CAPITOLO 23
Hobbes
Thomas Hobbese nacque a Westport nel 1588 e studiò a Oxford. Frequentò i più importanti dotti europei tra
cui Gassendi e Galilei e fece giungere a Cartesio le sue Obiezioni alle meditazioni cartesiane. La sua opera
principale è il Leviatano composto da il cittadino, il corpo e l’uomo, dove Hobbes espose il suo sistema in tutte
le sue parti. Morì a Londra nel 1679 a 91 anni. La filosofia di Hobbes ha come scopo di porre i fondamenti di
una comunità ordinata e pacifica, che egli crede possibile soltanto sulla base del potere assoluto dello Stato.
Gli animali posseggono un certo grado di ragione perché sanno appagare i loro bisogni e conservare la loro
vita imparando dall’esperienza passata e prevedendo il futuro anche se in modo limitato. Gli uomini possono
prevedere e progettare a lunga scadenza la loro condotto a i mezzi per raggiungere i propri fini. L’uomo
può far questo solo grazie al linguaggio, cioè ai segni convenzionali che sono le parole che consentono quelle
generalizzazione che guidano la condotta. Il linguaggio rende possibile il ragionamento che è sempre un
calcolo, cioè addizione o sottrazione di concetti.
L’autentica conoscenza scientifica, cioè quella a dimostrativa a priori, che va dalla causa all’effetto può
ottenersi solo di quegli oggetti che sono creati dall’uomo. Solo le scienza matematiche e le scienze morali, la
politica e l’etica possono avere dimostrazioni necessarie che costituiscono vere conclusioni.
Le cose naturali sono prodotte da Dio e non dagli uomini, perciò gli uomini non ne conoscono le cause e sono
possibili solo dimostrazioni a posteriori, dall’effetto alla causa, però uno stesso effetto può essere prodotto
da cause diverse e le conclusioni che si raggiungono sono probabili ma non vere.
La ragione e la scienza possono rivolgersi con successo solo a oggetti di cui si può conoscere la causa
produttrice, quindi a oggetti generabili. Gli oggetti estesi o materiali sono i soli oggetti possibili della
ragione. E’ questo il materialismo di Hobbes. La parola incorporeo è per l’uomo priva di significato anche
quando è riferita a Dio, dire che Dio è incorporeo equivale a sostenere che non esiste. Neppure lo spirito
umano è incorporeo. Sia l’oggetto che la sensazione umana non sono altro che movimenti: movimenti sono le
qualità sensibili che sono nell’oggetto e le sensazioni che tali qualità producono nell’uomo. L’anima umana è
materiale e non potrebbe non esserlo, dato che i suoi atti sono movimenti, prodotti dai movimenti del corpi
esterni. Il corpo è l’unica realtà e il movimento l’unico principio.
Hobbes distingue una filosofia naturale che ha per oggetto i corpi naturali, una filosofia civile che ha per
oggetto i corpi artificiali e una filosofia prima che ha lo scopo di chiarire gli attributi fondamentali di tutti i
corpi. La filosofia civile si divide nell’etica e nella politica.
Le valutazioni morali: bene e male sono puramente soggettive, non esiste nulla assolutamente buono o
cattivo, in generale si chiama bene ciò che si desidera e male ciò che si odia. Quando nella mente umana si
alternano desideri diversi e le conseguenze buone e cattive ad un azione possibile si ha quello stato chiamato
deliberazione. Esso termina nella volontà che conclude temporaneamente i dubbi, ma questi rinascono
subito, poiché l’uomo non può raggiungere uno stato definitivo di tranquillità, poiché non esiste un sommo
bene o un fine ultimo nella vita dell’uomo. Dopo aver raggiunto il fine ultimo l’uomo non sentirebbe più e
non vivrebbe affatto.
Nella vita umana cosi intesa non c’è posto per la libertà intesa come assenza di tutti gli impedimenti all’azione
che non sono contenuti nella natura e nell’intrinseca qualità dell’agente. Non esiste il libero arbitrio, ma solo la
libertà di azione. La stessa volontà è causata da altre cose.
© Federico Ferranti
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