caratterizzazione meteorologica degli eventi di piena e alluvionali in

SOCIETÀ METEOROLOGICA SUBALPINA
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e glaciologia. Gruppo Società Meteorologica Italiana Onlus e European Meteorological Society
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CARATTERIZZAZIONE METEOROLOGICA
DEGLI EVENTI DI PIENA E ALLUVIONALI
IN PROVINCIA DI TORINO
a cura di Claudio Castellano, Luca Mercalli
“Ma verso la fine d'ottobre [1944] piovve in montagna e piovve in pianura,
il fiume Tanaro parve rizzarsi in piedi tanto crebbe. La gente ci vide il dito
di Dio, veniva in massa sugli argini nelle tregue di quel diluvio e studiava il
livello delle acque consentendo col capo. Pioveva notte e giorno, le
pattuglie notturne rientravano in caserma tossendo. Il fiume esagerò al
punto che si smise d'aver paura della repubblica per cominciare ad averne
di lui. Poi spiovve decisamente, ma il fiume rimase di proporzioni più che
incoraggianti. Sugli argini, a tutte l'ore, conveniva parecchia gente, quasi
tutti oziavano perché non c'era più la costanza di lavorare in quello stato di
cose, e tra quella gente c'erano vecchi soldati della guerra del '15 che
esaminavano il Tanaro e facevano paragoni col Piave.”
Beppe FENOGLIO - Da "I ventitre giorni della città di Alba” (1952)
1. Introduzione
I fattori che caratterizzano i tipi di tempo che mediamente è possibile ritrovare sul territorio della
Provincia di Torino sono regolati dalla circolazione atmosferica dominante su scala europea o ancor
più ampia a livello emisferico. Alle alte quote si riscontrano infatti ondulazioni a grande scala
dell’atmosfera (note come onde di Rossby) che contraddistinguono il movimento dell’aria. Tali
ondulazioni, oltre a favorire scambi termici tra alte e basse latitudini, modificano il flusso
prevalente in quota che sovrasta una determinata regione, portando di conseguenza tipi di tempo
assai diversi. L’aria fredda di origine polare si porta a latitudini più meridionali nei cavi di dette
ondulazioni con flussi prevalentemente settentrionali, mentre l’aria subtropicale più calda invade
regioni poste più a nord con flussi prevalentemente meridionali. Il susseguirsi di tali strutture porta
condizioni meteorologiche mutevoli con un’alternanza - tipica dei climi temperati delle medie
latitudini - di periodi di tempo sereno e tempo piovoso, in genere ben distribuiti durante l’anno.
Se invece la propagazione delle ondulazioni atmosferiche è rallentata si possono creare situazioni di
blocco che favoriscono la persistenza dello stesso tipo di tempo per periodi prolungati su una
medesima area.
In realtà la circolazione atmosferica è molto più complessa di quanto si possa pensare dalla
descrizione semplificata di questo schema generale: ondulazioni secondarie a scala minore sono
all’origine di figure meteorologiche che agiscono a mesoscala (depressioni, perturbazioni, nuclei di
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aria instabile, fronti temporaleschi…), introducendo molte variabili e complicazioni.
E’ possibile tuttavia dall’analisi dei flussi atmosferici ad alta quota descrivere i
principali tipi di tempo associati, i cui fenomeni avranno effetti e rilevanza assai diversi
da regione a regione e talvolta anche tra settori di una stessa regione.
E tra questi fenomeni occorre considerare ai fini del presente studio quelli più rilevanti nel
determinare eventi pluviometrici di forte intensità sui bacini i cui deflussi contribuiscono ad
alimentare le portate di fiumi e torrenti che attraversano la Provincia di Torino
La carta del geopotenziale al livello isobarico di 500 hPa mette già in evidenza l’ondulazione del flusso atmosferico ad
alta quota. Sono evidenti saccature depressionarie (prevalenti colori blu-verdi) e promontori anticiclonici (prevalenti
colori giallo-rossi). Saccature depressionarie: flusso settentrionale sul lato posteriore, flusso meridionale sul lato
anteriore. Promontori anticiclonici: flusso meridionale sul lato posteriore, flusso settentrionale sul lato anteriore. Se
l’ondulazione è poco accentuata il flusso è detto zonale (o occidentale)
1.1 Obiettivi dell’analisi
- Creare un Data Base di configurazioni meteorologiche associate a eventi di piena sulla Provincia
di Torino
- Analizzare e classificare le configurazioni meteorologiche responsabili di precipitazioni intense
sulla Provincia di Torino
- Differenziare e valutare la frequenza di configurazioni meteorologiche responsabili di
precipitazioni intense sulla Provincia di Torino
- Delineare la configurazione meteorologica più pericolosa per la Provincia di Torino
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- Utilizzare le informazioni anche a fini previsionali mediante analogia tra la situazione
prevista dai modelli numerici a medio e breve termine e la situazione più simile
riscontrata nel passato. Tale metodo pur essendo approssimativo, stante la non linearità
del fenomeno che impedisce un verificarsi di qualsivoglia evento con le medesime caratteristiche, è
tuttavia utile ai fini di un inquadramento generale delle quantità di precipitazione riscontrata sui
singoli bacini e la relativa tipologia dei danni avvenuti. Tale approccio è stato recentemente
impiegato, su bacini francesi e piemontesi anche da BONTRON & alii, 2002.
2. Flussi atmosferici associati a precipitazioni sulla Provincia di Torino
Seguendo la classificazione di HUFTY (1979), si evidenziano le seguenti situazioni tipiche:
- flussi occidentali (aria tropicale e polare marittima)
- flussi meridionali (aria tropicale marittima e continentale)
- flussi orientali (aria artica marittima e polare continentale)
- flussi settentrionali (aria polare marittima)
2.1 Flussi occidentali.
I flussi occidentali, noti anche come “flussi zonali”, diretti prevalentemente da ovest verso est,
trasportano aria oceanica umida all’interno del continente europeo, moderatamente fredda se di
origine polare (aria polare marittima), molto mite se di provenienza da latitudini subtropicali (aria
tropicale marittima). In tale flusso sono generalmente inserite veloci perturbazioni che conferiscono
al tempo una spiccata variabilità. La catena alpina esercita uno sbarramento verso tale flusso,
esaltando le precipitazioni sui settori francesi, sopravvento al flusso principale, e annullando quasi
del tutto i fenomeni sui versanti torinesi, che rimangono spesso sottovento.
Normalmente l’azione più perturbata dei fronti che provengono da ovest è limitata ai settori alpini
più interni e quindi alle alte valli Chisone, Susa, Lanzo e Orco; in alcune situazioni la nuvolosità si
estende a tutta la provincia con piogge e nevicate decrescenti da ovest verso est, quasi del tutto
assenti in pianura.
Non è raro in queste situazioni avere condizioni di tempo perturbato con piogge e nevicate nelle
medie a alte valli e nuvolosità più diradata con venti di foehn in bassa valle e in pianura
Quando il gradiente barico che si crea tra Alpi francesi e settori alpini torinesi è marcato (in questo
caso dall’analisi di una carta meteorologica al livello del mare le isobare attraversano la regione da
nord a sud), l’azione perturbata dei fronti da ovest si esaurisce gradualmente oltre la cresta alpina,
facendo affluire venti di caduta nei versanti sottovento, che si riscaldano durante il percorso di
discesa (foehn da ovest, particolarmente accentuato in Val di Susa).
Tuttavia, in alcuni casi particolari, si possono avere precipitazioni estese su tutta la Provincia, ma
raramente intense.
Tali flussi rivestono quindi scarsa importanza nel determinare eventi pluviometrici in grado di
generare piene sulla Provincia di Torino. Occorre però evidenziare che nella stagione estiva
all’interno di flussi occidentali possono scorrere cellule temporalesche anche di vaste dimensioni in
grado di influenzare il tempo dei settori alpini torinesi. O semplicemente il flusso occidentale
durante il periodo caldo, pur non essendo associato a sistemi frontali organizzati, trasporta aria più
umida ad alta quota, che accentuerà in loco le condizioni favorevoli alla condensazione delle masse
d’aria che si sollevano in prossimità dei rilievi. Si esalta così il rischio temporalesco nelle ore
pomeridiane, in corrispondenza dei rilievi, ma talvolta anche sulla pianura di Torino. Tali eventi
sono in grado di creare situazioni di crisi sui piccoli bacini alpini o locali allagamenti, ma non sono
associati a configurazioni meteorologiche ben delineabili su una carta isobarica al livello del mare,
dipendendo il più delle volte da condizioni termiche locali o in quota.
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L’immagine radar mostra la localizzazione dei focolai temporaleschi durante un flusso di aria
umida e occidentale nel periodo estivo (27.06.2002). Visibili nuclei più intensi su alta Valle di Susa
e valle d’Aosta occidentale
2.2 Flussi meridionali
L’aria tropicale marittima che affluisce da sud-ovest è carica di umidità e si presenta fortemente
instabile. Sono tali flussi a determinare anche sulla Provincia di Torino maltempo esteso e talora
persistente. Poiché tali flussi presentano configurazioni meteorologiche variabili, in dipendenza
della posizione del minimo di pressione al suolo, dei venti prevalenti nei bassi strati, anche gli
effetti sul territorio provinciale possono variare.
L’influenza dei sistemi perturbati inseriti in flussi meridionali e gli effetti sui vari settori alpini della
regione dipendono quasi esclusivamente dalla direzione prevalente dei venti negli strati medio bassi
(primi 3000 m), regolati dalla posizione del minimo di pressione al suolo.
Da ciò dipende infatti la distribuzione delle precipitazioni durante un evento perturbato: le
precipitazioni più abbondanti corrispondono in linea di massima con l’area di impatto diretto delle
correnti umide con i massicci alpini (fenomeno noto come stau o sbarramento).
Distribuzione dei nuclei di precipitazione durante eventi perturbati regolati da flussi meridionali
in quota, sulla base dei venti prevalenti a quote medio-basse (fino a 3000 m):
- Flussi da sud-ovest: settori alpini e Valle d’Aosta occidentale.
- Flussi da sud: settori alpini e Valle d’Aosta orientale
- Flussi da sud-est: Valli di Lanzo, Orco, Valle d’Aosta orientale; con flusso molto intenso da sudest precipitazioni importanti anche nelle valli valdostane del Gran Paradiso.
-Flussi da est: Pellice, Chisone, Sangone, Dora Riparia, Lanzo
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2.2.1 Flussi da sud-ovest e sud a bassa quota
Sono associati a vaste circolazioni depressionarie centrate in prossimità del Golfo di
Biscaglia e a un’area anticiclonica sull’Europa orientale. Aria calda e umida viene
spinta verso nord dall’entroterra marocchino e le precipitazioni tendono a intensificarsi, con un
graduale innalzamento della quota dello zero termico e del limite pioggia-neve. Un’estesa linea
frontale si sviluppa generalmente dalle Baleari fin verso il Nord-Est dell’Europa invadendo il Nord
Italia e la regione alpina. I fenomeni più intensi interessano l’interno delle valli alpine e la Valle
d’Aosta occidentale, ma in queste situazioni, piogge o nevicate più deboli e irregolari si rilevano
anche sui restanti settori.
Carta di analisi al livello isobarico di 500 hPa alle ore 00 UTC del 12/10/2000. Esempio di flusso
sud-occidentale ad alta quota, attivato da depressione centrata su Isole Britanniche.
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Carta di analisi al livello del mare alle ore 00 UTC del 12/10/2000. Esempio di flusso sudoccidentale nei bassi strati, associato a un fronte freddo in transito sul Nord Italia. Le
precipitazioni si presentano più frequenti e intense sulle zone alpine occidentali e sui settori vallivi
dell’alto Piemonte, maggiormente esposti al flusso da sud-ovest nei bassi strati.
2.2.2 Flussi orientali a bassa quota (sud-est/est):
Sono associati a circolazioni depressionarie centrate sul Mediterraneo occidentale, sul sud della
Francia o ancor più prossime, tra Corsica, Sardegna e Golfo Ligure. Pur con alcune variazioni nella
distribuzione delle precipitazioni e degli effetti durante tali configurazioni.
Tali episodi di maltempo prendono generalmente origine dalla discesa di aria fredda sul
Mediterraneo occidentale, da cui si attivano intense ciclogenesi. Nel periodo autunnale l’aria fredda
di origine polare marittima viene a interagire con un mare ancora caldo o a temperature prossime ai
massimi estivi. I contrasti termici e igrometrici sono accentuati e all’interno del sistema frontale
collegato al ciclone si possono formare nubi temporalesche che accentuano le piogge. Intorno al
minimo di pressione si invortica un esteso sistema frontale dalla caratteristica forma ad arco.
L’evento pluviometrico può allora assumere proporzioni catastrofiche, come nel settembre 1993,
novembre 1994 o ottobre 2000, quando un’area di alta pressione presente sui Balcani e sull’Europa
orientale rallenta lo spostamento dell’area ciclonica prolungando lo stau orografico sui settori
vallivi che favoriscono l’incanalamento dei venti umidi orientali.
In queste situazioni prevale generalmente il contributo caldo delle masse d’aria sciroccali, che
elevano il limite pioggia-neve anche oltre i 2500 m nella stagione autunnale e primaverile o
trasformano le neve in pioggia alle quote più basse durante il periodo invernale.
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Versione 1.0 – 29.01.2004
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Carta di analisi al livello del mare delle ore 00 UTC del 15/10/2000. Esempio di ciclone
mediterraneo centrato in prossimità del Golfo del Leone (depressione “Josefine”). Il sistema
frontale si avvolge ad arco intorno al minimo di pressione e nei bassi strati si attivano venti di
scirocco, tanto più intensi quanto più è elevato il gradiente barico.
2.2.3 Flussi meridionali nella stagione estiva
Dai quadranti meridionali affluisce aria tropicale continentale verso l’Italia e la regione alpina, la
quale può esaltare le condizioni di forte riscaldamento a tutte le quote in presenza di un promontorio
di alta pressione surriscaldando gli strati medio-bassi dell'atmosfera ed innalzando lo zero termico
fino a quote molto elevate, che talora raggiungono e superano i 4500 m. L’intervento di un flusso da
sud o da sud-ovest associato a un lieve spostamento dell’alta pressione può contribuire a
destabilizzare l’atmosfera favorendo la formazione di focolai temporaleschi sulle zone alpine e
prealpine.
Se il flusso meridionale è però associato a una saccatura ben strutturata con perturbazione annessa
le zone alpine e prealpine torinesi vengono interessate da un’ondata di piogge e soprattutto
temporali, in particolare i settori che vanno dalla bassa Val di Susa al Canavese. Il settore che
precede la perturbazione vera e propria è sede di formazione di numerose celle temporalesche
prefrontali, in movimento da sud-ovest verso nord-est, ma spesso di forte intensità e di notevole
estensione (sistemi termoconvettivi a mesoscala o MCS). In questa situazione nuclei temporaleschi
sorgono frequentemente sui settori prealpini del Canavese in spostamento verso nord-est.
2.3 Tipi di tempo associati a flussi orientali
Dai quadranti orientali affluisce verso l’Italia aria fresca o fredda piuttosto secca essendo di origine
continentale. I flussi da nord-est trasportano masse d’aria artica continentale, da est aria polare
continentale. Tali flussi si attivano quando una cella di alta pressione staziona sul Nord Europa,
attivando sul suo bordo orientale un flusso di aria da est o favorendo il movimento retrogrado di
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Versione 1.0 – 29.01.2004
Società Meteorologica Subalpina
vortici freddi in quota. Non sono associati a significative precipitazioni. A ridosso delle
Alpi occidentali si forma invece uno strato di nubi medio-basse per effetto del
sollevamento dei venti orientali esercitato dalla catena alpina. Tale nuvolosità mediobassa, associata ai flussi orientali più intensi, può talvolta recare deboli piogge lungo la fascia
prealpina e pedemontana torinese. Nel periodo estivo infiltrazioni di aria fresca con venti orientali
all’interno della Pianura Padana possono favorire la formazione di nubi temporalesche e provocare
nubifragi. Non sono situazioni da sottovalutare, anche se non associate a circolazioni depressionarie
ben strutturate. La tempesta di pioggia, vento e grandine che abbattè il 23 maggio 1953 la guglia
della Mole Antonelliana a Torino fu provocata da un’ondata temporalesca provocata da intrusioni di
aria fredda da nord-est; la stessa situazione provocò tra l’1 e il 2 settembre 2001 un nubifragio
alluvionale nel bacino del Chisola, coinvolgendo gli abitati di None, Piobesi, Vinovo.
2.4 Tipi di tempo associati a flussi settentrionali
I flussi da nord e nord-ovest, che trasportano verso le Alpi aria polare marittima e aria artica
marittima subiscono un'importante modifica ad opera della catena alpina: infatti la presenza di una
barriera montuosa posta trasversalmente rispetto ad un flusso d'aria crea sul versante sopravvento
(versante francese) il fenomeno dello "stau", ossia un sollevamento con conseguente espansione,
raffreddamento ed accentuazione della condensazione e delle precipitazioni; sul lato sottovento
(torinese) si verificano invece condizioni di "föhn", ossia la rapida discesa dell'aria stessa lungo i
pendii e le valli, il riscaldamento e il disseccamento dell'aria, la conseguente cessazione delle
precipitazioni e la dissoluzione quasi completa del sistema nuvoloso con forti venti di caduta verso
il fondovalle e gli sbocchi vallivi. Per tale ragione tali flussi non hanno alcuna rilevanza nel
determinare eventi pluviometrici significativi sulla Provincia di Torino, salvo nel periodo estivo con
l’attivazione di locali fenomeni temporaleschi.
3. Studi del passato e applicazioni recenti
Un primo tentativo assai interessante di analizzare e classificare i “tipi isobarici” apportatori di
abbondanti precipitazioni sul bacino padano si ritrova nelle relazioni meteorologiche e idrometriche
del Direttore dell’Ufficio Idrografico del Po relativi alle piene eccezionali del 1917 e 1926. Questo
approccio venne intrapreso negli anni 1920 anche per differenziare “le forme isobariche che pur
non rivestendo esattamente i caratteri dei tipi suddetti, (…), vengono a dimostrarsi apportatrici di
ragguardevoli deflussi”. BUSIN (1889), SCHIAPARELLI (1882), DE MARCHI (1905), FABRIS
(1918), propongono diverse classificazioni dei tipi isobarici che influenzano la regione padana con
piogge più o meno importanti. Particolarmente interessante, anche ai fini del presente studio, è
l’approccio di FABRIS (1918), il quale propone 18 tipi isobarici (indicati da I a XVIII), alcuni dei
quali vengono ulteriormente suddivisi in Sottotipi.
Un ulteriore approccio allo studio e alla classificazione dei tipi isobarici è quello di individuare le
situazioni meteorologiche “analoghe”, ovvero con caratteristiche ed entità dei fenomeni
paragonabili. A tal proposito BONTRON, DJERBOUA & OBLED (2002), hanno sviluppato un
tentativo di previsione quantitativa a medio termine delle precipitazioni adattando le uscite dei
modelli numerici di previsione a situazioni meteorologiche analoghe del passato. L’ipotesi di base
del metodo “Analog” è che due situazioni sinottiche devono manifestare effetti locali comparabili
se sono sufficientemente similari, anche se la non linearità dei fenomeni atmosferici implica che
non esistano mai situazioni identiche.
8
Versione 1.0 – 29.01.2004
Società Meteorologica Subalpina
4. Metodologia
Per caratterizzare e classificare le configurazioni meteorologiche o i tipi isobarici più
ricorrenti durante precipitazioni intense sulla Provincia di Torino si è ricorso all’analisi
di 50 eventi pluviometrici. Si è scelto per il momento di utilizzare come elemento di
identificazione degli eventi idrologici più gravosi alla scala di bacino l’altezza idrometrica rilevata
sul Po alla chiusura di Crescentino, che ha consentito di sintetizzare gli episodi in cui erano in corso
deflussi importanti sul territorio provinciale; le conferme ottenute caso per caso dai dati
pluviometrici rilevati sul territorio hanno permesso di associare a ogni livello idrometrico l’evento
piovoso determinante. Utilizzando i dati dei livelli idrometrici ordinati in senso decrescente si è così
potuto selezionare un significativo campione di eventi.
Gli eventi pluviometrici selezionati sono stati analizzati al fine di evidenziare l’evoluzione
meteorologica che li ha determinati. A tal fine sono state utilizzate le carte di analisi isobarica al
livello del mare (SLP), che consentono di delineare la distribuzione della pressione e localizzare i
centri depressionari responsabili del maltempo sulla Provincia di Torino e la loro evoluzione.
Alcune di queste carte di analisi sono state recuperate in Banche Dati internazionali del NOAAUSA Climatic Diagnostic Center, accessibili al pubblico a fini educativi e di ricerca
(www.cdc.noaa.gov) e dalla Banca Dati del Wetterzentrale (www.wetterzentrale.de). E’ appena
doveroso esprimere un plauso a tali organizzazioni che hanno digitalizzato l’informazione pregressa
rendendola disponibile gratuitamente alla comunità scientifica.
Un primo obiettivo del presente lavoro è stato quello di creare una Banca Dati di situazioni
meteorologiche associate a eventi di piena sulla Provincia di Torino. Pertanto ogni evento di piena è
stato associato a un evento pluviometrico di durata variabile, da uno a più giorni, descritto da una
carta meteorologica e da valori di precipitazione rilevati sul territorio. Ad esempio l’altezza
idrometrica di 6.28 m rilevata sul Po a Crescentino il 6 novembre 1994 è associata a un evento
pluviometrico che ha avuto inizio il 2 novembre e termine il 7 novembre 1994.
4.1 Parametri utilizzati
Per classificare i tipi isobarici si sono analizzati i seguenti parametri
- pressione al livello del mare (hPa)
- direzione di provenienza del flusso sinottico al livello del mare su Torino
- limite altimetrico pioggia-neve (m)
- totali giornalieri di precipitazione (mm di pioggia e neve fusa)
4.1.1 Pressione al livello del mare:
la carta di analisi della pressione al livello del mare (SLP) consente di descrivere giorno per giorno
o a intervalli di 12 ore l’evoluzione meteorologica. Le diverse disposizioni di cicloni (zone di basse
pressione) e anticicloni (alte pressioni) costituiscono i diversi tipi isobarici responsabili di tipi di
tempo differenti. Le isobare delineate in una carta di analisi meteorologica uniscono punti della
superficie terreste con uguale pressione atmosferica. A tal fine sono stati introdotti nel sistema i
valori di pressione ridotti al livello del mare in determinati punti, corrispondenti a stazioni
meteorologiche sinottiche, utili a descrivere la situazione meteorologica in un dato istante.
Le stazioni sinottiche scelte sono
LOCALITA’
1) BELGRADE/SURCIN
2) TORINO/CASELLE
3) MONTPELLIER
NAZ. LAT.N
YG, 44 82,
IY, 45 22,
FR, 43 60,
LONG.E
20 28,
7 65,
4 00,
9
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4)
5)
6)
7)
Società Meteorologica Subalpina
CAGLIARI/ELMAS(AFB)
PALMA_DE_MALLORCA
BIARRITZ/ANGLET
BREST/GUIPAVAS
IY,
SP,
FR,
FR,
39
39
43
48
25,
55,
47,
45,
9
2
-1
-4
05,
73,
53,
42,
La pressione rilevata a Belgrado consente di determinare in numerose situazioni meteorologiche la
presenza di un’area di alta pressione sui Balcani e la sua persistenza, che si dimostra importante
nell’ostacolare l’avanzamento delle depressioni mediterranee verso levante. Inoltre il gradiente di
pressione fra Torino e Belgrado consente di quantificare l’intensità del flusso sinottico sciroccale
associato ad alcuni tipi isobarici. Montepellier (Golfo del Leone), Cagliari (Sardegna), Palma de
Mallorca (Isole Baleari), Biarritz (Golfo di Biscaglia), Brest (Bretagna) sono spesso sede dei centri
depressionari forieri di precipitazioni significative sul Torinese.
7
6
2
3
5
1
4
Localizzazione delle stazioni sinottiche scelte per l’analisi dei tipi isobarici
4.1.2 Direzione di provenienza del flusso sinottico al livello del mare su Torino
La direzione dei venti sul Torinese è determinata dalla disposizione dei centri di bassa e alta
pressione. Durante un evento perturbato la direzione prevalente del flusso dei venti nei bassi strati
primi 2000-3000 m) è di grande importanza nell’esaltare o meno le precipitazioni o di modificare la
distribuzione dei valori di picco. L’intensità del flusso sinottico prevalente è stata ottenuta dai
gradienti di pressione fra Torino e le altre stazioni meteorologiche selezionate.
4.1.3 Limite altimetrico pioggia-neve
Può limitare o incrementare i deflussi in un bacino. Tale valore è stato stimato dalle temperature
disponibili in alcune stazioni meteorologiche alpine
4.1.4 Totali giornalieri di precipitazione
Sono state selezionate alcune stazioni pluviometriche afferenti alla ex rete SIMN-UIPO per
10
Versione 1.0 – 29.01.2004
Società Meteorologica Subalpina
rappresentare i settori coinvolti nei diversi eventi pluviometrici analizzati:
- Torino: pianura e collina torinese
- Luserna San Giovanni: bacini del Pellice-Chisone-Sangone (fascia prealpina e pedemontana a
ovest e sud-ovest di Torino)
- Bardonecchia: Valle di Susa
- Ala di Stura: Stura di Lanzo
- Ceresole Reale: Canavese
- Aosta: Valle d’Aosta occidentale
- Rhêmes Notre Dame: valli del Gran Paradiso
- Gressoney D’Ejola: Valle d’Aosta orientale
5. Classificazione degli eventi
Avvalendosi di uno schema simile a quello adottato da FABRIS, ma limitato alle situazioni
significative per la Provincia di Torino, si è provveduto a classificare alcune configurazioni
meteorologiche come segue.
TIPO A1
Depressione atlantica
centrata su Isole
Britanniche con flusso da
sud o sud-ovest su Torino
TIPO A2
Depressione atlantica
centrata su Isole
Britanniche con flusso da
sud-est o est su Torino
B
1
2
11
Versione 1.0 – 29.01.2004
Società Meteorologica Subalpina
TIPO B1
Depressione atlantica
centrata su zona Biscaglia
con flusso da sud o sudovest su Torino
TIPO B2
Depressione atlantica
centrata su zona Biscaglia
con flusso da sud-est o
est su Torino
B
1
2
TIPO C1
Depressione atlantica
centrata sulla Francia con
flusso da sud o sud-ovest
su Torino
TIPO C2
Depressione atlantica
centrata sulla Francia con
flusso da sud-est o est su
Torino
B
1
1
12
Versione 1.0 – 29.01.2004
Società Meteorologica Subalpina
TIPO D1
Depressione atlantica
centrata su Portogallo
con flusso da sud o sudovest su Torino
TIPO D2
Depressione atlantica
centrata su Portogallo con
flusso da sud-est o est su
Torino
TIPO E1
Depressione
mediterranea centrata
tra Algeria e Tunisia
(Tipo XIII-Fabris)
TIPO E2
Depressione
mediterranea centrata
tra Baleari ed est Spagna
(Tipo IV – Fabris)
B
1
2
B
B
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Versione 1.0 – 29.01.2004
TIPO E3
Depressione
mediterranea centrata
tra Baleari e Sardegna
(Tipo XV – Fabris)
TIPO E4
Depressione
mediterranea centrata su
Golfo del Leone
Società Meteorologica Subalpina
B
B
TIPO E5
Depressione
mediterranea centrata su
Sardegna
(Tipo XVI/C – Fabris)
TIPO E6
Depressione
mediterranea centrata su
Corsica
(Tipo XVI/B – Fabris)
B
B
14
Versione 1.0 – 29.01.2004
Società Meteorologica Subalpina
TIPO E7
Depressione
mediterranea centrata su
Costa Azzurra
TIPO E8
Depressione
mediterranea centrata
tra Costa Azzurra e
Corsica
B
B
15
Versione 1.0 – 29.01.2004
Società Meteorologica Subalpina
TIPO E9
Depressione
mediterranea centrata su
Golfo Ligure
(Tipo XVI A – Fabris)
B
16
Versione 1.0 – 29.01.2004
Società Meteorologica Subalpina
6. Data Base, applicazione web con eventi analizzati e statistiche
Le analisi meteorologiche e pluviometriche degli eventi di piena considerati sono state
organizzate in una Banca Dati informatizzata, contenente per ogni giorno dell’evento
l’indicazione del tipo isobarico, le precipitazioni totali nelle località selezionate e la cumulata da
inizio evento, la quota della neve, la direzione e l’intensità del vento sinottico a Torino e i gradienti
barici fra Torino e Belgrado, Montpellier, Cagliari e Mallorca.
Per agevolare la consultazione è stata realizzata un’applicazione web che consenta di visualizzare le
informazioni contenute nel Data Base, unitamente alla carta isobarica al livello del mare di ogni
giorno dell’evento, nonché alla raffigurazione su cartina di aree colorate per identificare l’intensità
delle precipitazioni.
L’elenco degli eventi di piena ordinati per data nella pagina d’ingresso dell’applicazione web per
visualizzare le analisi meteorologiche e pluviometriche presenti nel Data Base. Dalla colonna
“evento” è possibile accedere alle pagine specifiche. Gli stessi eventi sono altresì ordinabili per
altezze idrometriche del Po a Crescentino e per tipo isobarico prevalente.
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Selezionando l’evento che si intende consultare si entra nella pagina contenente le analisi
giornaliere. I Menu superiori contengono le informazioni riassuntive sull’evento analizzato,
mettendo in evidenza il Tipo Isobarico prevalente e secondario che lo ha determinato, la data del
colmo. Seguono quindi le schede relative a ogni giorno dell’evento.
Nella scheda giornaliera sono contenuti i dati meteorologici e pluviometrici, la carta meteorologica
alle 00 e 12 UTC e una raffigurazione dell’intensità delle precipitazioni con scale di colori.
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Tra gli eventi pluviometrici analizzati le depressioni mediterranee (Tipi isobarici E1E9) rappresentano le configurazioni meteorologiche prevalenti; sono infatti l’80 %
delle situazioni associabili a eventi di piena significativi sulla Provincia di Torino.
La più pericolosa e ricorrente appare la depressione mediterranea centrata sulle Isole Baleari (Tipo
E2), seguita dalla depressione sul Golfo del Leone (E4) e sulla Sardegna (E5). Tra le depressioni
atlantiche la più importante nel determinare eventi di piena è quella centrata sul Golfo di Biscaglia.
In genere queste configurazioni sono associate a flussi sciroccali nei bassi strati, che si manifestano
con venti orientali sul Torinese; tale flusso impattando contro i rilievi delle Alpi occidentali
determina un’accentuazione delle precipitazioni (stau).
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7. Bibliografia
HUFTY A., 1979 – La climatologia. Newton Compton Ed., Roma
GEROSA, 1898 – Meteorologia. UTET, Torino
AAVV, 1882 - Investigazioni tecniche sui temporali dell’Italia superiore nel 1878 e sulla loro
dipendenza dai movimenti dell’atmosfera nell’Europa. Annali dell’Ufficio Centr. Meteor. Italiano
DE MARCHI, 1905 – Meteorologia generale. Hoepli, Milano
AAVV, 1918 – Ottava Relazione del Direttore dell’Ufficio, R. Magistrato delle Acque, Ufficio
Idrografico
BONTRON G., DJERBOUA A., OBLED C., 2002 – Sélection de situations météorologiques
analogues: applications en prévisions opérationelle de précipitations et en évolution climatique. La
Houille Blanch, 8/2002.
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