applicazione sperimentale di un laboratorio di danza movimento

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Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33, 2, 151-169
APPLICAZIONE SPERIMENTALE DI UN LABORATORIO DI DANZA MOVIMENTO
TERAPIA NEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO OSPEDALIERO
DELLA DEPRESSIONE NELL’ANZIANO
Linda Franchini, Mariantonietta Ciracì, Silvia Brioschi, Arianna Rota, Cristina Colombo
Introduzione
La complessità della patologia depressiva nell’età anziana comporta scelte altrettanto complesse
nell’utilizzazione dei trattamenti farmacologici disponibili.
Infatti, l’eterogeneità dei quadri clinici, derivante dalla loro scarsa rispondenza ai
criteri diagnostici propri delle diagnosi categoriali, le modificazioni biologiche determinate
dall’invecchiamento e dalle conseguenti modificazioni della cinetica e della dinamica dei farmaci e
i molteplici fattori penalizzanti la dimensione psicosociale in vecchiaia, determinano, nel paziente
anziano, modalità di impiego dei farmaci antidepressivi alquanto diverse rispetto alle modalità
utilizzate nell’adulto e nel giovane e la costante necessità di mettere in atto specifici interventi
terapeutici di natura psicosociale in accompagnamento ai trattamenti farmacologici.
Accanto a questi fattori, occorre anche considerare la costante concomitanza di prescrizioni
farmacologiche riguardanti le patologie somatiche che, più o meno comunemente, si riscontrano
nella senilità. È inevitabile, infatti, che le politerapie aumentino il rischio di interazioni
farmacologiche, di tipo sia farmacodinamico sia farmacocinetico (Vampini e Bellantuono 2002).
La decisione di trattare farmacologicamente un paziente anziano che presenta un episodio
depressivo deve essere presa in base alla gravità delle manifestazioni cliniche che caratterizzano
l’episodio stesso.
Il processo d’invecchiamento è caratterizzato da una serie di complesse modificazioni
fisiopatologiche che vanno nella direzione di una diminuita efficienza e di una ridotta capacità
funzionale. Il numero e l’entità di queste modificazioni variano notevolmente da individuo ad
individuo ed anche in un medesimo soggetto la riduzione delle funzioni fisiologiche spesso non si
ripercuote allo stesso modo su differenti organi o tessuti.
Nel cervello senile si verifica una riduzione della trasmissione neuronale, correlata sia a
modificazioni nella quantità e nell’attività dei neurotrasmettitori, sia ad una ridotta sensibilità
recettoriale. Questo fenomeno viene ritenuto responsabile, in parte, dell’alterata risposta clinica
che si può verificare negli anziani sottoposti a trattamenti psicofarmacologici e dell’ipersensibilità
agli effetti indesiderati dei farmaci.
L’invecchiamento è associato a modificazioni farmacocinetiche che tendono a ridurre la
capacità e l’efficienza dell’organismo a metabolizzare numerosi psicofarmaci.
I risultati degli studi controllati che documentano l’efficacia degli antidepressivi nella fase
SottoMeSSo giugno 2013, accettato Maggio 2014
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acuta della depressione dell’anziano, riportano tassi di risposta variabili dal 50% al 70%, rispetto
al 30% del placebo. Il tasso di risposta è quindi leggermente inferiore a quello riportato negli studi
effettuati sugli adulti giovani (Schneider 1996).
Rajji et al. (Raiji et al. 2008) sottolineano che nel paziente anziano vi è una diminuzione
dell’assorbimento passivo del farmaco dovuto al fatto che vi è un incremento della massa grassa e
una diminuzione della massa muscolare magra.
Modificazioni anatomo-funzionali legate all’invecchiamento possono influenzare l’efficacia
e la tollerabilità degli antidepressivi. All’elevata vulnerabilità dell’anziano agli effetti collaterali
contribuisce la riduzione della trasmissione colinergica, noradrenergica e dopaminergica, cui si
aggiungono le modificazioni farmacocinetiche legate all’età. Al tempo stesso il ridotto metabolismo
epatico, soprattutto ossidativo, nell’anziano determina un aumento dell’emivita di eliminazione e
un aumento delle concentrazioni plasmatiche degli antidepressivi (Amore 2005).
Uno studio di Andreescu (Andreescu 2011) sottolinea che sebbene i tassi di risposta e
remissione alla farmacoterapia e la terapia elettroconvulsiva dei soggetti anziani con depressione
siano paragonabili con quelli di mezza età, i tassi di recidiva sono più alti, sottolineando il fatto che
bisogna ancora lavorare per riuscire a raggiungere un benessere più duraturo.
Le linee guida del 2011 danno il consenso per il trattamento del disturbo depressivo maggiore
nei pazienti geriatrici, raccomandando però un trattamento antidepressivo in combinazione con
trattamenti alternativi, come psicoterapia, interventi di psicoeducazione, interventi di cronoterapia
ecc. (Alexopoulos 2011).
Nonostante i recenti progressi nel trattamento farmacologico del disturbo depressivo, più
della metà dei pazienti che ricevono il trattamento con farmaci antidepressivi non raggiungono la
remissione completa dei sintomi. Ci sono prove che l’esercizio fisico nel trattamento per il disturbo
depressivo può ridurne la sintomatologia.
Recenti evidenze di letteratura indicano nell’esercizio fisico una possibile strategia riabilitativa
o di augmentation. Un recente studio di Trivedi et al. (Trivedi et al. 2011) si è proposto di testare
l’efficacia di esercizio aerobico come trattamento dei pazienti con disturbo depressivo maggiore.
Il campione era composto da 126 soggetti (uomini e donne di età compresa tra i 18-70 anni) con
diagnosi di disturbo depressivo maggiore e che non avevano ottenuto particolari benefici dal solo
trattamento farmacologico. I soggetti sono stati randomizzati in due gruppi: coloro che facevano
parte del gruppo sperimentale integravano il trattamento farmacologico con esercizi di aerobica; i
soggetti del gruppo di controllo invece assumevano solamente la terapia farmacologica. I risultati
mostrano che vi è stato un tasso di remissione più alto nel gruppo sperimentale, rispetto al gruppo
di controllo, indicativo della fondamentale importanza che l’attività fisica potrebbe avere nel
trattamento dei pazienti con disturbo depressivo.
Come precedentemente descritto nell’invecchiamento sono presenti cambiamenti riguardanti la
nostra sfera fisica che possono accentuarsi nel caso di un episodio depressivo in un paziente anziano,
che tipicamente, rispetto ad un depresso giovane adulto presenta dal punto di vista psicopatologico
una maggior tendenza alla somatizzazione (Insel et al. 2002)
Diversi studi hanno dimostrato che l’attività fisica regolare aumenta la forza e la resistenza,
riduce il rischio di sviluppare molte comuni malattie legate all’età, mantiene l’indipendenza
funzionale nonostante la malattia cronica e riduce la mortalità nelle persone anziane (Lollgen et
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Applicazione sperimentale di un laboratorio di Danza Movimento Terapia
al. 2008, Buchner et al. 1992); ha effetti preventivi su malattie croniche (malattie cardiovascolari,
ictus, diabete, alcuni tipi di tumori) (Velthuis 2010), osteoporosi, incrementando la massa ossea
e riducendo il rischio di fratture (Province et al. 1995, Cakar 2010). Uno studio ha dimostrato
che i soggetti che hanno delle disabilità motorie o una vita sedentaria hanno un più alto rischio
di sviluppare sintomi depressivi rispetto a chi ha una buona mobilità o compie attività fisica
(Lampinen et al. 2003, Lee et al. 2008).
L’attività fisica, soprattutto aerobica, influenza in modo positivo l’umore dei soggetti anziani
affetti da Disturbo dell’Umore (Blumenthal et al. 1999, Babyak et al. 2000, Knubben et al. 2007).
L’esercizio fisico potrebbe quindi essere un trattamento aggiuntivo a quello farmacologico standard
per ridurre o meglio gestire i sintomi depressivi (Kivela et al. 1991, Ruuskanen et al. 1995, Sjosten
et al. 2006) nel paziente depresso anziano, ma anche in età più giovanile (Stephens 1988, Weyerer
1992, Hassmén et al. 2000).
Infine, l’esercizio fisico è stato descritto come particolarmente efficace nella riduzione dei
sintomi depressivi nei pazienti con lieve o moderata depressione (Martinsen 1994).
Non ci sono chiare evidenze in Letteratura circa il tipo di attività fisica più efficace per
limitazioni metodologiche (assenza di adeguato follow-up e fattori clinici confondenti (Lawlor et
al. 2001), tuttavia, alcuni studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico sia aerobico che anaerobico
ha effetti positivi sull’umore dei pazienti anziani (North et al. 1990, Martinsen 1994).
Singh et al. (Sing et al. 1997) in uno studio tra soggetti depressi volontari ha concluso che gli
esercizi di anaerobica riducono i sintomi depressivi rispetto al gruppo di controllo con una ridizione
del punteggio finale alla HAM-D del 50% vs 26%.
Altri Autori (McNeil et al 1991) riportano che esercizi di aerobica, in soggetti anziani con
depressione moderata, hanno un effetto nella riduzione dei sintomi somatici simile alla riduzione
dei sintomi ottenuta con una terapia farmacologica tra pazienti anziani con depressione maggiore
(Blumenthal et al. 1999).
La Danza Movimento Terapia (DMT)
La definizione di “danza”
Tra le prime manifestazioni artistiche del genere umano la “danza” è quella forma d’arte capace,
senza l’ausilio di ulteriori strumenti se non il corpo stesso, di veicolare emozioni, ampliando le
potenzialità percettive di chi la pratica.
La danza è un’attività che interessa l’uomo nella sua totalità: all’interno di questa esperienza
creativo-supportiva, sia a carattere individuale che collettivo, si racchiude la risonanza dell’attività
corporea sull’unità stessa che struttura la persona.
Il termine “danza” descrive l’insieme di movimenti del corpo, eseguiti individualmente
o collettivamente con finalità rituali, ludiche o estetiche, generalmente in accordo con un
accompagnamento musicale.
Dagli albori della civiltà il flusso della danza attraversa le pratiche di guarigione e di aggregazione
sociale e anima ancor oggi i rituali terapeutici di tante tradizioni. Anche nelle culture giovanili
riemerge in nuove forme l’eterno e ubiquitario «bisogno di danzare (Schott-Billmann 2000). La
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danza è un evento psicofisico integrato, in quanto attraverso il corpo, nella sua totalità, vengono
espresse emozioni, sensazioni, che determinano un cambiamento nella persona, favorendone un
vissuto di amplificazione dell’io e delle sue potenzialità percettive, comunicative ed espressive.
La DMT
L’APID, Associazione Professionale Italiana Danza Movimento Terapia (DMT) definisce
la DMT come una disciplina specifica orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva,
relazionale, la maturità affettiva e psicosociale e la qualità della vita dell’individuo. La specificità
della DMT si riferisce al linguaggio del movimento corporeo e della danza che, uniti al processo
creativo, diventano i principali metodi di valutazione e d’intervento all’interno di processi
interpersonali finalizzati alla positiva evoluzione dell’essere umano (Adorisio et al. 2004).
La Danza Movimento Terapia (DMT) si è sviluppata nel continente americano, in Europa e in altre
parti del mondo, diversificandosi in una pluralità di modelli e orientamenti teorici, tecnici e applicativi.
Per varcare la soglia delle istituzioni sanitarie, la danza ha però dovuto attendere l’ultimo
dopoguerra.
In una stagione di straordinaria fioritura delle terapie di gruppo, negli ospedali psichiatrici
americani e francesi le esperienze di Marian Chace, Trudi Schoop, Rose Gaetner aprirono inattesi
spiragli di risveglio vitale, proprio nei luoghi del più radicale impoverimento della persona.
Nasceva la Danza Movimento Terapia (DMT), divenuta oggi, a distanza di oltre sessant’anni, una
disciplina con un ricco patrimonio teorico e metodologico, che fa tesoro dell’arte del movimento e
del sapere psicodinamico. Nel nostro paese le prime esperienze, sin dall’inizio presenti anche in ambito istituzionale,
risalgono agli anni settanta. Da quell’epoca molta strada è stata percorsa, ad opera di numerose
associazioni e scuole di formazione.
Già negli anni quaranta del secolo scorso Marian Chace, una delle fondatrici della Danza
Movimento Terapia, diceva che la DMT:
• Si basa sulla spontanea risposta motoria allo stimolo ritmico musicale;
• È finalizzata soprattutto a favorire la partecipazione degli individui al gruppo;
• Opera promuovendo lo sviluppo dell’immagine corporea, che è primariamente “una
creazione sociale”.
Grande importanza veniva quindi data alla dimensione artistica ed espressiva, innanzitutto.
La danza è la forma più completa di movimento: ne convoglia la componente biologico funzionale all’interno di una intenzionalità simbolico - rappresentativa, nel quadro di un’esperienza
intrinsecamente comunicativa, relazionale, creativa.
La DMT è una modalità specifica di trattamento di una pluralità di manifestazioni della
patologia psichica, somatica e relazionale, ma anche una suggestiva possibilità di positiva ricerca
del benessere e di evoluzione personale.
La DMT, che si collega idealmente ad antiche tradizioni nelle quali la danza era un mezzo
fondamentale nelle pratiche di guarigione, ripropone, negli attuali contesti clinico – sociali, le
risorse del processo creativo della danza e del movimento per promuovere l’integrazione psicofisica,
relazionale e spirituale, il benessere e la qualità della vita della persona.
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Applicazione sperimentale di un laboratorio di Danza Movimento Terapia
Associata di frequente con altre forme di cura, la DMT trova applicazione nel trattamento di
numerosi disturbi psichiatrici: dai disturbi dell’umore e disturbi d’ansia alle psicosi, dalle malattie
psicosomatiche ai disturbi del comportamento alimentare e alle tossicodipendenze. È inoltre una
collaudata modalità di approccio a diverse forme di handicap psichico, fisico e sensoriale.
Al di là della dimensione terapeutica e riabilitativa, la DMT esprime anche competenze e
tecniche rivolte allo sviluppo delle risorse umane, alla prevenzione del disagio psicosociale, alla
formazione e al lavoro educativo.
Nei più diversi contesti pubblici e privati (centri diurni, unità riabilitative, comunità
terapeutiche, centri socio-educativi, ospedali, studi professionali, carceri, scuole, consultori…), la
DMT ha trovato terreno fertile per un lavoro basato sull’unità mente-corpo-relazione che incontra
immediatamente il bisogno di salute della gente.
Il movimento corporeo è il primo principale metodo di comunicazione per gli esseri umani,
per questo il conduttore di questi gruppi agisce utilizzando svariate tecniche corporee rivolte a
promuovere la consapevolezza interiore e ad armonizzare i processi psichici interiori con le
emozioni profonde e le esperienze vissute nell’ambiente esterno.
“La DMT è la più completa esperienza motoria poiché racchiude sia la valenza funzionale sia
quella simbolica, organizzandole all’interno dell’esperienza intrinsecamente relazionale sensibile
allo stimolo della ricerca estetica…essa non è accessoria per la DMT Espressivo-relazionale, è anzi
il contenuto stesso dell’esperienza” (Bellia 2007).
La Danza Movimento terapia viene vista come espressione creativa, come movimento libero,
ricerca di armonia, ma anche di senso, un percorso di conoscenza di sé, all’interno della relazione
con il gruppo.
La DMT mira a entrare in contatto con l’unità psicofisica del partecipante e a creare un ambiente
favorevole dove sia possibile dare forma corporea a contenuti emotivi, elaborare modi espressivi e
forme simboliche rappresentative dei vissuti.
La DMT è una tecnica espressivo-corporea che fornisce uno stato immediato di benessere e di
distensione tonico-emozionale, grazie alla riattivazione dei sistemi neuro-fisiologici, facilitando la
crescita personale, aumentando la consapevolezza delle proprie modalità relazionali e fornendo la
possibilità di ampliare e migliorare le strategie adattive, l’individuo ritrova la sua unicità espressiva
attraverso tre elementi sempre presenti nella danza: spazio, tempo e energia.
Si basa sulla spontanea risposta motoria allo stimolo ritmico musicale ed è finalizzata soprattutto
a favorire la partecipazione degli individui al gruppo, promuove lo sviluppo dell’immagine
corporea, che è primariamente una creazione sociale, consente di sviluppare la consapevolezza
e il rispetto dello spazio proprio e di quello condiviso con gli altri, di sviluppare la capacità di
ricevere e trasmettere emozioni positive attraverso il piacere cinestesico e l’impiego di musica e
ritmi con semplice strumentazione (es. bongo), sviluppare modalità di comunicazione analogica e
socializzazione, canalizzazione dell’impulsività, sincronizzazione ritmicità.
È attraverso una pratica di movimento ritmico e coordinato che la DMT fa appello agli elementi
più antichi del nostro sistema sensoriale attraverso il tatto, le sensazioni di trazione e pressione, il
calore delle mani e la loro carezza.
Ogni gesto vissuto (non stereotipato) riaggancia le sensazioni di piacere di essere ed esistere
nel proprio corpo in movimento, risveglia le sensazioni del piacere più primitive e più profonde in
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rapporto con la pulsione vitale del corpo in movimento attraverso le strutture del nostro cervello più
arcaiche: il rinencefalo e l’ipotalamo (Lapierre e Aucouturier 1984).
Secondo Benoit Lesage (Bellia 2007) le tecniche della danza permettono di sentire il corpo come
un piacere e di connettersi a dei livelli profondi di organizzazione, facente capo a schemi senso-motori
arcaici i quali conducono a un sentimento di unità, che l’essenza e la fluidità conferiscono al movimento.
L’obiettivo del conduttore dei gruppi di DMT non è quello di “far danzare”, ma di portare la persona
verso uno stato di gioco con il proprio corpo, con le proprie sensazioni e con il corpo degli altri.
I gruppi di DMT
Il gruppo è il fondamentale campo operativo del danzaterapeuta, è un vero e proprio strumento
di lavoro attraverso cui è possibile perseguire gli obiettivi della DMT centrati sull’individuo (Bellia
2005).
Il gruppo quindi nella DMT è di fondamentale importanza, perché permette di raggiungere gli
obiettivi terapeutico - riabilitativi centrati sul singolo; è possibile in questo contesto contattare una
dimensione relazionale, stimolare il potenziale creativo, ludico e risvegliare le emozioni, che, a
causa dello stato psicopatologico dei pazienti in depressione, spesso sono appiattite.
Il laboratorio sperimentale di DMT è un gruppo aperto, ogni volta si è di fronte ad un nuovo
gruppo; tutto si fonda sul qui ed ora e il gruppo è in continuo cambiamento.
Le attività spaziano da esercizi di movimento guidato all’improvvisazione, al disegno, alla
condivisione, costantemente legate dal panorama immaginale che si costituisce nel gruppo.
Le attività sono proposte e valutate in base alle esigenze del gruppo, alla sua composizione e
predisposizione.
Gli incontri propongono esperienze di Danza Movimento Terapia che creano nel tempo un filo
che unisce il piacere della riscoperta del corpo proprio e altrui alla ricchezza delle immagini interne,
creando un percorso di riflessione e comprensione che prevede momenti di condivisione. Un
percorso che non esclude la parola, ma ne ridefinisce gli spazi ed il senso.
La partecipazione a modalità e tecniche creative può divenire un momento importante nel
processo di crescita ed individuazione. Danzare in Danza Movimento Terapia diventa una metafora
concreta del proprio processo di crescita.
Negli incontri il movimento che scaturisce dalle proposte si configura come vera e propria
immaginazione attiva attraverso il canale sensomotorio oltre che immaginale.
Attraverso la Danza Movimento Terapia si può arrivare a modificazioni a livello
comportamentale, intrapsichico, interpersonale e sociale.
Utilizzando la danza, è possibile agire sia sulle componenti strettamente performative
dell’azione e del gesto, sia sulle componenti psichiche ad esse inevitabilmente e inestricabilmente
legate. La possibilità di sperimentare e creare movimenti nuovi ha una delle valenze terapeutiche
fondamentali nel fatto che genera nuovi modi di essere.
Gli incontri di DMT si propongono di promuovere, sostenere e rafforzare le componenti
creative ed espressive necessarie alla vita umana.
La DMT recupera il significato primitivo della danza di canale espressivo, comunicativo,
alternativo e complementare alla parola e alle altre arti.
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Applicazione sperimentale di un laboratorio di Danza Movimento Terapia
Gli obiettivi della DMT
La DMT si propone come un approccio olistico che affronta i disturbi emotivi, cognitivi e
fisici con interventi di tipo corporeo. La DMT utilizza il movimento a scopo terapeutico, per
aiutare un individuo a ritrovare la propria unità psicocorporea. È una disciplina che si orienta a
facilitare e promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva, psicosociale dell’individuo,
nonché a migliorare la qualità della vita della persona; la sua specificità si riferisce al linguaggio del
movimento corporeo e al processo creativo, che sono i modi attraverso cui si valuta e si interviene
all’interno di processi interpersonali che hanno come scopo la positiva evoluzione della persona.
Obiettivo fondamentale della DMT è di promuovere e far ritrovare alla persona: 1. Il piacere funzionale:
La capacità di percepire le sensazioni piacevoli, che originano dal corpo in movimento ritmico
e coordinato. Essendo un’attività fisica, promuove l’utilizzo, sia segmentario che globale del corpo,
facendo leva sulla “pulsione di movimento”, termine con cui Lapierre e Aucouturier intendono “la
sua finalità arcaica e geneticamente programmata: il movimento è in relazione all’ambiente (corpo
strumentale) e verso gli altri (corpo comunicante)”.
2. L’affinamento delle funzioni psicomotorie:
L’esecuzione di un movimento ritmico e coordinato potenzia i vari gruppi muscolari e ottimizza
la funzionalità delle articolazioni; migliora inoltre numerose altre capacità quali la rapidità dei
movimenti, la coordinazione, la precisione, la sincronizzazione dei gesti.
3. L’unità psicocorporea:
Tutte le sensazioni prodotte dal corpo e dal movimento (tattili, dolorifiche, termiche e posturali)
danno origine allo schema corporeo, che si accresce, si integra e si completa, per mezzo delle
sensazioni cenestesiche derivanti dalla danza. Esiste una correlazione stretta tra movimento
ed emozione: gli individui esprimono la tristezza, la felicità, la rabbia ed altri sentimenti con i
movimenti del corpo. Per questo è possibile rovesciare il processo lavorando sui comportamenti
muscolari, collegati ad un’emozione, per esternarla. La persona ha, in questo modo, la possibilità
di rivivere lo stesso sentimento in maniera cognitiva e, quindi, di prenderne una certa distanza,
permettendo così una sua rielaborazione. Altre volte, invece, il paziente avverte il bisogno di
prendere coscienza di un’emozione che è alla base dei suoi blocchi, ma di cui non è perfettamente
a conoscenza; una volta giunto a una certa consapevolezza su tale emozione, il paziente potrà
controllarla e regolarla con maggiore autonomia.
4. La simbolizzazione a livello corporeo:
È un aspetto fondamentale della danzaterapia come forma di espressione di sentimenti (colpa,
dipendenza, abbandono...) così opprimenti e violenti da non poter essere esternati verbalmente
ma esprimibili attraverso il movimento. Il corpo si trasforma, quindi, in mezzo di espressione
delle istanze profonde, le quali possono esprimere conflitti ed emozioni. Proprio in quanto forma
di comunicazione non verbale, la danzaterapia ha una vasta possibilità di applicazione in quelle
patologie (autismo, psicosi, disturbi della comunicazione…) in cui la capacità verbale risulta
menomata o impedita.
5. L’immagine corporea e la stima di sé:
Nella dimensione dialogica del lavoro di danzaterapia (che prende in considerazione gli scambi
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
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Linda Franchini et al.
tra soggetto e terapeuta, soggetto e gruppo e, infine, tra gruppo e terapeuta), il terapeuta e qualche
volta il gruppo fungono da specchio del soggetto, creando una sorta di comunicazione circolare,
che gli restituisce un’immagine più strutturata e ampliata, con conseguente miglioramento dei
processi di autostima e di accettazione di sè. La modalità definita “strutturante e costruttiva” della
dimensione dello sguardo rappresenta una delle possibilità utilizzate dal terapeuta: egli, attraverso
la sua presenza, il suo movimento e il suo sguardo, dà origine a un contesto rassicurante, che
favorisce nella persona una ristrutturazione favorevole e positiva della propria immagine corporea.
Gli interventi di DMT quindi favoriscono:
• La percezione, attraverso il riconoscimento dei vari segmenti corporei;
• La definizione dei limiti corporei anche attraverso la possibilità di movimento nello spazio;
• L’integrazione tra il corpo, inteso come soma, e il movimento, inteso come possibilità di
espressione individuale;
• L’incontro con l’altro, rendendo possibile la costruzione di relazioni positive, poiché aiuta
il soggetto ad esprimere le proprie emozioni attraverso il corpo.
Sebbene gli obiettivi fondamentali della DMT siano simili a quelli delle psicoterapie, la
differenza sta nel tipo di approccio verso il paziente, le attività, infatti, nel primo caso riguardano
soprattutto il corpo.
Il processo terapeutico mira al raggiungimento di una maggiore consapevolezza del proprio
corpo e ad una percezione più chiara del gruppo.
Il terapeuta ha come obiettivo quello di consentire il risveglio del piacere funzionale del
corpo in movimento, con il risultato di sviluppare un corpo più sano, non tanto a livello estetico
o fisiologico, quanto rispetto ai rapporti che il corpo stabilisce con i propri conflitti, tensioni e
distorsioni cognitive.
Utilizzo della DMT nelle patologie psichiche
La danzamovimentoterapia è nata negli ospedali psichiatrici americani e francesi: la grave
patologia mentale è stata sin dagli esordi il banco di prova e l’interlocutore privilegiato delle
prime danzamovimentoterapeuta (Marian Chace, Trudi Schoop, Rose Gaetner) (Bellia 2007). Sin
dagli anni ‘90 è emerso dalla Letteratura, infatti, un possibile aiuto di questo tipo di intervento
nelle patologie psichiche (Heber 1993, Ziarko et al. 2002, Xia et al. 2009) e neurologiche quali la
demenza (Hokkanenn et al. 2003).
Una recente rivisitazione della Letteratura (Dirmaier et al. 2010) inserisce la DMT tra gli
interventi riabilitativi nei Disturbi dell’Umore insieme alla musicoterapica, alle tecniche di
rilassamento e ad altri interventi orientati all’immagine corporea.
Scopo dello studio
L’obiettivo primario del nostro lavoro è stato l’applicazione randomizzata di un training
fisico di Danza Movimento Terapia (DMT) della durata di tre settimane, durante la degenza in
pazienti anziani (età>60 anni), ricoverati per un episodio depressivo maggiore, in associazione
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Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
Applicazione sperimentale di un laboratorio di Danza Movimento Terapia
a trattamento antidepressivo.
L’obiettivo secondario, è stato quello di valutare le eventuali differenze qualitative e
quantitative nella remissione della sintomatologia depressiva tra il gruppo oggetto di studio ed
un gruppo di controllo.
Metodo
Il campione
Il campione in esame è stato arruolato tra la popolazione di pazienti di età >60 anni,
unipolari e bipolari, non dementi, ricoverati per Episodio Depressivo Maggiore presso l’U.O. di
Riabilitazione dei Disturbi dell’ Umore dell’Ospedale San Raffaele-Turro di Milano. I pazienti
assumevano trattamento farmacologico sulla base dell’indicazione del proprio psichiatra.
I pazienti, che hanno dato il consenso alla partecipazione allo studio, sono stati assegnati in
maniera randomizzata al training fisico di DMT o all’attività fisica già prevista all’interno delle
attività riabilitative dell’U.O. (gruppo di controllo). Per ogni paziente, lo psichiatra curante aveva
raccolto l’anamnesi dedicata alla salute fisica e motoria, valutato l’Indice di Massa Corporea e
svolto esami di routine ematochimica ed Ecg basale e finale.
Gli strumenti utilizzati per la valutazione clinica, che sono stati somministrati all’inizio e alla
fine del training fisico di DMT, sono:
• World Health Organization Quality of Life (WHOQOL-Breve);
• State-Trait Anxiety Inventory (STAI);
• Beck Depression Inventory (BDI);
• Rosenberg’s Self-Esteem Scale (RSES);
• The Body Investment Scale (BIS);
• Hamilton 21 (HDRS).
Criteri di inclusione
Nel nostro campione, sono stati inclusi solo i soggetti con:
• Presenza di un Episodio Depressivo Maggiore senza manifestazioni psicotiche
• Età> 60 anni
• Consenso scritto per la partecipazione allo studio
Criteri di esclusione
Sono stati considerati criteri di esclusione del nostro studio:
• Controindicazioni mediche all’attività fisica (es. gravi problemi di natura ortopedica e/o
patologie cardiopolmonari),
• Codiagnosi in ASSE I,
• Storia di epilessia,
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
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Linda Franchini et al.
• Uso dei neurolettici nei 30 giorni precedenti lo studio (6 mesi se neurolettici long-acting),
• Dipendenza o abuso di alcool o sostanze negli ultimi 6 mesi,
• Mini Mental States <23.
Il paziente inserito nel gruppo sperimentale effettua per tre incontri a settimana (lunedì,
mercoledì e venerdì), per tre settimane, le sedute di Danza Movimento Terapia, della durata di
45 minuti. Gli incontri sono condotti dal Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica Specialista in
DanzaMovimentoTerapia Espressivo-Relazionale (A.R.) e si svolgono all’interno di una palestra
idonea, dedicando la massima attenzione alla sicurezza fisica dei partecipanti al gruppo. Si
prevede, inoltre, l’impiego di materiali e oggetti (stoffe, elastici, cerchi, palline in gommapiuma,
palloncini…); brani musicali di vario genere (dalla musica classica, etnica, popolare, world…);
strumenti musicali semplici (bongo, djambé, maracas, legnetti…). La prima parte del laboratorio
consiste nell’accoglienza dei partecipanti al gruppo. Vengono impiegati rituali di inizio, quali
ripetizione ritmica del proprio nome, saluti cantati e gestualizzati, uso di camminate esplorative.
Segue una fase di riscaldamento, con la quale si prepara il corpo al movimento, si attiva, si
scalda il corpo, si mobilitano i muscoli per prevenire il rischio di strappi muscolari, distorsioni
articolari, si regola la respirazione e viene incrementata la circolazione sanguigna. Data l’età
del campione e le possibili difficoltà motorie, si predilige l’utilizzo di panche su cui sedersi
per tale riscaldamento, evitando così problematiche di spostamento da posizione supina ad
eretta. Segue la fase dell’esplorazione, che consiste nell’identificazione di un tema conduttore,
nella libera esplorazione del movimento, nell’improvvisazione su musica, uso di oggetti e dello
spazio. Infine, durante la fase conclusiva, viene fatto il saluto e vengono raccolti i commenti, le
sensazioni e le impressioni di tutti i partecipanti. Per tutti i partecipanti, l’educatore raccoglieva
il diario di seduta, la scheda di osservazione comportamentale e un questionario di gradimento.
I pazienti del gruppo di controllo, nei medesimi orari, svolgevano, invece, con un Educatore
Professionale, una semplice attività motoria non controllata (uscite di gruppo, camminate nel
parco della struttura)
Analisi statistiche
L’analisi statistica dei dati è stata condotta utilizzando il software Stat.Soft. STATISTICA 7.0.
• È stato utilizzato il Chi-Square e t-test nel confronto delle variabili dicotomiche e
continue nei due gruppi di pazienti.
• È stata effettuata Analisi della Varianza per misure ripetute sulle scale somministrate ai
pazienti all’ingresso ed in dimissione, in relazione alla partecipazione o meno al gruppo
di Danza Movimento Terapia.
Risultati
Il campione si compone di 104 pazienti di cui 71 sono stati randomizzati nel gruppo di Danza
Movimento Terapia e 33 nel gruppo di controllo. Tutti i pazienti coinvolti nello studio hanno dato
il loro consenso alla raccolta delle informazioni circa la qualità di vita percepita, la rilevazione
160
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
Applicazione sperimentale di un laboratorio di Danza Movimento Terapia
soggettiva della sintomatologia depressiva, la rilevazione soggettiva della sintomatologia ansiosa,
la valutazione dell’ autostima, la valutazione della propria esperienza corporea e l’eventuale
presenza di distorsioni cognitive, tramite l’utilizzo degli specifici questionari autosomministrati,
precedentemente descritti, che i pazienti hanno compilato all’inizio del training fisico di DMT e,
successivamente, alla fine. Sia all’ingresso sia in dimissione l’andamento della sintomatologia
depressiva è stato valutato dal medico psichiatra curante, mediante la somministrazione della
Scala di Hamilton (HDRS).
Descrizione del campione
La tabella 1 descrive le caratteristiche cliniche e demografiche del campione, suddiviso nei
due gruppi di trattamento.
Tabella 1. I dati delle variabili continue sono espressi in media ± deviazione standard
Sesso
M
F
Età
Stato Civile
Libero
Coniugato
Separato/Divorziato
Vedovo
Scolarità (anni)
Diagnosi
Unipolari
Bipolari
Età di esordio
N° di episodi
N° di ospedalizzazioni
Durata episodio indice (mesi)
Gruppo Controllo
(N=33)
DMT
(N=71)
14
19
69.2 ± 5.5
11
60
69.8 ± 6.2
0
20
5
8
9.6 ± 5.7
1
50
4
17
8.2 ± 4.2
19
14
42.6 ± 16.5
4.8 ± 3.1
2.8 ± 2
8.7 ± 13.6
47
24
48.3 ± 13.5
4.5 ± 3.2
2.3 ± 1.5
7.3 ± 6.4
I due gruppi sono risultati omogenei per quanto riguarda le caratteristiche sia cliniche che
socio-demografiche.
La tabella 2 riporta i punteggi medi delle scale di valutazione somministrate in ingresso
al nostro campione, suddiviso in base alla partecipazione o meno al training fisico di Danza
Movimento Terapia.
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
161
Linda Franchini et al.
Tabella 2. I dati delle variabili continue sono espressi in media ± deviazione standard
Gruppo di controllo (N=33)
HAM-D
BDI
CQ
RSES
WHOQOL
Area Fisica
Area Psichica
Area Relazioni Sociali
Area Ambientale
STAY-Y1
BIS
24.6 ± 5.1
17.4 ± 8.3
23.4 ± 10.2
2.9 ± 3
Gruppo DMT
(N=71)
23.6 ± 4.8
15.8 ± 7.8
24.2 ± 13.3
3.4 ± 3.4
11.2 ± 2.9
11.5 ± 1.3
11.5 ± 2.6
11.9 ± 1.9
10.8 ± 2.5
11.5 ± 1.3
11.1 ± 3
11.5 ± 2.2
80.9 ± 25.8
85.6 ± 11.2
77.5 ± 25.8
82.6 ± 13.8
I due gruppi partivano da punteggi basali paragonabili in tutte le scale di valutazione. Nessuna
differenza è stata riscontrata ai punteggi finali delle scale utilizzate nei due gruppi di trattamento
come indicato nella tabella 3.
Al termine dell’ospedalizzazione tutti i pazienti presentavano un punteggio alla scala di
Hamilton per la depressione indicativo di un miglioramento clinico: 24.6 ± 5.1 vs 10,8 ± 8.1
e 23.6 ± 4.8 vs 8,3 ± 4.5 rispettivamente nel gruppo di controllo (N=33) e nel gruppo di DMT
(N=71); pur in assenza di significatività statistica, i pazienti che avevano partecipato alla DMT
presentavano un punteggio finale alla scala di Hamilton per la depressione inferiore rispetto ai
controlli 8.3 ±4.5 vs 10.8 ±8.1
Tabella 3. Punteggi finali nei due gruppi alle scale di valutazione
Gruppo di controllo (n=33) Gruppo DMT (n=71)
Media ± Dev. St.
Media ± Dev. St.
HML finale
10,8 ± 8.1
8,3 ± 4.5
CQ finale
19,7 ± 11.8
22,1 ± 16.2
WQ-AF finale
12,3 ± 3.7
12,6 ± 2.8
WQ-AP finale
11,5 ± 2.4
12,1 ± 1.3
WQ-RS finale
12,6 ± 2.7
12,4 ± 3.3
WQ-AMB finale
12,2 ± 2.6
12,5 ± 2.2
BDI finale
11,7 ± 7.7
10,8 ± 7.9
BIS finale
87,5 ± 12.2
85,7± 12.1
RSES finale
2,4 ± 2.3
3,7 ± 4.8
STAI finale
64,6 ± 33.9
59,9 ± 29.9
t-value
p
1,83909
-0,76266
-0,52167
-1,50161
0,20982
-0,73697
0,52426
0,68625
-1,45543
0,68885
0,069478
0,447459
0,603076
0,136414
0,834240
0,462902
0,601292
0,494178
0,148714
0,492631
La tabella 4 descrive l’ andamento delle scale nel gruppo di pazienti anziani depressi che
ha effettuato la DMT: i risultati suggeriscono un miglioramento clinico al termine del ricovero
162
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
Applicazione sperimentale di un laboratorio di Danza Movimento Terapia
statisticamente significativo a carico della sintomatologia depressiva, della qualità di vita percepita
nelle aree fisica, psicologica e delle relazioni, nonché a carico della sintomatologia ansiosa.
Tabella 4. Andamento delle scale nel gruppo di pazienti in DMT (N=71)
CQ i vs. CQ f
WQ-AF i vs. WQ-AF f
WQ-AP i vs. WQ-AP f
WQ-RS i vs. WQ-RS f
WQ-AMB i vs. WQAMB f
BDI i vs. BDI f
BIS i vs. BIS f
RSES i vs. RSES f
STAI i vs. STAI f
Mean
24,23611
11,24208
11,55694
11,47847
Mean
22,16000
12,62824
12,10353
12,47074
Std.Dev.
13,33585
2,94959
1,31276
2,66095
Std.Dev.
16,23592
2,85928
1,26164
3,30914
F-ratio
1,4822
1,0642
1,0827
1,5465
11,95070 12,55691 -1,7083 137 0,089847 1,97592
2,20559
1,2460
15,81690
82,65714
3,41429
77,49296
7,97599
12,15960
4,84121
29,89146
1,0506
1,2983
1,9414
1,3427
10,82609
85,71014
3,78261
59,90909
t-value
0,8337
-2,8207
-2,5092
-1,9604
3,7476
-1,3800
-0,5159
3,6935
df
140
138
138
138
138
137
137
135
p
0,405881
0,005499
0,013257
0,051964
0,000262
0,169838
0,606773
0,000320
7,78150
13,85524
3,47452
25,79639
La tabella 5 descrive l’ andamento dei punteggi delle scale nel gruppo di controllo: anche in
questo sottocampione si assiste ad un miglioramento soggettivo e statisticamente significativo
della sintomatologia depressiva e di quella ansiosa; nell’ area della qualità di vita in questo
sottocampione il miglioramento significativo riguarda solo l’area delle relazioni
Tabella 5. Andamento delle scale nel gruppo di pazienti controllo (N=33)
CQ i vs. CQ f
WQ-AF i vs.
WQ-AF f
WQ-AP i vs.
WQ-AP f
WQ-RS i vs.
WQ-RS f
WQ-AMB i vs.
WQ-AMB f
BDI i vs. BDI f
BIS i vs. BIS f
RSES i vs.
RSES f
STAI i vs.
STAI f
Mean
23,36364
Mean
19,71875
t-value
1,3353
df
63
p
0,186584
Std.Dev.
10,17601
Std.Dev.
11,79457
F-ratio
1,3434
10,83939
12,27719
-1,8444 63
0,069833
2,52551
3,67159
2,1135
11,46030
11,55906
-0,2103 63
0,834088
1,27401
2,36720
3,4524
11,13909
12,61219
-2,0525 63
0,044276
3,01930
2,75607
1,2001
11,50000
12,18750
-1,1491 63
0,254861
2,21148
2,60195
1,3843
17,42424
85,62500
11,73333
87,51613
2,8021 61
-0,6399 61
0,006796
0,524636
8,30298
11,25296
7,76346
12,19801
1,1438
1,1750
2,96970
2,46875
0,7417
63
0,461047
3,04636
2,34155
1,6926
80,93939
64,68966
2,1393
60
0,036489
25,78146
33,89280
1,7282
Legenda: CQ i = CQ iniziale; CQ f = CQ finale; WQ-AF i = WQ-AF iniziale; WQ-AF f = WQ-AF finale;
WQ-AP i = WQ-AP iniziale; WQ-AP f= WQ-AP; finale; WQ-RS i = WQ-RS iniziale; WQ-RS f =WQ-RS
finale; WQ-AMB i = WQ-AMB iniziale; WQ-AMB f = WQ-AMB finale; BDI i = BDI iniziale; BDI f =
BDI finale; BIS i = BIS iniziale; BIS f = BIS finale; RSES i = STAI iniziale; RSES f = STAI finale; TAI i
= STAI iniziale; STAI f = STAI finale
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
163
Linda Franchini et al.
Discussione
Dati di letteratura mostrano che l’associazione tra sintomi depressivi e invalidità nelle persone
anziane è moderata dall’attività fisica (Lee et al. 2008), inoltre l’attività fisica, soprattutto aerobica,
influenza in modo positivo l’umore dei soggetti anziani affetti da Disturbo dell’Umore (Blumenthal
et al. 1999, Babyak et al. 2000, Knubben et al. 2007). La Danza Movimento Terapia è un particolare
tipo di attività fisica che utilizza il movimento a scopo terapeutico, per aiutare l’individuo a
ritrovare la propria unità psicocorporea. Tale tipo d’intervento rappresenta una possibile strategia
riabilitativa nei Disturbi dell’Umore (Dirmaier et al. 2010). Nell’attualità non sono presenti in
Letteratura dati riguardanti l’applicazione di tale strumento nel trattamento integrato dell’episodio
depressivo nell’anziano.
I nostri risultati, per quanto preliminari, sono in linea con quanto presente in Letteratura. I soggetti
sono stati valutati all’inizio e alla fine del ricovero con la Scala di Hamilton e il Beck Depression
Inventory rispettivamente per la valutazione oggettiva e soggettiva della gravità della depressione.
Anche se non è stata trovata una differenza significativa tra i due gruppi (DMT e controllo), i soggetti
che hanno svolto attività di Danza Movimento Terapia hanno ottenuto in media punteggi inferiori
alla Scala di Hamilton rispetto ai soggetti che facevano parte del gruppo di controllo. Questi dati
sono quindi in linea con diversi studi nei quali si afferma che l’esercizio fisico potrebbe essere un
trattamento aggiuntivo a quello farmacologico standard e che favorisce una migliore gestione dei
sintomi depressivi (Sjosten et al. 2006). La DMT potrebbe avere gli stessi effetti dell’attività aerobica,
come visto negli studi sopracitati (Blumenthal et al. 1999, Babyak et al. 2000, Knubben et al. 2007), e
quindi influenzare in modo positivo l’umore dei soggetti anziani affetti da Disturbo dell’Umore.
Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che, in seguito a studi condotti sugli effetti analgesici
degli oppiacei (esempio la morfina), si è scoperta l’esistenza di una produzione endogena di
oppioidi (ß-endorfine). In genere la concentrazione plasmatica di ß-endorfina aumenta in risposta
a un lavoro muscolare. Più precisamente nel lavoro di tipo aerobico è importante l’intensità
dell’esercizio nel determinare l’aumento degli oppioidi endogeni. L’effetto più evidente dovuto alla
liberazione degli oppioidi è legato quindi alla sensazione di benessere e di euforia che suscitano,
in particolare nell’attività fisica di tipo aerobico d’intensità media; inoltre l’effetto aumenta con
l’aumentare della durata dell’esercizio. Le endorfine svolgono un ruolo nella tolleranza del dolore,
migliorano l’appetito, riducono l’ansietà, la tensione nervosa, le reazioni di paura e di aggressività
contribuendo a migliorare nell’anziano il rapporto con il proprio corpo e con l’ambiente. Le
sensazioni di benessere e rilassamento riferite dai soggetti alla fine delle sedute di DMT potrebbero
essere quindi giustificate dalla produzione di endorfine.
La vecchiaia è un momento molto delicato della vita dei soggetti, tanto da essere considerata
“l’età delle perdite” sul piano fisico, psichico, affettivo e socio-lavorativo.
La depressione è probabilmente la principale causa di sofferenza emotiva nella vecchiaia che,
insieme ad un’involuzione delle capacità motorie, conducono inevitabilmente a un peggioramento
della qualità della vita stessa.
Nel nostro studio per la valutazione della qualità della vita dei soggetti, è stato somministrato il
questionario WHOQOL-breve, per vedere quanto la DMT abbia un effetto sulla QoL percepita nei
soggetti anziani con depressione unipolare e bipolare.
164
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
Applicazione sperimentale di un laboratorio di Danza Movimento Terapia
L’attività fisica ha un ruolo molto importante nell’età anziana, perché permette di mantenere
una buona forma fisica e un certo livello di autonomia. Per quanto riguarda l’area fisica della
WHOQOL, i nostri risultati mostrano che i soggetti che hanno partecipato ai gruppi di DMT, hanno
avuto un miglioramento significativo nella percezione delle proprie capacità fisiche, della propria
capacità di movimento, della propria forza fisica, della capacità lavorativa, dell’energia. Bisogna
comunque sottolineare che i soggetti del gruppo sperimentale hanno avuto un miglioramento di
intensità maggiore rispetto ai soggetti che non hanno partecipato al laboratorio di DMT. Il sintomo
più caratteristico della depressione è la deflessione timica, che si manifesta come un sentimento di
tristezza, vuoto, malinconia, indifferenza, e difficoltà a pianificare azioni in un determinato ambito
di vita. I soggetti con depressione mostrano una elevata sofferenza psicologica; generalmente
l’umore depresso viene riferito come un sentimento di tristezza prevalente, di perdita più o meno
totale di slancio vitale, di inutilità del vivere, come sentimento pervasivo di catastrofe. Vi è la
perdita di ogni interesse e un’ipersensibilità agli stimoli psichici negativi con la tendenza a vivere
gli avvenimenti del quotidiano sul registro predominante della risposta emotiva di tristezza,
dispiacere, disgusto e soprattutto paura: tutto ciò porta ad un peggioramento della qualità della
vita del soggetto anziano. In questo periodo della vita l’attività fisica può essere estremamente
benefica non solo da un punto di vista fisico, ma anche psicologico. Il fatto di mantenere un livello
generale di salute più alto e di contrastare gli “acciacchi” contribuisce ad alzare il tono dell’umore
e a mantenersi attivi. La terza età porta infatti con sé il rischio dell’isolamento e dell’abbandonarsi
a stati depressivi. L’anziano si chiude perciò in un isolamento dal quale la frequenza ad incontri in
cui si svolge attività di DMT può riscuoterlo, dandogli vitalità e soprattutto quella socializzazione
di cui ha estremo bisogno. Nel nostro studio quindi cerchiamo di capire che tipo di relazione può
esistere tra la sofferenza psicologica e l’attività fisica di DMT. I nostri dati mostrano dei risultati
molto evidenti: tra i soggetti del gruppo sperimentale si nota un miglioramento significativamente
differente delle condizioni della salute psicologica rispetto al gruppo di controllo. L’attività di
DMT in gruppo, allora, potrebbe far acquisire un maggior livello di benessere psicofisico nella
lotta contro la solitudine della vecchiaia. Questi risultati sono in accordo con i dati di letteratura.
Uno studio di Jeong Y. (Jeong 2005) analizza il legame tra la depressione, disagio psicologico
e l’applicazione della DMT. Questo studio ha valutato i profili di salute psicologica (tramite
l’utilizzo del questionario autosomministrato Symptom Cheek List 90-revision (Derogatis 1977) e
i cambiamenti neuro-ormonali dei soggetti partecipanti ai gruppi di DMT (tramite la misurazione
della concetrazione plasmatica di serotonina e dopamina). Alla fine del percorso terapeutico, di 12
settimane, tutti i punteggi relativi al disagio psicologico erano considerevolmente diminuiti e la
concentrazione di serotonina e dopamina era stata modificata in maniera efficace. I nostri risultati
confermano allora ciò che era già emerso in altri studi: la DMT può stabilizzare il sistema nervoso
simpatico e ridurre marcatamente i sintomi di disagio psicologico in alcune forme depressive.
Per quanto concerne l’area delle relazioni sociali, entrambi i gruppi in studio hanno ottenuto un
cambiamento positivo a carico della qualità di vita percepita nelle relazioni sociali. Questi risultati
non sorprendono, in quanto il lavoro sulla relazione con l’altro è un aspetto basilare della DMT
così come di tutte le altre attività riabilitative effettuate in gruppo presso la nostra unità operativa.
Anche le camminate nel parco della struttura effettuate in gruppo sono attività che stimolano molto
la relazione interpersonale e rendono possibile la costruzione di relazioni positive, aiutando il
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
165
Linda Franchini et al.
soggetto ad esprimere le proprie emozioni anche attraverso l’attività fisica.
Ciò rappresenta un aspetto riabilitativo nella cura dei Disturbi dell’Umore, in cui è da sottolineare
il ruolo fondamentale del Danza Movimento Terapeuta, in questo caso un membro dell’equipe
terapeutica, che deve essere in grado di coinvolgere emotivamente e favorire la partecipazione dei
soggetti al gruppo. Sentirsi parte di un gruppo è fondamentale per questi pazienti, per smentire
l’errata convinzione di essere senza uguali nella loro sofferenza. Questo senso di unicità è
intensificato dal loro isolamento sociale; a causa delle difficoltà interpersonali, tipiche della fase
depressiva e aggravate dall’età anziana, spesso nella loro quotidianità non incontrano né cercano
occasioni di conoscenza di esperienze e vissuti degli altri, analoghi o simili ai propri.
Per quando riguarda l’area della dimensione ambientale nella gestione della malattia, non sono
state trovate differenze significative tra i due gruppi. Ciò non sorprende in relazione allo stile di
intervento che in entrambe le condizioni ha visto un’attenzione specifica alla sicurezza ambientale
delle attività svolte.
Tramite il questionario STAI-Y1, infine, abbiamo voluto vedere come fosse l’andamento
longitudinale dell’ansia di stato nei pazienti del campione, in ingresso e a distanza di 3 settimane,
in base alla partecipazione o meno al training di DMT. L’ansia di stato indica quanto la persona si
percepisca in ansia “proprio in quel momento” ed esprime una sensazione soggettiva di tensione e
preoccupazione, comportamenti relazionali di evitamento (o avvicinamento eccessivo e prematuro)
e un aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo (incremento della frequenza cardiaca,
della risposta galvanica...) relativa ad una situazione stimolo, quindi transitoria e di intensità
variabile. Dai nostri risultati si evince che non vi è una differenza statisticamente significativa
tra i due gruppi e che il campione totale dei pazienti ha ottenuto un miglioramento per quel che
concerne l’ansia di stato.
Per concludere nel nostro studio preliminare abbiamo visto come l’applicazione di un training
fisico di Danza Movimento Terapia (DMT) porti dei benefici in pazienti anziani con depressione
(età> 60 anni).
I soggetti che hanno partecipato al laboratorio di DMT mostravano, all’osservazione finale,
una maggiore riduzione dei sintomi depressivi ed un miglioramento in diverse aree, quali la
salute psicologica (emozioni positive; capacità di ragionamento, apprendimento, memoria
e concentrazione; autostima; immagine corporea ed aspetto esteriore; emozioni negative;
spiritualità/Religione/Convinzioni personali), area fisica (energia; sonno e riposo; abilità di
spostarsi; attività della vita quotidiana; dipendenza da farmaci o da altri trattamenti; capacità
lavorativa) e area delle relazioni sociali (relazioni interpersonali, supporto sociale).
È stato notato, inoltre, un miglioramento nell’assetto cognitivo, in linea con i numerosi dati
di letteratura che sottolineano l’ associazione tra attività fisica e funzioni cognitive e che l’attività
fisica ha un effetto protettivo sul declino cognitivo tra gli anziani.
Alla luce dei risultati esaminati, per quanto siano preliminari, possiamo considerare molto
importante l’utilizzo della DMT come strumento terapeutico - riabilitativo che si avvale di una
modalità comunicativa espressivo - relazionale.
In conclusione il training fisico di DMT è risultato applicabile nel campione di anziani e
fornisce risultati incoraggianti da replicare su un campione più ampio, a conferma dell’utilità di
un intervento clinico integrato nella più complessa realtà della depressione nell’anziano.
166
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
Applicazione sperimentale di un laboratorio di Danza Movimento Terapia
Riassunto
Parole chiave: depressione, anziano, danza movimento terapia, riabilitazione
Oggetto: La prevalenza della Depressione Maggiore nei soggetti di età superiore ai 60 anni è del
2% (Vaillant et al. 1996, Blazer et al. 1991, Reynolds 1992). Le modificazioni biologiche determinate
dall’invecchiamento, le conseguenti modificazioni della cinetica e della dinamica dei farmaci e i molteplici
fattori penalizzanti la dimensione psicosociale in vecchiaia, determinano, nell’anziano, modalità di impiego
dei farmaci antidepressivi diverse rispetto alle modalità utilizzate nel giovane adulto e la necessità di
mettere in atto interventi terapeutici integrati che comprendono attività fisica adeguata e controllata, che,
nell’anziano, favorisce una migliore gestione dei sintomi depressivi (Sjosten et al. 2006).
Metodo: Applicazione sperimentalmente di un training fisico di Danza Movimento Terapia (DMT) della
durata di tre settimane, durante la degenza, in pazienti anziani (età>60 anni), ricoverati per un episodio
depressivo, in associazione a trattamento antidepressivo standard e valutazione di eventuali differenze
qualitative e quantitative nella remissione della sintomatologia depressiva e nella qualità di vita percepita tra
il gruppo oggetto di studio e un gruppo di controllo attraverso le seguenti scale:World Health Organization
Quality of Life (WHOQOL-Breve); State-Trait Anxiety Inventory (STAI); Beck Depression Inventory
(BDI); Rosenberg’s Self-Esteem Scale (RSES);The Body Investment Scale (BIS); Hamilton Depression
rating Scale 21 (HDRS).
Risultati: Il campione analizzato è composto da 104 pazienti depressi sia unipolari che bipolari: 71 nel
gruppo sperimentale, 33 nel gruppo di controllo), le cui condizioni cliniche erano sovrapponibili. Entrambi
i gruppi nel corso del trattamento globale dell’ episodio depressivo presentavano un miglioramento della
sintomatologia depressiva sia alla scala di Hamilton che alla scala di Beck, così come migliorava in entrambi
i gruppi l’ ansia di stato e la qualità di vita percepita nell’ area delle relazioni sociali. I pazienti che hanno
effettuato la DMT presentavano in aggiunta un miglioramento significativo dal punto di vista statistico nella
loro qualità di vita percepita nelle aree fisica e psicologica.
Conclusioni: Il training fisico utilizzato è risultato applicabile ad una popolazione di pazienti depressi
anziani ospedalizzati e fornisce risultati incoraggianti da replicare su un campione più ampio, a conferma
dell’utilità di un intervento clinico integrato nella più complessa realtà della depressione nell’anziano.
The experimental use of dance therapy in the treatment of geriatric
depressed inpatients
Key words: depression, elderly, dance\movement therapy, rehabilitation
Objective: The prevalence of Major Depressive Disorder (MDD) is 2% in people over 60 years old
(Vaillant et al. 1996, Blazer et al. 1991, Reynolds 1992). Elderly is characterized by aged related changes
in pharmacokinetic and pharmacodynamic mechanisms, and also physical and psychosocial impairments.
These factors could suggest the use of antidepressant strategies that include controlled physical activity,
(Sjosten et al. 2006).
Method: We applied an experimental physical training based on Dance Movement Therapy (DMT) on a
period of three weeks, in a group of depressed hospitalized patients over 60 years old, in combination with
antidepressant pharmacotherapy. This experimental group was compared to a control group treated without
any physical training. We measured and compared the outcome of quantitative and qualitative data using
World Health Organization Quality of Life (WHOQOL-Breve); State-Trait Anxiety Inventory (STAI); Beck
Depression Inventory (BDI); Rosenberg’s Self-Esteem Scale (RSES);The Body Investment Scale (BIS);
Hamilton Depression rating Scale 21 (HDRS)
Results: The whole sample consists of 104 depressed patients (both unipolar and bipolar), with comparable
clinical conditions: 71 were part of the experimental group, 33 were part of the control group. Our results
indicate in both groups of patients a significant improvement in depressive and anxious symptoms, as well as
Psichiatria e Psicoterapia (2014) 33,2
167
Linda Franchini et al.
in the relationship area of quality of life; on the contrary only in the DMT treated group we find a significant
improvement also in physical and psychological areas according to Whoqol scores.
Conclusions: DMT represents an useful and applicable support in the treatment of depression in geriatric
patients.
Bibliografia
Adorisio A e Garcia ME (2004). Danzamovimentoterapia. Modelli e pratiche nell’esperienza italiana. Ed. Ma.
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Corrispondenza:
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