Allegato - Parco delle Orobie Bergamasche

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PASTURS
La riduzione del rischio derivante dal ritorno dei grandi carnivori sulle
Alpi Orobie bergamasche come occasione di sviluppo sostenibile della
comunità locale
DESCRIZIONE DETTAGLIATA DEL PROGETTO
CAPOFILA
Eliante Cooperativa Sociale Onlus
PARTNER
Parco delle Orobie bergamasche, WWF Bergamo
1
1. Riassunto
1.1 Il ritorno dei grandi carnivori sulle Alpi Orobie bergamasche
La ricomparsa dei grandi carnivori sulle Alpi Orobie bergamasche (in particolare orso e
lupo) rappresenta una delle principali novità ecosistemiche degli ultimi 20 anni. Molto si è
scritto degli aspetti mediatici della novità, poco su quelli ecologici. Le montagne lombarde,
dopo oltre un secolo, sono nuovamente basate su una piramide alimentare completa in un
habitat complessivamente molto più naturale e idoneo del recente passato. Questo lento
fenomeno cambierà potenzialmente molti paradigmi della gestione territoriale, rimettendo
in discussione il ruolo esclusivo dell’uomo come pressoché unico gestore ecosistemico (si
pensi, per esempio, alla selezione sugli
ungulati e alle conseguenze sulla gestione
forestale o alla rimozione delle carcasse).
La presenza di orso e lupo è considerata un
grande
successo
dal
mondo
conservazionista e dalla comunità scientifica,
oltre che un punto di forza che documenta il
rispetto da parte del nostro paese di obblighi
comunitari1. Inoltre, si tratta di un successo
orgogliosamente italiano in un campo in cui
gli altri paesi alpini hanno fatto, finora, meno
bene di noi.
I grandi predatori hanno anche un impatto
Alcuni titoli de “L’Eco di Bergamo” che guardano con favore
l’arrivo dell’orso bruno sulle Orobie
assolutamente positivo sulla gran parte dei cittadini e un ruolo molto attrattivo per i turisti.
Già in altre regioni (si pensi all’Abruzzo, ai parchi nordamericani e, più recentemente, al
Trentino) è stato calcolato e sperimentato quale peso economico hanno specie così
attrattive per turismo e marketing territoriale. Lo testimonia una ricerca effettuata in
Trentino da 4 ricercatori dell’Università di Trento e del MUSE pubblicata nel 20132. La
ricerca ha calcolato il valore economico della pubblicità indiretta di cui ha beneficiato l’orso
1
In particolare, la direttiva Habitat (92/43/CEE)
G. Grilli, C. Tattoni, S. Notaro, M. Ciolli, "Ursus Arctos e promozione territoriale: un approccio di marketing" in
DENDRONATURA, v. 2013, n. 1 (2013), p. 86-95
2
2
nel periodo maggio-giugno 2011 attraverso la metodologia AVE (Advertising Value
Equivalent3). Il risultato è sorprendente, visto che si tratta di più di 350.000 €, che equivale
alla quantità di denaro che il Trentino avrebbe dovuto spendere per ottenere la stessa
visibilità con inserzioni a pagamento.
Meno entusiaste sono alcune categorie che si trovano a fare i conti con i danni apportati
da lupi e orsi, come i pastori. Si tratta di danni che, nella maggior parte dei casi, sono
estremamente limitati se correlati con quelli apportati dalla fauna selvatica in generale
(cinghiali soprattutto). Se da un lato sono i pastori stessi ad ammettere che quello dei
grandi carnivori non è il problema principale che minaccia l’allevamento di montagna,
d’altro canto è innegabile che la percezione del problema sia significativa. Spesso
l’emotività ha la meglio sulle valutazioni economiche dei danni (che in Lombardia sono
rimborsati completamente e abbastanza rapidamente) e il disagio aumenta, così come la
paura di non essere tutelati, il timore verso una presenza non più abituale, le
recriminazioni verso un mondo decisore “cittadino” o “europeo”, quindi lontano.
Alcuni progetti4 hanno affrontato il problema in diversi modi, puntando soprattutto sulla
comunicazione e, in maniera meno decisa, su attività pratiche. Ciò nonostante, il mondo
dell’allevamento montano e quello dei conservazionisti rimangono sostanzialmente
separati e diffidenti. Il rischio a medio termine di questo mancato incontro è
reciproco: sia i pastori che i grandi carnivori hanno poco da guadagnare e molto da
perdere dal fallimento dei tentativi di coesistenza.
Dal punto di vista dei pastori, la presenza dei grandi predatori potrebbe essere un ulteriore
elemento che li spinge ad abbandonare o non intraprendere un’attività tradizionale, che
invece potrebbe vivere un nuovo slancio e sostenere gli sforzi di conservazione di alcuni
habitat. Dal punto di vista dei grandi carnivori, il fatto che spesso lupo e orso siano visti
come l’ennesimo problema e la strumentalizzazione politica delle paure e dei danni,
potrebbero rappresentare una spinta ad allentare la tutela verso queste specie che, oltre
che protette a livello comunitario, sono preziose anche per l’economia locale (es. turismo).
Già purtroppo si vedono segnali in questa direzione.
3
La metodologia AVE attribuisce un valore monetario alla copertura mediatica ottenuta grazie a un articolo di giornale
o un servizio di un telegiornale o radiogiornale.
4
Si vedano come esempio i progetti LIFE COEX (www.life-coex.net) e LIFE ARCTOS (www.life-arctos.it)
3
1.2 Il progetto Pasturs
Pasturs riprende il progetto francese Pastoraloup5, che da 15 anni propone, con successo,
di facilitare l’adattamento dei pastori all’arrivo dei grandi carnivori attraverso gruppi
di volontari in grado di fornire ai pastori stessi
un aiuto in tutti gli aspetti della loro vita
lavorativa.
Per
esempio,
accompagnano
fisicamente parte del lavoro di monticazione e/o
Alcuni numeri del progetto
PastoraLoup nel biennio 20122013:
transumanza, contribuiscono alla sorveglianza
delle
greggi,
montano
recinzioni
elettrificate,
sbrigano le pratiche per la richiesta di rimborso
danni da fauna selvatica e aiutano anche nella
- 87 volontari coinvolti;
- 38 allevatori coinvolti;
- 97 interventi sul campo;
- 998 giorni di volontariato.
normale attività di allevamento. Il lavoro dei
volontari è funzionale a far incontrare e coesistere il mondo della pastorizia e quello
ambientalista/cittadino; se da un lato i volontari apportano al mondo dell’allevamento
competenze specifiche e buone pratiche in tema di conservazione degli ecosistemi,
dall’altro i pastori mettono in campo il loro contributo di esperienza pratica e di conoscenza
del territorio.
Nell’esperienza
francese
queste
attività pratiche hanno portato a
una diminuzione del conflitto tra
pastori e grandi carnivori, cosa
che a sua volta ha ridotto i danni da
fauna selvatica, ha migliorato il
rapporto
di
fiducia
tra
mondo
ambientalista e dell’allevamento, ha
avvicinato il mondo della città a
quello della montagna attraverso uno
scambio proficuo di esperienze e l’individuazione di proposte di marketing territoriale
legate al tema.
5
Progetto Pastoraloup, http://www.ferus.fr/benevolat/pastoraloup
4
Confrontarsi con la rinnovata presenza di grandi predatori sulle Alpi in modo conservativo,
non traumatico e partecipativo rappresenta una strategia resiliente oggi quanto mai
necessaria per governare e non disperdere importanti recenti progressi. In Lombardia la
probabilità di successo di questa strategia appare aumentata dal fatto che ci si
trova ancora di fronte un fenomeno di neo-colonizzazione da parte di orso e lupo;
pertanto, questo lavoro si inserisce in un processo di adattamento complessivo in corso
che riguarda anche l’organizzazione degli enti pubblici, delle associazioni di categoria, dei
piani di sviluppo rurale e dello stesso mondo ambientalista.
Un ulteriore elemento di attenzione è costituito dalla diffusa presenza sul territorio della
pecora bergamasca (tutti gli allevamenti sono costituiti nella quasi totalità da questo tipo di
pecora), una specie autoctona, una delle razze ovine più importanti originaria delle valli
orobiche. E’ una tra le più antiche razze ovine italiane ed è stata meno influenzata da tipi
genetici introdotti da altri ambienti. E’ una pecora molto rustica, capace di adattarsi a
qualsiasi situazione ambientale e gestionale (pascoli poveri, transumanza, allevamento
stanziale). La pecora bergamasca è una razza da carne, con ottime caratteristiche
riproduttive, inoltre è conosciuta in Italia e all’estero anche come razza incrociante e
miglioratrice.
La storia della pecora bergamasca è fortemente legata a quello del suo caratteristico
sistema di allevamento, la transumanza, un sistema tradizionale che ha affermato nei
secoli un equilibrato utilizzo delle risorse e che, nelle valli orobiche, si caratterizza per
delle importanti particolarità legate alle condizioni ambientali entro cui si svolge (pendenze
notevoli, rocciosità, scarsità di acque, erbe dure, in particolare in alta Valle Seriana) ma
anche ai connotati sociali dei pastori che svolgono questa attività, il cui forte senso di
identificazione nel gruppo professionale e nelle sue tradizioni ha consentito il
mantenimento di significativi elementi culturali.
Un sistema di allevamento come quello transumante della pecora bergamasca risponde
alle esigenze di una agricoltura “sostenibile” dal punto di vista ecologico e può pertanto
trovare spazio in quegli ambiti territoriali con presenza di attività agricole di prevalente
contenuto di manutenzione e protezione territoriale. L’interesse per i pascoli alpini e
l’esigenza di un loro utilizzo integrato tra attività zootecniche, di protezione ambientale e
turistiche, concorre a rilanciare il ruolo dell’allevamento ovino. La valorizzazione e il
5
riconoscimento del suo ruolo ecologico risulta cruciale per garantire il futuro della pecora
bergamasca. E’ solo all’interno del riconoscimento del carattere ecologicamente
sostenibile dell’allevamento transumante che potrà essere assicurato in futuro l’utilizzo
degli spazi territoriali e delle risorse foraggere a basso costo indispensabili per l’esercizio
questo tipo di allevamento.
Una prospettiva di lungo periodo esige, però, anche una “sostenibilità” economica
dell’allevamento ovino.
Purtroppo il settore dell’allevamento ovino ha mostrato una sostanziale fragilità di fronte
alle evoluzioni del mercato, che ha evidenziato da un lato un incremento dei costi di
produzione, dall’altro una diminuzione del prezzo dei prodotti alla vendita.
Negli ultimi anni sono emersi alcuni elementi di criticità (mercato della lana poco redditizio,
poca richiesta di macellazioni, difficoltà a trovare dei successori nell’attività, poca presenza
di azioni comuni tra pastori, offerta frazionata) che hanno portato ad una sensibile
diminuzione degli allevamenti ovini.
Il rischio della scomparsa delle razze ovine autoctone rappresenta una grave perdita per
la biodiversità animale zootecnica, e questo a danno non solo degli allevatori, ma di tutto il
delicato eco-sistema alpino. Risulta allora necessario ricreare le condizioni socio
economiche, che permettano di continuare ad allevare queste razze e di valorizzarne i
prodotti tipici, specialmente nel territorio di origine.
Alcuni pastori si stanno organizzando per creare sinergie per affrontare meglio il mercato,
dalla macellazione, alla vendita, all’informazione sulle qualità organolettiche della carne
ovine ed un migliore utilizzo della lana che deriva dalle tosature.
Sentiti alcuni allevatori impegnati in questo progetto, grazie al ruolo facilitatore di Coldiretti
Bergamo, Pasturs si propone dunque di supportare questa fase di startup, che potrebbe
portare alla creazione di una OP (Organizzazione di produttori), di un Consorzio o di un
altro soggetto giuridico simile. Certamente la sostenibilità ambientale sarà uno dei punti di
forza su cui punterà questo soggetto e, in un contesto come quello orobico, una corretta
prevenzione dei danni da grandi carnivori diventerebbe parte integrante dell’atto fondativo,
nonché esempio per altre realtà.
6
2. Contesto progettuale
2.1 L’ambito territoriale: le Orobie bergamasche tra natura e attività zootecniche
La catena delle Prealpi e Alpi Orobie bergamasche è delimitata dalla Valsassina, a nord
dalla Valtellina e a est dalla Valcamonica; si estende nel territorio delle valli Brembana,
Seriana e di Scalve, solcate dai fiumi Brembo, Serio e Dezzo.
Il territorio si sviluppa attraverso un’ampia fascia altitudinale e si può dividere
geograficamente in due zone con caratteristiche molto diverse fra loro: a settentrione è
costituito da una catena di montagne, le Alpi Orobiche, le cui vette corrono parallele alla
Valtellina, costituite da rocce scure e antiche, di tipo sedimentario continentale o di tipo
cristallino, quasi sempre metamorfosate. Le massime altitudini sono raggiunte dal Pizzo
Coca (3.050 m), dal Pizzo Redorta e dalla Punta di Scais (3.038 m).
Il paesaggio vegetale è regolato principalmente dalla graduale variazione altitudinale delle
condizioni climatiche e pedologiche che si esprime in una caratteristica zonazione delle
formazioni vegetali. Il limite altimetrico dei boschi di conifere si spinge fino ai 2.000 m in
Valle Brembana, a 1.850 m in Valle di Scalve e a 1.700 m in Valle Seriana. Oltre il limite
altitudinale dei boschi si estendono le praterie, in parte destinate a pascolo.
A livello faunistico, le Orobie rappresentano un’area di particolare interesse per quanto
riguarda la ricchezza di specie e la presenza di specie rare o a distribuzione ristretta; in
questo senso, costituiscono un “hot spot” di biodiversità. Le Orobie si trovano, infatti,
all’interno della fascia montuosa al margine meridionale delle Alpi centrorientali che
presenta dal punto di vista biogeografico importanti caratteristiche che hanno creato i
presupposti per la presenza di un’elevata diversità biologica.
Gran parte delle Orobie sono tutelate da aree protette regionali (Parco Orobie
Bergamasche e Parco Orobie Valtellinesi in particolare). Le Orobie sono individuate quale
area sorgente di biodiversità principale nella Rete Ecologica Regionale della Lombardia.
Sono infine indicate dal Programma Alpi Europeo del WWF Internazionale quale una delle
24 aree prioritarie alpine meritevoli di tutela.
7
La zootecnia risulta ancora un settore trainante dell’economia locale; nonostante il
processo di abbandono della pratica alpicolturale in tutto l’arco alpino, sulle Orobie
bergamasche
sopravvivono
forme
di
utilizzo della montagna sostenibili come
l’alpeggio, che svolge non solo la primaria
e fondamentale funzione produttiva, ma
anche
funzioni
paesaggistiche,
ambientali,
storico-culturali
e
turistiche. Nonostante ciò, gli alpeggi della
bergamasca sono sempre meno utilizzati
per il pascolo estivo delle mandrie bovine,
mentre rimane ancora forte il comparto
ovi-caprino con allevamenti sopra le 1.000 unità.
La zootecnia sulle Orobie è ampiamente distribuita, come dimostrato sia dai dati resi
disponibili dal Parco delle Orobie bergamasche, sia dal censimento degli allevamenti di
bestiame in alpeggio effettuato annualmente dall’ASL di Bergamo. I dati evidenziano un
numero di ovini largamente
prevalente rispetto alle altre
specie
allevate
(>
10.000
capi), seguiti dai bovini in
asciutta, vitelli e manze (>
3.000
capi),
bovini
in
produzione (> 1.500 capi),
caprini (> 1.400 capi), equini
(> 280 capi) e suini (> 120
capi).
Esistono inoltre allevamenti non registrati (in particolare caprini) e capi non dichiarati (in
particolare di ovini e caprini), fenomeno che lascia pensare che il numero totale di individui
sia maggiore di quanto riportato dai dati ufficiali dell’ASL.
Il numero di ovini, caprini, equini e suini in alpeggio, è particolarmente elevato in Val di
Scalve e dell’alta Val Seriana; per quanto riguarda i bovini, invece, la distribuzione
all’interno dell’area di studio è più omogenea (si vedano le figure di seguito).
8
Numero di ovini per alpeggio nel Parco delle Orobie bergamasche
Numero di caprini per alpeggio nel Parco delle Orobie bergamasche
Numero di equini per alpeggio nel Parco delle Orobie bergamasche
9
Numero di suini per alpeggio nel Parco delle Orobie bergamasche
Numero di bovini in produzione per alpeggio nel Parco delle Orobie bergamasche
Numero di bovini in asciutta, vitelli e manze per alpeggio nel Parco delle Orobie bergamasche
10
2.2 La scomparsa e il ritorno del lupo (Canis lupus)
Europa
La distribuzione del lupo in Europa all’inizio del XIX secolo era ancora ampia, anche se la
persecuzione della specie attuata con ogni mezzo fino a metà del secolo scorso portò alla
sua scomparsa da molti paesi dell’Europa centrale e settentrionale. In Europa orientale
popolazioni molto consistenti si sono conservate nei territori dell’ex Unione Sovietica,
grazie alle quali dal 1950 il lupo ha cominciato a ricolonizzare dapprima la Finlandia (100
unità agli inizi del 19806) e la Russia Europea, poi l’Ungheria, la Romania e la Polonia,
dove la presenza è confinata alle zone forestali7.
La porzione mediterranea dell’areale si frammenta tra la Spagna, che detiene una
popolazione variabile tra i 1.500-2000 lupi8, la confinante regione nord orientale del
Portogallo, l’Italia, i Paesi balcanici e la Grecia. In Francia, interessanti segnali di ripresa
vengono dal Massiccio del Mercantour, dove è stata registrata la presenza di alcuni
individui appartenenti alla popolazione italiana che, attraverso le Alpi Marittime, si sta
espandendo anche nei settori sud occidentali delle Alpi svizzere. A oggi si ritiene ci siano
circa 40 lupi sulle Alpi francesi9.
Italia
Ampiamente diffuso nell’intera penisola, il lupo si è estinto nella regione alpina e in tutto il
nord Italia già a partire dal 1897, anno a cui risalgono gli ultimi esemplari abbattuti sulle
Alpi Orobie10. Nei primi anni del ‘900 la specie si è mantenuta nell’Appennino centromeridionale tra la Romagna e l’Aspromonte, mentre a partire dagli anni ’40 risultava
estinta in Sicilia. Nel ventennio successivo il secondo conflitto mondiale la situazione del
lupo si è fatta ancora più critica con la scomparsa sull’Appennino tosco-emiliano e la
frammentazione in nuclei distinti sull’Appennino meridionale. A partire dal 1971 sulla
specie, fino a quel momento cacciabile con ogni mezzo, è stato posto il divieto di caccia
che è divenuto definitivo nel 1976.
6
Pulliainen, 1980
Mech e Boitani, 2003
8
Blanco et al, 1990
9
Progetto LIFE Coex
10
Meriggi, 2001
7
11
Si è assistito così alla ripresa della popolazione con una graduale espansione lungo la
catena appenninica. Dalla fine degli anni ’80 il lupo ha iniziato un processo di
ricolonizzazione
che
da
principio
ha
riguardato
l’Appennino
settentrionale
e
successivamente l’arco alpino, iniziando dalle Alpi Marittime. Nel volgere di pochi anni la
specie è arrivata fino alla provincia di Torino (Val di Susa) e, da qui, individui in
dispersione hanno iniziato a colonizzare alcune aree delle Alpi Lepontine.
La ricomparsa del lupo in Lombardia è databile al 1986, quando alcuni individui in
dispersione lungo la catena appenninica si sono stabiliti, riproducendosi, nella zona di
confine tra Lombardia, Emilia, Piemonte e Liguria. Nella zona alpina, invece, la presenza
del lupo è stata segnalata solo di recente; in particolare la prima valle a essere interessata
dalla ricolonizzazione è stata la Val Seriana, dove già nel 2000 un sopralluogo mirato ad
accertare la presenza del predatore ha permesso di ritrovare segni di presenza certi di 2-3
individui.
Nel 2001 è stata segnalata la presenza del lupo in Valchiavenna, probabilmente individui
giovani in dispersione dalla Svizzera (dove è considerato presente dal 1995) e,
successivamente, nel 2003, è stata accertata la presenza di 2 lupi diversi nella valle di
Belviso, con alcuni casi di predazione su bestiame. Sulle Orobie bergamasche, nel 2008
analisi genetiche hanno confermato la presenza di un lupo maschio, individuato come
WBG1M. Altri individui sono presenti nei territori limitrofi; si ricorda l’esemplare di lupo
maschio sul Monte Guglielmo nel 2010 (accertato da analisi genetiche) e due esemplari in
Valtellina segnalati dal 2013 a oggi.
2.3 La scomparsa e il ritorno dell’orso bruno (Ursus arctos)
Europa
La popolazione di orso, originariamente diffusa in tutta Europa (eccetto le isole maggiori
come Irlanda, Islanda, Corsica e Sardegna), è stata drasticamente ridotta principalmente a
causa della deforestazione e della persecuzione diretta da parte dell’uomo. Popolazioni di
orso sopravvivono in piccoli nuclei in Europa settentrionale, sui Pirenei e sui monti
Cantabrici. Popolazioni più numerose si trovano in Slovacchia, Slovenia, Bulgaria e
Romania, ma rimangono comunque isolate.
12
Attualmente il numero complessivo di orsi in Europa è di circa 50.000 su un territorio di
oltre 2,5 milioni di Km2. Nel territorio compreso tra gli Urali e le coste occidentali della
Finlandia si ha la più grande e continua popolazione di orsi, composta da circa 37.500
individui. La popolazione presente sui Carpazi, con circa 8.100 individui, è la seconda in
Europa per dimensioni. Molto consistente è anche la popolazione compresa fra le Alpi
orientali e le montagne greche del Pindos a sud, che conta circa 2.800 individui.
Italia
Attualmente l’orso in Italia è presente con tre differenti popolazioni, di cui quella
dell’Appennino centrale è completamente isolata da secoli. Sull’arco alpino italiano
l’estinzione quasi totale dell’orso nei vari settori si è verificata nel corso di circa 150-200
anni11. Le cause della sua scomparsa sono da ricercare in vari fattori concomitanti, tra cui
la graduale separazione tra sottopopolazioni, la loro persistente riduzione numerica, la
distruzione degli habitat, la persecuzione diretta e, infine, fattori genetici determinati
dall’isolamento dei diversi nuclei. A partire dal XVIII secolo le progressive opere di
disboscamento e di trasformazione agricola del territorio alpino e dell’Italia settentrionale
hanno causato il confinamento dell’orso nelle zone montane, fino a portare alla totale
estinzione sull’arco alpino occidentale nel primo ventennio del XX secolo e in tutte le Alpi
(tranne il Trentino) dopo gli anni ’50.
Per quanto riguarda le Alpi orientali, l’orso scomparve dal Veneto durante il XIX secolo e la
contrazione dell’areale continuò progressivamente i fino a che la specie si estinse anche in
Friuli Venezia Giulia. Nel 1939 l’orso fu dichiarato specie e protetta e, a partire dalla fine
degli anni ’60, cominciò una naturale ricolonizzazione delle Alpi orientali grazie alla
migrazione di orsi dalla Slovenia, dove vi è tuttora una popolazione numerosa. La
popolazione slovena ha permesso prima la ricolonizzazione della Stiria e della Corinzia e,
di recente, anche delle Alpi e Prealpi Carniche, con la formazione nel Tarvisiano di un
piccolo nucleo stabile di 5-10 individui. In Veneto a partire dal 1995 si sono avute diverse
segnalazioni nell’area tra le Dolomiti d’Ampezzo e le Dolomiti Bellunesi. Vi sono state
segnalazioni di orsi anche in provincia di Bolzano (Val Pusteria)12.
11
12
Ciucci e Boitani, 2000
Tormen, 1996
13
La popolazione trentina, pur non essendosi mai fisicamente estinta, nel corso del secolo
scorso si ridusse a 3 soli individui. Grazie al progetto LIFE Ursus vennero reintrodotti 9
orsi provenienti dalla Slovenia che contribuirono alla sua rinascita, testimoniata da
rilevamenti attraverso analisi genetiche e tecnologie satellitari che hanno permesso di
stimare la popolazione a circa 50 individui13. Da questo nucleo, a partire dal 2007 diversi
individui si sono dispersi in direzione nord, ovest e sud. Dal 2008 a oggi una decina di
esemplari hanno visitato il territorio Lombardo, in particolare in Valtellina, Val Camonica e
Orobie bergamasche.
2.4 Genesi e percezione del conflitto e del danno sulle Orobie bergamasche
Il lungo periodo d’assenza di lupo e orso dalle Orobie bergamasche ha creato non pochi
problemi nella gestione dei conflitti tra queste specie e le attività produttive della
popolazione umana residente. L’arrivo dei grandi carnivori sulle Orobie bergamasche
ha messo in difficoltà le residue attività di alpeggio per due motivi:
1. pressochè nessuno degli allevamenti era provvisto di mezzi di prevenzione dei danni
(es. recinzioni elettrificate);
2. erano andate perdute tutte quelle pratiche tradizionali di gestione del conflitto che i
pastori utilizzavano per difendersi (es. cani da guardiania, sorveglianza costante delle
greggi).
Nonostante alcuni progetti, anche europei, non sembra che la situazione possa migliorare
in modo significativo e definitivo; le recinzioni elettrificate hanno un costo non
indifferente14, mentre l’elevato costo della manodopera, oltre a non permettere una
sorveglianza costante delle greggi, ha prodotto modalità di pascolamento non tradizionali
poco razionali, come l’allevamento allo stato brado con scarso controllo dei capi allevati.
Questi fattori determinano un maggiore rischio di incursioni da parte di orso e lupo
che, in quanto predatori, operano secondo un bilancio energetico costi-benefici, per cui
approfittano delle prede che a parità di quantità di energia fornita necessitano del minor
13
14
Provincia autonoma di Trento, Rapporto orso 2013
A oggi, solo una decina di allevamenti sono provvisti di metodi di prevenzione del bestiame messi a disposizione dal
progetto LIFE Arctos.
14
dispendio energetico. In genere le prede più comuni sono animali debilitati, malati, giovani,
oppure animali che per loro caratteristiche comportamentali possono essere facilmente
predati. Anche gli animali allevati, vivendo a contatto con l’uomo e non avendo più da
tempo sperimentato le aggressioni dei predatori, hanno in parte perso i meccanismi
comportamentali di difesa dai predatori.
La predazione del bestiame da parte dei grandi carnivori è rilevante (sebbene
minoritaria rispetto ad altri tipi di danni) proprio a causa dell’accessibilità di questa
risorsa non adeguatamente protetta e della sua abbondanza sulle Orobie
bergamasche. Le prede domestiche più disponibili e ricorrenti sulle Orobie bergamasche
sono gli ovini di razza pecora bergamasca (> 10.000 capi allevati), di comportamento e
dimensioni tali da poter essere facilmente predati.
Oltre
che
danni
ai
pastori,
questo stato di conflitto provoca
anche
negativo
un
della
atteggiamento
popolazione
umana residente nei confronti
dei grandi predatori che può
portare a pressioni per attuare
interventi diretti alla loro eliminazione, in palese contrasto con direttive comunitarie e la
legge italiana. D’altro canto, la riduzione del rischio di predazione del bestiame domestico
comporta una miglior accettazione delle specie e, di conseguenza, aumenta la
conservazione delle popolazioni di grandi predatori. Appare importante, quindi, intervenire
a sostegno dei pastori sia con attività di informazione, ma soprattutto con azioni
pratiche di tutela del bestiame domestico che aumentino la loro resilienza e che
preparino il terreno a una pacifica e non conflittuale convivenza con i grandi
predatori.
2.5 Misure di prevenzione
Una protezione efficace delle greggi, diminuisce sensibilmente il numero degli attacchi da
parte dei grandi predatori e, di conseguenza, anche quello delle vittime. Inoltre, il
mantenimento degli allevamenti alpini tradizionali favorisce la qualità ecologica dei pascoli
e delle foreste di montagna.
15
Le misure di prevenzione più efficaci, in base a esperienze italiane ed estere, sono le
seguenti:
-
vigilanza affidata a un pastore: rappresenta la forma di prevenzione più adottata
ma al tempo stesso quella più costosa. Si ricorda che, almeno in via teorica, la
sorveglianza costante delle greggi è obbligatoria per legge;
-
adozione di cani da guardiania: i cani che alcune regioni italiane prescrivono
sono di razza “Pastore Maremmano-Abruzzese”, apprezzati per la loro attitudine a
proteggere il bestiame (bovini e ovini);
-
ricovero notturno: costituisce un barriera continua alla penetrazione dei
predatori. Estremamente efficace;
-
recinzioni elettrificate: molto efficaci, possono essere fisse o mobili. Quelle fisse
vengono solitamente utilizzate per proteggere superfici di media estensione per
periodi più o meno prolungati. Le recinzioni mobili vengono invece utilizzate per
superfici più ridotte, quando
si ha l'esigenza di spostare
la recinzione con una certa
frequenza. Queste ultime
non
si
differenziano
sostanzialmente da quelle
fisse, eccetto per il minore
peso dei componenti e una
serie di accorgimenti che
rendono più veloce l'installazione (ad esempio la messa in opera dei fili è
semplificata dalla presenza di specifici rocchetti). Le due tipologie di recinzione,
elettrificata e non, possono essere utilizzate contemporaneamente per ottenere un
sistema di protezione particolarmente efficace: la doppia recinzione. Questa è
costituita da una recinzione interna, non elettrificata, la cui finalità è quella di
contenere il bestiame e una esterna, elettrificata, per impedire l'accesso dei
predatori. Questa modalità riduce in maniera significativa il rischio che il bestiame,
spaventato dall'attacco, possa abbattere la struttura e disperdersi all'esterno.
16
È stato inoltre appurato che l’adozione di sistemi di prevenzione cumulati dà risultati
migliori rispetto all’applicazione di una singola misura. Queste misure devono comunque
rispettare alcune prescrizioni:
-
il pastore deve rimanere col bestiame dalla sera alla mattina, quando il rischio di
attacchi è più elevato;
-
l’utilizzo dei cani deve essere subordinato a un loro efficace addestramento
affinché essi non diventino pericolosi per escursionisti e ciclisti, non perseguitino
gli animali selvatici e non predino essi stessi il bestiame;
-
i recinti anti-lupo/anti-orso e le recinzioni elettrificate sono costose e per questo
devono essere oggetto di costante manutenzione;
-
in caso di ricovero notturno è necessario un grande investimento di tempo per
portare ogni sera alla stalla o all’ovile il bestiame e ricondurlo al pascolo ogni
mattina.
3. Obiettivi del progetto
3.1 Il rischio che l’intervento intende mitigare
Gli obiettivi generali del progetto sono:
-
preparare la comunità dei pastori delle Orobie bergamasche ad affrontare in
maniera resiliente l’arrivo dei grandi predatori nel territorio;
-
tutela delle attività produttive umane nei territori interessati alla presenza dei
grandi predatori;
-
fornire un aiuto concreto per facilitare la convivenza con i grandi
predatori, conservando in tal modo la biodiversità di cui orso e lupo sono specie
indicatrici.
3.2 Obiettivi specifici attraverso cui si ottiene il cambiamento
Gli obiettivi specifici del progetto Pasturs sono:
- prevenire e mitigare il rischio per l’attività zootecnica che si sviluppa sulle Alpi
Orobie bergamasche dovuto al ritorno dei grandi predatori su queste montagne;
17
- ridurre il rischio per i grandi predatori dovuto alla mancanza di strumenti da parte dei
pastori e, di conseguenza, che vengano perpetrate azioni (legali e non) che mirino
all’abbattimento di esemplari di orso e lupo e all’abbassamento del loro status di
protezione;
- creazione di strumenti per l’aiuto allo sviluppo dell’economia locale, favorendo il
raggiungimento dei valori minimi di efficienza e di economicità per gli allevatori di pecore
bergamasche, aiutando a superare il frazionamento che caratterizza l’attività pastorale
bergamasca e supportando la valorizzazione dei prodotti.
3.3 Soggetti interessati al cambiamento
I destinatari del progetto che potranno portare al cambiamento atteso sono:
-
Pastori;
-
Volontari;
-
Istituzioni locali e regionali;
-
Associazioni ambientaliste.
3.4 Tempi in cui il cambiamento è atteso
Il durata prevista del progetto Pasturs è di due anni (febbraio 2016 - gennaio 2018).
Tuttavia, il partenariato è consapevole del fatto che il cambiamento auspicato dal
progetto per divenire duraturo debba essere promosso per un tempo più lungo di
quello previsto da un qualunque progetto finanziato. Lo insegna anche l’esperienza
francese che dura ormai da 15 anni. Per questo Pasturs svilupperà un piano di marketing
territoriale e un piano post-progetto che permetteranno all’iniziativa di continuare e
sviluppare tutto il suo potenziale sul medio termine. Il periodo di finanziamento da parte di
Fondazione Cariplo rappresenterà un indispensabile fase di start up, la scintilla che
permetterà al cambiamento di partire, organizzarsi e auto-alimentarsi.
18
4. Strategia d’intervento
Molti sono stati i tentativi di mitigazione del conflitto allevatori-grandi predatori sia a livello
italiano che comunitario. Ben due progetti LIFE hanno provato a strutturare strategie di
mitigazione del conflitto, con risultati altalenanti e che non sembrano15 in grado di
portare un cambiamento sul lungo termine. Apparentemente i progetti hanno portato a
miglioramenti significativi nel campo dei rimborsi e della gestione generale delle specie,
mentre sul piano delle misure di prevenzione i risultati sono stati non lineari, molto
incoraggianti in certe situazioni, poco efficaci in altre. Questo perché, a parere degli esperti
del partenariato (coinvolti nel progetto LIFE Arctos) molto è stato fatto dal punto di vista
della comunicazione, ma ancora poco è stato fatto in termini di attività concrete sul
campo e della sostenibilità a lungo termine delle buone pratiche.
La strategia individuata per la realizzazione dell’intervento nasce sia dall’esperienza del
partenariato accumulata in anni di attività sul campo, sia dall’individuazione di una serie di
efficaci best practice messe in atto in Francia negli ultimi 15 anni (Pastoraloup) e anche
nella Svizzera francese (Progetto di aiuto ai pastori16). In particolare, la strategia del
progetto Pastoraloup è sembrata una naturale strategia di adattamento resiliente che
potrebbe costituire un buon esempio per altre aree italiane. L’approccio francese infatti
(che Pasturs riprenderà integralmente) pone un forte accento su tutto quanto è attività
sul campo, contatto diretto con la comunità di allevatori sul “luogo del problema”,
scambio di conoscenze e di buone pratiche senza il filtro, spesso strumentalizzante,
dei media. Il coinvolgimento diretto di chi sperimenta il rischio è senz’altro la strategia
migliore per ottenere un cambiamento profondo in chi ha costruito le proprie convinzioni
sui grandi carnivori durante anni passati a lavorare duramente per accudire il proprio
bestiame.
In secondo luogo, la strategia che il progetto metterà in atto non dimentica che ci sono
rischi gravi che incombono sui grandi predatori stessi. Orso bruno e lupo non sono
solo specie protette a livello comunitario, ma sono anche specie strettamente legate a
tutto ciò che è Alpi. Ne rappresentano l’essenza e, per un’ampia fetta di popolazione, il
simbolo, una vera e propria ricchezza per la comunità locale oggetto del progetto. La
strategia d’intervento, quindi, si dimostra molto adatta perché permette di ottenere
15
16
Per completezza di informazione, specifichiamo che il LIFE Arctos e il LIFE COEX sono terminati.
https://www.wwf.ch/it/attivi/impegnarsi/volontariato/pastori/
19
un duplice obiettivo; aumentare il grado di resilienza della comunità dei pastori che
operano sulle Alpi Orobie bergamasche e contribuire a preservare i grandi predatori in
quanto ricchezza sia naturalistica che economica.
La fornitura diretta di opere di prevenzione danni non rappresenta il cuore del
progetto, che mira invece a massimizzare l’effetto collaborazione e il supporto di
volontari. Tuttavia, le recinzioni elettrificate e i cani da guardiania sono tutt’oggi un
elemento irrinunciabile nelle politiche di riduzione del danno, strumenti “comunicativi” e
che ben dispongono i pastori. A oggi, non esiste una norma in grado di garantire un
accesso a recinti e cani da parte dei pastori; la stessa Fondazione Cariplo ha finanziato
l’acquisto di alcune recinzioni in progetti passati (Parco Adamello), senza però una
strategia post-progetto in grado di sostenere l’intervento dopo la fine del finanziamento. Il
progetto LIFE Arctos è terminato a giugno 2014 e ha smesso di fornire recinzioni, mentre il
nuovo LIFE “Wolf in the Alps” propone acquisti di opere solo sporadici. Infine, le
anticipazioni sui nuovi Piani di Sviluppo Rurale ci dicono che, nonostante le molte
promesse, non verranno utilizzati tali fondi per opere di prevenzione e forse neppure per i
rimborsi danni, come proposto dalle associazioni ambientaliste e da una parte del mondo
dell’allevamento.
Al momento in Lombardia un piccolo stock di recinzioni è messo a disposizione
solo dal WWF Bergamo e dal Parco Orobie bergamasche, mentre nessuno finanzia
l’acquisti di cani da guardiania. Il settore pubblico lombardo ha rinunciato, almeno per ora,
a finanziare direttamente opere di prevenzione, contrariamente a quanto fatto in altre
regioni alpine.
Abbiamo pertanto inserito in Pasturs alcuni mirati acquisti di recinzioni e cani da
guardiania per poter contribuire anche direttamente a questi costi. Siamo coscienti che
serva un piano a lungo termine e l’azione 6 va decisamente in questa direzione.
Si prevedono le seguenti strategie di intervento:
-
Il coinvolgimento e la formazione di almeno 50 volontari nell’arco del biennio in cui
si articolerà il progetto (almeno 25 il primo anno, almeno 25 il secondo anno). I
volontari formati diffonderanno agli allevatori le pratiche e le conoscenze apprese
da esperti del settore durante appositi corsi.
20
-
Il coinvolgimento e la formazione di almeno 25 pastori nell’arco del biennio in cui si
articolerà il progetto (almeno 10 il primo anno, almeno 15 il secondo anno). I
pastori formati e aiutati concretamente dai volontari aumenteranno il proprio grado
di tolleranza nei confronti dei grandi carnivori. La coesistenza sarà vista come una
realtà concreta e vantaggiosa anche dal punto di vista economico.
-
Aiuto per la creazione di un Consorzio di tutela della pecora bergamasca, allo
scopo di venire incontro alle esigenze espresse da parecchi pastori del territorio di
trovare sinergie per affrontare meglio il mercato (macellazione, vendita,
informazioni sulle qualità organolettiche della carne ovina, migliore utilizzo della
lana tosata), e nello stesso tempo metta nelle condizioni di superare il
frazionamento dell’offerta, favorendo l’attivazione di azioni comuni e supportando
con informazioni sulla corretta prevenzione dei danni da grandi carnivori che
potrebbero diventare parte integrante dell’atto fondativo, nonché esempio per altre
realtà.
-
Creazione di un marchio di qualità, previsto dal piano di marketing (vedi azione 4),
che dia valore aggiunto alla produzione di lana e di carne derivanti dalla pecora
bergamasca, per ottenere produzioni qualitativamente superiori, più facilmente
proponibili ai consumatori di oggi, che sono sempre più attenti a quei prodotti che
riscoprono tradizioni e culture nascoste.
-
Lo sviluppo di un piano post progetto basato su un piano di marketing territoriale
che sfrutti la connotazione positiva dei grandi carnivori per differenziare
positivamente sul mercato i prodotti e i servizi offerti sulle Orobie bergamasche e
permetta il proseguimento del progetto anche dopo la fine del contributo
economico di Fondazione Cariplo.
21
4.1 Azioni in cui si articola il progetto
Azione 1: Coinvolgimento e formazione dei volontari
L’obiettivo dell’azione è coinvolgere e formare almeno 50 volontari (almeno 25 il primo
anno, almeno 25 il secondo) che saranno il cardine sul quale si svilupperanno le azioni 2 e
3.
Meccanismo di interazione tra volontari e pastori: per i pastori la protezione del gregge dai
grandi predatori significa maggiore lavoro e costi aggiuntivi, la presenza di un alto numero
di capi nel gregge comporta notevoli difficoltà di sorveglianza e di spostamento, maggiore
impegno nella cura degli animali. I volontari aiuteranno concretamente, in modo totalmente
gratuito, nel lavoro quotidiano sorvegliando il bestiame, aiutando a riportarlo nei ricoveri
e/o al pascolo, gestendo i cani, aiutando a sistemare i recinti elettrificati.
Reclutamento: i volontari saranno reclutati attivamente dai partner che da anni operano sul
territorio oggetto del progetto, in particolare WWF Bergamo che sarà il leader dell’azione.
Il reclutamento avverrà nelle seguenti modalità:
-
Eliante elaborerà e stamperà una cartolina informativa del progetto e delle
modalità di contatto dell’adesione, da distribuire in occasione di eventi o altri
incontri pubblici già programmati dai partner di progetto, inoltre per diffondere la
conoscenza dell’iniziativa le cartoline saranno fatte pervenire alle Comunità
Montane Valle Seriana, Valle Brembana e Valle di Scalve, che hanno
manifestato interesse appoggiando il progetto, alle agenzie di sviluppo
territoriale PromoSerio e AltoBrembo che le esporranno nelle loro sedi e alle
Università della Montagna Edolo e Università di Veterinaria di Milano (vedi
22
lettera di supporto) che si sono rese disponibili a esporre la cartolina informativa
presso le loro bacheche per intercettare gli studenti interessati al progetto;
-
WWF Bergamo, dispone già di una rete di volontari aderenti all’associazione
che saranno contattati per verificare la loro disponibilità per partecipare al
progetto attraverso la propria mailing list, inoltre utilizzerà il noto evento
“Giornata delle Oasi” (previsto per il mese di maggio) per reclutare volontari,
approfittando dell’affluenza che in quel giorno registra l’Oasi di Valpredina, in
questa occasione verrà anche distribuita la cartolina informativa fornita da
Eliante;
-
Parco delle Orobie bergamasche pubblicizzerà il progetto, attraverso la cartolina
informativa fornita da Eliante, durante le manifestazioni in programma che
richiamano numerose persone fortemente motivate alla tutela dell’ambiente,
come ad esempio “ParcoVivo”; si prevede che all’interno delle manifestazioni un
esperto illustri i punti salienti del progetto e raccolga seduta stante le adesioni.
Infine, Eliante incaricherà un esperto per creare un sito internet avente come intento il
reclutamento dei volontari, oltre che la presentazione del progetto e la promozione del
piano di marketing territoriale (si veda l’azione 4).
Il reclutamento dei volontari avverrà tra febbraio e maggio, prima della stagione
dell’alpeggio (prevista nel periodo giugno-settembre).
La segreteria organizzativa sarà tenuta dal WWF Bergamo che, collaborando a stretto
contatto con gli esperti del Parco delle Orobie bergamasche per il coinvolgimento dei
pastori (vedi azione 2) e gli esperti di Eliante per la tutela degli stessi (azione 3), si
occuperà della logistica relativa al dislocamento dei volontari presso i pastori.
La formazione dei volontari avverrà dopo il reclutamento e sarà effettuata presso la sala
riunioni dell’Oasi di Valpredina. Il percorso si snoderà in 4 giornate di 6 ore l’una (ora 9-12
e 14-17) previste nel mese di maggio 2016 e 2017 e verterà sui seguenti contenuti:
-
Biologia e etologia dei grandi carnivori (orso e lupo);
-
Interazione grandi carnivori e zootecnia: conflittualità e risorse;
-
Metodologie di prevenzione dei danni da grandi carnivori (recinzioni elettrificate,
cani da guardiania, ricoveri notturni) con uscita in campo;
23
-
Interazione collaborativa tra volontari e pastori.
La metodologia: lezioni frontali attraverso presentazioni in power point, dibattiti tra relatori
e volontari sulle tematiche trattate e uscita in campo (presso il territorio esterno dell’Oasi di
Valpredina) per dimostrazioni pratiche sul montaggio e funzionamento di un recinto
elettrificato.
I relatori: il corso verrà tenuto da esperti di grandi carnivori
-
Mauro Belardi: Biologo ed esperto di progettazione, ha lavorato da metà anni
’90 in campo ambientalista, collaborando con molti soggetti tra cui WWF, LIPU,
Faunaviva. Di formazione ornitologo, collabora attualmente a progetti di
conservazione dei grandi carnivori. Ha seguito da project manager attività sia a
livello nazionale sia internazionale. Si è occupato anche di gestione di aree
protette, piani di gestione di parchi, SIC e ZPS e progettazione di interventi di
miglioramento ambientale. Attualmente rappresenta il WWF Italia nel Board del
Programma Alpi Europeo e nel relativo Large Carnivores Group.
-
Chiara Crotti: laureata in Scienza della Natura presso l’Università di Pavia con
tesi sui grandi carnivori. Ha esperienza nel censimento e monitoraggio faunistico
e interazione tra grandi carnivori e zootecnia. Ha lavorato presso il Dipartimento
di Scienze della Terra dell’Università di Pavia come ricercatrice, dal 2008 al
2014 ha collaborato con il Parco delle Orobie Bergamasche per il quale ha
svolto diversi progetti in campo faunistico, turistico e di educazione ambientale.
-
Carlo Frapporti: Esperienza trentennale su Orso bruno, dal 2003 ha lavorato
presso l’Ufficio Faunistico del Servizio Foreste e Fauna della Provincia
Autonoma di Trento occupandosi della gestione della popolazione di Orso bruno
in provincia, della ricerca genetica, raccolta degli indici di presenza e di
campioni biologici della specie e gestendo le azioni di comunicazione, compreso
l’aggiornamento del sito internet dedicato all’orso. Ha tenuto incontri pubblici per
il Life Arctos nelle aree che evidenziano problemi di convivenza tra popolazioni
locali e orso bruno.
24
Verrà inoltre invitato un esperto dell’associazione francese Ferus, che da anni mette in
pratica il progetto Pastoraloup sulle Alpi francesi perché illustri la sua esperienza e un
esperto di zootecnia di Coldiretti che tratterà in particolare dell’interazione collaborativa.
Per i volontari partecipare al progetto Pasturs, significa fare qualche cosa di utile, favorire
un’agricoltura sostenibile ma soprattutto vivere un’avventura eccezionale (notti sotto le
stelle, lunghe camminate in paesaggi sorprendenti, contatto con la natura).
SINTESI DELL’AZIONE 1
Leader: WWF Bergamo
Unità di personale coinvolto: Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, WWF Bergamo.
Risorse economiche: 22.830 €
Tempi di realizzazione: Febbraio 2016-Maggio 2017
Soggetti beneficiari: Eliante, Parco delle Orobie Bergamasche, WWF Bergamo.
Risultati attesi: Alla fine dei corsi 50 volontari saranno pronti per intraprendere l’attività di supporto
ai pastori.
Criteri di valutazione: n° di volontari contattati, n° volontari coinvolti (presenza ai corsi), aumento
delle conoscenze (ai volontari sarà sottoposto un questionario alla fine del corso).
Azione 2: Coinvolgimento e formazione dei pastori
L’obiettivo dell’azione è coinvolgere tra febbraio e maggio 2016 e 2017 almeno 25 pastori
(almeno 10 il primo anno, almeno 15 il secondo) nelle attività previste dal progetto.
25
Reclutamento: il Parco delle Orobie bergamasche (leader dell’azione) è in gradi di reperire
un alto numero di pastori perché possiede già una fitta rete di contatti con gli allevatori
orobici, infatti:
-
da anni è in atto una stretta collaborazione con Coldiretti Bergamo per la
promozione dei prodotti locali;
-
nel 2014 il Parco ha elaborato un marchio di tutela dei prodotti del Parco al
quale hanno aderito anche molte aziende agro-zootecniche locali;
-
dal 2010 al 2014 il Parco è stato coinvolto nel progetto Life Arctos ed essendosi
verificata la presenza di grandi carnivori nel suo territorio, ha fornito alcune
recinzioni ai pastori interessati, instaurando una stretta collaborazione con gli
stessi.
Coldiretti Bergamo, ha manifestato interesse per il progetto (vedi lettera di supporto).
Pubblicizzerà la possibilità di partecipare attraverso i propri canali, coinvolgendo i propri
iscritti anche contattandoli direttamente attraverso mailing list, telefonicamente o
personalmente durante le manifestazioni da loro organizzate (fiere agricole-zootecniche,
raduni ecc.).
La formazione dei pastori avverrà nel mese di maggio e sarà effettuata presso la sala
riunioni della sede del Parco delle Orobie bergamasche ad Albino (Bg). Il percorso si
snoderà in 2 giornate di 3 ore l’una (ora 9-12) e verterà sui seguenti contenuti:
-
Cenni di biologia ed etologia dei grandi carnivori (orso e lupo); interazione
grandi carnivori e zootecnia: conflittualità e risorse; metodologie di prevenzione
dei danni da grandi carnivori (recinzioni elettrificate, cani da guardiania, ricoveri
notturni);
-
Interazione collaborativa tra volontari e pastori, vantaggi economici e concreti
derivanti dall’aiuto dei volontari, comportamenti reciproci di rispetto della
personalità e del lavoro altrui.
La metodologia: lezioni frontali attraverso presentazioni in power point, dibattiti tra relatori
e pastori sulle tematiche trattate.
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I relatori: il corso verrà tenuto da esperti di grandi carnivori Mauro Belardi, Chiara Crotti e
Carlo Frapporti (vedi azione 1) e esperto di zootecnia di Coldiretti che tratterà in
particolare dell’interazione collaborativa.
Ai pastori coinvolti verrà chiesto di fornire appoggio logistico (vitto e alloggio) ai volontari
che li supporteranno nelle attività quotidiane di gestione delle greggi.
SINTESI DELL’AZIONE 2
Leader: Parco delle Orobie bergamasche
Unità di personale coinvolto: Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, supporto di Coldiretti.
Risorse economiche: 18.700 €
Tempi di realizzazione: Febbraio 2016-Maggio 2017
Soggetti beneficiari: Eliante, Parco delle Orobie bergamasche.
Risultati attesi: Alla fine dei periodi di reclutamento, 25 pastori saranno pronti per ricevere il
supporto dei volontari e saranno formati sulla tematica dei grandi carnivori.
Criteri di valutazione: n° di pastori contattati, n° di pastori coinvolti, aumento delle conoscenze (ai
pastori sarà sottoposto un questionario alla fine del corso).
Azione 3: Attività sul campo di supporto ai pastori
L’obiettivo dell’azione è quello di mettere in contatto pastori e volontari, realizzare concrete
attività di protezione delle greggi dai grandi predatori, instaurare un dialogo tra il mondo
della zootecnia e quello dell’ambientalismo. In questo senso, costituisce il primo pilastro su
cui poggia la strategia resiliente promossa da Pasturs.
27
Logistica: ogni volontario coinvolto opererà sul
campo durante la stagione dell’alpeggio (giugnosettembre) per un periodo variabile non più lungo
di 2 settimane e sarà a stretto contatto con un
pastore che, per il periodo in questione e solo se
possibile, lo ospiterà garantendo vitto e alloggio.
Nel caso questo non fosse possibile, verrà
garantito al volontario stesso un rimborso spese
più la disponibilità di una tenda per la notte.
Alcune delle attività in cui si cimenteranno i
volontari
saranno
le
seguenti:
vigilanza
e
conduzione delle greggi, posa in opera di recinti
elettrificati,
compilazione
e
presentazione
di
richieste di rimborso per danni causati da grandi
predatori.
A
quanto
risulta
dall’esperienza
francese Pastoraloup, l’attività dei volontari a tratti
potrebbe essere fisicamente stancante, visto che
si troveranno a operare in condizioni rustiche,
senza le abituali comodità. Per questo, ogni
volontario verrà assicurato con una polizza RC e
contro gli infortuni.
Il progetto fornirà a quei pastori che più di altri
risentono del rischio di predazioni da parte dei
grandi predatori la possibilità di ricevere un recinto
elettrificato in comodato d’uso gratuito. A quei
pastori ancora più in difficoltà e volenterosi di
prendersene cura, verrà affidato un cane da
guardiania (pastore abruzzese maremmano) addestrato a difendere le greggi dalle
incursioni di grandi carnivori.
Strategie e criteri di selezione per ricevere in comodato d’uso gratuito la recinzione
elettrificata e il cane da guardiania:
28
-
piano di prevenzione, definito sulla base dei dati pregressi (località e aziende più
soggette ad eventi di predazione, località di maggiore conflitto, località a
maggiore rischio bracconaggio ecc.);
-
situazioni di emergenza nelle quali l'installazione di recinzioni, oltre a ridurre
l'incidenza dei danni, risponderà anche alla necessità di mitigare eventuali
malumori nascenti a livello locale;
-
allevamento come principale forma di reddito dell'allevatore. Verrà data priorità
alle aziende zootecniche il cui reddito da queste generato rappresenti la forma
di reddito prevalente per l'allevatore;
L'allevatore deve impegnarsi a mantenere l'attrezzatura funzionale attraverso una
manutenzione adeguata e il rispetto delle indicazioni per un corretto utilizzo fornite dal
personale adibito all'installazione.
Verranno escluse le aziende che non rispettino le norme vigenti in tema di autorizzazioni
di pascolo, carico di pascolo, profilassi sanitaria ecc. o qualora abbiano in corso
contenziosi con l'amministrazione pubblica. Rientrano in questa categoria anche le
aziende i cui gestori siano stati coinvolti in azioni di bracconaggio a danno dei carnivori e
altre specie selvatiche.
Supporto: i volontari e i pastori godranno di un costante supporto da parte di esperti di
Eliante (leader dell’azione) attraverso:
-
fornitura di recinto elettrificato al pastore;
-
aiuto e controllo del primo corretto montaggio (pastore e volontario);
-
fornitura di cani da guardiania e loro integrazione nel gregge attraverso aiuto di
un educatore cinofilo contattato da Eliante (pastore);
-
controllo della collaborazione tra pastori e volontari nel rispetto reciproco.
Volontari e pastori, al termine della propria esperienza, compileranno un questionario dove
verranno indicate le azioni che sono state messe in pratica e il grado di soddisfazione
complessivo (si veda l’azione 6).
SINTESI DELL’AZIONE 3
Leader: Eliante
Unità di personale coinvolto: Eliante, Parco delle Orobie Bergamasche.
29
Risorse economiche: 28.600 €
Tempi di realizzazione: Maggio 2016 - Ottobre 2017
Soggetti beneficiari: Eliante, Parco delle Orobie Bergamasche.
Risultati attesi: Alla fine dell’azione volontari e pastori avranno collaborato con reciproca
soddisfazione alla salvaguardia delle greggi. Si sarà instaurato un clima di collaborazione e dialogo tra
mondo dell’allevamento e mondo della conservazione. Verranno trovate e sperimentate soluzioni
concrete e concertate per la risoluzione del conflitto tra pastori e grandi carnivori.
Criteri di valutazione: n° di giorni di volontariato, n° attività sul campo messe in pratica (recinti in
opera, cani consegnati, missioni sul campo), grado di diminuzione del rischio percepito (questionario).
Azione 4: Comunicazione, marketing territoriale e startup
L’obiettivo dell’azione è duplice.
Da un lato, verranno messe in pratica attività di comunicazione volte a pubblicizzare il
progetto e i suoi risultati a livello locale e, nel caso di eventi particolari, nazionale. Tra le
attività previste:
-
la creazione di un sito internet di progetto (nell’ambito dell’azione 1);
-
l’organizzazione di una conferenza stampa, presso la sede del Parco delle
Orobie bergamasche, di presentazione del progetto;
-
evento di chiusura, durante una delle manifestazioni promosse da Coldiretti, in
cui verranno presentati i risultati conseguiti e verrà istituito un punto vendita che
dia visibilità ai prodotti dei pastori che hanno partecipato al progetto, aderendo al
marchio di qualità;
30
-
attività di ufficio stampa, sviluppato principalmente da esperti dal Parco delle
Orobie bergamasche e WWF Bergamo, a supporto di eventuali momenti critici
(es. predazioni, atti di bracconaggio, malumore nella popolazione);
Dall’altro lato, verrà dato supporto alla creazione di un soggetto giuridico di tutela della
pecora bergamasca, che includa nel suo atto fondativo la sostenibilità ambientale e la
convivenza con i grandi predatori e un piano di marketing territoriale volto a supportare
l’economia locale della pecora bergamasca utilizzando la tematica dei grandi predatori
come elemento di differenziazione positiva sia del territorio delle Orobie bergamasche e
dei servizi che esso offre (es. turismo), sia dei prodotti che lì vengono manufatti. I valori
dell’elevata qualità di un territorio in grado di far convivere modalità di sfruttamento della
montagna apparentemente in contrasto fungeranno da base di questo piano e ne
aumenteranno la competitività.
Il piano di marketing territoriale verrà sviluppato principalmente da esperti dal Parco delle
Orobie bergamasche (leader dell’azione) ed Eliante e avrà come primo scopo quello di
garantire che il progetto e la strategia elaborata da Pasturs possano continuare sul mediolungo periodo, anche dopo la fine del finanziamento di Fondazione Cariplo. Per questo, il
piano verrà fatto firmare da rilevanti portatori d’interesse locali. In questo senso, il piano di
marketing territoriale costituisce il secondo pilastro sui cui si basa la strategia resiliente
promossa da Pasturs.
Il progetto ha l’ambizione di trasformare quello che viene vissuto come un rischio
insopportabile (la minaccia dei grandi predatori) in una risorsa in grado di rivitalizzare
l’economia locale grazie a:
-
creazione di un marchio di qualità, utilizzando la tematica dei grandi predatori
nella grafica del logo, di cui potranno usufruire tutti i soggetti interessati che
hanno partecipato al progetto (in particolare i pastori che allevano la razza
autoctona “pecora bergamasca”), nell’ottica di valorizzare al massimo i prodotti
che saranno immessi sul mercato, e sostenendo in tal modo ancora di più
l’economia locale. Oggi la produzione di lana di pecora ha assunto un valore
negativo (il costo della tosatura supera il ricavato della vendita della lana), quindi
poter usufruire di un marchio di qualità rappresenta la possibilità di sfruttare un
31
valore aggiunto di tipicità e di tradizione che rappresenta per molte produzioni
l’unica possibilità per sfuggire alla logica del mercato mondializzato e delle
produzioni di massa. Esperienze realizzate in tal senso in alcune zone dell’arco
alpino (Piemonte, Trentino) dimostrano che tale possibilità è del tutto
realizzabile. Lo stesso discorso vale anche per le carni, il cui prezzo, in flessione
costante, si è rivalutato solo negli ultimi anni in seguito al sorgere della nuova
componente della domanda di carne ovina costituita da gruppi etnici di immigrati
extracomunitari. L’utilizzo del marchio di qualità potrebbe favorirne il consumo
anche da parte di coloro che sono attenti a coniugare il valore nutrizionale con
l’origine naturale del prodotto.
-
valorizzazione del progetto “Sulle tracce dell’orso” del Parco delle Orobie
bergamasche che consiste nell’elaborazione di diversi percOrsi naturalistici ed
eno-gastronomici sulla base di dati forniti direttamente dai 44 comuni del
territorio del Parco che hanno partecipato attivamente e con molta attenzione,
consci dei vantaggi che ne derivano e ne deriveranno per il futuro.
Il sito internet creato nell’azione 1 servirà anche da strumento per la diffusione di quanto
scaturirà dalla redazione del piano di marketing territoriale. Per questo, il sito verrà
elaborato in due fasi: la prima, in cui verranno messe online le pagine che descrivono il
progetto e un form per l’iscrizione. La seconda, in cui verranno messe online pagine
connesse a quanto contenuto nel piano di marketing territoriale.
SINTESI DELL’AZIONE 4
Leader: Parco delle Orobie bergamasche
Unità di personale coinvolto: Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, WWF Bergamo.
Risorse economiche: 21.750 €
Tempi di realizzazione: Febbraio 2016 – Gennaio 2018
Soggetti beneficiari: Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, WWF Bergamo.
Risultati attesi: Diffusione della conoscenza del progetto e della tematica, supporto alla creazione di
un soggetto giuridico di tutela della pecora bergamasca, costruzione di un piano di marketing
territoriale e sua realizzazione.
Criteri di valutazione: n° di articoli su stampa e internet, n° di visite del sito internet, n° di presenze
all’evento finale, piano di marketing territoriale (documento), n° di firmatari del piano di marketing
territoriale.
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Azione 5: Gestione amministrativa e coordinamento
Scopo dell’azione è quello di assicurare il coordinamento delle azioni del progetto e
l’espletamento di tutte le formalità richieste dalla Fondazione Cariplo in termini di
rendicontazione e trasmissioni dei documenti preliminari all’erogazione del contributo.
A questo scopo Eliante (leader dell’azione) organizzerà con cadenza trimestrale con gli
altri partner una riunione per discutere sull’andamento del progetto (presso la sede del
Parco delle Orobie bergamasche e quella del WWF presso l’Oasi di Valpredina). Il
coordinamento delle singole azioni verrà garantito dai partner a capo delle varie azioni,
così come anche riportato nella descrizione delle azioni e nell’accordo di partenariato.
SINTESI DELL’AZIONE 5
Leader: Eliante
Unità di personale coinvolto: Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, WWF Bergamo.
Risorse economiche: 20.250 €
Tempi di realizzazione: Febbraio 2016 – Gennaio 2018
Soggetti beneficiari: Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, WWF Bergamo.
Risultati attesi: Gestione e controllo dell’andamento del progetto, risoluzione di eventuali problemi
organizzativi e burocratici, dialogo costante con Fondazione Cariplo, report per rendicontazione.
Criteri di valutazione: n° di riunioni effettuate, n° di criteri di valutazione soddisfatti.
Azione 6: Valutazione dell'efficacia del progetto e definizione piano post-progetto
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Scopo dell’azione è valutare complessivamente l’andamento del progetto per poterne
garantire un proseguimento efficace in futuro, utilizzando le risorse economiche derivanti
dalla messa in pratica del piano di marketing territoriale (azione 4). In particolare, gli
esperti di Eliante (leader dell’azione) e del Parco delle Orobie bergamasche (in
collaborazione con gli altri partner), dopo aver esaminato qual è lo stato di fatto,
valuteranno in itinere i questionari che verranno compilati da pastori e volontari per
stabilire punti di forza e di debolezza della strategia Pasturs e porre gli eventuali correttivi.
A fine progetto, verranno valutati criticamente tutti i criteri di valutazioni del progetto
utilizzati per le altre azioni per definire un quadro completo che valuterà il progetto nel suo
insieme e definirà un piano post-progetto pronto per essere immediatamente utilizzato.
Il piano post progetto verrà elaborato nell’ottica di una continuità degli obiettivi e delle
azioni realizzati, evitando così che, come accade di solito, tutte le esperienze positive non
vedano un proseguimento reale.
SINTESI DELL’AZIONE 6
Leader: Eliante
Unità di personale coinvolto: Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, WWF Bergamo.
Risorse economiche: 17.370 €
Tempi di realizzazione: Maggio 2016 – Gennaio 2018
Soggetti beneficiari: Eliante, Parco delle Orobie Bergamasche, WWF Bergamo.
Risultati attesi: Controllo e valutazione dei risultati del progetto, risoluzione di eventuali problemi
connessi con le attività, report sui risultati del progetto, definizione del piano post progetto.
Criteri di valutazione: n° di questionari valutati, n° di azioni effettuate per ridurre le criticità, piano
post progetto (documento).
4.2 Potenziali fattori esterni problematici
Eventuali predazioni da parte di grandi predatori sul bestiame o abbattimenti di grandi
predatori potrebbero incidere sull’esito del progetto. Nel primo caso, ci si aspetta (come è
già successo in passato) un clamore mediatico del fatto, una reazione emotiva che
potrebbe far ritrarre il target fondamentale del progetto, quello degli allevatori. In questa
eventualità, l’esperienza accumulata da alcuni elementi che lavoreranno nel progetto si
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rivelerà importantissima per calmare gli animi e riportare la discussione sui binari della
razionalità. Il progetto prevedrà l’eventualità di attuare interventi di emergenza, come
incontri serali con gli allevatori o attività straordinarie sul campo.
Nel caso di abbattimenti di grandi predatori ci si aspetta una sollevazione da parte del
mondo ambientalista e non solo, a fianco del solito clamore mediatico che questi eventi
comportano.
Inoltre, la protezione delle greggi ad opera di cani da guardiania, deve essere
accompagnata da una maggiore sensibilizzazione dei turisti nei confronti della nuova
situazione. I cani da protezione, infatti, difendono le loro greggi anche dagli estranei. Tutto
ciò può portare a spiacevoli incontri, nonostante gli incidenti siano solitamente rari e
spesso senza gravi conseguenze.
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