Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche Agricole e Ambientali Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE Firenze, Marzo 2013 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 INDICE 1. PREMESSA .......................................................................................................................... 3 2. DATI DI BASE E PROGETTO GIS .................................................................................... 3 3. CARTA GEOLOGICA ......................................................................................................... 5 3.1 Premessa ........................................................................................................................ 5 3.2 Inquadramento geomorfologico dell'area di studio ..................................................... 6 3.3 Inquadramento geostrutturale dell'area di studio ....................................................... 6 3.4 Le unità geologiche affioranti ....................................................................................... 9 4. CARTA LITOTECNICA ................................................................................................... 15 5. LAYER COPERTURE ....................................................................................................... 17 6. LAYER FRANE E LAYER PUNTI INSTABILI. ................................................................ 18 6.1 Premessa ...................................................................................................................... 18 6.2 Modo operativo ........................................................................................................... 19 6.3 Censimento dei fenomeni franosi. .............................................................................. 20 6.4 Layer punti stabili. ...................................................................................................... 28 7 ANALISI DELLA SUSCETTIBILITÀ ............................................................................... 29 7.1 Presupposti metodologici ............................................................................................ 29 7.2 Metodologia operativa ................................................................................................ 30 8. SERIE STORICHE DELLA PIOVOSITÀ ........................................................................ 36 9. STUDIO DELLA SISMICITÀ STORICA ......................................................................... 40 9.1 Introduzione ................................................................................................................ 40 9.2 Sismicità remota .......................................................................................................... 45 9.3 Storie sismiche locali ................................................................................................... 48 10. INDAGINE STORICO-ARCHIVISTICA ....................................................................... 56 10.1 Analisi storica dei dissesti ......................................................................................... 56 10.2 Relazione tra dissesti e piovosità .............................................................................. 58 10.3 Relazione tra dissesti e sismicità ............................................................................... 61 11. CONCLUSIONI ................................................................................................................ 63 12 BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................... 66 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 2 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 1. PREMESSA L’oggetto del contratto è la realizzazione di una cartografia della suscettibilità da frana, con creazione di una banca dati e di cartografie tematiche in formato vettoriale, secondo una metodologia già definita e sperimentata, di una porzione del territorio della Provincia di Roma, della superficie di 90 Km2, interessante in varie proporzioni parte dei territori dei comuni di Agosta, Anticoli Corrado, Castel Madama, Ciciliano, Mandela, Marano Equo, Rocca Canterano, Roviano, Sambuci, San Polo dei Cavalieri, Saracinesco e Vicovaro. (Figg. 1.1 e 1.2) Il presente contratto è l’ultimo in ordine di tempo di una serie di progetti, dei quali uno fu affidato nel 2008-09 a Geomap Srl in ATI con Agristudio Srl di Firenze, volti a realizzare una cartografia delle suscettibilità da frana dell’intero territorio provinciale e iniziati con il progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, tra il 2006 e il 2007, del quale tutti i successivi hanno seguito l’impostazione metodologica. Lo studio ha avuto inizio alla data di stipula del contratto e termina con la consegna di questa relazione finale. Una relazione intermedia, prevista dal contratto a sei mesi dalla stipula, è stata presentata in data 21 Settembre 2012 ed ha riguardato le attività svolte fino ad allora: - raccolta ed analisi dei dati esistenti, - realizzazione di una carta geologica preliminare alla scala 1:10.000 secondo le norme CARG, - derivazione di una carta litotecnica dalla carta geologica, - fotointerpretazione dei fenomeni franosi per la creazione del layer frane. Successivamente è stata svolta l’attività di rilievo sul terreno per il completamento della carta geologica e per il controllo e caratterizzazione dei fenomeni franosi. In particolare il lavoro sul terreno ha avuto lo scopo di controllare tutti i fenomeni franosi rilevati per fotointerpretazione e quelli segnalati in base ai dati d'archivio, ma non riconosciuti sulle fotografie aeree, oltre che individuare eventuali fenomeni di nuova formazione o altre situazioni particolari. Inoltre, durante i rilievi in campagna sono state compilate le schede-frana ed è stata raccolta una documentazione fotografica. 2. DATI DI BASE E PROGETTO GIS Sia i risultati del progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre nel 2006-2007, che quelli del progetto Geomap-Agristudio del 2008-2009, sono stati presentati sotto forma di un progetto GIS, denominato "franarisk_rm" e "Franarisk_rm_2_apr09" rispettivamente. Questi progetti sono stati il modello per il progetto analogo costruito per il presente studio e denominato "Franarisk_rm_2012". Gran parte dei dati e materiali necessari per lo studio ci sono stati forniti dalla Provincia di Roma, direttamente dal Dipartimento V, Geologico, oppure su richiesta di questo, dal Dipartimento VI, Sistema Informativo Geografico: - Carta Tecnica Regionale in formato raster a scala 1:5000; - Foto aeree del volo 2002 Terra Italy a colori, fotogrammi stereoscopici in formato .ecw; - Ortofoto AIMA 1996 in bianco e nero; - Ortofoto 2005 Terra Italy, a colori; - Curve di livello vettoriali da 25.000 IGM; GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 3 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 - Limiti amministrativi comunali; Rete viaria provinciale in formato vettoriale; Carta dell’uso del suolo del 2003 alla scala 1:25.000, Regione Lazio Progetto CUS; Coperture dei dissesti e delle fasce fluviali dei PAI dell’Autorità di Bacino del Tevere; Dissesti catasto; Limiti bacini idrografici, da Ventriglia. Fig. 1.1 – Inquadramento dell’area di studio nell’ambito del territorio provinciale e rispetto ai due progetti precedenti ( Università Roma Tre, GeomapAgristudio ) Fig. 1.2 – Territori comunali interessati dallo studio GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 4 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Altri dati erano già in nostro possesso, in quanto acquisiti in occasione del progetto realizzato nel 2008-09 e ottenuti dal websit della Provincia di Roma, dall’archivio IFFI, dall’archivio dati SIRDIS dell'Area Difesa del Suolo della Regione Lazio. Per tutti questi archivi si è provveduto a verificare ed acquisire gli eventuali aggiornamenti. Sono stati inoltre raccolti, dal nostro personale, i dati su dissesti e relazioni geologiche, direttamente dall’archivio del Servizio Geologico Provinciale. 3. CARTA GEOLOGICA 3.1 PREMESSA In occasione del progetto da noi realizzato nel 2008-09, raggiungemmo un accordo con il Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, che ci permise di accedere ai dati dei loro rilevamenti effettuati alla scala 1:10.000 nel quadro del progetto CARG per il foglio 375, Tivoli. Per la parte dell’area di studio che rientra nel foglio 375, quindi, sono stati utilizzati quei dati con solamente un controllo speditivo sul terreno e alcune modifiche che riguardano i terreni di copertura. Per le altre parti della zona, siamo partiti dai dati esistenti più recenti e affidabili, in particolare: - per la parte rientrante nei fogli 367, Tagliacozzo e 376, Subiaco, si è fatto riferimento ai fogli alla scala 1:50.000 editi dal Servizio Geologico, rispettivamente nel 1993 e 1998, nella fase precedente al progetto CARG. - per la parte rientrante nel foglio 366, Palombara Sabina, ancora in corso di rilevamento per il progetto CARG, siamo partiti dalla Carta geologica fornitaci dal Servizio Geologico Provinciale, risultante da una compilazione di rilevamenti alla scala 1:25.000. Ambedue queste serie di dati sono state sottoposte ad un’attenta analisi critica, consistente soprattutto nello studio delle legende, in maniera da correlare le unità mappate in questi documenti con la nomenclatura CARG del foglio 375 e attribuire loro le sigle relative. Dove la correlazione non era possibile, sono state mantenute le unità originali. Le correlazioni sono state controllate sul terreno, di modo che la legenda risultante per la nostra carta geologica rappresenta una successione omogenea e coerente, adeguata alle norme CARG. In particolare, durante i controlli sul terreno sono stati dettagliati i limiti formazionali e sono stati introdotti alcuni affioramenti che non esistevano sulle carte preesistenti: - due placche residue della formazione UMNa (Sintema di Mandela) sulla maggiore delle quali è fondato l’antico nucleo dell’omonimo centro, - un piccolo affioramento della formazione vulcanica TDC (Unità di Tor de’ Cenci) situato in prossimità del tracciato autostradale, circa 500 metri a SSW di Vicovaro. Una seconda operazione è stata quella di adattare i limiti delle unità mappate alla base topografica CTR, attraverso la fotointerpretazione e controlli mirati sul terreno, in modo da migliorare il dettaglio del tracciato dei limiti ed eventualmente introdurre delle divisioni all’interno delle unità, in coerenza con le unità CARG del foglio 375. In particolare, per quanto riguarda i depositi recenti e i terreni di copertura, relativamente ai conoidi e agli accumuli di frana, sono stati riportati sulla carta geologica gli affioramenti come rilevati per il layer frane. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 5 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 3.2 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO DELL'AREA DI STUDIO La metà occidentale dell’area di studio è costituita dai Monti di Castel Madama e da quella settentrionale dei Monti Prenestini, ed è separata fisicamente dalla metà orientale, costituita dai rilievi settentrionali dei Monti Ruffi, dalla valle del Torrente Fiumicino. Questo torrente, il cui corso rettilineo è evidentemente controllato da motivi tettonico-strutturali, è il principale affluente di sinistra del Fiume Aniene, ma il suo bacino idrografico solo in minima parte rientra nell’area analizzata. I Monti di Castel Madama e i Monti Prenestini sono generalmente costituiti da rilievi collinari, con altitudini massime inferiori a 800 metri, la cui morfologia si presenta piuttosto blanda e con assenza di brusche rotture di pendio, anche se localmente possono esistere versanti con acclività abbastanza elevata. I Monti Ruffi sono invece caratterizzati da quote mediamente più elevate, che possono arrivare a superare i 1200 metri, e da forme morfologiche generalmente mosse e talvolta aspre, come brusche rotture di pendio e versanti molto acclivi, fino alla presenza di scarpate sub-verticali, specialmente nelle litologie a comportamento più rigido, e versanti molto incisi per azione delle acque meteoriche nelle formazioni a comportamento meno competente o plastico. In ambedue i suddetti casi le forme morfologiche sono molto favorite ed accentuate dagli effetti della tettonica disgiuntiva. I predetti rilievi sono delimitati dal corso del Fiume Aniene, il cui orientamento iniziale NNW appare anch’esso evidentemente controllato dalla struttura tettonica. Successivamente, tra Roviano e Vicovaro, il corso assume una forma arcuata, per disporsi successivamente secondo una direzione NE-SW circa rettilinea, delimitando così i versanti orientali dei Monti Ruffi, successivamente la loro terminazione settentrionale ed infine i rilievi dei Monti di Castel Madama. Il Fiume Aniene è caratterizzato da un corso meandriforme incassato nei suoi depositi alluvionali, localmente anche abbastanza ampi. Queste aree, assieme alle più modeste superfici dei depositi alluvionali ed eluvio-colluviali del Torrente Licenza e del Fosso dello Scolo (zona di Colle Passero), oltre a quelle dei depositi di travertino e di alcuni depositi vulcanici nella zona di Castel Madama, costituiscono le uniche aree pianeggianti o pochissimo acclivi dell’intera area di studio. Nella zona situata a nord del corso del Fiume Aniene, in particolare in quella più ampia che è compresa tra San Polo dei Cavalieri e Vicovaro e dove affiora il substrato mesozoico rappresentato dalla serie sedimentaria Calcare Massiccio-Scaglia, prevale una morfologia piuttosto monotona perché caratterizzata da forme dei rilievi rotondeggianti e versanti con acclività costante. La sola evidente eccezione è rappresentata da una rottura di pendio coincidente con la fascia di affioramento delle Marne a Fucoidi per le loro caratteristiche litologiche che più facilmente si prestano all’azione erosiva. Nell’ambito dell’intera area esistono vari fenomeni dovuti all’azione della gravità, che si manifestano con varie tipologie, dimensioni e densità, dipendenti dalle caratteristiche litologiche delle coperture e del substrato, di cui verrà trattato in maniera specifica nel Capitolo 6. 3.3 INQUADRAMENTO GEOSTRUTTURALE DELL'AREA DI STUDIO L’area oggetto del presente lavoro è occupata dalle propaggini più occidentali della catena neogenica a pieghe e sovrascorrimenti dell’Appennino centrale, qui affiorante, ad ovest nei Monti di Castel Madama, Monti Lucretili orientali ed estremo settore settentrionale dei Monti Prenestini e ad est nei Monti Ruffi. Questo settore di catena è caratterizzato dall’affioramento di una successione stratigrafica nota come Successione Sabina, costituita da termini calcareo-silico-marnosi, 6 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 che risulta interessata, a partire dal Lias medio, da frequenti apporti detritici grossolani provenienti dallo smantellamento della piattaforma carbonatica laziale-abruzzese. I depositi della successione si sono accumulati durante il Meso-Cenozoico, nel dominio di transizione tra la piattaforma carbonatica suddetta e il bacino pelagico umbro-marchigiano-sabino. I litotipi in facies di piattaforma carbonatica rappresentano i resti della soglia occidentale della piattaforma carbonat ica laziale-abruzzese coinvolta nel sistema orogenico dell’Appennino centrale durante il quale, nel Miocene, avviene la deposizione dei sedimenti terrigeni silicoclastici di avanfossa, a sedimentazione torbiditica, che affiorano nei settori morfologicamente più depressi lungo il bordo orientale dell’area esaminata (Parotto & Praturlon, 1975). A tali termini seguono, discordanti, i depositi sedimentari post-orogeni clastici del ciclo marino plio-pleistocenico, le coperture vulcaniche e i depositi alluvionali del Quaternario. Lungo il corso dell’Aniene, a nord di Marano Equo dove la valle si allarga notevolmente fino all’altezza di Anticoli-Roviano, sono presenti alluvioni lacustri e fluviali con spessori di circa 20 metri a testimonianza di una fase di stasi nell’attività erosiva operata dall’Aniene stesso e dai suoi affluenti, probabilmente favorita da un momentaneo sbarramento operato più a valle sul fiume. Dal punto di vista dell’assetto tettonico sono state distinte in letteratura varie unità tettoniche (Bollati et alii, 2011, 2012), sulla base della loro posizione strutturale e dello stile deformativo, nonché delle variazioni di assetto stratigrafico. Quella che interessa maggiormente l’area d’indagine comprende elementi del substrato meso-cenozoico dei Monti di Castel Madama, Monti Prenestini settentrionali e Monti Ruffi, caratterizzati da ampie pieghe a piano assiale subverticale, con andamenti N-S e NNW-SSE transpressivi destri e raggi di curvatura variabili dall’ordine delle centinaia di metri fino al chilometro. L’unità in oggetto è strutturalmente la più bassa tra quelle in cui è organizzato il Dominio Sabino ed è limitata al letto dalla fascia di deformazione a pieghe e sovrascorrimenti, nota in letteratura come Linea Olevano-Antrodoco, allungata in direzione compresa tra N-S e NNW-SSE e causa appunto del sovrascorrimento delle unità terziarie sabine su quelle mesozoiche della piattaforma laziale-abruzzese. Le unità dei Monti Prenestini, limitate esclusivamente all’area sud-occidentale dello studio in oggetto, mostrano una complessa situazione deformativa nel loro settore di raccordo con i Monti Ruffi, in corrispondenza delle strutture di Ciciliano, dove sono riconoscibili scaglie tettoniche costituite generalmente dalla porzione più alta dei Calcari a Briozoi e/o dalla parte basale dell’Unità argilloso-marnosa. D’altra parte anche tutto il settore ad ovest di Ciciliano risulta interessato da importanti elementi strutturali che dislocano trasversalmente e/o interrompono bruscamente i vari litotipi affioranti, creando articolate strutture tettoniche. Fra questi riveste particolare importanza la faglia normale, ad andamento circa E-W, che costituisce la terminazione settentrionale dell’ampia anticlinale ad andamento NNW-SSE caratterizzante la struttura principale dei Monti Prenestini (Cipollari & Cosentino, 1992). La faglia ribassa i carbonati cretacei, portando nuovamente in affioramento i depositi miocenici del Membro di Guadagnolo, che costituisce gli affioramenti prevalenti dei Monti di Castel Madama. Fra l’altro in questo settore è proprio la valle del Fosso Empiglione che divide i Monti di Castel Madama dai Monti Prenestini. I Monti Ruffi sono costituiti prevalentemente da terreni cenozoici calcarenitici e calcareomarnosi, deposti in un’area di transizione tra il margine della piattaforma carbonatica lazialeabruzzese e gli ambienti di mare aperto umbro-sabini. I depositi cenozoici più antichi sono rappresentati dalla Formazione di Guadagnalo (SPT), del Miocene inferiore, costituita da un’alternanza di marne e calcareniti organogene predominanti verso l’alto. Al di sopra si rinviene l’unità dei Calcari a Briozoi (CBZ), calcareniti bioclastiche intercalate a sottili livelli terrigeni che rappresentano il prodotto della sedimentazione di materiali provenienti dalle zone di piattaGEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 7 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 forma carbonatica. Su questi affioramenti biocalcarenitici si sono sviluppati gli abitati di Saracinesco e Anticoli Corrado. Dopo la fluttuazione del livello del mare che ha portato alla sedimentazione del Calcare a Briozoi si assiste ad una generale subsidenza che ha determinato nuovamente condizioni di mare aperto con successiva sedimentazione delle Marne a Orbulina (UAM), del Tortoniano, con spessore medio intorno ai 20 metri. Affioramenti di questa successione, ben riconoscibili lungo un allineamento NW-SE (versante orientale di Monte Licino-Le Prata-Fonte Lupo-Rocca di Mezzo), risultano coinvolti nella loro porzione più settentrionale da intensi effetti disgiuntivi (faglie e sovrascorrimenti) che ne disarticolano la geometria. In continuità di sedimentazione sulle Marne a Orbulina si depositano le torbiditi arenaceesilicoclastiche tortoniane (UAP), tramite un passaggio abbastanza graduale, con progressiva diminuzione delle faune e spessore intorno ai 500 metri. Segue una fase compressiva databile al Messiniano, con interruzione degli afflussi di materiali silicoclastici, ed infine si ha l’emersione dell’intera struttura, con erosione dei rilievi e colmamento delle depressioni ad opera dei materiali granulari derivati, originando estesi detriti di falda ai piedi delle dorsali. Particolare rilevanza assumono i conoidi formatisi in corrispondenza del cambiamento di pendenza dei fossi che scendono dai rilievi carbonatici verso le valli del Torrente Fiumicino e la valle del Fiume Aniene I rilievi di Marano Equo ed Agosta rappresentano blocchi residui del margine suddetto, costituiti da biocalcareniti e biocalciruditi saccaroidi (C) di età cretacea, ad elevato grado di fratturazione. Dal punto di vista strutturale, i Monti Ruffi sono costituiti da una serie di scaglie tettoniche ad andamento NNW-SSE ed immersione generalmente a sud, tra loro parzialmente sovrascorse verso i quadranti orientale e nord-orientale durante la fase compressiva sopra citata. Ciò ha generato un significativo sviluppo di dorsali la cui morfologia risulta controllata dall’assetto strutturale, con evidenti contatti anomali tra i diversi litotipi affioranti. Lungo il loro versante orientale si sviluppa il proseguimento della Linea Olevano-Antrodoco, evidenziato in particolare dalla verticalizzazione delle giaciture sul versante nord-orientale della dorsale de Il Monte e dall’affioramento dell’Unità argilloso-marnosa messiniana al piede della stessa; qui si assiste, infatti, all’importante accavallamento a vergenza orientale delle calcareniti a Briozoi (LanghianoTortoniano) sui depositi silicoclastici del complesso torbiditico alto-miocenico laziale-abruzzese dell’alta valle del Fiume Aniene, per lo più coperto da detrito di versante ma ben osservabile a sud di Rocca Canterano, ove immerge a sud-ovest con inclinazioni di 60-70°. In questo tratto si assiste fra l’altro ad un’importante dislocazione trasversale del principale fronte di accavallamento realizzata da una faglia a direzione circa E-W sub-verticale, che interrompe bruscamente verso sud gli affioramenti calcarei. La situazione strutturale risulta molto meno articolata dal punto di vista tettonico per quanto riguarda i Monti di Castel Madama, dove affiorano quasi esclusivamente i depositi cenozoici più antichi, rappresentati dalla Formazione di Guadagnolo (Miocene inferiore), già citata a proposito dei Monti Ruffi. Di rilievo un importante fronte di sovrascorrimento che si sviluppa in posizione pressoché mediana lungo la dorsale montuosa, dalla valle dell’Aniene a nord fino a quella dell’Empiglione a sud. L’estremo settore nord-occidentale dell’area in esame, costituito dalla dorsale monoclinalica Monte Arcaro-Monte Ara Grande sulla quale è ubicato l’abitato di S. Polo dei Cavalieri e delimitato a sud dalla valle del Fiume Aniene, è interessato da litotipi appartenenti al substrato mesocenozoico dei Monti Lucretili orientali. La successione stratigrafica qui affiorante, che comprende i termini della Successione Sabina (Calcare massiccio, Corniola e calcari selciferi, Rosso GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 8 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 ammonitico, Calcari detritici a Posidonia, Maiolica, Marne a Fucoidi, Scaglia rossa e Scaglia bianca, Scaglia cinerea detritica), è interessata da un’intensa attività tettonica che dà origine, alla mesoscala, a serie di pieghe parallele piuttosto ravvicinate ad andamento NE-SW, ben evidenziate dalle numerose opposte giaciture rilevate sul terreno. Tali strutture, allineate secondo un’ampia fascia di deformazione plicativa che produce notevoli ispessimenti di alcune formazioni (Maiolica e Scaglia cinerea), risultano essere pieghe parassite decametriche sviluppate lungo il fianco sud-orientale di un’anticlinale chilometrica che da un andamento N-S al di fuori dell’area d’indagine, in questo settore subisce una deviazione assumendo un andamento NE-SW con vergenza verso SE. Oltre che alla mesoscala, sugli affioramenti specialmente della Formazione della Maiolica si osserva un’elevata densità di piccole pieghe decimetriche che rendono ancora più complicato il riconoscimento dell’assetto regionale della sequenza mesozoica. Questo settore risulta inoltre interessato da un sistema di faglie ad andamento NE-SW, come si è potuto verificare dalla ricognizione in campagna di intense fasce di rocce cataclasate che si sviluppano lungo questi allineamenti. Nell’area di studio, i depositi legati all’attività vulcanica dei Colli Albani affiorano estesamente sui versanti settentrionali del tratto orientale della valle del Fiume Aniene, mentre solo pochi lembi si rilevano su quelli meridionali. L’attività vulcanica, iniziata circa 600 ka (De Rita et alii, 1995) e protrattasi fino all’Olocene come attività freatica associata al maar di Albano (Funiciello et alii, 2003), è costituita da vari apparati eruttivi, o litosomi. Nel caso in esame affiorano soltanto i prodotti appartenenti al Litosoma Vulcano Laziale, essenzialmente costituiti da pozzolane nere e rosse che ricoprono le coltri ben più estese dell’Unità di Tor de’ Cenci, rappresentate da depositi piroclastici massivi. Depositi continentali di ambiente fluviale e più limitatamente lacustre del Pleistocene medioOlocene sono presenti lungo tutta la valle dell’Aniene e dell’Empiglione, mentre i travertini (di Bagni di Tivoli) sono limitati al versante settentrionale dell’Aniene in corrispondenza dell’abitato di Vicovaro, dove raggiungono spessori importanti. 3.4 LE UNITÀ GEOLOGICHE AFFIORANTI La Carta Geologica riporta le seguenti serie di dati: le unità formazionali, uniformate alla nomenclatura CARG stabilita per il foglio 1:50.000, 375 (Tivoli), i dati giaciturali riguardanti la stratificazione, provenienti dalla cartografia esistente e dai nostri rilievi originali sul terreno, i dati tettonici, faglie e fratture. Le unità formazionali presenti nell’area di studio sono le seguenti, dalla più recente alla più ant ica, con le relative sigle che compaiono sulla carta geologica allegata e con le descrizioni tratte dai documenti di origine, integrate dalla osservazioni di terreno (la legenda sintetica della carta è riportata nella tabella 3.1) DEPOSITI RECENTI E TERRENI DI COPERTURA h - depositi antropici. Depositi eterogenei dovuti all’accumulo e allo spostamento dei materiali per rilevati stradali, ferroviari, terrapieni, colmate. Olocene. SFTbb – depositi alluvionali in evoluzione. Depositi siltoso-sabbiosi e siltoso-argillosi delle piane alluvionali. Olocene. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 9 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 10 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 at – alluvioni antiche terrazzate. Olocene. dla – depositi limo-argillosi in facies palustre e/o lacustre. Olocene. conoide. Depositi medio-grossolani dei conoidi fluviali e detritici. Olocene. z – accumuli di frana. Depositi eterogenei, sciolti o a bassa coesione. Olocene. SFTa - depositi di versante. Coperture di materiale a granulometria fine (limi, sabbie e ghiaie), con rari frammenti litoidi grossolani, in aree di versante, prodotte da processi di trasporto limitato. Pleistocene superiore – Olocene. SFTb2 - depositi eluvio-colluviali. Coperture di materiale a granulometria fine (limi e sabbie), con rari frammenti grossolani di natura calcarea, prodotte da processi di alterazione; terreni residuali e terre rosse. Pleistocene superiore – Olocene. TBTa - travertino (unità dei Bagni di Tivoli). Deposito carbonatico litoide, affiorante prevalentemente nella valle dell’Aniene. Pleistocene superiore – Olocene. LITOSOMA VULCANO LAZIALE. PNR - Pozzolane nere. Deposito piroclastico di colore nero, massivo e caotico, semicoerente, a matrice cineritica grossolana, nella quale sono dispersi scorie, litici lavici, piroclastici, olocristallini e rari sedimentari termometamorfosati di dimensioni fino a 15 cm e cristalli di leucite e clinopirosseno. Pleistocene medio. RED - Pozzolane rosse. Deposito piroclastico massivo e caotico, da viola a grigio scuro, semicoerente, a matrice cineritica grossolana, e abbondante scheletro composto da scorie rosse, litici lavici, sedimentari termometamorfosati e olocristallini di dimensioni fino a 20 cm, e cristalli di leucite, clinopirosseno e biotite. Pleistocene medio. KKA - Unità di Casale del Cavaliere. Alternanze di livelli a granulometria da cineritico-fine a cineritico-grossolana, più raramente lapillosi, con scorie e litici lavici; fra i cristalli è prevalente la leucite, con pirosseno e biotite subordinati. Pleistocene medio. PTI - Unità del Palatino. Deposito piroclastico da coerente a semicoerente, massivo e caotico, a matrice cineritica grigio-nerastra composta da vetro juvenile, analcime, clinopirosseno e mica. Lo scheletro è composto da scorie grigie o nere, porfiriche, e clasti centimetrici di lava. Pleistocene medio. TDC - Unità di Tor de’ Cenci. Deposito piroclastico, grigio-giallastro, cineritico, da massivo e caotico a stratificato, con lapilli accrezionari di cenere sia nella matrice che in livelli stratificati. Lo scheletro è composto da pomici e litici lavici centimetrici, cristalli di leucite analcimizzata, clinopirosseno e biotite. Pleistocene medio. VCL - Formazione di Le Vallicelle. Alternanze di pomici bianche e livelli a granulometria da cineritico-fine a grossolana, fino a lapillosa, con tracce evidenti di rimaneggiamento. Le pomici sono porfiriche con cristalli di pirosseno. Sono organizzate in bancate decimetriche con intercalazioni di cineriti bianche, debolmente laminate, in cui sono presenti pomici bianche e in misura inferiore litici lavici, scorie e cristalli di pirosseno. Pleistocene medio. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 11 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 DEPOSITI SEDIMENTARI POSTOROGENI. RNM - Conglomerati di Colle Ramanna. Alternanza di banchi conglomeratici, eterometrici e poligenici, a grado variabile di cementazione e classazione. Ambiente fluviale e di conoide alluvionale. Pleistocene medio? UMNa - Sintema di Mandela (litofacies conglomeratica). Depositi conglomeratici poligenici, a matrice arenitica, con intercalazioni sabbioso-limose, di aspetto massivo. Ambiente fluviale. Pliocene superiore? SUBSTRATO MESO-CENOZOICO (MONTI DI CASTEL MADAMA E LUCRETILI). SPT1b - Unità Spongolitica - Membro di Guadagnolo (litofacies marnosa). Marne argillososiltose grigie ed ocra, spesso bioturbate, e marne calcaree grigie in strati di 10-20 cm, con foraminiferi planctonici, radiolari e spicole di poriferi. Intercalazioni irregolari di calcareniti e calciruditi bioclastiche avana in banchi spessi fino ad oltre 1 metro, contenenti frequenti foraminiferi bentonici rimaneggiati. Miocene inferiore-medio (Burdigaliano - Langhiano). SPT1a - Unità Spongolitica - Membro di Guadagnolo (litofacies calcarenitica). Alternanze di calcareniti fini e medie, in bancate irregolari, talora gradate, di colore avana e nocciola, con punti di ossidazione di colore rosso, marne e marne calcaree di colore grigio, giallastro e avana in strati decimetrici. Presenza di fenomeni da deformazione sinsedimentaria. La parte bassa è caratterizzata da calcari bio-litoclastici a macroforaminiferi (“brecciole” a Lepidocycline, Miogypsine e Amphistegina sp.), e marne calcaree compatte con foraminiferi planctonici. Miocene inferiore (Burdigaliano). CFR2 - Membro delle Calcareniti a Miogypsine e Lepidocycline. Calcareniti e calciruditi bioclastiche di colore avana e nocciola, talora rosato, disposte in strati e banchi di spessore variabile da 20 cm a 1 m, ricche in macroforaminiferi (Lepidocycline, Miogypsinoides e Miogypsina), e subordinate marne calcaree grigiastre e verdognole, generalmente nodulari e bioturbate, associate a “pebbly calcarenites” o “pebbly mudstones”; presenti noduli di selce grigiastra, bruna e nocciola, particolarmente frequenti nella porzione inferiore. Nella porzione superiore si individuano livelli di calcilutiti avana chiaro a foraminiferi planctonici. Oligocene superiore- Miocene inferiore (Chattiano - Aquitaniano). CDZ - Scaglia cinerea detritica. Marne e marne argillose grigio-verdastre in pacchi di strati decimetrici, cui si alternano frequentemente calcareniti e calciruditi bioclastiche (“brecciole”), talora gradate, contenenti abbondanti foraminiferi bentonici rimaneggiati, sovente isorientati, in strati spessi fino a 60 cm, e calcari marnosi grigi e biancastri in strati di 10-15 cm, localmente con piccoli noduli di selce, contenenti foraminiferi planctonici. Eocene superiore – Oligocene superiore (Priaboniano - Chattiano). SC - Scaglia (scaglia rossa, scaglia bianca). Calcari marnosi bianchi, rosati e rossi, a frattura concoide, talora ben stratificati, con liste e noduli di selce rossa, grigia e nerastra. Nella scaglia rossa sono presenti, inoltre, calciruditi e calcareniti spesso laminate, di colore biancastro e grigio, in strati di spessore anche metrico. Contengono foraminiferi planctonici e Radiolari nei litotipi lutitici e calcareo-marnosi, foraminiferi bentonici in quelli più grossolani. Cretaceo superiore (Albiano sup. - Turoniano). FUC - Marne a Fucoidi. Marne e marne argillose rosate, verdoline e grigio chiaro, con orizzonti marnoso-argillosi grigio-nerastri (black shales), in strati sottili di 5-6 cm; marne calcaree e calcari marnosi biancastri, verdolini e grigio chiaro, con rari noduli di selce nera e bruna, in strati di GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 12 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 10-20 cm. Contengono foraminiferi planctonici, Radiolari, impronte di Chondrites. Cretaceo inferiore (Aptiano - Albiano). MAI – Maiolica. Calcari micritici bianchi, grigi e giallini, a frattura concoide, ben stratificati, con selce policroma in liste e noduli. La potenza degli strati varia da 10 a 100 cm. Intercalazioni di brecce calcaree medio-grossolane e calcareniti avana in strati spessi da 30 cm fino a 2 m, talora a geometria lenticolare. Localmente, verso il tetto, marne argillose verdastre, spesse da 5 a 30 cm. Fossili: rari Aptici, Radiolari, Calpionellidi. Giurassico superiore – Cretaceo inferiore (Titoniano - Barremiano). DPO - Calcari detritici a Posidonia. Calcareniti e calciruditi oolitiche e litoclastiche nocciola, in bancate spesse 1-3 m, talora con base erosiva, contenenti selce in liste e noduli, spessi fino a 40 cm. Rare alternanze di calcareniti fini e micriti con selce. Contengono Protopeneroplis striata nelle porzioni oolitiche, mentre nelle litofacies più fini sono presenti gusci di Lamellibranchi pelagici (Posidonia sp.) e Radiolari. Giurassico medio (Baiociano – Batoniano). RSA – Rosso ammonitico. Calcari marnosi nodulari rossastri, marne calcaree e argille rosse e verdastre, talora con abbondanti ammoniti. Giurassico inferiore (Aaleniano – Toarciano) COK – Corniola e calcari selciferi. Alternanze di biomicriti marnose grigie, biomicriti con selce e biomicriti da finemente a grossolanamente bioclastiche, con intercalazioni di calcari clastici e bioclastici e, talora, marne argillose. Giurassico inferiore (Pliensbachiano – Sinemuriano). MAS – Calcare massiccio. Calcari bianchi, ceroidi, subcristallini e cristallini, in grosse bancate, calcari avana finemente detritici, calcari oolitici e calcari brecciati rossastri. Giurassico inferiore (Sinemuriano – Hettangiano). SUBSTRATO MESO-CENOZOICO (MONTI RUFFI E PRENESTINI). UAPd – Associazione arenaceo-pelitica. Arenarie medio-fini, grigie e giallastre, in strati da sottilissimi a spessi con subordinate peliti grigio scure al tetto. Miocene superiore (TortonianoMessiniano). UAPc - Complesso torbiditico altomiocenico laziale-abruzzese (litofacies arenacea). Arenarie in strati da spessi a molto spessi o massicci, con frequenti fenomeni di amalgamazione. Miocene superiore (Tortoniano). UAPb - Complesso torbiditico altomiocenico laziale-abruzzese (litofacies arenaceo-pelitica). Arenarie in strati da spessi a molto spessi alternati a livelli pelitici subordinati. Miocene superiore (Tortoniano). UAM3 - Unità argilloso-marnosa (Membro delle argille a Orbulina). Marne e marne calcaree, con bioturbazioni, di colore grigio e giallastro nella porzione basale; presenza, a luoghi, di glauconite. Marne argillose di colore grigio-bruno, ricche in foraminiferi planctonici (Orbulina spp.), nella porzione superiore. Talora nella porzione inferiore si riscontrano laminazioni centimetriche. Miocene superiore (Tortoniano). UAM1 - Unità argilloso-marnosa (Membro delle marne calcaree). Calcareniti e subordinate calciruditi fini, lito-bioclastiche, con abbondante glauconite e noduli fosfatici, color marrone e verdastro. Ricche di foraminiferi planctonici. Miocene medio (Tortoniano). UaO – Mane calcaree e calcari marnosi grigi. Associazione di una litofacies marnosa e una litofacies biocalcarenitica in strati sottili e con frattura prismatica, spesso con granuli di glauconite. Miocene medio (Serravalliano p.p.) GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 13 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 CBZ3 - Unità dei calcari a Briozoi e Litotamni (Calcareniti a Briozoi). Calcareniti e calciruditi di colore grigio-biancastro, avana e marrone, con abbondanti frammenti di Briozoi (prevalenti nella porzione inferiore), frammenti di echinodermi, foraminiferi bentonici e frammenti di litotamni (comuni nella porzione superiore). A luoghi, verso l’alto sono presenti intercalazioni di calcareniti fini avana chiaro con comuni foraminiferi planctonici. Miocene medio superiore? (Serravalliano - Tortoniano?). CBZ2 - Unità dei calcari a Briozoi e Litotamni (Calcareniti a punti rossi). Calcareniti e subordinate calciruditi prevalentemente bioclastiche (la frazione bioclastica è simile a CBZ 3: frammenti di litotamni, briozoi, echinodermi, bivalvi, ditrupe e serpulidi, associati a foraminiferi bentonici e planctonici) in strati piano-paralleli con spessori da 10 cm a 30 cm, con punti di ossidazione di colore rosso. Rare intercalazioni marnose molto sottili (spessori da millimetrici a centimetrici). Caratteristica la presenza di livelli con frequenti noduli di selce di colore bruno e grigio. Localmente si assiste allo sviluppo di stratificazione incrociata a basso angolo. Miocene medio (Serravalliano). CFR1c - Membro delle Calcareniti a Nummuliti (litofacies marnosa). Alternanze di marne, calcari marnosi e marne argillose di colore grigio-verdastro, giallastro e avana, ricche in foraminiferi planctonici (globigerinidi, spesso di grossa taglia), disposte in strati da centimetrici (talora foliati) a decimetrici, localmente nodulari o fortemente bioturbati; presenti livelli di selce marrone, bruna e nocciola, raramente grigiastra. Si intercalano frequenti livelli di calciruditi e calcareniti bio-litoclastiche e lito-bioclastiche gradate, ricche in macroforaminiferi (piccole nummuliti e lepidocycline), in strati e bancate, spesso canalizzate. Verso la porzione inferiore dell’unità, nonché spostandosi verso il settore meridionale, si riscontra un aumento dei livelli più grossolani e detritici con sviluppo di calciruditi ad elementi plurimetrici (prevalenti i calcari di piattaforma carbonatica cretacea). A più altezze si riscontra la presenza di pebbly mudstones e calciruditi ad elementi ben arrotondati in matrice marnosa. Comuni i fenomeni da deformazione sindeposizionale. Oligocene (Rupeliano - Chattiano). CFR1b - Membro delle Calcareniti a Nummuliti (litofacies calcarenitica). Calcareniti e calciruditi a macroforaminiferi (nummuliti e discocycline prevalenti), in strati e banchi di spessore medio compreso tra 25 e 60 cm, talora rappresentando il litotipo esclusivo, con noduli di selce più biancastra e grigiastra. Sono presenti intercalazioni di calcari micritici in strati da centimetrici a decimetrici, di colore avana chiaro e nocciola, con selce in lenti e noduli. Nella parte alta prevalgono marne e marne calcaree con foraminiferi planctonici; sempre presenti gli intervalli calciruditici bioclastici. Eocene superiore - Oligocene inferiore (Priaboniano - Rupeliano). SCZ2b - Unità della scaglia detritica, Membro superiore (litofacies calcareniticocalcilutitica). Calcareniti avana, nocciola e biancastre, bio-litoclastiche e bioclastiche, spesso gradate, e calciruditi lito-bioclastiche bianche e avana, a luoghi ricche in macroforaminiferi. Si intercalano calcilutiti, calcari marnosi e marne calcaree, di colore avana chiaro, nocciola e verdognolo, in strati sottili e medi con liste e noduli di selce grigia chiara, talora rossastra, e microfauna a foraminiferi planctonici. Eocene (Ypresiano - Priaboniano). SCZ2c - Unità della scaglia detritica, Membro superiore (litofacies calciruditica). Calciruditi e calcareniti bioclastiche biancastre cristalline in strati spessi, sovente con brecce. Caratterizzata da abbondanti risedimenti grossolani con sviluppo di vere e proprie megabrecce a base fortemente erosiva (gli elementi litoclastici coinvolti sono rappresentati prevalentemente da calcari di piattaforma carbonatica cretacea). Il biodetrito grossolano è rappresentato da frammenti di rudiste, coralli ed echinodermi. Eocene inferiore (Ypresiano). GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 14 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 C – Calcare saccaroide ad orbitoidi. Calcareniti e calciruditi biancastre ad orbitoidi, frammenti di rudiste e di echinodermi, ricristallizzate e talora dolomitizzate, in strati medi e spessi e con intercalazioni di calcilutiti. Cretaceo superiore (Campaniano – Maastrichtiano). SCZ1 - Unità della scaglia detritica, Membro inferiore. Micriti (calcilutiti), talora leggermente marnose, di colore bianco e avana chiaro, ben stratificate in strati da sottili a medi, con microfauna a foraminiferi planctonici (globotruncane) e subordinati livelli ricchi in calcisphaerulidi; frequenti livelli con selce in liste e noduli di colore grigio, avana e nocciola. Intercalazioni frequenti di calcareniti e calciruditi (rare le megabrecce) lito-bioclastiche e bio-litoclastiche gradate, con abbondanti frammenti di rudiste e inoceramidi associati a foraminiferi bentonici (rimaneggiati dalla piattaforma) e plantonici. Nella parte alta prevalgono le calcareniti gradate in strati di 30-40 cm. Cretaceo superiore (Turoniano - Campaniano). 4. CARTA LITOTECNICA La legenda della carta litotecnica è stata elaborata a partire dalle descrizioni delle unità geologiche, supportate da osservazioni di campagna, seguendo i criteri adottati in occasione del progetto Geomap-Agristudio del 2008-09 e dal progetto pilota del Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre del 2006-07. Le unità della Carta geologica, definite con criteri bio-litostratigrafici coerentemente alle specifiche del Progetto CARG, sono state accorpate in unità litotecniche omogenee, in base alle loro caratteristiche di comportamento meccanico. Le unità così definite, con la caratterizzazione litotecnica e la loro corrispondenza con le unità formazionali della Carta geologica, sono descritte nelle tabelle 4.1, 4.2 e 4.3, per i tre grandi tipi di unità che affiorano nell'area di studio: depositi recenti e terreni di copertura, unità vulcaniche, unità sedimentarie. Tab. 4.1. depositi recenti, terreni di copertura, depositi sedimentari postorogeni caratteristiche delle unità litotecniche e loro corrispondenza con le unità geologiche unità litotecnica descrizione (h) deposito antropico a alluvioni (d) detriti c colluvioni/eluvioni z frana (lc) deposito lacustre t travertini deposito eterogeneo sciolto deposito limososabbioso inconsolidato deposito eterogeneo sciolto deposito limosoargilloso-sabbioso Cg conglomerati comportamento unità geologica (sigle Carta geologica) granulare h - depositi antropici granulare duttile SFTbb - depositi alluvionali at – alluvioni antiche terrazzate, depositi lacustri SFTa – depositi di versante conoide granulare SFTb2 – depositi eluvio-colluviali deposito limososabbioso granulare duttile terre sciolte granulare duttile da terrosi a litoide rigido TBTa – travertini conglomerati grossolani più o meno cementati da litoide a granulare RNM – Conglomerati di Colle Ramanna UMNa – Sistema di Mandela (facies conglomeratica) terre sciolte z – accumuli di frana dla – depositi limo-argillosi in facies palustre o lacustre GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 15 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Tab. 4.2. unità vulcaniche caratteristiche delle unità litotecniche e loro corrispondenza con le unità geologiche unità litotecnica descrizione Poz piroclastico, Pozzolane granulare, granulometria mal classata, grossolana in matrice cineritica da litoide a granulare, mai coesivo (Pcl) piroclastico, ceneri e lapilli Pt piroclastico, tufo litoide (Pcs) piroclastico, ceneri e scorie comportamento granulare unità geologica (sigle Carta geologica) PNR – Pozzolane nere RED – Pozzolane rosse rigido granulare KKA – Unità di Casale del Cavaliere PTI – Unità del Palatino litoide per zeolitizzazione, densità 1,6-1,8 rigido TDC – Unità di Tor de' Cenci da granulare a coesivo, secondo il grado di alterazione degli strati da granulare a coesivo VCL – Formazione di Le Vallicelle Tab. 4.3. unità sedimentarie caratteristiche delle unità litotecniche e loro corrispondenza con le unità geologiche comportamento rigido unità litotecnica descrizione Ca calcareniti e calcari litoide, fratturato Mca marne e calcareniti litoide alternanza rigido e duttile Cs calcari stratificati litoide, fratturato rigido MC marne e calcari litoide, alternanza rigido e duttile (MP) marne e peliti Ar arenarie con intercalazioni pelitiche litoide duttile litoide alternanza rigido e duttile unità geologica (sigle Carta geologica) CFR2 – Membro delle Calcareniti a Miogypsine e Lepidocycline MAS – Calcare massiccio CBZ3, CBZ2 – Unità dei calcari a Briozoi e Litotamni CFR1b – Membro delle Calcareniti a Nummuliti, litofacies calcarenitica SCZ2b, SCZ2c – Unità della Scaglia detritica, membro superiore C – Calcare saccaroide ad orbitoidi SPT1a – Unità Spongolitica – Membro di Guadagnolo, litofacies calcarenitica CDZ – Scaglia cinerea detritica CFR1c – Membro delle Calcareniti a Nummuliti, litofacies marnosa SC – Scaglia rossa, Scaglia bianca MAI – Maiolica DPO – Calcari detritici a Posidonia RSA – Rocco ammonitico COK – Corniola e calcari selciferi SCZ1 – Unità della Scaglia detritica, membro inferiore SPT1b -- Unità spongolitica, membro di Guadagnolo, litofacies marnosa FUC – Marne a fucoidi UAM1 – Unità argilloso-marnosa, Membro delle marne calcaree UaO – Marne calcaree e calcari marnosi grigi UAM3 – Unità argilloso-marnosa, Membro delle argille a Orbulina UAPd – Associazione arenaceo-pelitica UAPc – Complesso torbiditico altomiocenico lazialeabruzzese, litofacies arenacea UAPb – Complesso torbiditico altomiocenico lazialeabruzzese, litofacies arenaceo-pelitica GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 16 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Dal punto di vista del peso che le unità litotecniche avranno nel processo di definizione della suscettibilità da frana, questo dipende anche dalla quantità ed estensione degli affioramenti. Per questa ragione, nelle tabelle qui sopra, questa caratteristica è stata segnalata con il modo in cui la sigla è scritta: - Le unità la cui sigla è in carattere grassetto, presentano affioramenti estesi e diffusi, - Le unità la cui sigla è in carattere normale, presentano affioramenti estesi solo localmente, - Le unità la cui sigla è fra parentesi, presentano affioramenti trascurabili. 5. LAYER COPERTURE Il layer coperture è in realtà costituito da due layer diversi. Un layer di poligoni, dove sono stati riportati tutti gli affioramenti dei depositi cartografati sulla Carta litotecnica come corpi litologici distinti, ossia le unità con sigla h, a, d, c, lc, z. Si tratta quindi di depositi antropici, alluvionali e lacustri, depositi di versante, conoidi ed accumuli di frana, coltri eluviali e colluviali. A questi sono stati aggiunti i poligoni costituiti dai canali di transito delle frane per colata, all'interno dei quali si è riscontrata la presenza di una sottile copertura detritica e quelli all'interno dei quali sono stati rilevati fenomeni di soliflusso, evidentemente innescati su di una coltre, seppure sottile, di copertura, anche se non cartografata come tale sulla carta litotecnica. Un layer di punti, provenienti dalle osservazioni di terreno, in corrispondenza dei quali è stata osservata la presenza di copertura, non cartografabile e/o di spessore inferiore a 2 metri. Si tratta di quelle aree dove nella Carta geologica è affiorante il substrato e che quindi compaiono nella banca dati come dati puntuali legati ai punti di osservazione sul terreno. La tabella associata al file riporta il numero progressivo del punto, gli spessori minimi e massimi stimati. Per quanto riguarda questo tipo di coperture, si possono fare le seguenti considerazioni. Nelle zone occupate dalle unità litotecniche del litosoma vulcano laziale, che nell'area di studio sono in genere poco estese ed hanno in gran parte un assetto orizzontale, le coperture derivanti dal loro disfacimento sono prevalentemente di origine eluviale e di composizione da argillosa a sabbioso-argillosa, dipendente prevalentemente dal grado di alterazione del tipo litologico da cui derivano. Nella parte dove affiorano le unità dei substrati meso-cenozoici le caratteristiche delle coperture variano in funzione della loro litologia. In pratica, le unità geologiche/litotecniche che hanno una maggior estensione e che possono dare origine a delle coperture di una qualche rilevanza, sono distinguibili in quattro diversi gruppi per i quali si possono descrivere di massima le seguenti caratteristiche. Calcareniti e calcari (Ca) del substrato cenozoico dei Monti Ruffi e Prenestini (Unità dei Calcari a Briozoi e Litotamni CBZ3): le coperture sono caratterizzate da numerosi clasti di dimensioni centimetriche in matrice sabbiosa calcarea, talora rossastra. Esse raggiungono raramente il metro di spessore e sono completamente assenti nelle zone dove gli affioramenti presentano una forte acclività. In questa distinzione rientra anche la formazione del Calcare massiccio, MAS del substrato mesozoico dei Monti di Castel Madama. Marne e calcareniti (MCa) del substrato cenozoico dei Monti di Castel Madama (Unità Spongolitica, Membro di Guadagnolo SPT1b): le coperture hanno di norma spessore inferiore a 1,5 m e sono caratterizzate da livelli clastici alternati ad altri a forte componente argilloso-siltosa, secondo la maggiore o minore presenza di intercalazioni marnose nel substrato. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 17 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Nelle zone a minore pendenza prevalgono le coperture di tipo eluviale costituite da depositi sabbioso-argillosi. Calcari stratificati (Cs) del substrato mesozoico dei Monti di Castel Madama (dalla Corniola COK alla Scaglia SC): la serie si presenta generalmente coperta da una coltre pressoché costante, ma generalmente poco potente e con ispessimenti in corrispondenza di fratture beanti, costituita da un’elevata percentuale di elementi litoidi di dimensioni centimetriche immersi in una matrice sabbioso-limosa calcarea. Arenarie con intercalazioni pelitiche (Ar) del substrato cenozoico dei Monti Ruffi e Prenestini (Complessi torbiditici con litofacies arenaceo-pelitica UAPb ed arenacea UAPc): per la loro predisposizione ad essere facilmente alterate dagli agenti esogeni, specialmente se intensamente fratturate, si presentano molto spesso con coperture sabbioso-siltose e talora argillose anche su estese superfici, ma con spessore piuttosto limitato. Le valutazioni riferite a molte aree sono frequentemente abbastanza costanti, ma in altre possono oscillare entro un’ampia gamma di valori. Questo fatto accade soprattutto in corrispondenza di zone situate su substrati costituiti da alternanze di litotipi a comportamento rigido-plastico, che secondo i casi sono soggetti ad un diverso grado di alterazione, o su rocce prevalentemente calcaree frammentate da sistemi di fratture e interessate da processi di dissoluzione chimica. Da notare che ampie fasce dei terreni sedimentari affiorano in zone con rilievo anche molto accentuato, come nei versanti orientali dei Monti Ruffi, dove la permanenza di coperture con elevato spessore risulta pressoché difficile sui versanti più acclivi, che spesso sono stati coinvolti in movimenti franosi anche di grandi dimensioni. 6. LAYER FRANE E LAYER PUNTI INSTABILI. 6.1 PREMESSA Questo paragrafo, che riprende l'analogo paragrafo del capitolo 5 della Relazione Finale del progetto pilota (Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, 2006-2007), è stato riportato integralmente qui di seguito per facilitare la comprensione della scelta della procedura adottata nella realizzazione dell'analisi della suscettibilità da frana. Le frane rappresentano uno dei fenomeni naturali più calamitosi attivi sul territorio nazionale, essendo ogni anno causa di danni per persone e beni. Secondo quanto riportato dal Catalogo AVI, realizzato a cura del CNR-GNDCI, sono almeno 17.000 gli eventi franosi che hanno interessato il territorio nazionale nel periodo intercorrente fra il 1918 e il 1998. Di questi, 2.620 hanno compromesso la totalità del bene oggetto del danno, mentre 1.352 hanno provocato vittime o feriti. É per questo motivo che gli organi amministrativi centrali e locali si stanno sempre più dotando di strumenti normativi, a partire dalla Legge 183/89 per giungere alla Legge 267/98, volti ad ottenere un più razionale utilizzo del territorio, mediante l’acquisizione di conoscenze di base, derivanti dalla mappatura dei processi di versante e delle loro interazioni con insediamenti urbani ed altre infrastrutture. L’area in esame non è certo immune da questo tipo di fenomeni che evidenziano vari livelli di rischio cui sono soggette diverse porzioni di territorio. Il Decreto Legislativo 180 dell’11 giugno 1998 (cosiddetto Decreto Sarno), convertito successivamente nella Legge 267/98, precedentemente enunciata, prevede che le Autorità di Bacino Nazionali, Interregionali e Regionali, adottino i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, già previsti dalla Legge 183/89 (Legge Quadro) sulla Difesa del Suolo, in maniera urgente entro il 30 giugno 1999; i Piani suddetti devono contenere la perimetrazione delle aree a rischio frana e alGEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 18 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 luvione, al fine di prevedere opportune misure di salvaguardia. Questa procedura è sostanzialmente confermata dal Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 (Testo Unico sull'ambiente). Il principale criterio suggerito per la perimetrazione delle aree a rischio è l’individuazione delle zone in cui “la maggiore vulnerabilità del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le cose ed il patrimonio ambientale”; i criteri tecnici con cui i Piani Stralcio devono essere redatti sono contenuti negli Atti di Indirizzo e Coordinamento che accompagnano la Legge 267/98 (DPCM 29/09/98) (Piano Straordinario). Nei suddetti Atti di Indirizzo e Coordinamento, ove è espressamente individuata una metodologia per valutare i livelli di rischio in quattro classi, viene esplicitamente enunciato quanto segue: “(…) la pericolosità (…) può essere realizzata attraverso metodologie capaci di calcolare la probabilità di accadimento in aree mai interessate in epoca storica (…). Tuttavia i limiti temporali (…) consentono di assumere quale elemento essenziale per l’individuazione del livello di pericolosità, la localizzazione (…) di eventi del passato (…)”. Da quanto enunciato appare evidente la sensibilità del Legislatore sulla necessità di valutare il rischio connesso ai fenomeni di neoformazione che però in prima istanza viene rimandato ad una seconda fase, considerando come prioritario il censimento dei fenomeni in atto o del passato. Un approccio di tale tipo, pur valido per i fenomeni franosi di riattivazione, non è idoneo per l’identificazione di aree soggette a fenomeni di prima generazione. Risulta però evidente che per una corretta pianificazione territoriale è necessario disporre sia di un accurato censimento dei fenomeni avvenuti sia, almeno, di una previsione spaziale (suscettibilità) che consenta di valutare quali aree possano essere interessate nel futuro da frane e da quali tipologie di frane. Nel presente lavoro viene applicata una metodologia idonea sia a valutare l’evoluzione spaziale dei fenomeni in essere, sia ad individuare le aree predisposte alla genesi di fenomeni di neo-formazione per le diverse tipologie di frana che interessano l’area di studio. 6.2 MODO OPERATIVO Per dare un quadro aggiornato della situazione di stabilità dei versanti ed arrivare alla caratterizzazione della suscettibilità da frana dell'area di studio, che è lo scopo ultimo di questo studio, si è seguita la metodologia elaborata per il progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, con alcune modifiche, legate soprattutto alla diversità delle condizioni geologiche e geomorfologiche di alcune porzioni dell'area di studio. Come prima operazione si è proceduto ad acquisire ed inserire nella banca dati gli archivi dei dati esistenti, in particolare quelli fornitici dal Servizio Geologico Provinciale (che comprendevano anche quelli dell'Autorità di Bacino del Tevere e dell'inventario IFFI), in parte già contenuti nel progetto "franarisk_rm", integrati dai dati dell'archivio SIRDIS regionale, e i dati provenienti dalle specifiche relazioni selezionate e raccolte da nostro personale presso l’archivio del Servizio Geologico Provinciale, relative ad interventi non censiti in altre banche dati. Questi dati sono stati georeferenziati sulle CTR e presi in considerazione come elementi di confronto per indirizzare la fotointerpretazione ed i successivi controlli sul terreno. La fotointerpretazione dei fenomeni franosi è stata eseguita su tutta l'area di studio utilizzando le fotografie aeree stereoscopiche a colori del 2002, unico documento disponibile analizzabile in visione stereoscopica. L’interpretazione della copertura fotografica è servita inizialmente per realizzare una prima stesura della carta delle frane (allegata al rapporto di progresso a sei mesi dalla stipula del contratto), e successivamente, per la sua completa revisione dopo aver effettuato il controllo di verifica direttamente in campagna. In questa seconda fase, naturalmente, sono stati GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 19 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 introdotti anche i numerosi nuovi elementi raccolti che hanno permesso di aggiornare i contenuti del documento. Il layer frane è stato costruito digitalizzando e inserendo in banca dati tutti gli elementi costitutivi dei fenomeni franosi rilevati, areali, lineari e puntuali, con riferimento alle CTR. Ciascun tipo di fenomeno è stato classificato secondo le cinque tipologie previste dal metodo: crolli e ribaltamenti, scorrimenti rotazionali, scorrimenti traslativi, colate lente e colate rapide. A questi cinque tipi, già presenti nel progetto pilota, come già fu fatto nel progetto Geomap-Agristudio del 2008-2009, è stato aggiunto un altro tipo, definito come area interessata da deformazioni superficiali lente (soliflusso), perché questa tipologia è presente in maniera piuttosto estesa in alcune zone dell'area di studio. Gli elementi lineari e areali rappresentati, ove riconoscibili, sono costituiti da corona, nicchia, canale di transito, materiale ribassato, materiale d'accumulo. Per tutti è stato indicato lo stato, se attivo o quiescente. Il layer dei punti instabili è stato costruito marcando, per i fenomeni areali e per le corone isolate, il punto a quota più alta del coronamento, mentre tutti i fenomeni puntiformi sono stati considerati punti instabili tal quali. A tutti gli elementi mappati sono stati associati i codici dei dissesti presenti nelle diverse banche dati preesistenti, dovunque è stato possibile stabilire una corrispondenza o anche una correlazione genetica. 6.3 CENSIMENTO DEI FENOMENI FRANOSI. Il censimento dei fenomeni franosi, realizzato secondo la procedura illustrata al punto precedente, ha portato alla preparazione del layer frane e di una serie di 20 schede rappresentative dei fenomeni più tipici osservati nell’area di studio, schede che sono state inserite all'interno del progetto "Franarisk_rm_2012". Tipologie di frana La classificazione riprende quanto già definito nel progetto pilota originale, con alcune varianti che erano già state applicate nello studio dell’area relativa al contratto Geomap-Agristudio del 2008. Le descrizioni che seguono si riferiscono alle tipologie dei fenomeni gravitativi rilevati nell’intera area analizzata, le quali sono da considerarsi di carattere generale, perché sono basate sul meccanismo che ha prodotto il fenomeno senza tener conto della natura dei materiali coinvolti e delle loro varie e diverse litologie. Di fatto, quasi tutto il territorio analizzato è costituito da tipi di rocce sedimentarie variamente stratificate, ad eccezione di una sua piccola porzione situata sul margine occidentale dell’area di studio (zona di Castel Madama), ove affiorano prodotti vulcanici e piroclastici La morfologia di questo secondo ambiente geologico è caratterizzata da aree di plateau con pendenza nulla o molto bassa, con margini acclivi o prossimi alla verticale dipendenti dall’erosione fluviale, mentre, nel prevalente ambiente sedimentario, i versanti si presentano sempre caratterizzati da un’acclività da media ad elevata, localmente fino a verticale in corrispondenza di certi affioramenti di rocce massicce o di situazioni tettoniche particolari. Di conseguenza, a causa dei diversi rapporti tra l’inclinazione della stratificazione e quella del pendio, delle differenze di litologia e delle condizioni strutturali, sia plicative che disgiuntive, esistono in quest’ambito condizioni più favorevoli al verificarsi di fenomeni gravitativi spontanei, spesso caratterizzati da fenomeni anche di grandi dimensioni e da forme evolutive talora piuttosto complesse. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 20 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Premesso quanto sopra, di seguito riportiamo le descrizioni delle tipologie dei fenomeni gravitativi che sono stati inseriti nella banca dati. - Crolli e ribaltamenti – I Crolli sono fenomeni caratterizzati da caduta libera di diedri litoidi, e talora dei terreni eventualmente sovrastanti, dipendenti dalla presenza, in rocce a comportamento rigido, di sistemi di fatture con andamento prevalentemente sub-verticale. La dimensione degli elementi dipende dalla spaziatura, ossia dalla distanza esistente tra le fratture dei vari sistemi. I Ribaltamenti differiscono dai precedenti per la presenza di discontinuità anche sub-orizzontali che determinano appunto questo tipo di movimento caratterizzato da una componente laterale. In questa tipologia sono compresi anche gli Scorrimenti planari ad alto angolo, dei quali però non è stato rilevato alcun caso. - Scorrimenti rotazionali – Sono fenomeni gravitativi caratterizzati da movimenti di rotazione che avvengono intorno ad un punto, esterno al versante e situato in posizione superiore al baricentro della massa mobilizzata, secondo una superficie di taglio di forma arcuata e concava verso l’alto. Sono tipici dei terreni poco coerenti, ma si possono verificare molto frequentemente anche in sequenze fliscioidi, più raramente in formazioni rigide, ma in ambedue i casi se intensamente fratturate. - Scorrimenti traslativi o traslazionali – Sono caratterizzati da movimenti di scivolamento lungo superfici di taglio planari, in genere costituite da superfici di debolezza preesistenti e spesso coincidenti con discontinuità strutturali, piani o giunti di stratificazione tra litotipi diversi, disposte a franapoggio, ossia nello stesso senso del versante, con valori d’inclinazione uguali o minori dello stesso. Nella nostra area di studio è stato rilevato un solo fenomeno di questo tipo, per cui, per questa tipologia di frana, l’analisi della suscettibilità non è stata applicata. - Colate lente in detrito o terra – Consistono in movimenti lenti per deformazione plastica e possono assumere forme molto diverse e coinvolgere spessori di terreni di copertura altrettanto variabili. - Colate rapide areali e lineari – Sono fenomeni dalle forme piuttosto particolari perché generalmente sono molto più sviluppati in lunghezza che in larghezza. Le colate si formano in materiali scarsamente coesivi con elevata percentuale d’acqua e s’impostano lungo impluvi preesistenti o di nuova formazione, spesso coincidenti con linee di debolezza sulle quali si sono impostati fenomeni d’erosione concentrati. L’origine, la composizione e la granulometria dei materiali di copertura determinano le caratteristiche morfologiche di questo tipo di fenomeni gravitativi. In questa tipologia rientrano anche i debris flow che sono fenomeni costituiti da materiale prevalentemente litoide, di varia pezzatura, frammisto ad una componente plastica. Oltre ai predetti fenomeni, che rientrano nella classificazione già adottata nello studio pilota originale, è stata presa in considerazione un’ulteriore tipologia, la cui introduzione è stata a suo tempo ritenuta necessaria per una migliore caratterizzazione del territorio analizzato. Ciò è dipeso dal fatto che questi fenomeni sono stati frequentemente rilevati sulle foto aeree e/o direttamente in campagna, dove molto spesso sono più evidenti, e perché menzionati e rappresentati anche nella bibliografia relativa all’area di studio. Questa tipologia è la seguente. - Aree interessate da deformazioni superficiali lente (Soliflusso)- La nuova distinzione è stata introdotta con lo scopo di rappresentare le numerose aree che sono state individuate in uno stato di parziale e talvolta temporanea instabilità, ma che non possono essere classificate nelle tipologie di frane precedentemente descritte, pur essendo fenomeni chiaramente dipendenti dall’azione della gravità. Questi casi, distinti in forme areali o puntuali secondo le loro diGEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 21 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 mensioni, comprendono soprattutto fenomeni di creeping e di soliflusso che interessano coltri detritiche o di suolo anche estese ma molto superficiali. In taluni casi essi possono indicare una modesta e parziale riattivazione di accumuli relativi a fenomeni non completamente stabilizzatisi, così come possono essere più spesso localizzati in corrispondenza di vecchie o antiche frane delle quali restano solo le vestigia dell’orlo di distacco o la morfologia dell’alveo o del canale di transito. Questi modesti sintomi denunciano un leggero grado d’instabilità in atto, che in certe condizioni può evolvere in fenomeni di maggiore importanza. Di conseguenza, nella successiva elaborazione dei dati per la determinazione della suscettibilità al dissesto, le tipologie analizzate per gli scopi di questo studio avrebbero dovuto essere sei, ma le elaborazioni sono rimaste cinque, poiché la suscettibilità da frane di scorrimento traslativo non è stata valutata disponendo di un solo fenomeno sicuramente attribuibile a questa tipologia. Schedatura delle frane Per la preparazione delle schede delle frane sono stati adottati i modelli già esistenti, che erano stati predisposti secondo le diverse tipologie di fenomeni gravitativi prese in considerazione dal metodo di analisi adottato. Le schede base, tuttavia, sono state anch’esse leggermente modificate in alcuni punti rispetto alle originali, già nel precedente studio, senza tuttavia cambiarne la struttura, soprattutto per renderle più chiare nelle descrizioni e meglio rispondenti alle esigenze delle situazioni riscontrate nell’area investigata. Queste modifiche riguardano soprattutto l’inquadramento geografico ed amministrativo del fenomeno, alcuni cambiamenti nelle terminologie sintetiche per meglio farne comprendere il significato, e l’introduzione di nuove voci riguardanti in particolare lo stato di attività, il tipo di fratturazione, ecc. Esse riportano informazioni di vario genere, più o meno dettagliate secondo le circostanze, relative ad esempi di frane che sono state considerate rappresentative di quel tipo di fenomeno, alle quali spesso sono associate le relative fotografie esplicative, panoramiche e/o di dettaglio. In taluni casi una scheda è stata utilizzata per descrivere più eventi dello stesso tipo, avvenuti su un’area estesa o lungo un tracciato stradale ma caratterizzati da identiche condizioni geologiche, morfologiche e strutturali che hanno favorito il loro verificarsi. Archivio fotografico Durante i controlli in campagna sono state riprese numerose fotografie, 180 delle quali sono state inserite in una specifica banca dati contenente il punto di presa georeferenziato e l'azimut di vista. Molte di queste fotografie hanno come scopo principale quello di documentare i fenomeni franosi, ma altre sono utili per mostrare situazioni morfologiche generali o locali, oltre che le diverse litologie e i rapporti tra loro esistenti, oppure situazioni strutturali particolarmente interessanti, tipo e densità di fatturazione, ecc. Tuttavia, a proposito della documentazione fotografica dei fenomeni franosi è doveroso far presente che in molti casi non è stato possibile, per vari motivi, tra i quali l’accessibilità e la mancanza di punti di vista, effettuare una ripresa soddisfacente, oppure, com’è verificabile consultando l’archivio stesso, il fenomeno è individuabile sull’immagine solo da un occhio molto esperto. Casi particolari a se stanti sono quelli relativi a fenomeni antichi e di grandi proporzioni, il cui rilevamento è stato possibile solo tramite l’analisi delle fotografie aeree, dei quali in campagna sono riconoscibili a posteriori solo alcuni elementi, in parte mascherati dalla vegetazione o nascosti da barriere fisiche. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 22 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Ricorrenze tipologiche e stato di attività Le considerazioni che emergono dagli elementi che sono stati rilevati mediante l’analisi delle fotografie aeree ed i controlli sul campo, senza tener conto di quelli forniti da informazioni di carattere bibliografico, sono riassunti nella seguente tabella. Tab. 6.1 – Numero di fenomeni gravitativi per tipologia ed attività. AREALI Tipologia Attività Numero Area interessata da deformazioni superficiali lente e/ soliflusso attiva 72 Colata lenta attiva 14 Colata lenta quiescente 50 Colata rapida attiva 2 Colata rapida quiescente 15 Frana di crollo attiva 1 Frana di crollo quiescente 2 Frana di scorrimento rotazionale attiva 9 Frana di scorrimento rotazionale quiescente 110 Frana di scorrimento traslativo o traslazionale quiescente 1 Totale 276 LINEARI Tipologia Attività Numero Frana di scorrimento rotazionale quiescente 20 Totale 20 PUNTUALi Tipologia Attività Numero Area interessata da deformazioni superficiali lente e/ soliflusso attiva 122 Colata lenta attiva 7 Frana di crollo attiva 1 Frana di crollo quiescente 139 Frana di scorrimento rotazionale attiva 8 Frana di scorrimento rotazionale quiescente 45 Totale 322 Il numero totale delle frane rappresentate in forma areale è di 204, mentre quello delle aree interessate da deformazioni superficiali lente tipo soliflusso è di 72, per un totale complessivo di 276 fenomeni gravitativi areali. Nelle frane vere e proprie le tipologie più frequenti sono quelle relative agli scorrimenti rotazionali (119) e alle colate lente (64), ambedue prevalentemente quiescenti perché stabilizzatesi naturalmente. Le colate rapide e le frane di crollo sono nettamente GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 23 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 meno rappresentate essendo il loro numero rispettivamente di 17 e 3. Alla tipologia delle frane di scorrimento traslativo appartiene un solo caso. Le frane puntuali, ossia quelle non rappresentabili con un poligono, sono in totale 200, mentre le zone interessate da limitati fenomeni di deformazione superficiale, anch’esse non rappresentabili per le loro modeste dimensioni, assommano a 122 casi, costituendo nel complesso 322 fenomeni. Le tipologie di frane più frequenti sono quelle di crollo (140) e di scorrimento rotazionale (53), delle quali la stragrande maggioranza è ritenuta attualmente quiescente per stabilizzazione naturale. Tra le frane di crollo puntuali rientrano anche vari fenomeni che sono stati rilevati su pareti di tagli stradali, dove opere artificiali, quali reti e tiranti, limitano la traiettoria dei massi franati ma non eliminano il rischio di riattivazione del fenomeno. Tra le frane puntuali non è presente alcun caso attribuibile alla tipologia di scorrimento traslativo. Sono state inoltre rilevate 20 forme lineari, attribuite ad orli di distacco in stato quiescente, che rappresentano le vestigia di vecchi fenomeni le cui forme sono state completamente obliterate dagli agenti demolitori esogeni. Dall’insieme delle osservazioni e dai dati statistici relativi ai fenomeni gravitativi emerge che la maggior parte di loro è avvenuta in un passato non recente, in qualche caso lontano ma non remoto, e che nella stragrande maggioranza essi si sono esauriti per motivi naturali. Le forme oggi visibili consistono soprattutto in orli di distacco e nicchie, canali di transito, mentre più raramente sono ancora riconoscibili porzioni consistenti dei loro accumuli e volumi di materiale ribassato, ossia quello che giace sotto la superficie originaria del versante. L’area dove è stata riscontrata una maggiore attività e integrità di forme è quella dei versanti orientali dei Monti Ruffi. Il numero dei fenomeni franosi in atto che assomma in totale a 236, comprendendo anche quelli lineari e puntuali, è molto esiguo rispetto ai 618 fenomeni rilevati, specialmente se si tiene conto del fatto che le sole aree interessate da deformazioni superficiali lente e/o soliflusso raggiungono il ragguardevole numero di 194. Le numerose piccole frane di crollo, delle quali sono stati individuati i punti di distacco, sono state classificate come fenomeni quiescenti, coerentemente con la definizione della loro tipologia, ma questi eventi costituiscono tuttavia un importante indicatore di potenziale instabilità delle pareti sulle quali essi sono avvenuti, e di questo fatto va tenuto specialmente conto se i crolli si sono verificati per fattori esclusivamente naturali. Le frane del tipo colata lenta sono state anch’esse classificate prevalentemente quiescenti (57) rispetto a quelle attive (14). Tuttavia, è probabile che in occasione di particolari eventi meteorici possa verificarsi una riattivazione in quei fenomeni che presentano ancora un residuo deposito di accumulo. Le aree interessate da deformazioni superficiali lente, tipo soliflusso, come detto precedentemente sono piuttosto numerose e sempre attive. Molte di loro, oltretutto, rappresentano fenomeni particolarmente importanti ed estesi, come avviene nella zona di Mandela e sul versante sottostante Rocca di Mezzo, mente in alcuni casi si è rilevato che esse sono impostate su aree precedentemente interessate da altri tipi di fenomeni gravitativi e che in altre ancora potrebbero rappresentare i sintomi precursori di probabili futuri movimenti più profondi. Di conseguenza, proprio per queste caratteristiche, tutte le zone interessate da detto tipo di manifestazioni, di qualsiasi dimensioni, sono state inserite nel sistema come punti instabili. E’ inoltre da tener conto che in alcune situazioni, dove questo tipo di fenomeno è stato riconosciuto distribuito uniformemente su porzioni di versante variamente esposte, è stata attuato un frazionamento delle stesse in modo da inserire un maggior numero di punti instabili più rappresentativo e coerente con la morfologia locale. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 24 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Distribuzione areale dei fenomeni franosi per tipologia Nella seguente tabella 6.2 è riportato, per le varie tipologie di frana, il numero di eventi rilevati in ciascun territorio comunale compreso nell’area di studio, la cui realizzazione è stata ottenuta estraendo dalla banca dati i punti d’origine di ciascun fenomeno franoso di forma areale, puntuale o lineare, che in quest’ultimo caso si riferiscono in genere ad un singolo orlo di distacco. Il metodo utilizzato fornisce solo un’informazione statistica riferita al numero effettivo di eventi verificatisi in un comune, senza alterare quello totale con il conteggio di eventuali porzioni di frane che possono avere invaso parte di un territorio comunale adiacente. E’ da tener conto inoltre che i dati si riferiscono alla superficie comunale compresa nell’area di studio e non alla sua superficie totale. Tab. 6.2 – Numero di fenomeni gravitativi presenti in ciascun comune Comune Crollo Scorrimento Scorrimento Colata rotazionale traslazionale lenta Agosta 1 3 Anticoli Corrado 16 38 Canterano 3 Soliflusso Totali 1 5 9 74 3 Castel Madama 5 8 Ciciliano 2 11 Gerano Mandela 8 Colata rapida 3 12 1 30 56 1 8 22 2 3 1 6 Marano Equo 8 6 35 55 12 1 8 21 27 122 3 19 1 4 15 41 Rocca Canterano 49 31 14 Roviano 13 2 1 1 Sambuci 3 San Polo dei Cavalieri 11 13 2 Saracinesco 12 20 8 1 17 58 Vicovaro 25 43 1 19 10 38 136 Totali 140 196 1 71 17 194 619 I suddetti dati mostrano che i comuni interessati dal maggior numero di eventi, indipendentemente dalla superficie coinvolta, sono quelli di Vicovaro (136) e di Rocca Canterano (122), dove, nel primo si osserva una prevalenza di frane del tipo di scorrimento rotazionale, seguita da deformazioni superficiali e crolli, mentre nel secondo esiste un’elevata prevalenza di frane del tipo di crollo e in subordine di frane di scorrimento rotazionale e fenomeni di soliflusso. I comuni meno interessati da fenomeni gravitativi risultano quelli di Agosta, Canterano, Gerano e Sambuci, essenzialmente per la loro modesta percentuale di territorio all’interno dell’area di studio. Nella tabella 6.3 sono invece rappresentate le superfici in ettari di ciascun comune coinvolte dai vari fenomeni gravitativi, calcolate sommando le aree di ciascun fenomeno rappresentabile arealmente ed attribuendo un valore convenzionale di 0,01 ettaro per quelli rappresentati da simboli puntuali. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 25 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Tab. 6.3 – Superfici in ettari dei fenomeni gravitativi presenti in ciascun comune Comune Crollo Scorrimento Scorrimento Colata rotazionale traslazionale lenta Agosta 0,01 1,40 Anticoli Corrado 1,09 48,30 Canterano 1,52 Soliflusso Totali 0,01 1,42 0,09 62,19 0,03 Castel Madama 0,05 3,03 Ciciliano 0,02 4,91 Gerano Mandela 11,19 Colata rapida 0,03 13,91 0,36 12,15 29,50 2,67 8,36 15,96 0,02 0,90 0,88 0,06 Marano Equo 4,37 7,74 78,05 90,22 60,36 0,01 2,72 63,10 32,57 195,45 0,03 7,48 0,01 0,04 4,18 11,93 Rocca Canterano 0,96 107,67 53,15 Roviano 0,13 6,68 0,65 Sambuci 1,10 0,03 San Polo dei Cavalieri 0,11 6,94 0,70 Saracinesco 0,12 16,97 5,79 0,89 4,65 28,42 Vicovaro 0,25 92,70 9,61 16,64 5,38 3,35 127,92 Totali 2,81 354,26 9,61 109,79 11,91 146,18 634,56 La superficie totale dei terreni coinvolti in qualche forma di dissesto è di 634,56 ettari sui 9.039,67 di territorio indagato, corrispondente quindi al 7%. La precedente tabella evidenzia che i territori comunali maggiormente dissestati da fenomeni gravitativi sono soprattutto quelli di Rocca Canterano, Anticoli Corrado e Mandela, tutti situati nel settore orientale comprendente i Monti Ruffi, mentre nel settore occidentale risulta soprattutto il territorio di Vicovaro. Problematiche nell'applicazione del metodo. Le descrizioni e le considerazioni in precedenza riportate si riferiscono naturalmente alle caratteristiche dell’area esaminata dal presente studio, le quali non differiscono sostanzialmente da quelle esistenti nell’area precedentemente analizzata da Geomap-Agristudio, specialmente per la parte di questa costituita dalle successioni sedimentarie appenniniche. Tuttavia, in ambedue i casi sono state riscontrate diverse problematiche nell’applicazione della metodologia adottata per la determinazione della suscettibilità al dissesto, perché in realtà sono stati rilevati fenomeni gravitativi verificatisi in situazioni che non sono facilmente individuabili e definibili dal semplice incrocio di parametri. Ci riferiamo in particolare a quei litotipi, o loro sequenze, che in condizioni normali, ossia naturali, non presentano alcun rischio di frana, mentre sono potenzialmente soggetti a crolli o scorrimenti rotazionali se intaccati da scarpate artificiali, anche d’altezze molto modeste, come quelle che frequentemente interessano la porzione direttamente a monte di strade principali e secondarie costruite a mezza costa. Di conseguenza va tenuto conto che parte dei piccoli fenomeni rilevati, verificatisi in corrispondenza di modificazioni del versante dovute ad interventi antropici, non possono essere ritenuti significativi per il tipo d'analisi condotto in questo studio, ma sono GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 26 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 comunque da considerare segnali di attenzione, e quindi indicati sul layer frane, nel caso che il versante sia interessato da interventi antropici. Inoltre, ricordiamo che le numerose frane di crollo, rappresentate per la quasi totalità in maniera puntuale e talvolta concentrate su aree relativamente ristrette, sono state classificate tutte quiescenti. In realtà, l’attributo è da considerarsi riferito piuttosto all’area circostante che non al fenomeno stesso, oramai avvenuto ed esaurito. La presenza di fenomeni gravitativi di questo tipo e così classificati è da ritenersi, quindi, un importante indicatore di potenziale instabilità su aree che possono essere più estese quanto maggiore è il numero dei crolli rilevati, e questo fatto non è ben esprimibile mediante un’analisi automatica. Infine, appare evidente che la nuova tipologia di fenomeni gravitativi introdotta nell’analisi in oggetto, ossia le Aree interessate da deformazioni superficiali lente, o Soliflusso, non sono ben definibili, in termini di suscettibilità, applicando l’incrocio dei dati previsto dal metodo; ma, mentre la prima esula completamente dalle finalità perseguite dallo studio ed è stata registrata come semplice informazione, la seconda è invece molto importante perché diffusamente presente in alcune zone del territorio e perché può talvolta rappresentare un indizio di potenziale instabilità di un versante. Di conseguenza, com’è già stato esposto, queste manifestazioni sono state inserite nel sistema considerandole come punti instabili a tutti gli effetti, indipendentemente dalle loro dimensioni. Considerazioni su alcune situazioni particolari Nell’area di studio esistono dei fenomeni gravitativi che potremmo definire problematici per quanto riguarda la loro natura; altri, piuttosto particolari per la complessità delle forme che essi assumono, anastomizzandosi con fenomeni attigui o per sovrapposizione di eventi successivi su fenomeni preesistenti; come pure aree potenzialmente instabili ma caratterizzate in prevalenza da movimenti superficiali. Tra i suddetti vari fenomeni possono essere evidenziati e descritti sinteticamente i seguenti che riteniamo maggiormente degni di nota. - Alcune frane esistenti nell’area situata ad est della dorsale Rocca Canterano - Rocca di Mezzo classificate come colate lente, a causa delle loro caratteristiche morfologiche e dimensionali, si sono in realtà originate come frane di scorrimento rotazionale, evolutesi successivamente in colate. Detti fenomeni sarebbero quindi da ritenere più propriamente frane di tipo complesso, ma questa tipologia non è considerata dalla classificazione adottata nell’ambito di questa metodologia. Ciò può, in alcuni casi, evidenziare un valore di acclività del punto origine e/o della nicchia molto elevato rispetto a quello più modesto dell’ammasso della frana, fornendo quindi un’evidente discrepanza tra i valori massimi e minimi di acclività attribuiti ai due tipi di frana, o condizionando addirittura detta attribuzione. - Il particolare stato d’instabilità del versante orientale della predetta dorsale e di quello sottostante l’abitato di Anticoli Corrado, il primo caratterizzato da numerosi ed estesi fenomeni franosi e da varie manifestazioni di soliflusso e il secondo da un’elevata densità di fenomeni rispetto alla sua estensione, dipende in parte dalla litologia dei terreni ivi affioranti, ma soprattutto dagli effetti prodotti dal sovrascorrimento dell’Unità dei Calcari a Briozoi sui Complessi torbiditici alto-miocenici e, conseguentemente, dalla situazione strutturale distensiva associata a detto elemento tettonico che interessa l’intera zona e ne condiziona la morfologia. - Tra le forme derivanti dalla combinazione di più fenomeni, talora anche di diversa tipologia, sono da menzionare le due grandi frane rotazionali situate sul versante idrografico sinistro del Fiume Aniene di fronte all’antico nucleo di Vicovaro; la maggiore delle frane rotazionali GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 27 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 situata sul versante orientale di Anticoli Corrado, sulla cui porzione più elevata si sono impostati in un secondo tempo due fenomeni minori ma dello stesso tipo; l’insieme di frane situato poco a sud-est di Rocca di Mezzo, che forma un unico complesso costituito da più fenomeni di almeno due diverse tipologie. - I versanti moderatamente acclivi circostanti al paese di Mandela, delimitati dai corsi del Torrente Licenza e del Fiume Aniene, sono interessati da un’elevata densità di fenomeni gravitativi dipendenti dalle caratteristiche litologiche della facies marnosa del Membro di Guadagnolo, che localmente è costituito in prevalenza da marne e marne argilloso-siltose alterate. Sebbene la maggior parte dei fenomeni ivi esistenti sia stata inclusa nella tipologia delle Aree interessate da deformazioni superficiali lente (Soliflusso) è da tener presente che tutta l’area è caratterizzata da un elevato grado di potenziale instabilità e che, di conseguenza, si possono innescare frane in rapida evoluzione sia per motivi naturali che a seguito di alterazioni antropiche, anche modeste. - La tipologia delle colate rapide, come mostrato nelle precedenti tabelle, è poco rappresentata numericamente nell’area di studio. Il layer delle frane mostra una loro maggior relativa concentrazione nella zona a NNW del paese di Vicovaro, ove affiora la Formazione della Maiolica, nella quale la stratificazione sottile e l’elevata densità di fratture con spaziatura centimetrica favoriscono la produzione di materiale detritico. Alcuni altri fenomeni sono presenti sui rilievi posti a sud della valle dell’Aniene, impostati nelle formazioni mioceniche calcaree (CBZ3) e marnose o argilloso-marnose (UAM3, SPT1b). Sono inoltre da mettere in evidenza le due seguenti considerazioni derivanti dalle osservazioni effettuate durante i controlli di campagna. La prima consiste nel fatto che la maggior parte delle frane puntuali del tipo rotazionale e, soprattutto, di crollo, appare dipendere da motivi strutturali disgiuntivi, in particolare legati all’orientamento e alla densità dei sistemi di fratture che hanno favorito la disarticolazione di pacchi di strati o di singoli diedri nelle rocce a comportamento prevalentemente rigido. La seconda considerazione riguarda alcune piccole aree franose o singole frane evidenziate in maniera puntiforme nella stesura della cartografia tematica, relative a fenomeni rilevati sulle foto aeree o segnalati da relazioni tecniche raccolte presso l’archivio della Provincia di Roma o provenienti da altra fonte, ma che nel frattempo sono state bonificate realizzando opportune opere di contenimento. Questi tipi di informazioni sono stati comunque inseriti in banca dati ritenendoli di utilità per la caratterizzazione della stabilità dei versanti, così come sono stati segnalati gli evidenti piccoli crolli avvenuti su pareti rocciose a ridosso della sede stradale, sebbene attualmente la pericolosità di nuovi eventi sia stata arginata o ridotta mediante la realizzazione di gabbionate, reti e tiranti. 6.4 LAYER PUNTI STABILI. Seguendo il criterio adottato nel progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università Roma Tre, i punti stabili sono definiti quei punti che si trovano in condizioni di pendenza di versante al di sotto del minimo necessario per l’innesco di fenomeni franosi e ad una certa distanza, ritenuta di sicurezza, dalle zone soggette a dissesto. In realtà, secondo i presupposti del metodo d’analisi della suscettibilità da frana, si è considerato che le zone in cui si realizzano le condizioni di pendenza richieste sono tutte quelle al di fuori delle UTLM e che la distanza di sicurezza da considerare è riferita alle UTLM stesse. Invece di uno sciame di punti stabili, si è ricavato, quindi, un layer di aree stabili, applicando un buffer di 200 metri all’esterno GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 28 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 delle UTLM. Rimane comunque il fatto che questo tipo di dato non influisce sui risultati, poiché non entra nell’elaborazione dei parametri per l’analisi della suscettibilità da frana. 7 ANALISI DELLA SUSCETTIBILITÀ 7.1 PRESUPPOSTI METODOLOGICI Dal punto di vista operativo, i principali metodi presenti in letteratura per giungere alla valutazione della suscettibilità, prevedono l’individuazione di un’unità di terreno di riferimento (o unità di mappatura o dominio omogeneo), definibile come quella porzione di superficie di terreno che contiene una serie di caratteristiche che la differenziano dall’unità adiacente attraverso limiti ben definiti (Hansen, 1984). Sono stati proposti vari metodi per la suddivisione in unità territoriali di riferimento per la determinazione della suscettibilità da frana (Meijerink, 1988; Carrara et alii, 1995; Guzzetti et alii, 1999): Unità Geomorfologica: si basa sull’assunzione che in un ambiente naturale le relazioni fra materiali, forme e processi diano per risultato elementi territoriali che frequentemente sintetizzano differenze di base di ordine geomorfologico e geologico; Matrice di Celle: il territorio viene suddiviso in celle quadrate di dimensioni predefinite che diventano le unità territoriali di riferimento per la mappatura del territorio. Unità Territoriale Omogenea: ogni fattore di instabilità viene descritto mediante poche classi sufficienti ad esprimere la sua variabilità interna e vengono prodotte delle carte tematiche per ciascun fattore di franosità; l’intersezione delle carte tematiche evidenzia porzioni di territorio aventi elementi a comune il cui numero e dimensioni sono funzione dei criteri utilizzati nella classificazione dei fattori di instabilità. Unità di versante: sono unità territoriali derivate in modo automatico da modelli digitali del terreno di alta qualità. Sono sostanzialmente riconducibili a elementi geomorfologici evidenziabili mediante aree di drenaggio superficiale e linee spartiacque. A seconda del processo di versante investigato possono essere usati bacini idrografici di vario ordine oppure soltanto loro porzioni corrispondenti a versanti. La definizione delle unità territoriali di riferimento è necessaria per la creazione di un database di parametri, finalizzato alla descrizione di un determinato fenomeno fisico e alla costruzione di un modello previsionale che tenga conto della distribuzione spaziale e temporale di questi parametri. Sarebbe inoltre sbagliato non ricordare che i modelli di suscettibilità e la scelta dell’unità di terreno di riferimento sono concettualmente e operativamente correlati; quindi in diversi casi la scelta del metodo per valutare la pericolosità sembra essere la naturale conseguenza del tipo di unità di terreno adottata. Una volta che i fenomeni franosi e i parametri di instabilità sono stati immagazzinati in un database mediante l’utilizzo di un GIS, vari metodi possono essere applicati per ordinare e pesare i parametri di instabilità e assegnare diversi livelli di suscettibilità. Questo specifico obbiettivo può essere raggiunto attraverso vari percorsi (Brabb, 1984; Hansen, 1984; Carrara 1989; Van Westen, 1993). I più appropriati per il presente lavoro sono i metodi qualitativi, basati su di un unico modello concettuale che consiste delle seguenti fasi: GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 29 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 inventario e realizzazione di una carta delle frane sulla regione in studio o in un sottoinsieme di essa (area di prova); identificazione e realizzazione di carte tematiche per quei parametri geomorfologici che sono ritenuti direttamente o indirettamente correlati con l’instabilità dei versanti; stima del contributo di ogni parametro all’instabilità del versante; classificazione della regione in studio in domini di diverso grado di suscettibilità da frana. In generale i metodi qualitativi (detti anche metodi euristici o diretti) si basano interamente sul giudizio della persona o delle persone che conducono la valutazione della suscettibilità da frana, attraverso però l'elaborazione di parametri predefiniti. I dati sono acquisiti da osservazioni di campagna e dall'interpretazione di foto aeree. 7.2 METODOLOGIA OPERATIVA Per questo studio, come per gli studi precedenti sul territorio della Provincia di Roma, è stata applicata integralmente la metodologia, definita come Metodologia ENEA – Roma TRE, elaborata per il progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, tra il 2006 e il 2007, per assicurare la continuità di analisi e la confrontabilità dei risultati, alla quale sono state apportate solo le modifiche dovute soprattutto alla diversità delle condizioni geologiche e geomorfologiche dell'area studiata. La descrizione della metodologia è riportata qui di seguito, con le varianti che sono state ritenute opportune per questo progetto. Si tratta di una metodologia essenzialmente qualitativa derivata dal metodo di sovrapposizione di dati tematici indicizzati. L’evoluzione principale rispetto alla semplice sovrapposizione di mappe (overlay mapping) riguarda due passaggi: 1. in primo luogo vengono individuati e classificati i Parametri discriminanti (PD) che rappresentano le condizioni necessarie ma non sufficienti per il verificarsi di una data tipologia di frana; 2. secondariamente vengono analizzati tutti i Parametri predisponenti (PP), cioè i fattori di qualsiasi natura che concorrono, direttamente o indirettamente, ad aggravare le condizioni di stabilità, ma non sono sufficienti a determinarla. L’analisi procede separatamente per ciascuna tipologia di frana che sia stata individuata nell’area di studio. Nel caso specifico, la tipologia delle frane per scorrimento traslativo non è stata trattata, poichè la presenza di un solo caso di questo tipo nell’area di studio non permetteva di ottenere dei risultati significativi. I parametri discriminanti sono la geologia, considerata come unità litotecnica su cui è impostata la superficie di rottura e la pendenza del versante. L’intersezione in ambiente GIS dei tipi litotecnici con i relativi intervalli di pendenza, identifica per tutta l'area di studio le aree ove sussistono le condizioni necessarie ma non sufficienti per cui quell’area sia suscettibile ad una certa tipologia di fenomeno: tali aree vengono dette Unità Territoriali Lito-Morfometriche (UTLM). La prima zonazione per parametri discriminanti “discrimina”, appunto, le aree in cui sussistono entrambe le condizioni di substrato litologico e pendenza che l’inventario delle frane ha permesso di riconoscere all’origine di almeno un fenomeno. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 30 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Naturalmente, in base a tale distinzione fondamentale, è anche possibile escludere il territorio in cui non si realizzano le condizioni discriminanti e quindi organizzare le successive fasi di rilevamento e analisi. La definizione delle UTLM procede quindi attraverso l'identificazione delle classi di pendenza e delle unità litotecniche, su cui ricadono dei punti instabili, associati a ciascuna delle sei tipologie di dissesto. Successivamente, viene condotta un'analisi critica dei punti instabili che si trovano in condizioni di pendenza inferiori al limite di pendenza assunto come necessario per l'innesco di fenomeni e che dipende da ciascuna tipologia di frana. Questi punti vengono esclusi dalle elaborazioni successive, ma esaminati nelle loro caratteristiche e mantenuti in un archivio separato. In generale si tratta di dissesti puntiformi e/o areali di piccole dimensioni, legati ad attività antropiche localizzate, o a sbancamenti lungo le strade, dei quali potrà essere tenuto conto per quanto significano, ma che, se inseriti nell'analisi della suscettibilità, potrebbero alterarne i risultati. Le UTLM così definite sono state mantenute come prodotto intermedio all'interno del progetto "Franarisk_rm_2012", in quanto rappresentano il primo livello di individuazione delle aree dove è presente un rischio di frana, che dovrà essere successivamente definito in base ai parametri predisponenti. Il rapporto tra tipologia di frana, unità litotecnica e pendenza del versante, che stabilisce l'insieme dei fattori discriminanti in base ai quali sono definite le UTLM, è mostrato nella tabella 7.1 che segue, dove sono indicate le occorrenze di punti instabili per unità litotecniche e per intervalli di pendenza. Tab. 7.1: Numero di frane rilevate per tipologia, classe litotecnica e intervallo di pendenza. SOLIFLUSSI Sigla Lito Unità Lito numero Ar Ca Cg Cs MC MCa MP Pt c d t arenarie con intercalazioni pelitiche calcareniti e calcari conglomerati calcari stratificati marne e calcari marne e calcareniti marne e peliti piroclastico, tufo litoide colluvioni/eluvioni detriti travertini 29 25 4 21 85 8 3 1 5 6 2 totale 189 pendenza minima 7 9 8 8 6 9 18 10 6 7 28 pendenza massima 37 39 19 39 33 27 30 10 16 22 29 pendenza media 21,45 23,80 14,25 16,67 14,93 16,75 22,33 10,00 9,80 16,33 28,50 pendenza minima 14 8 13 7 10 9 12 10 pendenza massima 43 55 39 35 10 9 12 10 pendenza media 27,77 32,58 20,21 16,67 10,00 9,00 12,00 10,00 COLATE LENTE Sigla Lito Unità Lito numero Ar Ca Cs MC MP Mca Pt d arenarie con intercalazioni pelitiche calcareniti e calcari calcari stratificati marne e calcari marne e peliti marne e calcareniti piroclastico, tufo litoide detriti 13 12 14 21 1 1 1 1 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 31 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 z totale frana 2 totale 66 13 20 16,50 pendenza minima 10 12 11 11 21 pendenza massima 12 25 25 11 38 pendenza media 11,00 18,00 19,67 11,00 29,50 pendenza minima 16 15 32 15 12 16 13 12 12 24 pendenza massima 37 55 32 32 37 39 13 12 40 24 pendenza media 26,20 31,37 32,00 23,50 19,17 31,50 13,00 12,00 29,60 24,00 pendenza minima 9 9 7 10 7 17 8 33 44 22 25 17 pendenza massima 47 67 8 34 45 17 14 33 44 23 32 43 pendenza media 23,26 26,53 7,50 20,41 20,15 17,00 11,00 33,00 44,00 22,50 28,50 29,25 COLATE RAPIDE Sigla Lito Unità Lito numero Ca Cs MC MP z totale calcareniti e calcari calcari stratificati marne e calcari marne e peliti frana 2 3 6 1 2 totale 14 FRANE DI CROLLO Sigla Lito Unità Lito numero Ar Ca Cg Cs MC MP Mca c d t totale arenarie con intercalazioni pelitiche calcareniti e calcari conglomerati calcari stratificati marne e calcari marne e peliti marne e calcareniti colluvioni/eluvioni detriti travertini 10 65 1 14 23 4 1 1 5 2 totale 126 FRANE DI SCORRIMENTO ROTAZIONALE Sigla Lito Unità Lito numero Ar Ca Cg Cs MC MP Mca Poz c d lc z totale arenarie con intercalazioni pelitiche calcareniti e calcari conglomerati calcari stratificati marne e calcari marne e peliti marne e calcareniti piroclastico, Pozzolane colluvioni/eluvioni detriti deposito lacustre frana 38 55 2 17 52 1 2 1 1 2 2 8 totale 181 FRANE DI SCORRIMENTO TRASLATIVO Sigla Lito Unità Lito numero MC marne e calcari 1 pendenza pendenza pendenza minima massima media 23 23 23 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 32 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 I parametri predisponenti sono rappresentati dalle condizioni geomorfologiche, morfometriche, litotecniche, tettoniche e di uso del suolo il cui contributo, differenziato per ciascuna tipologia di fenomeno franoso, determina la maggiore o minore suscettibilità. Essi non bastano a determinare la suscettibilità di un’area, ma il loro contributo distinto permette di qualificare un’area già riconosciuta suscettibile in base ai soli parametri discriminanti (UTLM). I parametri riconosciuti sono i seguenti: PARAMETRI DISCRIMINANTI (PD) PARAMETRI PREDISPONENTI (PP) Unità litotecnica Uso del suolo Pendenza Tipo di contatto litologico Zona tettonica per sistema di faglie Zona tettonica per dominio strutturale Rapporto giaciturale per Unità di Versante Litologia Esposizione per Unità di Versante Pendenza Distanza da asse viario I dati relativi al parametro Unità litotecnica si riferiscono alla Carta Litotecnica derivata dalla Carta Geologica realizzata appositamente per questo studio (vedi capitoli 4 e 5 di questo Rapporto). Il DEM che è servito per ricavare i parametri Pendenza ed Esposizione, è stato costruito a partire dai dati altimetrici esistenti. Sono state acquisite nella banca dati le curve di livello esistenti in forma digitale derivate dalla base IGM 1:25.000, con equidistanza di 25 metri. Tuttavia, data la forte acclività media dell’area di studio, l'equidistanza di 25 metri è risultata sufficiente a fornire una base dati che permettesse di applicare la metodologia di analisi. Dai dati di cui sopra è stato costruito un DEM, con passo di 10 metri e in certi casi di 1 metro, utilizzato nelle elaborazioni per l'analisi di suscettibilità sull'area, oggetto di questo studio. Come Uso del suolo è stato impiegato lo strato informativo fornitoci dal Servizio Geologico Provinciale e realizzato dalla Regione Lazio nel 2003 in scala nominale 1:25.000, il cui contenuto informativo è riferito alla legenda derivata da quella del CORINE Land Cover con dettaglio fino al 3° livello. Il Tipo di contatto litologico rappresenta la discontinuità che si crea su di un versante al passaggio tra due litologie a comportamento differente. Il parametro è valutato su di una fascia di 20 metri a monte e 20 metri a valle del contatto litologico. Non sono stati presi in considerazione nella valutazione i contatti tra litologie del substrato e depositi di copertura e tra i diversi depositi di copertura, anche se questi sono entrati nel calcolo statistico che ha portato alla definizione del valore del parametro da utilizzare nella valutazione della suscettibilità. Nella nostra area di studio, le tipologie di contatto che sono state considerate sono quindi le seguenti: LITOLOGIA A MONTE LITOLOGIA A VALLE alternanza rigido e duttile rigido rigido alternanza rigido e duttile GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 33 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 rigido granulare duttile duttile da litoide a granulare Come si può notare, nonostante la varietà di litologie affioranti nell'area, le combinazioni di contatto significative per gli scopi dell’analisi sono relativamente poche. La Zonazione tettonica per sistema di faglie, consiste nella valutazione dell'influenza dei singoli elementi tettonici nella determinazione del rischio di dissesto. La Zonazione tettonica per dominio strutturale, invece, si riferisce alla deformazione “diffusa” in funzione dei sistemi tettonici locali e regionali. In realtà nella nostra area di studio, le faglie presenti sono piuttosto frequenti e tutte sufficientemente vicine da poter costituire un dominio strutturale. Per cui, per tenere conto dell’interferenza tra le faglie e analizzare la zonazione per domino strutturale è stato scelto un buffer d'influenza di 200 m, in modo che un solo parametro è stato considerato come espressione del contributo di questo tipo di dato alla valutazione della suscettibilità. Per la spazializzazione del Rapporto giaciturale fra il versante e la giacitura degli strati, l’intera area di studio è stata suddivisa, tramite analisi del DEM, in Unità di Versante caratterizzate dall’omogeneità della pendenza e dell’esposizione. La pendenza è espressa in 5 classi (0°-20°, 20°-30°, 30°-40°, 40°-50°, 50°-80°). Naturalmente le aree al di sotto del limite inferiore considerato necessario per l’innesco per ciascuna tipologia di frana sono escluse già a livello di calcolo delle UTLM. Il parametro esposizione è stato classificato per ottanti, secondo classi centrate su N, NE, E, SE, S, W, W, NW. La successiva analisi GIS ha permesso di caratterizzare ciascuna Unità di Versante attraverso l'incrocio, prima tra l'esposizione del versante e l'immersione degli strati e successivamente tra la pendenza del versante e la pendenza degli strati. Il parametro rapporto giaciturale, in funzione della propensione al dissesto, è quindi espresso dalle seguenti classi: esposizione versante rispetto ad immersione giacitura fino a 45° fino a 45° da 45° a 90° da 45° a 90° da 90° a 135° da 135° a 180° pendenza giacitura rispetto a pendenza versante minore o uguale maggiore minore o uguale maggiore qualsiasi qualsiasi rapporto giaciturale franapoggio con inclinazione strati <= pendio franapoggio con inclinazione strati > pendio frana-traverpoggio con inclinazione strati <= pendio frana-traverpoggio con inclinazione strati > pendio traverpoggio reggipoggio Per la rappresentazione della Distanza da asse viario è stato considerato un intorno significativo relativamente alla viabilità provinciale, considerando massimo il contributo di tale parametro nei primi 6 metri di distanza dall’asse viario e tendente gradualmente all’annullamento oltre i 20 metri. Tale parametro intende qualificare il contributo all’instabilità di versante dato dai tagli stradali come elementi di discontinuità nel profilo del versante. Nelle aree dove la pendenza del versante è inferiore al limite minimo considerato e che quindi non rientrano nell'analisi della suscettibilità, questo parametro è servito a giustificare una serie di punti instabili che sono stati esclusi dall'analisi perchè non ricadenti in nessuna delle UTLM. Operativamente, nella procedura di analisi della suscettibilità, sono stati spazializzati tutti i parametri predisponenti attraverso la realizzazione di uno strato informativo per ogni tematismo. Tutti gli strati informativi sono costituiti da layer in formato ESRI GRID con cella di 10 metri. L’integrazione in ambiente GIS degli strati informativi relativi a ciascun parametro e il layer dei GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 34 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 punti instabili, ha permesso di caratterizzare i punti instabili in funzione di una specifica combinazione di parametri predisponenti. In seguito al rilevamento e alla valutazione dei fenomeni reali, i parametri predisponenti sono stati classificati in funzione del contributo all’insorgenza di un fenomeno franoso. Alle varie classi di ogni parametro predisponente, e separatamente per ogni tipologia di frana, è stato attribuito un indice (i) crescente (da 0 a 9) in funzione del contributo di ciascuna classe all’instabilità. In questo modo per ogni parametro predisponente è stata realizzata una tabella in cui per ciascuna classe vengono riportati i valori degli indici relativamente a ciascuna tipologia di frana. A ciascun parametro, poi, viene attribuito un peso che esprime il contributo del parametro nel suo insieme, rispetto agli altri parametri, indipendentemente dalla tipologia di frana. L'attribuzione degli indici alle singole classi e dei pesi ai parametri, ha seguito, come nei progetti precedenti, un approccio euristico, basato comunque, per quanto possibile, su di un'analisi preliminare di tipo statistico. Dal momento che gli indici sono espressi da numeri, tale relazione si può configurare come una funzione matematica. Per non appesantire l’elaborazione e consentire un approccio intuitivo alla procedura si è scelta una funzione elementare ma sufficientemente efficace: la Funzione di Suscettibilità proposta è sostanzialmente una somma pesata degli indici associati ai parametri predisponenti, applicata alle sole UTLM che verificano le condizioni discriminanti. La funzione generale applicata per il calcolo della suscettibilità di ciascun fenomeno franoso (f) è la seguente: S f I geol I pend dove: Sf Igeol Ipend in Pn i n n Pn n Pn : Suscettibilità alla tipologia di fenomeno franoso f : indice del parametro discriminante geologia : indice del parametro discriminante pendenza : indice del parametro predisponente n-simo : peso del parametro predisponente n-simo I parametri discriminanti hanno indice 0 o 1 a seconda, rispettivamente, che non sussistano o che sussistano le condizioni che danno luogo a suscettibilità. Di conseguenza il primo fattore assume significato (1) solo se sussistono entrambe le condizioni di geologia e pendenza perché esista suscettibilità non nulla, in pratica se la cella in esame rientra nella UTLM di quella tipologia di frana. Il secondo fattore rappresenta al numeratore la vera e propria somma degli indici i relativi agli n parametri predisponenti considerati moltiplicati per il peso P, che serve a bilanciare il contributo di ciascun parametro; al denominatore invece presenta la somma dei pesi P, necessaria alla normalizzazione del risultato secondo la stessa scala degli indici (da 0 a 9). Naturalmente l’attribuzione degli indici è stata ricavata dalle osservazioni di terreno e dalla preanalisi statistica succitata, ma la semplicità e la flessibilità della funzione consente di intervenire facilmente sugli indici e/o sui pesi per tarare il modello, in modo da renderlo il più possibile coerente con le osservazioni. Inoltre è possibile correggere le inevitabili approssimazioni determinate dalla non perfetta conoscenza o possibilità di rappresentazione dei parametri. Il lato negativo della metodologia sta nel fatto che i valori dei parametri sono attribuiti in base alla casistica dei fenomeni rilevati e sono quindi strettamente dipendenti dalle condizioni dell'area studiata. Per dare un esempio, il valore massimo di pendenza rilevato per una frana di scorrimento rotazionale, di 67°, è dovuto al semplice fatto che nell'area non esistono zone significati35 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 ve con pendenze maggiori. Questo aspetto limita la confrontabilità di aree vicine ma studiate separatamente, in quanto i parametri su cui si basa l'analisi di suscettibilità hanno valori diversi. 8. SERIE STORICHE DELLA PIOVOSITÀ I dati pluviometrici storici relativi all’area di studio sono acquisibili direttamente dal sito internet della Regione Lazio (www.idrografico.roma.it), sul quale sono reperibili gli Annali Idrologici compilati dall’attuale Ufficio Idrografico e Mareografico, iniziati con l’anno 1951 e la cui edizione attualmente consultabile, si riferisce ai dati fino al 2002. Dati più recenti sono ricavabili, nello stesso archivio, dai Bollettini Idrologici, dove sono riportati i dati cumulativi mensili della piovosità, dal 2004 al 2012, ma non continuativamente per tutte le stazioni. Dai suddetti archivi sono stati tratti i dati utilizzati nelle analisi condotte per questo studio. Tra tutte le stazioni pluviometriche che in qualche modo contengono dati rilevanti per l’area in esame, appartenenti al sottobacino Tevere XIV – Aniene. Le uniche che presentano una certa continuità di registrazione e i cui dati sono rilevanti per l’area di studio, sono due, quella di Frascati e quella di Subiaco S. Scolastica, la prima posta circa 25 Km a Sud-Ovest, la seconda poco fuori a Sud-Est dell’area di studio. La serie storica dei dati presi in considerazione si riferisce all’arco temporale 1982-2012, con un’unica lacuna, relativa all’anno 2003. Negli Annali Idrologici sono riportate le seguenti tabelle: Tab I – Osservazioni pluviometriche giornaliere. Tab II – Totali annui e riassunti dei totali mensili della quantità delle precipitazioni. Tab III – Precipitazioni di massima intensità registrate ai pluviografi. Tab IV – Massime precipitazioni dell’anno per periodi di più giorni consecutivi. Tab V – Precipitazioni di notevole intensità e breve durata registrate ai pluviografi. Fig. 8.1 – Esempio di tabelle relative alle osservazioni pluviometriche giornaliere. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 36 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Dalle tabelle relative alle osservazioni pluviometriche giornaliere (Tab. I, vedi Fig. 8.1) sono stati tratti i dati per l'analisi dei rapporti tra piovosità e dissesti (Cap. 10.1). Dalle tabelle dei totali annui e riassunti dei totali mensili della quantità delle precipitazioni (Tab. II) sono stati tratti i dati, tabulati in due archivi all’interno del progetto Franarisk_rm_2012, "TabII_piovosità.xls" e "Grafici_TabII.xls", che sono serviti ad elaborare i diagrammi delle serie temporali di piovosità per l’intero intervallo considerato, per le singole stazioni (Fig. 8.2) e la media di tutte le stazioni delle piovosità totali annue (Fig. 8.3). Piovosità m ensili totali - Stazione di Frascati 400,0 300,0 mm/mese 200,0 100,0 Mag '05 Lug '06 Sett '07 Nov '08 Gen '10 Mar '11 Mag '12 Mag '05 Lug '06 Sett '07 Nov '08 Gen '10 Mar '11 Mag '12 Mar '04 Gen '03 Nov '01 Lug '99 Sett '00 Mag '98 Mar '97 Nov '94 Gen '96 Sett '93 Lug '92 Mag '91 Mar '90 Gen '89 Nov '87 Sett '86 Lug '85 Mag '84 Mar '83 Gen '82 0,0 Mesi Piovosità m ensili totali - Stazione di Subiaco S. Scolastica Mar '04 Gen '03 Nov '01 Lug '99 Sett '00 Mag '98 Mar '97 Nov '94 Gen '96 Sett '93 Lug '92 Mag '91 Mar '90 Gen '89 Nov '87 Sett '86 Lug '85 Mag '84 Mar '83 Gen '82 mm/mese 500,0 400,0 300,0 200,0 100,0 0,0 Mesi Fig. 8.2 – Andamento della piovosità mensile nelle 2 stazioni considerate. Piovosità totali annue - media delle due stazioni mm/anno 1500,0 1000,0 500,0 0,0 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 Anni Fig. 8.3 – Piovosità totali annue, media delle 2 stazioni considerate. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 37 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Dal diagramma della Fig. 8.3, si rileva che gli anni più piovosi sono stati: 1984, 1996, 2004, 2008e 2010, con valori tra 1200 e 1400 mm e che l'andamento medio si attesta su valori compresi tra 600 e 800 mm. Confrontando i dati delle due stazioni, si nota, dai diagrammi di Fig. 8.2, che, mentre a Frascati i picchi più alti si mantengono al di sotto di 250 mm, con un solo caso che arriva a 300 mm, a S. Scolastica, numerosi picchi arrivano a 300 mm e 4 li superano, arrivando anche a toccare i 400 mm, come è comprensibile, data la posizione di questa stazione all’interno di rilievi montagnosi. Per la sua posizione, è da ritenere che la stazione di S. Scolastica sia più rappresentativa di Frascati per la situazione dell’area di studio. Per ambedue le stazione sono state elaborate anche le medie mensili per tutto l'intervallo temporale considerato (Fig. 8.4) e l'istogramma di frequenza (Fig. 8.5.) mm Medie mensili nell'intevallo 1982-2012 - Stazione di Frascati 140 120 100 80 60 40 20 0 G F M A M G L A S O N D Mesi Medie mensili nell'intevallo 1982-2012 - Stazione di Subiaco S. Scolastica 200 mm 150 100 50 0 G F M A M G L A S O N D Mesi Fig. 8.4 – Media delle piovosità mensili nell'intervallo 1982-2012. I diagrammi di Fig. 8.4, mostrano un andamento abbastanza allineato con le medie dell'Italia centrale, con la massima piovosità distribuita nei mesi autunnali di Ottobre, Novembre e Dicembre. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 38 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Frequenza della piovosità mensile nel periodo 1982-2012 Stazione di Frascati 120 100 numero di mesi 80 60 40 20 0 <30 30-60 60-100 100-150 150-200 >200 mm/mese Fig. 8.5 – Istogramma di frequenza della piovosità mensile nelle due stazioni. Dall'istogramma di Frascati si rileva che la distribuzione della piovosità mensile si concentra intorno a valori compresi tra meno di 30 mm e 100 mm (274 mesi su 356 considerati) e solo 9 casi superano i 200 mm. Il mese più piovoso in assoluto del periodo, a Frascati, è Dicembre 2008, con 297,4 mm. Nella stazione di S. Scolastica si nota una distribuzione più ampia della piovosità mensile, tra meno di 30 mm e 150 mm, con le frequenze più alte nei valori tra 60 e 150 mm (161 mesi su 356 totali rappresentati). Inoltre i mesi con frequenze superiori a 200 mm sono in questo caso 33. Il mese più piovoso in assoluto, a Subiaco S. Scolastica è il Novembre 1991 con 407,8 mm, seguito a breve distanza dal Novembre 2010 con 355,8 mm. Nell’arco dei 30 anni considerati, i mesi più piovosi sono risultati, a Frascati Ottobre, Novembre e Dicembre, con 6 anni su 30 ciascuno, mentre a Subiaco S. Scolastica sono Novembre e Dicembre, ognuno con 8 anni su 30. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 39 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 9. STUDIO DELLA SISMICITÀ STORICA 9.1 INTRODUZIONE Questo paragrafo, parzialmente modificato ed aggiornato, riporta gran parte di quanto già contenuto nella relazione finale, datata aprile 2009, relativa al precedente studio eseguito tra il 2008 e il 2009 da Geomap srl e Agristudio srl, utilizzando la stessa metodologia messa a punto nello studio pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università Roma Tre tra il 2006 e il 2007. Lo studio della sismicità storica dell’area ha come scopo quello di definire il massimo grado di intensità sismica registrato nell’area al fine di valutare la possibilità di eventi sismici come possibili fattori di innesco di fenomeni franosi. La ricerca si è basata sull’analisi dei dati bibliografici e delle banche dati della sismicità storica e strumentale dell’INGV. I dati di sismicità dell’area sono stati rivisti e aggiornati attraverso l’analisi delle fonti storiche e dei cataloghi sismici da Molin e altri, all’interno di uno studio sulla sismicità della Valle dell’Aniene effettuato in seguito alle scosse sismiche avvenute nel versante meridionale dei Monti Ruffi nel marzo 2000 (Molin et alii, 2002). La costruzione del catalogo dei terremoti di origine locale è stata condotta essenzialmente aggiornando e incrementando i dati estratti dal Catalogo dei terremoti italiani del CNR-Progetto Finalizzato Geodinamica (CNR-PFG; Postpischl, 1985), il più recente che contenga scosse di ogni intensità e tipologia, e il Catalogo macrosismico del Lazio di Dell’Olio & Molin (inedito). Sono stati inoltre utilizzati i risultati ottenuti dalle ricerche di sismologia storica svolte dall’ING relativamente all’area Aniene-bassa Sabina (Molin et alii, 2002). Per quanto riguarda le fonti informative relative ai terremoti di origine locale, le indagini sono state condotte attraverso la ricerca di nuova bibliografia, il recupero dei lavori pubblicati dopo il 1980, la consultazione di giornali ed il reperimento di documentazione inedita presso biblioteche di Roma, la Biblioteca del Monumento Nazionale di Subiaco (BMNS) e l’Istituto Nazionale di Geofisica (ING), dove sono attualmente conservate le cartoline sismiche pervenute all’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica (o Geofisica, o Ecologia Agraria) di Roma (UCMG) dal 1900 al 1975 circa (Molin et alii, 2002). Per le scosse caratterizzate da Io>V grado MCS sono stati anche consultati il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, il Catalogo dei forti terremoti in Italia dell’Istituto Nazionale di Geofisica e SGA storia geofisica ambiente, e NT4.1, un catalogo parametrico di terremoti di area italiana del Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, nonché i relativi database macrosismici. Per le scosse posteriori al 1980 sono stati utilizzati anche i dati sismometrici e macrosismici forniti dall’Istituto Nazionale di Geofisica, dati che hanno permesso di prolungare il catalogo fino al luglio 2000. Anche per quanto riguarda l’esame dei più importanti terremoti di origine esterna, quasi tutti caratterizzati da intensità epicentrali relativamente elevate, si è fatto in genere riferimento al catalogo CPTI e quindi ai database macrosismici dei cataloghi del GNDT e di INGSGA. Nella Tabella 19.1 è riportato l’elenco completo degli eventi sismici dell’area considerati nelle indagini. Per ogni terremoto sono riportati: - data e ora dell'evento; - numero delle località interessate (punti d’intensità, np) di cui si ha notizia; - intensità massima osservata (Ix) ed intensità epicentrale (Io); GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 40 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 - coordinate epicentrali derivate da dati macrosismici o, per eventi recenti, da registrazioni strumentali; valori di magnitudo (Ml, Ms ed Md) reperiti in letteratura; area origine, rappresentata da una sub-regione sufficientemente conosciuta da permettere una rapida individuazione dell’area in cui ha avuto origine l’evento. Tab 9.1 - Catalogo dei terremoti risentiti nell’area di studio (da Molin et alii, 2002) anno me gi or mi se np Ix Io lat.N lat.E Ml Ms Md area origine 1216 1227 1298 1299 1348 1349 1349 1456 1461 1654 1703 1703 1706 1759 1766 1766 1830 1830 1831 1831 1855 1867 1868 1868 1871 1871 1872 1873 1873 1873 1874 1875 1876 1876 1876 1876 1877 1877 1877 1877 1877 1879 1879 1886 1886 1887 1888 1888 1890 1890 1890 12 12 09 09 12 11 07 01 02 11 01 01 01 01 10 11 01 12 08 10 09 12 02 01 01 04 10 12 07 07 07 08 01 03 08 08 08 05 08 09 09 12 09 09 02 02 05 01 01 09 09 05 26 23 14 02 03 09 09 02 02 24 18 03 22 01 11 23 15 20 14 02 05 19 30 30 08 02 18 23 24 24 31 23 05 05 28 16 16 27 27 04 09 21 00 18 11 13 00 01 02 21 23 16 06 02 03 08 09 05 13 20 22 02 02 01 23 22 22 02 05 07 23 23 23 22 00 00 04 23 18 30 25 05 30 30 30 10 30 30 30 55 05 20 53 30 40 45 50 25 40 20 30 45 46 27 1 - 1 D 7 1 1 22 24 199 10 44 196 70 99 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 3 1 1 1 1 2 1 1 1 5 1 1 2 1 1 9 3 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 D 95 D D 100 100 110 100 100 110 100 105 F D D F F F F F 45 45 F 45 45 F 45 30 50 20 20 30 50 20 30 45 40 30 70 45 40 50 50 55 30 35 35 35 45 50 85 95 100 100 100 95 110 100 95 45 45 45 45 45 30 50 20 20 30 50 20 30 45 40 30 70 45 40 50 50 55 30 35 35 35 45 50 42.550 42.170 41.480 41.302 42.308 41.630 42.680 42.470 42.080 41.925 41.925 41.925 41.925 41.925 41.925 41.925 41.942 41.925 41.925 41.802 41.925 41.925 41.877 41.925 41.925 41.720 41.897 41.906 41.925 42.025 42.025 41.925 41.926 41.926 41.926 41.926 41.926 12.830 13.380 14.070 14.711 13.543 13.680 13.120 13.200 14.080 13.095 13.095 13.095 13.095 13.095 13.095 13.095 13.037 13.095 13.095 13.336 13.095 13.095 12.993 13.095 13.095 13.350 13.102 13.200 13.095 12.994 12.994 13.095 13.231 13.231 13.231 13.231 13.231 - - - Alto Aniene Alto Aniene Reatino Alto Aniene Alto Aniene Aquilano Frusin.-Molise Molise Aquilano Frusinate Area di Norcia Aquilano Maiella Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Monti Ernici Alto Aniene Alto Aniene M.ti Prenestini Alto Aniene Alto Aniene Frusinate Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 41 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 anno me gi or mi se np Ix Io lat.N lat.E Ml Ms Md area origine 1891 1891 1891 1891 1891 1891 1891 1892 1894 1894 1896 1896 1897 1897 1897 1899 1899 1900 1901 1902 1903 1903 1903 1904 1904 1904 1905 1906 1907 1907 1907 1907 1908 1908 1908 1912 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1915 1916 1916 1916 1916 1917 1918 1918 1918 01 01 05 05 05 07 09 01 10 12 01 06 09 09 09 02 02 10 07 07 02 02 04 02 02 02 12 04 01 01 06 11 03 12 12 01 01 01 01 01 01 01 01 01 01 03 05 10 10 10 10 01 02 02 08 11 01 01 05 08 18 09 09 09 31 01 22 29 27 04 06 04 04 05 10 10 08 31 19 18 19 29 25 25 25 08 19 18 19 26 23 20 19 19 26 13 14 14 14 15 17 18 21 22 22 02 03 05 06 07 27 09 10 16 29 10 10 08 04 07 00 01 01 06 12 21 03 17 03 20 19 22 03 04 05 16 10 22 22 04 01 04 05 19 01 21 04 01 02 22 02 12 21 20 06 01 02 07 04 22 13 12 20 02 04 14 20 17 16 00 21 03 06 18 01 09 01 30 29 16 15 45 07 25 58 34 45 27 20 05 05 38 11 25 45 36 53 43 22 09 03 25 17 16 25 40 41 32 30 11 30 52 50 42 17 11 41 58 29 14 38 49 14 40 39 36 52 04 50 25 59 15 15 02 05 33 40 18 28 54 06 43 43 02 50 31 19 22 02 28 56 26 59 50 27 20 42 1 4 42 1 1 4 2 81 13 2 1 5 8 8 7 1 1 1 1 1 1 2 1 9 1 11 12 11 11 7 21 5 1 7 1 1049 11 8 12 1 4 2 8 6 7 4 1 1 5 2 2 32 1 1 10 3 2 28 40 25 55 F F 35 50 70 55 35 40 40 50 40 45 45 35 45 35 25 40 40 40 35 40 30 30 30 30 40 50 40 20 40 40 110 45 45 55 30 35 35 45 45 50 45 40 F 45 40 35 45 30 30 40 50 40 50 40 25 50 30 50 65 50 35 40 40 50 40 45 45 35 45 35 25 40 40 30 30 30 30 40 45 40 40 40 110 45 40 35 45 30 30 40 50 40 45 41.926 41.925 41.812 41.925 41.926 41.725 42.023 41.987 41.926 41.893 41.926 41.926 41.926 41.926 41.926 41.925 41.926 41.926 41.926 41.906 41.988 41.926 41.926 41.926 41.926 41.800 41.965 41.926 41.926 41.967 41.926 41.926 41.925 41.917 41.926 41.925 41.925 41.873 41.925 41.735 13.231 13.095 13.480 13.163 13.231 12.712 12.938 12.937 13.231 13.338 13.231 13.231 13.231 13.231 13.231 13.095 13.231 13.231 13.231 13.200 13.068 13.231 13.231 13.231 13.231 13.337 13.256 13.231 13.231 13.667 13.231 13.231 13.095 13.154 13.231 13.095 13.095 13.198 13.095 13.336 68 41 41 46 45 41 - 70 40 44 46 - - Alto Aniene Alto Aniene Val Roveto Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Colli Albani Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Marsica MarsicaMarsicaAlto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Monti Ernici Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Marsica Marsica Marsica Marsica Marsica Marsica Marsica Marsica Marsica Marsica Marsica Marsica Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Monti Ernici GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 28 38 40 35 46 - 42 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 anno me gi or mi se np Ix Io lat.N lat.E Ml Ms Md area origine 1919 1919 1919 1923 1923 1924 1924 1924 1924 1927 1927 1933 1933 1941 1941 1941 1941 1941 1941 1941 1942 1942 1942 1946 1961 1961 1961 1961 1961 1961 1979 1980 1982 1982 1982 1982 1990 1996 1998 1998 1999 2000 2000 2000 2000 2000 2000 2000 2000 2000 2000 2000 2000 2000 06 08 10 01 08 08 11 11 11 01 01 08 08 03 07 09 09 09 11 12 03 11 11 04 03 04 04 04 04 07 09 12 04 05 06 09 06 11 05 08 10 01 03 04 04 05 05 05 05 06 06 06 06 07 06 15 18 12 12 02 20 24 28 20 21 13 13 15 26 08 11 18 10 07 22 05 15 29 30 10 12 12 12 18 19 28 26 26 11 29 19 09 12 19 15 01 11 08 18 21 26 28 29 21 23 27 28 17 15 13 18 12 10 03 09 06 08 18 02 03 03 19 01 16 13 02 10 22 10 14 06 00 22 06 00 01 03 20 21 00 04 20 08 12 02 19 21 08 23 23 10 18 21 18 10 09 23 03 07 07 19 09 16 54 19 18 30 35 05 05 45 16 50 42 55 30 55 28 59 10 38 43 19 05 55 43 45 24 35 55 33 33 31 49 42 55 46 13 52 52 35 25 07 41 12 29 01 47 47 32 58 10 04 45 16 16 53 46 10 37 41 44 29 39 03 58 06 30 17 06 55 28 26 00 43 35 11 53 07 13 32 03 25 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 8 5 16 2 1 1 1 1 1 1 1 1 19 44 1 1 4 691 0 0 0 0 12 40 0 0 0 0 0 7 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 30 35 45 20 30 25 30 30 20 45 35 25 20 35 25 70 30 25 20 45 30 20 20 50 F 65 70 45 25 35 85 45 55 60 - 30 35 45 20 30 25 30 30 20 45 35 25 20 35 25 70 30 25 20 45 30 20 20 50 60 65 30 85 40 55 60 - 41.925 41.926 41.925 41.925 41.925 41.925 41.926 41.926 41.925 41.926 41.926 41.925 41.925 41.925 42.011 41.988 41.925 41.925 41.926 41.925 41.925 41.925 41.926 42.009 42.019 42.025 41.906 42.720 41.827 41.984 42.009 42.015 41.971 42.034 41.835 41.948 41.943 41.989 41.973 41.942 41.944 41.929 41.968 41.979 41.982 42.003 41.997 41.972 41.996 41.981 41.955 13.095 13.231 13.095 13.095 13.095 13.095 13.231 13.231 13.095 13.231 13.231 13.163 13.163 13.095 13.089 13.068 13.095 13.095 13.231 13.095 13.095 13.095 13.231 12.988 13.037 13.048 13.132 13.070 13.193 12.957 12.953 12.950 13.051 12.963 13.200 13.291 13.267 13.013 13.035 13.018 13.085 13.004 13.032 13.036 13.034 13.014 13.103 12.971 13.043 13.034 13.020 45 41 41 58 35 30 33 34 38 28 22 27 25 19 25 37 20 20 28 23 36 22 59 - 29 30 31 33 37 34 31 34 34 30 30 43 30 30 32 30 35 31 34 30 40 33 30 Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Valnerina Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene Alto Aniene In totale nella tabella sono elencati 164 eventi di cui: GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 43 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 - n. 6, riportati interamente in corsivo, risultano molto dubbi o inesistenti; di questi quattro sono di epoca medioevale (1216, 1227, 1299 e 1348) e due dell'ultimo secolo, rispettivamente del 31 luglio 1901 e del 19 dicembre 1908; - n. 30, oltre ai sei di cui al punto precedente, sono privi di parametri epicentrali, generalmente non stimabili per scarsità di informazioni; molti di questi corrispondono a probabili repliche segnalate in località dell’Alto Aniene di alcuni importanti terremoti, in particolare di quello del 13 gennaio 1915 (Io=XI grado MCS) con origine nella vicina Marsica; per questi eventi vengono indicate solo data ed intensità massima osservata, mentre l’area origine, essendo incerta, viene riportata in corsivo; - n. 12 rappresentano terremoti di origine esterna che hanno prodotto, o probabilmente prodotto, danni in almeno una località dell’Alto Aniene; i relativi dati macrosismici di base riguardano solo località dell’Alto Aniene; - n. 6 rappresentano terremoti che, dopo le indagini, sono risultati di origine esterna, ma con epicentro in aree immediatamente limitrofe all’Alto Aniene; questi eventi figurano in elenco sia per il fatto che sono stati oggetto di indagini, sia in quanto tra le località più fortemente interessate almeno una appartiene all’Alto Aniene; - n. 110 sono terremoti di origine locale; risultano tutti di epoca piuttosto recente,essendo avvenuti tra il 1867 ed il 2000; di questi n. 90 sono definiti da parametri epicentrali ricavati da dati macrosismici e n. 20, avvenuti dal 1980 in poi, da parametri epicentrali ricavati da dati sismometrici; questi ultimi, caratterizzati da valori di magnitudo ≥3.0, sono stati considerati in quanto, sebbene non si posseggano informazioni sui risentimenti, sono stati molto probabilmente avvertiti dalla popolazione. In Figura 9.1 viene riportata la distribuzione temporale degli eventi sismici nell’area sino al 1998. Fig. 9.1 - Distribuzione temporale degli eventi sismici nell’area sino al 1998 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 44 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Ad integrazione degli eventi registrati nella precedente tabella, nella Tab. 9.2 sono riportati gli eventi avvenuti in aree interne o prossime all’area di studio tra il luglio 2000 e l’aprile 2006, ricavati dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI08aq-Aprile 2009), mentre nella successiva Tabella 9.3 sono riportati quelli con magnitudo pari o superiore a 2,0 avvenuti nella stessa area durante il periodo maggio 2006 - settembre 2012, ricavati dal sito dell’INGV consultando le liste relative a ciascun anno ed estraendo i dati d’interesse disponibili. Tab. 9.2 – Eventi sismici verificatisi tra luglio 2000 e aprile 2006 anno me gi or mi se np Imx Io Lat.N Lon.E area origine 2000 11 13 17 28 28 29 5-6 5 41.951 12.985 Monti Tiburtini 2001 12 20 01 54 09 Monti Tiburtini 2002 10 31 10 32 59 Monti Tiburtini 2003 01 27 04 03 46 64 5-6 5-6 41.773 14.707 Monti Tiburtini 2003 12 30 05 31 38 339 5-6 5-6 41.714 14.851 Monti dei Frentani 2004 10 05 23 12 22 78 5-6 5 41.908 12.995 Monti Tiburtini 2005 03 01 05 41 37 137 5-6 5 41.728 14.964 Monti dei Frentani 2005 08 22 12 02 08 57 Anzio Tab. 9.3 – Eventi sismici verificatisi tra maggio 2006 e settembre 2012 anno me gi or mi se Mag prof Lat.N Lon.E zona sismica 2007 09 24 02 15 14 2,1 7,3 41.922 12.983 Monti Tiburtini-Prenestini 2007 09 25 11 24 56 2,2 10,0 42.047 13.009 Monti Tiburtini-Prenestini 2008 11 18 10 10 38 2,0 10,0 42.040 12.993 Monti Tiburtini-Prenestini 2009 03 12 12 18 27 2,2 17,8 39.881 16.119 Monti Tiburtini-Prenestini 2009 03 20 09 40 52 2,2 17,9 42.024 12.945 Monti Tiburtini-Prenestini 2009 04 22 03 23 44 2,4 8,2 42.108 12.998 Monti Tiburtini-Prenestini 2009 05 27 07 09 39 2,1 9,9 42.047 13.102 Monti Tiburtini-Prenestini 2011 09 11 01 44 22 2,1 9,0 42.173 12.859 Monti Tiburtini-Prenestini 2012 07 14 03 39 10 2,0 7,0 42.031 12.828 Monti Tiburtini-Prenestini 2012 09 09 05 41 09 2,0 7,0 42.088 12.845 Monti Tiburtini-Prenestini 2012 09 10 21 23 57 2,8 4,0 42.098 12.859 Monti Tiburtini-Prenestini Nel periodo documentato nella tabella soprastante sono stati registrati, in altre date e soprattutto nella zona del comune di Arsoli, numerosi terremoti con intensità generalmente compresa tra 1,7 e 1,9. In concomitanza della sequenza sismica dell’Aquila solo l’evento del 22 aprile è stato risentito nella zona di studio. 9.2 SISMICITÀ REMOTA I terremoti con epicentro al di fuori dell’area considerata che hanno prodotto danni nell’Alto Aniene sono riportati in Tabella 9.4 (Molin et alii, 2002), nella quale per ogni evento sono indicati, oltre ai principali parametri, anche l’intensità massima (Iax) con cui è stato risentito, o probabilmente risentito, in una o più località dell’Alto Aniene e la distanza D in km tra l’epicentro GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 45 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 del terremoto e Subiaco (considerato data la presenza del Monastero di Santa Scolastica, sede di un preziosissimo archivio storico). I casi in cui il valore di Iax figura in corsivo significano che, non essendo disponibili osservazioni dirette, quei dati sono stati desunti dall’andamento dei campi macrosismici dei rispettivi terremoti. Tab. 9.4 – Elenco dei terremoti remoti risentiti nella media-alta Valle dell’Aniene (da Molin et alii, 2002) Nella tabella sono riportati 12 eventi, anche se per i terremoti del 1349 e del 1703 si posseggono solo gli effetti cumulati delle due scosse segnalate; in entrambi i casi, tuttavia, gli effetti prodottisi in Alto Aniene dovrebbero essere dovuti principalmente alle scosse provenienti dall’Aquilano, caratterizzate da epicentro molto più vicino. L’evento più antico è rappresentato dal grande terremoto del 9 settembre 1349 che ha apportato danni molto gravi all’Abbazia di Santa Scolastica ed in Subiaco, dove ha raggiunto un valore d’intensità compreso tra l’VIII ed il IX grado MCS; tale valore rappresenta in assoluto la massima intensità storicamente osservata nell’Alto Aniene. Anche nelle altre località dell’area dovrebbe essere stato risentito con intensità simile. Il terremoto del 1349, come già accennato, è un evento particolarmente complesso, tanto che nei cataloghi più recenti è stato soggetto a parametrizzazione multipla; infatti, il relativo campo macrosismico, molto esteso e caratterizzato dalla presenza di due principali aree di maggior danneggiamento (≥IX-X grado) tra loro distanti alcune decine di km, viene considerato come dovuto al concorso di almeno due scosse avvenute pressocché contemporaneamente, ma con epicentro differente. Le due aree più importanti sono situate una nella zona tra l’Aquila e la valle del Salto (Aquilano), e l’altra nella zona di Cassino-Isernia (Frusinate-Molise). Come accennato in precedenza, il danneggiamento prodottosi nell’Alto Aniene dovrebbe essere in gran parte dovuto alla scossa dell’Aquilano con origine più vicina rispetto a quella di Cassino- Isernia, anche se questa risulta di intensità un po’ più elevata. Altri risentimenti di rilievo, però solo presunti compresi tra il VI ed il VII grado MCS, potrebbero essersi verificati in occasione dei forti terremoti del 1456 (Molise), del 1461 (Aquilano), del 1654 (Frusinate), del 1703 (Aquilano), del 1706 (Maiella). GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 46 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Per questi eventi non sono disponibili osservazioni dirette e si perviene a tali valutazioni considerando l’andamento del campo macrosismico. Relativamente ai terremoti del 1703 si ha solo notizia dell’assenza di vittime sia a Subiaco che all’Abbazia di Santa Scolastica (BMNS, sec. XVIII), mentre non è stata reperita alcuna informazione sui probabili danni. Il terremoto del 1877, con origine nel Frusinate nei pressi di Veroli ed Isola del Liri, produsse danni molto leggeri a Jenne, mentre si ha notizia che non ne produsse in vari altri centri abitati dell’Alto Aniene, fra i quali Subiaco e l’Abbazia di Santa Scolastica. Il catastrofico terremoto del 13 gennaio 1915 (Io = XI grado), che distrusse completamente numerosi paesi della Marsica provocando circa 30.000 vittime, danneggiò notevolmente anche varie località dell’Alto Aniene causando una decina di vittime. I centri abitati più gravemente danneggiati furono Agosta, Filettino, Marano Equo e Trevi nel Lazio, nei quali si raggiunse l’VIII grado MCS, nonché Affile, Jenne e Subiaco, nei quali l’intensità fu di poco inferiore (VII-VIII grado). Si ha notizia che una replica di questo terremoto, avvenuta il 14 gennaio 1915, apportò ulteriori danni a Subiaco e Vallepietra e probabilmente anche in altre località dell’area. Il terremoto della Valnerina del 19 settembre 1979 rappresenta l’evento più recente di origine esterna che ha prodotto danni nell’Alto Aniene; secondo il quotidiano Il Tempo danneggiò in maniera molto leggera Subiaco e l’abbazia di Santa Scolastica, provocando qualche lieve crepa nei muri, caduta di calcinacci e di qualche cornicione. In generale, si può osservare che i 12 terremoti considerati hanno avuto origine nel tratto di catena appenninica compreso tra la Valnerina ed il Molise; le relative intensità massime (Ix) ed epicentrali (Io) sono quasi sempre elevate (≥VIII-IX grado MCS), tranne che per gli eventi del 1877 e del 14 gennaio 1915 (≤VII grado). La frequenza media con cui i terremoti di origine esterna vengono risentiti con danni nell’Alto Aniene (intensità ≥V-VI grado MCS) risulta, sulla base dei dati degli ultimi 130 anni generalmente considerati completi per eventi di questa intensità, dell’ordine di un evento ogni 32-33 anni. Praticamente impossibile stimare con attendibilità la frequenza con cui si sono verificati risentimenti di intensità ≥VI-VII grado MCS, in quanto i dati disponibili sono in buona parte desunti dall’andamento dei campi macrosismici e, prima del 1870, dovuti solo ad eventi con elevata intensità epicentrale (Io≥IX-X grado). Si può solo notare che, considerando tutti i dati disponibili, si perviene mediamente ad un evento ogni 100 anni circa. Per quanto riguarda i risentimenti di intensità ancora superiore (≥VII-VIII grado) possiamo invece osservare che se ne contano 2 negli ultimi sette secoli, uno di VIII-IX e uno di VIII osservati rispettivamente in occasione dei grandi terremoti del 1349 e 1915 (magnitudo vicine a 7.0), entrambi con epicentro in aree relativamente vicine all’Alto Aniene (40-50 km). Dato che per gli eventi di tale magnitudo il catalogo italiano è generalmente considerato quasi completo, almeno per gli ultimi otto secoli, la frequenza media di un risentimento ogni 400 anni circa appare abbastanza attendibile. In conclusione, i terremoti di origine esterna risultano molto importanti nel definire la sismicità dell’Alto Aniene, in quanto hanno prodotto le massime intensità storiche, pari all’VIII-IX e all’VIII grado MCS, osservate rispettivamente in occasione dei terremoti del 1349 e del 1915; inoltre, varie volte potrebbero aver avvicinato o raggiunto il massimo storico dovuto ai terremoti di origine locale (VII grado MCS). L’intensità del VIII MCS all’epicentro della sequenza che ha interessato i Monti Ruffi nel marzo del 2000 risulta compatibile con i dati già noti e conferma il comportamento storico dell’area (vedi Pirro M. e Di Maro R.: La sismicità recente della medio-alta valle dell’Aniene: considerazioni geologiche e geofisiche, GNGTS-Atti del 21°Convegno Nazionale 9-21/11/2002). GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 47 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Il 6 aprile 2009 alle ore 3:33 la zona de L’Aquila, com’è noto, è stata colpita da un forte terremoto. La magnitudine della scossa principale è stata valutata sia come magnitudo Richter (Ml) 5.8 che come magnitudo momento (Mw) 6.3. Gli eventi di M>5 sono avvenuti il 6, 7 e 9 aprile (rispettivamente Ml=5.8, 5.3 e 5.1). I terremoti di Ml compresi tra M=3.5 e 5.0 sono stati in totale 31. Gli effetti di questo terremoto, pur essendo stati avvertiti anche nell’area di studio, non hanno prodotto conseguenze particolari di cui si abbia avuto segnalazione. 9.3 STORIE SISMICHE LOCALI Nella seguente Tabella 9.5, sono riportate le massime intensità macrosismiche che hanno interessato i comuni della Provincia di Roma. Analizzando i dati in essa riportati emerge che i territori comunali che riguardano direttamente l’area di studio o che sono situati nelle sue immediate vicinanze, evidenziati in neretto inclinato, non mostrano particolari differenziazioni riguardo alle intensità massime registrate; infatti, i loro valori sono per la maggior parte dei casi pari ad 8, con le sole eccezioni dei comuni di Agosta ed Arsoli, ricadenti nel settore dei Monti Simbruini, e del comune di Marano Equo, situato sul versante orientale dei Monti Ruffi, che risultano essere stati interessati da intensità massime di grado 9. Tab. 9.5 – Massime intensità macrosismiche osservate nella provincia di Roma Comune Re Pr Com Lat Long Imax AFFILE AGOSTA ALBANO LAZIALE ALLUMIERE ANGUILLARA SABAZIA ANTICOLI CORRADO ANZIO ARCINAZZO ROMANO ARICCIA ARSOLI ARTENA BELLEGRA BRACCIANO CAMERATA NUOVA CAMPAGNANO DI ROMA CANALE MONTERANO CANTERANO CAPENA CAPRANICA PRENESTINA CARPINETO ROMANO CASAPE CASTEL GANDOLFO CASTEL MADAMA CASTELNUOVO DI PORTO CASTEL S. PIETRO ROMANO CAVE CERRETO LAZIALE CERVARA DI ROMA CERVETERI CICILIANO CINETO ROMANO CIVITAVECCHIA 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 13.09684 13.03250 12.65868 11.90347 12.26952 12.98852 12.61079 13.11477 12.67115 13.01946 12.91215 13.02712 12.17563 13.10838 12.38137 12.10282 13.03701 12.54040 12.95180 13.08405 12.88614 12.65072 12.86818 12.49733 12.89458 12.93136 12.98229 13.06840 12.09881 12.94112 12.96195 11.79899 9 9 8 <=6 7 8 7 9 8 9 8 8 <=6 9 7 <=6 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 9 <=6 8 9 <=6 41.88376 41.98083 41.72774 42.15534 42.09076 42.00958 41.46551 41.88073 41.71990 42.04042 41.74005 41.88433 42.10280 42.01802 42.13868 42.13644 41.94212 42.14150 41.86192 41.60483 41.90638 41.74634 41.97399 42.12767 41.84550 41.81832 41.94381 41.98769 41.99721 41.96112 42.04918 42.09031 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 48 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Comune Re Pr Com Lat Long Imax CIVITELLA SAN PAOLO COLLEFERRO COLONNA FIANO ROMANO FILACCIANO FORMELLO FRASCATI GALLICANO NEL LAZIO GAVIGNANO GENAZZANO GENZANO DI ROMA GERANO GORGA GROTTAFERRATA GUIDONIA MONTECELIO JENNE LABICO LANUVIO LICENZA MAGLIANO ROMANO MANDELA MANZIANA MARANO EQUO MARCELLINA MARINO MAZZANO ROMANO MENTANA MONTECOMPATRI MONTEFLAVIO MONTELANICO MONTELIBRETTI MONTE PORZIO CATONE MONTEROTONDO MONTORIO ROMANO MORICONE MORLUPO NAZZANO NEMI NEROLA NETTUNO OLEVANO ROMANO PALESTRINA PALOMBARA SABINA PERCILE PISONIANO POLI POMEZIA PONZANO ROMANO RIANO RIGNANO FLAMINIO RIOFREDDO ROCCA CANTERANO ROCCA DI CAVE ROCCA DI PAPA 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 12.58167 13.00589 12.75182 12.58988 12.60080 12.40063 12.68105 12.81882 13.05244 12.97319 12.68841 12.99450 13.11028 12.67728 12.72156 13.16884 12.88517 12.69919 12.90261 12.43669 12.92208 12.13031 13.01606 12.80553 12.66103 12.40036 12.63767 12.73627 12.83093 13.03958 12.73916 12.71550 12.62287 12.80659 12.77107 12.49098 12.59633 12.71685 12.78681 12.66329 13.03298 12.89113 12.76568 12.90951 12.95872 12.89202 12.50019 12.57153 12.52301 12.47906 12.99967 13.02193 12.94456 12.70984 8 8 7 8 8 7 7 8 8 8 8 8 8 7 7 9 8 8 8 7 8 <=6 9 8 8 7 8 7 8 8 8 7 8 8 8 8 8 8 8 7 8 8 8 9 8 8 7 8 7 8 9 8 8 8 42.19568 41.73015 41.83480 42.17037 42.25518 42.07908 41.80750 41.87114 41.69773 41.83309 41.70684 41.93266 41.65549 41.78668 41.99218 41.88680 41.78523 41.67690 42.07158 42.15891 42.02723 42.13036 41.99310 42.02341 41.76981 42.20345 42.03624 41.80673 42.10752 41.64964 42.13432 41.81527 42.05431 42.13915 42.11664 42.14263 42.22923 41.71663 42.15974 41.45865 41.86024 41.83874 42.06584 42.09425 41.90627 41.88714 41.67781 42.25719 42.09064 42.20650 42.05955 41.95584 41.84583 41.76035 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 49 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Comune Re Pr Com Lat Long Imax ROCCAGIOVINE ROCCA PRIORA ROCCA SANTO STEFANO ROIATE ROMA ROVIANO SACROFANO SAMBUCI SAN GREGORIO DA SASSOLA SAN POLO DEI CAVALIERI SANTA MARINELLA SANT`ANGELO ROMANO SANT`ORESTE SAN VITO ROMANO SARACINESCO SEGNI SUBIACO TIVOLI TOLFA TORRITA TIBERINA TREVIGNANO ROMANO VALLEPIETRA VALLINFREDA VALMONTONE VELLETRI VICOVARO VIVARO ROMANO ZAGAROLO LARIANO LADISPOLI ARDEA CIAMPINO SAN CESAREO FIUMICINO 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 12 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 58 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 12.89929 12.75522 13.02425 13.06461 12.48238 12.99470 12.44739 12.93736 12.87118 12.84013 11.87980 12.71285 12.52220 12.97969 12.95336 13.02182 13.09479 12.79787 11.93671 12.61859 12.24685 13.23109 12.99548 12.91885 12.77813 12.89552 13.00670 12.83108 12.83297 12.07804 12.54660 12.60419 12.79969 12.22930 8 7 8 9 8 9 7 8 8 8 <=6 7 8 8 8 8 9 8 7 8 7 9 9 8 8 8 9 8 7 <=6 7 7 7 <=6 42.04907 41.78974 41.90999 41.87363 41.89534 42.02501 42.10504 41.98667 41.91780 42.00979 42.04118 42.03431 42.23340 41.88139 42.00337 41.69009 41.92523 41.96360 42.14982 42.23588 42.15533 41.92557 42.08400 41.77521 41.68828 42.01656 42.09977 41.83862 41.72518 41.94962 41.60899 41.79985 41.82069 41.77170 Per ottenere una più precisa caratterizzazione sismica dell’area di studio sono state prese in considerazione le storie sismiche dei comuni compresi in detta area, estraendole dal Data Base Macrosismico Italiano 2011 (INGV-DBMI11), nel quale i comuni italiani sono elencati in base ad almeno 3 osservazioni macrosismiche, indipendentemente dalla loro intensità. I comuni interessati più direttamente dall’indagine sono quelli di Agosta, Anticoli Corrado, Castel Madama, Ciciliano, Mandela, Marano Equo, Rocca Canterano, Roviano, Sambuci, San Polo dei Cavalieri, Saracinesco e Vicovaro. Oltre a questi sono stati presi in considerazione anche i comuni di Arsoli, Canterano, Cerreto Laziale, Gerano, San Gregorio da Sassola e Tivoli, esterni all’area di studio, ma la cui storia potrebbero essere importante ai fini di una più completa caratterizzazione sismica. Le storie sismiche di ciascun territorio sono rappresentate da una lista degli eventi con valore di intensità disposti in ordine decrescente, dei quali è riportata la data, l’effetto e l’area epicentrale del terremoto, e, limitatamente ai terremoti con intensità epicentrale uguale o superiore a 4-5, il DB fornisce anche il diagramma che evidenzia visivamente la loro distribuzione nel periodo storico documentato. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 50 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Tutti i dati disponibili sono stati inseriti in un apposito archivio. Nella Fig. 9.2 è rappresentato un esempio della scheda relativa alle osservazioni sismiche per il comune di Rocca Canterano, mentre nei gruppi di Figure 9.3, 9.4 e 9.5 sono mostrati tutti i diagrammi dei terremoti con intensità superiore alla soglia del danno, raggruppati per settore d’appartenenza, che sul lato ovest dell’area di studio corrisponde ai Monti di Castel Madama-Prenestini, nella sua parte centrale ai Monti Ruffi, e nella zona ad est del corso del Fiume Aniene ai Monti Simbruini. Tra tutte le storie sismiche prese in considerazione non compare quella del comune di Anticoli Corrado, probabilmente perché gli eventi macrosismici ivi risentiti sono stati inferiori a 3 e nessuno di essi d’intensità elevata. Fig. 9.2 –Esempio di scheda di dati sismici relativi al comune di Rocca Canterano Storia Sismica di Rocca Canterano Numero di eventi: 18 In occasione del terremoto Effetti del I (ICS) Data e ora Ax 5 5-6 2 NF NF 4 NF 4 4 5 NF NF 6 5 5 5-6 5 3-4 Legenda: Np Io Mw 1877 08 24 02:45 Lazio meridionale 54 7 5.23 ±0.22 1915 01 13 06:52 Avezzano 1041 11 7.00 ±0.09 1960 03 14 04:44 Marsica 40 7 4.75 ±0.37 1989 10 23 21:19:17 Colli Albani 65 6 4.43 ±0.15 1990 05 05 07:21:22 Potentino 1374 5.80 ±0.09 1990 06 19 02:42 Alto Aniene 40 5-6 3.95 ±0.18 1994 08 07 06:31:13 Aquilano 103 5-6 4.37 ±0.15 1997 09 26 00:33:13 Appennino umbro-marchigiano 760 5.70 ±0.09 1997 09 26 09:40:27 Appennino umbro-marchigiano 869 8-9 6.01 ±0.09 1997 11 06 02:20:27 MONTI SABINI 91 5-6 4.34 ±0.13 1998 05 12 21:46:46 Appennino abruzzese 48 5 4.06 ±0.18 1998 08 15 05:18:09 MONTI REATINI 233 5-6 4.45 ±0.09 2000 03 11 10:35:27 Alto Aniene 211 6 4.29 ±0.09 2000 05 22 15:48:48 APPENNINO CENTRALE 48 5-6 3.66 ±0.22 2000 05 28 09:29:29 Monti Tiburtini 58 5 3.91 ±0.19 2000 06 27 07:32:32 Monti Tiburtini 138 6 4.28 ±0.09 2000 11 13 17:28:28 Monti Tiburtini 29 5 3.81 ±0.19 2004 10 05 23:12:22 Monti Tiburtini 78 5 3.29 ±0.21 I(MCS): intensità macrosismica espressa in scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg) Ax: area epicentrale Np: numero di osservazioni macrosismiche disponibili Io: intensità macrosismica epicentrale espressa in scala MCS Mw: magnitudo momento GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 51 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Figure 9.3 – Storia sismica dei comuni del settore Monti di Castel Madama-Prenestini 9.3.1 – Comune di Castel Madama 9.3.2 –Comune di Ciciliano 9.3.3 –Comune di Mandela 9.3.4 - Comune di San Gregorio da Sassola GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 52 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 9.3.5 – Comune di San Polo dei Cavalieri 9.3.6 – Comune di Saracinesco 9.3.7 – Comune di Tivoli 9.3.8 –Comune di Vicovaro GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 53 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Figure 9.4 - Storia sismica dei comuni del settore Monti Ruffi 9.4.1 – Comune di Canterano 9.4.2 – Comune di Cerreto Laziale 9.4.3 – Comune di Gerano 9.4.4 – Comune di Marano Equo GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 54 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 9.4.5 – Comune di Rocca Canterano 9.4.6 – Comune di Roviano 9.4.7 – Comune di Sambuci Figure 9.5 – Storia sismica dei comuni del settore Monti Simbruini 9.5.1 – Comune di Agosta GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 55 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 9.5.2 – Comune di Arsoli Dall’esame dei dati forniti dai tabulati e dai diagrammi del DBMI11 è stato possibile trarre le seguenti considerazioni. - La maggior parte dei sismi registrati nei comuni considerati con intensità superiore alla soglia del danno è concentrata negli ultimi anni del XIX secolo (1873, 1874, 1875, 1876, 1877 e 1892, 1899) ed i primi del XX (1915, 1919). Successivamente si deve arrivare al 2000 per registrare nell’area un evento di una certa importanza. E’ tuttavia da evidenziare che a Tivoli sono stati risentiti anche gli effetti dei terremoti verificatisi il 14.01.1703 nell’Appennino Reatino e a San Gregorio da Sassola di quello verificatosi il 15.08.1795, con epicentro locale, le cui intensità sono state rispettivamente valutate 6-7 e 7. - Il terremoto i cui effetti sono stati maggiormente risentiti nell’area di studio, indipendentemente dal settore di appartenenza, è quello del 13.01.1915 con area epicentrale localizzata nella zona di Avezzano, le cui intensità sono state mediamente di valore 7, ma con risentimenti minori nei comuni di Ciciliano e Rocca Canterano (I=5-6), e superiori in quello di Tivoli (I=7-8), Marano Equo e Agosta (I=8). - Tra i tre settori esistono alcune evidenti differenze. Nel settore dei Monti di Castel Madama –Prenestini è registrato un maggior numero di eventi (32 a Tivoli, 11 a San Gregorio da Sassola e Vicovaro), oltre al fatto che, come abbiamo già ricordato, i comuni di Tivoli e di San Gregorio da Sassola sono gli unici ad aver risentito di due importanti terremoti del XVIII secolo. Solamente nel settore dei Monti Ruffi, e in particolare nei comuni di Canterano, Cerreto Laziale, Gerano e Rocca Canterano, sono stati registrati con intensità 5-6 e 6 gli effetti del terremoto verificatosi l’11.03.2000, che ha prodotto diversi danni al patrimonio storicomonumentale e il cui epicentro è stato individuato nell’alto bacino dell’Aniene. Nel settore dei Monti Simbruini non risultano registrazioni di sismi con intensità 5 o superiore oltre quello di Avezzano del 1915, e gran parte degli effetti registrati sono riferiti a terremoti i cui epicentri sono situati in aree diverse da quelle degli altri due settori. Tutti i territori comunali considerati nell’analisi, in base ai DGR 387 e 835 del 2009, sono classificati in zona sismica 2, sottozona B. 10. INDAGINE STORICO-ARCHIVISTICA 10.1 ANALISI STORICA DEI DISSESTI Lo studio storico-archivistico degli eventi franosi nell’area è stato effettuato attraverso una ricerca, nell’archivio del Servizio Geologico della Provincia di Roma, delle pratiche esistenti relative a dissesti ubicati all’interno dell’area di studio. I dissesti riconosciuti e le relazioni geologiche 56 GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 sono stati censiti, esaminati, catalogati e inseriti nel geodatabase Franarisk_rm_2012 come shapefile dei punti ("relazioni_archivio_Pr.shp") e relativa tabella degli attributi. Delle 50 relazioni reperite nell’archivio della Provincia, 23 recavano l’indicazione della data dell’evento e sono quindi state incluse nell’analisi storica. Oltre a questi, sono stati utilizzati nell'analisi i dissesti provenienti dall'archivio del sit_provRM ("Dissesticatasto_font_point.shp"), dei quali 10 ricadono nell'area di studio. Da notare che, nonostante l'abbondanza di archivi, da quelli citati sopra, a quelli più generali (IFFI, SIRDIS, ABT) e i numerosi eventi registrati, sono veramente molto rare le informazioni riguardo alla data dell'evento, informazioni peraltro essenziali per un'analisi delle cause e delle previsioni. Nell'insieme, quindi, sono stati analizzati in totale 33 dissesti dei quali è stato possibile conoscere la data dell’evento per poterli mettere in relazione con i dati di piovosità. Questi eventi sono riportati nella Tab. 11.1, qui di seguito. Tab. 10.1 – Eventi considerati nell'indagine storico-archivistica. n. id fonte codice dissesto mese 1 Dissesticatasto_font 237 2 data rif evento Feb ‘82 06/02/1982 SP Empolitana II, dissesti Macera lato valle Archivio_Provincia_rm 366160_005 Gen ‘83 11/01/1983 SP Mandela km 1+100, scorrimento 3 Archivio_Provincia_rm 366160_008 Feb ‘83 04/02/1983 SP Mandela km 1+100, scorrimento 4 Archivio_Provincia_rm 366160_010 Feb ‘83 14/02/1983 Località Crapatine, scoscendimento superficiale 5 Dissesticatasto_font Gen ‘84 06/01/1984 SP Empolitana I, Bivio Sambuci, cedimenti sottofondo 6 Archivio_Provincia_rm 366150_004 Nov ‘85 18/11/1985 SP S.Polo – M.Morra km 1+100, crollo 7 Dissesticatasto_font 238 Giu ‘87 30/06/1987 SP Empolitana II, S.Michele, frana lato valle 8 Dissesticatasto_font 315 Mar ‘88 10/03/1988 Anticoli Corrado, cedimenti lato valle 9 Dissesticatasto_font 59 Dic ‘89 21/12/1989 10 Archivio_Provincia_rm 375030_003 Dic ‘89 31/12/1989 11 Archivio_Provincia_rm 375030_002 Gen ‘91 11/01/1991 Castel Madama braccio stazione, frana Castel Madama – braccio stazione km 0+200, scorrimento Castel Madama – braccio stazione km 0+200, scorrimento 12 Archivio_Provincia_rm 366160_015 Mar ‘92 15/03/1992 13 Dissesticatasto_font Apr ‘92 17/04/1992 14 Archivio_Provincia_rm 366160_007 Ott ‘92 15/10/1992 15 Dissesticatasto_font 12 Feb ‘93 17/02/1993 Via dei Cavoni, Mandela, scorrimento SP Anticoli Corrado, Madonna del Giglio, dissesti parete lato monte 16 Dissesticatasto_font 13 Nov ‘93 23/11/1993 SP Anticoli Corrado, 17 Archivio_Provincia_rm 375030_005 Ott ‘94 12/10/1994 SP Chiesuola Castel Madama km 4+400, scorrimento 18 Dissesticatasto_font 14 Dic ‘94 05/12/1994 SP Anticoli Corrado, Cimitero, dissesti lato valle 19 Dissesticatasto_font 16 Gen ‘96 30/01/1996 SP Anticoli Corrado, pressi Cimitero, dissesti lato valle 20 Archivio_Provincia_rm 366160_018 Dic ‘96 31/12/1996 Anticoli Corrado, crollo 21 Archivio_Provincia_rm 366150_008 Nov ‘97 24/11/1997 SP Valeria vecchia km 0+300, crollo 22 Archivio_Provincia_rm 376010_007 Gen ‘99 12/01/1999 SP Barco – Le Selve – Obaco km 0+700, scorrimento 23 Archivio_Provincia_rm 366160_022 Feb ‘99 16/02/1999 24 Archivio_Provincia_rm 375030_004 Set ‘02 30/09/2002 SP Anticoli Corrado km 2, scorrimento SP Castel Madama braccio Chiesuola km 1+300, scorrimento 25 Archivio_Provincia_rm 366160_016 Nov ‘02 19/11/2002 SP Anticoli Corrado km 2+500, crollo 94 11 SP Anticoli Corrado km 3, scorrimento SP Anticoli Corrado, pressi centro, dissesti parete lato monte GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 57 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 26 Archivio_Provincia_rm 366160_014 Ott ‘03 22/10/2003 SP Anticoli Corrado km 1+900, crollo 27 Archivio_Provincia_rm 375030_001 Apr ‘04 25/04/2004 SP Castel Madama Osteriola, scorrimento 28 Archivio_Provincia_rm 366150_002 Apr ‘05 29/04/2005 Vicovaro SP Valeria vecchia km 0+300, crollo 29 Archivio_Provincia_rm 376010_003 Ago ‘07 21/08/2007 SP Empolitana km 15+600, crollo 30 Archivio_Provincia_rm 375040_001 Giu ‘08 15/06/2008 SP Tiburtina Sambuci km 3, crollo 31 Archivio_Provincia_rm 376010_002 Dic ‘08 12/12/2008 SP Empolitana km 15+600, crollo 32 33 Archivio_Provincia_rm 366160_006 Archivio_Provincia_rm 366160_001 Nov ‘09 Nov ‘09 02/11/2009 07/11/2009 SP Saracinesco km 2+100, scorrimento SP Saracinesco km 0+400, loc. Maioli, scorrimento 10.2 RELAZIONE TRA DISSESTI E PIOVOSITÀ Allo scopo di verificare la relazione tra i dissesti e la piovosità, è stato fatto il confronto tra le date degli eventi riportati nella tabella 10.1 e le due stazioni prese come riferimento, sia per la completezza di dati, sia per la vicinanza all’area di studio, quella di Frascati e quella di Subiaco Santa Scolastica. Questo rapporto è mostrato dai due diagrammi di Fig. 10.1, dai quali si può rilevare che esiste una certa corrispondenza tra periodi di alta piovosità e concentrazione di eventi franosi, anche se non si può stabilire una relazione chiara nel dettaglio. Relazione tra piovosità e dissesti - Stazione di Frascati piovosità Mag Mar '11 Gen '10 Nov '08 Sett '07 Mag Lug '06 Mar '04 Nov '01 Gen '03 Lug '99 Sett '00 Mag Mar '97 Nov '94 Gen '96 Lug '92 Sett '93 Mag Mar '90 Gen '89 Nov '87 Sett '86 Mag Lug '85 Mar '83 dissesti Gen '82 mm/mese 350,0 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 0,0 Mesi Relazione tra piovosità e dissesti - Stazione di Subiaco S. Scolastica 500,0 400,0 300,0 piovosità 200,0 dissesti Gen '12 Lug '10 Gen '09 Lug '07 Gen '06 Lug '04 Gen '03 Lug '01 Gen '00 Lug '98 Gen '97 Lug '95 Gen '94 Lug '92 Gen '91 Lug '89 Gen '88 Lug '86 Gen '85 Lug '83 0,0 Gen '82 mm/mese 100,0 Mesi Fig. 10.1 – Relazione tra piovosità mensile ed eventi franosi nell'area di studio. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 58 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Sono stati inoltre ricostruiti i grafici cumulativi di piovosità per intervalli di tempo che precedono la frana di 5, 10, 20 e 40 giorni, allo scopo di individuare le soglie di piovosità e la distribuzione temporale che maggiormente innescano i fenomeni franosi nell’area. Le stazioni prese a riferimento sono le stesse due. Da notare che i dati di questo tipo sono limitati all’anno 2002, in quanto da quell’anno in poi non sono disponibili gli annali idrologici con i dati giornalieri. I dissesti analizzati sono quindi quelli dal n. 1 al n. 25 della tabella 10.1. I risultati di questa elaborazione sono riassunti nei grafici di Fig. 10.2. Andamento delle precipitazioni, 5, 10, 20, 40 gg prima di ogni dissesto - Stazione di Frascati mm 300,0 250,0 5 gg 200,0 10 gg 150,0 20 gg 100,0 40 gg 50,0 0,0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 n. di identificazione dissesto mm Andamento delle precipitazioni, 5, 10, 20, 40 gg prima di ogni dissesto - Stazione di Subiaco S.Scolastica 350,0 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 0,0 5 gg 10 gg 20 gg 40 gg 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 n. di identificazione dissesto Fig. 10.2 – Andamento della piovosità nel periodo precedente i dissesti (intervalli cumulativi di 5, 10, 20 e 40 giorni precedenti, nel periodo 1982 – 2002). Come prima osservazione si nota, come è logico, una notevole somiglianza tra i due diagrammi, ma che, in generale i valori di Frascati sono inferiori, in rapporto alla diversa ubicazione di questa stazione rispetto ai rilievi montuosi. Per quanto riguarda la nostra area di studio, tuttavia, sono da considerare più significativi i dati di Subiaco S. Scolastica. Dieci dissesti, i numeri 1, 3, 7, 10, 11, 12, 15, 18, 22 e 25, ricadono in periodi di piovosità inferiore ai 50 mm, anche se i n. 7, 10, 11, 18 e 25 hanno un cumulativo superiore per i 40 giorni, per cui è difficile ipotizzare un rapporto diretto tra dissesto e piovosità. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 59 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 I dissesti che mostrano una relazione abbastanza stretta con piovosità cumulativa intensa sono i numeri 4, 8, 14, 16, 17,21, 23 e 24, cioè un totale di 8 eventi su un totale di 25 considerati, cioè il 32% che non riteniamo molto significativo. Tuttavia, per la maggioranza di questi si tratta di movimenti di scorrimento, per i quali un rapporto con l’intensità di piovosità è da considerare possibile. Per il periodo posteriore al 2002 e a partire dal 2004 (i bollettini del 2003 mancano), i grafici di Fig. 10.3, sono stati costruiti con i totali del mese dell’evento, in confronto ai totali del mese precedente e riguardano quindi i dissesti dal n. 27 al n. 33 della Tabella 10.1. mm Precipitazioni totali mensili nel mese del dissesto e nel mese precedente - Stazione di Frascati 350,0 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 0,0 27 28 mese prec 29 30 31 32 33 n. di identificazione dissesto mese evento mm Precipitazioni totali mensili nel mese del dissesto e nel mese precedente Stazione di Subiaco S.Scolastica 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 0,0 27 mese prec mese evento 28 29 30 31 32 33 n. di identificazione dissesto Fig. 10.3 – Andamento della piovosità nel periodo precedente i dissesti (totali mensili nel periodo 2004 – 2009) Si nota che il dissesto n. 29 non ha nessun rapporto con la piovosità ed, in effetti, è una frana di crollo avvenuta lungo una strada nel mese d’Agosto. Per i dissesti n. 28 e 30 la piovosità del mese precedente è maggiore di quella del mese dell’evento, ma anche per questi si tratta di frane di crollo lungo una strada, dove l’influenza della piovosità è probabilmente non rilevante, mentre per i numeri 27, 31, 32 e 33 la piovosità nel mese dell’evento sembra importante, tra l’altro risultando, per gli ultimi tre, tra i valori più alti dell’anno di riferimento. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 60 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 In ogni caso, la scarsità dei dati e il fatto che quelli disponibili si riferiscano soprattutto ad eventi di piccole dimensioni lungo le strade, non ci permette di stabilire un rapporto sicuro tra la piovosità e l'innesco di dissesti. Una conclusione più importante che scaturisce da questo studio, a nostro avviso, è che qualunque organismo sia preposto alla raccolta dei dati e alla catalogazione dei fenomeni di dissesto gravitativo, specialmente se in vista di un'analisi della suscettibilità e del rischio in prospettiva, non può prescindere da un dato essenziale, rappresentato dalla datazione, la più precisa possibile, dell'evento censito. 10.3 RELAZIONE TRA DISSESTI E SISMICITÀ Le indagini svolte sulla sismicità dell’Alto bacino dell’Aniene nel progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, hanno riguardato l’analisi dell’attività sismica di origine locale e dei principali terremoti di origine esterna. I risultati ottenuti hanno permesso di definire e distinguere la sismicità dovuta ai terremoti locali da quella dovuta ad eventi esterni. Le intensità massime osservate hanno raggiunto valori di VII grado MCS, in occasione del terremoto di Cervara di Roma del 1941, e di VIII-IX grado, in occasione del terremoto dell’Appennino centrale del 1349. Se si considerano solo i risentimenti di intensità ≥V-VI grado MCS, ossia quelli che hanno prodotto come minimo danni molto leggeri agli edifici (lesioni agli intonaci, riapertura di lesioni preesistenti, piccole cadute di calcinacci, ecc.), si può ritenere che il catalogo sia pressoché completo per gli ultimi 130 anni, in quanto dal 1870 circa sono iniziate le raccolte sistematiche di dati macrosismici per terremoti di ogni livello di intensità. In questo periodo l’Alto Aniene è stato interessato da tali risentimenti in dieci occasioni, di cui sei dovute a terremoti locali e quattro a terremoti esterni, con una frequenza media di un evento ogni 13 anni. Anche per i risentimenti di intensità ≥VI-VII grado MCS, che come minimo hanno prodotto danni leggeri (leggere fessurazioni passanti nei muri, caduta di camini, notevoli cadute di calcinacci, ecc.), risulta necessario fare riferimento allo stesso periodo di 130 anni, in quanto coincide con l’intervallo di tempo coperto dal catalogo dei terremoti di origine locale. Negli ultimi 130 anni l’Alto Aniene è stato interessato da risentimenti di VI-VII grado in tre occasioni, di cui due dovute a terremoti locali ed una a terremoti esterni, quindi con una frequenza media di un evento ogni 43 anni circa. Va ricordato che in uno dei terremoti locali l’evento sismico ha anche causato lo sviluppo di frane da crollo. Infine, solo in due casi l’Alto Aniene è stato interessato da risentimenti di intensità ≥VII-VIII grado (valore corrispondente alla soglia dei danni gravi, quali notevoli fessurazioni nei muri, crolli parziali, distruzioni e a volte anche qualche crollo totale e qualche vittima), precisamente in occasione dei grandi terremoti di origine esterna del 1349 e del 1915, i quali hanno prodotto importanti danneggiamenti riferibili rispettivamente all’VIII-IX e all’VIII grado MCS. Entrambi i terremoti sono caratterizzati da Io≥X grado MCS, da magnitudo molto elevate (vicine a 7.0) e, soprattutto, da una limitata distanza tra l’epicentro e l’Alto Aniene (40- 50 km). Considerando che, relativamente a questi grandi terremoti, il catalogo italiano dovrebbe essere pressoché completo almeno per gli ultimi otto secoli, e che i terremoti locali non hanno mai raggiunto intensità >VII-VIII grado, altrimenti ne avremmo avuto notizia come per quelli di origine esterna, si può supporre che la frequenza media si aggiri intorno ad 1 evento ogni 400 anni circa. Dai dati disponibili sui risentimenti nei singoli comuni dell’alto Aniene, relativamente a terremoti sia locali che esterni, si può osservare che le intensità massime, osservate o presunte, variano GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 61 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 notevolmente secondo i casi e di conseguenza variano anche le frequenze con cui i comuni stessi sono stati interessati da terremoti. Più in particolare si può notare che: - le intensità massime dovute agli eventi di origine locale sono molto variabili da comune a comune; il valore massimo (IX grado) è stato osservato solo a Cervara di Roma, mentre in vari comuni generalmente situati a monte di Subiaco non è mai stato raggiunto neppure il V grado; - le intensità massime dovute agli eventi di origine esterna (VIII-IX grado MCS) sono tutte presunte, ad eccezione di quella di Subiaco, e collegate al grande terremoto appenninico del 1349; appare evidente, osservando la variabilità dei valori osservati in occasione del terremoto del 1915, che queste sono da considerarsi solo indicative. In conclusione, la sismicità dell’Alto Aniene può essere considerata complessivamente moderata, sia relativamente alle intensità massime raggiunte, sia soprattutto alla modesta frequenza con cui vengono risentite le intensità più elevate. La massima intensità storicamente osservata (VIIIIX grado MCS) risulta intermedia tra quelle molto elevate (X e XI grado MCS) che interessano la fascia centrale della catena appenninica e quelle più modeste (VII grado MCS), che generalmente interessano le aree costiere tirreniche. Dal punto di vista delle relazioni tra eventi sismici e innesco dei fenomeni franosi, gli unici dati certi sono quelli relativi al terremoto di Canterano avvenuto l’11 marzo 2000, che ha interessato zone vicine ed interne all'area di studio. A seguito dell’evento, infatti, si dovette procedere all’interruzione della strada provinciale nei pressi di Canterano a causa di crolli di ammassi rocciosi. Non sono invece date testimonianze dell’attivazione di altre tipologie di frane durante lo stesso sisma. Secondo questo dato si può quindi ipotizzare che terremoti con queste intensità (che, sulla base dei dati storici disponibili, si sono ripetuti nell’area con una frequenza di circa 43 anni) possano essere sufficienti ad innescare crolli di significativi ammassi rocciosi, in particolare nelle aree dove questi si presentano molto fratturati. Per quanto riguarda in particolare l'area analizzata nel presente studio, tutte le informazioni raccolte fanno presumere che l’eventuale influenza nei riguardi della stabilità dei versanti da parte di eventi sismici, con intensità simili a quelle registrate, possa verificarsi solo in alcuni casi particolari. Tra questi è da menzionare la reale possibilità di crolli in corrispondenza di rocce a comportamento rigido e fratturate, soprattutto dove esse affiorano su pareti molto acclivi e subverticali dovute a tagli artificiali, come nel caso di fronti di cava e lungo tracciati stradali, o naturali in corrispondenza di affioramenti ove esistono diedri disarticolati che possono slittare lungo piani di stratificazione anche poco o per niente inclinati. Altra azione diretta può verificarsi in corrispondenza di fenomeni gravitativi del tipo di scorrimento, specialmente rotazionale, qualora all’origine del fenomeno già esistente abbiano concorso motivi strutturali di carattere disgiuntivo. In questi casi è possibile una riattivazione parziale del fenomeno, specialmente nella porzione esposta della corona, ma fatti di questo genere non è stato possibile rilevarli sul terreno. Un’area dove sono diffusamente presenti fenomeni e casistiche dei generi summenzionati, dipendenti dalla ben nota situazione geologica e strutturale, è quella situata a cavallo della dorsale Canterano-Rocca Canterano-Rocca di Mezzo. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 62 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 11. CONCLUSIONI Lo scopo del progetto era quello di costruire una banca dati tematica che permettesse di arrivare, attraverso elaborazioni in ambiente GIS, a definire la suscettibilità dell'area studiata alle diverse tipologie di fenomeni franosi. Il progetto fa seguito ad una serie di progetti analoghi che coprono ad oggi buona parte del settore meridionale della Provincia di Roma, tra cui quello eseguito nel 2008-2009 da Geomap in associazione con Agristudio. Il primo di questi progetti, che ha definito la metodologia, è quello realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre tra il 2006 e il 2007, su di un’area adiacente, verso Sud, a quella del presente studio. Il lavoro svolto è consistito nella produzione di una serie di documenti di base originali: Carta geologica, alla scala 1:10.000, conforme alle norme CARG, Carta delle frane, alla scala 1:10.000, e di una serie di documenti ed elaborazioni derivate: Carta litotecnica, Layer dei punti instabili Layer dei punti stabili, Carta delle coperture areali e puntuali, Carta della suscettibilità ai fenomeni di dissesto. Sono stati inoltre assemblati dati d'archivio, da varie fonti, in particolare dal sito Internet della Provincia di Roma (già in gran parte raccolti per il progetto precedente), dai siti di Regione Lazio, INGV e APAT. La metodologia adottata per l'elaborazione dei dati in funzione della creazione dei layer di suscettibilità, è quella messa a punto per il progetto pilota dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, con gli adattamenti che sono risultati opportuni per le caratteristiche dell'area studiata. Una differenza che riteniamo importante per gli scopi del lavoro è stata l'introduzione di una sesta classe di fenomeni franosi, il soliflusso, che ha portato di conseguenza all'elaborazione di un ulteriore layer di suscettibilità. A proposito della metodologia, si deve osservare che i fattori che entrano nelle elaborazioni, derivano da un'analisi delle occorrenze dei fenomeni di dissesto rilevati nell'area studiata, rispetto ai parametri discriminanti e predisponenti e quindi dipendono dalle condizioni geologiche, geomorfologiche e di copertura del suolo dell'area stessa. Ciò significa che, sia gli indici che i pesi dei parametri che entrano nella valutazione, sono influenzati dalle predette condizioni e questo limita la confrontabilità di aree vicine ma studiate separatamente, in quanto i parametri su cui si basa l'analisi di suscettibilità hanno origine dei valori diversa. La Carta di suscettibilità ai fenomeni franosi, che rappresenta il prodotto principale del progetto, è in realtà costituita da cinque layer, ciascuno corrispondente ad una tipologia di dissesto: crollo, scorrimento rotazionale, colata lenta, colata rapida e soliflusso. Il layer corrispondente alla tipologia scorrimento traslazionale non è stato elaborato, dato che di questa tipologia è presente nell’area di studio un solo evento, perciò non significativo. All'interno di ciascun layer, la propensione del territorio a mettere in atto una determinata tipologia di fenomeno franoso è divisa in 5 classi: nulla, bassa, media, elevata e molto elevata. Questi layer, prodotti a un livello di dettaglio corrispondente alla scala 1:10.000 degli strati informativi, forniscono indicazioni attendibili sulla distribuzione della suscettibilità al livello del territorio ma non possono essere utilizzati per interventi alla scala di sito localizzato. Per questi, GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 63 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 infatti, devono essere condotte indagini puntuali in maniera tale da individuare le opere più appropriate, in funzione delle condizioni locali di pericolosità e della vulnerabilità dei beni da proteggere. Più in particolare, le analisi devono prevedere l’identificazione delle cause della franosità locale sulla base di rilevamenti di dettaglio di ordine geologico, geomorfologico, litotecnico, idrogeologico (es. grado di fratturazione degli ammassi rocciosi, caratterizzazione puntuale degli assetti giaciturali, caratteristiche geotecniche delle coperture e del substrato, individuazione della presenza e delle caratteristiche di falde acquifere sospese e/o in pressione ecc.) integrate da opportune analisi di laboratorio. Ciò premesso e facendo riferimento alla scala del lavoro, si può considerare che le diverse classi di suscettibilità forniscano le seguenti in indicazioni, riguardo al modo di intervenire sul territorio. Aree a suscettibilità molto elevata In queste aree sono fortemente sconsigliate: la realizzazione di nuove opere progettuali (edifici, strade ecc.); la fruizione naturalistica, culturale, educativa e ricreativa (nel caso di fenomeni franosi rapidi); al loro interno sono raccomandati: interventi di demolizione senza ricostruzione; interventi volti a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti ed a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza cambiamenti di destinazione d’uso che comportino aumento del carico urbanistico; interventi di bonifica e di sistemazione dei movimenti franosi. Aree a suscettibilità elevata In queste aree sono sconsigliate: la realizzazione di nuove opere progettuali fatta esclusione per quelle di rilevante importanza socio-economica e previa approfondite indagini geologiche, geomorfologiche e geotecniche alla scala locale; la fruizione naturalistica, culturale, educativa e ricreativa (nel caso di fenomeni franosi rapidi); al loro interno sono raccomandati: interventi di demolizione senza ricostruzione, fatta eccezione per le opere di rilevante importanza socio-economica di cui sopra; interventi volti a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti ed a migliorare la tutela della pubblica incolumità; interventi di bonifica e di sistemazione dei movimenti franosi. Aree a suscettibilità media e bassa In queste aree la realizzazione di nuove opere progettuali (edifici, strade ecc.) è possibile ma dovrebbe essere comunque preceduta da una analisi geologico-geomorfologica preliminare a scala di grande dettaglio, seguita ove necessario da indagini geognostiche e geotecniche. Aree a suscettibilità nulla L’uso di queste aree non è soggetto a particolari limitazioni, almeno con riferimento al possibile impatto di fenomeni franosi. Fanno eccezione le strette fasce al piede di versanti ripidi e scarpate raggiungibili dai materiali mobilitati da frane ad evoluzione rapida (crolli e colate di detrito). GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 64 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 Riguardo agli eventuali interventi volti a ridurre i livelli di rischio rispetto agli elementi esposti, si possono considerare due categorie di situazioni. 1. Fenomeni a rapida evoluzione (crolli e colate rapide). Dall’analisi a scala 1:10.000 il rischio relativo ai crolli è elevato sia in corrispondenza della rete viaria (a causa della frequente presenza di tagli artificiali), che in corrispondenza dei principali contatti tettonici, specialmente in prossimità dei centri abitati. Le opere di mitigazione in questo caso devono essere di tipo strutturale (reti paramassi, tiranti ecc.). Nel caso delle colate di detrito, le opere di mitigazione vanno finalizzate al miglioramento del fattore di sicurezza del versante attraverso l'incremento della resistenza al taglio dei terreni e la diminuzione degli sforzi. Particolarmente raccomandate sono la regimazione delle acque di ruscellamento superficiale e le opere di ingegneria naturalistica comprendenti tra l’altro l’impianto di specie arbustive capaci di ridurre l’infiltrazione superficiale e di consolidare il suolo. 2. Fenomeni a lenta evoluzione (scorrimenti rotazionali, scorrimenti traslativi, colate lente, soliflusso). Anche in questo caso sono raccomandabili gli interventi di regimazione delle acque superficiali e le opere di ingegneria naturalistica. Qualora dagli studi di dettaglio emergano condizioni d'instabilità per cui questi ultimi interventi risultino inadeguati (come ad esempio nel caso di piani di scorrimento profondi che determinino scenari di rischio potenziale su insediamenti e infrastrutture esistenti e di progetto), potrà essere necessario impiegare tecniche di consolidamento convenzionali, previa analisi di impatto ambientale. É stata poi condotta un'indagine storico-archivistica con lo scopo di individuare le eventuali relazioni esistenti tra i fenomeni di dissesto ed i fattori d'innesco, segnatamente la piovosità e la sismicità e definire le curve di risposta del terreno che permettano di stimare le probabilità del verificarsi di un dissesto al verificarsi di certe condizioni. In realtà, questo tipo d'indagine ha dato scarsi risultati, soprattutto per la scarsità di localizzazione temporale degli eventi. Nonostante l'abbondanza di archivi, da quelli provinciali, a quelli più regionali (IFFI, SIRDIS, ABT), sono risultate veramente molto rare le informazioni riguardo alla data degli eventi, informazioni peraltro essenziali per un'analisi delle cause e delle previsioni. Per quanto riguarda la piovosità, non riteniamo di poter affermare che si possa stabilire un rapporto sicuro tra la piovosità e l'innesco di dissesti. Anche per quanto riguarda la sismicità, un rapporto è difficile da stabilire, in questo caso, perchè la localizzazione nel tempo degli eventi sismici è assai più rarefatta e anche perchè la sismicità dell'area è risultata, tutto sommato, moderata. Teniamo a ripetere qui una conclusione importante che scaturisce da questo studio, e cioè che qualunque organismo sia preposto alla raccolta dei dati e alla catalogazione dei fenomeni di dissesto gravitativo, specialmente se in vista di un'analisi della suscettibilità e del rischio in prospettiva, non può prescindere da un dato essenziale, rappresentato dalla datazione, la più precisa possibile, dell'evento censito. GEOMAP Srl Lungarno C. Colombo 48, 50136 Firenze 65 Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto del 23/03/2012 – n° 1/2012 Cartografia della suscettibilità da frana di parte del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – MARZO 2013 12 BIBLIOGRAFIA Bollati A., Corrado S., Cosentino D., Marino M., Mattei M., Parotto M. (2011) – Assetto strutturale della catena a pieghe e sovrascorrimenti Umbro-Sabina (Italia Centrale) derivato dal rilevamento dei fogli 366 “Palombara Sabina” e 375 “Tivoli” (Progetto CARG). Rend. Online Soc. Geol. 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