Eutropio Breviarium Anco Marzio (Breviarium, I, 6) Latino [1] Post hunc Ancus Marcius, Numae ex filia nepos, suscepit imperium. [2] Contra Latinos dimicavit. Aventinum montem civitati adiecit et Ianiculum, apud ostium civitatem supra mare sexto decimo miliario ab urbe Roma condidit. Vicesiom et quarto anno imperii morbo periit Italiano [1] Dopo di lui fu assunto al trono anco Marzio, nipote di Numa per parte di figlia. [2] Combatté contro i latini. Aggiunse alla città i monti Aventino e Gianicolo, e fondò una città sul mare a sedici miglia da Roma, presso la foce del Tevere, morì infine di malattia dopo ventiquattro anni di regno. Breviarium, I, 1-2 Latino 1 / Romanum imperium a Romulo exordium habet, qui Rheae Silviae, Vestalis virginis, filius et Martis, cum Remo fratre uno partu editus est. Is, cum inter pastores latrocinaretur , decem et octo annos natus urbem exiguam in Palatino monte constituit. 2/ Condita civitate, quam ex nomine suo Romam vocavit, haec fere egit. Multitudinem finitimorum in civitatem recepit, centum ex senioribus legit, quorum consilio omnia ageret, quos senatores nominavit propter senectutem. 3/ Tum cum uxores ipse et populos suus non haberent, invitavit ad spectaculum ludorum vicinas urbi Romae nationes atque earum virginis rapuit. 4/ Et cum, orta subito tempestate, non comparuisset, anno regni tricesimo septimo ad deos transisse creditus est. Italiano 1/L’impero romano era cominciato da Romolo, il quale figlio di Rea Silia, vergine vestale, e di Marte, con un solo parto fu generato con il fratello Remo. Egli vivendo di furti, tra i pastori, diciottenne fondò una piccola città sul monte Palatino. 2/ Essendo stata fondata la città, che chiamò Roma dal suo nome, fece all’incirca queste cose. Un gran numero di confinanti giunse nella città, raccolsero cento anziani, per discutere di tutte le cose con il loro consiglio, nominò senatori per la vecchiaia.3/ Allora non avendo lui e il suo popolo delle mogli, invitò allo spettacolo dei giochi pubblici le vicini tribù (popolazioni) alla città di Roma e rapirono le loro fanciulle. 4/ E sorta subito una tempesta, poiché non ricomparve più, si crede che sia sceso dagli dei nel trentottesimo (anno) del regno. Breviarium, I, 20 Latino Post viginti deinde annos Veientani rebellaverunt. Dictator contra ipsos missus est Furius Camillus, qui primum eos vicit acie, mox etiam civitatem diu obsidens cepit, antiquissimam Italiaeque ditissimam. Post eam cepit et Faliscos, non minus nobilem civitatem. Sed commota est ei invidia, quasi praedam male divisisset, damnatusque ob eam causam et expulsus civitate. Statim Galli Senones ad urbem venerunt et victos Romanos undecimo miliario a Roma apud flumen Alliam secuti etiam urbem occupaverunt. Neque defendi quicquam nisi Capitolium potuit; quod cum diu obsedissent et iam Romani fame laborarent, accepto auro ne Capitolium obsiderent, recesserunt. Sed a Camillo, qui in vicina civitate exulabat, Gallis superventum est gravissimeque victi sunt. Postea tamen etiam secutus eos Camillus ita cecidit, ut et aurum, quod his datum fuerat, et omnia, quae ceperant, militaria signa revocaret. Italiano Poi dopo vent\'anni gli abitanti di Veio si ribellarono. Proprio contro loro fu mandato in carica di dittatore Furio Camillo, che in un primo momento li sconfisse nel campo di battaglia, ben presto prese anche la città, la più antica e la più ricca d\'Italia con un lungo assedio. Dopo di essa conquistò anche i Falisci, popolazione non meno nobile, ma contro di lui fu destato odio come se avesse diviso male il bottino e per quella ragione fu condannato ed espulso dalla città. Improvvisamente vennero i Galli Senoni a Roma e, inseguiti i Romani vinti a undici miglia da Roma presso Alia, occuparono anche la città. E non si potè difendere alcuna parte della città se non il Campidoglio e, avendo a lungo assediatolo, essendo i Romani travagliati dalla fame, ricevuto l\'oro perché non assediassero il Campidoglio, se ne andarono. Ma Camillo ,che viveva in esilio nella città vicina, piombò sui Galli ed essi furono gravemente sconfitti. E poi tuttavia Camillo, dopo averli anche inseguiti, li massacrò così da fare restituire sia l\'oro che era stato dato due volte sia tutte le insegne militari che avevano conquistato. Breviarium, II, 11 Latino Eodem tempore Tarentinis, qui iam in ultima Italia sunt, bellum indictum est, quia legatis Romanorum iniuriam fecissent. Hi Pyrrum, Epiri regem, contra Romanos in auxilium poposcerunt, qui ex genere Achillis originem trahebat. Is mox ad Italiam venit, tumque primum Romani cum transmarino hoste dimicaverunt. Missus est contra eum consul P. Valerius Laevinus, qui cum exploratores Pyrri cepisset, iussit eos per castra duci, ostendi omnem exercitum tumque dimitti, ut renuntiarent Pyrro quaecumque a Romanis agerentur. Commissa mox pugna, cum iam Pyrrus fugeret, elephantorum auxilio vicit, quos incognitos Romani expaverunt. Sed nox proelio finem dedit; Laevinus tamen per noctem fugit, Pyrrus Romanos mille octingentos cepit et eos summo honore tractavit, occisos sepelivit. Quos cum adverso vulnere et truci vultu etiam mortuos iacere vidisset, tulisse ad caelum manus dicitur cum hac voce: se totius orbis dominum esse potuisse, si tales sibi milites contigissent. Italiano Nel medesimo tempo fu dichiarata guerra contro i Tarentini, che si trovano nell\'estremità dell\'Italia, poiché avevano recato offesa agli ambasciatori romani. Questi chiesero aiuto contro i Romani a Pirro, re dell\'Epiro il quale traeva origine dalla stirpe di Achille. Egli venne subito in Italia e allora i Romani cobatterono per la prima volta con un nemico d\'oltremare. Inviato contro di lui il console P.Valerio Levino, che avendo catturato gli ambasciatori di Pirro, ordinò che venissero condotti attraverso l\'accampamento, che venisse mostrato loro tutto l\'esercito e poi che venissero congedati affinché riferissero a Pirro tutto quello che facevano i Romani. Attaccata ben presto battaglia, mentre ormai Pirro fuggiva, vinse con l\'aiuto degli elefanti dei quali ebbero paura i Romani perché sconosciuti. Ma la notte pose fine al combattimento, tuttavia Levino fuggì durante la notte, Pirro catturò milleottocento Romani, li trattò con sommo onore e seppellì gli uccisi. Avendo visto questi giacere anche da morti con la ferita sul petto e con il volto minaccioso si dice che abbia levato le mani al cielo dicendo che avrebbe potuto essere padrone di tutto il mondo se gli fossero toccati in sorte tali soldati. Breviarium, II, 12 Latino Postea Pyrrus, coniunctis sibi Samnitibus, Lucanis, Brittiis, Romam perrexit, omnia ferro ignique vastavit, Campaniam populatus est atque ad Praeneste venit, miliario ab urbe octavo decimo. Mox terrore exercitus, qui eum cum consule sequebatur, in Campaniam se recepit. Legati ad Pyrrum de redimendis captivis missi ab eo honorifice suscepti sunt. Captivos sine pretio Romam misit. Unum ex legatis Romanorum, Fabricium, sic admiratus, cum eum pauperem esse cognovisset, ut quarta parte regni promissa sollicitare voluerit, ut ad se transiret, contemptusque est a Fabricio. Quare cum Pyrrus Romanorum ingenti admiratione teneretur, legatum misit, qui pacem aequis condicionibus peteret, praecipuum virum, Cineam nomine, ita ut Pyrrus partem Italiae, quam iam armis occupaverat, obtineret. Italiano Poi Pirro uniti a sè i Sanniti, i Lucani e i Bruzi, si diresse verso Roma e mise tutto a ferro e a fuoco, saccheggiò la Campania e giunse nei pressi di Preneste a diciotto miglia da Roma. Ben presto, per terrore dell\'esercito che lo seguiva con il console, si rifugiò in Campania. Gli ambasciatori mandati da Pirro per trattare il riscatto dei prigionieri furono accolti da lui onorevolmente. Mandò a Roma i prigionieri senza riscatto. Ammirò uno degli ambasciatori romani Fabrizio, così che, essendo venuto a sapere che egli era povero, volle indurlo con la promessa della quarta parte del regno a passare dalla sua parte ma fu disprezzato da Fabrizio. Perciò, essendo Pirro preso da grande ammirazione per i Romani, inviò come ambasciatore per chiedere la pace a condizione eque, un uomo insigne di nome Cinea, così che Pirro conservasse la parte d\'Italia che aveva già occupato con le armi. Breviarium, II, 13 Latino Pax displicuit remandatumque Pyrro est a senatu eum cum Romanis, nisi ex Italia recessisset, pacem habere non posse. Tum Romani iusserunt captivos omnes, quos Pyrrus reddiderat, infames haberi, quod armati capi potuissent, nec ante eos ad veterem statum reverti, quam si binorum hostium occisorum spolia retulissent. Ita legatus Pyrri reversus est. A quo cum quaereret Pyrrus, qualem Romam comperisset, Cineas dixit regum se patriam vidisse; scilicet tales illic fere omnes esse, qualis unus Pyrrus apud Epirum et reliquam Graeciam putaretur. Missi sunt contra Pyrrum duces P. Sulpicius et Decius Mus consules. Certamine commisso Pyrrus vulneratus est, elephanti interfecti, viginti milia caesa hostium, et ex Romanis tantum quinque milia; Pyrrus Tarentum fugatus. Italiano La pace non fu ratificata e fu risposto a Pirro dal Senato con i Romani che egli non poteva trattare la pace se non se ne fosse andato dall\'Italia. Allora i Romani ordinarono che tutti i prigionieri che Pirro aveva restituito fossero ritenuti disonorati perché si erano lasciati prendere con le armi in mano e che non potessero ritornare alla condizione precedente se prima non avessero restituito ciascuno le spoglie di due nemici uccisi. Così il legato di Pirro ritornò. Chiedendogli Pirro in quali condizioni avesse trovato Roma, Cinea disse di aver visto la patria dei re e cioè che lì quasi tutti erano tali quale il solo Pirro era ritenuto nell\'Epiro e nella restante Grecia. Furono inviati contro Pirro come comandanti i consoli Sulpicio e Decio Mure. Intrapreso il combattimento Pirro fu colpito, gli elefanti furono uccisi, furono massacrati ventimila nemici e tra i Romani soltanto cinquemila. Pirro fu messo in fuga a Taranto. Breviarium, II, 8 Latino Iam Romani potentes esse coeperunt. Bellum enim in centesimo et tricesimo fere miliario ab urbe apud Samnitas gerebatur, qui medii sunt inter Picenum, Campaniam et Apuliam. L. Papirius Cursor cum honore dictatoris ad id bellum profectus est. Qui cum Romam rediret, Q. Fabio Maximo, magistro equitum, quem apud exercitum reliquit, praecepit, ne se absente pugnaret. Ille occasione reperta felicissime dimicavit et Samnitas delevit. Ob quam rem a dictatore capitis damnatus, quod se vetante pugnasset, ingenti favore militum et populi liberatus est tanta Papirio seditione commota, ut paene ipse interficeretur. Italiano A questo punto i Romani cominciarono ad essere potenti. Infatti 113 miglia circa dalla città si conduceva una guerra presso i Sanniti, che si trovavano al centro tra Piceno, Campania,e Puglia. L.Papino Cursore con la carica di dittatore partì per quela uerra. Ritornando questi a Roma ordinò a Q.Fabio Massimo, comandante della cavalleria, che lasciò vicino all\'esercito, di non combattere in sua assenza. Egli, trovata l\'occasione, lottò con esito positivo e anniento i Sanniti. Per ciò egli venne condannato a morte dal dittatore poiché egli aveva combattuto nonostante il suo divieto, egli fu liberato dal grande favore dei soldati e del popolo, essendo scoppiata una rivolta contro Papirio così grande che per poco non venne ucciso Breviarium, II, 9 Latino Postea Samnites Romanos T. Veturio et Sp. Postumio consulibus ingenti dedecore vicerunt et sub iugum miserunt. Pax tamen a senatu et populo soluta est, quae cum ipsis propter necessitatem facta fuerat. Postea Samnites victi sunt a L. Papirio consule, septem milia eorum sub iugum missa. Papirius primus de Samnitibus triumphavit. Eo tempore Ap. Claudius censor aquam Claudiam induxit et viam Appiam stravit. Samnites reparato bello Q. Fabium Maximum vicerunt tribus milibus hominum occisis. Postea, cum pater ei Fabius Maximus legatus datus fuisset, et Samnitas vicit et plurima ipsorum oppida cepit. Deinde P. Cornelius Rufinus M. Curius Dentatus, ambo consules, contra Samnitas missi ingentibus proeliis eos confecere. Tum bellum cum Samnitibus per annos quadraginta novem actum sustulerunt. Neque ullus hostis fuit intra Italiam, qui Romanam virtutem magis fatigaverit. Italiano Poi i Sanniti sotto i consoli Veturio e Postumio vinsero i Romani con grande disonore e li mandarono sotto il giogo. Tuttavia dal Senato e dal popolo fu infranta la pace, che era stata stipulata con gli stessi per necessità. Poi i Sanniti vennero sconfitti dal console L.Papirio e settemila di loro vennero mandati sotto il giogo. Papirio per primo trionfò sui Sanniti. In quel tempo il censore Appio Claudio portò l\'acqua Claudia (acquedotto di Claudio) e lastricò la via Appia. I Sanniti, rinnovata la guerra, vinsero Q.Fabio Massimo dopo aver ucciso tremila uomini. Poi, essendogli stato dato come ..?.. il padre Fabio Massimo, sia vinse i Sanniti sia prese moltissime loro città. Allora P.Cornelio Rufino e M.Curio Dentato, entrambi consoli, inviati contro i Sanniti li annientarono in importanti combattimenti. Allora terminarono la guerra durata per quarantanove anni contro i Sanniti. Non ci fu nessun altro nemico dentro i confini dell\'Italia che mise a così dura prova il valore dei Romani. Breviarium, VII, 21 Latino Huic Titus filius successit, qui et ipse Vespasianus est dictus, vir omnium virtutum genere mirabilis adeo, ut amor et deliciae humani generis diceretur, facundissimus, bellicosissimus, moderatissimus. Causas Latine egit, poemata et tragoedias Graece conposuit. In oppugnatione Hierosolymorum sub patre militans duodecim propugnatores duodecim sagittarum confixit ictibus. Romae tantae civilitatis in imperio fuit, ut nullum omnino puniret, convictos adversum se coniurationis dimiserit vel in eadem familiaritate, qua antea, habuerit. Facilitatis et liberalitatis tantae fuit, ut, cum nulli quicquam negaret et ab amicis reprehenderetur, responderit nullum tristem debere ab imperatore discedere, praeterea, cum quadam die in cena recordatus fuisset nihil se illo die cuiquam praestitisse, dixerit: "Amici, hodie diem perdidi". Hic Romae amphitheatrum aedificavit et quinque milia ferarum in dedicatione eius occidit. Italiano A costui (= Vespasiano) succedette il figlio Tito, che fu chiamato anch’egli Vespasiano, uomo straordinario per ogni genere di virtù , al punto che veniva chiamato amore e delizia del genere umano, molto eloquente, abile guerriero, molto equilibrato. Trattò cause in latino, compose poemi e tragedie in greco. Nell’assedio di Gerusalemme, prestando il servizio militare sotto il padre, trafisse dodici nemici con dodici frecce . A Roma, durante il (suo) impero, fu di tanta mitezza che non punì assolutamente nessuno, lasciò andare i colpevoli di una congiura contro di lui, anzi li considerò amici come prima. Fu di tanta indulgenza e generosità che, non negando nulla a nessuno ed essendo rimproverato dagli amici, rispose che nessuno doveva allontanarsi triste dall’imperatore; inoltre, essendosi un giorno ricordato durante la cena che in quel giorno non aveva fatto nulla per nessuno, disse: “Amici, oggi ho sprecato un giorno”. Costui a Roma fece costruire un anfiteatro e fece uccidere cinquemila fiere nell’inaugurazione. Amato di non comune amore per (tutti) questi motivi, morì di malattia in quella villa in cui (era morto) il padre, due anni, otto mesi (e) venti giorni dopo che era diventato imperatore, a quarantadue anni d’età. Canne (Breviarium, III, 10) Latino [1] Quingentesimo et quadragesimo anno a condita urbe L. Aemilius Paulus P. Terentius Varro contra Hannibalem mittuntur Fabioque succedunt, qui abiens ambo consules monuit, ut Hannibalem, callidum et impatientem ducem, non aliter vincerent, quam proelium differendo. [2] Verum cum, impatientia Varronis consulis, contradicente altero consule, apud vicum, qui Cannae appellatur, in Apulia pugnatum esset, ambo consules ab Hannibale vincuntur. In ea pugna tria milia Afrorum pereunt, magna pars de exercitu Hannibalis sauciatur. [3] Nullo tamen proelio, Punico bello, Romani gravius accepti sunt. Periit enim in eo consul Aemilius Paulus, consulares aut praetorii XX, senatores capti aut occisi XXX, nobiles viri CCC, militum XL milia, equitum III milia et quigenti. Italiano [1] 540 anni dopo la fondazione di Roma, Emilio Paolo e Terenzio Varrone sono inviati contro Annibale, e succedono a Fabio, che lasciando il comando, avvisò ambedue i consoli, di vincere Annibale, esperto ed impaziente comandante, non diversamente che prorogando il combattimento. [2] Tuttavia, entrambi i consoli sono sconfitti da Annibale, essendosi combattuto in Puglia per l\'impazienza del console Varrone, sebbene cercasse di opporsi all\'altro esercito, presso un villaggio chiamato Canne. In quella guerra muoiono tremila Africani, gran parte dell’esercito di Annibale è ferito. [3] In nessun combattimento durante la guerra Punica, i Romani subirono più gravemente. Infatti morì in quella il console Emilio Paolo, ex consoli o pretori, trenta i senatori presi o uccisi, trecento gli uomini nobili, quarantamila i soldati, tremila e cinquecento i cavalieri. Cincinnato (Breviarium, I, 17) Latino [1] Sequenti tamen anno cum in Algido monte ab urbe duodecimo ferme miliario Romanus obsideretur exercitus, L. Quintius Cincinnatus dictator est factus, qui agrum quattuor iugerum possidens manibus suis colebat. [2] Is cum in opere et arans esset inventus, sudore deterso, togam praetextam accepit et, caesis hostibus, liberavit exercitum. Italiano [1] Tuttavia nell’anno successivo, essendo l’esercito bloccato sul monte Algido, a circa dodici miglia dalla città, L. Quinto Cincinnato fu fatto dittatore, il quale coltivava con le sue mani un campo che occupava quattro iugeri. [2] Essendo egli trovato durante il lavoro e mentre arava, dopo essere stato asciugato dal sudore, accettò la toga pretesta, e dopo aver sconfitto i nemici liberò l’esercito. Coriolano (Breviarium, I, 15) Latino [1] Octavo decimo anno postquam reges eiecti erant expulsum ex urbe Cn. Marcius, dux Romanus, qui Coriolos ceperat, Volscorum civitatem, ad ipsos Volscos contendit iratus et auxilia contra Romanos accepit. [2] Romanos saepe vicit, usque ad quintum miliaium urbis accessit, oppugnaturus etiam patriam suam, legatis, qui pacem petebant, repudiatis, nisi ad eum mater Veturia et uxor Volumnia ex urbe venissent,, quarum fletuet deprecatione superatus removit exercitum. [3] Atque hic secundus post Tarquinium fuit, qui dux contra patriam suam esset. Italiano Diciotto anni dopo chè i re furono espulsi dalla città, Marcio, comandante romano, che aveva espugnato Coriolo, città dei Volsci, irato riparò verso gli stessi Volsci e ricevette gli aiuti contro i romani. Spesso vinse i romani, si avvicinò fino alla quinta pietra miliare della città, deciso ad espugnare anche la sua patria, dagli ambasciatori, che che cercavano di ottenere la pace, se non fossero intervenute la madre Veturia e la moglie Volumnia, dalla città, le quali con il pianto e con lo scongiuro, commosso tenne lontano l’esercito. Così questo (Coriolano) fu il secondo dopo Tarquinio che capitanò contro la sua patria. I primi consoli (Breviarium, I, 9) Latino Hinc cnsules coepere, pro uno rege duo, hac causa creati, ut, si unus malus esse voluisset, alter eum, habens potestatem similem, coerceret. Et placuit, ne imperium longius quam annuum haberent, ne per diuturnitatem potestatis insolentiores redderentur, sed civiles sempre essent, qui se post annum scirent futuros esse privatos. Fuerunt igitur anno primo expulsis regibus consules L. Iunius Brutus, qui maxime egerat, ut Tarquinius pelleretur, et Tarquinius Collatinus, maritus Lucretiae, sed Tarquinio Collatino statim sublata est dignitas. Placuerat enim, ne quisquam in urbe remaneret, qui Tarquinius cicarentur. Ergo accepto omni patrimonio suo ex urbe migravit, et loco ipsius factus est L. Valerius Publicola consul. Commovit tamen bellum urbi Romae rex Tarquinius, qui fuerat expulsus, et collectis multis gentibus, ut in regnum posset restitui, dimicavit. Italiano Da questa data i consoli ebbero inizio, due al posto di un solo re, creati per questi motivi, se uno avesse voluto essere autoritario, l’altro avendo un potere simile , lo tenesse a freno. E si decise che non avessero il potere di durata superiore all’anno, affinché per la lunga durata del potere, non divenissero troppo potenti, ma fossero sempre moderati, dopo un anno sarebbero ritornati privati (cittadini). Dunque furono espulsi nel primo anno dai re i consoli Ionio Bruto che aveva fatto moltissimo affinché Tarquinio fosse scacciato, e Tarquinio Collatino, marito di Lucrezia. Ma a Tarquinio Collatino fu tolta la carica. Si era deliberato infatti che non rimanesse nessuno in città che si chiamasse Tarquinio. Perciò, presi tutti i suoi beni lasciò la città e al posto dello stesso fu nominato console L . Valerio Publicola. Tuttavia il re Tarquinio, che fu espulso, dichiarò guerra alla città di Roma, e riunita molta gente, combatté per essere riportato al potere. Marco Aurelio Latino Post L. Verum M. Antoninus solus rem publicam tenuit, vir facile laudabilis. A principio vitae tranquillissimus fuit: nam ex infantia notum est quoque vultum nec ex gaudio nec ex maerore eum mutavisse. Didicit philosophiam per Apollonium Chalcedonium, scientiam lit-terarum Graecarum per Sextum Chaeronensem, Plutarchi nepotem. Scimus autem ei Latinas litteras Frontonem, oratorem nobilissimum tradidisse. Hic cum omnibus Romae aequo iure egit, nullius insolentiae fuit, liberalitatis promptissimae. Provincias ingenti benignitate et moderatione eum constat tractavisse. Contra Germanos hic princeps res feliciter gessit; bel-lum ipse unum gessit Marcomannicum: rerum scriptores autem adfirmant hoc bellum sine ullo dubio non minus memoria dignum fuisse quam bella Punica. Sub M. Antonino tradunt pestilentiam fuisse; post victoriam Persicam Romae ac per Italiam provinciasque maximam hominum partem, militum omnes fere copias dicunt languore defecisse. Italiano Marco Antonino, uomo certamente lodevole, dopo Lucio Vero tenne da solo lo Stato. Fin dal principio della vita fu molto tranquillo: infatti è conosciuto anche che sin dall’infanzia non mutasse atteggiamento né dalla gioia né dal dolore. Apprese la filosofia da Apollonio Calcedonio, la cultura della letteratura Greca da Sesto di Cheronea, nipote di Plutarco. Sappiamo invece che Frontone, oratore molto illustre, gli tramandò la letteratura Latina. Questo a Roma trattò con tutti con piena uguaglianza di diritti, non fu di nessuna inesperienza, (ma) di una evidentissima benevolenza. E’ chiaro come avesse trattato le province con grande benevolenza e moderazione. Questo principe combatté felicemente contro i Germani; egli stesso intraprese una guerra con i Marcomanni: invece gli storici dichiarano che questa guerra non era meno dignitosa delle guerre Puniche di essere ricordata. Tramandano che sotto Marco Antonino ci sia stata la peste; dopo la vittoria sui Persiani a Roma e per l’Italia e le province la maggior parte degli uomini e dicono che quasi tutte le truppe di soldati vennero meno per la stanchezza. Numa Pompilio (Breviarium, I, 3) Latino [1] Postea Numa Pompilio rex creatus est, qui bellum quidam nullum gessit, sed non minus civitati quam Romulus profuit. [2] Nam et leges Romanis moresque constituit, qui consuetudine proeliorum iam latrones ac semibarbari putabantur, et annum descripsit in decem menses, prius sine aliqua supputatione confusum, et infinita Romae sacra ac templa constituit. [3] Morbo decessit quadragesimo et tertio imperii anno. Italiano [1] In seguito Numa Pompilio fu eletto re, il quale certamente non portò nessuna guerra, ma non fu utile alla cittadinanza meno di Romolo. [2] Infatti stabilì la legge e i buoni costumi dei Romani, i quali con l’abitudine delle battaglie erano subito creduti fanti e semibarbari, suddivise l’anno in dieci mesi, una volta confuso senza alcun calcolo, istituì infiniti culti e santuari. [3] Morì per una malattia nel quarantatreesimo anno dell’impero. Origini della repubblica romana Latino Hinc consules coeperunt, pro uno rege duo, hac causa creati ut, si unus malus esse voluisset, alter eum, habens potestatem similem, coerceret. Et placuit ne imperium longius quam annum haberent, ne per diuturnitatem potestatis insolentiores redderentur, sed civiles semper essent, qui se post annum scirent futuros esse privatos. Fuerunt igitur anno primo post reges exactos consules L. Iunius Brutus, qui maxime egerat ut Tarquinius pelleretur, et Tarquinius Collatinus, maritus Lucretiae. Sed Tarquinio Collatino statim sublata est dignitas. Placuerat enim ne quisquam in Urbe maneret qui Tarquinius vocaretur. Eius loco factus est consul L. Valerius Publicola. Commovit tamen bellum urbi Romae rex Tarquinius, qui fuerat expulsus; multas enim gentes collexit et, ut in regnum posset restitui, dimicavit. Italiano Da questo momento ebbe inizio il governo dei consoli, due al posto di un solo re, creati a questo scopo perché, se uno avesse voluto essere autoritario, l’altro, avendo un potere simile, lo tenesse a freno. E si deliberò che non detenessero il potere più a lungo di un anno, perché, per la durata del potere, non diventassero troppo prepotenti, ma fossero sempre moderati, sapendo che sarebbero diventati cittadini privati. Furono quindi consoli nel primo anno dopo la cacciata dei re Lucio Giunio Bruto, che più di tutti si era adoperato perché Tarquinio fosse scacciato, e Tarquinio Collatino, marito di Lucrezia. Ma a Tarquinio Collatino fu subito tolta la carica. Si era deliberato infatti che non rimanesse nessuno a Roma che si chiamasse Tarquinio. Al suo posto fu nominato console Lucio Valerio Publicola. Tuttavia mosse guerra alla città di Roma il re Tarquinio, che era stato espulso; infatti radunò molte persone e combatté affinché potesse ritornare al potere. Origini della repubblica romana Latino Hinc consules coeperunt, pro uno rege duo, hac causa creati ut, si unus malus esse voluisset, alter eum, habens potestatem similem, coerceret. Et placuit ne imperium longius quam annum haberent, ne per diuturnitatem potestatis insolentiores redderentur, sed civiles semper essent, qui se post annum scirent futuros esse privatos. Fuerunt igitur anno primo post reges exactos consules L. Iunius Brutus, qui maxime egerat ut Tarquinius pelleretur, et Tarquinius Collatinus, maritus Lucretiae. Sed Tarquinio Collatino statim sublata est dignitas. Placuerat enim ne quisquam in Urbe maneret qui Tarquinius vocaretur. Eius loco factus est consul L. Valerius Publicola. Commovit tamen bellum urbi Romae rex Tarquinius, qui fuerat expulsus; multas enim gentes collexit et, ut in regnum posset restitui, dimicavit. Italiano Da questo momento ebbe inizio il governo dei consoli, due al posto di un solo re, creati a questo scopo perché, se uno avesse voluto essere autoritario, l’altro, avendo un potere simile, lo tenesse a freno. E si deliberò che non detenessero il potere più a lungo di un anno, perché, per la durata del potere, non diventassero troppo prepotenti, ma fossero sempre moderati, sapendo che sarebbero diventati cittadini privati. Furono quindi consoli nel primo anno dopo la cacciata dei re Lucio Giunio Bruto, che più di tutti si era adoperato perché Tarquinio fosse scacciato, e Tarquinio Collatino, marito di Lucrezia. Ma a Tarquinio Collatino fu subito tolta la carica. Si era deliberato infatti che non rimanesse nessuno a Roma che si chiamasse Tarquinio. Al suo posto fu nominato console Lucio Valerio Publicola. Tuttavia mosse guerra alla città di Roma il re Tarquinio, che era stato espulso; infatti radunò molte persone e combatté affinché potesse ritornare al potere. Romolo Latino Romulus,condita civitate,quam ex nomine suo Romam vocavit,haec fere egit. Multitudinem finitimorum in civitatem recepit,centum ex senioribus legit,quorum consilio omnia ageret,quos senatores nominavit propter senectutem. Tum cum uxores ipse et populus suus non haberent,invitavit ad spectaculum Ludorum vicinas urbi Romae nationes atque earum virgines rapuit. Commotis bellis propter raptarum iniuriam Caeninenses vicit,Antemnates, Crustuminos,Sabinos,Fidenates,Veientes.Haec omnia oppida urbem cingunt. Et cum,orta subito tempestate,non comparuisset,anno regni trigesimo Septimo ad deos transisse creditus est et consacratus. Deinde Romae per quinos dies senatores imperaverunt et his regnantibus annus unus completus est. Italiano Romolo,fondata la città,la quale dal suo nome chiamò Roma,fece circa queste cose.Nella popolazione accolse una moltitudine di confinanti,elesse cento fra i più anziani per fare tutte le cose secondo il loro parere,nominò i senatori per la loro tarda età.Allora, poiché lui e il suo popolo non avevano mogli,invitò le popolazioni vicine alla città di Roma allo spettacolo dei giochi e rapì le loro fanciulle.Scoppiate le guerre per l\'offesa recata alle fanciulle vinse la popolazione che abitava presso Caenina,gli abitanti di Antemna,gli abitanti di Crustumerium,i Sabini,gli abitanti di Fidenae,gli abitanti di Veii.Tutti queste città circondano Roma.E,dopo una tempesta sorta improvvisamente,non essendo comparso,si credette che fosse volato agli dei nel 37° anno del regno e fu deificato.In seguito a Roma i senatori . Comandarono per 5 giorni ciascuno e passò un anno mentre loro regnavano. Tarquinio il Superbo (1, 8) Latino Septimus atque ultimus Romanorum regum fuit Lucius Tarquinius Superbus, qui Volscos vicit, Gabios civitatem et Suessam Pometiam subegit. Postquam cum Tuscis pacem facerat, templum Iovi in Capitolio aedificavit. Postea, Ardeam oppugnans, in octavo decimo miliario ab urbe Roma positam civitatem, imperium perdidit. Nam filius eius Tarquinius iunior vim attulit nobilissimae feminae Lucretiae, Collatini uxori. Postquam Lucretiaob ignominiam in omnium conspectum se occidit, Brutus, propinquus Tarquinii, populum Romanum concitavit et Tarquinio ademit imperium. Mox esercitus quoque, dum civitatem Ardeam cum rege oppugnabat Tarquinium Superbum reliquit et veniens rex at urbem, portis clausis, exclusus est, et cum uxore et liberis suis fugit, postquam imperaverat annos quattruor et vigenti Italiano Il settimo e ultimo tra i re dei Romani fu Lucio Tarquinio il Superbo, che vinse i Volsci, assoggettò la città di Gabi e Suessa Pomezia. Dopo avendo stabilito la pace con gli Etruschi, innalzò il tempio di Giove sul Campidoglio. In seguito, assediando Ardea, città posta a diciotto miglia da Roma (lett.nella diciottesima pietra miliare da Roma), perse il potere. Infatti il suo figlio più giovane, Tarquinio, aveva oltraggiato (l’espressione “iniuria afficere aliquem”: “oltraggiare qualcuno”)la molto nobile donna Lucrezia, moglie di Collatino. In seguito Lucrezia, a causa del disonore, si era uccisa davanti a tutti; Bruto, parente di Tarquinio, incitò il popolo di Roma e strappò il trono (il regno) a Tarquinio. In breve tempo anche l\'esercito, mentre combatteva contro il re nella città di Ardea, Tarquinio il Superbo scappò, e andandosene il Re dalla città, chiuse le porte, fu tagliato fuori e fuggì con la moglie e con i suoi figli, dopo che aveva regnato per ventiquattro anni. VI, 17 - Le guerre galliche Latino Anno urbis conditae sexcentesimo nonagesimo tertio C. Iulius Caesar, qui postea imperavit, cum L. Bibulo consul est factus. Decreta est ei Gallia et Illyricum cum legionibus decem. Is primus vicit Helvetios, qui nunc Sequani appellantur, deinde vincendo per bella gravissima usque ad Oceanum Britannicum processit. Domuit autem annis novem fere omnem Galliam, quae inter Alpes, flumen Rhodanum, Rhenum et Oceanum est et circuitu patet ad bis et tricies centena milia passuum. Britannis mox bellum intulit, quibus ante eum ne nomen quidem Romanorum cognitum erat, eosque victos obsidibus acceptis stipendiarios fecit. Galliae autem tributi nomine annuum imperavit stipendium quadringenties, Germanosque trans Rhenum adgressus inmanissimis proeliis vicit. Inter tot successus ter male pugnavit, apud Arvernos semel praesens et absens in Germania bis. Nam legati eius duo, Titurius et Aurunculeius, per insidias caesi sunt. Italiano Nel 693 dopo la fondazione di Roma Caio Giulio Cesare, che in seguito comandò, fu eletto console con Lucio Bibulo. Gli si assegnarono la Gallia e l\'Illiria, con dieci legioni. Egli per primo vinse gli Elvezi, che ora sono chiamati Sequani, in seguito vincendo attraverso violentissime battaglie giunse all\'Oceano Britannico. Poi in nove anni sottomise quasi tutta la Gallia, che è compresa fra le Alpi, il fiume Rodano, il Reno e l\'Oceano ed ha un perimetro di seimila miglia. Subito mosse guerra ai Britanni, ai quali prima di lui non era nemmeno noto il nome dei Romani, ed avendo accettato ostaggi da loro, trasformò i vinti in mercenari. Poi impose alla Gallia un riscatto annuo di 400 sesterzi a testa come tributo e, dopo aver attaccato i Germani oltre il Reno, vinse scontri durissimi. Fra tanti successi combattè male tre volte, una volta presso gli Arverni essendo presente, due volte in Germania essendo assente. Infatti i suoi due luogotenenti, Titurio e Arunculeio, furono uccisi in un\'imboscata. VI, 19 - Inizio della guerra civile Latino Hinc iam bellum civile successit exsecrandum et lacrimabile, quo praeter calamitates, quae in proeliis acciderunt, etiam populi Romani fortuna mutata est. Caesar enim rediens ex Gallia victor coepit poscere alterum consulatum atque ita ut sine dubietate aliqua ei deferretur. Contradictum est a Marcello consule, a Bibulo, a Pompeio, a Catone, iussusque dimissis exercitibus ad urbem redire. Propter quam iniuriam ab Arimino, ubi milites congregatos habebat, adversum patriam cum exercitu venit. Consules cum Pompeio senatusque omnis atque universa nobilitas ex urbe fugit et in Graeciam transiit. Apud Epirum, Macedoniam, Achaiam Pompeio duce senatus contra Caesarem bellum paravit. Italiano Dopo iniziò una guerra civile maledetta e deplorevole, con la quale, oltre alle sventure che successero nei combattimenti, anche il destino del popolo romano mutò. Cesare infatti, ritornando dalla Gallia vincitore, iniziò a chiedere un\'altro consolato. fu contraddetto dal console Marcello, da Bibulo, da Pompeo, da Catone e gli fu ordinato di tornare in città dopo aver sciolto gli eserciti. Per questo affronto da Rimini, dove aveva radunato i soldati, mosse verso la sua patria con l\'esercito. I consoli, con Pompeo, tutto il senato e tutta la nobiltà fuggì dalla città e si trasferì in Grecia. Presso l\'Epiro, la Macedonia e l\'Acaia il senato preparò la guerra contro Cesare, con Pompeo come comandante. VII, 21 - Tito, amore e delizia del genere umano Latino Huic Titus filius successit, qui et ipse Vespasianus est dictus, vir omnium virtutum genere mirabilis adeo, ut amor et deliciae humani generis diceretur, facundissimus, bellicosissimus, moderatissimus. Causas Latine egit, poemata et tragoedias Graece conposuit. In oppugnatione Hierosolymorum sub patre militans duodecim propugnatores duodecim sagittarum confixit ictibus. Romae tantae civilitatis in imperio fuit, ut nullum omnino puniret, convictos adversum se coniurationis dimiserit vel in eadem familiaritate, qua antea, habuerit. Facilitatis et liberalitatis tantae fuit, ut, cum nulli quicquam negaret et ab amicis reprehenderetur, responderit nullum tristem debere ab imperatore discedere, praeterea, cum quadam die in cena recordatus fuisset nihil se illo die cuiquam praestitisse, dixerit: "Amici, hodie diem perdidi". Hic Romae amphitheatrum aedificavit et quinque milia ferarum in dedicatione eius occidit. Italiano A questo successe il figlio Tito, che anche lui si chiamava Vespasiano, uomo ammirevole per ogni genere di virtù a tal punto che era chiamato amore e delizia del genere umano, eloquentissimo, bellicosissimo, equilibratissimo. Trattò cause giudiziarie in latino, compose poemi e tragedie in greco. Nell\'assedio di Gerusalemme, combattendo sotto il padre, trafisse dodici difensori con dodici colpi di frecce. A Roma fu di una tale mitezza nel governo che non punì proprio nessuno, e lasciò andare i colpevoli di una congiura contro di lui in modo tale che li ebbe nella stessa amicizia di prima. Fu di così grande cortesia e bontà che, non negando nulla a nessuno ed essendo criticato per questo dagli amici, rispose che nessuno doveva allontanarsi tristemente dall\'imperatore, inoltre un giorno durante la cena, essendosi ricordato di non aver concesso nulla a nessuno quel giorno, disse "Amici, oggi ho perso un giorno". Questi fece costruire un anfiteatro a Roma e uccise nell\'inaugurazione cinquemila belve. Attilio Regolo Latino Carthaginienses a Regulo duce, quem ceperant, petiverunt, ut Romam proficisceretur et pacem a Romanis obtineret ac permutationem captivorum faceret. Ille Roma cum venisset, inductus in senatum nihil quasi Romanum et uxorem a complexu removit et senatui suasit, ne pax cum Poenis fieret; dixit enim illos fractos tot casibus spem nullam habere; se tanti non esse, ut tot milia captivorum propter unum se et senem et paucos, qui ex Romanis capti erant, redderentur. Itaque obtinuit. Nam Afros pacem petentes non admiserunt. Ipse Carthaginem rediit, offerentibusque Romanis, ut eum Romae tenerent, negavit se in ea urbe mansurum esse, in qua, postquam Afris servierat, dignitatem honesti civis habere non posset. Regressus igitur ad Afri-cam omnibus suppliciis extinctus est. Italiano I Cartaginesi chiesero al comandante Regolo, che avevano catturato, di partire verso Roma e ottenere la pace dai Romani e fare lo scambio dei prigionieri. Essendo egli arrivato a RomaCondotto nel senato romano non fece quasi niente e disse che lui da quel giorno in cui cadde nel potere degli Afri, smise di essere un romano. Così allontanò la moglio dall\'abbaraccio e persuase il senato affinchè la pace non fosse fatta con i Cartafinesi; disse infatti che loro, sfiniti da così tante disavventure, non avevano nessuna speranza; che loro non erano così tanti 8 in così gran numero) che tante migliaia di prigionieri fossero restituiti per uno vecchio e per i pochi che erano stati catturati tra i Romani. Così ottenne. Infatti non ammisero i Cartaginesi che chiedevano la pace. Egli stesso tornò a Catagine e, poichè i romani gli offrivano di tenerlo a Roma, disse che lui non sarebbe rimasto in quella città, nella quale, dopo che aveva servito gli Afri, non avrebbe potuto avere la dignità di un onesto cittadino. Ritornato dunque in Africa fu ucciso con tutti i supplizi. De Romanorum senatu Latino Romulus,postquam urbem condidit,centum ex senioribus civibus legit,quos senatores appellavit propter senectutem.Senatoruconsilio auxilioqueregnavitatqueomnia egit. Senatorum numerus prope idem fuit subaliis regibus Romanis,sed post reges exactos ,cum res publica instituta est,senatorumnumerus auctus est,quod viriqui summos magistratus,id estquaesturam,aeditatem,plebis tribunatum,praeturam,censuram et consulatum,gesserant iure senatores fiebant. Senatores etiam patres appellabantur,quia et in secundis rt in adversis rebus rei publicae tutores ac defensores putabantur. Antiquis temporibus senatus tantum ex patricis constabat;sed postquam magistratus ,qui aditum ad senatum dabant ,etiam plebi patuerunt ,plebei quoque senatores facti sunt.Senatus de rei publicae rationibus ,de bello ,de pace ,de foederibus et de multis aliis rebus deliderabat;de legibus agebat ,consilia magistratibus dabat ,provinciarum praefectos eligebat et in rei publicae discrimine dictatorem nominabat. Cum Roma in magno pericolo fuit ,servata est nobn solum civium constantia ,sociorum fide et exercitum virtute sed etiam auctorite atque prudentia senatus. Italiano Romolo dopo che fondò Roma,scelse cento fra i più anziani cittadini ,che chiamò senatori per la vecchiaia. Regnò con il consiglio e l\'aiuto del senato e condusse ogni cosa. Il numero dei senatori fu quasi identico sotto gli altri re romani, ma dopo la cacciata dei re, quando fu istituita la repubblica il numero dei senatori fu aumentato, perché gli uomini che avevano portato la carica più alta, cioè questura, edilità, ufficio della plebe, pretura, censura, e consolato, diventavano giustamente senatori. I senatori erano chiamati anche padri perché sia nella prosperità sia nelle avversità erano considerati custodi e difensori della repubblica . Nei tempi antichi il senato era formato soltanto da patrizi;ma dopo che i magistrati ,che davano ingresso al senato, furono anche alla plebe; i plebei divennero anche senatori. Il senato deliberava il bilancio della repubblica, la guerra, la pace, i trattati e molte altre cose; discuteva le leggi, dava consigli alle magistrature, sceglieva i prefetti delle province eleggeva un dittatore nelle crisi della repubblica. Quando Roma fu in un grande pericolo, fu salvata non solo dalla costanza dei cittadini, fedeli dei soci e virtù dell\'esercito, ma anche dall\'autorità a dalla prudenza del senato Le imprese di Traiano Latino Traianus, ut imperii Romani fines ampliaret, urbes trans Rhenum in Germania reparavit, daciam subegit, Armeniam, que a Parthis occupata erat, recepit, albanis regem dedit, Hiberorum regem in fidem accepit. Seleuciam et Babylonem occupavit; Messenios vicit. Usque ad Indiae fines et mare Rubrum accessit atque ibi tres provincias fecit., Armeniam, Assyriam, Mesopotamiam. Arabiam postea in provinciae formam redegit. In mari Rubro classem instituit, ut per eam Indiae fines vastaret. Italiano Traiano, affinchè ingrandisse i confini dell\'impero romano, rinfarsò le città al di la del Reno in Germania. Sottomise la Dacia, riprese l\'Armenia che era stata occupata dai Parti, diede un re agli Albani, prese sotto la sua protezione il re degli Iberi. Occupò la Seleucia e la Babilonia; vinse i Messeni. arrivò fino ai confini dell\' India e al mar Rosso e qui fece tre provincie: l\'Armenia, l\'Assiria e la Mesopotamia. Dopo ridusse in forma di provincia l\'Arabia, instituì una flotta nel mar Rosso affinchè con essa devastasse i confini dell\'India. Pirro e Fabrizio Latino Interiecto anno contra Phyrrhum Fabricius est missus, qui prius inter legatos sollicitari non potuerat quarta regni parte promissa. Tum, cum vicina castra, ipse et rex haberent, medicus Pyrrhi nocte ad eum vnit promittens veneno se Pyrrhum occisurum, si sibi aliquid polliceretur. Quem fabricius vinctum reduci iussit ad dominum Pyrrhoque dici quae contra caput eius medicus spopondisset. Tum rex, admiratus eum, dixisse fertur : <>. Italiano Dopo un anno Fabrizio fu inviato contro Pirro, che prima non aveva potuto essere smosso tra gli ambasciatori, essendogli stata promessa la quarta parte del regno. Allora, avendo lui stesso e il re l’accampamento vicino, di notte il medico di Pirro venne da lui promettendo che avrebbe ucciso Pirro col veleno, se gli offrivano qualche cosa. Fabrizio ordinò che questo fosse fatto prigioniero dal padrone e che fosse stato detto a Pirro che il medico avesse offerto contro la sua testa. Il re, ammirandolo, si narra: < Traiano Latino Nervae successit Ulpius Crinitus Traianus, natus in Hispania, vir inusitatae civilitatis et fortitudinis. Romani imperii fines longe lateque diffudit. Urbes trans Rhenum in Germania reparavit, Daciam subegit, Armeniam recepit, Hiberorum et Arabum reges in deditionem accepit; Anthemusiam, magnam Persidis regionem, Seleuciam, Ctesiphontem, Babylonem occupavit; usque ad Indiae fines et ad mare Rubrum processit et in mari Rubro classe instituit ut Indiae fines vastaret. Gloriam tamen militarem civilitate et moderatione superavit: in cunctos liberalis fuit, publice privatimque omnes amicos ditavit et honoribus auxit, immunitates civitatibus tribuit. Ob haec per horbem terrarum magnam venerationem meruit. Post ingentem igitur gloriam belli domique quaesitam e Perside remeavit et apud Seleuciam decessit. Italiano A Nerva successe Traiano, nato in Spagna, uomo di straordinaria affabilità e fortezza, estese i confini dell\'impero romano in lungo e in largo. Riacquistò città oltre il Reno in Germania, sottomise la Dacia, riprese l\'Armenia, ricevette i re degli spagnoli e degli arabi in capitolazione; occupò l\'Antemusia, grande regione della Persia, la Seleucia, Ctesifonte, Babilonia, avanzò fino ai confini dell\'India e al mar Rosso e nel mar Rosso istituì una flotta affinchè distruggesse i confini dell\'India. Tuttavia superò la gloria militare con la civiltà e la moderazione: fu liberale in tutto, pubblicamente e privatamente arricchì tutti gli amici e li innalzò agli onori, attribuì le immunità agli Stati. Per tali motivi guadagnò per il mondo la grande ammirazione dei paesi. Quindi, dopo la grande gloria acquistata in pace e in guerra ritornò in Persia e morì presso Seleuco.