capitolo 1 11-2011 Sommario W Pauli : “Termodinamica e teoria cinetica dei gas” (Boringhieri) cap.1 S Rosati :”Fisica generale- vol .1” (Casa Ed. Ambrosiana) cap. 21-22-23-24; 26-27 G Boato “Termodinamica” (Casa Ed. Ambrosiana) cap.1-2-3-4-5-6 L E Reichl A modern course in Statistical Physics (Ed Arnold pub) cap.1 - 2 A B C 1 Indice 1 introduzione 1.1 sistemi macroscopici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 3 2 Stati di equilibrio 5 3 trasformazioni termodinamiche 3.1 Lavoro “fatto dal sistema” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Tre esempi di sistemi macroscopici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 8 10 4 Principio Zero 4.1 termometri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.2 esempi di equazioni di stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 15 16 5 6 Il concetto di calore 18 Trasformazioni: lavoro e flussso di calore 6.1 - Trasformazioni infinitesime . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 19 7 il primo principio 7.1 Cicli e principio di equivalenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7.2 Energia interna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 21 21 8 24 Funzioni di risposta 9 fluido 25 10 Equilibrio fra fasi 27 2 1 introduzione La termodinamica analizza gli stati di equilibrio di sistemi macroscopici e fa affermazioni su alcune caratteristiche globali delle trasformazioni fra questi stati. I sistemi macroscopici sono costituiti da un elevatissimo numero di “particelle”: tuttavia, molti stati e comportamenti fisici di questi sistemi, possono essere descritti in termini di pochissimi gradi di liberta’. ————————– 1.1 sistemi macroscopici Si pensi ad affermazioni tipo: l’anilina e l’acqua formano una miscela omogenea una lastra di acciaio e’ liscia il vetro e’ solido .................. Molte (→ tutte) proprieta’ fisiche di un sistema dipendono dalle scale geometriche e temporali a cui si esamina il sistema. Macroscopico: non considereremo grandezze fisiche che richiedano osservazioni sotto una certa lunghezza. Non considereremo grandezze fisiche che richiedano misurazioni per tempi inferiori a un certo intervallo e superiori ad una certa durata. Questi “cutoff” possono variare a seconda del sistema macroscopico considerato. Esempio 1- acqua Le proprieta’ di un bidone, di un bicchiere, di una goccia, di un decimo di goccia,.. sono le stesse: i campioni risultano omogenei, isotropi, elettricamente neutri, apolari (in assenza di un campo elettrico esterno), etc . Quando il campione scende sotto una dimensione caratteristica queste proprieta’ cambiano. Un insieme di poche (una) molecole d’acqua ha momento di dipolo non nullo anche in assenza di campo esterno, un H + ha carica elettrica etc. 2-Lastra di vetro : si comporta come un solido per tempi dell’ordine dei decenni ma per tempi dell’ ordine dei secoli e’ un fluido che scorre sotto l’effetto della forza peso. (le vetrate delle chiese ...) 3- Alcune componenti di un sistema macroscopico possono essere schematizzate con proprieta’ ideali-geometriche perche’ le scale di variabilita’ sono molto diverse dalle scale a cui si sta studiando il sistema. 3 000 111 000 1111 0 00 11 000 111 00 11 cellula H 63% O 24% elementi fisica delle alte energie .......... termodinamica−meccanica statistica C 12% N 0.58% struttura atomica q l γ W Z g Standar model Figura 1: Home work. Potete ritirare presso il mio ufficio un kit contemente quarks, leptoni, gluoni, fotoni, W ± , Z 0 , · · · . (bosoni di Higgs non sono ancora arrivati). Il compito consiste nel costuire un essere vivente, per il 18 è sufficente un Calderoli. 4 Diciamo che un film di tensioattivo e’ bidimensionale, che un polimero e’ monodimensionale: dimensioni sotto una certa grandezza sono equiparate a dimensione nulla. Similmente si parla di pareti indeformabili, di pareti adiatermane, di vincoli, etc 2 Stati di equilibrio • Fra tutti gli stati del sistema consideriamo gli stati di equilibrio. (Feynman): “l’equilibrio termodinamico si ha quando tutti i processi veloci hanno gia’ avuto luogo e i processi lenti non possono avvenire”. Si dice che le variabili veloci hanno termalizzato (annealed) e le variabili lente sono congelate (quenched) “di equilibrio” significa dunque , intuitivamente, che le proprieta’ del sistema non cambiano con il tempo. ATT! Esiste una scala temporale: le proprieta’ non cambiano su intervalli di interesse. ATT! Esistono stati stazionari che non sono stati di equilibrio termodinamico: tipicamente sono stati di un sistema sottoposto ad un “flusso” di energia o di materia —————————Esempi 0- Un cubetto di ghiaccio in un bicchiere di acqua Il sistema puo’ restare immutato per tutto il tempo in cui riusciamo a mantenere il sistema a 0 gradi centigradi e alla pressione di 1 atm. 1- molte leghe sono ottenute con miscele di metalli portate ad alta temperatura e raffreddate in tempi brevissimi: questo genera uno stato macroscopico che e’ stabile per tempi grandi ma finiti. Lo stato e’ considerato stato di equilibrio. 2- equilibrio radiazione- materia : tempi Bigbang. —————————Come si possono descrivere questi stati ? che coordinate possiamo usare ? Indicheremo con lettere maiuscole gli stati di equilibrio di un sistema macroscopico. 5 • Esistono osservabili fisiche che dipendono solo dallo stato del sistema (e non dalla sua storia etc..) Queste osservabili si chiamano funzioni di stato S stato del sistema: ⇒ a(S), b(S), ... valori delle osservabili a, b, ... nello stato S. • Quando il sistema e’ all’ equilibrio termodinamico poche, diciamo r + 1 fra le funzioni di stato sono sufficienti e necessarie per caratterizzare univocamente lo stato del sistema. Cioe’ lo stato e’ coordinatizzato dai valori delle grandezze a0 , a1 , . . . , ar . ATT! questa e’ una caratteristica veramente peculiare degli stati termodinamici di equilibrio: un litro di gas e’ formato da 1027 particelle piu’ o meno complesse eppure le sue proprieta’ termodinamiche sono completamente definite da 3 numeri reali positivi (!!) ATT! alla coesistenza di fasi • Questo significa che, scelte le variabili a0 , a1 , . . . , ar : - definire uno stato S e’ equivalente a fissare gli r + 1 reali ai : S ↔ a0 (S), a1 (S), . . . , ar (S) - qualunque altra funzione di stato relativa al sistema in esame si puo’ esprimere come funzione di queste: b(S) = B(a0 (S), a1 (S, . . . , ar (S)), dove B e’ una funzione a r + 1 variabili reali. • In modo piuttosto generale possiamo dire che: Un sistema termodinamico e’ completamente definito elencando - l’insieme delle variabili di stato e - l’insieme delle equazioni (dette “equazioni di stato”) che legano tali variabili. Nei paragrafi sucessivi chiariremo queste affermazioni. • Fra le funzioni di stato hanno importanza particolare funzioni appartenenti a due classi. La prima é detta delle variabili estensive la seconda delle variabili intensive Se il sistema viene diviso in due parti A ∪ B allora - X e’ estensiva se : X[A ∪ B] = X[A] + X[B] - y e’ intensiva se y[A ∪ B] = y[A] = y[B] Ad ogni variabile x estensiva é associata una specifica variabile intensiva (la duale) f tale che il prodotto f dx definisce un lavoro Si puo’ descrivere il sistema in termini di sole variabili estensive oppure miste. Le equazioni di stato permettono di passare da un set di variabili ad un altro . 6 3 trasformazioni termodinamiche Interazioni: la termodinamica schematizza le interazioni fra sistemi introducendo vincoli e pareti e considerando situazioni di contatto termico, scambio di materia,etc vari tipi di vincoli e pareti É possibile dato uno stato di equilibrio passare ad un diverso stato facendo interagire il sistema con altri sistemi. Si parla di trasformazioni termodinamiche. Queste trasformazioni si dicono: • trasformazioni reversibili se: 1) “istante per istante” il sistema e’ in uno stato virtualmente di equilibrio, 2) “istante per istante” si puo’ invertire la succesione degli stati • trasformazioni irreversibili se durante la trasformazione lo stato del sistema non e’ uno stato di equilibrio oppure non si puo’ invertire la successione degli stati. A volte si dice: reversibile ≡ lento irreversibile ≡ veloce Esempio ————Espansione lenta contro esplosione di un gas . ——————————— Definire una trasformazione reversibile vuol dire ridurre i gradi di liberta’ del sistema ad un unico grado (il parametro che descrive la trasformazione) ed esprimere ogni grandezza necessaria per definire gli stati in funzione di questo parametro. In altre parole dare una curva nello spazio degli stati di equilibrio: τ ∈ [τ0 , τ1 ] : xi = xi (τ ), yi (τ ) L’ esistenza di trasformazioni irreversibili e’ il dato piu’ rilevante che caratterizza la descrizione dei macrosistemi. L’esistenza di trasformazioni irreversibili significa che nel mondo macroscopico non e’ soddisfatta la simmetria di inversione temporale: il tempo ha un verso. In generale se variando una qualche grandezza termodinamica il sistema passa spontaneamente dallo stato S allo stato S ′ non accade che con la variazione “opposta” il sistema passi spontaneamente dallo stato S ′ allo stato S : affinche’ il sistema passi dallo stato S ′ allo stato S e’ necessaria una trasformazione piu’ complessa che coinvolge altri sistemi. 7 Problema uno delle termodinamica Determinare, a partire dagli stati di equilibrio iniziali, lo stato d’equilibrio termodinamico finale di piu’ sistemi che vengono posti in interazione. 3.1 Lavoro “fatto dal sistema” • Ad ogni trasformazione reversibile che porta lo stato S ≡ {x1 , x2 , · · · , xr } nello stato S ′ ≡ {x1 + dx1 , x2 + dx2 , · · · , xr + dxr } é associato un lavoro fatto dal sistema X δW = − fi dXi i Questo lavoro é l’opposto del lavoro fatto dalle “forze esterne” che agiscono sul sistema. Il lavoro esterno é sempre riconducibile ad un lavoro meccanico di innalzamento o abbassamento di pesi • Per una trasformazione irreversibile si possono solo fare affermazioni sul lavoro totale in quanto il sistema non percorre stati di equilibrio e non sono quindi definite le variabili termodinamiche ’durante’ la trasformazione . E’ possibile, in generale, calcolare il lavoro fatto dalle forze esterne che agiscono sul sistema. Immaginiamo, per produrre o fornire lavoro al sistema in esame, di accoppiare il sistema stesso a un semplice macchinario costituito da una massa m e da carrucole varie. In linea di principio il lavoro e’ sempre riconducibile a innalzamento, abbassamento di pesi. Si guardi la figura Sulla massa m agiscono forze esterne - tipicamente la forza peso, la forza dovuta alla pressione atmosferica , ect- e le forze dovute al sistema A. All’inizio e alla fine della trasformazione la massa m e’ in quiete. Il teorema dell’energia cinetica impone che il lavoro totale, quello delle forze “esterne” e quello delle forze dovute ad A sia nullo: W e + W A = 0 Quindi calcolando il lavoro delle forze esterne determiniamo il lavoro fatto dal sistema A nel processo irreversibile. Se le forze esterne hanno fatto lavoro positivo diremo il sistema A ha ricevuto lavoro termodinamico. Se le forze esterne hanno fatto lavoro negativo diremo che il sistema A ha fornito lavoro. 8 We + WA =0 WA >0 We = Mgz−p Sz<0 0 Mg trasf. irr. W=? F τ varieta‘ stati equilibrio I trasf. rev. dV( τ) W = Σ p(τ) dV( τ) τ Figura 2: Qualunque sia il processo irreversibile che porta un sistema A da uno stato di equilibrio ad un altro stato di equilibrio .calcolando il lavoro delle forze esterne determiniamo il lavoro fatto dal sistema A. Passando da uno stato di equilibrio ad una altro stato di equilibrio il teorema dell’energia cinetica impone che il lavoro totale, quello delle forze “esterne” e quello delle forze dovute ad A, sia nullo e quindi W A = −W e 9 3.2 Tre esempi di sistemi macroscopici Gas - fluido V,n p V+dV, n p dA dV δ W= p dA . dx = p dV { V { dV p F dx . V,n µ V,n +dn µ δW= µ dn definizione della pressione, definizione del potenziale chimico ————————————————————————— Allo stato termodinamico di un gas sono associate le variabili di stato: intensiva estensiva V volume p pressione ni n. moli µi potenziale chimico ··· ··· ni moli ≡ Mi massa della i-sima componente la pressione e’ definita via δW = pdV (ATT! al segno) il lavoro fatto dal sistema per variare il vollume di dV il potenziale chimico e’ definito via δW = −µdn il lavoro fatto dal sistema per variare il numero di moli di dn Lo stato, per un gas formato da una sola componete chimica, e’ fissato per esempio dando V, p, n A volte considereremo sistemi in cui sono fissate alcune di queste variabili: per esempio il sistema formato da una mole di gas e isolato da riserve di materia. In tal caso gli stati del sistema sono descritti dal sottoinsieme di coordinate V, p. In questo caso uno stato del gas e’ rappresentato da un punto del piano (settore 10 positivo) p, V , una curva nel piano rappresenta una trasformazione reversibile. In generale e’ possibile modificare volume e pressione di un gas con processi reversibili. Per esempio il gas contenuto in un cilindro con pistone. Si agisce sul pistone aumentando/diminuendo la pressione. La pressione e’ il parametro che controlla la trasformazione, variazioni positive/negative di tale parametro sono possibili e si puo’ invertire una trasformazione Per esempio in una trasformazione Γ Ra pressione costante dallo stato p, V1 allo stato 2 p, V2 il sistema fa un lavoro W (Γ) = 1 pdV = p(V2 − V − 1) In una trasformazione Γ a volume costante il sistema fa un lavoro nullo In una trasformazione descritta dalla legge τ ∈ [0, 2π] : p(τ ) = po + a sen(τ ), V (τ ) = Vo + b cos(τ ) W>0 W<0 Γ τ a p = p(0) b 0 V0 τ a p = p(0) b 0 −Γ V(0) V0 V(0) V(0) R 2π il lavoro compiuto vale W (Γ) = 0 p(τ )dV )t) ora é: dV (t) = −bsen(τ )dτ e quindi R 2π R 2π W (Γ) = − 0 p0 sen(τ )dτ − ab 0 sen2 (τ )dt quindi W (Γ) = −abπ. Notare che il sistema, in questa trasformazione, compie un ciclo. Se il ciclo percorso fosse costituito da 3 cicli di questo tipo la trasformazione Γ′ sarebbe descritta come la precedente ma con un τ ∈ [0, 6π] e il lavoro sarebbe W (Γ′ ) = −3abπ. Se percorresse il ciclo inverso Γinv si avrebbe τ ∈ [−π, 0] e il lavoro risulterebbe W (Γinv ) = −W (Γ) Altre funzioni di stato saranno introdotte nei prossimi paragrafi. ATT! a proposito di reversibile-irreversibile Un gas e’ inizialmente contenuto in due recipienti di volume V1 , V2 , a pressioni differenti p1 > p2 ,con n1 > n2 moli. I due recipienti sono messi in comunicazione attraverso un setto poroso. Parte del gas di 1 fluisce verso 2. Il setto e’ costruito in modo tale che il flusso sia cosi’ lento che “istante per istante” il gas nei due recipienti ha tempo di termalizzare ovvero di raggiungere un suo stato di equilibrio. (≡ son ben definite “istante per istante” tutte le grandezze termodinamiche sia di 1 che di 2) E’ soddisfatta la prima condizione che definisce un processo reversibile per il sistema 11 globale 1 ∪ 2 Ma non e’ possibile arrivati al tempo t ritornare alla situazione del tempo t − δt agendo semplicemente sulle pressioni (perche’ ?) Il processo e’ quindi irreversibile. Analizzeremo con dettaglio questo esperimento parlando del secondo principio. molla elastica, elastomero j tensione(intensiva), L lunghezza (estensiva) la tensione e’ definita via il lavoro necessario per allungare la molla di dL cioé F : δW = −j dL ATT! devo fissare sia j che L per descrivere lo stato della molla Pensate al sistema con la tensione fissata (data da un peso esterno): lo stato del sistema NON E’ DETERMINATO. La lunghezza e’ una variabile indipendente: posso cambiare la lunghezza mettendo il sistema in un forno o in un frigorifero. Se faccio una trasformazione γ descritta da {τ ∈ [0, 1] : F (τ ) = F0 τ ; L(τ ) = L0 (1 + τ )} il lavoro fatto dal sistema risulta W (γ) = · · · paramagnete H campo magnetico (intensiva), M magnetizzazione (estensiva) Anche in questo caso devo fissare entrambi le variabili H e M per definire lo stato termodinamico del sistema Per esempio con una bobina genero il campo magnetico esterno A parita’ di campo magnetico si hanno magnetizzazioni diverse a seconda che il sistema sia messo in un forno o messo in un frigorifero. 12 4 Principio Zero Consideriamo sistemi in contatto termico Se il sistema A e’ in equilibrio termico con il sistema B e B e’ in equilibrio con C allora A e’ in equilibrio con C. “In equilibrio termico” significa che i sistemi sono in contatto e in stati di equilibrio. Siano A → a0 , a1 , .. , B → b0 , b1 , .. e C → c0 , c1 , .. L’assunzione ’ A e’ in equilibrio con B’ impone un vincolo fra le coordinate degli stati. Per esempio un cambiamento della grandezza a1 deve essere accompagnato da un cambiamento nelle restanti grandezze a0 , a2 , ..b0 .b1 , .. se si vuol mantenere l’equilibrio. In altre parole quando sono all’equilibrio termico ho un grado di liberta’ in meno nel sistema globale, ovvero esiste una funzione fA,B tale che quando a0 , a1 , .. e b0 .b1 , .. sono in equilibrio allora fA,B (a0 , a1 , · · · ; b0 .b1 , · · · ) = 0 ————————– Esempio Due gas (“ideali”) Gas 1 ≡ p1 , V1 , n1 ; gas 2 ≡ p2 , V2 , n2 Se i sistemi 1 e 2 sono separati posso fissare arbitrariamente le sei variabili p1 , V1 , n1 , p2 , V2 , n2 Se i sistemi sono posti in contatto e hanno raggiunto l’equilibrio ’sperimentalmente’ verifico che: p1 V1 p2 V2 − =0 n1 n2 Esempio Gas (“reale”) ≡ p, V e molla ≡ F, L Se il gas e la molla sono separati posso fissare arbitrariamente i quattro valori p, V F, L Quando i due sistemi sono posti in contatto e hanno raggiunto l’equilibrio ’sperimentalmente’ verifico che: (p + a F )(V − b) − c( − k0 ) = 0 2 V L − L0 e quindi non posso piu’ scegliere arbitrariamente i quattro valori. a, b, L0 , k0 sono parametri caratteristici del gas in esame e della molla in esame. c dipende dalle unita’ di misura —————————— 13 Come conseguenza del Principio Zero mostriamo che esiste (e’ possibile definire) una funzione di stato, detta Temperatura. Tale funzione permette, con la sua determinazione, di affermare se due stati sono all’ equilibrio termico o no. Se A e’ in equilibrio con B allora, risolvendo la fA,B = 0, potremo esprimere per esempio b0 in funzione delle restanti grandezze. Similmente se B e’ in equilibrio con C. In formule: b0 = ΘA,B (b1 , b2 , . . . ; a0 , a1 , . . . ) b0 = ΘB,C (b1 , b2 , . . . ; c0 , c1 , . . . ) - potete pensare come esempio che B sia un termometro a mercurio, b0 e’ la lunghezza della colonnina, le altre grandezze che determinano lo stato del mercurio sono vincolate per costruzione -potete considerare il gas dell’esempio precedente, e fissare la p, allora b0 e’ il volume V Notare che le funzioni Θ saranno diverse perche’ diversi sono i sistemi che consideriamo. Il principio zero dice che anche A e C sono in equilibrio, ovvero che le due precedenti relazioni implicano il soddisfacimento del vincolo fA,C (a0 , a1 , · · · ; c0 .c1 , · · · ) = 0 Ma allora quest’ultimo vincolo si puo’ scrivere come: ΘA,B (b1 , . . . ; a0 , a1 , . . . ) = ΘB,C (b1 , . . . ; c0 , c1 , . . . ) e quindi fissati una volta per tutte i valori di b1 , · · · , come ΘA (a0 , a1 , . . . ) = ΘC (c0 , c1 , . . . ) cioe’ • Per ogni sistema termodinamico esiste una funzione di stato ΘA (a0 , a1 , . . . ) • l’equilibrio termico fra due sistemi A e C e’ dato dall’ eguaglianza di questa variabile di stato 14 4.1 termometri Vari termometri Vedi Wikipedia:Thermometer Scale termometriche Indicheremo genericamente con tA la temperatura misurata con una scala empirica arbitraria e con TA la temperatura termodinamica assoluta. riserveremo l’indice 0 alla temperatura nel seguito, elencando le variabili intensive, 15 4.2 esempi di equazioni di stato Introdotta la temperatura possiamo vedere alcuni esempi di equazioni di stato. Le equazioni sono da intendersi, a questo livello,come leggi empiriche che specificano la funzione Θ per il sistema in esame. • gas ideale 1-Esiste una regione nel piano p, V in cui i gas si comportano in modo particolarmente semplice: pV = nRT = N kB T Diciamo che questa e’ l’equazione di stato di un gas ideale. n e’ il numero di moli, N e’ il numero di molecole R e’ la costante dei gas perfetti, kB e’ la costante di Boltzmann - Mantendo la pressione costante possiamo cambiare il volume o la temperatura di un gas. Si trova che : V (t) = V (0)(1 + αt) dove α e’ un coef. indipendente dalla natura del gas, - Mantenendo fisso il volume .... ............... - E’ immediato , usando l’equazione di stato parametrizzare trasformazioni che mantengono fisso il valore di una variabile : V fisso: isocore (rev) p fissa: isobare (rev) T fissa: isoterme (rev) ———————• gas di di van der Waals Fuori da questa regione i gas sono descritti da un’equazione piu’ complessa ( e varie equazioni sono state proposte). Consideriamo quella di van der Waals: 2 (p + nV 2a )(V − nb) = nRT e parliamo di equazione di stato per un gas reale. ATT! questa equazione ammette per fissati p, T piu’ valori di V . Vedremo il significato fisico parlando di transizioni d fase. vedi Cap 2, paragrafo 7.1 • molla - la tensione a lunghezza costante aumenta proporzionalmente alla temperatura, j = j0 (1 + αT ) ............... F - L−L = bT , (Hook) 0 • elastomero 16 j = aT [ LL0 ] − [ LL0 ]2 ] vedi Cap 2, paragrafo 7.2 • magnete materiali diamagnetici B 0 M = χ (1 + α(T − T0 ) − KT p) materiali paramagnetici c B M = T −T0 (Curie-Weiss) materiali ferromagnetici M = M0 coth[ Tα (H + JM )] 17 5 Il concetto di calore Il (flusso di) calore e’ introdotto considerando tre processi • I cambiamenti di stato liquido ⇐⇒ areiforme liquido ⇐⇒ solido solido ⇐⇒ areiforme etc... Nei cambiamenti di stato la temperatura non varia Si usano questi processi per definire il concetto di calore e per darne una definizione quantitativa: Si parla di “calore di trasformazione” e si definisce la quantita’ di calore necessaria per m grammi → m volte la quantita’ di calore necessaria per un grammo: Q(m) = m Q(1) • I processi di miscelazione Si parte da due sistemi uno con massa m1 alla temperatura t1 e uno con massa m2 alla temperatura t2 . Lo stato finale ha massa m1 + m2 e temperatura tf . Il calore e’ ceduto da una componente e assorbito dall’altra: Q1→f + Q2→f = 0 Si definisce: Q1→f ≡ c1 m1 (tf − t1 ) = −Q2→f ≡ c2 m2 (tf − t2 ) dove ci e’ detto calore specifico della sostanza i • La conduzione di calore Siano A, B due stati con tA 6= tB allora si puo’ far fluire calore fra A e B. si postula che QA + QB = 0, si parla di calore acquisito, calore ceduto In generale ci dipende dalla trasformazione. (vedi oltre: cv , cp , · · · ) In ogni caso la formula e’ da pensarsi per variazioni Rt infinitesime, per variazione finite bisogna scrivere Q = m t1f c(t)dt 18 6 Trasformazioni: lavoro e flussso di calore Il sistema compie una trasformazione in quanto interagisce con altri sistemi. Ad ogni trasformazione sono associati un lavoro e un flusso di calore A quanto giá detto per il lavoro associato ad una trasformazione aggiungiamo ora qualche considerazione sul flusso di calore. Se il sistema riceve calore diremo che il calore é positivo, se é il sistema a cedere calore diremo che il calore é negativo. 6.1 - Trasformazioni infinitesime In una trasformazione che connette due stati “vicini “ il lavoro e il calore sono quantita‘ ifinitesime. Dal momento che il sistema e’ univocamente descritto, per esempio, dal set di variabili X0 , X1 , ... le variabili coniugate riultano funzioni di queste e quindi le espressioni δW , δQ sono differenziali (uno forme). X X deltaW = fi (X)dXi δQ = zi (X)dXi i=1,r i=1,r • Ci si puo’ chiedere se sono differenziali esatti. La risposta e’ legata alla verifica delle relazioni tipo ∂fi ∂fj = ∂Xj ∂Xi ∂zj ∂zi = ∂Xj ∂Xi Sperimentalmente queste relazioni non sono verificate. Concludiamo quindi che non esiste una funzione di stato il cui differenziale coincide con il calore fluito (una tale funzione se esistese sarebbe il famoso calorico) e similmente non esiste una funzione di stato il cui differenziale coincide con il lavoro fatto (nei sistemi meccanici conservativi esiste ed é l’energia potenziale). • Nota: nell’ espressione di δW non appare l’indice 0 che abbiamo riservato alla temperatura. Evidentemente questo non significa che la temperatura sia costante nella trasformazione .... Viceversa questo indice puo‘ apparerire esplicitamente nel calcolo del calore infinitesimo scambiato; abbiamo visto l’esempio δQ = mcs dT . P • dire che il differenziale δW = − ri=1 fi dXi non e’ un differenziale esatto ∂f ∂fi perche’ in generale ∂X = ∂Xji j P • dire che il differenziale δW = − ri=1 fi dXi non e’ un differenziale esatto implica che il lavoro W1,2 necessario alla trasformazione dallo stato 1 allo stato 2 dipende dal cammino, dalla trasformazione scelta per andare da 1 a 2. 19 • ancora H P l’ affermazione implica che il lavoro in un ciclo e’ diverso da zero Wγ = − fi dXi 6= 0 δW= f(X)idX i Γ1 Β Γ2 Γ3 Α f j == Xj fj Xj W (Γ1 ) == W (Γ2 ) == W ( Γ3 ) Le tre affermazioni precedenti sono equivalenti. 20 W (Γ1 −Γ3 ) = 0 7 il primo principio Il primo principio fa affermazioni che sono valide Indipenentemente dalla natura reversibile o irreversibile delle trasformazioni in esame. 7.1 Cicli e principio di equivalenza Indipenentemente dalla natura reversibile o irreversibile delle trasformazioni che formano un ciclo si puó affermare: Se un sistema esegue una trasformazione ciclica Γ e W (Γ) e’ il lavoro compiuto Q(Γ) e’ il calore scambiato ↓ allora (Γ) il rapporto W Q(Γ) e’ una costante universale, indipendente dal ciclo, indipendente dal sistema. La costante si dice costante di Joule e si indica con J. vale 4.184 Joule/cal (E’ conveniente misurare il calore con le stesse unita’ con cui misuriamo l’energia in modo che risulti J = 1.) Scriviamo ovvero W (Γ) Q(Γ) =J JQ(Γ) − W (Γ) = 0 7.2 ∀Γ (1) Energia interna Se spezziamo il ciclo Γ in due rami Γ±, diciamo il primo dallo stato 1 allo stato 2 e il secondo da 2 a 1 otteniamo che [JQ1→2,Γ+ − W1→2,Γ+ ] + [JQ2→1Γ,− − W2→1Γ,− ] = 0 e dato che [JQΓ2→1,Γ− − WΓ2→1,Γ− ] = −[JQ1→2,Γ− − W1→2,Γ− ] scriviamo: [JQ1→2,Γ+ − W1→2,Γ+ ] = [JQ1→2,Γ− − W1→2,Γ− ] possiamo poi deformare come vogliamo i rami, pur di mantenere fissi gli estremi, perche’ l’affermazione e’ vera per qualunque ciclo. 21 Γ+∗ Γ+ 2 1 Γ− 0 Γ−∗ J Q1 2 − W1 2 = f(2,1) Concludiamo che : Primo principio quando si porta un sistema dallo stato 1 allo stato 2 la somma del calore fornito al sistema e del lavoro reso dal sistema non dipende dalla trasformazione seguita per andare da 1 a 2 ma solo dagli stati finali e iniziali: [JQΓ:1→2 − WΓ:1→2 ] = f (2, 1) Scelto uno stato di riferimento arbitrario 0 possiamo scrivere f (2, 1) = f (2, 0) + f (0, 1) immaginando di passare per 0 tutte le volte che dobbiamo scegliere la trasformazione che connette 1 con 2 Se definiamo la variabile di stato: E(1) ≡ f (1, 0) ( e ri-usiamo f (x, y) = −f (y, x)) possiamo enunciare il primo principio come: - Esiste una funzione di stato, detta energia interna E, tale che la somma del calore fornito e del lavoro reso e’ eguale alla differenza fra l’energia interna dello stato finale e quella dello stato iniziale: [JQΓ:1→2 − WΓ:1→2 ] = E(2) − E(1) ∀Γ (2) La forma esplicita di E in funzioni delle variabili usate per descrive il sistema varia da sistema a sistema. 22 Prima di vedere qualche esempio riesaminiamo il primo principio da un punto di vista differenziale. Limitamoci a trasformazioni reversibili. H Possiamo scrivere Γ [JδQ − δW ] = 0 ∀Γ questo implica che: [JδQ − δW ] e’ un differenziale esatto. Esiste cioe’ una funzione di stato E, definita a meno di una costante additiva, tale che dE = [JδQ − δW ] (3) Questa funzione coincide evidentemente con quella appena definita in forma integrale. ——————sottolineo che • lavoro fatto dal sistema comporta diminuzione dell’ energia interna. ( Un aumento di volume di un gas comporta lavoro fatto dal sistema: dE = −pdV ) • lavoro fatto sul sistema comporta aumento dell’ energia interna. (un allungamento di una molla comporta lavoro fatto dall’ esterno: dE = F dL) • calore ricevuto dal sistema comporta aumento dell’ energia interna. • calore ceduto dal sistema comporta diminuzione dell’ energia interna. 23 8 Funzioni di risposta Sono molto interessanti per comprendere il comportamento di un sistema termodinamico quelle funzioni di stato che descrivono la risposta del sistema ad una sollecitazione esterna, ovvero ad una variazione di una qualche grandezza estensiva o intensiva. Come vedremo queste funzioni danno una misura della stabilita’ dello stato termodinamico Inoltre queste funzioni, a differenze di quelle finora considerate, posso presentare comportamenti singolari ( discontinuita’ o divergenze) che segnalano situazioni particolarmente interessanti del sistema termodinamico. s • calori specifici cs = δQ| dT con s indichiamo il tipo di trasformazione usato per fornire/ sottrarre calore. P Sappiamo che δQ = dE + δW = dE − fi dXi e quindi X ∂E δQ = [ − fi ]dXi ∂Xi X ∂E dXi δQ|s = [ − fi ] dT ∂Xi dT Esempio per un fluido – a volume costante : il lavoro e’ nullo quindi cV = – a pressione costante cp = ∂E ∂T ∂E ∂T + p ∂V ∂T ATT! al significato delle derivate parziali ATT! calori molari: calori specifici riferiti ad una mole • ’costanti di forza’: danno il rate di variazione fra una grandezza estensiva e una intensiva . – compressibilita’ isotermica kT = − V1 ∂V ∂p – la molla a temperatura costante: allungameto (variazione di lunghezza) su (variazione della) forza applicata – suscettivita’ magnetica χM |T = V1 ∂M ∂H • termorisposte: come cambiano variabili estensive con la temperatura – coefficiente di espansione αp = − V1 – suscettivita’ magnetica χM |H = 24 ∂V ∂T |p 1 ∂M V ∂T |H 9 fluido Proviamo riassumere nel caso di un fluido quanto abbiamo detto fino a questo punto. • V, p, n sono coordinate sufficienti per fissare uno stato d’equilibrio. • La temperatura (funzione di stato per il principio zero) e’ determinata dall’equazione di stato T = T (p, V, n). Assumiamo che tale equazione sia sempre invertibile cioe’ sia scrivibile anche come V = V (p, T, n) o ancora come p = p(V, T, n). Questa proprieta’ ci permette di descrivere il sistema con le coordinate V, T, n oppure T, p, n etc. • L’energia interna (funzione di stato per il primo principio) e’ determinata da una funzione E(p, V, n). Anche E(T, V, n) : ATT! dovrei cambiare nome alla funzione di V, T, n rispetto al nome usato per indicare la funzione di V, p, n cioe’ dovrei scrivere E = f (V, p, n) = g(T, V, n) ma in termodinamica ... L’estensivita’ dell’energia implica che: E(p, nV, n) = −n · E(p, V, 1) Per ora non specifichiamo la dipendenza da p, V , consideriamo n = 1 e sviluppiamo alcune considerazioni basandoci sul fatto che: ∂E dV + ∂E dE = ∂V ∂p dp o anche ∂E dE = ∂V dV + ∂E ∂T dT ect. • trasformazioni: il lavoro elementare δW = p(T, V )dV isocore rev: dV = 0 →: dW = 0 isobare rev : dp = 0 →: dW = pdV isoterme rev :dT = 0 →: dW = pdV = adiabatiche rev : δQ = 0 (vedi oltre) RT V dV • 1) calore specifico a volume costante: cV = ∂E ∂T ∂V 2) calore specifico a pressione costante: cp = ∂E ∂T + p ∂T Due relazioni interessanti: 25 ∂E ∂V ] ∂V ∂T ∂E ∂E δQ = dE + pdV = dT + [ + p]dV = ∂T ∂V ∂V ∂E +p ]dp cp dT + [ ∂p ∂p cp − cV = [p + (perche’ cp > cv ?) Gas ideali Nel caso dei gas ideali l’equazione di stato e’ pV = nRT Per quanto riguarda l’energia si postula che l’ energia sia poporzionale alla temperatura: E = n cv T perche’ cv ? ————∂E l’ esperienza della dilatazione libera, per gas a bassa pressione mostra che ∂V =0 |T quindi i gas a bassa pressione sono “gas ideali” ————Specificando le relazioni precedenti: cp − cV = p ∂V ∂T = nR δQ = cV dT + pdV L’ ultima relazione ci permette di parametrizzare le trasformazioni adiabatiche (reversibili). Infatti in una adiabatica deve essere δQ = 0 e quindi 0 = cV dT + pdV Usando l’equazione di stato otteniamo il vincolo che lega T a V in una adiabatica: cv 1 nRT dT = V dV cp dV o anche quello fra p e V : dp p = cv V (si sfrutta cp − cV = nR) Possiamo esprimere queste relazioni in forma integrale c Definendo χ ≡ cvp si ha per esempio che in una trasformazione adiabatica: pV χ = costante perche’ cV ,χ sono costanti (indipendenti da p,V)? 26 10 Equilibrio fra fasi cos’e’ una fase ? Vedi Wikipedia In the physical sciences, a phase is a region of space (a thermodynamic system), throughout which all physical properties of a material are essentially uniform. Examples of physical properties include density, index of refraction, and chemical composition. Dato un sistema termodinamico, per esempio un fluido descritto da n, p, T , i possibili valori delle variabili di stato sono in generale divisi in domini separati da curve lungo le quali due fasi posso coesistere in qualunque rapporto di masse. Se la curva e’ data da p = p(T ) allora l’unica variabile T fissa le caratteristiche della transizione. Per ogni fluido reale esiste una temperatura (detta temperatura critica: Tc ) con le seguenti caratteristiche: - • sopra questa temperatura, lungo trasformazioni isoterme il fluido soddisfa sostanzialmente alla legge pV = cost (ovvero in ogni caso alla proprieta’ che un aumento di pressione comporta sempre una diminuzione di volume e viceversa) si parla di gas - • sotto questa temperatura, la legge pV = cost e’ rotta e il fluido si comporta da “liquido” (sostanzialmente incomprimibile) per pressioni elevate, da “vapore” (simile ad un gas) per pressioni basse 27 • per una precisa pressione ps (T ) (detta tensione di vapore saturo) accade che variazione di volume non comportano variazioni di tale pressione ma condensazione del fluido. Accade cioe’ che a fissata temperatura T < Tc e pressione ps (T ) il fluido non ha un volume determinato ma occupa un volume compreso fra due valori estremali, corrispondenti a due densita’ caratteristiche: l’una corrispondente al liquido,l’altra corripondene al vapore. Van der Walls : fissato p,T posso avere valori diversi di V. ovvero il fluido puo’ avere densita’ diverse.Due fasi coesistono. Indichiamo le fasi con i labelli 1, 2 allora il calore di transizione e’ calcolabile con il primo principio: λ(T ) = ∆Q = E(T, V1 (T )) − E(T, V2 (T ) + p(T )(V1 − V2 ) dove l’ultimo termine e’ il lavoro associato al cambiamento di volume Come varia il calore di trasformazione lungo la curva di coesistenza? la variazione di λ lungo la curva di coesistenza e’ dato da dλ = (dE + pdV )1 − (dE + pdV )2 + (V1 − V2 )dp ovvero, dalla definizione di calore specifico, dλ = n(c1 − c2 )dT + (V1 − V2 )dp questo porta a dλ(T ) dp(T ) = n(c1 − c2 ) + (V1 − V2 ) dT dT vedi cap 2 paragrafo 7 28