Dio salvatore nei Padri latini: grazia divina e libertà umana

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Dio salvatore nei Padri latini: grazia divina e libertà umana.
Un tempo di approfondimenti sugli articoli del Credo, segnato dai 4 concili:
Nicea 325, Costantinopoli 381, Efeso 431 e Calcedonia 451.
Trinità e cristologia, “teologia “ ed “economia”: l’attenzione si porta sul Dio salvatore.
Una tradizione teologica alessandrina, una antiochena, una latina
contribuiscono alla formulazione del dogma cristologico.
Dalla teologia prendono nuovo senso alcune parola latine, come “persona” e “natura”.
Il Verbo si fa uomo, assumendo corpo e anima razionale propri della natura umana.
“O admirabile commercium!”; “Id quod erat permansit, quod non erat assumpsit”:
rimanendo per natura Dio, assunse la natura umana e divenne quello che non era, uomo.
“Il Verbo si fa uomo perché l'uomo diventi Dio” (Atanasio, etc.).
Il problema dell’anima razionale, della crescita in età e sapienza, delle passioni naturali in Cristo.
Il tempo della devozione personale al “Signore Gesù” e alla vergine Maria, “typus ecclesiae”.
Agostino testimone di un cammino verso la scoperta personale di Cristo
1. Conversione. Travaglio antimanicheo, per accettare l'auctoritas della Chiesa cattolica e la
ragionevolezza del credere; travaglio antiscettico, per ammettere un accesso alla verità. Con i
platonici scopre il Dio spirituale, aeterna veritas, ma Cristo “via alla Patria” è sconosciuto ai
filosofi.
2. Donatisti: Cristo presente nei sacramenti della Chiesa cattolica.
3. Pelagiani: Cristo non solo esempio di vita, ma anche aiuto alla conoscenza e volontà ferite.
4. La fine di Roma: una visione complessiva della presenza di Dio nella storia;
Cristo uomo, con il suo sacrificio, divenuto “via universalis salutis”.
Le Confessioni, libro sulla natura e la grazia. Lo spunto storico, a poco più di 40 anni, vescovo da 3 o 4 anni:
dopo i trascorsi nel materialismo manicheo e le accuse dei donatisti (“battezzato? ma prima, qui era ...”);
non ancora i pelagiani, ma già le riflessioni su s.Paolo (Quaestiones ad Simplicianum): la grazia ha un ruolo
totale nella salvezza, pone anche l’inizio della fede (“da quod iubes et iube quod vis”, quasi un ritornello
nelle Confessioni).
Non ha la preoccupazione di scrivere una autobiografia, ma di offrire una testimonianza: uno stupefacente
passaggio da Mani a Plotino, dal materialismo allo spiritualismo; e, finalmente, alla Scrittu-ra e agli esempi
di conversione trovati tra i cristiani del tempo.
Un viaggio che approda a Cristo e alla Chiesa cattolica.
Il bisogno della confessio: parola e incontro con il Dio assolutamente Altro.
Un’opera vicina e lontana, non manifesto del moderno soggettivismo religioso,
ma “teologia”, anche nell’introspezione psicologica.
Il centro di attenzione non vuol essere l’autore per se stesso e neppure “una vita”.
In modo teologico le ha lette il Medioevo: “Confessio theologica”.
Cogliere gli avvenimenti con gli occhi di Dio, vederli e insieme superarli per coglierne la verità1.
Bernardo dirà: “amare se stessi soltanto a motivo di Dio” (4° grado dell’amore).
Conf. X,1,1: “Ti conoscerò come sono da te conosciuto”;
Conf. X,3,3: “Sentirti parlare di me è conoscere me stesso”.
Altri consigli dati ai lettori da Agostino: cfr. Conf. II,3,5; V,1,1; XI,1,1;
Ritrattazioni II,6,1 (dell’anno 427); Epistola 231,6 (a Dario, dell’anno 429).
Il Dio presente nella Scrittura e nella Chiesa, il Dio vivente che fa grazia al peccatore.
Uno sguardo all’insieme: libri I-IX, il viaggio attraverso la ‘regione lontana’ alla patria;
libri X-XIII, nuovo viaggio (eternità), nuova madre (la Chiesa), nuova scienza (la Scrittura).
1
Cfr. H.I.Marrou, Agostino e l’agostinismo, Brescia 1990, 63.
Dalla Epistola 194
Nessuno ha meriti per acquistare la fede.
3. 15. Se infatti diremo che in precedenza c'è stata la fede in cui era il merito della grazia, qual merito aveva
l'uomo prima di ricevere la fede? Che cosa infatti ha uno senza che lo abbia ricevuto? Ora, se lo ha ricevuto,
perché mai se ne vanta come se non lo avesse ricevuto ? Come nessuno avrebbe la sapienza, l'intelletto, il
consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà, il timor di Dio se non avesse ricevuto, secondo il detto del Profeta,
lo Spirito di sapienza e d'intelletto, di consiglio e di fortezza, di scienza, di pietà e di timor di Dio , e come
nessuno avrebbe nemmeno il coraggio, la carità, la continenza se non avesse ricevuto lo Spirito di cui
l'Apostolo dice: Non avete infatti ricevuto lo Spirito di timore, ma di coraggio, di carità e di continenza ;
così non avrebbe nemmeno la fede, se non avesse ricevuto lo Spirito di fede, di cui il medesimo Apostolo
dice: Ora, avendo il medesimo Spirito di fede, secondo quanto sta scritto: Ho creduto e perciò ho parlato,
anche noi crediamo e perciò parliamo . Che poi la fede sia ricevuta non per qualche merito, ma per
misericordia di Colui che ha pietà di chi vuole , lo dimostra assai chiaramente l'Apostolo nel passo in cui di
se stesso dice: Ho ottenuto la misericordia d'essere fedele .
La preghiera stessa è un dono di Dio.
4. 16. Se poi diremo che ai fini di ottenere la grazia precede il merito della preghiera, il fatto che è la
preghiera ad ottenere tutto quello che ottiene, dimostra evidentemente ch'è un dono di Dio, affinché l'uomo
non pensi d'avere da se stesso ciò che, se fosse in suo potere, di certo non lo chiederebbe con la preghiera.
Perché non si pensi - dico - che precedono almeno i meriti della preghiera, in ricompensa dei quali sarebbe
concessa una grazia non gratuita - che perciò non sarebbe più nemmeno grazia poiché sarebbe una
ricompensa dovuta - anche la stessa preghiera si trova tra i doni della grazia. Noi - dice il Maestro dei Gentili
- non sappiamo cosa chiedere nella preghiera come si conviene; ma lo stesso Spirito prega per noi con
gemiti inesprimibili. Che significa il termine: prega, se non: "ci fa pregare"? Pregare con gemiti è la prova
più evidente del bisogno. Orbene, non può pensarsi che lo Spirito Santo abbia bisogno di alcunché; il termine
"prega" sta quindi per " ci fa pregare ", poiché è lui ad ispirarci il devoto desiderio di pregare e di gemere.
Allo stesso modo il Vangelo dice: Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Ma non è neppure vero che un tal fatto avvenga a nostro riguardo senza che noi non facciamo nulla. L'aiuto
dello Spirito Santo è dunque espresso col dire che è lui ad operare, in quanto è lui che fa sì che noi operiamo.
Gli affetti nella preghiera eccitati dallo Spirito Santo.
4. 17. Ora, che per lo Spirito che prega con gemiti inesprimibili, si debba intendere lo Spirito Santo dal quale
è aiutata la nostra debolezza e non già lo spirito nostro, lo dimostra chiaramente l'Apostolo cominciando a
dire che lo Spirito aiuta la nostra debolezza, soggiungendo poi subito che noi non sappiamo cosa chiedere
nella preghiera come si conviene, eccetera . Altrove poi, di questo Spirito parla più chiaramente dicendo: Voi
infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per ricadere di nuovo nel timore, ma avete ricevuto lo
Spirito di adozione filiale per il quale gridiamo: Abba! Padre! Ecco, qui non dice che lo Spirito in persona
preghi con grida, ma: in virtù del quale gridiamo: Abba! Padre! Ma in un altro passo dice: Che poi siate figli
di Dio, n'è prova il fatto che Dio inviò lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori, il quale grida: Abba! Padre!.
Non dice: " in virtù del quale gridiamo ", ma preferisce dire che a gridare è lo stesso Spirito il quale fa sì che
gridiamo, servendosi di un'espressione simile a queste altre due: Lo Spirito stesso prega con gemiti
inesprimibili, e ancora: E' lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
La preghiera efficace per la salvezza.
4. 18. Allo stesso modo, insomma, che nessuno è davvero sapiente e davvero intelligente, davvero dotato di
prudenza e di forza d'animo, nessuno ha spirito di pietà illuminato dalla scienza, né spirito di scienza
illuminato dalla pietà, nessuno teme Dio con religioso timore, se non ha ricevuto lo Spirito di sapienza e
d'intelletto, di consiglio e di fortezza, di scienza, di pietà, di timor di Dio, né alcuno ha vero coraggio e carità
sincera né continenza scrupolosa se non in grazia dello Spirito di coraggio, di carità e di continenza, così
senza lo Spirito di fede nessuno potrà credere in modo ortodosso e senza lo Spirito di preghiera nessuno
potrà pregare in modo utile alla salvezza. Non perché vi siano altrettanti spiriti, ma tutte queste virtù le
produce l'unico ed identico Spirito che le largisce come propri doni a ciascuno come vuole, poiché lo Spirito
spira dove vuole; ma deve ammettersi il fatto ch'egli aiuta in modi diversi le anime: senza inabitarvi ancora e
inabitandovi già, poiché senza inabitarvi ancora aiuta le anime a diventare fedeli, mentre quando sono già
fedeli le aiuta inabitandovi.
Coronando i nostri meriti Dio corona i suoi doni.
5. 19. Qual è dunque il merito dell'uomo precedente alla grazia, in virtù del quale possa riceverla, dal
momento che ogni nostro merito è in noi solo effetto della stessa grazia? Quando inoltre Dio premia i nostri
meriti non fa altro che premiare i suoi benefici. Come infatti con l'aderire alla fede abbiamo ottenuto la
grazia di Dio non perché fossimo credenti, ma affinché lo diventassimo, così alla fine, cioè nella vita eterna,
Dio ci darà il premio per somma sua misericordia, come dice la Scrittura. Non senza motivo quindi
rendiamo lode a Dio dicendo non solo: La sua misericordia mi preverrà, ma anche: La sua misericordia mi
seguirà. Per conseguenza la stessa vita eterna, che godremo alla fine senza fine, ci viene data come
ricompensa di meriti precedenti, ma poiché i medesimi meriti, in compenso dei quali ci viene data, non sono
prodotti da noi con la nostra capacità, sebbene prodotti in noi dalla grazia, (la vita eterna) è chiamata grazia
non per altro se non perché ci viene accordata gratuitamente, non perché non sia data in compenso dei meriti,
ma perché sono dono di Dio gli stessi meriti ai quali è data in ricompensa. Troviamo inoltre che anche la vita
eterna è chiamata grazia dal medesimo impareggiabile difensore della grazia, l'apostolo Paolo, che dice:
Mercede dovuta al peccato è la morte, grazia di Dio è invece la vita eterna in Gesù Cristo nostro Signore.
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