venaria - mostra Alta moda - Grande Teatro

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ATRIO
Alta Moda - Grande Teatro
“lavorare per il teatro è una liberazione totale, come volare lontano dalla tradizione e dagli schemi
per reinterpretare senza costrizioni personaggi e miti”
Gianni Versace, 1989
La mostra
204 opere tra costumi di scena e abiti da concerto, bozzetti e illustrazioni documentano lo straordinario
rapporto tra Stile italiano, Teatro d’opera e Danza.
Le creazioni di undici fashion designer compongono il percorso espositivo articolato in otto sezioni
monografiche e un’introduzione di carattere tematico, quest’ultima esemplificativa del rapporto tra gli stilisti
italiani e alcuni dei più rappresentativi cantanti d’opera e danzatori tra XX e XXI secolo.
Sale 1 e 2: Stiliste e Primedonne. Storie di incontri
Sala 3: Fendi - “Carmen” in Arena
Sala 4: Missoni - “Africa” e “Aeros” fra terra e cielo
Sala 5: Armani - Joaquin Cortes e la “Bata de cola”
Sala 6: Valentino - Per il concerto di Capodanno a Vienna
Sala 7: Alberta Ferretti - “Carmen” alle Terme di Caracalla
Sala 8: Maurizio Galante - “Defilè Concert” e “Madama Butterfly”
Sale 9 e 10: Roberto Capucci - Raina Kabaivanska e le primedonne del belcanto
Sala 11: Renato Balestra - La tradizione nel teatro
Sale 12, 13 e 14: Versace… - e Bejart, Petit, Wilson, Cox
Sale 13 e 14: Versace - Puro teatro!
Un po’ di storia…
Il rapporto tra Alta moda e Teatro inizia nella seconda metà dell’Ottocento con le creazioni per il
palcoscenico di Charles Frederick Worth ed in seguito con quelle di Paul Poiret, Mariano Fortuny, Jean
Patou e Lucile. Nel 1924 il connubio moda-teatro arriva ad una svolta quando Coco Chanel disegna su invito
di Sergej Diaghilev i costumi per Le Train Bleu, nuovo balletto per la compagnia Les Ballets Russes.
Nella seconda metà del Novecento la liaison tra moda e palcoscenico si consolida grazie a produzioni di
grande sperimentazione con un crescente coinvolgimento dei nomi internazionali della moda che creano
costumi di scena per il palcoscenico con maggiore continuità. A partire dalla metà degli anni Settanta nei
cartelloni delle più prestigiose compagnie d’opera e balletto appaiono i nomi dei grandi stilisti italiani, tra i
quali Armani, Biagiotti, Balestra, Capucci, Coveri, Fendi, Ferretti, Galante, Gigli, Marras, Missoni, Prada,
Valentino e Versace.
Sala 1
Stiliste e Primedonne
Storie di incontri
Il connubio tra alcuni dei più celebri creatori di moda italiani e prestigiosi interpreti internazionali dell’opera
e della danza ha alimentato nel corso del XX secolo il fascino del binomio Alta Moda – Grande Teatro, come
viene illustrato in mostra per Kiri Te Kanawa e Gianni Versace, Raina Kabaivanska e Roberto Capoucci ,
Mirella Freni e Renato Balestra, Cecilia Gasdia e Fendi, June Anderson e Maurizio Galante, Carla Fracci e
Laura Biagiotti.
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In questa sala tre abiti di scena raccontano due diversi modi di interpretare uno stesso personaggio, quello
della Contessa nell’opera Capriccio di Richard Strauss. Entrambi i casi sono emblematici di come la Moda
accede nel Teatro.
Moderna, teatrale e sofisticata è la visione proposta da Gianni Versace nel 1990 per il soprano
neozelandese Dame Kiri Te Kanawa, vestita con uno straordinario abito da sera in raso nero
interamente ricamato con cristalli policromi che formano motivi geometrici ispirati alle grafiche di
Sonia Delaunay.
L’eloquenza delle stoffe descrive invece il carattere della Contessa disegnata da Roberto Capucci nel 2002
per il soprano June Anderson che sfoggia nel primo atto un costume in taffetas plissé in nove toni di rosso e
nel secondo atto un costume-manto in taffetas e lamé in nove sfumature dal giallo, al beige, all'oro.
Sala 2
Stiliste e Primedonne
Storie di incontri
A partire da una prima Traviata “vestita” da Fendi nel 1980 al Teatro dell’Opera di Roma i nomi degli stilisti
italiani più celebri incominciano ad essere associati a produzioni teatrali di grande eleganza che vantano
alcuni dei protagonisti più intensi della scena teatrale.
Ogni volta che uno stilista si avvicina al Teatro per vestire un interprete gli imprime il proprio
marchio di unicità, andando oltre la ricostruzione filologica propria di un vero costumista.
I grandi della moda Armani, Balestra, Biagiotti, Capucci, Fendi, Ferretti, Galante, Missoni, Valentino e
Versace traspongono l’azione teatrale al proprio mondo, imponendo il segno inconfondibile di un
linguaggio preciso, la propria griffe. Nascono così la Madama Butterfly di Maurizio Galante, la
Lucia di Lammermoor di Missoni, il Capriccio e la Salomè di Versace, il Così fan tutte di Armani e
la Carmen di Fendi, perché l’opera viene ricreata dalla cifra stilistica del designer.
Sala 3
Fendi
“Carmen” in Arena
È del 1980 la prima incursione in una produzione operistica della moda italiana, dopo la brevissima
parentesi di Elsa Schiaparelli negli anni Trenta: una dichiarazione d’amore delle sorelle Fendi e del
loro direttore creativo Karl Lagerfeld per l’opera lirica. Subito è Traviata, a Roma, con la regia di
Mauro Bolognini. L’opera si mette in pelliccia con costumi decorati da manicotti e mantelle. Negli
anni successivi tutta l’eleganza di Fendi è esibita in numerose produzioni, da Verdi a Puccini, da
Mozart a Bizet, con una continuità che non ha eguali.
L’impegno operistico più articolato di Fendi è rappresentato dai sessantatre costumi realizzati nel
1986 per Carmen di Georges Bizet all’Arena di Verona, con la regia di Pier Luigi Pizzi e Agnes
Baltza e José Carreras tra i protagonisti, in una rilettura di forte impatto cromatico, essenziale e
moderna. Una storia dove tutto è danza, passione, movimento e colore, una storia di vita povera e
libertà, dove i costumi di Fendi creano una sorprendente modernità: jeans con inserti di pelliccia in
un’esplosione di colori mischiati.
Sala 4
Missoni
“Africa” e “Aeros” fra terra e cielo
I Missoni si presentano nel 1983 al grande pubblico del Teatro alla Scala con 120 costumi disegnati
per Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Invitati dal regista Pier Luigi Pizzi, i Missoni
riescono a creare una suggestiva fusione tra le linee e i materiali impiegati nei costumi con la
musica e la storia dell’opera, tratta dal romanzo di Walter Scott, ambientato tra le nebbie di Scozia,
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ideale quindi per creare fogge e colori ispirati ad una cultura pastorale, dove le lane e gli intrecci
cromatici identificano immediatamente il sapore della vicenda.
Nelle rare parentesi teatrali dei Missoni viene sempre rispettata l’essenza della loro natura.
Nell’happening creato per Italia ’90, Africa di Missoni, righe, zig-zag, geometrie primitive, espliciti
riferimenti alle culture Masai, Mali, Atuna, Dogon, Chad, Senufo, Bantù, si intrecciano a simboli
artistici più colti, ispirati a Klee, a Mondrian e alla cultura metafisica.
Per la danza contemporanea nascono poi i costumi aderenti e fiammati di Step Into My Dream di
David Parson (1994) e quelli ideati da Luca Missoni nel 2003 per Aeros, pensati per mettere in
evidenza il movimento del corpo in tensione e la potenza atletica dell’azione.
Sala 5
Armani
Joaquin Cortes e la “Bata de cola”
Il primo impegno di Giorgio Armani come costumista teatrale risale al 1980. Per Janis Martin in
Erwartung di Arnold Schönberg al Teatro alla Scala lo stilista disegna un abito tunica bianco, segno
luminoso nell’essenza di una scena buia e spoglia. Negli impegni teatrali Armani si mantiene puro
creatore di moda, con adattamenti cromatici dei suoi abiti moderni e contemporanei. Segni della sua
produzione si trovano nell’Elektra di Richard Strauss per il Teatro alla Scala nel 1994, in Les contes
d'Hoffmann di Offenbach sempre per la Scala (1995), nel Rigoletto di Verdi alla Los Angeles Opera
(2000) con la regia del cineasta Bruce Beresford e nel Così fan tutte di Mozart, presentata nel 1995
al Covent Garden di Londra e a Roma.
La produzione teatrale di Armani trova però il suo terreno d’elezione nella danza e nel musical
com’è ben dimostrato dalla spettacolare Bata de cola a balze indossata da Joaquin Cortes in Soul
nel 2002, dai costumi per Bernstein Dances di Neumeier e, nel 2003, da Tosca Amore Disperato di
Lucio Dalla, liberamente ispirata all'opera di Giacomo Puccini.
Sala 6
Valentino
Per il concerto di Capodanno a Vienna
Il debutto di Valentino Garavani sulle scene teatrali risale al 1994 con l’ideazione dei costumi
ispirati alla cultura degli anni Venti del Novecento per l’opera contemporanea The Dream of
Valentino, presentata in prima mondiale al Kennedy Center di Washington.
Nel 2010 Valentino si confronta con la danza e realizza 16 costumi per il balletto che accompagna
dal Kunsthistorisches Museum di Vienna il concerto di Capodanno. Abiti leggerissimi, tulle e
chiffon, con tonalità pastello, rosa, azzurro, perla e rosso. Le étoiles dell’Opera di Parigi Eleonora
Abbagnato e Nicolas Le Riches con il corpo di ballo dell’Opera di Vienna esibiscono abiti haute
couture, con grosse trecce e fiocchi, trucchi sensualissimi e decadenti.
A due anni di distanza, il 20 settembre 2012, Valentino presenta al Lincoln Center di New York per
la notte di apertura della stagione di balletto del New York City Ballet con 16 spettacolari creazioni
originali ed inedite destinate a 4 diverse produzioni, realizzate in oltre 5 mesi di intenso lavoro. Il
Fall Gala di New York riconferma Valentino quale indiscusso maestro di eleganza e ricercatore di
fogge e materiali che fondono perfettamente il suo stile con le esigenze della narrazione teatrale e
con le necessità artistiche ed atletiche dei danzatori.
Sala 7
Alberta Ferretti
“Carmen” alle Terme di Caracalla
Nel segno di Carmen è l’esperienza teatrale di Alberta Ferretti che nel 2003 disegna 490 costumi di
scena per l’opera di Georges Bizet alle Terme di Caracalla di Roma, dove reinventa una Spagna
essenziale, tutta giocata sui colori bianco, rosso e nero, con spolverini in lino, avvolti con dei
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cordoni al corpo nei vari toni della terra e abiti bianchi, rossi e neri dalle linee moderne, con
riferimenti alla cultura spagnola e ispirazioni alle collezioni Philosophy Alberta Ferretti 2001, con
le caratteristiche stoffe strappate a vivo.
In anni più recenti Alberta Ferretti crea ancora per il palcoscenico disegnando due abiti da concerto per il
soprano italiano Carmen Giannattasio, protagonista nel 2013 di un applauditissimo Gala Tour in Italia e in
Giappone.
Sala 8
Maurizio Galante
“Defilè Concert” e “Madama Butterfly”
Il 26 gennaio 2010 Maurizio Galante presenta a Parigi la nuova collezione Haute Couture
primavera/estate nell'ambito di un Defilé Concert con unica protagonista June Anderson. La grande
cantante americana interpreta arie di Bellini, Catalani, Gounod e Fauré, alternando sei creazioni
dello stilista italiano che per l'occasione affianca la grande diva on stage durante i cambi d'abito,
rigorosamente live.
Fulcro dell’evento è l’esecuzione dell’aria Casta Diva dalla Norma di Vincenzo Bellini per la quale
Maurizio Galante crea un abito in seta bianca interamente ricamato con motivi lunari in acetato e
una stola in doppia organza e satin a forma di stella cometa che sintetizza in modo modernissimo il
canto alla luna della sacerdotessa Norma.
La passione per il teatro d'opera di Maurizio Galante prosegue poi nel solco della tradizione con le
creazioni per Madama Butterfly al Teatro dell'Opera di Roma nel 2012. Per l'occasione Galante
disegna 63 costumi di scena per i personaggi protagonisti dell’opera e per il coro, nei quali riesce a
mediare tra la sua produzione di Haute Couture e le esigenze del libretto, con l’uso di organza, mikado, feltro
e una ricerca grafica in perfetto japanese style, con trionfi floreali, racemi e un sapiente uso della tavolozza
cromatica.
Sale 9 e 10
Roberto Capucci
Raina Kabaivanska e le primedonne del belcanto
La teatralità delle creazioni di Capucci è segno imprescindibile di una delle più significative
primedonne del belcanto, Raina Kabaivanska, che a partire dal 1974 indossa durante prestigiosi
recital nei teatri e nelle sale da concerto internazionali le creazioni del Maestro e diviene, più di
qualsiasi altra diva, ambasciatrice dello stile di Capucci nel Mondo.
Nel 1991 Capucci presenta due abiti spettacolari indossati dalla Kabaivanska che interpreta a
Trieste, in piazza Unità d’Italia, Anna Glavari (La Vedova Allegra di Franz Léhar) e Magda (La
Rondine di Giacomo Puccini).
Restano mitici alcuni pepli creati da Capucci per la Kabaivanska, tra cui quello drappeggiato color
bronzo, ideato per un concerto ad Atene nel 1987 e un Peplo in georgette bianco e nero
trasformabile in nove diverse fogge, tante quante erano le arie di Puccini eseguite dal soprano in un
recital al Teatro dell’Opera di Roma nel 1986.
La produzione teatrale di Capucci rappresenta uno dei rari casi in cui moda, teatro, arte e musica si
fondono magistralmente, in cui la capacità espressiva e comunicativa dell’abito-costume descrive
un carattere, suggerisce e costruisce un personaggio femminile capace di essere unico.
Sala 11
Renato Balestra
La tradizione nel teatro
Da sempre Renato Balestra utilizza brani tratti dalla musica operistica quale accompagnamento
nelle sue sfilate che, molto spesso, vengono concepite come veri quadri teatrali, dal forte impatto
scenografico. Dopo aver vestito il soprano italiano Mirella Freni in occasione di importanti recital,
il debutto di Balestra come costumista di un’intera produzione lirica avviene nel 1998 con la
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realizzazione dei costumi per la Cenerentola di Rossini al Teatro dell’Opera di Belgrado. Balestra
crea costumi che rievocano un Settecento intriso di colori e reminiscenze della favola, nei quali si
percepisce la volontà di non tradire le indicazioni del compositore e del librettista. Proprio per
questo motivo la sua visione di eleganza contemporanea interviene quale elemento di
attualizzazione di modelli che mantengono un legame imprescindibile con i personaggi dell’opera.
L’anno successivo Balestra disegna per l’inaugurazione della stagione del Teatro Verdi di Trieste
160 costumi per un’altra produzione intrisa di cultura settecentesca, Der RosenKavalier di Richard
Strauss, con creazioni contraddistinte da un gioco di contrasti monocromatici e pennellate di blu
Balestra e rosso rubino.
Sale 12, 13
Versace e
… Bejart, Petit, Wilson, Cox
La collaborazione di Gianni Versace con Maurice Béjart, Bob Wilson, Roland Petit, John Cox,
William Forsythe e Twyla Tharp offre allo stilista la possibilità di una libertà creativa senza
precedenti, affrancato completamente da una coerenza storica, a favore di una fusione tra classico e
pura sperimentazione. Nel 1982 Versace disegna i costumi per un balletto in scena al Teatro alla
Scala, Josephlegende, con la scenografia del pittore Luigi Veronesi, mentre nel 1984 crea i pittorici
costumi per il Don Pasquale di Gaetano Donizetti, fedele alla tradizione ottocentesca delle fogge,
ma assolutamente innovativo nelle scelte delle soluzioni cromatiche e nei dettagli. Sempre nel 1984
Versace incontra il coreografo Maurice Béjart e realizza i costumi del balletto Dionysos, dove
l’influenza del mondo antico, unitamente al sapore orientale del mito di Dioniso, diede vita a un
pantalone a sfoglie ripreso dal costume tradizionale dei danzatori di Bali.
Nel 1987, sempre per il Teatro alla Scala di Milano, Versace disegna i costumi bianchi e neri per
Salomé di Richard Strauss, messa in scena da Bob Wilson, stilizzata e ieratica, e raggiunge uno dei
suoi vertici creativi, con un chiaro omaggio a Elsa Schiaparelli, nelle fogge anni Quaranta, e a
Roberto Capucci per le maniche a scatola.
Sala 14
Versace
Puro teatro!
Nell’estate del 1987, in occasione delle White Nights di San Pietroburgo, Versace disegna i costumi
per Souvenir de Léningrad, con la regia e la coreografia di Béjart, mentre nel 1989, con Doktor
Faustus, andato in scena al Teatro alla Scala con la regia di Bob Wilson, lo stilista disegna costumi
che fondono arte e moda con combinazioni cromatiche e libertà informali nelle linee e con segni
grafici arditi, netti, ispirati alle invenzioni di Mirò.
Nel 1990 Versace crea i costumi per Capriccio di Richard Strauss che inaugurala stagione teatrale
dell'Opera di San Francisco per la regia di John Cox. I costumi fanno sensazione. Tra la voluttà
della musica di Strauss e la sensualità della voce di dame Kiri Te Kanawa, i costumi ideati da
Versace si inseriscono come espressione assoluta di eleganza, reinvenzione di un Settecento in
bianco e nero o, al contrario, coloratissimo, ispirato alle grafiche informali di Sonia Delaunay, in
una concezione dell’abito-costume che diventa puro teatro.
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