alcuni paesi della civilissima Europa, con le abituali motivazioni della compassione e della eugenetica. In Olanda, Belgio e Lussemburgo l'eutanasia è ormai depenalizzata. L'Olanda ha legalizzato la pratica anche per i minori di età superiore ai 12 anni. Nel 2012 si stimano in 4.000 le persone che hanno posto fine alla loro vita in base a questa legge che risale al 2000. Il padre della legge, Chabot, ha recentemente lamentato una situazione di 1 anarchia del sistema e si è dichiarato sorpreso dai recenti sviluppi esposti dal Ministero della sanità al parlamento. Si è così appreso che nel solo 2013 sono stati soppressi 42 pazienti che soffrivano di malattie psichiatriche non terminali. Un'autorevole rivista psichiatrica ha sostenuto che queste morti sono da considerare come una “emancipazione” del paziente psichiatrico. L'efficienza olandese ha provveduto ad organizzare quindici unità eutanasiche mobili che si recano a sopprimere i pazienti a domicilio. Sembra che vi sia già una lista di attesa di duecento persone. Il fenomeno si sta ampliando – ovviamente con numeri molto lontani da quelli dell'aborto – attraverso la varietà delle indicazioni a procedere all'eutanasia. Così recenti linee guida dell'associazione medica olandese prendono in considerazione “disturbi mentali e psicosociali” quali “perdita della funzionalità, la solitudine e la perdita di autonomia” e contengono la definizione di un ampio concetto di sofferenza connesso a “disturbi della vista, dell'udito e della motilità, cadute, confinamento a letto, affaticamento, stanchezza e perdita di fitness”. Che varie condizioni negative della vita possano produrre sofferenza e depressione è indiscutibile, e l'elenco potrebbe essere ben più lungo di quello fornitoci dai medici olandesi. Si tratta però di capire a quale titolo possano costituire indicazione a causare la morte. Recentemente il Belgio ha compiuto un ulteriore passo avanti. Dal 2002 ha una legge che autorizza l'eutanasia, in base alla quale nel solo 2012 sono stati uccisi 1.432 pazienti, il 25% in più rispetto all'anno precedente. Da poche settimane si è approvata una legge che estende la possibilità di procedere senza limiti di età e sulla base della sola indicazione medica. Alla legge belga si sono opposti soprattutto i responsabili religiosi, cattolici (la confessione prevalente) e altri cristiani, mussulmani ed ebrei, ma più del 70% dei cittadini si è dichiarato favorevole. Vi si stabilisce che l'eutanasia si possa applicare ai minori con malattie terminali, sofferenze “costanti e insopportabili”, fisiche, e non anche solo psichiche, come per gli adulti e una prognosi di morte prossima; che siano in grado di decidere consapevolmente, condizione che sarebbe accertata da psicologi e psichiatri; e per la quale sussista il consenso dei genitori. Sono condizioni – dichiarano i sostenitori della legge – che, rispondendo ad una sollecitudine “umana”, impedirebbero errori e abusi. Non è immaginabile, invero, quale valore possa avere il consenso informato dei minori, specie i neonati ed i bambini sotto i 12 anni, né tantomeno come possano al loro posto dare il consenso i genitori. Così l'arco delle età nelle quali è possibile uccidere un essere umano attraverso atti di apparenza medica, si completa perché inizia da quella embrionale per giungere all'età finale della vita. Tutto ciò è avvenuto, ed avviene, con reazioni limitate in un clima di assuefazione che rende ciechi e sordi, e cerca di imporre il silenzio a coloro che si oppongono specie per ragioni religiose. Purtroppo si deve riconoscere che la violenza di tutti i tipi su uomini e donne continua da sempre ad esercitarsi in periodi di guerra ed in periodi di pace, per cui non si può negare che questa zona oscura dell'anima umana finisce forse per spiegare, ma non giustificare, sia l'aborto che l'eutanasia. Non sono comunque chiare le ragioni per cui questa immane soppressione di persone nate e non nate abbia preso piede in questa misura e si stia diffondendo principalmente nei paesi occidentali cosiddetti avanzati. Gran parte delle Religioni, professate da miliardi di persone, sono contrarie all'aborto e all'eutanasia: come la chiesa cattolica e quella ortodossa, l'islam, il buddismo e l'induismo, per cui riesce difficile comprendere il loro insufficiente effetto pro life sulle parti più avanzate – in senso socioeconomico – del pianeta. Per ora l'Africa e l'Asia sono più vicine alla posizione antiabortista, mentre l'Europa, l'America del Nord e una parte dell'America Latina invece assumono comportamenti e stili che le principali religioni considerano inaccettabili da un punto di vista morale. La battaglia è stata invero combattuta e ancora si combatte suscitando qualche speranza. Gli Stati Uniti sono un esempio di intreccio tra leggi (quella del 22 gennaio 1973), sentenze e movimenti popolari per ora impari rispetto all'obiettivo pro life, e c'è solo da sperare, benché sia malinconico ed in qualche misura squallido su qualche rivolgimento politico. Può forse 2 emblematicamente aiutare il pentimento di abortisti di spicco come nel caso di Norma McCorvey, che si prodigò per la causa abortista, ma si è poi pentita nel 1995 constatando gli effetti negativi del movimento da lei iniziato ed ha guidato la cordata delle “donne pentite di avere abortito”. Dalla complessa storia dell'aborto e dell'eutanasia è abbastanza agevole individuare il determinante ruolo delle ideologie politiche, ostili alle religioni in modo più o meno esplicito, che utilizzano il loro potere, attraverso la biopolitica, dapprima condizionando fortemente l'opinione pubblica, poi promuovendo ed ottenendo leggi a contenuto abortista ed eutanasico. Ma con lo stesso meccanismo potrebbe forse avvenire il contrario. In Spagna, ad esempio, la costituzione del governo precedente con quello attuale, di impronta antiabortista ed antieutanasica, ha messo in moto un reflusso che si spera porti a miglioramenti legislativi. Più rilevante è il mutamento avvenuto in Russia che, patria dell'ateismo, oggi vanta la costruzione di trentamila nuove chiese, seicento nuovi monasteri e la drastica diminuzione degli aborti, aiuti per la gravidanza, diecimila dollari a chi fa il secondo figlio e terra a chi ha tre figli. Mentre crescono vasti movimenti popolari in difesa della famiglia e della vita. Nel contempo, però, in Francia il dilagante laicismo, sostenuto dall'attuale governo, cerca di sradicare il più possibile le idee e la influenza del pur maggioritario mondo cattolico. Si è giunti ad emanare recentemente una nuova legge che prevede il délit d'entrave, “delitto di intralcio all'aborto”, reato di opinione, che intenderebbe combattere l'abortofobia come si combatte su altro versante l'omofobia. Apparentemente inspiegabile è il fatto che molti medici accettino di compiere pratiche abortive ed eutanasiche. Il codice deontologico italiano, anche nella bozza recente, impone il rifiuto dell'eutanasia, ma chi la pratica resta di fatto impunito. Quanto all'aborto legalizzato il codice si limita opportunisticamente a dichiarare la necessità di obbedire alla legge 194/1978, ma non sottolinea sufficientemente l'importanza dell'obiezione di coscienza. L'Italia è sulla scia della Francia, ma un forte e compatto movimento popolare per la vita ispirato ai grandi paesi che in questa fase legiferano in controtendenza, può forse arrestare il declino. Angelo Fiori (tratto da Medicina e Morale, 2014/1) 3