ANNO I N. 4 marzo 2009 Periodico di espressività sociale EURO 2 Il traguardo: una competizione contro se stessi Personalmente credo che parlare di traguardo sia una cosa talmente individuale da esulare da qualsiasi tipo di contesto logico. Se per traguardo intendiamo un punto “fisico”, come per esempio può essere il segmento di arrivo di una competizione sportiva, allora non ci sono dubbi: lo raggiungiamo nel momento in cui si varca quella fatidica soglia. Spostando il discorso in una visione più ampia dell’immagine, ecco allora che troviamo vari modi di interpretarne il significato. Ognuno di noi, in base a quelle che sono le sue aspirazioni e possibilità, ha tentato di raggiungere dei traguardi, talvolta riuscendoci, talvolta no. Sicuramente, però, tutti quanti ci siamo impegnati affinché i nostri obiettivi divenissero realtà. Nello sport, specie in quello a carattere individuale, la legge della competizione impone che ci sia un solo vincitore, a fronte di tanti partecipanti. Verrebbe da domandarsi: è solo quella persona ad aver raggiunto il traguardo? Non esattamente. La parola traguardo non è sinonimo di vittoria, o almeno non sempre. Il ciclismo, forse uno degli sport più duri a livello fisico e mentale, ci insegna molto in questo senso. Possiamo infatti scalare una montagna dopo mille tentativi e sentirci appagati, perché siamo riusciti a superare quello che prima era un nostro limite. L’impegno, in sostanza, è l’elemento che meglio rappresenta questo concetto. Se crediamo in quello che facciamo il raggiungimento del traguardo è implicito, indipendentemente dal risultato finale. Il Direttore Edoardo Ebolito Marco (R.Rosaurora) La tipologia della scelta che ciascuno individuo attua nella realizzazione di una data conquista racconta la sua storia, gli elementi ed i valori che sono alla base della sua esistenza. Allo stesso tempo la caratterizzazione della conquista è impregnata delle basi culturali e sociali del tempo in cui l’individuo vive o ha vissuto, che influenzano le sue scelte di vita in modo sia positivo che negativo. Così a volte una conquista finisce per rappresentare non tanto i valori profondi della nostra vita interiore, della nostra personalità, ma agisce solo come specchio riflesso dell’ambiente in cui viviamo, delle comunicazioni sociali di una data epoca. Conquistare per essere apprezzati, per dimostrare qualcosa, per corrispondere ad un certo target, al quale la nostra società attribuisce importanza, e non conquistare per migliore il nostro livello di autorealizzazione. Questo processo sociale può diventare a volte molto pericoloso, in quanto l’individuo, in certe circostanze di disagio psicologico, può tendere a voler realizzare delle conquiste anche connotate da azioni negative, solo perché quella determinata azione può attribuirgli importanza e successo. E’ questo il caso di tanti fatti gravi, che portano la persona a compiere anche reati, misfatti di ogni tipo, o la ricerca di conquiste vanesie e superficiali legate solo all’ottenimento di beni prettamente materiali. Anche se difficile, la persona, dovrebbe chiedersi, ogni volta che intraprende una strada di conquista, se quell’obiettivo che si vuole raggiungere, corrisponde realmente ai suoi sogni, alla sua essenza più vera. Scegliere una conquista che corrisponde al nostro essere più profondo è, credo, alla base della nostra vita ed è determinante per lo sviluppo della coscienza sia individuale che sociale, per la nostra autorealizzazione interiore. Inoltre questo modo di conquistare può determinare grandi eventi sociali e segnare cambiamenti evolutivi positivi per tutta l’umanità. La storia dell’uomo ha sovente dimostrato come tali eventi siano possibili operando attraverso la realizzazione di grandi opere, dietro le quali spesso si cela un “sognatore”, un “idealista”, capace di servire come solo un grande uomo riesce a fare, e quindi capace di essere seguito. In tal senso è fondamentale che le conquiste che ci prefiggiamo siano regolate da sentimenti universali positivi, che hanno un valore assoluto come l’amore, l’altruismo, la condivisione e la giustizia. A livello più strettamente individuale, la conquista deve rispettare profondamente ciò che siamo, il nostro talento, la nostra creatività, aiutandoci a sviluppare le parti più positive e capaci della personalità, che sono diverse per ciascuna persona. Così facendo, anche la più piccola conquista, che sembrerebbe riguardare solo noi, assume una importante valenza sociale, in quanto, producendo il nostro miglioramento evolutivo, influenza positivamente anche le persone che ci sono vicine, il nostro ambiente vitale, assumendo una risonanza ed una vibrazione che si propagano benevolmente. Questo credo sia il concetto più importante da comprendere e sviluppare: ciascuno è uno , ma è un elemento essenziale del tutto. Anno I n. 4 Marzo 2009 Prontooo… Ci sei??? In questo numero Periodico trimestrale di espressività sociale ∗ iscritto al Registro della Stampa e dei Periodici del Tribunale Ordinario di Tivoli con n° 5 del 18/04/08 ∗ realizzato dal gruppo operatori-utenti della Residenza Socio-Riabilitativa Rosaurora Collaboratori: Centro Diurno Riabilitativo La Fabbrica dei sogni ASL RMB Cooperativa Sociale Alter Residenza Socio-Riabilitativa Villa Palma Editore Liberi S.a.s. Ideatore del progetto Dott.ssa M. Teresa Frattini Direttore Edoardo Ebolito Capo-redattore Francesco Cagnoni Coordinatore didattico Francesca Latini Responsabile area collaboratori Linda Quintini Impaginazione e grafica Francesca Latini Responsabili area stampa e distribuzione Linda Quintini Arnaldo Prudenzi Scrittura digitale Arnaldo Prudenzi Pronto... Ci presentiamo? 2 Tempi comuni. Esperienze diverse. Qualcosa di personale 4 Tappe e traguardi; mete e conquiste Quelli che...io ci provo 7 Il ciclismo: metafora di vita ∗ Pronto… Collaboriamo? Il lavoro come meta. Scarabocchi di gente 9 12 Terra mia 14 Quando un confetto parla di me ∗ La conquista della montagna o liev i r In g.ra i s a a all eiss t s i v Inter ia, Edelw M Mar esareo R 3 1 C gina Sa n A pa In rilie vo In rilie vo Intervi sta all Rosaria a Dott.ssa Olevan Museo o Civico d ei Mon Prenest ti ini Cap r a n ica Prenest ina RM A pag Intervi st a al piz z Franco aiolo via Gig lioli Ro ma a pagi n a 11 ina 15 1 I nostri argomenti e curiosità I confetti e le tappe della vita: Tempi comuni. Intervista alla sig.ra Maria, proprietaria del negozio Edlweiss di San Cesareo Il tempo con le sue tappe poste nel passato e con le sue aspettative poste nel futuro caratterizza l’esistenza di ciascun individuo. pag. 13 Stelle e desideri: qual è il loro magico rapporto? Il segreto è nell’etimologia!!! Collocare gli eventi sulla linea del tempo non è solo operazione cognitiva rilevante, ma è soprattutto attività di retrospezione e di metacognizione: pag. 6 Quali sono i miei obiettivi? Quali sono stati i miei traguardi? E quelli futuri? pag. 4-5 Alla scoperta del ciclismo: intervista al Sig. Carlo pag. 7 Passato Arrivare in vetta: intervista alla Dott.ssa Olevano Presente pag. 15 amici patente malattia ricoveri Vita in comunità Come si fa una pizza? Procedere per tappe: impasto, lievitazione e cottura. La parola al pizzaiolo Franco pag. 11 Invito alla lettura: Hermann Hesse pag. 17 2 Esperienze diverse. rileggere le proprie esperienze nella loro linearità cronologica e attribuire una colorazione semantica, che le rende particolari e funzionali al raggiungimento di mete e traguardi futuri, permette di scoprire qualcosa in più di sé e di quello che si vorrebbe conquistare. Ti auguro tempo Elli Michler Non ti auguro un dono qualsiasi, ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa. Futuro casa lavoro guarigione Ti auguro tempo per il tuo fare e il tuo pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre, ma tempo per essere contento. Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perché te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull’orologio. Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare. Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono. 3 Si siedono nell’atrio e hanno voglia di raccontare: alcuni cominciano a parlare, altri preferiscono scrivere. Si guardano, si confrontano, si narrano: si lasciano finalmente essere protagonisti indiscussi. È la loro storia a parlare: i loro toni sono pacati, la lucidità del discorso pregnante, lo sguardo si fa serio. La penna registra e la carta assorbe le emozioni dei loro vissuti, raccontati ai lettori con sconcertante sincerità. Qualcosa di personale Tappe della vita come piccole ma importanti conquiste; desideri che si trasformano in obiettivi; mete come importanti vittorie individuali; limiti che si presentano come valichi raggiungibili: passato e futuro che si intrecciano nella magica maglia della narrazione... Dalla Residenza Rosaurora Arnaldo: Traguardi dell’uomo Penso che in tutti i campi della vita quotidiana dell’uomo ci siano conquiste, obiettivi da raggiungere. L‘uomo è portato per natura a raggiungere un risultato e a trarne profonda soddisfazione: mirare e conseguire traguardi nel suo lavoro ed anche nella sua vita privata è fonte di piacere. Da giovane come d’altronde oggi, vedevo un lavoro fisso come una mèta che mi avrebbe risolto tutti i problemi, un lavoro che mi avrebbe dato soddisfazione ed alla fine della giornata tornare in una casa e rivedere dentro di me il lavoro svolto, il lavoro che ho saputo fare ed anche la fiducia ed al contempo scoprire il giudizio positivo delle persone. Anche una piccola mansione, anche un brevissimo incarico possono dare contentezza e sviluppare fiducia in se stessi, perché pensiamo di valere qualcosa. Quando ho lavorato, l’ho fatto sempre con volontà. e Le storie di vita dei ragazzi percorrono le pagine di questa rubrica, concepita come spazio confidenziale, ma non privato, di verità. Dal Centro Diurno La fabbrica dei sogni “Il risultato non dipende dalle doti tecniche. Quello che conta è il tuo modo di pensare; il segreto sta nella tua capacità di porti un traguardo, un obiettivo sul quale investire tutto te stesso”. B. Borg Dalla Residenza Villa Palma Vivendo da molto tempo Daniele: in comunità, Traguardo è… credo di non essere diventato aver realizzato molti un punto di riferimento sogni che prima credevo raggiungibili. Col trascorrere degli anni le mete per me sono diventate qualcosa di cui avere paura: paura di sbagliare, paura di imparare cose nuove. Oggi credo di aver raggiunto un piccolo traguardo: la mattina mi alzo, mi lavo e mi vesto; lavo la stanza e svolgo le attività della mattina e poi spesso vado al Centro Diurno. Sono un ragazzo malato e purtroppo non ho mai fatto molte cose. Certo è che con il tempo, con gli anni passati nelle case di cura e nelle comunità, con qualche “tirata d'orecchio” sono arrivato anch'io ad essere un punto di riferimento per me stesso e per gli altri pazienti della comunità. Ho realizzato qualcosa anche fuori da questo cancello. Oggi la mia Dottoressa mi ha proposto di fare un piccolo lavoro: traguardo davvero molto importante per me che non ho praticamente mai lavorato. Il mio primo obiettivo non appena mi sveglio è stare bene con me e con tutti. Anche se sembra strano, questo è il mio obiettivo, perché è per me l’inizio di una giornata che potrebbe cambiare in negativo. E’ mio scopo capire le persone che mi stanno vicino e anche quelle che di solito vedo di meno o incontro casualmente; è mio scopo risolvere i miei problemi, adempiere ai miei appuntamenti, cambiare volto ad alcune mie azioni che sono solo negative. Voglio essere all’altezza di badare a me, perché è importante prendersi cura di sé... Simona: Piccole conquiste quotidiane Dalla Residenza Rosaurora Antonella: LA VITTORIA Il mio disegno rappresenta una vittoria. Secondo me è importante essere vincitori nella vita, perché è un grande merito arrivare alla fine e raggiungere un traguardo, qualunque esso sia, perché per la persona è importante. Tante volte mi sento opportunista, quando cerco di affrontare tutte le situazioni in cui la mente si imbatte e in un certo senso è come se volessi ammettere che il mondo mi vuole bene e che mi preferisce più combattente. Ma nella vita c’è da combattere anche per essere fortunati. L’obiettivo per me è un Dal C.Diurno La Fabbrica dei sogni punto di riferimento che Adolfo: ognuno di noi ha nel tentativo di raggiungere lo scopo Obiettivi importanti della sua vita. Ci sono obiettivi a breve e a lunga scadenza. Il mio obiettivo più importante è quello di vivere il più a lungo possibile ed avere una buona salute. Altri obiettivi invece sono: avere molti amici e fare molte gite e avere buoni rapporti con la mia famiglia e con i miei parenti. Conquista te stesso, non il mondo Cartesio Dalla R.Rosaurora Marco: P R I M I ? Il mio disegno rap- A cura della Residenza Rosaurora Una tappa importante è stata Alfredo: l’entrata in comunità La tappa più importante è stata l’entrata in comunità, avvenuta dieci anni fa. Infatti fino ad allora vivevo in uno stato negativo da cui non riuscivo ad uscire, perchè ero assalito da psicosi e turbe psichiche che dilaniavano e impedivano la mia mente. Dopo alcuni anni cominciai a migliorare il mio stato, che ebbe un’evoluzione sempre più positiva. Durante questi ultimi anni ho conquistato tappe ed obiettivi importanti come la scuola e l’università. Spero di superare un numero elevato di tappe, per raggiungere uno scopo nella vita che mi rafforzi e che mi migliori. Sandro: la pensione d’invalidità Una tappa importante per me è stato il riconoscimento dell’invalidità e la riscossione della pensione. Sono rimasto invalido a 27 anni dopo uno spaventoso incidente stradale: mi investirono a viale Trastevere. Subito dopo l’incidente avevo riportato un trauma cranico con distacco di retina di origine traumatica. Nel 1979 fui operato al San Giovanni, ora Addolorata. Per la pensione ho aspettato circa 8 anni, pensione che però oggi ancora percepisco. presenta una gara di formula uno. Io mi rappresento con l’ultima auto che sta per arrivare al traguardo finale, perché per me è difficile arrivare per primo, come del resto è stata la mia vita , passata e futura. Oggi giorno dovrebbe essere una conquista ma a mio avviso il traguardo più importante è raggiungere l’autonomia. Per ottenere questa grande conquista occorre mettersi prima di tutto in competizione con se stessi ed “allenarsi” tutti i giorni in modo graduale: leggere, scrivere, disegnare, fare le faccende domestiche, gestire autonomamente i propri spazi, insomma mettersi in moto per favorire un futuro attivo e prospero. Non è la vittoria che conta, bensì la tenacia e il coraggio con i quali abbiamo lottato. Madre Teresa di Calcutta Marco: la patente di guida Ho raggiunto una tappa importante quando ho conseguito la patente B. Avevo 24 anni. Mi ricordo che quel giorno avevo paura degli esami, mi sentivo il cuore in gola e tanta ansia. Terminato l’esame di teoria e di guida sono tornato a casa felice di essere stato promosso. Sono stato molto emozionato e soddisfatto anche quando guidavo l’automobile, andando in giro sia sull’autostrada sia per le vie statali e provinciali, che mi portavano in tanti luoghi. Provavo un senso di libertà che adesso non ho più. 5 Desideri, da de sideris, letteralmente significa sulle stelle Qual è la tua stella e dove ti conduce? Dal C.Diurno La fabbrica dei sogni Simona: Obiettivi e desideri non sono la stessa cosa, per- desideri o obiettivi? ché il desiderio è una forte passione per un qualcosa che vorrei che L’anima è piena di stelle cadenti Victor Hugo fosse mio in un determinato momento ma che so di non avere materialmente né adesso né forse in futuro. L’obiettivo invece va individuato sulla base dei mezzi. Io desidero una casa, un giorno mi piacerebbe avere una famiglia mia, io sogno di avere molti amici. Il desiderio più importante però è quello di riuscire a guarire da questa malattia che non mi lascia libera. Il desiderio è meta della vita; l ’indifferenza è meta della morte. Kahlil Gibran Dalla Residenza Rosaurora Carlo: L’uomo che danza tra le stelle Il quadro mi fa pensare ad una danza nella notte, un ballo tra mille luci notturne; ad un’ ombra che possiede un cuore, che è la vita di qualsiasi paziente che cammina verso una meta; alle stelle che gli cadono intorno e si rompono in mille pezzettini; all’ombra che è dietro di noi! Dalla Residenza Rosaurora Antonella: A galoppo sulla stella La mia stella mi porta a fare un lungo viaggio, ad espatriare, ad andare lontano. Ti aggrappi anche ad una stella malconcia ma tanto cercata e la galoppi fino a che non attraversi una via stretta stretta. Quando poi ti avvicina al desiderio, cerchi di afferrarlo. Quando la stella ti fa raggiungere un posticino, è un pensiero positivo che ti porta al cuore per ogni sogno mai avverato, dove si trova l’universo che è in te. La mia stella ha tante punte, Quante punte ha la tua stella? perché tanti sono i miei desideri. VIAGGIO Tuttavia mi conduce lontano, in America. Sogno di fare questo viaggio, che considero irrealizza- Sandro Dalla R. Rosaurora Arnaldo: Tante punte quanti desideri bile, in questo grande paese, in LAVORO CASA questa nazione con le sue metropoli, con i suoi commerci e con le sue strade moderne e piene di gente. Vorrei ritrovarmi in una strada di Chicago, di Los Angeles a guardare negozi, a tentare di farmi capire con la lingua americana, che appartiene a questo grande popolo democratico. Vorrei conoscere la storia americana e studiarne i problemi. Per non parlare del viaggio DIVERTIMENTO AUTOMOBILE aereo: sarebbe una grande trasvolata oceanica. 6 Imparare a farsi un’idea propria e divulgarla; imparare a fare, creare, inventare; a provare anche senza averlo mai fatto; imparare a riconoscere nel prodotto la propria espressione; imparare a misurarsi e a mettersi in gioco; sempre e comunque avere la voglia di imparare. “Quelli che...io ci provo” è lo spazio del confronto, della prova, dell’esercizio e soprattutto della relazione tra l’Io e il Mondo, quel mondo che sempre di più appare distante e poco vivibile. Questa rubrica vuole offrire un pretesto per essere attivi in esso, un modo per essere “dentro” indipendentemente dallo strumento di espressione Quelli che… ...Io ci provo! “Tra i vari sport soprattutto il ciclismo offre la possibilità non solo di riflettere sull’importanza dell’allenamento per raggiungere il traguardo, ma anche di confrontarsi con coloro che vivono tale esperienza in prima persona. ” Il ciclismo: uno sport, metafora di vita a cura della Residenza Rosaurora Uno sport che ha sempre apUn omaggio al passionato e ciclismo che ha riempito le cronache dei giornali è stato e sarà sempre il ciclismo con le sue fatiche ed apprensioni per le vittorie dei singoli corridori, che nei decenni sono stati la gloria e la soddisfazione per tanti tifosi. La figura del corridore primeggia nelle salite e nelle volate di una gara ciclistica, quando con il fiato sospeso, chi segue, fa sua lo spettacolo della corsa e spera di essere al posto del corridore stesso. Chi corre in bicicletta deve affrontare fatiche a volte impossi- Arnaldo: bili: nelle salite occorre resistenza e noi italiani ricordiamo ancora molto bene le imprese di Coppi e Bartali. Le volate, a cui si avvicinavano li rendevano sempre di più campioni. E’ uno sport che dà soddisfazione e successo ma a volte si può imbattere nella situazione tragica delle sostanze stupefacenti, che improvvisamente non fanno più toccare l’alloro: i tifosi non corrono più ad acclamare e la delusione per un atleta è grande, è immensa! Speriamo in un futuro che sia diverso, con un ciclismo fatto solo di puro antagonismo. La soddisfazione sta nello sforzo, non nel conseguimento. Lo sforzo totale è vittoria totale. Gandhi Mario: Lo sport estremo come sfida Lo sport estremo può essere inteso come sfida sia alle forze della natura come nel rafting (la discesa sulle rapide con il canotto) sia alla forza di gravità come nel salto con l’elastico e come nel parapendio (cioè volare giù da una roccia per sorvolare strapiombi infiniti). Tra gli sport estremi che vorrei praticare, perché mi piacciono le sfide e mi piace andare oltre i miei limiti, amo il paracadutismo, il parapendio e il motocross. Ho paura però del salto con l’elastico, perché soffro di vertigini. 7 Intervista al Sig. Claudio Gruppo Sportivo italiano Picar Romana Edipar ARNALDO: Salve! In questo numero abbiamo approfondito il discorso sulle tappe e sui traguardi nella vita. Abbiamo pensato quindi di intervistare un ciclista, che più di tutti vive in prima persona l’esperienza del traguardo. Che cosa prova il ciclista, quando raggiunge il traguardo? CLAUDIO: Per il vincitore è davvero una bella soddisfazione raggiungere il traguardo e soprattutto se sono professionisti che, a differenza di noi che siamo amatori e che lavoriamo in altri settori, sono pagati. Per noi è diverso: esiste la soddisfazione di arrivare primi, riceviamo un premio che è per tutti ma non siamo pagati. Anche se si arriva cinquantesimi c’è comunque la soddisfazione di partecipare, appunto di arrivare al traguardo. Ad esempio nel campionato europeo sono arrivato ottocentesimo ma c’è stata la soddisfazione di partecipare. MARCO: Per poter raggiungere il traguardo, il ciclista necessita di una preparazione che gli costa fatica e sacrificio. In che cosa consiste l’allenamento quotidiano e quali sacrifici comporta? CLAUDIO: L’allenamento quotidiano è fatto di sacrificio: allenarti durante la settimana, conciliando i tempi dell’allenamento con quelli del lavoro; mangiare in maniera accurata; sacrificare la famiglia per il ciclismo. Bisogna correre per almeno cento chilometri a settimana e ci vuole una certa preparazione soprattutto capacità di resistenza alla stanchezza. CARLO: A quanti anni sarebbe più opportuno iniziare questo sport per poter raggiungere una preparazione fisica adeguata? Il ciclismo è una passione che nasce sin da bambini? CLAUDIO: Si comincia sempre da bambini, almeno da i dieci e i tredici anni. Ci sono gli esordienti, i pulcini e gli allievi e poi ci sono le categorie superiori. Io ho cominciato a diciassette anni ma ero cicloamatore. I professionisti iniziano a dodici, quattordici anni. Il ciclo amatore può cominciare anche dopo, ma è importante non attardarsi per abituare il corpo. I corridori sono quarantacinque ma non stanno sempre tutti insieme, sono divisi in varie gare: chi va a Milano e chi va a Roma. Abbiamo tre macchine che assistono alle gare a seconda del corridore che c’è da seguire e della tattica: c’è chi infatti deve affrontare la salita, chi si sente più preparato e chi quel giorno magari non ce la fa, chi riesce a fare una volata, chi invece tiene il gruppo degli inseguitori facendo l’andatura, chi è gregario perché il gioco di squadra lo richiede, chi è capitano della squadra ed il gioco si muove tutto intorno a lui. Poi la squadra è organizzata in fasce che vanno dai diciannove anni fino ai ventitre, dai venticinque ai trentadue, dai trentacinque ai quarantatre, dai cinquanta ai cinquantacinque. Dopo questa età si corre solo per divertimento. MARCO: Raggiungere il traguardo è una vittoria per il solo ciclista o per l’intera squadra? Il ciclismo è uno sport più di squadra o più individuale? CLAUDIO: Il ciclismo è anche uno sport di squadra anche se non può essere paragonato al calcio: infatti la vittoria della corsa non è solo per il primo arrivato, è per tutta la squadra e il premio viene diviso fra tutti, il primo arrivato prende di più e il resto in parti uguali. CARLO: Praticare il ciclismo può nascondere dei rischi? Claudio: Tutto è pericoloso anche salire le scale di casa. Tuttavia le volate sono molto pericolose. MARIO: Per concludere, vorremmo che Lei lasciasse qualche testimonianza circa questo bellissimo sport che alle volte nella cronaca di oggi viene ingiustamente screditato da episodi di doping. CLAUDIO: Il doping colpisce il mondo dei professionisti che alle volte sono coperti dagli stessi dottori. Sono pagati per correre e quindi devono necessariamente rendere. Per il cicloamatore è diverso: deve andare a lavorare e non se la prende se non dà spettacolo di sé. ARNALDO: Lei invece da quanti anni allena la sua squadra? Da chi è costituita? Ha vinto qualche trofeo? CLAUDIO: Alleno la mia squadra dal duemila. Abbiamo vinto vari trofei sempre per le società. Abbiamo partecipato al Campionato Italiano, alla Coppa Italia. la società sportiva a Torre Spaccata, la società si chiama GS PICAR EDIPAR è un nome vecchio che viene dal quartiere Eur. Il padrone ora è EDIPAR di Frascati. Come società abbiamo la sede, abbiamo il presidente, il vice presidente, i consiglieri. Dirigiamo la squadra con mio padre dal duemila, siamo sessanta fra corridori, 8 Pronto… Collaboriamo? e La voglia di vivere, di essere attivi, di sentirsi “Il curriculum vitae non è un semplice documento, perché racsocialmente utili chiude anche la storia lavorativa della persona. La sua lettura, se ben fatta, lascia emergere capacità pregresse, oggi latenti, e trova espressione permette di intravedere aspirazioni professionali ” in questa rubrica dedicata al lavoro, Dalla Residenza Rosaurora Sarei contento di concepito non solo Arnaldo: tornare a come professione, “Autobiografia lavorare nel di un lavoratore ” comune di come occupazione Marino, pere come fonte di ché ho saputo fare bene l’aiuto giardiniere e lo stradino. Un lavoro che mi ha sostentamento dato altrettanta soddisfazione è stato ma soprattutto il magazziniere, quando dirigevo le operazioni di carico e scarico nella ditta come valore, e tenevo sempre aggiornato il registro insito non in della merce. Sono stato ben apprezzaquello che il to anche quando ho fatto il benzinaio: Da bambina Dal C. Diurno La quei distributori sono diventati oggetlavoro dà ma in fabbrica dei sogni non avevo to di affezione. I mestieri comunque Cristina: un sogno quello che esso che ho fatto sono stati tanti: ho pulito che riguar“Il lavoro che le fogne della città; ho fatto il barista, trasmette, dasse il un lavoro che mi ha giovato per la vicisognavo” lavoro, cioè e presente in una nanza con la gente; ho fatto il barbienon sapevo rispondere alla dore quando avevo già quaranta anni; per dimensione manda “Cosa vuoi fare da granpoco tempo sono stato al lavaggio delle de?”. Ricordo però che, quando la nella quale i automobili; infine sono stato scaricatelevisione era accesa ed era sinricordi del passato tore e consegnavo la merce in tutto il tonizzata su un canale di musica, Lazio per due anni. A quei tempi ero si integrano con le giovane, la forza era abbastanza e mi io saltellavo sul divano di casa, tenendo la mano a pugno a segno sentivo felice. Vorrei tanto andare a aspettative per il di microfono e cantavo seguendo lavorare al comune di Marino, come ho la cantante o il cantante che era futuro. scritto all’inizio, perché mi ricorda un in televisione. Oggi vorrei fare la periodo felice, quando vivevano i miei parrucchiera, perché ho iniziato a Lavorare infatti genitori. seguire il corso ma non l’ho portanon è solo “fare” to a termine, perché sono cominciati i disturbi della mia malattia ma è soprattutto che hanno sconvolto i miei anni. progettare: è nella progettualità che trova infatti espressione la vitalità della persona. 9 Dalla Residenza Rosaurora Alfredo: Un’ AUTOCANDIDATURA SUI GENERIS Egregio Signore, vorrei un lavoro nel suo giornale, che trovo molto interessante. Ho una conoscenza della lingua inglese e sono diplomato sia all’istituto magistrale, sia all’istituto sociopedagogico. Sono attualmente iscritto alla facoltà di Lettere. Come può vedere ho una predisposizione per le matterie umanistiche e mi interesso soprattutto di cultura, di sport, di cronaca e di politica. Per me sarebbe interessante provare a scrivere in un giornale e Lei mi potrebbe dare un’ottima opportunità. Io ho seguito, durante l’insegnamento delle scuole madie, un corso di giornalismo dove ho ottenuto un punteggio notevole, dimostrando anche in altre occasioni, interesse, capacità e attitudine che avvalorano questa mia richiesta. Dalla Residenza Rosaurora Sono capace di fare qualche cosa, che vuole... ho la terza media ed ho scarse competenze in inglese ma “Un curriculum vorrei lavorare come falegname, speciale” perchè ho lavorato in falegnameria fino a quarantenni: lavoravo tutti i giorni dalle 8:30 alle 18:30, spazzavo la segatura e riponevo tutti gli scalpelli, i martelli e i cacciavite. Poi ho lasciato il lavoro, licenziandomi da solo. E se Lei ha un posto libero mi inserisco. Ritengo di avere ottime qualità di collaborazione, buona memoria per mandare avanti il lavoro. Le attività che ho svolto sono: il muratore, il giardiniere, il meccanico, mi caricavo sacchi di farina e sacchi di grano grosso ed anche sacchi di cemento. Ho fatto anche il barista e ho guadagnato qualche euro per andare avanti con la mancia, ed ero contento. Ho la qualificazione personale come falegname e sin da piccolo avevo la passione per il canto, per la poesia e soprattutto per la cucina, che apprezzo molto. Che vuole fare… sono un buongustaio... A scuola mi piaceva la matematica e prendevo dieci e lode. Oggi continuo a darmi da fare nel giornale della comunità e nel laboratorio di decoupage. Carlo: Dal C. Diurno La fabbrica dei sogni Da bambino sognavo di fare Adolfo: l’autista di autobus da turismo. Il “Un curriculum molto viaggiare, scoprire nuove speciale” motivo è molto semplice: mi piace città e vedere posti nuovi. Inoltre la guida mi rilassa: mi piace guida- re. Nella vita però ho svolto lavori diversi: il benzinaio, il meccanico, il carrozziere e il garagista e molti altri. Oggi mi piacerebbe fare il rappresentante, perché va in giro nelle case. Dalla Residenza Rosaurora Anche durante la scuola media riportavo buoni risul- Marco: Il lavoro del fumettista tati in applicazioni tecniche e in disegno. Tuttavia Uno dei miei obiettivi riguar- fumettistica. Nel mio grafico infatti ho diviso la tor- da il lavoro: vorrei diventare ta, che rappresenta il mio obiettivo, in cinque porzio- un modesto disegnatore, o ni che indicano, in misure diverse, ciò che mi serve comunque lavorare all’interno per realizzare il mio sogno: la prima fetta è l’aiuto del mondo dell’arte, per esempio nella fotografia e delle istituzioni (come il DSM) che potrebbero finan- nell’artigianato. Svolgere una di queste attività mi ren- ziarmi il corso; la seconda indica la buona salute, in- derebbe soddisfatto e arriverei a un qualcosa di utile dispensabile per qualunque progetto; la terza rappre- da fare nella mia vita. Fin da piccolo ho scoperto que- senta il mio impegno; la quarta indica la scuola di di- sta passione per il disegno che però non ho mai curato segno, importante perché mi dà una formazione ade- con studi professionali. Solo due anni fa ho frequenta- guata e mirata; infine l’ultima fetta rappresenta il to il corso di disegno e di pittura all’Università della mercato del lavoro, che ha un peso importante nel terza età e sono andato abbastanza bene. reclutare il personale. questo non basta, per diventare un disegnatore a tutti gli effetti e per poter lavorare nell’editoria 10 Intervista al pizzaiolo Franco a cura dei ragazzi del C. Diurno La fabbrica dei sogni Salve! Noi siamo gli utenti del Centro Diurno la Fabbrica dei sogni. Vorremmo farle alcune domande inerenti la sua attività. Da quanto tempo fa il pizzaiolo? Quindici anni. Chi le ha insegnato a fare il pizzaiolo? Ho imparato da solo con tanta buona volontà. Certamente la passione c’è, anche perché ho esperienza come fornaio e come pasticciere e quindi ho fatto una bella gavetta. Ma fare il pizzaiolo mi piace e mi piacerà sempre. E’ un lavoro che ha iniziato da bambino oppure è venuto più tardi? Qual è il sogno da piccolo? Da piccolo volevo fare il commerciante, poi ha sviluppato l’arte bianca, ossia lavorare con la farina. Napoli, patria della pizza, è la sua città natale: ha influito sulla sua scelta? Certamente anche se io ho fatto tutto da solo, ho guardato sempre avanti, non ho mai guardato indietro Da quanto tempo ha aperto la sua attività? Sono nove anni ad agosto. Quali sono i suoi ritmi di vita? Sto sempre in pizzeria, dalla mattina alla sera. Lavoro dalle otto alle undici, in continuazione e tutti i giorni, chiudo solo il lunedì pomeriggio. Il lavoro le permette del tempo libero da dedicare alla sua famiglia? La mia famiglia è con me in pizzeria, il tempo libero è solo mezza giornata a settimana. Per svolgere il suo lavoro ha fatto un corso oppure le è stato tramandato? Non ho fatto nessun corso, non mi è stato tramandato, ho fatto tutto da solo perché è un lavoro che mi piace e l’ho fatto sempre molto volentieri con molta buona volontà.. Per aprire un locale che cosa bisogna fare? Bisogna trovare un locale che sia adatto per il commercio e che sia predisposto per mettere una canna fumaria. Si chiama il geometra per fare la piantina che si presenta alla ASL, che controlla se tutto sia idoneo. In seguito si fa una domanda al Comune per il rilascio della licenza. Solo dopo queste tappe, si può aprire un esercizio commerciale. Che caratteristiche deve avere un buon pizzaiolo? Deve fare bene l’impasto, la lievitazione e la cottura. Gli ingredienti sono secondari, ma, ripeto, fondamentali sono la lievitazione, l’impasto e la cottura. Le ricette delle sue pizze sono di sua creazione oppure prende spunto da qualcuno o da qualcosa? Ci sono parecchie pizzerie, ad esempio quelle napoletane, che fanno l’impasto e fanno subito la pizza e tu non la digerisci, perché non ha lievitazione naturale, capitano pizze con tutte bolle che ti fa male, non è digeribile. Bisogna lavorare seriamente ed avere molta pazienza con i clienti, se la pizza piace si lavora. Se un ragazzo di oggi volesse aprire un’attività come questa lo consiglieresti o non lo consiglieresti? Se ha passione sì ma se fosse solo per i soldi no. Il guadagno viene sempre dopo rispetto alla passione. 11 l’arte di esprimersi “Scarabocchi di gente” è lo spazio della creatività. “I confetti non fanno solo parte della tradizione e della cultura Vari i soggetti, molteplici i mezzi culinaria italiana ma sono l’occasione per ricordare le tappe del passato e immaginare quelle del futuro” ma unico il fine: Il confetto che parla di me l’espressione. a cura della Residenza Rosaurora Protagonista indiscussa è Mario: Il confetto di cui vorrei parlare mi porta indietro nel tempo, quando ho ricevuto l’ esperienza la Prima Comunione. Era di colore bianco, il estetica, fatta colore della purezza e del Papa. Mia madre non di canoni e aveva scelto i confetti al posto mio. Abbiamo anche acquistato le bomboniere presso un nedi criteri accadegozio specializzato nel settore. Mi ricordo mici ma di libera anche le partecipazione alla cerimonia. Il mio abito era grigio con i calzoni corti ed i calzini e incondizionata lunghi. Questa è stata una tappa della mia vita. espressività. L’Io non si improvvisa Qual è il tuo confetto? artista, perché in Arnaldo: Il confetto che vorrei regalare è di colore verde verità è sempre come augurio di speranza per le persone stato tale. La ruMarco: Vorrei regalare un confetto verde a mia sorella e a mio cognato, perché ho tanti bei ricordi di loro due asbrica offre però sieme, verde come la speranza l’occasione per Mario: Vorrei regalare dei confetti in occasione della vendita della mia casa, che rappresenterebbe una tappa fonmanifestarlo. damentale per me. Lo vorrei verde come il semaforo quando lascia passare, perché vorrei andare avanti nel futuro senza i problemi del presente. Alfredo: Vorrei regalare confetti rossi in occasione della mia laurea, un obiettivo che spero di raggiungere al più presto Paola: Vorrei piuttosto ricevere un confetto, magari da mia figlia in occasione del battesimo del mio nipotino. Carlo: Vorrei regalare un confetto rosso, perché rosso è il colore dell’amore, e vorrei regalarlo a mia moglie al posto di un fiore. 12 Intervista alla Sig.ra Maria, proprietaria del negozio di bomboniere Edelweiss realizzata dagli ospiti della Residenza Rosaurora ARNALDO: Salve! Noi siamo gli ospiti della Residenza SocioRiabilitativa Rosaurora. In questo numero abbiamo approfondito il discorso sulle tappe e sui traguardi nella vita. Abbiamo pensato quindi di intervistare gli specialisti del settore-cerimonia per conoscere quelle ricorrenze, che possono essere tappe e traguardi di ognuno di noi. In quali occasioni le persone si rivolgono al negozio di bomboniere per acquistare confetti? SANDRO: Ci può parlare della storia del confetto? SIG.RA MARIA: Il confetto ci è tramandato dai questa Romani. Allora il confetto era unito ad altri ingredienti: si usava lo zucchero al posto del miele, come sappiamo dagli scritti della famiglia dei Fabi nel 447 avanti Cristo, da Apicio grande amico dell’imperatore Tiberio nel 37 dopo Cristo. Il confetto invece, come noi lo conoSIG.RA MARIA: Le occasioni per l’acquisto dei confetti iniziano sciamo, viene prodotto per la prima volta a Sulmona nel dalla nascita, e continuano con le comunioni, le cresime, i matri- XV secolo. La ditta Di Carlo, meglio chiamata ditta Perino (che è la più rinomata ed ha fatto i confetti a Mamoni, i diplomi, le lauree ed infine i vari anniversari. radona, nata nel 1883), è tuttora considerata una delle ANTONELLA: Tra queste cerimonie qual è quella più comigliori aziende del settore per i metodi di lavorazione mune? Quale quella più dispendiosa per una famiglia? che seguono le antiche ricette. SIG.RA MARIA: La più comune è senz’altro il battesimo che è il primo Sacramento, ed è quello che ancora ringraziando ARNALDO: Le persone acquistano confetti per tradizioIddio regge bene. Crescendo, si perdono alcuni valori. La più ne o per gusto? Agli italiani oggi piacciono i confetti? dispendiosa dei vari anniversari ad esempio è quella della maggiore età, il venticinquesimo, il cinquantesimo e così via, SIG.RA MARIA: Agli italiani piacciono molto i confetti, che acquistano non solo per tradizione ma anche per oggi ogni occasione si festeggia. gusto, come caramelle, per golosità. Con gli italiani la ARNALDO: Ogni colore del confetto ha un significato le- tradizione continua alla grande, perché acquistano congato all’occasione che si festeggia. Le persone rispetta- fetti da riportare a casa anche se non tutti gli Stati li no la tradizione dei colori oppure hanno gusti particola- lasciano portare. ri? Accade ad esempio che i confetti di un matrimonio PAOLA: Lei è da tanti anni che lavora nel settore. Da siano rossi? cosa nasce l’idea di chiamare il suo negozio Edelweiss? SIG.RA MARIA: La tradizione del colore del confetto viene rispetta, anzi addirittura un tempo nei vari corsi di laurea SIG.RA MARIA: Ho chiamato il mio negozio Edelweiss persi abbinava il colore alla facoltà: per esempio per lettere ché sono innamorata dei posti del nord, delle Dolomiti e di era rosa antico e il colore nero era per matematica. Poi con Bolzano. Le mie cognate abitano lì, perché molti miei famiil tempo si è modificato ed è diventato per tutte le facoltà liari erano arruolati.Sono profondamente attaccata a quei rosso. Oggi c’è la tendenza ad abbinare il colore del confet- luoghi ed Edelweiss è il nome di un bellissimo fiore, una to alla bomboniera ed è anche molto in voga il colore viola stella alpina che si trova sulle Dolomiti. Appena ho aperto per il confetto. Tuttavia è una moda che cambia di anno in il primo negozio a San Cesareo, l’ho arredato come i negoanno in base alle tendenze del momento. zi di Bolzano, tutto in legno caratteristico. La parola Edelweiss in inglese vuol dire “bianco nobile” un termine PAOLA: Qual è il confetto più venduto? associato al bianco della sposa. SIG.RA MARIA: Il confetto più venduto fino a qualche anno fa era quello con la mandorla, cioè quello bianco con all’interno della mandorla tostata, che proveniva dalla Sicilia. Oggi invece viene utilizzata la mandorla proveniente dalla Spagna. Per quanto riguarda il gusto anche la mandorla è sostituita da tante golosità: ci sono confetti alla ciliegia, alla nocciola, alla nutella, al limoncello, al tartufo, al cocco. ANTONELLA: L’abbinamento confetto/bomboniera è sempre scontato? Ogni confetto ha un proprio oggetto oppure la tradizione lascia libertà di accostamenti? SIG.RA MARIA: L’abbinamento confetto-bomboniera non è scontato: si possono benissimo regalare solo i confetti in confezione dalle molteplici forme, in saccotti, scatoline, in confezione dalle svariate grammature. Una volta invece si usava la bomboniera come contenitore per i confetti. 13 Ancor prima di esprimere l’amore e il rispetto per ciò che ci circonda e per ciò che quotidianamente viviamo, dovremmo essere in grado di osservare nel cuore delle cose per scoprire l’aspetto insolito, poco noto o dato per scontato. Questa rubrica è non solo spazio dedicato alla natura e alle sue creature ma è invito ad osservare, ad apprezzare e a riflettere sul valore della sua esistenza I misteri dell’alpinismo sono imperscrutabili, sia per chi lo pratica sia per chi in montagna non metterà mai piede. L’unica spiegazione che posso azzardare è che trovarmi lassù dopo aver dato tutto mi permette di sognare, di sognare più intensamente Jean-Christophe Lafaille La montagna: una conquista, un traguardo, una sfida? a cura della Residenza Rosaurora Mario: Le due facce della montagna L’uomo in un insostenibile impeto di conquista si staglia indefinito sul cucuzzolo della montagna, con ai piedi un paio di sci, sfidando i rischi della neve fresca con probabili slavine e valanghe. L’immensità dei quei luoghi portano ad un mistico silenzio e ad una rara spiritualità. La montagna non si compra: sta lì ineffabile e mansueta, ma anche tempestosa e temibile a dimostrare l’immensità del creato. Arnaldo: La sfida della montagna La montagna è una grande signora da sempre. Sono centinaia di anni che scalatori si susseguono alla sua conquista per il fascino che emana e al contempo per mettere alla prova le capacità umane, forse per raggiungere dei records di resistenza e cammino. Marco, La montagna La montagna ti sfida con la sua vetta che, vista dal basso, è una mèta sognata dall’uomo ma che, una volta raggiunta, provoca nell’uomo una grande soddisfazione: si gode del panorama ed anche dell’altitudine, ci si sente appagati dell’aria e del sole ed ogni sentiero, ogni scalata è una nuova avventura. Carlo: Lassù in montagna Arnaldo, Vette La montagna è una conquista, una mèta dove arrivare. La montagna non si compra, neanche è un abbonamento, una carta di credito. La montagna è spirituale, bisogna viverla secondo su secondo, pure quando fa freddo parecchio. La montagna pone degli ostacoli da superare, se si vuole arrivare fin lassù, dove si assapora la vita. L’uomo è il principale fattore distruttivo della montagna ma da essa in verità dovrebbe imparare. 14 Intervista alla Dott.ssa Rosaria Olevano, direttrice del Museo Civico Naturalistico dei Monti Prenestini ARNALDO: Salve! le nostre vette più ambite. In questo numero abbiamo approfondito MARCO: il discorso sulle conquiste e Quale è l’attrezzatura indispensabile sulle mete nella vita. Abbiamo per praticare il trekking? pensato quindi di intervistare gli specialisti della montagna. ROSARIA: Le scarpe costitui- L’uomo la scono l’attrezzatura di base montagna? La vetta può rap- anche per semplici ma lunghe presentare una meta? camminate. I più adatti sono può conquistare ROSARIA: Si, sicuramente l’uomo ha conquistato le montagne più dure, le più impervie, come quelle dell’Yimalaia e del K2. L’uomo, sicuramente aiutato dalla tecnologia e con il grande allenamento può riuscire a raggiungere anche dei traguardi molto importanti. La vetta quindi rappresenta una meta ed un traguardo, perché l’individuo la raggiunge provando una soddisfazione immensa non solo perché è l’obiettivo, ma anche perché il suo raggiungimento è costato fatica, è costato resistenza: è questo che dà grande gioia, perchè è un trasporto di tutto, un gli scarponcini, perché devono tenere la caviglia ed accompagnare il piede soprattutto nei percorsi più difficili, più impervi. Per l’orientamento sono invece indispensabili la bussola e le carte. In ultimo per la sicurezza, specie per passaggi è fondamentale l’ausilio delle corde. PAOLA: Anche nel praticare il trekking, bisogna sempre tener presente i propri limiti. Quando la conquista della montagna diventa una sfida? Quali sono i pericoli che nasconde? trasporto fisico, mentale, un trasporto spirituale, è ROSARIA: La montagna come il mare è molto insidiosa, un trasporto emotivo. anche quando il sentiero appare semplice. Una cammi- MARIO: Per raggiungere una vetta, è indispensabile l’allenamento. Ci può spiegare la preparazione fisica necessaria per affrontare la montagna? Anche il trekking necessita di allenamento e di preparazione? ROSARIA: La preparazione fisica è importante e ce ne vuole tanta e variegata. E’ importante l’allenamento muscolare che ci aiuta ad affrontare gradualmente percorsi prima un po’ semplici e poi un po’ articolati; è poi necessaria una buona capacità respiratoria, capacità di “tenere il fiato”; infine anche il giusto apporto calorico accompagna i nostri percorsi. Inoltre le persone, che devono affrontare le montagne più impegnative, dovrebbero sottoporsi a dei controlli come le visite cardiologiche e l’elettrocardiogramma. Il supporto medico accompagnato dalla preparazione fisica è la base per poter affrontare nata richiede molta attenzione: bisogna tenere gli occhi dappertutto. Certo, bisogna sempre tener presente i propri limiti, si deve avere una conoscenza di se stessi e del luogo che vogliamo raggiungere. Dobbiamo trovare nuovi stimoli, nuova acquisizione di capacità, allenamento, continuo allenamento, che ci faccia trovare sempre nuove cose. CARLO: La montagna sin dai tempi antichi ha sempre suscitato un grande fascino. Cosa ne pensa Lei sia da specialista sia da amatore? Cosa si prova quando si raggiunge la vetta? Ci può raccontare una sua esperienza personale? ROSARIA: La montagna, sin dai tempi antichi, è stata sempre un qualcosa d’irraggiungibile per l’uomo, anche perché a disposizione si avevano ben poche cose. L’uomo ha sempre cercato di crearsi un qualcosa di diverso, di più ambìto. Sicuramente io sono un amatore, appassionato di questi argomenti, e tutte le volte che MARCO: Il Museo Civico Naturalistico dei monti mi è capitato di fare una camminata, mi sono sofferma- Prenestini fa della montagna un “museo”. Quali ta ad osservare le cose, perché la montagna offre tan- sono i suoi Beni naturali ed archeologici, che tissime cose, regala piccoli scorci piuttosto che grandi spesso non si conoscono e si ignorano? panorami: un fiorellino, un prato, ROSARIA: I Beni naturalistici anche un granello di terra possono s’ignorano, perché si pensa essere interessanti. La montagna sempre che in queste montagne poi cambia il suo aspetto con la non ci sia niente da vedere: per neve, con il tramonto e con l’alba, esempio le orchidee che si troperché illuminata in modo diverso vano dai fioristi o nelle isole e le rocce cambiano colore. Semdove fa un gran caldo, si trovabra quasi di essere su un’altra no anche da noi, non sono come montagna. Tutto questo favorisce quelle grandi, sono più piccole, sempre una nuova soddisfazione: hanno dimensioni ridotte ma c’è stupore nel vedere gli animali e sono comunque molto belle. le loro impronte. Questo è sempre Nasconde anche tantissimi teciò che mi ha appassionato della sori, come vi ho fatto vedere montagna, l’amore che ho sempre su al museo degli animali, come avuto per la montagna perché è il gatto selvatico, animali che sempre diversa, perché è affascisono anche espressioni degli nante ed è sempre nuova. Per anambienti, paesaggi ricchi dare in montagna non bisogna and’acqua e tante volte si passegdare sulle Alpi: anche qui, sui gia e si incontra un boccaglio Monti Prenestini, anche se non C. Friedrich, Viandante sul mare di nebbia d’acqua, ci sono tantissime sorsono vette delle più inaccessibili, genti, sorgenti che sono bellisnascondono mete affascinanti. sime, anche queste sono un Anche qui, ogni volta che cammino, mi capita di vedere tesoro da tenere ma anche da conservare, perché cose che non mi aspettavo di vedere. Nonostante l’uomo anche l’acqua è un bene prezioso. Poi ci sono i Beni interferisca costruendo industrie, case, fabbriche, la Archeologici come il Cupolino ma, anche nel bosco ci natura riemerge padrona sempre con nuovi stimoli, sem- sono dei ruderi antichi di una città che chiamano Capre con una nuova perfezione. pranica Vecchia, sono ancora in fase di studio. SANDRO: Cosa insegna la montagna all’amatore? ROSARIA: Insegna il rispetto per noi stessi, per gli altri e per la natura in genere. Rispetto per noi stessi perché ci fa vedere come essa contrasti le nostre abitudini negative, questa montagna imperterrita e sempre maestosa, sempre più grande di noi, che comunque ci deve insegnare che dobbiamo rispettare questo patrimonio naturale. ARNALDO: Per coloro che in passato non hanno potuto e nel presente non possono andare in montagna, cosa consiglia per scoprire la sua bellezza? Dove possiamo incontrare la montagna? ROSARIA: Nel museo avete trovato un pezzo di montagna. Il museo è un rappresentante della montagna e noi aiutiamo tantissime persone che vengono da noi ad incontrarla, ma la montagna non va solo incontrata va anche cercata. 16 Omaggio al racconto Alcuni dicono che quando è detta la parola muore. Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere Emily Dickinson Hermann Hesse, La prima scalata Le montagne, il lago, le tempeste e il sole erano i miei educatori ed amici, che per molto tempo mi furono più cari e più noti degli uomini e del loro destino. Ma le cose preferite e a me ancor più dilette del lago splendente, degli abeti malinconici e delle rocce solatie erano le nubi. Mostratemi nel vasto mondo l’uomo che conosca e ami le nuvole più di me. O mostratemi una cosa al mondo che sia più bella delle nuvole! Sono gioco e conforto agli occhi, sono benedizione e dono di Dio, sono collera e potenza mortale. Sono tenere, delicate e pacifiche come le anime dei neonati, belle, ricche e generose come angeli buoni, scure, inesorabili e spietate come gli araldi della morte. Si librano argentee a strati sottili, veleggiano ridendo bianche e orlate d’oro, si soffermano a riposare tinte di giallo, di rosso e d’azzurro. Strisciano sinistre e lente come assassini, passano sibilando a rompicollo come folli cavalieri, pendono tristi e sognanti in pallide altezze come malinconici anacoreti. Assumono la forma d’isole beate e di angeli benedicenti, somigliano a mani minacciose, a vele schioccanti, a gru trasmigranti. Oh, le nuvole belle, sospese, instancabili! Ero fanciullo, ignorante, e le amavo, le guardavo e non sapevo che anch’io sarei passato come una nuvola attraverso la vita, migrando forestiero dappertutto e sospeso fra il tempo e l’eternità. Presto venne il tempo in cui potei avvicinarmi alle nuvole, entrarvi in mezzo e contemplarne qualcuna dall’alto. Avevo dieci anni quando scalai la prima vetta, il Sennalpstock, ai cui piedi giace Nimikon, il nostro villaggio. E allora vidi per la prima volta gli orrori e le bellezze della montagna: gole profonde, piene di ghiaccio e di acqua di nevaio, ghiacciai di vetro verde, morene antipatiche e sopra ogni cosa il cielo come una campana alta e rotonda. Chi sia vissuto dieci anni stretto fra il monte e il lago e circondato dalla folla delle vicine alture, non può dimenticare il giorno in cui per la prima volta si trovò un cielo vasto sopra il capo, e davanti agli occhi un orizzonte illimitato. Già durante la salita mi ero meravigliato di vedere così enormi le rocce e le pareti che vedevo tanto bene dal basso. Ora, soggiogato dal momento, vedevo ad un tratto con gioia e timore l’immensità che mi piombava addosso. Così fantasticamente grande era dunque il mondo. Il nostro villaggio sperduto laggiù non era che una macchiolina chiara. Vette che dal fondovalle parevano vicinissime erano invece distanti fra loro molte ore di cammino. Allora cominciai a intuire che avevo visto il mondo solo ad occhi chiusi, senza spalancarli, e che là fuori i monti potevano rizzarsi e cadere, e grandi cose succedere delle quali nel nostro isolato nido montano non arrivava nemmeno il più lieve sentore. E soltanto ora capivo la bellezza e la malinconia delle nuvole, poiché vedevo verso quali smisurate lontananze esse viaggiavano. I miei due compagni adulti lodarono la mia bravura nella salita, sostarono un pò sulla vetta gelida e risero della mia gioia sfrenata. Io invece, superato il primo grande stupore, mi misi a gridare come un toro nell’aria limpida. E fu quello il mio primo scomposto inno alla bellezza. Mi aspettavo un’eco fragorosa, mentre invece in quelle altezze le mie grida si dispersero senza traccia, come un debole cinguettio di uccelli. Ne fui umiliato e stetti zitto. Quella giornata aveva rotto non so che ghiaccio nella mia vita. 17 “Pronto, ci sei?” è una iniziativa non tanto di informazione quanto di comunicazione . Si rivolge pertanto non a destinatari passivi ma soprattutto ad interlocutori attivi che possano supportarla attraverso articoli, lettere, disegni, fotografie e testimonianze. Ringraziamo quanti con la loro partecipazione condividono con noi l’esperienza di questo progetto e… NON SOLO... Sostienici! Struttura Residenziale Offerte 2009 Socio-Riabilitativa Rosaurora Autorizzazione Regionale D4175/05 Via Mainello n. 10 00010 Gallicano nel Lazio (Roma) Tel. 06.95460605 Fax. 1786041501 Email [email protected] Acconciature spose € 200 Messa in piega € 10 Colore + taglio + piega € 40 Ogni 15 messe in piega 1 gratis Prodotti L’Oréal MODALITÀ DI ABBONAMENTO Privati: 10 euro annui (comprensive di spedizione) Aziende pubbliche e private: 25 euro annui (comprensive di spedizione) iva 20% esclusa