Disturbi psicologici correlati al trauma

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DOTT.SSA ELISA IRA – PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA
COS'È UN TRAUMA PSICOLOGICO?
Con trauma psicologico si intende l'esposizione ad un evento che ha minacciato
l’integrità fisica e/o psichica propria o di altri (come un incidente, una rapina, una
violenza, la diagnosi di una grave malattia) e che induce emozioni di impotenza,
paura e rabbia.
Si possono considerare traumi minori anche eventi stressanti più comuni, come una
situazione di malasanità, un lutto, la perdita del lavoro, i conflitti familiari.
QUALI SONO LE REAZIONI AD UN EVENTO TRAUMATICO?
Mentre si vive l’evento traumatico è comune provare un senso di irrealtà, come se si
fosse dentro a un film, si può avere la percezione che le scene si svolgano
rallentatore.
Dopo l’esperienza traumatica è comune avere alcune delle seguenti reazioni:
Pensieri intrusivi – Sono pensieri, ricordi e immagini di quello che è successo,
che arrivano involontariamente e che provocano disagio.
Disturbi del sonno – Si possono avere difficoltà ad addormentarsi, risvegli
frequenti o sogni/incubi legati all’evento.
Stato di perenne allarme – Ci si può sentire sempre in allarme, come se
qualcosa di pericoloso dovesse capitare da un momento all’altro.
Rivivere l’evento – Si può avere la sensazione di rivivere l’evento traumatico, la
realtà quotidiana inoltre può sembrare irreale o si ci può sentire estranei anche in
contesti familiari.
Reattività intensa di fronte a situazioni che rimandano all’esperienza
traumatica – E’ comune che alcuni stimoli ambientali, persone o situazioni
richiamino l’evento in modo involontario e che pertanto provochino un disagio
emotivo, come reazioni di ansia.
Amnesie – Talvolta non si riescono a ricordare alcuni aspetti dell’esperienza
traumatica.
Difficoltà di concentrazione - Poca concentrazione in attività quale la lettura,
la visione di un film, ecc.
Senso di colpa - C’è spesso una tendenza a colpevolizzarsi per non essere
riusciti ad evitare l’evento e le sue conseguenze. Quando altre persone hanno
perso la vita o sono rimaste gravemente ferite, può essere presente un senso di
colpa per essere rimasto incolume.
Vulnerabilità - La persona che ha vissuto un evento traumatico può provare un
maggiore senso di vulnerabilità, può vedere il proprio futuro con maggiore
pessimismo e paura. Sono inoltre comuni l’irritabilità e i pensieri relativi alla
vicinanza con la morte che si è sperimentata durante l’evento.
QUANDO È OPPORTUNO RIVOLGERSI AD UNO SPECIALISTA?
Tali esperienze sono normali reazioni ad un’esperienza traumatica, è necessario darsi
quindi del tempo perché la situazione torni alla normalità.
La loro durata è diversa per ogni persona, per alcuni la situazione si normalizza dopo
poche settimane, per altri ci vuole più tempo.
Se tali reazioni durano per diverse settimane o sono molto intense è
necessario il supporto di uno psicoterapeuta specializzato in disturbi posttraumatici.
QUALI SONO I TRATTAMENTI EFFICACI?
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’utilizzo dell’EMDR e
della psicoterapia cognitivo-comportamentale per affrontare tali disturbi in
tempi brevi e in maniera efficace.
La TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE è una terapia breve. Si basa sul
presupposto che le nostre emozioni e i nostri comportamenti sono strettamente
legati ai nostri pensieri e quindi al modo in cui interpretiamo ciò che accade. Tale
interpretazione è a sua volta influenzata da convinzioni più profonde, che riguardano
il modo in cui concepiamo noi stessi e gli altri e che ci siamo costruiti nell’arco della
nostra vita. Obiettivo della psicoterapia cognitivo-comportamentale è quello di
modificare i pensieri e le convinzioni disfunzionali che creano sofferenza alla persona
e che sono alla base della genesi e del mantenimento del disturbo psicologico.
L’EMDR è un approccio strutturato che può essere integrato nei programmi
psicoterapeutici aumentandone l’efficacia. Si basa sul presupposto che quando
avviene un evento ”traumatico” viene disturbato l’equilibrio eccitatorio/inibitorio
necessario per l’elaborazione dell’informazione, provocando il ”congelamento”
dell’informazione nella sua forma ansiogena originale, nello stesso modo in cui è
stato vissuto. Tale informazione ”congelata” e racchiusa nelle reti neurali non può
essere elaborata e produce della sofferenza emotiva. Scopo di questo approccio è
quello di favorire la rielaborazione dell’informazione e la sua integrazione all’interno
di uno schema cognitivo ed emotivo positivo.
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