CANTINE D’AUTORE UN VIAGGIO IN TOSCANA e d i t r i c e Cantine Cantine d’autore. Un viaggio in Toscana ISBN 978-88-903947-1-3 © 2010 DNA Editrice via XX Settembre, 100 Firenze [email protected] 8 Ammiraglia Piero Sartogo, Nathalie Grenon 14 ArgentierA Stefano e Bernardo Tori e Associati 20 Badia a Coltibuono Nathalie Grenon, Piero Sartogo 26 Bargino Studio Archea 32 Ca’ Marcanda Giovanni Bo 38 Castello Fonterutoli Agnese Mazzei 44 Enoteca Barone Ricasoli Agnese Mazzei 50 Icario Studio Valle Progettazioni 56 Petra Mario Botta 62 Rocca di Frassinello Renzo Piano Building Workshop 68 Rocca di Montemassi Mirko Amatori 74 San Polo Michele Giannetti 80 Sassicaia Agnese Mazzei Promotore: WineTown Firenze Concept: Paolo Di Nardo, Agnese Mazzei Redazione: Giulia Pellegrini, Fabio Rosseti Progetto grafico e layout: Davide Ciaroni, Giulia Pellegrini Ideazione e allestimento mostra: Pierpaolo Rapanà Comunicazione e marketing: Niccolò Natali Ufficio Stampa: Complemento Oggetto – Ilaria Pontello Stampa: Grafiche Gelli, Calenzano (FI) 3/ 3 Finito di stampare nel mese di settembre 2010 WineTownFirenze>2010 FRANCESCO SPANò Presidente WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010 di suggestioni? Così desideriamo solamente stimolare una riflessione, un dibattito magari, sulle grandi e piccole cantine progettate da quei professionisti interpreti della nostra epoca che sono gli architetti. Sono queste cantine funzionali al ‘mestiere’ di fare il vino? Quali sono i pensieri che hanno ispirato queste opere? Come si inseriscono sul territorio? Come rispettano l’ambiente, come si inseriscono nel contesto, che esiste e si trasforma secolo dopo secolo? Quale cultura contemporanea vogliono trasmettere? Solo domande, noi non possiamo far altro che dare voce agli esperti. Consapevoli che solo il tempo, come per il vino, ci dirà se una cosa è giusta e ben fatta... 4/ 5 Nella sua prima edizione WineTown Firenze, con una delle sue dieci ‘tracce’, ospiterà la questione ‘vino e architettura’. Così, assieme all’Associazione Culturale DNA, editrice della rivista di architettura AND, abbiamo deciso di ospitare una mostra, di organizzare un dibattito, infine di stampare questa pubblicazione. Questi eventi si focalizzeranno sulle ‘cantine d’autore’. WineTown vuole parlare al popolo, agli appassionati, agli addetti ai lavori del mondo del vino, e lo vuol fare raccontando il vino come trasmissione di culture, di storia, di pensieri, di emozioni. E cosa sono gli architetti se non costruttori di idee, trasmettitori di idee, di pensieri, Innovazione in Toscana AGNESE MAZZEI Architetto Innovazione in Toscana Innovazione in Toscana Innovazione in Toscana Innovazione in Toscana Innovazione in Toscana che si riflette nell’architettura, nel rapporto con il paesaggio, nell’uso dei materiali, nella dimensione, nel linguaggio di forme e stili che raggiunge spesso risultati di eccellenza. Non è da sottovalutare lo sforzo da parte di tutti, anche degli enti pubblici che si sono trovati ad amministrare una trasformazione del territorio che ha visto protagonisti operatori di un settore, quello agricolo, che era ormai immobile da decine e decine di anni. Inoltre tutti i progetti hanno consapevolmente puntato alla qualità architettonica proprio per dare quel valore aggiunto a una delle attività agricole più antiche della storia dell’uomo, nel senso di collocarla in un contesto architettonico aulico, talvolta grandioso, ma sempre con un taglio contemporaneo, funzionale e mirato alla qualità. Oggi tutti questi progetti potrebbero sembrare velleitari alla luce di un processo economico assai rallentato: in realtà non si deve dimenticare che nella maggior parte dei casi la costruzione di nuovi spazi è stata vitale per poter essere in grado di produrre, invecchiare e conservare dei vini di alta 6/ 7 La Toscana ha beneficiato di una congiuntura favorevole dovuta a una stagione di finanziamenti eccezionali e un momento di mercato del vino così promettente, che dalla prima metà degli anni Novanta a oggi è stata il territorio ove si sono concentrati i maggiori progetti e realizzazioni di nuove cantine. Uno sforzo encomiabile che ha visto protagoniste aziende agricole che sono passate da una realtà arcaica a una di notevole modernità e dinamismo. Tutte particolari, diverse fra loro, le nuove cantine sono espressioni di tecnologie avanzate applicate alla tradizione, di nuove concezioni spaziali derivanti da un’attività che negli anni è passata da quella della fattoria a quella dell’azienda agricola, dove l’obiettivo non è solo finalizzato alla produzione, ma anche al mostrare, in questo caso degustare, quel prodotto nella propria sede per trasmettere il mondo di sapori, profumi, territorio e sapere che c’è dietro il progetto vino. Per questo ognuna di loro è un’espressione di uno specifico modo di concepire e di comunicare il proprio prodotto, qualità. Infatti nella maggior parte dei casi non c’erano strutture vecchie da poter convertire e soprattutto bisognava riunire le varie fasi produttive in un unico edificio. L’uso del sistema a gravità naturale per trasferire le uve e il vino da una fase all’altra, usato in molte di queste costruzioni, è stato il fulcro attorno al quale si è sviluppata la progettazione, così come ricorrere a risorse naturali nei sistemi climatici, in molti casi, ha sviluppato la sperimentazione nel campo delle energie alternative. Con questa prima pubblicazione sulle cantine toscane, che ne raccoglie una parte significativa ma sicuramente non tutte, vorremmo creare un ‘sistema cantine della Toscana’, che promuova e illustri un turismo dell’architettura del vino diffuso in varie parti del territorio, che ci porti a esplorare nuovi confini, più vari interessi culturali, e le speciali particolarità dei vini da degustare che, così come gli edifici in cui vengono prodotti ed affinati, esprimono ognuno una loro precisa personalità. © Andrea Jemolo ammiraglia Per la famiglia Frescobaldi, che da 30 generazioni produce grandi vini, ogni tenuta è un’espressione unica del proprio territorio, con la propria identità, storia e personalità, pur condividendo uno spirito e uno scopo comune: credere nel rispetto del territorio, puntare sull’eccellenza delle proprie uve, investire in comunicazione e nella professionalità delle risorse umane. Per questo, quando si è trattato di progettare la nuova cantina della Tenuta dell’Ammiraglia a Magliano, vicino a Grosseto, si è rivolta allo studio di Piero Sartogo e Nathalie Grenon. La cantina Ammiraglia rappresenta oggi uno dei migliori esempi di innovazione e tecnologia nel pieno rispetto della natura, integrandosi perfettamente nell’ambiente circostante. La struttura, che copre circa 3.000 mq, accoglie sotto la sua slanciata copertura l’impianto di vinificazione e invecchiamento, Piero Sartogo, Nathalie Grenon AMMIRAGLIA, Magliano in Toscana (GR) Tenuta dell’Ammiraglia località La Capitana, 222 58051 Magliano in Toscana (GR) tel. 0564 50411 www.frescobaldi.it/it/tenute/tenuta-dellammiraglia.html a destra: schizzo progettuale di Piero Sartogo 8/ 9 gli uffici, oltre agli spazi per l’accoglienza, la vendita, la degustazione e una sala convegni con una foresteria. Ciò che colpisce in questa architettura è la sua capacità di divenire parte essenziale del paesaggio pur essendo, di fatto, un edificio concepito per assicurare alla produzione del vino le condizioni perfette. Qui le esigenze funzionali di una cantina che produce grandi vini sono pienamente rispettate all’interno di una struttura caratterizzata da un design essenziale, le cui forme rispettano tuttavia i più stretti criteri funzionali e ambientali, senza rinunciare alla qualità estetica e materica dell’edificio. La cantina sembra aprirsi direttamente nel terreno per effetto della sua copertura, un’ala di gabbiano su cui è stato riportato il terreno scavato per la posa delle fondazioni. Se questa soluzione integra il corpo edilizio con l’ambiente circostante, dall’altro lato non rinuncia a una complessità geometrica che ha saputo trovare nelle tecnologie del legno e dell’acciaio (le stesse che entrano in gioco © Andrea Jemolo nella realizzazione del vino) gli strumenti per esprimersi in maniera così efficace sia dal punto di vista costruttivo/funzionale che estetico. La cantina è organizzata lungo un asse prevalente, alle cui estremità si trovano rispettivamente gli spazi aperti al pubblico, sottolineati dall’accogliente slancio della copertura, e quelli destinati alla produzione, evitando così ogni interferenza funzionale. Il rispetto dell’ambiente non si esplica solo con il basso impatto visivo dell’architettura sull’ambiente circostante ma anche attraverso l’uso dei materiali e le soluzioni strutturali e progettuali adottate, che sono in grado di creare all’interno della cantina un microclima ottimale per la produzione del vino, senza ricorrere a impianti termici o meccanici: il tetto coperto di terra, il suo aggetto, la disposizione in pianta delle diverse zone produttive, l’orientamento, tutto fa sì che nella maniera più naturale possibile si creino quelle condizioni di temperatura e umidità necessarie. Piero Sartogo, Nathalie Grenon AMMIRAGLIA, Magliano in Toscana (GR) progetto Piero Sartogo, Nathalie Grenon tecnica costruttiva struttura con pilastri in acciaio e copertura in legno lamellare cronologia 2004-2008 superficie coperta 3.500 mq committente Marchesi de’ Frescobaldi Spa 10 / 11 paesaggio e architettura pagina seguente: schema del progetto architettonico prospetto ovest prospetto sud © Andrea Jemolo il locale barriques 12 / 13 © Archivio Marchesi de’ Frescobaldi paesaggio e architettura argentiera Oggi chiamiamo ‘cantina’, con un termine molto romantico ed evocativo, quello che in realtà altro non è se non un moderno opificio. Ci si troverebbe normalmente a pensare quindi a un edificio dove l’ergonomia e la logica produttiva sono al primo posto nella piramide delle priorità e dove anche la tecnologia, al servizio del lavoro prodotto nelle vigne, rivendica il proprio ruolo e i propri spazi. Ma non è tutto nel nostro caso, questo ‘opificio’, la cantina di Argentiera, si trova in una condizione molto, molto speciale, perché parliamo di una cantina che deve essere costruita non solo in aperta campagna come normalmente succede, ma in un contesto paesaggistico straordinariamente bello e delicato. Una considerazione elementare che scompagina e stravolge così ogni altra considerazione tecnica e formale e costringe a ripensare l’ordine di merito dei principi con cui si è abituati a pensare il progetto di un impianto produttivo. Non abbiamo ancora detto che all’Argentiera il tema centrale del progetto, oltre che garantire alla cantina funzionalità e operatività massime, era di consentire al visitatore il pieno godimento del territorio e del panorama circostante: del mare per apprezzarne Stefano e Bernardo Tori e Associati L’ARGENTIERA, Donoratico (LI) Tenuta Argentiera via Aurelia 412/A località I Pianali 57022 Donoratico (LI) tel. 0565 773176 [email protected] www.argentiera.com 14 / 15 il benefico influsso sul vino, e quindi delle vigne e del territorio proprio della DOC di Bolgheri, e quindi ancora dare un affaccio sulla costa Nord verso Donoratico, Cecina e Livorno e poi verso la costa Sud, l’Elba, il golfo di Baratti, e anche verso le isole dell’Arcipelago toscano fino alla Corsica. Paesaggio e territorio quindi non solo da proteggere, ma anzi da valorizzare e mettere al centro di un’opera che diventi anche un privilegiato punto di osservazione e godimento per la più completa fruizione di questo straordinario panorama fatto di boschi, mare, isole, viali di pini monumentali, lunghe spiagge, casali e castelli... se ne può parlare molto a lungo ma qui si è chiamati a costruire... una bella e rara opportunità ma anche una grande responsabilità. Un’architettura dunque anche responsabile, un altro bel tema... Abbiamo così individuato l’architetto Bernardo Tori come la persona per noi più adatta a guardare avanti ma con la giusta sensibilità per trovare proprio nel paesaggio e nella storia dei 16 / 17 vista est pagina seguente: il locale dei tini e sezione longitudinale in apertura: dettaglio della muratura progetto e direzione artistica Stefano e Bernardo Tori e Associati – Bernardo Tori collaboratori Giovanna Romanelli, Marco Mugnai, Andrea Pinti, Bernardo Monti strutture AEI progetti impianti meccanici ed elettrici M&E direzione lavori e contributi di ingegneria Hydea forniture enologiche Emex Engineering impresa C.P.F. Costruzioni sistemazioni a verde Piante MATI cronologia 2007 superficie utile 4.718 mq volume 32.245 mc committente Corrado e Marcello Fratini luoghi quelle regole del costruire che già avevano prodotto tanta bellezza intorno a noi. Abbiamo così condiviso con lui la scelta di riappropriarci di elementi architettonici, stilistici, colori, forme e materiali a noi noti, familiari ai luoghi e ricchi di valori evocativi e simbolici. Per costruire all’Argentiera abbiamo condiviso con l’architetto Tori la scelta di procedere per ‘analogia’ e non per ‘contrasto’ richiamando, per i volumi e le parti dell’edificio che sarebbero state fuori terra, strutture, forme e materiali che nel tempo hanno distinto edifici importanti propri della costa toscana tra Livorno e Grosseto. Abbiamo voluto creare sì il luogo di lavoro per un’attività produttiva di eccellenza, ma anche un luogo di suggestioni, edificio ma anche luogo dell’immaginazione, architettura radicata nella memoria oltre che nei luoghi, architettura nata nel paesaggio perché sia il paesaggio il vero protagonista ed il primario elemento di stupore e godimento. La nuova cantina assume e fa propri quindi elementi, forme, materiali e colori che sfuggono al controllo del tempo, che non sono e non saranno più riconducibili ad un’epoca precisa ad una tipologia e ad una funzione ben definita. Quello che torna a emergere con forza è il valore simbolico e paesaggistico delle architetture che hanno disegnato questo territorio nei secoli, quasi che il nuovo edificio sia una emanazione stessa del luogo. Ciò acquista un valore ancor maggiore se, come in questo caso, la funzione dell’edificio è così intimamente legata alla natura, alla morfologia e alla tradizione del territorio. Le grandi terrazze non sono solo il punto da cui ammirare la vastità e la ricchezza paesaggistica dei luoghi, ma il luogo in cui viene naturale la sintesi tra il mare e le vigne, tra le pinete monumentali dell’azienda e le non lontane pinete della pianura e del Tombolo, tra le formazioni rocciose dei contrafforti delle colline metallifere e la sagoma montuosa delle isole dell’arcipelago e della Corsica. Nasce così un edificio che nasconde e copre di prati e olivi gran parte dei volumi e delle superfici che abbiamo posto all’interno della collina, ma non rinuncia alla propria essenza, identità, autonomia, non esita a farsi vedere e riconoscere per divenire, come in effetti è già diventato, uno dei più significativi landmark dell’area. la barriccaia pagina precedente: disegno della struttura delle volte sezione longitudinale sulla barriccaia e sulla tinaia 18 / 19 Stefano e Bernardo Tori e Associati L’ARGENTIERA, Donoratico (LI) © Andrea Jemolo Emanuela Stucchi Prinetti Abbiamo optato per una cantina ‘contemporanea’ perché ci sembrava più sensato che non fare un edificio ‘finto-tradizionale’. Le esigenze tecniche condizionavano molto il progetto e rendevano ancora più difficile rendere credibile un design tradizionale: lavorando per caduta avevamo necessità di disporre di altezze importanti, di un terrazzo praticabile per il ricevimento delle uve. Il nostro apporto al progetto è stato forte, avevamo delle richieste molto specifiche riguardo alle funzioni e abbiamo dato indicazioni su moltissimi aspetti tecnici che condizionavano il ‘vestito’. Gli architetti erano alla loro prima cantina e li abbiamo guidati nelle funzioni richieste, così come noi ci siamo fatti guidare nelle scelte di design. Abbiamo posto molta attenzione al paesaggio, assicurandoci che l’edificio si vedesse solo da distanza ravvicinata. Abbiamo lavorato con pochi interventi sul terreno con piante che collegassero l’edificio all’ambiente. Abbiamo posizionato la cantina in modo che non impattasse la veduta dal vicino borgo di Monti di Sotto. Abbiamo interrato le linee elettriche e creato un depuratore che servisse sia la cantina che il vicino borgo. Badia a Coltibuono località Badia a Coltibuono 53013 Gaiole in Chianti (SI) tel. 0577 74481 www.coltibuono.com 20 / 21 badia a coltibuono Nathalie Grenon, Piero Sartogo CANTINA BADIA A COLTIBUONO, Gaiole in Chianti (SI) © AlLICOLOR Nathalie Grenon, Piero Sartogo CANTINA BADIA A COLTIBUONO, Gaiole in Chianti (SI) progetto Nathalie Grenon, Piero Sartogo collaboratori Sergio Micheli, Boudewjin Kaijser, Alberto Chiappini, Evasio Magliozzi consulenti Rodolfo Casini (ingegneria strutturale), Girolamo Michelin, Maurizio Castelli (enologia), Luca Sani, Carlo Stazzoni (ingegneria impiantistica) impresa Giomarelli Anterivo capocantiere Alberto Chiappini cronologia 1995-1999 superficie 5.500 mq committente Badia a Coltibuono Srl planimetria generale 1 piazzale ricevimento uve 2 giardino pensile 3 enoteca degustazioni 4 piazza 5 bocca tunnel per invecchiamento 6 compluvio della valle vista aerea della cantina pagina precedente: la bocca della cantina con il grande infisso scorrevole e il volume cilindrico dei grandi tini di fermentazione 22 / 23 il processo di vinificazione basato sulla caduta per forza di gravità: dalla fermentazione nei tini di acciaio all’invecchiamento nelle barriques © Andrea Jemolo la sezione trasversale individua la lavorazione per gravità, dal piazzale del ricevimento uve a monte, alle presse a valle © Alan Karchmer a sinistra: pianta. I tre corpi di fabbrica sono collegati trasversalmente dallo skylight: dal volume centrale che contiene la macchina del processo (pigiatura/pressatura) ai due volumi laterali di vinificazione (vino bianco/vino rosso) 24 / 25 le feritoie disposte in accelerazione prospettica servono ad arieggiare il ‘vin santo’ © Valentina Muscedra bargino Piero Antinori Non volevamo una cantina monumento, magari in vetro e acciaio come vuole certa architettura moderna, ma un intervento che rilanciasse i materiali della tradizione per tracciare un segno forte, innovativo eppure rispettoso del paesaggio, della sua storia e cultura. Un luogo concepito in modo da accompagnare l’uva dalla sua genesi ai singoli passaggi della fermentazione, dell’affinamento, dell’imbottigliamento, per culminare in un percorso museale aperto al pubblico. In questo caso l’architettura si cimenta con antichi materiali (il cotto, la pietra serena, il marmo) per sfidare il futuro, nel segno della continuità e del rispetto del paesaggio. Il cuore della nostra cantina avrà l’interno rivestito in cotto rosso e ospiterà anche tutte quelle funzioni tipiche di una fattoria toscana rivista in chiave moderna. Studio Archea BARGINO, San Casciano Val di Pesa (FI) Cantina il Bargino Marchesi Antinori località Bargino, San Casciano Val di Pesa (FI) tel. 055 23595 [email protected] www.antinori.it 26 / 27 Infatti al suo interno si lavorerà ovviamente alla produzione del vino, ma anche dell’olio, del vinsanto, del pane e sarà in funzione persino una falegnameria dove si realizzeranno le barriques. Ogni singolo dettaglio mostra la capacità di conciliare naturale e costruito senza soluzione di continuità: dalla facciata della struttura, adagiata quasi orizzontalmente sul pendio naturale della collina e rivestita dai filari delle viti, agli uffici che partono dalla prima fenditura del terreno come una sorta di belvedere, sino all’ingresso visitatori che penetra nel fianco della collina per lasciare le zone parcheggio nella parte sotterranea, invisibile, del complesso. Il progetto è riuscito a darci quello che volevamo: un insieme di tradizione, di luogo per una produzione di qualità, di valorizzazione del paesaggio toscano e al tempo stesso un segno di innovazione ben rappresentato dal linguaggio moderno di quei due tagli nella collina. Si tratta di un luogo baricentrico per la nostra produzione che ci consente di razionalizzare le strutture aziendali. Ma è anche un progetto con cui diamo una risposta ad un’esigenza che oggi si sviluppa 28 / 29 in queste pagine: viste dei lavori di cantiere 22 / 29 © Valentina Muscedra © Valentina Muscedra progetto architettonico Studio Archea – Laura Andreini, Marco Casamonti, Silvia Fabi, Giovanni Polazzi project management Hydea – Paolo Giustiniani strutture AEI progetti – Massimo Toni, Niccolò De Robertis impianti enologici Technique Trading impianti tecnologici M&E – Stefano Mignani, Paolo Bonaccorsi direzione artistica Marco Casamonti direzione lavori Paolo Giustiniani impresa Consorzio Etruria cronologia 2004-2008 superificie costruita 41.165 mq volume 287.260 mc committente Marchesi Antinori Srl sempre di più con il fenomeno del turismo del vino: consentire al consumatore di guardare dietro la bottiglia. Volevamo che fosse una struttura importante, che lasciasse il segno nella storia ma non un edificio monumentale e soprattutto che non rovinasse il paesaggio, anzi quasi invisibile. Ci sono voluti 2-3 anni per trovare la posizione adatta, doveva essere nel Chianti e nel Comune di San Casciano, vicino alle tenute storiche di Tignanello, Pèppoli e Badia a Passignano. Questa collina del Bargino, nel Chianti Classico, diventerà simbolo dell’unione simbiotica tra natura arcaica e produttività contemporanea, simbolo della rinata consapevolezza del ruolo dell’architettura come arte della trasformazione del territorio ed espressione dei valori e delle tradizioni del contesto in cui si inserisce. sopra: sezione prospettica trasversale a destra: pianta a quota + 174 m pagina precedente: sezione prospettica longitudinale 30 / 31 Studio Archea BARGINO, San Casciano Val di Pesa (FI) ca’ marcanda Angelo Gaja Iniziai a lavorare con l’architetto Giovanni Bo, di Asti, nel 1982 ed ebbi subito modo di apprezzarne l’architettura sobria, essenziale, che non cerca di stupire, che rifiuta la stravaganza, l’esibizione, l’ostentazione. Durante il decennio Ottanta, visitai con lui diverse cantine in Francia, California, Italia. Quando nel 1996 acquistai a Bolgheri i terreni di Ca’ Marcanda pensai subito di affidargli il progetto architettonico della nuova cantina dandogli carta bianca, accordandogli la facoltà di progettare come meglio riteneva opportuno. Ancorché io appartenga ad una famiglia che da quattro generazioni opera nel mondo del vino, non misi lingua nel progetto e cercai tenacemente di mantenere fede a questo impegno, tanto da poter oggi affermare che il merito del progetto architettonico appartiene esclusivamente all’architetto Giovanni Bo. Sono state premiate praticità e funzionalità, non si sono cercati effetti speciali, si sono tenuti i costi sotto controllo. Ca’ Marcanda è stato il primo esempio in Italia di cantina in pianura pressoché completamente interrata; solo il corpo degli uffici e della sala di degustazione sono fuori terra. L’impatto è moderato e ne ha giovato straordinariamente Ca’ Marcanda località Santa Teresa, 272 57022 Castagneto Carducci (LI) tel. 0173 635158 [email protected] Giovanni Bo CA’ MARCANDA, Castagneto Carducci (LI) dettaglio della scala al livello -7,30 m 32 / 33 l’integrazione con l’ambiente circostante. L’architetto Bo ha saputo interpretare al meglio il mio desiderio di un approccio discreto con il mondo del vino di Bolgheri, laddove esistono produttori storici insediati da tempo e largamente affermati. Mi avrebbe messo a disagio un arrivo fragoroso annunciato da squilli di tromba, non avrei gradito una cantina che si imponesse al territorio, che sarebbe stato difficile non vedere. © Oliviero Toscani pianta livello 0,00 dettaglio dell’entrata principale pianta livello -7,30 m progetto Giovanni Bo cronologia 1996 committente Angelo Gaja Ho tolto la cantina dal percorso delle strade dei vini; ho cercato di evitare articoli da parte di giornali locali; ci è sembrato normale perseguire una strategia di comunicazione di basso profilo. Ca’ Marcanda non è aperta al pubblico (non è un obbligo che le cantine siano aperte al pubblico; sono innanzi tutto luoghi di lavoro). È aperta invece ai professionisti: bastano loro a essere meravigliati e a parlarne. 34 / 35 Giovanni Bo Ca’ MARCANDA, Castagneto Carducci (LI) © Oliviero Toscani vista del locale serbatoi 36 / 37 ingresso alla zona degli uffici castello fonterutoli Filippo Mazzei Fino alla vendemmia 2005 le cantine di Fonterutoli erano quelle storiche, disseminate qua e là tra i vicoli del vecchio borgo: un dedalo assolutamente affascinante per il turista, una gincana sotto il profilo operativo. La costruzione della nuova cantina risponde quindi a reali necessità produttive: riunire tutto il processo produttivo in un’unica struttura perfettamente adeguata alla qualità e alla tipologia dei vigneti, ottimizzare gli spazi, le attrezzature, i tempi di lavoro, unito all’uso sapiente e controllato della tecnologia e della componente naturale. Efficienza, controllo delle temperature e più in generale il controllo analitico di tutte le fasi del processo produttivo non sono perdite di ‘tradizione’, ma valori assolutamente essenziali in un percorso di crescita qualitativa. Per la nuova cantina si è deciso, quindi, di fare un progetto assolutamente contemporaneo, che coniugasse la modernità del disegno con i valori Marchesi Mazzei Castello di Fonterutoli via Ottone III, 5 località Fonterutoli 53011 Castellina in Chianti (SI) tel. 0577 73571 www.mazzei.it 38 / 39 architettonici e i materiali utilizzati. Insomma una cantina contemporanea, di un’azienda con seicento anni di storia. Dopo molti anni di ricerca sulle differenti situazioni aziendali, nasce l’idea di costruire una cantina per poter vinificare separatamente le oltre 120 parcelle e l’unicità dei singoli terroir in tutto il processo produttivo: vendemmia, vinificazione, affinamento in legno. Anzitutto, uso totale della gravità nel processo di vinificazione, in modo da non stressare la materia prima: concetto particolarmente importante per tutte le uve, ma assolutamente cruciale nel caso del Sangiovese, la cui sensibilità chimico-fisica risente in maniera davvero negativa degli stress meccanici dati dall’utilizzo di pompe e coclee. Infine, controllo naturale di temperatura e umidità nella barriccaia. Nostra sorella Agnese, architetto, ha studiato a lungo le esigenze produttive e oltre © Pietro Savorelli Agnese Mazzei CANTINA CASTELLO DI FONTERUTOLI, Castellina in Chianti (SI) Agnese Mazzei CANTINA CASTELLO DI FONTERUTOLI, Castellina in Chianti (SI) pianta © Pietro Savorelli progetto Agnese Mazzei – Agnese Mazzei Architetti collaboratori Gabriele Becattini, Ivana Pelosi strutture Carlo Succi, Piero Caliterna, Raoul Romiti impianti enologici Emex Engineering direzione lavori Hydea – Paolo Giustiniani, Graziano Margiacchi impresa C.P.F. Costruzioni cronologia 2005-2008 superficie 9.238 mq committente Marchesi Mazzei Spa a dare una forma architettonica contemporanea, ha saputo unirsi sapientemente alle necessità aziendali, interpretandone tutti i problemi e le soluzioni per risolverle. Insomma, è uno dei rari casi in cui è stata costruita una cantina intorno al processo e non viceversa. Durante lo scavo, è stata lasciata una parete di roccia a vista, che aiuta il mantenimento naturale della temperatura, con piccole e lente fluttuazioni durante l’anno. Sulla roccia, le sorgenti trovate durante lo scavo (la fons che dà il nome a Fonterutoli) permettono poi il mantenimento di un’umidità sufficientemente elevata. Al rispetto delle fonti energetiche si affianca dunque un approccio totalmente ‘naturale’ al processo di affinamento del vino. Per l’ubicazione della nuova cantina è stata individuata una zona sottostante il borgo, nascosta alla vista in modo da non alterare gli equilibri del paesaggio. La particolare posizione, all’imboccatura di una piccola valle, consente alla cantina di essere praticamente invisibile dal lato nord, e di godere dal lato sud di un panorama mozzafiato che spazia a 180° su tutta la pianura sottostante: Siena e San Gimignano si stagliano nitide lungo il profilo dell’orizzonte, mentre Monteriggioni torreggia più in basso. Appoggiata al dorso della collina, parzialmente scavata nella roccia, la cantina è interrata per più di due terzi della sua cubatura; la parte a vista si collega idealmente agli opifici toscani dell’Ottocento e la sua forma ricorda la prua di una nave rivolta a sud, verso il sole. I materiali impiegati sono la pietra del Chianti e il cotto, omaggio alla vicina Siena: materiali che non stridono con il colore della terra circostante ma che al tempo stesso sembrano vivi quando il sole li inonda, e le formelle appositamente disegnate da Agnese Mazzei creano giochi cromatici che si ‘prolungano’ sul rame dei tetti. 40 / 41 vista generale in apertura: dettaglio della facciata 1,00 m2 SEZIONE LONGITUDINALE © Stefano Etienne Hunyady sezione longitudinale 42 / 43 © Pietro Savorelli vista della barriccaia pagina precedente: la zona dedicata agli uffici enoteca barone ricasoli Francesco Ricasoli Il sodalizio professionale tra l’architetto Mazzei e la famiglia Ricasoli nasce molti anni fa con un intervento su un antico fabbricato rurale da ristrutturare. Buon gusto, rispetto delle linee architettoniche originali e utilizzo di nuovi materiali che si integrano perfettamente nella struttura esistente, ci spinsero ad affidarle un nuovo compito: la ristrutturazione di un edificio facente parte della storica azienda vitivinicola a Brolio, datato fine Ottocento e ormai abbandonato da almeno quaranta anni e in pessime condizioni. Originariamente era stato adibito a magazzino al piano terra e a frantoio per la molitura delle olive al piano seminterrato e, in un secondo tempo, con l’incremento della produzione vinicola nell’immediato dopoguerra, furono Agnese Mazzei ENOTECA BARONE RICASOLI, loc. Madonna di Brolio (SI) 44 / 45 © Pietro Savorelli costruite in loco vasche in cemento per lo stoccaggio del vino. Il progetto prevedeva la ristrutturazione e riconversione dell’edificio a reception, enoteca, sala di degustazione e uffici direzionali della Barone Ricasoli Spa, al piano terreno, e una barriccaia nel piano seminterrato. Le sue caratteristiche erano perfette per lo scopo prefisso: vasti spazi interni, ingresso immediatamente adiacente alla SP 484 ‘del Castello di Brolio’, collegabile quindi al resto degli edifici industriali. L’idea era quella di mantenere gli spazi interni così come erano nati ed esaltare le caratteristiche architettoniche iniziali Barone Ricasoli cantine del Castello di Brolio 53013 Gaiole di Chianti (SI) tel. 0577 7301 www.ricasoli.it © Pietro Savorelli progetto Agnese Mazzei – Agnese Mazzei Architetti collaboratori Gabriele Becattini strutture Piero Mele direzione lavori Agnese Mazzei opere in ferro Marzoli e Margheri, Firenze falegnameria Lapis Radda in Chianti, Vivere il legno, Barberino Val d’Elsa, Pietro Portogallo, Firenze opere edili Lastrucci Ivo & C., Radda in Chianti pitture Giancarlo Petreni cronologia 2003-2004 superficie utile lorda 1.625 mq volume 7.253 mc committente Barone Ricasoli Spa Agricola quali i due enormi archi che dividono la sala centrale, ora reception e salotto. Il pavimento originario del piano terra era costituito da larghe e lunghe doghe di rovere toscano ormai non più recuperabili ma da lì venne lo spunto per il successivo progetto: grandi travi a vista supportate da longarine d’acciaio al soffitto e pavimento in legno, con doghe in rovere massello. L’architetto Mazzei propose infine l’utilizzo di acciaio e vetro per contrastare il ‘peso’ di tutto questo legno. L’imponenza dell’edificio richiedeva infatti più leggerezza nell’uso dei materiali nonché nell’utilizzo degli spazi. L’attenzione era dunque focalizzata all’equilibrio dei materiali e dei volumi, alla funzionalità e ad un design puro e rigoroso. Agnese Mazzei ENOTECA BARONE RICASOLI, loc. Madonna di Brolio (SI) l’enoteca pianta quota scatole mobili prospetto interno prospetto esterno 46 / 47 pianta piano terra pianta quota mensola pianta quota bancone © Pietro Savorelli allestimento in corso di realizzazione al piano seminterrato nei locali per un periodo adibiti a barriccaia 48 / 49 pagina precedente: i locali sul soppalco Andrea Cecchetti Il complesso architettonico che ospita la Cantina Icario nasce da un intervento di ampliamento del nucleo originario dell’azienda. Alla base del progetto c’è stata la volontà di seguire una concezione contemporanea di cantina, capace di coniugare funzionalità dei processi produttivi, rispetto dell’ambiente, con un linguaggio che riproducesse le molteplici risonanze tipiche del nostro tempo. Una scelta dunque dettata non solo da questioni estetiche, ma da esigenze soprattutto di funzionalità, perché ritengo che soluzioni architettoniche e tecnologie all’avanguardia debbano essere a servizio del prodotto finale. Nel nostro caso: un vino di eccellenza. Questo principio ha guidato anche lo studio degli spazi interni della cantina, progettati in modo da ricalcare la sequenzialità del processo vinicolo, in una logica di organizzazione produttiva moderna. La struttura si sviluppa su tre livelli e risponde a specifici requisiti termo-igrometrici e alle più avanzate tecniche in campo enologico, come la vinificazione ‘a caduta’ che sfrutta la forza di gravità nelle varie fasi di lavorazione, così da limitare al minimo l’impiego di pompe e non compromettere la qualità del vino. Nella Cantina Icario ritornano la grande tradizione vitivinicola di Montepulciano e la tipologia delle costruzioni rurali toscane, entrambe rivisitate in chiave contemporanea. A lungo avevo coltivato il sogno di una cantina nella quale far convergere esperienze diverse, in una logica di contaminazione continua e di ricerca multisensoriale. Un luogo dove condividere con gli altri – in un contesto di convivialità – alcune delle mie grandi passioni: il buon vino e l’arte. Infatti il progetto architettonico ha previsto da subito degli spazi di apertura al pubblico, anche in funzione Azienda agricola Icario via delle Pietrose, 2 53045 Montepulciano (SI) tel. 0578 758845 www.icario.it 50 / 51 icario Studio Valle Progettazioni CANTINA ICARIO, Montepulciano (SI) © Andrea Jemolo pianta delle coperture, impostazione geometrica della composizione fronte di ingresso a destra: planimetria originaria in apertura: vista del locale barriques 52 / 53 sezione longitudinale © Pier Maulini interno, la zona espositiva Studio Valle Progettazioni CANTINA ICARIO, Montepulciano (SI) 54 / 55 progetto architettonico, strutture e impianti Studio Valle Progettazioni gruppo di progettazione Tommaso Valle, Cesare Valle, Gianluca Valle, Gianluigi Valle con Giuseppe Mura, Stefano Rosa, Paolo Vacatello coordinamento generale e supervisione artistica Gianluigi Valle consulenti SPAC Engineering (strutture), Salvatore Baldassarra (impianti elettrici), Alberto Borgogni (impianti meccanici) direzione lavori Marco Maggi impresa PC Compagnia Progetti & Costruzioni cronologia 2002-2007 superficie 3.390 mq committente Azienda Agricola Icario fotografi Gianluigi Valle, Andrea Jemolo, Pier Maulini, Fabio Speranza (fotoritocchi) dell’attività artistica. Volevo una struttura che consentisse una certa flessibilità, con ampie sale open space trasformabili in spazi dedicati, a seconda delle esigenze contingenti. Ho seguito passo per passo l’avanzamento del progetto affidato allo Studio Valle di Roma, partecipando ad ogni fase della sua realizzazione, cercando di trasmettere ai progettisti quei principi che volevo confluissero nell’edificio e che imprimessero una forte identità alla Cantina Icario: funzionalità, innovazione, minimo impatto ambientale, forte immagine architettonica. Sono soddisfatto del risultato finale, e penso che Icario, nel suo complesso, comunichi questi valori. Con mio padre Giancarlo e mia sorella Alessandra ho visitato la Toscana per individuare il luogo più adatto dove costruire la Cantina Icario. A Montepulciano abbiamo trovato il luogo ideale. Ho sentito subito una forte responsabilità nei confronti del contesto naturalistico che avevo di fronte. Credo che alla base di ogni progetto, anche architettonico, debba esservi un principio di responsabilità e ritengo che sia doveroso considerare le peculiarità del luogo, in questo caso le bellissime colline della Val d’Orcia. Posso affermare con orgoglio che Icario rispetta questo straordinario territorio, valorizzandolo. Icario è la dimostrazione che è possibile – con interventi accorti – aggiungere bellezza a un paesaggio già di per sé affascinante, cogliendo lo spirito dei luoghi e trasferendolo in qualche modo nell’architettura e in ciò che qui si produce. Nel caso di Icario la costruzione risolve l’impatto ambientale in un rapporto armonioso con la natura circostante: la cantina è immersa in un’atmosfera suggestiva, pur conservando un’immagine forte, una sua identità, al contempo di tradizione e innovazione. petra © Enrico Cano Vittorio Moretti Petra è la storia di un’ambizione realizzata. In questa cantina si è concretizzato il desiderio di costruire una struttura in grado di evidenziare la bellezza del luogo in cui sorge e il fascino del lavoro che in essa si svolge. Un concetto antico che i francesi, per primi, hanno applicato al mondo del vino realizzando i grandi Chateaux, costruiti per rendere immediatamente evidente all’occhio, che pare sia il primo strumento di giudizio dell’uomo, l’unicità di un vino e del territorio in cui esso è prodotto. In essi, infatti, il disegno architettonico diventa così significativo da essere l’elemento identificativo per il vino, per le vigne e persino per chi vi abita e lavora. Anche in etichetta, il profilo architettonico della cantina diventa segno distintivo del vino ed il nome del Mario Botta PETRA, Suvereto (LI) Petra Azienda Agricola località San Lorenzo Alto, 131 58028 Suvereto (LI) tel. 0565 845308 [email protected] www.petrawine.it 56 / 57 ‘Castello’ coincide con il nome del vino. Il luogo La mia ambizione è stata di ripercorrere questa strada individuando innanzitutto un luogo che si prestasse a questo tipo di intervento. Tra i numerosi poderi visitati, mi ha colpito questo angolo di Maremma, ricco di storia e di intatta bellezza paesaggistica, ma al contempo non ancora così noto dal punto di vista vitivinicolo come altri territori toscani. L’ho acquistato nel 1997 riuscendo, in un anno, a recuperare i migliori appezzamenti di bosco e vigne sino a raggiungere gli attuali 300 ettari. Il vino e il vigneto Avevo le idee molto chiare sulla concezione del ciclo produttivo che doveva essere moderno, funzionale, ma rispettoso della tradizione e quindi con il minimo impatto meccanico sulle uve e sul mosto. La lavorazione per gravità doveva essere uno dei punti fermi di questa cantina. Anche sulla concezione del vigneto, non avevo dubbi. Mi avvalevo dell’esperienza di quasi 30 anni in Franciacorta, dove abbiamo creato due realtà importanti con la costanza e l’umiltà di attendere dal territorio, e solo dal territorio, suggerimenti su come fare un vino © Enrico Cano progetto architettonico Mario Botta collaboratori Maurizio Pelli, Antonio Annaloro, Gabriele Priami progetto esecutivo ufficio tecnico Moretti direttore tecnico Evangelista Zampatti coordinatore Leonardo Pedrali esecutivo strutturale e architettonico Stefano Franzoni strutture in cemento armato Carlo Montagnoli strutture in legno lamellare Renzo Garuffini responsabile sicurezza in fase di progetto Dario Tognali impianti Glauco Fontanive indagine geologica S.G.A. – Uffreduzzi, Sabatini direzione lavori: direzione generale Vittorio Moretti direzione architettonica Mario Botta direzione strutturale Evangelista Zampatti impresa Moretti direttore di cantiere Luca Moretti responsabile sicurezza in fase di esecuzione Dario Tognali strutture prefabbricate Moretti montaggio strutture prefabbricate Montedil Due responsabile del montaggio Maurizio Mandelli strutture in legno lamellare Interholz Italia direttore di produzione Franco Cucchi montaggio strutture legno lamellare Angelo Capoferri responsabile del montaggio Pierangelo Delaidelli cronologia 1999-2003 superficie 8.000 mq committente Terra Moretti Srl espressivo, che suscita emozioni e rimane nella memoria. Proprio in Franciacorta, è iniziata la collaborazione con il professor Attilio Scienza, conosciuto in tutto il modo per i suoi studi sulla vocazionalità dei territori vitivinicoli. A Petra, l’amico Attilio ha iniziato subito una mappatura delle terre per individuare i vitigni più idonei al microclima di Petra e per disegnare chiaramente i prossimi 30 anni del progetto vino. L’architettura A questo punto serviva un architetto che fosse in grado di subordinare e integrare le proprie scelte estetiche alla nostra filosofia di produzione e al carattere del territorio. Conoscevo già Mario Botta e di lui ho sempre apprezzato le scelte innovative e coraggiose, ma anche la linearità, il rigore filologico e il rispetto per i luoghi in cui ha costruito. Credo sia riuscito a esprimere al meglio le esigenze di funzionalità e di impatto estetico. Con la sua verticalità, Petra esprime l’idealità del ‘fare vino’ e al contempo soddisfa le esigenze di razionalità e naturalità in cantina. Nel progetto Petra, ho realizzato pienamente un’ambizione e un desiderio. Come imprenditore, l’ambizione e la volontà di creare un’azienda moderna, bella e funzionale. Come produttore, il desiderio di realizzare una cantina perfettamente integrata nel territorio, sia a livello architettonico che a livello vitivinicolo. Mario Botta PETRA, Suvereto (LI) 58 / 59 vista notturna dell’entrata principale pagina seguente: schizzo di studio dei volumi © Enrico Cano pianta piano terra vista dell’esterno dal vigneto sul lato sinistro prospetto, schizzo di studio 60 / 61 sezione longitudinale rocca di frassinello Paolo Panerai L’idea di Rocca di Frassinello, prima di diventare il grande progetto che si è rivelato, è nata da un’esigenza concreta: cercare nuovi terreni per produrre grande vino in Toscana. Dal 1979 sono proprietario di un’azienda che ha contribuito a fare la storia del Chianti, Castellare di Castellina, ma dalla fine degli anni ‘90 era ormai evidente che in quella zona era diventato impossibile espandersi, dato il costo e la scarsità di terreni di alta qualità. La scelta è stata così quella di cercare un nuovo sbocco verso la Maremma. Dopo lunghe ricerche ho deciso di puntare verso le colline che si formano ai due lati della vecchia Aurelia, nel territorio del comune di Gavorrano, in una sorta di canyon nel quale si infila il vento di mare proveniente dalla piana fra Castiglion della Pescaia e Grosseto. La bontà della scelta ha convinto Domaines Barons de Rothschild Lafite ad unirsi in questa avventura, facendo nascere la prima joint venture fra un’azienda italiana e una francese e facendo assumere al progetto un rilievo assoluto. Sanzione ricevuta in maniera definitiva con il progetto della cantina Renzo Piano ROCCA DI FRASSINELLO, Gavorrano (GR) Rocca di Frassinello Poggio La Guardia località Giuncarico, Gavorrano (GR) tel. 0577 742903 [email protected] www.castellare.it/ita/introFrassinello.html serie di schizzi di studio per definire sia la posizione della torre che i materiale del pavillon e circostanti la torre 62 / 63 realizzato da Renzo Piano. Con Renzo ci siamo conosciuti alla fine degli anni Sessanta. Io ero un giovanissimo cronista de Il Secolo XIX e lui un architetto ancora sconosciuto. Senza l’amicizia che ci lega da allora, Renzo non avrebbe accettato di progettare Rocca di Frassinello, un edificio troppo piccolo rispetto alle dimensioni per le quali i suoi studi di Parigi e Genova sono organizzati. Ma non è stata solo l’amicizia a spingere Renzo ad accettare la proposta, vi ha certamente contribuito anche la sua passione per il vino, ereditata dal padre, produttore di Dolcetto. E infatti la sua straordinaria attenzione si è rivolta non solo all’estetica, ma anche alla produzione. «Non dimenticatevi mai che una cantina è uno stabilimento, non un salotto o un monumento», ha continuato a ripetere negli anni fra il primo progetto e la fine dei lavori. Significativa, in questo senso, la scelta di usare per Rocca di Frassinello cemento faccia a vista, anche se nobilitato da casseri di legno di betulla che lasciano sulla superficie come un segno 64 / 65 il pavillon sul sagrato e il disegno di sintesi divenuto simbolo di Rocca di Frassinello pagina precedente: vista generale dalla vigna pagina precedente: la barriccaia di velluto. Il progetto di Renzo ha un valore rivoluzionario anche per la collocazione delle varie funzioni. «Qual è il cuore di una cantina se non lo spazio dove il vino si eleva in botte?», si domandava retoricamente. E allora, è stata la sua conclusione, la barriccaia la mettiamo al centro, sottoterra, perché il vino abbia la temperatura e l’umidità ideale. Un quadrato di 40 metri per 40. Il primo disegno al computer che mi ha consegnato è stato proprio il progetto strutturale dell’immenso solaio senza alcuna colonna a sostegno, di Favero & Milan, che abitualmente fanno per Renzo i calcoli del cemento armato. Intorno, come una cornice larga oltre 20 m, la distribuzione di tutte le funzioni del ciclo: su due lati per un’unica altezza, la vinaia in acciaio, con ogni tino in corrispondenza di un chiusino su, nel grande sagrato, come Renzo chiama l’immenso piazzale nato dalla copertura della barriccaia e della cornice intorno. Da quei chiusini, per caduta, scende l’uva che arriva sul sagrato in cassette. Sugli altri due lati, a due piani, tutte le altre funzioni, magazzini, zone di stoccaggio delle bottiglie e via dicendo. Il sagrato è una grande piazza a cielo aperto, rivestita del colore naturale e tenue del cotto. Un tappeto volante sulle colline morbide della Maremma. Al centro, orientato verso nord, un pavillon in vetro, tutto trasparente, con profili disegnati ad hoc in acciaio satinato, dedicato al ricevimento, vendita diretta, alle attività commerciali, ma anche alla musica o a mostre visive. Ed è proprio da lì che si eleva la torre tecnologica, e allo stesso tempo belvedere, che può essere vista da ogni punto dei 500 ettari circostanti, come riferimento di dove si trova l’azienda. Così come da ogni punto all’interno della cantina è possibile scorgerne il cuore vero e proprio, le 2.500 barriques, allineate sui gradoni dei quattro lati, degradanti in un quadrato illuminato da un raggio del sole. E il raggio di sole che scende al centro della barriccaia è catturato da una serie di specchi collocati proprio sulla torre. Un raggio di sole all’interno di una cantina, che aggiunge emozione allo stupore di chi vi fa ingresso. Renzo Piano ROCCA DI FRASSINELLO, Gavorrano (GR) 66 / 67 architetti Renzo Piano Building Workshop gruppo di progetto L. Couton (associate in charge), B. Plattner (senior partner) con L. Dal Cerro, G. Ducci e G. Pasquini, P. Hendier, K. Demirkan; Y. Kyrkos, C. Colson, O. Aubert (modelli) consulenti: strutture e costi Favero & Milan impianti Enoconsult, Manens Intertecnica architetto consulente e sopralluoghi Alvisi Kirimoto & Partners architettura del paesaggio G. Crespi direzione lavori A. Poli, M. Alessi con L. Ferri cronologia 2001-2007 superficie 8.000 mq committente Rocca di Frassinello Mirko Amatori TENUTA ROCCA DI MONTEMASSI, Roccastrada (GR) Tenuta Rocca di Montemassi via Sant’Anna, Frazione Montemassi 58036 Roccastrada (GR) tel. 0564 579700 www.roccadimontemassi.it 68 / 69 rocca di montemassi Gianni Zonin La necessità di avere a disposizione una cantina moderna, razionale e adeguata alla grande estensione della tenuta, una superficie totale di 420 ettari con 170 ettari di vigneti già in produzione, ci ha spinto a realizzarla ex novo poiché l’edificio pre-esistente era assolutamente inadeguato. La nostra famiglia ha inteso ridare vita a un’area della costa Toscana molto particolare, la Maremma, ricavando una cantina attuale o ‘contemporanea’ come la chiamate voi, dall’ottocentesco edificio agricolo che si trovava nel mezzo della fattoria. Con il progettista, l’architetto Amatori, abbiamo lavorato fianco a fianco, affinché ogni scelta architettonica fosse sempre confortata da una razionale praticità operativa: ogni reparto interno permette un ottimale svolgimento di tutte le varie fasi di lavorazione, dal ricevimento delle uve alla vinificazione, dallo stoccaggio all’imbottigliamento. Nel pensare la cantina della tenuta Rocca di Montemassi mia moglie Silvana e io abbiamo prima di tutto voluto vestire i panni di un restauratore che fa tornare agli antichi splendori un’opera, rispettandone però l’essenza. Il progetto è il frutto di tante serate trascorse a ripensare alle cantine visitate personalmente in California, in Cile e in Australia e a studiare i progetti e le soluzioni architettoniche di noti architetti che si sono cimentati nella progettazione di cantine a livello mondiale. Alla fine Silvana e io siamo arrivati alla decisione che la costruzione doveva assolutamente richiamarsi allo stile Leopoldino, alle architetture del periodo migliore e più importante per la Maremma, il periodo della riforma agraria concretizzatasi a cavallo degli anni Venti e Trenta. Il nostro apporto al progetto è stata questa individuazione storica di riferimento e poi il rapporto con il progettista è stato ottimo, perché immediatamente l’architetto Mirko Amatori ha colto questi valori individuati dalla proprietà e li ha elaborati trasformandoli in una realtà tra le più suggestive nel mondo enologico progetto architettonico Mirko Amatori, Gabriella Amatori strutture Geoplan Service – Livio Ceccarelli impianti vinificatori Azzini, Di Zio, Lasi, Zoppi (frigoriferi) architettura del paesaggio Emilio Trabella coordinamento Stefano Ferrante, direttore della cantina direzione lavori Mirko Amatori cronologia 2004-2007 superficie 3.500 mq volume 29.500 mc committente Tenuta Rocca di Montemassi vista del prospetto verso il laghetto sezione per quanto riguarda rilievo paesaggistico e architettonico. Le partiture della facciata della cantina, individuate dall’architetto Amatori, si coniugano magnificamente col viale storico di pini marittimi e con il mondo rurale in cui è inserita. Naturalmente la lunga tradizione di famiglia e le esperienze acquisite nella edificazione di ben 8 cantine di proprietà situate in Piemonte, Sicilia, Friuli, Toscana, Veneto, Lombardia e Virginia, negli Stati Uniti, ci hanno insegnato che il progetto va curato moltissimo sia dal punto di vista estetico sia dal punto di vista della funzionalità e razionalità. Ma la soddisfazione maggiore per mia moglie Silvana e per me è vedere quanto bene si sia inserita oggi la cantina in questo incantevole angolo di Toscana, fra la macchia mediterranea lambita dal mare, tra pini marittimi e olivi secolari, tra vigne, corbezzoli e sughere e il laghetto adiacente al Museo della Civiltà Rurale che abbiamo ideato e voluto a «testimonianza delle più antiche e genuine tradizioni della cultura e della civiltà contadina in Toscana affinché le giovani generazioni continuino a coltivare nei loro cuori la passione per la terra e il rispetto per i suoi valori». Anche in Maremma quindi, come nelle altre regioni in cui produciamo i vini di qualità, è nostro impegno mantenere il ruolo di ‘custode’ del territorio nella convinzione di avere una precisa responsabilità per la salvaguardia e la valorizzazione delle peculiarità storiche e paesaggistiche. La tenuta Rocca di Montemassi con la sua cantina è un vero presidio di qualità e civiltà rurale, oasi di tradizioni che vogliamo difendere e documentare. Mirko Amatori TENUTA ROCCA DI MONTEMASSI, Roccastrada (GR) fronte principale della cantina 70 / 71 propsetto sul lago 72 / 73 la barriccaia pagina seguente: il museo San polo Marilisa Allegrini Che significa contemporaneità per una cantina? Francamene in questo caso il concetto di ‘contemporaneità’ mi lascia un po’ perplessa. Da produttrice di vino sono interessata (e con me credo i miei agronomi, i miei enologi, i miei operai, i miei contadini) in primo luogo alla funzionalità; naturalmente amo pensare ad una cantina funzionale rispetto ai miei obiettivi produttivi di adesso e di quelli futuri. Poi penso, passando all’estetica, che il problema non sia se classica o contemporanea. Ci sono stupende cantine contemporanee in giro per il mondo ed altrettanto stupende cantine classiche, oppure alcune classiche che si camuffano da contemporanee ed anche l’opposto (e qui il gioco si fa più duro perché reggere il dialogo fra impostazioni e culture progettuali differenti senza barare Dalpiaz Giannetti Architekten SAN POLO, Montalcino (SI) Allegrini Società Agricola località San Polo, Montalcino (SI) tel. 045 6832011 [email protected] www.allegrini.it 74 / 75 ma con il gusto della contaminazione, immagino costituisca un’impresa di notevole densità teorica e pratica). Nel mio caso volevo una cantina a Montalcino, è capitata l’occasione, ho acquistato una cantina già progettata e devo dire che, fortunatamente, si trattava di un progetto che mi piaceva, intrigante perfino, così intrigante da pesare in modo significativo sulle motivazioni d’acquisto. Di fattura moderna, certo, ma non escludo, tanto per restare dialettici, che avrei preso egualmente un manufatto classico, se si fosse trattato di un classico funzionale e dotato di un suo fascino. Arrivando in seconda battuta, ho apportato necessariamente qualche piccola modifica e valorizzato alcuni particolari della cantina realizzata dall’architetto Giannetti per i suoi committenti originari, dando così espressione del mio modo di ‘sentire le cose’. Naturalmente ciò che io, meglio noi donne ed uomini del vino, cerchiamo in una cantina, è che essa rispetti il nostro profilo identitario, la nostra unicità. Questa questione fondamentale della forza dell’identità l’ho sperimentata anche nelle realizzazioni della mia Famiglia in Valpolicella con Allegrini ed a Bolgheri con Poggio al Tesoro, cui sono profondamente legata. Il progettista deve ascoltare, esercitare con pazienza e curiosità l’arte del comprendere, proporre, confrontarsi, scontrarsi anche, se occorre. Alla fine del percorso, desidero sentire la cantina come la mia cantina, starci bene progetto architettonico studio Dalpiaz Giannetti Architekten – Alessandro Dalpiaz, Michele Giannetti responsabile Michele Giannetti strutture IBS Progetti coordinatore della sicurezza Gianni Benedetti impianti e climatizzazione HL-Technik, K. Daniels impianto elettrico Studio VR progetto fitoproduzione Massimo Solaroli indagini geologiche Alessandro Lorenzini scavi e terre armate Benocci struttura prefabbricati Martini solai prefabbricati FAM opere edili Teknoedilizia impianti di climatizzazione Termosanitaria impianti elettrici Moscatelli impianti finiture interne Prisma intonaci impresa Baglioni completamento lavori 2007 superficie coperta 1.300 mq perché è un ambiente di lavoro dove si producono buoni e grandi vini, ma è anche il mio primo biglietto da visita, la mia faccia. Un terroir è tale in quanto è un insieme, mi verrebbe da dire una moltitudine di elementi ormai codificati da una letteratura così vasta che è impossibile solo citare. Si parla, sempre nel mio caso, di Montalcino, zona di altissima vocazione enologica, riconosciuto ed apprezzato riferimento mondiale. Chi sa appena un po’ di vino, distingue bene, in Montalcino, l’importanza degli scarti altimetrici, dell’esposizione al sole, della composizione pedologica dei terreni, del ruolo dei versanti. Ecco, dove c’è San Polo, a Podernovi, noi abbiamo l’obbligo, mi concedete, quasi morale di difendere la dimensione paesaggistica particolare del luogo, la sua specifica natura, la sua bellezza. Pensate che un vino dell’azienda, non un Brunello, si chiama Mezzopane, epiteto che, nel gergale contadino, sta a significare questo: «Da qui si vede un panorama splendido, tale da restarne sazio». Non può certo essere una cantina che interrompe questo feeling, anzi serve che lo accompagni, lo integri, lo esalti. In questo senso la Cantina di San Polo è perfetta: moderna, cosa che non guasta in un contesto saturo di storia e di classicità, ma nello stesso tempo capace di interpretare, attraverso le innovative tecniche di costruzione, la bioarchitettura, lo sfruttamento intelligente delle generose risorse naturali, tutto il bene che noi vogliamo a questa terra, alle sue uve ed alla sua vena innata di donare emozioni. Abbiamo sbagliato a chiamare San Polo la Cantina degli esteti e degli ambientalisti? Dalpiaz Giannetti Architekten SAN POLO, Montalcino (SI) vista dell’esterno, ingresso est pagina precedente: ingresso ovest 76 / 77 sezione trasversale planivolumetrico pianta piano terra 78 / 79 vista del locale barriques © Pietro Savorelli sassicaia Nicolò Incisa della Rocchetta Bolgheri stava vivendo un momento di pieno fermento nel settore del vino. Molte aziende viticole, dalle piccole alle grandi, dalle più note a quelle di più recente insediamento, erano in preda all’euforia di realizzare la propria nuova cantina. Noi non ci siamo fatti trasportare da questo entusiasmo generale. Abbiamo deciso di realizzare una nuova cantina solo perché era necessario, data la crescita che anche la nostra azienda aveva avuto in termini di produzione e di impegni lavorativi. Avevamo bisogno di un locale ben distinto per l’affinamento del Sassicaia. Tra le varie soluzioni a cui abbiamo pensato, abbiamo ritenuto giusto indirizzare la scelta verso un progetto di cantina ‘contemporanea’, poiché un ‘finto antico’ non rientrava nelle Agnese Mazzei, CANTINA SASSICAIA, Bolgheri (LI) Tenuta San Guido località Le Capanne, 27 57022 Bolgheri (LI) tel. 0565 762003 www.sassicaia.com 80 / 81 tradizioni della mia famiglia. L’obiettivo era quello di coniugare, con la massima attenzione, il rispetto delle tradizioni storicoarchitettoniche tipiche dei manufatti di questo territorio, con le esigenze che oggi la modernizzazione delle tecnologie, da una parte e le giuste norme di tutela del lavoro, dall’altra, ci impongono. Non è stato un compito facile quello che abbiamo affidato all’architetto Mazzei, ma le sono riconoscente, ogni giorno di più, constatando l’ottima riuscita del suo lavoro. Da parte nostra abbiamo fornito supporto al progettista con le nostre idee, cercando di suggerire quelle che erano le nostre esigenze tecniche. Ma è all’architetto Mazzei che dobbiamo tutto. Lei ha dimostrato una pazienza encomiabile che del resto era quello che potevo aspettarmi da un’amicizia che ci unisce da tantissimi anni. La realizzazione di una nuova cantina per il Sassicaia, e per giunta a Bolgheri, non era un’impresa facile. A fare i conti con le nostre esigenze c’erano le norme delle © Pietro Savorelli amministrazioni e la necessaria tutela di un paesaggio che va protetto a tutti i costi proprio perché tutti ce lo invidiano. In un qualsiasi contesto rurale la realizzazione di una nuova struttura deve sempre rispettare l’armonia e la semplicità, tipica di un paesaggio agrario. Non dobbiamo mai dimenticare che nel passato le cantine preindustriali erano costruite con materiali poveri, del tutto riciclabili, pensate in relazione al contesto geografico e perfettamente adatte al microclima di ciascun luogo. Le cantine moderne, invece, sono spesso realizzate con materiali inquinanti o comunque realizzati con processi produttivi troppo lontani dai contesti rurali e troppo frequentemente realizzate più per un effetto scenografico che per l’effettiva necessità. Oggi però, mi ritengo felice della scelta che abbiamo intrapreso. Le esigenze tecniche e di lavoro che avevamo a San Guido, sono state raggiunte dando vita ad una struttura che si è insediata con massima attenzione e rispetto in un ambiente delicato, di grande pregio, dove abbiamo la fortuna di vivere e lavorare ogni giorno! vista generale progetto Agnese Mazzei – Agnese Mazzei Architetti collaboratori Gabriele Becattini strutture Piero Caliterna direzione lavori Agnese Mazzei impresa Cerbioni cronologia 2007-2008 superficie utile lorda 750 mq volume 3.680 mc committente Tenuta San Guido, CITAI Spa Agnese Mazzei, CANTINA SASSICAIA, Bolgheri (LI) pianta prosepetto tergale sezione trasversale 82/ 83 prospetto laterale corpo centrale © Pietro Savorelli © Pietro Savorelli 84 / 85 interni con apertura verso la campagna pagina seguente: la barriccaia Sguardo d’insieme CANTINE D’AUTORE UN VIAGGIO IN TOSCANA