CANTINE D’AUTORE
UN VIAGGIO IN TOSCANA
e d i t r i c e
Cantine
Cantine d’autore. Un viaggio in Toscana
ISBN 978-88-903947-1-3
© 2010 DNA Editrice
via XX Settembre, 100 Firenze
[email protected]
8
Ammiraglia Piero Sartogo, Nathalie Grenon
14
ArgentierA Stefano e Bernardo Tori e Associati
20
Badia a Coltibuono Nathalie Grenon, Piero Sartogo
26
Bargino Studio Archea
32
Ca’ Marcanda Giovanni Bo
38
Castello Fonterutoli Agnese Mazzei
44
Enoteca Barone Ricasoli Agnese Mazzei
50
Icario Studio Valle Progettazioni
56
Petra Mario Botta
62
Rocca di Frassinello Renzo Piano Building Workshop
68
Rocca di Montemassi Mirko Amatori
74
San Polo Michele Giannetti
80
Sassicaia Agnese Mazzei
Promotore: WineTown Firenze
Concept: Paolo Di Nardo, Agnese Mazzei
Redazione: Giulia Pellegrini, Fabio Rosseti
Progetto grafico e layout: Davide Ciaroni, Giulia Pellegrini
Ideazione e allestimento mostra: Pierpaolo Rapanà
Comunicazione e marketing: Niccolò Natali
Ufficio Stampa: Complemento Oggetto – Ilaria Pontello
Stampa: Grafiche Gelli, Calenzano (FI)
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Finito di stampare nel mese di settembre 2010
WineTownFirenze>2010
FRANCESCO SPANò Presidente WineTownFirenze>2010
WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010 WineTownFirenze>2010
di suggestioni? Così desideriamo solamente
stimolare una riflessione, un dibattito magari,
sulle grandi e piccole cantine progettate
da quei professionisti interpreti della nostra
epoca che sono gli architetti. Sono queste
cantine funzionali al ‘mestiere’ di fare il vino?
Quali sono i pensieri che hanno ispirato
queste opere? Come si inseriscono sul
territorio? Come rispettano l’ambiente, come
si inseriscono nel contesto, che esiste
e si trasforma secolo dopo secolo? Quale
cultura contemporanea vogliono trasmettere?
Solo domande, noi non possiamo far altro che
dare voce agli esperti. Consapevoli che solo
il tempo, come per il vino, ci dirà se una
cosa è giusta e ben fatta...
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Nella sua prima edizione WineTown Firenze,
con una delle sue dieci ‘tracce’, ospiterà
la questione ‘vino e architettura’.
Così, assieme all’Associazione Culturale
DNA, editrice della rivista di architettura AND,
abbiamo deciso di ospitare una mostra,
di organizzare un dibattito, infine di stampare
questa pubblicazione. Questi eventi si
focalizzeranno sulle ‘cantine d’autore’.
WineTown vuole parlare al popolo, agli
appassionati, agli addetti ai lavori del mondo
del vino, e lo vuol fare raccontando il vino
come trasmissione di culture, di storia,
di pensieri, di emozioni.
E cosa sono gli architetti se non costruttori
di idee, trasmettitori di idee, di pensieri,
Innovazione in Toscana
AGNESE MAZZEI Architetto
Innovazione in Toscana Innovazione in Toscana Innovazione in Toscana Innovazione in Toscana Innovazione in Toscana
che si riflette nell’architettura, nel rapporto
con il paesaggio, nell’uso dei materiali, nella
dimensione, nel linguaggio di forme e stili che
raggiunge spesso risultati di eccellenza.
Non è da sottovalutare lo sforzo da parte
di tutti, anche degli enti pubblici che si sono
trovati ad amministrare una trasformazione
del territorio che ha visto protagonisti operatori
di un settore, quello agricolo, che era ormai
immobile da decine e decine di anni. Inoltre
tutti i progetti hanno consapevolmente puntato
alla qualità architettonica proprio per dare quel
valore aggiunto a una delle attività agricole
più antiche della storia dell’uomo, nel senso
di collocarla in un contesto architettonico
aulico, talvolta grandioso, ma sempre con un
taglio contemporaneo, funzionale e mirato alla
qualità. Oggi tutti questi progetti potrebbero
sembrare velleitari alla luce di un processo
economico assai rallentato: in realtà non si
deve dimenticare che nella maggior parte
dei casi la costruzione di nuovi spazi è stata
vitale per poter essere in grado di produrre,
invecchiare e conservare dei vini di alta
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La Toscana ha beneficiato di una congiuntura
favorevole dovuta a una stagione di
finanziamenti eccezionali e un momento
di mercato del vino così promettente, che dalla
prima metà degli anni Novanta a oggi è stata
il territorio ove si sono concentrati i maggiori
progetti e realizzazioni di nuove cantine. Uno
sforzo encomiabile che ha visto protagoniste
aziende agricole che sono passate da una
realtà arcaica a una di notevole modernità
e dinamismo. Tutte particolari, diverse fra
loro, le nuove cantine sono espressioni di
tecnologie avanzate applicate alla tradizione,
di nuove concezioni spaziali derivanti da
un’attività che negli anni è passata da quella
della fattoria a quella dell’azienda agricola,
dove l’obiettivo non è solo finalizzato alla
produzione, ma anche al mostrare, in questo
caso degustare, quel prodotto nella propria
sede per trasmettere il mondo di sapori,
profumi, territorio e sapere che c’è dietro
il progetto vino. Per questo ognuna di loro
è un’espressione di uno specifico modo di
concepire e di comunicare il proprio prodotto,
qualità. Infatti nella maggior parte dei casi
non c’erano strutture vecchie da poter
convertire e soprattutto bisognava riunire
le varie fasi produttive in un unico edificio.
L’uso del sistema a gravità naturale per
trasferire le uve e il vino da una fase all’altra,
usato in molte di queste costruzioni, è stato
il fulcro attorno al quale si è sviluppata la
progettazione, così come ricorrere a risorse
naturali nei sistemi climatici, in molti casi,
ha sviluppato la sperimentazione nel campo
delle energie alternative.
Con questa prima pubblicazione sulle
cantine toscane, che ne raccoglie una
parte significativa ma sicuramente non tutte,
vorremmo creare un ‘sistema cantine della
Toscana’, che promuova e illustri un turismo
dell’architettura del vino diffuso in varie parti
del territorio, che ci porti a esplorare nuovi
confini, più vari interessi culturali, e le speciali
particolarità dei vini da degustare che,
così come gli edifici in cui vengono prodotti
ed affinati, esprimono ognuno una loro
precisa personalità.
© Andrea Jemolo
ammiraglia
Per la famiglia Frescobaldi, che da 30
generazioni produce grandi vini, ogni tenuta
è un’espressione unica del proprio territorio,
con la propria identità, storia e personalità,
pur condividendo uno spirito e uno scopo
comune: credere nel rispetto del territorio,
puntare sull’eccellenza delle proprie
uve, investire in comunicazione e nella
professionalità delle risorse umane.
Per questo, quando si è trattato di progettare
la nuova cantina della Tenuta dell’Ammiraglia
a Magliano, vicino a Grosseto, si è rivolta allo
studio di Piero Sartogo e Nathalie Grenon.
La cantina Ammiraglia rappresenta oggi uno
dei migliori esempi di innovazione e tecnologia
nel pieno rispetto della natura, integrandosi
perfettamente nell’ambiente circostante.
La struttura, che copre circa 3.000 mq,
accoglie sotto la sua slanciata copertura
l’impianto di vinificazione e invecchiamento,
Piero Sartogo, Nathalie Grenon AMMIRAGLIA, Magliano in Toscana (GR)
Tenuta dell’Ammiraglia
località La Capitana, 222
58051 Magliano in Toscana (GR)
tel. 0564 50411
www.frescobaldi.it/it/tenute/tenuta-dellammiraglia.html
a destra: schizzo progettuale di Piero Sartogo
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gli uffici, oltre agli spazi per l’accoglienza,
la vendita, la degustazione e una sala
convegni con una foresteria.
Ciò che colpisce in questa architettura è la
sua capacità di divenire parte essenziale del
paesaggio pur essendo, di fatto, un edificio
concepito per assicurare alla produzione
del vino le condizioni perfette.
Qui le esigenze funzionali di una cantina
che produce grandi vini sono pienamente
rispettate all’interno di una struttura
caratterizzata da un design essenziale, le cui
forme rispettano tuttavia i più stretti criteri
funzionali e ambientali, senza rinunciare alla
qualità estetica e materica dell’edificio.
La cantina sembra aprirsi direttamente
nel terreno per effetto della sua copertura,
un’ala di gabbiano su cui è stato riportato
il terreno scavato per la posa delle fondazioni.
Se questa soluzione integra il corpo edilizio
con l’ambiente circostante, dall’altro lato non
rinuncia a una complessità geometrica che
ha saputo trovare nelle tecnologie del legno
e dell’acciaio (le stesse che entrano in gioco
© Andrea Jemolo
nella realizzazione del vino) gli strumenti
per esprimersi in maniera così efficace
sia dal punto di vista costruttivo/funzionale
che estetico. La cantina è organizzata lungo
un asse prevalente, alle cui estremità si
trovano rispettivamente gli spazi aperti
al pubblico, sottolineati dall’accogliente
slancio della copertura, e quelli destinati alla
produzione, evitando così ogni interferenza
funzionale. Il rispetto dell’ambiente non
si esplica solo con il basso impatto visivo
dell’architettura sull’ambiente circostante
ma anche attraverso l’uso dei materiali
e le soluzioni strutturali e progettuali adottate,
che sono in grado di creare all’interno
della cantina un microclima ottimale per la
produzione del vino, senza ricorrere a impianti
termici o meccanici: il tetto coperto di terra,
il suo aggetto, la disposizione in pianta delle
diverse zone produttive, l’orientamento, tutto
fa sì che nella maniera più naturale possibile
si creino quelle condizioni di temperatura
e umidità necessarie.
Piero Sartogo, Nathalie Grenon AMMIRAGLIA, Magliano in Toscana (GR)
progetto Piero Sartogo, Nathalie Grenon
tecnica costruttiva struttura con pilastri in acciaio e
copertura in legno lamellare
cronologia 2004-2008
superficie coperta 3.500 mq
committente Marchesi de’ Frescobaldi Spa
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paesaggio e architettura
pagina seguente: schema del progetto architettonico
prospetto ovest
prospetto sud
© Andrea Jemolo
il locale barriques
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© Archivio Marchesi de’ Frescobaldi
paesaggio e architettura
argentiera
Oggi chiamiamo ‘cantina’, con un termine molto
romantico ed evocativo, quello che in realtà
altro non è se non un moderno opificio. Ci si
troverebbe normalmente a pensare quindi a un
edificio dove l’ergonomia e la logica produttiva
sono al primo posto nella piramide delle
priorità e dove anche la tecnologia, al servizio
del lavoro prodotto nelle vigne, rivendica il
proprio ruolo e i propri spazi. Ma non è tutto
nel nostro caso, questo ‘opificio’, la cantina
di Argentiera, si trova in una condizione molto,
molto speciale, perché parliamo di una cantina
che deve essere costruita non solo in aperta
campagna come normalmente succede, ma in
un contesto paesaggistico straordinariamente
bello e delicato. Una considerazione elementare
che scompagina e stravolge così ogni altra
considerazione tecnica e formale e costringe
a ripensare l’ordine di merito dei principi con
cui si è abituati a pensare il progetto di un
impianto produttivo. Non abbiamo ancora detto
che all’Argentiera il tema centrale del progetto,
oltre che garantire alla cantina funzionalità
e operatività massime, era di consentire al
visitatore il pieno godimento del territorio e del
panorama circostante: del mare per apprezzarne
Stefano e Bernardo Tori e Associati L’ARGENTIERA, Donoratico (LI)
Tenuta Argentiera
via Aurelia 412/A
località I Pianali
57022 Donoratico (LI)
tel. 0565 773176
[email protected]
www.argentiera.com
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il benefico influsso sul vino, e quindi delle vigne
e del territorio proprio della DOC di Bolgheri,
e quindi ancora dare un affaccio sulla costa
Nord verso Donoratico, Cecina e Livorno e poi
verso la costa Sud, l’Elba, il golfo di Baratti,
e anche verso le isole dell’Arcipelago toscano
fino alla Corsica. Paesaggio e territorio quindi
non solo da proteggere, ma anzi da valorizzare
e mettere al centro di un’opera che diventi
anche un privilegiato punto di osservazione
e godimento per la più completa fruizione di
questo straordinario panorama fatto di boschi,
mare, isole, viali di pini monumentali, lunghe
spiagge, casali e castelli... se ne può parlare
molto a lungo ma qui si è chiamati a costruire...
una bella e rara opportunità ma anche una
grande responsabilità. Un’architettura dunque
anche responsabile, un altro bel tema...
Abbiamo così individuato l’architetto Bernardo
Tori come la persona per noi più adatta
a guardare avanti ma con la giusta sensibilità per
trovare proprio nel paesaggio e nella storia dei
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vista est
pagina seguente: il locale dei tini e sezione longitudinale
in apertura: dettaglio della muratura
progetto e direzione artistica Stefano e Bernardo Tori
e Associati – Bernardo Tori
collaboratori Giovanna Romanelli, Marco Mugnai,
Andrea Pinti, Bernardo Monti
strutture AEI progetti
impianti meccanici ed elettrici M&E
direzione lavori e contributi di ingegneria Hydea
forniture enologiche Emex Engineering
impresa C.P.F. Costruzioni
sistemazioni a verde Piante MATI
cronologia 2007
superficie utile 4.718 mq
volume 32.245 mc
committente Corrado e Marcello Fratini
luoghi quelle regole del costruire che già avevano
prodotto tanta bellezza intorno a noi. Abbiamo
così condiviso con lui la scelta di riappropriarci
di elementi architettonici, stilistici, colori, forme
e materiali a noi noti, familiari ai luoghi e ricchi
di valori evocativi e simbolici. Per costruire
all’Argentiera abbiamo condiviso con l’architetto
Tori la scelta di procedere per ‘analogia’
e non per ‘contrasto’ richiamando, per i volumi
e le parti dell’edificio che sarebbero state fuori
terra, strutture, forme e materiali che nel tempo
hanno distinto edifici importanti propri della
costa toscana tra Livorno e Grosseto.
Abbiamo voluto creare sì il luogo di lavoro per
un’attività produttiva di eccellenza, ma anche
un luogo di suggestioni, edificio ma anche luogo
dell’immaginazione, architettura radicata nella
memoria oltre che nei luoghi, architettura nata
nel paesaggio perché sia il paesaggio il vero
protagonista ed il primario elemento di stupore
e godimento. La nuova cantina assume e fa
propri quindi elementi, forme, materiali e colori
che sfuggono al controllo del tempo, che non
sono e non saranno più riconducibili ad un’epoca
precisa ad una tipologia e ad una funzione ben
definita. Quello che torna a emergere con forza
è il valore simbolico e paesaggistico delle
architetture che hanno disegnato questo territorio
nei secoli, quasi che il nuovo edificio sia una
emanazione stessa del luogo. Ciò acquista un
valore ancor maggiore se, come in questo caso,
la funzione dell’edificio è così intimamente legata
alla natura, alla morfologia e alla tradizione del
territorio. Le grandi terrazze non sono solo il
punto da cui ammirare la vastità e la ricchezza
paesaggistica dei luoghi, ma il luogo in cui viene
naturale la sintesi tra il mare e le vigne, tra le
pinete monumentali dell’azienda e le non lontane
pinete della pianura e del Tombolo, tra
le formazioni rocciose dei contrafforti delle colline
metallifere e la sagoma montuosa delle isole
dell’arcipelago e della Corsica. Nasce così
un edificio che nasconde e copre di prati
e olivi gran parte dei volumi e delle superfici che
abbiamo posto all’interno della collina, ma non
rinuncia alla propria essenza, identità, autonomia,
non esita a farsi vedere e riconoscere per
divenire, come in effetti è già diventato, uno dei
più significativi landmark dell’area.
la barriccaia
pagina precedente: disegno della struttura delle volte
sezione longitudinale sulla barriccaia e sulla tinaia
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Stefano e Bernardo Tori e Associati L’ARGENTIERA, Donoratico (LI)
© Andrea Jemolo
Emanuela Stucchi Prinetti Abbiamo optato
per una cantina ‘contemporanea’ perché ci
sembrava più sensato che non fare un edificio
‘finto-tradizionale’. Le esigenze tecniche
condizionavano molto il progetto e rendevano
ancora più difficile rendere credibile un design
tradizionale: lavorando per caduta avevamo
necessità di disporre di altezze importanti,
di un terrazzo praticabile per il ricevimento
delle uve. Il nostro apporto al progetto è stato
forte, avevamo delle richieste molto specifiche
riguardo alle funzioni e abbiamo dato
indicazioni su moltissimi aspetti tecnici che
condizionavano il ‘vestito’. Gli architetti erano
alla loro prima cantina e li abbiamo guidati
nelle funzioni richieste, così come noi ci siamo
fatti guidare nelle scelte di design.
Abbiamo posto molta attenzione al paesaggio,
assicurandoci che l’edificio si vedesse solo
da distanza ravvicinata. Abbiamo lavorato
con pochi interventi sul terreno con piante che
collegassero l’edificio all’ambiente. Abbiamo
posizionato la cantina in modo che non
impattasse la veduta dal vicino borgo di
Monti di Sotto. Abbiamo interrato le linee
elettriche e creato un depuratore che
servisse sia la cantina che il vicino borgo.
Badia a Coltibuono
località Badia a Coltibuono
53013 Gaiole in Chianti (SI)
tel. 0577 74481
www.coltibuono.com
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badia a coltibuono
Nathalie Grenon, Piero Sartogo CANTINA BADIA A COLTIBUONO, Gaiole in Chianti (SI)
© AlLICOLOR
Nathalie Grenon, Piero Sartogo CANTINA BADIA A COLTIBUONO, Gaiole in Chianti (SI)
progetto Nathalie Grenon, Piero Sartogo
collaboratori Sergio Micheli, Boudewjin Kaijser,
Alberto Chiappini, Evasio Magliozzi
consulenti Rodolfo Casini (ingegneria strutturale),
Girolamo Michelin, Maurizio Castelli (enologia),
Luca Sani, Carlo Stazzoni (ingegneria impiantistica)
impresa Giomarelli Anterivo
capocantiere Alberto Chiappini
cronologia 1995-1999
superficie 5.500 mq
committente Badia a Coltibuono Srl
planimetria generale
1 piazzale ricevimento uve
2 giardino pensile
3 enoteca degustazioni
4 piazza
5 bocca tunnel per invecchiamento
6 compluvio della valle
vista aerea della cantina
pagina precedente: la bocca della cantina
con il grande infisso scorrevole e il volume
cilindrico dei grandi tini di fermentazione
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il processo di vinificazione basato sulla caduta per forza di gravità:
dalla fermentazione nei tini di acciaio all’invecchiamento nelle barriques
© Andrea Jemolo
la sezione trasversale individua la lavorazione per gravità, dal piazzale del ricevimento
uve a monte, alle presse a valle
© Alan Karchmer
a sinistra: pianta. I tre corpi di fabbrica sono collegati trasversalmente dallo skylight:
dal volume centrale che contiene la macchina del processo (pigiatura/pressatura) ai
due volumi laterali di vinificazione (vino bianco/vino rosso)
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le feritoie disposte in accelerazione prospettica
servono ad arieggiare il ‘vin santo’
© Valentina Muscedra
bargino
Piero Antinori Non volevamo una cantina
monumento, magari in vetro e acciaio come
vuole certa architettura moderna, ma un
intervento che rilanciasse i materiali della
tradizione per tracciare un segno forte,
innovativo eppure rispettoso del paesaggio,
della sua storia e cultura. Un luogo concepito
in modo da accompagnare l’uva dalla sua
genesi ai singoli passaggi della fermentazione,
dell’affinamento, dell’imbottigliamento, per
culminare in un percorso museale aperto
al pubblico. In questo caso l’architettura
si cimenta con antichi materiali (il cotto, la
pietra serena, il marmo) per sfidare il futuro,
nel segno della continuità e del rispetto del
paesaggio. Il cuore della nostra cantina avrà
l’interno rivestito in cotto rosso e ospiterà
anche tutte quelle funzioni tipiche di una
fattoria toscana rivista in chiave moderna.
Studio Archea BARGINO, San Casciano Val di Pesa (FI)
Cantina il Bargino
Marchesi Antinori
località Bargino, San Casciano Val di Pesa (FI)
tel. 055 23595
[email protected]
www.antinori.it
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Infatti al suo interno si lavorerà ovviamente
alla produzione del vino, ma anche dell’olio,
del vinsanto, del pane e sarà in funzione
persino una falegnameria dove si realizzeranno
le barriques. Ogni singolo dettaglio mostra
la capacità di conciliare naturale e costruito
senza soluzione di continuità: dalla facciata
della struttura, adagiata quasi orizzontalmente
sul pendio naturale della collina e rivestita
dai filari delle viti, agli uffici che partono dalla
prima fenditura del terreno come una sorta
di belvedere, sino all’ingresso visitatori che
penetra nel fianco della collina per lasciare
le zone parcheggio nella parte sotterranea,
invisibile, del complesso. Il progetto è riuscito
a darci quello che volevamo: un insieme di
tradizione, di luogo per una produzione di
qualità, di valorizzazione del paesaggio toscano
e al tempo stesso un segno di innovazione
ben rappresentato dal linguaggio moderno di
quei due tagli nella collina. Si tratta di un luogo
baricentrico per la nostra produzione che ci
consente di razionalizzare le strutture aziendali.
Ma è anche un progetto con cui diamo una
risposta ad un’esigenza che oggi si sviluppa
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in queste pagine: viste dei lavori di cantiere
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© Valentina Muscedra
© Valentina Muscedra
progetto architettonico Studio Archea –
Laura Andreini, Marco Casamonti,
Silvia Fabi, Giovanni Polazzi
project management Hydea – Paolo Giustiniani
strutture AEI progetti – Massimo Toni,
Niccolò De Robertis
impianti enologici Technique Trading
impianti tecnologici M&E – Stefano Mignani,
Paolo Bonaccorsi
direzione artistica Marco Casamonti
direzione lavori Paolo Giustiniani
impresa Consorzio Etruria
cronologia 2004-2008
superificie costruita 41.165 mq
volume 287.260 mc
committente Marchesi Antinori Srl
sempre di più con il fenomeno del turismo del
vino: consentire al consumatore di guardare
dietro la bottiglia. Volevamo che fosse una
struttura importante, che lasciasse il segno
nella storia ma non un edificio monumentale
e soprattutto che non rovinasse il paesaggio,
anzi quasi invisibile.
Ci sono voluti 2-3 anni per trovare la posizione
adatta, doveva essere nel Chianti e nel
Comune di San Casciano, vicino alle tenute
storiche di Tignanello, Pèppoli e Badia
a Passignano. Questa collina del Bargino,
nel Chianti Classico, diventerà simbolo
dell’unione simbiotica tra natura arcaica
e produttività contemporanea, simbolo
della rinata consapevolezza del ruolo
dell’architettura come arte della trasformazione
del territorio ed espressione dei valori e delle
tradizioni del contesto in cui si inserisce.
sopra: sezione prospettica trasversale
a destra: pianta a quota + 174 m
pagina precedente: sezione prospettica longitudinale
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Studio Archea BARGINO, San Casciano Val di Pesa (FI)
ca’ marcanda
Angelo Gaja Iniziai a lavorare con l’architetto
Giovanni Bo, di Asti, nel 1982 ed ebbi subito
modo di apprezzarne l’architettura sobria,
essenziale, che non cerca di stupire, che rifiuta
la stravaganza, l’esibizione, l’ostentazione.
Durante il decennio Ottanta, visitai con lui
diverse cantine in Francia, California, Italia.
Quando nel 1996 acquistai a Bolgheri i terreni
di Ca’ Marcanda pensai subito di affidargli il
progetto architettonico della nuova cantina
dandogli carta bianca, accordandogli la facoltà
di progettare come meglio riteneva opportuno.
Ancorché io appartenga ad una famiglia che
da quattro generazioni opera nel mondo del
vino, non misi lingua nel progetto e cercai
tenacemente di mantenere fede a questo
impegno, tanto da poter oggi affermare che
il merito del progetto architettonico appartiene
esclusivamente all’architetto Giovanni Bo.
Sono state premiate praticità e funzionalità,
non si sono cercati effetti speciali, si sono
tenuti i costi sotto controllo.
Ca’ Marcanda è stato il primo esempio
in Italia di cantina in pianura pressoché
completamente interrata; solo il corpo
degli uffici e della sala di degustazione
sono fuori terra. L’impatto è moderato
e ne ha giovato straordinariamente
Ca’ Marcanda
località Santa Teresa, 272
57022 Castagneto Carducci (LI)
tel. 0173 635158
[email protected]
Giovanni Bo CA’ MARCANDA, Castagneto Carducci (LI)
dettaglio della scala al livello -7,30 m
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l’integrazione con l’ambiente circostante.
L’architetto Bo ha saputo interpretare
al meglio il mio desiderio di un approccio
discreto con il mondo del vino di Bolgheri,
laddove esistono produttori storici insediati
da tempo e largamente affermati.
Mi avrebbe messo a disagio un arrivo
fragoroso annunciato da squilli di tromba,
non avrei gradito una cantina che
si imponesse al territorio, che sarebbe
stato difficile non vedere.
© Oliviero Toscani
pianta livello 0,00
dettaglio dell’entrata principale
pianta livello -7,30 m
progetto Giovanni Bo
cronologia 1996
committente Angelo Gaja
Ho tolto la cantina dal percorso delle strade
dei vini; ho cercato di evitare articoli da parte
di giornali locali; ci è sembrato normale
perseguire una strategia di comunicazione
di basso profilo. Ca’ Marcanda non è aperta
al pubblico (non è un obbligo che le cantine
siano aperte al pubblico; sono innanzi
tutto luoghi di lavoro). È aperta invece
ai professionisti: bastano loro a essere
meravigliati e a parlarne.
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Giovanni Bo Ca’ MARCANDA, Castagneto Carducci (LI)
© Oliviero Toscani
vista del locale serbatoi
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ingresso alla zona degli uffici
castello fonterutoli
Filippo Mazzei Fino alla vendemmia 2005
le cantine di Fonterutoli erano quelle storiche,
disseminate qua e là tra i vicoli del vecchio
borgo: un dedalo assolutamente affascinante
per il turista, una gincana sotto il profilo
operativo. La costruzione della nuova cantina
risponde quindi a reali necessità produttive:
riunire tutto il processo produttivo in un’unica
struttura perfettamente adeguata alla qualità
e alla tipologia dei vigneti, ottimizzare gli
spazi, le attrezzature, i tempi di lavoro, unito
all’uso sapiente e controllato della tecnologia
e della componente naturale. Efficienza,
controllo delle temperature e più in generale il
controllo analitico di tutte le fasi del processo
produttivo non sono perdite di ‘tradizione’,
ma valori assolutamente essenziali in
un percorso di crescita qualitativa. Per la
nuova cantina si è deciso, quindi, di fare un
progetto assolutamente contemporaneo, che
coniugasse la modernità del disegno con i valori
Marchesi Mazzei
Castello di Fonterutoli
via Ottone III, 5
località Fonterutoli
53011 Castellina in Chianti (SI)
tel. 0577 73571
www.mazzei.it
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architettonici e i materiali utilizzati. Insomma
una cantina contemporanea, di un’azienda
con seicento anni di storia. Dopo molti anni di
ricerca sulle differenti situazioni aziendali, nasce
l’idea di costruire una cantina per poter vinificare
separatamente le oltre 120 parcelle e l’unicità
dei singoli terroir in tutto il processo produttivo:
vendemmia, vinificazione, affinamento in legno.
Anzitutto, uso totale della gravità nel processo
di vinificazione, in modo da non stressare
la materia prima: concetto particolarmente
importante per tutte le uve, ma assolutamente
cruciale nel caso del Sangiovese, la cui
sensibilità chimico-fisica risente in maniera
davvero negativa degli stress meccanici dati
dall’utilizzo di pompe e coclee. Infine, controllo
naturale di temperatura e umidità nella
barriccaia. Nostra sorella Agnese, architetto,
ha studiato a lungo le esigenze produttive e oltre
© Pietro Savorelli
Agnese Mazzei CANTINA CASTELLO DI FONTERUTOLI, Castellina in Chianti (SI)
Agnese Mazzei CANTINA CASTELLO DI FONTERUTOLI, Castellina in Chianti (SI)
pianta
© Pietro Savorelli
progetto Agnese Mazzei – Agnese Mazzei Architetti
collaboratori Gabriele Becattini, Ivana Pelosi
strutture Carlo Succi, Piero Caliterna, Raoul Romiti
impianti enologici Emex Engineering
direzione lavori Hydea –
Paolo Giustiniani, Graziano Margiacchi
impresa C.P.F. Costruzioni
cronologia 2005-2008
superficie 9.238 mq
committente Marchesi Mazzei Spa
a dare una forma architettonica contemporanea,
ha saputo unirsi sapientemente alle necessità
aziendali, interpretandone tutti i problemi
e le soluzioni per risolverle. Insomma, è uno
dei rari casi in cui è stata costruita una cantina
intorno al processo e non viceversa. Durante
lo scavo, è stata lasciata una parete di roccia
a vista, che aiuta il mantenimento naturale della
temperatura, con piccole e lente fluttuazioni
durante l’anno. Sulla roccia, le sorgenti trovate
durante lo scavo (la fons che dà il nome
a Fonterutoli) permettono poi il mantenimento
di un’umidità sufficientemente elevata. Al
rispetto delle fonti energetiche si affianca
dunque un approccio totalmente ‘naturale’
al processo di affinamento del vino. Per
l’ubicazione della nuova cantina è stata
individuata una zona sottostante il borgo,
nascosta alla vista in modo da non alterare gli
equilibri del paesaggio. La particolare posizione,
all’imboccatura di una piccola valle, consente
alla cantina di essere praticamente invisibile
dal lato nord, e di godere dal lato sud di un
panorama mozzafiato che spazia a 180° su tutta
la pianura sottostante: Siena e San Gimignano
si stagliano nitide lungo il profilo dell’orizzonte,
mentre Monteriggioni torreggia più in basso.
Appoggiata al dorso della collina, parzialmente
scavata nella roccia, la cantina è interrata per
più di due terzi della sua cubatura; la parte
a vista si collega idealmente agli opifici toscani
dell’Ottocento e la sua forma ricorda la prua di
una nave rivolta a sud, verso il sole. I materiali
impiegati sono la pietra del Chianti e il cotto,
omaggio alla vicina Siena: materiali che non
stridono con il colore della terra circostante
ma che al tempo stesso sembrano vivi quando
il sole li inonda, e le formelle appositamente
disegnate da Agnese Mazzei creano giochi
cromatici che si ‘prolungano’ sul rame dei tetti.
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vista generale
in apertura: dettaglio della facciata
1,00 m2
SEZIONE LONGITUDINALE
© Stefano Etienne Hunyady
sezione longitudinale
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© Pietro Savorelli
vista della barriccaia
pagina precedente: la zona dedicata agli uffici
enoteca barone ricasoli
Francesco Ricasoli Il sodalizio professionale
tra l’architetto Mazzei e la famiglia Ricasoli
nasce molti anni fa con un intervento su un
antico fabbricato rurale da ristrutturare.
Buon gusto, rispetto delle linee architettoniche
originali e utilizzo di nuovi materiali che
si integrano perfettamente nella struttura
esistente, ci spinsero ad affidarle un nuovo
compito: la ristrutturazione di un edificio
facente parte della storica azienda vitivinicola
a Brolio, datato fine Ottocento e ormai
abbandonato da almeno quaranta anni
e in pessime condizioni.
Originariamente era stato adibito a magazzino
al piano terra e a frantoio per la molitura delle
olive al piano seminterrato e, in un secondo
tempo, con l’incremento della produzione
vinicola nell’immediato dopoguerra, furono
Agnese Mazzei ENOTECA BARONE RICASOLI, loc. Madonna di Brolio (SI)
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© Pietro Savorelli
costruite in loco vasche in cemento per
lo stoccaggio del vino.
Il progetto prevedeva la ristrutturazione
e riconversione dell’edificio a reception,
enoteca, sala di degustazione e uffici
direzionali della Barone Ricasoli Spa, al
piano terreno, e una barriccaia nel piano
seminterrato. Le sue caratteristiche erano
perfette per lo scopo prefisso: vasti spazi
interni, ingresso immediatamente adiacente
alla SP 484 ‘del Castello di Brolio’, collegabile
quindi al resto degli edifici industriali.
L’idea era quella di mantenere gli spazi
interni così come erano nati ed esaltare
le caratteristiche architettoniche iniziali
Barone Ricasoli
cantine del Castello di Brolio
53013 Gaiole di Chianti (SI)
tel. 0577 7301
www.ricasoli.it
© Pietro Savorelli
progetto Agnese Mazzei – Agnese Mazzei Architetti
collaboratori Gabriele Becattini
strutture Piero Mele
direzione lavori Agnese Mazzei
opere in ferro Marzoli e Margheri, Firenze
falegnameria Lapis Radda in Chianti,
Vivere il legno, Barberino Val d’Elsa,
Pietro Portogallo, Firenze
opere edili Lastrucci Ivo & C., Radda in Chianti
pitture Giancarlo Petreni
cronologia 2003-2004
superficie utile lorda 1.625 mq
volume 7.253 mc
committente Barone Ricasoli Spa Agricola
quali i due enormi archi che dividono la sala
centrale, ora reception e salotto. Il pavimento
originario del piano terra era costituito da
larghe e lunghe doghe di rovere toscano ormai
non più recuperabili ma da lì venne lo spunto
per il successivo progetto: grandi travi a vista
supportate da longarine d’acciaio al soffitto
e pavimento in legno, con doghe in rovere
massello. L’architetto Mazzei propose infine
l’utilizzo di acciaio e vetro per contrastare
il ‘peso’ di tutto questo legno. L’imponenza
dell’edificio richiedeva infatti più leggerezza
nell’uso dei materiali nonché nell’utilizzo degli
spazi. L’attenzione era dunque focalizzata
all’equilibrio dei materiali e dei volumi, alla
funzionalità e ad un design puro e rigoroso.
Agnese Mazzei ENOTECA BARONE RICASOLI, loc. Madonna di Brolio (SI)
l’enoteca
pianta quota scatole mobili
prospetto interno
prospetto esterno
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pianta piano terra
pianta quota mensola
pianta quota bancone
© Pietro Savorelli
allestimento in corso di realizzazione al piano seminterrato nei locali
per un periodo adibiti a barriccaia
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pagina precedente: i locali sul soppalco
Andrea Cecchetti Il complesso architettonico
che ospita la Cantina Icario nasce da
un intervento di ampliamento del nucleo
originario dell’azienda.
Alla base del progetto c’è stata la volontà
di seguire una concezione contemporanea
di cantina, capace di coniugare funzionalità
dei processi produttivi, rispetto dell’ambiente,
con un linguaggio che riproducesse le
molteplici risonanze tipiche del nostro
tempo. Una scelta dunque dettata non
solo da questioni estetiche, ma da esigenze
soprattutto di funzionalità, perché ritengo
che soluzioni architettoniche e tecnologie
all’avanguardia debbano essere a servizio
del prodotto finale. Nel nostro caso: un vino
di eccellenza. Questo principio ha guidato
anche lo studio degli spazi interni della
cantina, progettati in modo da ricalcare
la sequenzialità del processo vinicolo, in una
logica di organizzazione produttiva moderna.
La struttura si sviluppa su tre livelli e risponde
a specifici requisiti termo-igrometrici e alle più
avanzate tecniche in campo enologico, come
la vinificazione ‘a caduta’ che sfrutta la forza
di gravità nelle varie fasi di lavorazione, così
da limitare al minimo l’impiego di pompe
e non compromettere la qualità del vino.
Nella Cantina Icario ritornano la grande
tradizione vitivinicola di Montepulciano
e la tipologia delle costruzioni rurali toscane,
entrambe rivisitate in chiave contemporanea.
A lungo avevo coltivato il sogno di una cantina
nella quale far convergere esperienze diverse,
in una logica di contaminazione continua
e di ricerca multisensoriale. Un luogo dove
condividere con gli altri – in un contesto
di convivialità – alcune delle mie grandi
passioni: il buon vino e l’arte. Infatti il progetto
architettonico ha previsto da subito degli spazi
di apertura al pubblico, anche in funzione
Azienda agricola Icario
via delle Pietrose, 2
53045 Montepulciano (SI)
tel. 0578 758845
www.icario.it
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icario
Studio Valle Progettazioni CANTINA ICARIO, Montepulciano (SI)
© Andrea Jemolo
pianta delle coperture,
impostazione geometrica della composizione
fronte di ingresso
a destra: planimetria originaria
in apertura: vista del locale barriques
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sezione longitudinale
© Pier Maulini
interno, la zona espositiva
Studio Valle Progettazioni CANTINA ICARIO, Montepulciano (SI)
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progetto architettonico, strutture e impianti
Studio Valle Progettazioni
gruppo di progettazione Tommaso Valle,
Cesare Valle, Gianluca Valle, Gianluigi Valle
con Giuseppe Mura, Stefano Rosa, Paolo Vacatello
coordinamento generale e supervisione artistica
Gianluigi Valle
consulenti SPAC Engineering (strutture),
Salvatore Baldassarra (impianti elettrici),
Alberto Borgogni (impianti meccanici)
direzione lavori Marco Maggi
impresa PC Compagnia Progetti & Costruzioni
cronologia 2002-2007
superficie 3.390 mq
committente Azienda Agricola Icario
fotografi Gianluigi Valle, Andrea Jemolo,
Pier Maulini, Fabio Speranza (fotoritocchi)
dell’attività artistica. Volevo una struttura
che consentisse una certa flessibilità, con
ampie sale open space trasformabili in spazi
dedicati, a seconda delle esigenze contingenti.
Ho seguito passo per passo l’avanzamento
del progetto affidato allo Studio Valle di
Roma, partecipando ad ogni fase della sua
realizzazione, cercando di trasmettere ai
progettisti quei principi che volevo confluissero
nell’edificio e che imprimessero una forte
identità alla Cantina Icario: funzionalità,
innovazione, minimo impatto ambientale, forte
immagine architettonica. Sono soddisfatto
del risultato finale, e penso che Icario, nel
suo complesso, comunichi questi valori.
Con mio padre Giancarlo e mia sorella
Alessandra ho visitato la Toscana per
individuare il luogo più adatto dove costruire
la Cantina Icario. A Montepulciano abbiamo
trovato il luogo ideale. Ho sentito subito
una forte responsabilità nei confronti del
contesto naturalistico che avevo di fronte.
Credo che alla base di ogni progetto, anche
architettonico, debba esservi un principio
di responsabilità e ritengo che sia doveroso
considerare le peculiarità del luogo, in
questo caso le bellissime colline della Val
d’Orcia. Posso affermare con orgoglio che
Icario rispetta questo straordinario territorio,
valorizzandolo. Icario è la dimostrazione
che è possibile – con interventi accorti –
aggiungere bellezza a un paesaggio già
di per sé affascinante, cogliendo lo spirito
dei luoghi e trasferendolo in qualche modo
nell’architettura e in ciò che qui si produce.
Nel caso di Icario la costruzione risolve
l’impatto ambientale in un rapporto armonioso
con la natura circostante: la cantina
è immersa in un’atmosfera suggestiva,
pur conservando un’immagine forte,
una sua identità, al contempo di tradizione
e innovazione.
petra
© Enrico Cano
Vittorio Moretti Petra è la storia di un’ambizione
realizzata. In questa cantina si è concretizzato
il desiderio di costruire una struttura in grado
di evidenziare la bellezza del luogo in cui sorge
e il fascino del lavoro che in essa si svolge.
Un concetto antico che i francesi, per primi,
hanno applicato al mondo del vino realizzando
i grandi Chateaux, costruiti per rendere
immediatamente evidente all’occhio, che
pare sia il primo strumento di giudizio dell’uomo,
l’unicità di un vino e del territorio in cui esso
è prodotto. In essi, infatti, il disegno
architettonico diventa così significativo da
essere l’elemento identificativo per il vino, per le
vigne e persino per chi vi abita e lavora. Anche
in etichetta, il profilo architettonico della cantina
diventa segno distintivo del vino ed il nome del
Mario Botta PETRA, Suvereto (LI)
Petra Azienda Agricola
località San Lorenzo Alto, 131
58028 Suvereto (LI)
tel. 0565 845308
[email protected]
www.petrawine.it
56 / 57
‘Castello’ coincide con il nome del vino.
Il luogo La mia ambizione è stata di ripercorrere
questa strada individuando innanzitutto
un luogo che si prestasse a questo tipo
di intervento. Tra i numerosi poderi visitati,
mi ha colpito questo angolo di Maremma,
ricco di storia e di intatta bellezza paesaggistica,
ma al contempo non ancora così noto dal punto
di vista vitivinicolo come altri territori toscani.
L’ho acquistato nel 1997 riuscendo, in un anno,
a recuperare i migliori appezzamenti di bosco
e vigne sino a raggiungere gli attuali 300 ettari.
Il vino e il vigneto Avevo le idee molto chiare
sulla concezione del ciclo produttivo che doveva
essere moderno, funzionale, ma rispettoso
della tradizione e quindi con il minimo impatto
meccanico sulle uve e sul mosto. La lavorazione
per gravità doveva essere uno dei punti fermi
di questa cantina.
Anche sulla concezione del vigneto, non avevo
dubbi. Mi avvalevo dell’esperienza di quasi 30
anni in Franciacorta, dove abbiamo creato
due realtà importanti con la costanza
e l’umiltà di attendere dal territorio, e solo
dal territorio, suggerimenti su come fare un vino
© Enrico Cano
progetto architettonico Mario Botta
collaboratori Maurizio Pelli,
Antonio Annaloro, Gabriele Priami
progetto esecutivo ufficio tecnico Moretti
direttore tecnico Evangelista Zampatti
coordinatore Leonardo Pedrali
esecutivo strutturale e architettonico Stefano Franzoni
strutture in cemento armato Carlo Montagnoli
strutture in legno lamellare Renzo Garuffini
responsabile sicurezza in fase di progetto
Dario Tognali
impianti Glauco Fontanive
indagine geologica S.G.A. – Uffreduzzi, Sabatini
direzione lavori:
direzione generale Vittorio Moretti
direzione architettonica Mario Botta
direzione strutturale Evangelista Zampatti
impresa Moretti
direttore di cantiere Luca Moretti
responsabile sicurezza in fase di esecuzione
Dario Tognali
strutture prefabbricate Moretti
montaggio strutture prefabbricate Montedil Due
responsabile del montaggio Maurizio Mandelli
strutture in legno lamellare Interholz Italia
direttore di produzione Franco Cucchi
montaggio strutture legno lamellare Angelo Capoferri
responsabile del montaggio Pierangelo Delaidelli
cronologia 1999-2003
superficie 8.000 mq
committente Terra Moretti Srl
espressivo, che suscita emozioni e rimane nella
memoria. Proprio in Franciacorta, è iniziata la
collaborazione con il professor Attilio Scienza,
conosciuto in tutto il modo per i suoi studi sulla
vocazionalità dei territori vitivinicoli. A Petra,
l’amico Attilio ha iniziato subito una mappatura
delle terre per individuare i vitigni più idonei al
microclima di Petra e per disegnare chiaramente
i prossimi 30 anni del progetto vino.
L’architettura A questo punto serviva un
architetto che fosse in grado di subordinare
e integrare le proprie scelte estetiche alla
nostra filosofia di produzione e al carattere
del territorio. Conoscevo già Mario Botta
e di lui ho sempre apprezzato le scelte
innovative e coraggiose, ma anche la linearità,
il rigore filologico e il rispetto per i luoghi
in cui ha costruito. Credo sia riuscito
a esprimere al meglio le esigenze di funzionalità
e di impatto estetico. Con la sua verticalità,
Petra esprime l’idealità del ‘fare vino’
e al contempo soddisfa le esigenze di
razionalità e naturalità in cantina. Nel progetto
Petra, ho realizzato pienamente un’ambizione
e un desiderio. Come imprenditore, l’ambizione
e la volontà di creare un’azienda moderna,
bella e funzionale. Come produttore, il desiderio
di realizzare una cantina perfettamente integrata
nel territorio, sia a livello architettonico che
a livello vitivinicolo.
Mario Botta PETRA, Suvereto (LI)
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vista notturna dell’entrata principale
pagina seguente: schizzo di studio dei volumi
© Enrico Cano
pianta piano terra
vista dell’esterno dal vigneto sul lato sinistro
prospetto, schizzo di studio
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sezione longitudinale
rocca di frassinello
Paolo Panerai L’idea di Rocca di Frassinello,
prima di diventare il grande progetto che si
è rivelato, è nata da un’esigenza concreta:
cercare nuovi terreni per produrre grande vino
in Toscana. Dal 1979 sono proprietario di
un’azienda che ha contribuito a fare la storia
del Chianti, Castellare di Castellina, ma
dalla fine degli anni ‘90 era ormai evidente
che in quella zona era diventato impossibile
espandersi, dato il costo e la scarsità di terreni
di alta qualità. La scelta è stata così quella di
cercare un nuovo sbocco verso la Maremma.
Dopo lunghe ricerche ho deciso di puntare verso
le colline che si formano ai due lati della vecchia
Aurelia, nel territorio del comune di Gavorrano,
in una sorta di canyon nel quale si infila il vento
di mare proveniente dalla piana fra Castiglion
della Pescaia e Grosseto. La bontà della scelta
ha convinto Domaines Barons de Rothschild
Lafite ad unirsi in questa avventura, facendo
nascere la prima joint venture fra un’azienda
italiana e una francese e facendo assumere al
progetto un rilievo assoluto. Sanzione ricevuta
in maniera definitiva con il progetto della cantina
Renzo Piano ROCCA DI FRASSINELLO, Gavorrano (GR)
Rocca di Frassinello
Poggio La Guardia
località Giuncarico, Gavorrano (GR)
tel. 0577 742903
[email protected]
www.castellare.it/ita/introFrassinello.html
serie di schizzi di studio per definire sia la posizione della torre
che i materiale del pavillon e circostanti la torre
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realizzato da Renzo Piano. Con Renzo ci siamo
conosciuti alla fine degli anni Sessanta. Io ero
un giovanissimo cronista de Il Secolo XIX e lui
un architetto ancora sconosciuto. Senza
l’amicizia che ci lega da allora, Renzo non
avrebbe accettato di progettare Rocca di
Frassinello, un edificio troppo piccolo rispetto
alle dimensioni per le quali i suoi studi di Parigi
e Genova sono organizzati. Ma non è stata
solo l’amicizia a spingere Renzo ad accettare
la proposta, vi ha certamente contribuito
anche la sua passione per il vino, ereditata
dal padre, produttore di Dolcetto. E infatti la
sua straordinaria attenzione si è rivolta non
solo all’estetica, ma anche alla produzione.
«Non dimenticatevi mai che una cantina è uno
stabilimento, non un salotto o un monumento»,
ha continuato a ripetere negli anni fra il primo
progetto e la fine dei lavori. Significativa, in
questo senso, la scelta di usare per Rocca
di Frassinello cemento faccia a vista, anche
se nobilitato da casseri di legno di betulla
che lasciano sulla superficie come un segno
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il pavillon sul sagrato e il disegno di sintesi
divenuto simbolo di Rocca di Frassinello
pagina precedente: vista generale dalla vigna
pagina precedente: la barriccaia
di velluto. Il progetto di Renzo ha un valore
rivoluzionario anche per la collocazione delle
varie funzioni. «Qual è il cuore di una cantina
se non lo spazio dove il vino si eleva in botte?»,
si domandava retoricamente. E allora, è stata
la sua conclusione, la barriccaia la mettiamo
al centro, sottoterra, perché il vino abbia la
temperatura e l’umidità ideale. Un quadrato
di 40 metri per 40. Il primo disegno al computer
che mi ha consegnato è stato proprio il progetto
strutturale dell’immenso solaio senza alcuna
colonna a sostegno, di Favero & Milan, che
abitualmente fanno per Renzo i calcoli del
cemento armato. Intorno, come una cornice
larga oltre 20 m, la distribuzione di tutte
le funzioni del ciclo: su due lati per un’unica
altezza, la vinaia in acciaio, con ogni tino in
corrispondenza di un chiusino su, nel grande
sagrato, come Renzo chiama l’immenso
piazzale nato dalla copertura della barriccaia
e della cornice intorno. Da quei chiusini, per
caduta, scende l’uva che arriva sul sagrato in
cassette. Sugli altri due lati, a due piani, tutte
le altre funzioni, magazzini, zone di stoccaggio
delle bottiglie e via dicendo.
Il sagrato è una grande piazza a cielo aperto,
rivestita del colore naturale e tenue del cotto.
Un tappeto volante sulle colline morbide della
Maremma. Al centro, orientato verso nord, un
pavillon in vetro, tutto trasparente, con profili
disegnati ad hoc in acciaio satinato, dedicato
al ricevimento, vendita diretta, alle attività
commerciali, ma anche alla musica o a mostre
visive. Ed è proprio da lì che si eleva la torre
tecnologica, e allo stesso tempo belvedere,
che può essere vista da ogni punto dei 500
ettari circostanti, come riferimento di dove
si trova l’azienda. Così come da ogni punto
all’interno della cantina è possibile scorgerne
il cuore vero e proprio, le 2.500 barriques,
allineate sui gradoni dei quattro lati, degradanti
in un quadrato illuminato da un raggio del
sole. E il raggio di sole che scende al centro
della barriccaia è catturato da una serie di
specchi collocati proprio sulla torre. Un raggio
di sole all’interno di una cantina, che aggiunge
emozione allo stupore di chi vi fa ingresso.
Renzo Piano ROCCA DI FRASSINELLO, Gavorrano (GR)
66 / 67
architetti Renzo Piano Building Workshop
gruppo di progetto L. Couton (associate in charge),
B. Plattner (senior partner) con L. Dal Cerro,
G. Ducci e G. Pasquini, P. Hendier, K. Demirkan;
Y. Kyrkos, C. Colson, O. Aubert (modelli)
consulenti:
strutture e costi Favero & Milan
impianti Enoconsult, Manens Intertecnica
architetto consulente e sopralluoghi
Alvisi Kirimoto & Partners
architettura del paesaggio G. Crespi
direzione lavori A. Poli, M. Alessi con L. Ferri
cronologia 2001-2007
superficie 8.000 mq
committente Rocca di Frassinello
Mirko Amatori TENUTA ROCCA DI MONTEMASSI, Roccastrada (GR)
Tenuta Rocca di Montemassi
via Sant’Anna, Frazione Montemassi
58036 Roccastrada (GR)
tel. 0564 579700
www.roccadimontemassi.it
68 / 69
rocca di montemassi
Gianni Zonin La necessità di avere
a disposizione una cantina moderna, razionale
e adeguata alla grande estensione della tenuta,
una superficie totale di 420 ettari con 170
ettari di vigneti già in produzione, ci ha spinto a
realizzarla ex novo poiché l’edificio pre-esistente
era assolutamente inadeguato. La nostra
famiglia ha inteso ridare vita a un’area della
costa Toscana molto particolare, la Maremma,
ricavando una cantina attuale o ‘contemporanea’
come la chiamate voi, dall’ottocentesco edificio
agricolo che si trovava nel mezzo della fattoria.
Con il progettista, l’architetto Amatori, abbiamo
lavorato fianco a fianco, affinché ogni scelta
architettonica fosse sempre confortata da
una razionale praticità operativa: ogni reparto
interno permette un ottimale svolgimento di
tutte le varie fasi di lavorazione, dal ricevimento
delle uve alla vinificazione, dallo stoccaggio
all’imbottigliamento.
Nel pensare la cantina della tenuta Rocca
di Montemassi mia moglie Silvana e io abbiamo
prima di tutto voluto vestire i panni di un
restauratore che fa tornare agli antichi splendori
un’opera, rispettandone però l’essenza.
Il progetto è il frutto di tante serate trascorse
a ripensare alle cantine visitate personalmente
in California, in Cile e in Australia e a studiare
i progetti e le soluzioni architettoniche di
noti architetti che si sono cimentati nella
progettazione di cantine a livello mondiale.
Alla fine Silvana e io siamo arrivati alla decisione
che la costruzione doveva assolutamente
richiamarsi allo stile Leopoldino, alle architetture
del periodo migliore e più importante per
la Maremma, il periodo della riforma agraria
concretizzatasi a cavallo degli anni Venti
e Trenta. Il nostro apporto al progetto è stata
questa individuazione storica di riferimento
e poi il rapporto con il progettista è stato ottimo,
perché immediatamente l’architetto Mirko
Amatori ha colto questi valori individuati dalla
proprietà e li ha elaborati trasformandoli in una
realtà tra le più suggestive nel mondo enologico
progetto architettonico Mirko Amatori,
Gabriella Amatori
strutture Geoplan Service – Livio Ceccarelli
impianti vinificatori Azzini, Di Zio, Lasi,
Zoppi (frigoriferi)
architettura del paesaggio Emilio Trabella
coordinamento Stefano Ferrante,
direttore della cantina
direzione lavori Mirko Amatori
cronologia 2004-2007
superficie 3.500 mq
volume 29.500 mc
committente Tenuta Rocca di Montemassi
vista del prospetto verso il laghetto
sezione
per quanto riguarda rilievo paesaggistico
e architettonico. Le partiture della facciata
della cantina, individuate dall’architetto Amatori,
si coniugano magnificamente col viale storico
di pini marittimi e con il mondo rurale in cui
è inserita.
Naturalmente la lunga tradizione di famiglia
e le esperienze acquisite nella edificazione
di ben 8 cantine di proprietà situate in Piemonte,
Sicilia, Friuli, Toscana, Veneto, Lombardia
e Virginia, negli Stati Uniti, ci hanno insegnato
che il progetto va curato moltissimo sia dal
punto di vista estetico sia dal punto di vista della
funzionalità e razionalità. Ma la soddisfazione
maggiore per mia moglie Silvana e per me
è vedere quanto bene si sia inserita oggi la
cantina in questo incantevole angolo di Toscana,
fra la macchia mediterranea lambita dal mare,
tra pini marittimi e olivi secolari, tra vigne,
corbezzoli e sughere e il laghetto adiacente
al Museo della Civiltà Rurale che abbiamo
ideato e voluto a «testimonianza delle più
antiche e genuine tradizioni della cultura e della
civiltà contadina in Toscana affinché le giovani
generazioni continuino a coltivare nei loro cuori
la passione per la terra e il rispetto per i suoi
valori». Anche in Maremma quindi, come nelle
altre regioni in cui produciamo i vini di qualità,
è nostro impegno mantenere il ruolo di ‘custode’
del territorio nella convinzione di avere una
precisa responsabilità per la salvaguardia
e la valorizzazione delle peculiarità storiche
e paesaggistiche. La tenuta Rocca di
Montemassi con la sua cantina è un vero
presidio di qualità e civiltà rurale, oasi di
tradizioni che vogliamo difendere e documentare.
Mirko Amatori TENUTA ROCCA DI MONTEMASSI, Roccastrada (GR)
fronte principale della cantina
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propsetto sul lago
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la barriccaia
pagina seguente: il museo
San polo
Marilisa Allegrini Che significa contemporaneità
per una cantina? Francamene in questo caso
il concetto di ‘contemporaneità’ mi lascia un
po’ perplessa. Da produttrice di vino sono
interessata (e con me credo i miei agronomi,
i miei enologi, i miei operai, i miei contadini)
in primo luogo alla funzionalità; naturalmente
amo pensare ad una cantina funzionale rispetto
ai miei obiettivi produttivi di adesso e di quelli
futuri. Poi penso, passando all’estetica, che il
problema non sia se classica o contemporanea.
Ci sono stupende cantine contemporanee
in giro per il mondo ed altrettanto stupende
cantine classiche, oppure alcune classiche
che si camuffano da contemporanee ed anche
l’opposto (e qui il gioco si fa più duro perché
reggere il dialogo fra impostazioni
e culture progettuali differenti senza barare
Dalpiaz Giannetti Architekten SAN POLO, Montalcino (SI)
Allegrini Società Agricola
località San Polo, Montalcino (SI)
tel. 045 6832011
[email protected]
www.allegrini.it
74 / 75
ma con il gusto della contaminazione, immagino
costituisca un’impresa di notevole densità
teorica e pratica). Nel mio caso volevo una
cantina a Montalcino, è capitata l’occasione,
ho acquistato una cantina già progettata
e devo dire che, fortunatamente, si trattava
di un progetto che mi piaceva, intrigante perfino,
così intrigante da pesare in modo significativo
sulle motivazioni d’acquisto. Di fattura moderna,
certo, ma non escludo, tanto per restare
dialettici, che avrei preso egualmente un
manufatto classico, se si fosse trattato di un
classico funzionale e dotato di un suo fascino.
Arrivando in seconda battuta, ho apportato
necessariamente qualche piccola modifica
e valorizzato alcuni particolari della cantina
realizzata dall’architetto Giannetti per i suoi
committenti originari, dando così espressione
del mio modo di ‘sentire le cose’. Naturalmente
ciò che io, meglio noi donne ed uomini del vino,
cerchiamo in una cantina, è che essa rispetti
il nostro profilo identitario, la nostra unicità.
Questa questione fondamentale della forza
dell’identità l’ho sperimentata anche nelle
realizzazioni della mia Famiglia in Valpolicella
con Allegrini ed a Bolgheri con Poggio al Tesoro,
cui sono profondamente legata. Il progettista
deve ascoltare, esercitare con pazienza
e curiosità l’arte del comprendere, proporre,
confrontarsi, scontrarsi anche, se occorre.
Alla fine del percorso, desidero sentire la
cantina come la mia cantina, starci bene
progetto architettonico studio Dalpiaz Giannetti
Architekten – Alessandro Dalpiaz, Michele Giannetti
responsabile Michele Giannetti
strutture IBS Progetti
coordinatore della sicurezza Gianni Benedetti
impianti e climatizzazione HL-Technik, K. Daniels
impianto elettrico Studio VR
progetto fitoproduzione Massimo Solaroli
indagini geologiche Alessandro Lorenzini
scavi e terre armate Benocci
struttura prefabbricati Martini
solai prefabbricati FAM
opere edili Teknoedilizia
impianti di climatizzazione Termosanitaria
impianti elettrici Moscatelli impianti
finiture interne Prisma
intonaci impresa Baglioni
completamento lavori 2007
superficie coperta 1.300 mq
perché è un ambiente di lavoro dove si
producono buoni e grandi vini, ma è anche
il mio primo biglietto da visita, la mia faccia.
Un terroir è tale in quanto è un insieme, mi
verrebbe da dire una moltitudine di elementi
ormai codificati da una letteratura così vasta
che è impossibile solo citare. Si parla, sempre
nel mio caso, di Montalcino, zona di altissima
vocazione enologica, riconosciuto ed apprezzato
riferimento mondiale. Chi sa appena un po’ di
vino, distingue bene, in Montalcino, l’importanza
degli scarti altimetrici, dell’esposizione al sole,
della composizione pedologica dei terreni, del
ruolo dei versanti. Ecco, dove c’è San Polo, a
Podernovi, noi abbiamo l’obbligo, mi concedete,
quasi morale di difendere la dimensione
paesaggistica particolare del luogo, la sua
specifica natura, la sua bellezza. Pensate
che un vino dell’azienda, non un Brunello, si
chiama Mezzopane, epiteto che, nel gergale
contadino, sta a significare questo: «Da qui si
vede un panorama splendido, tale da restarne
sazio». Non può certo essere una cantina che
interrompe questo feeling, anzi serve che lo
accompagni, lo integri, lo esalti. In questo senso
la Cantina di San Polo è perfetta: moderna, cosa
che non guasta in un contesto saturo di storia
e di classicità, ma nello stesso tempo capace
di interpretare, attraverso le innovative tecniche
di costruzione, la bioarchitettura, lo sfruttamento
intelligente delle generose risorse naturali, tutto
il bene che noi vogliamo a questa terra, alle sue
uve ed alla sua vena innata di donare emozioni.
Abbiamo sbagliato a chiamare San Polo la
Cantina degli esteti e degli ambientalisti?
Dalpiaz Giannetti Architekten SAN POLO, Montalcino (SI)
vista dell’esterno, ingresso est
pagina precedente: ingresso ovest
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sezione trasversale
planivolumetrico
pianta piano terra
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vista del locale barriques
© Pietro Savorelli
sassicaia
Nicolò Incisa della Rocchetta Bolgheri
stava vivendo un momento di pieno fermento
nel settore del vino. Molte aziende viticole,
dalle piccole alle grandi, dalle più note
a quelle di più recente insediamento, erano
in preda all’euforia di realizzare la propria
nuova cantina. Noi non ci siamo fatti
trasportare da questo entusiasmo generale.
Abbiamo deciso di realizzare una nuova
cantina solo perché era necessario, data la
crescita che anche la nostra azienda aveva
avuto in termini di produzione e di impegni
lavorativi. Avevamo bisogno di un locale ben
distinto per l’affinamento del Sassicaia.
Tra le varie soluzioni a cui abbiamo pensato,
abbiamo ritenuto giusto indirizzare la scelta
verso un progetto di cantina ‘contemporanea’,
poiché un ‘finto antico’ non rientrava nelle
Agnese Mazzei, CANTINA SASSICAIA, Bolgheri (LI)
Tenuta San Guido
località Le Capanne, 27
57022 Bolgheri (LI)
tel. 0565 762003
www.sassicaia.com
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tradizioni della mia famiglia. L’obiettivo
era quello di coniugare, con la massima
attenzione, il rispetto delle tradizioni storicoarchitettoniche tipiche dei manufatti di
questo territorio, con le esigenze che oggi
la modernizzazione delle tecnologie, da una
parte e le giuste norme di tutela del lavoro,
dall’altra, ci impongono. Non è stato un
compito facile quello che abbiamo affidato
all’architetto Mazzei, ma le sono riconoscente,
ogni giorno di più, constatando l’ottima riuscita
del suo lavoro. Da parte nostra abbiamo
fornito supporto al progettista con le nostre
idee, cercando di suggerire quelle che erano
le nostre esigenze tecniche. Ma è all’architetto
Mazzei che dobbiamo tutto. Lei ha dimostrato
una pazienza encomiabile che del resto era
quello che potevo aspettarmi da un’amicizia
che ci unisce da tantissimi anni.
La realizzazione di una nuova cantina per
il Sassicaia, e per giunta a Bolgheri, non
era un’impresa facile. A fare i conti con
le nostre esigenze c’erano le norme delle
© Pietro Savorelli
amministrazioni e la necessaria tutela di un
paesaggio che va protetto a tutti i costi proprio
perché tutti ce lo invidiano. In un qualsiasi
contesto rurale la realizzazione di una nuova
struttura deve sempre rispettare l’armonia
e la semplicità, tipica di un paesaggio
agrario. Non dobbiamo mai dimenticare
che nel passato le cantine preindustriali
erano costruite con materiali poveri, del
tutto riciclabili, pensate in relazione al
contesto geografico e perfettamente adatte
al microclima di ciascun luogo. Le cantine
moderne, invece, sono spesso realizzate con
materiali inquinanti o comunque realizzati con
processi produttivi troppo lontani dai contesti
rurali e troppo frequentemente realizzate più
per un effetto scenografico che per l’effettiva
necessità.
Oggi però, mi ritengo felice della scelta che
abbiamo intrapreso. Le esigenze tecniche
e di lavoro che avevamo a San Guido, sono
state raggiunte dando vita ad una struttura
che si è insediata con massima attenzione
e rispetto in un ambiente delicato, di grande
pregio, dove abbiamo la fortuna di vivere
e lavorare ogni giorno!
vista generale
progetto Agnese Mazzei – Agnese Mazzei Architetti
collaboratori Gabriele Becattini
strutture Piero Caliterna
direzione lavori Agnese Mazzei
impresa Cerbioni
cronologia 2007-2008
superficie utile lorda 750 mq
volume 3.680 mc
committente Tenuta San Guido, CITAI Spa
Agnese Mazzei, CANTINA SASSICAIA, Bolgheri (LI)
pianta
prosepetto tergale
sezione trasversale
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prospetto laterale corpo centrale
© Pietro Savorelli
© Pietro Savorelli
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interni con apertura verso la campagna
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Sguardo d’insieme
CANTINE D’AUTORE
UN VIAGGIO IN TOSCANA