6 marzo 2016 Civica Scuola di Musica Antonia Pozzi di Corsico (MI) USS Comunicazione, Relazioni esterne e Stampa Testi e correzioni bozze a cura di Emanuele Scataglini e Marzia Steffani, con il contributo di S. Muri, T. Terraneo, A. Piovani, D. Modica Progetto e sviluppo grafico a cura di Tiziana Terraneo Organizzazione evento: Emanuele Scataglini, Donatella Modica stampato presso il Centro stampa del Consiglio regionale Con questo primo appuntamento del ciclo Ragazzi che concerto! si inaugura la stagione musicale del Consiglio regionale per l’anno 2016. La rassegna nasce dalla volontà di avvicinare sempre di più la nostra istituzione ai cittadini con iniziative che rendano il Pirellone un “palazzo aperto”, riconoscibile come la Casa dei lombardi. Sembra proprio che questa iniziativa sia particolarmente apprezzata, data la partecipazione da parte del pubblico a questo e ad altri eventi che è sempre più ampia. La musica ha certamente un ruolo essenziale nella vita dell’uomo e quello che avviene in orchestra e negli ensamble di musica da camera è specchio di quanto accade nella realtà: l’ascolto reciproco favorisce la ricerca di un messaggio comune nonostante le differenze, la musica è un linguaggio capace di integrare le diversità, creare un senso di appartenenza e orientare a progetti di vita. Lo stesso Aristotele teneva in grande considerazione la musica giudicandola essenziale per l’educazione dei giovani essendo in grado di esprimere i diversi sentimenti dell’essere umano e di temperarli nell’esecuzione d’insieme e nel canto. Il Consiglio regionale della Lombardia ha voluto dare spazio alle scuole di musica di eccellenza del territorio lombardo, valorizzando il talento dei nostri giovani. Siamo sicuri che il pomeriggio in Palazzo Pirelli sarà un evento da ricordare, al termine del quale il pubblico potrà nuovamente dire Ragazzi che concerto!. Raffaele Cattaneo Presidente del Consiglio regionale della Lombardia 6 marzo 2015 Civica Scuola di Musica Antonia Pozzi di Corsico Rapsodia musicale nel tempo e nei generi 3 canzoni popolari sudamericane P.I. Tchaikovsky R. Vinciguerra S. Prokof'ev I. Berkovich P.T. Tanner F. Chopin F. Chopin S. Prokof'ev V. Firth Cancao – Faz Hoje um ano – El Cachimbo Ensemble di chitarre: Antonio Francesco Salmeri, Marco Angeloni, Pietro Ruzzo, Roberta Ferraro, Valerio Volpi, Dario Annovazzi Valzer Allegro della Sonatina del Giovedì Gillian Valero, pianoforte Valzer Daniele Stucchi, pianoforte Variazioni su un tema di Paganini Morgana Angione, pianoforte Sonata per marimba e pianoforte Adriano Bortoluzzi, marimba Silvia Giliberto, pianoforte Scherzo n°2 in Si b minore op. 31 Matilda De Angiolini, pianoforte Ballata n°1 in Sol minore op. 23 Suggestione Diabolica Silvia Giliberto, pianoforte Marcia per Timpani A.Dvorak G. Rossini L. Berio V. Bellini S. Rachmaninov J. Dowland F. Tarrega H.G. Broodman W.A. Mozart W.A. Mozart B. Coulais Rondò dal Concerto op. 104 in Si minore Leonardo Duca, violoncello Aria di Rosina dal Barbiere di Siviglia Dalle Folk Songs “Loosin yelav – Ballo” Elisa De Toffol, mezzo soprano “Eccomi in liete vesti” dai Capuleti e Montecchi Danae Rikos, soprano Due movimenti dalla Suite op. 11 per pianoforte a quattro mani Silvia Giliberto, Ginevra Portalupi Papa, Duo pianistico Fortune Lagrima Francesco Antonio Salmeri, chitarra Greetings to Herman Ensemble di percussioni: Emilio Olivati, Renato Taddeo, Adriano Bortoluzzi, Francesco Moiana Duetto dalle Nozze di Figaro “Via, resti servita” Danae Rikos, Elisa De Toffol Terzettino da Così fan tutte “Soave sia il vento” Danae Rikos, Elisa De Toffol, Marcello Giulini Da Les coristes “Vois sur ton chemin” - la Nuit - Cherv volant” Coro “in ... Canto” diretto da Antonella Gianese docenti classe di Violoncello: Andrea Cavuoto classe di Chitarra: Filippo Bentivoglio classe di Percussioni: Elio Marchesini classe di Canto e direttrice del Coro: Antonella Gianese classe di Pianoforte: Lorena Portalupi, Maria Grazia Petrali, Paola Negri, Francesco Villa Civica Scuola di Musica Antonia Pozzi - Corsico presentazione di D. Modica La Città di Corsico ha visto, con la Civica Scuola di Musica Antonia Pozzi, migliaia di giovani crescere con la musica e confrontarsi con valori culturali ed etici di primaria importanza quali l'impegno forte e costante per il raggiungimento di un risultato. Il rispetto di differenti forme artistiche, non solo musicali, espressioni delle diverse culture presenti sul territorio; accrescimento e rispetto del sé per meglio stare con gli altri. I tanti allievi formatisi alla Civica Scuola di Musica, affrontano il futuro con determinazione ed alta preparazione. La qualità dello staff dei docenti è inequivocabile garanzia di una preparazione profonda e, per i metodi seguiti, sempre rivolta all'utilizzo di modelli didattici d'avanguardia. Attiva dal 1969, è in costante crescita nel numero di allievi, nelle produzioni, nelle proposte e nelle collaborazioni. Ogni anno la stagione concertistica, i saggi e le performance a tema, raccolgono un pubblico sempre più numeroso che risponde con attenzione alle proposte, trasformando la Civica Scuola di Musica da istituzione volta solo alla didattica, ad organismo propositivo di cultura sul territorio. La presenza della Civica Scuola di Musica di Corsico alle numerose manifestazioni testimonia l’alto valore educativo e professionale raggiunto in questi anni: basti ricordare il gruppo di pianisti che ha inaugurato la nuova e vitale Darsena di Milano nel maggio 2015 e lo spazio che accoglie la Pietà Rondanini di Michelangelo. Infine il Coro In…Canto, diretto da Antonella Gianese, sabato 31 ottobre 2015 ha partecipato alla cerimonia conclusiva di EXPO Milano alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e trasmesso in diretta mondovisione dalla RAI. Questi riconoscimenti suggellano il lavoro formativo della scuola, che fa crescere gli allievi nell’amore per la musica e nel rispetto di tutti i valori che tale disciplina comporta: comunica- zione, rispetto reciproco, collaborazione, fantasia, libertà. Alla Civica Scuola Antonia Pozzi l’approccio alla musica inizia già dai 3 mesi di età con i corsi di ascolto in culla, un primo passo di sensibilizzazione verso il mondo dei suoni. Dai corsi per bambini nei laboratori gioco-musicali, fino al completamento degli studi musicali o solo avvicinarsi con gioia allo studio di uno strumento o per il piacere di fare musica insieme ad altri, la Scuola è aperta a tutti coloro che vogliono avvicinarsi al mondo della musica in maniera profonda e seria. testi di M. Steffani I compositori Vincenzo Bellini (Catania 1801 – Puteaux 1835) Nato a Catania nel 1801, nonostante la sua breve vita fu tra i più celebri operisti del primo Ottocento. Figlio di un organista e maestro di cembalo, fu avviato dal padre allo studio della musica: a sette anni già componeva. Grazie ad una borsa di studio del Comune, diciottenne Bellini entrò al Conservatorio di Napoli. Qui scrisse alcune composizioni che ottennero un successo tale da fargli ricevere la commissione di opere dal Teatro alla Scala di Milano. Si trasferì quindi a Milano nel 1830, subito dopo il successo dell’opera I Capuleti e i Montecchi. Nel 1831, la prima della Norma, scritta per la Scala fu accolta con freddezza. La svolta decisiva nella carriera e nell'arte del musicista catanese coincise con la sua partenza dall'Italia alla volta di Parigi. Oltre ai Puritani, scritti in italiano per il ThéâtreItalien, a Parigi Bellini compose numerose romanze da camera, alcune delle quali in francese, dimostrandosi pronto a comporre un'opera in francese per il Teatro dell'Opéra di Parigi. La sua carriera e la sua vita furono stroncate a meno di 34 anni. Morì a Puteaux, nei pressi di Parigi, il 23 settembre 1835. Nel 1876 la salma fu traslata nel Duomo di Catania, sua città natale. Il suo talento nel cesellare melodie della più limpida bellezza, conserva ancora oggi un'aura di magia, ma la sua originale personalità artistica non si lascia inquadrare entro correnti musicali o di costume. Legato ad una concezione musicale antica, basata sul primato del canto, dove le armonie, i contrappunti e gli effetti strumentali hanno valore soltanto in sua funzione portò, prima a Milano e poi a Parigi, un'eco di quella cultura mediterranea che l'Europa romantica aveva idealizzato nel mito della classicità. Luciano Berio (Oneglia 1925 – Roma 2003) Luciano Berio nasce ad Oneglia (Imperia) il 24 ottobre 1925. Dopo aver iniziato gli studi musicali col padre ed il nonno, entrambi musicisti, li prosegue presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Esponente fra i più agguerriti e significativi dell'avanguardia musicale contemporanea, ha esplorato diverse dimensioni compositive: dall'esperienza seriale alla musica concreta fino alle elaborazioni elettroacustiche e all'attenzione per il folclore, il jazz e la canzonetta. Si è dedicato tra i primi all'esperienza elettronica. Nel 1954 fonda con Bruno Maderna lo Studio di fonologia musicale alla RAI di Milano. Presidente e sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia dal 2000, Berio ha svolto una intensa attività didattica; nel 2002 ha proposto un nuovo finale di Turandot di Puccini in sostituzione di quello realizzato da Franco Alfano. Muore a Roma il 27 maggio 2003. Frydryk Chopin (Zelazowa Wola 1810 – Parigi 1849) Chopin nasce il 22 febbraio 1810 a Zelazowa Wola. Subito dopo la sua nascita, la famiglia si trasferisce a Varsavia dove Frydryk inizia giovanissimo lo studio del pianoforte, dimostrando così precoci qualità a otto anni dà il suo primo concerto. Anche i normali studi scolastici offrono spunti ai suoi interessi musicali, poiché entusiasmandosi per la storia polacca, comincia a comporre commenti musicali sui fatti più importanti, un interesse per la vita del suo paese che sarebbe divenuto elemento costante della sua personalità e della sua ispirazione. Terminati gli studi inizia nel 1829 la sua carriera di pianista. Nel 1830 a causa dell'avversa situazione politica in Polonia si trasferisce a Vienna, quindi nel 1831 a Parigi, dove farà apprezzare il suo stile appassionato e malinconico. Comincia a frequentare i più prestigiosi salotti culturali di Parigi, qui conosce la scrittrice George Sand, che avrà tanta parte nella nella sua arte e nella sua vita. Nel 1847 ha fine il legame di Chopin con la Sand; l'anno dopo si reca in Inghilterra dove conosce Dickens e Thackeray; a Londra tiene il suo ultimo concerto a favore dei profughi polacchi e nel gennaio successivo torna a Parigi in pessime condizioni fisiche ed in serie difficoltà economiche. Muore a Parigi il 17 ottobre 1849. Grandiose sono le onoranze funebri: viene sepolto a Parigi accanto a Bellini e Cherubini; il suo cuore viene portato a Varsavia, nella chiesa di Santa Croce. Chopin trovò nel pianoforte il migliore mezzo di espressione dei suoi sentimenti. Infatti quasi tutte le sue opere sono dedicate al pianoforte con un tipo di melodie forse unico nella storia della musica (semplici, pure, eleganti). E' definito il musicista "romantico" per eccellenza, forse per la sua spiccata malinconia, ma non si può non notare che la sua musica ricca di slanci ora appassionati ora drammatici è di un vigore che a volte sfiora la violenza. Bruno Coulais (Parigi 1954) Di formazione classica, attivo sia in campo televisivo che cinematografico fin dagli anni Ottanta, raggiunge la notorietà alla fine degli anni Novanta grazie alla colonna sonora del documentario naturalistico Microcosmos - Il popolo dell'erba, film vincitore di cinque Premi César, fra cui quello per la miglior musica. Conquista un secondo César nel 2000 con Himalaya - L'infanzia di un capo. Nel 2009 cura la colonna sonora di due candidati all'Oscar al miglior film d'animazione, The Secret of Kells e Coraline e la porta magica. John Dowland (1563 – Londra 1626) Molto poco si conosce della fanciullezza di Dowland se non che nacque a Londra o a Dublino nel 1563. È noto che andò nel 1580 al seguito dell'ambasciatore inglese, di cui era dipendente, presso la corte di Francia. Qui si convertì al cattolicesimo per ripicca contro la regiona Elisabetta I d'Inghilterra che non gli volle offrire un posto presso la sua corte. Prestò poi la sua opera per molti anni alla corte del re Cristiano IV di Danimarca. Ritornò a Londra nel 1606 e nel 1612 ottenne un posto di liutista presso la corte di Giacomo I d'Inghilterra. Qui rimase fino alla sua morte, avvenuta a Londra nel 1626. Molte delle composizioni di Dowland sono scritte per liuto. La sua opera più famosa è la canzone per liuto e voce Flow My Tears. Antonin Dvorak (Nelahozeves 1841 – Praga 1904) Nacque nel 1841 a Nelahozeves vicino a Praga. Il padre gestiva una macelleria e una locanda ed era anche un suonatore di zither, uno strumento a corda molto diffuso nelle regioni dell'impero austroungarico. Desiderava che il giovane Antonin seguisse l'attività di famiglia, ma il precoce talento mostrato dal figlio al violino fece sì che questi seguisse prima un corso di studi formali nella piccola località di Zlonice e, dal 1857, alla Scuola per Organo di Praga. Dopo lavori ancora immaturi, si rivelò con un Inno per coro e orchestra (1873) e con uno Stabat (1877). La borsa di studio procuratagli dall'Inno gli consentì di proseguire nell'attivià di compositore, sempre più favorito dal plauso internazionale, raggiungendo una grandissima fama. In America compose una delle sue opere più importanti: la V Sinfonia, intitolata Dal Nuovo Mondo. Ritornato in patria nel 1895, dal 1901 in poi diresse il conservatorio di Praga fino all'anno della sua morte, il 1904. Compose un gran numero di lavori in ogni genere, musica sacra, oratori, cantate, opere teatrali, sinfonie, poemi sinfonici, danze e rapsodie slave, concerti e pezzi vari per violino, violoncello, pianoforte e orchestra, serenate, notturni, ecc., per diversi complessi strumentali, e molta musica da camera e pianistica. Dvorak è considerato il maggiore compositore boemo; la sua ricca musicalità è nutrita dalla la sua fede cristiana e dal suo amore per l'eredità boema, caratteristiche che hanno fortemente influenzato la sua musica. Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791) Mozart nacque a Salisburgo il 27 gennaio 1756. Il padre Leopold, musicista e maestro di cappella presso l’arcivescovo di Salisburgo fu il primo a dare ai figli, Amadeus e la sorella Nannerl, l’educazione musicale, sfruttando al massimo le loro doti precoci. Amadeus iniziò a comporre prima di aver compiuto 6 anni. Nel 1762 ebbero inizio i viaggi musicali di Mozart: il bambino era dotato di un eccezionale talento e il padre non si lasciò sfuggire l'occasione di condurlo in giro, insieme con la sorella, per farlo conoscere e ammirare. In una di queste occasioni Mozart fu presentato all'arcivescovo di Passau, a Vienna suonò alla presenza delle maestà imperiali. Al ritorno dai suoi viaggi seguì un periodo di studio e raccoglimento e cominciò a comporre ininterrottamente. Conteso dalla nobiltà, intraprese moltissimi viaggi a Vienna, mentre a Salisburgo l'incomprensione del nuovo arcivescovo Geronimo di Colloredo, uomo duro e grossolano, portò Amadeus ad abbandonare nel 1777 l’impiego presso l’arcivescovo per andare a Parigi per una serie di concerti. Al suo ritorno, nel 1779, su consiglio e insistenza del padre tornò al servizio di Colloredo, ma poco dopo ruppe definitivamente i rapporti con l'arcivescovo e, abbandonata Salisburgo, si trasferì definitivamente a Vienna. Il decennio 1781-91 fu quello dei capolavori. Scrisse Le nozze di Figaro, che fu un vero trionfo per Mozart, pur senza trarne vantaggi economici notevoli. In seguito al successo ottenuto, ebbe l’ incarico di scrivere una nuova opera il Don Giovanni, che fu rappresentata per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787 ed ebbe un'accoglienza entusiastica. Sempre bisognoso di denaro, Mozart entrò in rapporti con Emanuel Schikaneder, l'impresario del Theater auf der Wieden, il quale gli fece balenare l'idea di scrivere un'opera di puro carattere tedesco. Nacque così la terza delle maggiori opere teatrali di Mozart Il flauto magico su libretto dello stesso Schikaneder, rappresentata il 30 settembre 1791 a Vienna. Nell'agosto era stata composta, in soli dodici giorni, La clemenza di Tito. La composizione del Requiem, iniziata nel luglio del 1791, fu interrotta, con dolorosa coincidenza, dalla morte del musicista, avvenuta il 6 dicembre 1791. Rimangono però i suoi grandi capolavori. La produzione di Mozart fu di una quantità veramente prodigiosa, specialmente se si confronta con la sua breve vita: il catalogo delle sue opere elenca 626 composizioni. Tutte le forme di ogni genere musicale interessarono l'inesauribile facoltà inventiva di Mozart, dalla musica vocale sacra e profana alla musica teatrale, dalla musica sinfonica a quella da camera. Sergej Prokof'ev (Soncovka 1891 – Mosca 1953) Nacque a Soncovka il 23 aprile 1891 da una famiglia relativamente benestante che lo introdusse fin da bambino allo studio della musica, in particolare del pianoforte. Benché la famiglia non fosse propensa ad avviarlo alla carriera musicale in così giovane età, nel 1904 Prokof'ev si iscrisse al Conservatorio di San Pietroburgo. Qui studiò sotto la guida, tra gli altri, del maestro Nikolaj Rimskij-Korsakov, guadagnandosi la fama di enfant terrible e diplomandosi in composizione nel 1909. Nel 1918 inizia a viaggiare, tra Europa e Stati Uniti entrando in contatto con personalità e musicisti appartenenti a correnti d'avanguardia inclini al politonalismo e all'espressionismo in voga in quegli anni. Nel 1923 torna in Russia per partecipare attivamente al processo di trasformazione sociale e culturale del suo paese, ma viene accusato di formalismo dal miope apparato burocratico sovietico di Stalin e, per forza di cose, nei dieci anni che rimase in Unione Sovietica, il senso estetico di Prokof'ev si affievolì da posizioni d’avanguardia ad un andamento melodico più vicino ai desideri dell'intellighenzia politica del momento. Considerato come uno dei massimi musicisti del secolo scorso, Prokof'ev vanta una prodigiosa tecnica compositiva progressivamente elaborata sui modelli proposti da Liszt, Tchaikovsky, Stravinskij, Ravel, Debussy e Honegger mantenendo una originalissima vena ironica, sarcastica e persino grottesca propria di una eclettica personalità artistica. Morì a Mosca nel 1953. Sergej Rachmaninov (Velikij Novgorod 1873 – Beverly Hills 1943) Nacque il 1 aprile del 1873 a Velikij Novgorod, in Russia. Dopo un’infanzia difficile (il padre disperde tutto il patrimonio e abbandona la famiglia) riesce a compiere gli studi musicali a Mosca grazie all’aiuto del cugino Alexander Siloti, famoso pianista. Durante questo periodo inizia a comporre e pubblicare le sue musiche che ottengono largo successo: verso la fine dell'Ottocento la fama di questo musicista russo dall'invenzione melodica sopraffina si espande in tutto il mondo. Ma la prima esecuzione (1895) della sua Prima Sinfonia si risolve in un disastro clamoroso gettando Rachmaninov in una profonda depressione. In questo periodo si accresce la sua fama di direttore d’orchestra. Dopo la Rivoluzione d’ottobre, virtualmente senza danaro e con la consapevolezza che la proprietà di famiglia è stata demolita dai rivoluzionari, decide di lasciare la Russia. Parte con la moglie e le due figlie nel 1917 per fuggire dai tumulti della Rivoluzione d’ottobre. Con un repertorio che consisteva di composizioni proprie e alcune di Chopin, Liszt e Tchaikovsky, accetta offerte per esibirsi un po' in tutto il mondo. Passò così i successivi 25 anni studiando per ampliare il repertorio e vivendo la vita del pianista internazionale, componendo sempre meno. Morì il 28 marzo 1943 a Beverly Hills, in California. È stato uno dei migliori pianisti del suo tempo e, come compositore, l'ultimo dei romantici: con questa semplice espressione si può riassumere la personalità del compositore russo, musicista sensibile, rimasto legato in un certo senso al mondo del passato riuscito però a rinnovarlo e ad innervarlo di nuovi sapori. Gioachino Rossini (Pesaro 1792 – Parigi 1868) Nato a Pesaro il 29 febbraio 1792 Rossini impresse al melodramma uno stile destinato a far epoca, musicò decine di opere liriche senza limite di genere: dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie. La sua famiglia era di semplici origini: il padre, fervente sostenitore della Rivoluzione francese, era originario di Lugo e suonava per professione nella banda cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le truppe francesi d'occupazione e proprio a causa delle sue idee politiche, la famiglia Rossini fu costretta a frequenti trasferimenti da una città all'altra tra Emilia e Romagna. Quando la famiglia si trasferisce a Bologna definitivamente Rossini inizia lo studio del canto, del pianoforte e della spinetta. A quattordici anni, si iscrive al Liceo musicale bolognese, studia composizione e scrive la sua prima opera, Demetrio e Polibio, che sarà rappresentata però soltanto nel 1812. L'esordio ufficiale sulle scene avviene nel 1810 al Teatro San Moisè di Venezia con La cambiale di matrimonio. Nei vent'anni successivi, Rossini compone una quarantina di opere, arrivando anche a presentarne al pubblico 4 o 5 in uno stesso anno. In occasione delle prime rappresentazioni dei suoi lavori, il pubblico italiano gli riserva accoglienze controverse tanto che Semiramide (1823) è stata l'ultima opera di Rossini composta per l'Italia. Dopo la sua rappresentazione il compositore si trasferisce a Parigi, dove le sue opere sono accolte quasi sempre in modo trionfale. Rossini conclude la sua carriera di operista con il Guglielmo Tell, capolavoro a cavallo tra classicismo e romanticismo andato in scena il 3 agosto 1829. Abbandonato il teatro d'opera, Rossini entra in una fase di crisi personale e creativa. Si spegne dopo aver lungamente combattuto contro il cancro nella sua villa di Passy, presso Parigi, il 13 novembre 1868. Francisco Tárrega (Villarreal 1852 – Barcellona 1909) Cominciò a studiare pianoforte e composizione al conservatorio di Madrid nel 1864 e molto probabilmente imparò a suonare la chitarra da autodidatta. Questo fondere lo studio della composizione e del pianoforte alternato all'attività concertistica gli permise di acquisire una notevole padronanza tecnica sullo strumento. Ampliò in maniera considerevole il repertorio non originale di musiche per chitarra effettuando diverse trascrizioni, alcune delle quali d'innegabile effetto, secondo gli stessi compositori. Il suo approccio verso la chitarra gli permise di sperimentare tecniche diverse dal tradizionale modo di suonare dei suoi contemporanei. È considerato il creatore dei fondamenti tecnici della chitarra classica del XX secolo e ha permesso di sviluppare interesse per la chitarra come strumento da concerto. Quattro battute del suo Gran Vals sono diventate una delle più famose suonerie per cellulare. Pëtr Il'ič Tchaikovsky (Kamsko-Votkinsk 1840 – San Pietroburgo 1893) Tchaikovsky nacque a Kamsko-Votkinsk, in Russia, il 7 maggio 1840 da un ingegnere minerario ucraino e dalla sua seconda moglie, di origini francesi, ma nata a San Pietroburgo. Le ascendenze complessive del futuro musicista mescolavano anche sangue polacco, cosacco e tedesco. Iniziò a prendere lezioni di pianoforte all'età di cinque anni e fu in questo periodo che la sua forte inclinazione e sensibilità musicale si manifestò. Nel 1850 per volere del padre si iscrisse alla scuola di diritto; rendendosi però conto che quella attività era troppo lontana dalle sue attitu- dini artistiche. Si iscrisse quindi al Conservatorio della città, dove studiò pianoforte e composizione, mantenendosi grazie ad alcune lezioni private. Finiti gli studi iniziò a insegnare presso il Conservatorio e a introdursi nell’ambiente musicale della città, entrando spesso in contrasto polemico con Musorgskij: questi, con altri musicisti che facevano parte del cosiddetto “gruppo dei cinque”, aveva molto radicato il senso del nazionalismo musicale e rifiutava di prendere in considerazione gli influssi musicali occidentali che invece stavano particolarmente a cuore a Tchaikovsky. Tra le sue opere più note, i balletti Lo schiaccianoci, La bella addormentata e il celeberrimo Lago dei cigni; il concerto per violino e orchestra in re maggiore, il famosissimo concerto n. 1 in si bemolle minore e la sinfonia Patetica. Il 6 novembre 1893 a San Pietroburgo il musicista muore. È opinione comune (sebbene non da tutti condivisa) che abbia commesso suicidio, anche se il modo e le circostanze sono ancora incerte. testi di A. Piovani Timpani, strumenti sopraffini I timpani hanno la forma di un grande bacino semisferico (di solito in rame) sul quale è tesa una membrana chiamata “pelle” che suona percossa da due mazze. A differenza del tamburo non hanno un suono fisso, ma si possono modulare attraverso un sistema di tiranti azionati da un pedale che permette di ottenere intonazioni diverse e note ben precise. Nei timpani sinfonici la membrana è realizzata con pelli di vitello, ma essendo molto sensibili alla temperatura solitamente si utilizzano nel chiuso degli auditorium o nei teatri, all’aperto invece, si preferiscono membrane di materiale sintetico. Le mazze che li percuotono sono molto diverse tra loro. Se ne utilizzano da molto morbide a molto dure, il rivestimento può essere di pelle o di feltro, di cuoio o di sughero. Si utilizzano anche bacchette completamente di legno, oppure spazzole, che emanano sonorità jazz. La modulazione che si può ottenere dai timpani, permette inoltre il loro impiego anche nel genere blues in quanto in grado di imitare il suono del contrabbasso. I timpani sono stati introdotti regolarmente in orchestra dall'inizio del Settecento. Musicisti come Haydn e Mozart nelle corti europee diffondono le loro opere studiando e proponendo nuove soluzioni musicali che ne comprendono l’uso. La Sinfonia 103 in Mib maggiore di Joseph Haydn, famosa come “ con rullo di timpani” è una delle prime importanti composizioni in cui questi strumenti hanno grande rilievo e le testimonianze raccolte dai biografi di Mozart raccontano che i suoi pensieri sul letto di morte andavano al Requiem e che “enfiava le gote e muoveva la bocca come per imitare le percussioni dei timpani”. Anche nell’Ottocento i timpani sono parte integrante delle composizioni perché si pensava esaltassero la potenza e il fraseggio dell’orchestra. Ciò è particolarmente evidente nelle sinfonie di Beethoven: nella Settima, ad esempio, hanno un ruolo di primo piano. Anche Wagner ne è stato un convinto estimatore e li ha inseriti in molte opere. Richard Strauss, in Così parlò Zarathustra, li rende protagonisti. Nel Novecento si affermano definitivamente. Molti compositori li hanno valorizzati, ad esempio Igor' Stravinsky nella famosa Sagra della primavera e Sergej Prokof'ev nel 1936 che li impiega per imitare gli spari dei cacciatori nella famosissima fiaba musicale Pierino e il lupo. In tempi più recenti George Gershwin li inserisce in quasi tutte le sue partiture. Marimba, il legno che canta La marimba è uno strumento a percussione di origini africane. La sua presenza fu segnalata almeno cinquecento anni fa dai primi esploratori ma è molto diffuso anche in Guatemala, Costa Rica, Nicaragua, e negli stati messicani di Chiapas e Oaxaca, dove è considerata uno degli strumenti più rappresentativi della musica folclorica. E’ uno strumento di tipo idiofono, il suo suono è prodotto dalla vibrazione del corpo stesso dello strumento, senza l'utilizzo di corde o membrane tese e senza che sia una colonna d'aria a essere fatta vibrare. Una serie di piccole tavole di legno duro, sotto le quali venivano disposte, come risonatori, zucche essiccate e svuotate o grosse canne di bambù costituivano le prime marimbe, le quali prevedevano l'utilizzo delle gambe del musicista, su cui era posta trasversalmente una barra di legno, come naturale cassa di risonanza e supporto. In Africa questo antenato della marimba è ancora utilizzato e viene tradizionalmente suonato da uno o più suonatori, posti gli uni di fronte agli altri, con gli strumenti eventualmente appoggiati ad angolo tra di loro. Le tavole della tastiera vengono percosse con mazzuole leggere di legno e l'altezza della nota varia per molti fattori: spessore del legno, lunghezza e larghezza delle barre, gradi di durezza e peso. Anche lo strumento moderno è costituito da una serie di tasti di legno di differente lunghezza e larghezza, (a differenza dello xilofono, con il quale viene spesso confusa, dove i tasti sono tutti di uguale dimensione), disposti secondo lo stesso ordine che ritroviamo nelle tastiere dei pianoforti (tasti neri, tasti bianchi). Nel registro basso i tasti sono lunghi e larghi. Man mano che ci si sposta verso il registro acuto i tasti diventano più stretti e più corti. Ad ogni tasto è associata una canna di risonanza che amplifica il suono prodotto dalla percussione del suddetto tasto. I modelli migliori, per i concerti, sono costruiti con il palissandro dell'Honduras, chiamato anche "legno di rosa". I tasti sono percossi da battenti, o mallets in inglese. Il moderno repertorio per marimba include brani solistici, ensemble di percussioni, concerti per marimba e orchestra, jazz ensemble, marching band wind ensemble o composizioni per orchestra. I compositori contemporanei ne hanno utilizzato sempre più spesso il suono unico: Harry Partch, Steve Reich, Paul Creston, Darius Milhaud, Ney Rosauro, Franco Donatoni e Luigi Morleo hanno scritto numerose opere e concerti per marimba e voci, marimba, vibrafono e orchestra, marimba e orchestra d’archi, marimba sola e quattro marimbe. Anche Frank Zappa ne fece largo uso per alcuni suoi pezzi, come per esempio St. Alfonzo's Pancake Breakfast. Concludo prendendo in prestito le parole di Giordano Montecchi, noto musicologo e critico musicale, da sempre attento al rapporto fra pratica musicale, cultura e contesto sociale: “Una specie di ape regina: vasta, maestosa, elegantissima con la sua collana di pregiati legni scuri, con la sua voce ora profonda ora svettante, sensuale ma anche tagliente, in una partitura è come una spezia o un profumo, un aroma specialissimo da dosare attentamente. Lo zampillare rapinoso dei suoi legni percossi, suona come una sorta di antica leggenda di come la musica nacque e di come continuerà”. testi di T. Terraneo Il Valzer, la danza per eccellenza Il Valzer, danza di ritmo ternario nata alla fine del Settecento, si diffuse inizialmente in Austria e nel Sud della Germania; venne poi introdotta dalla Francia nel resto d’Europa. Divenne subito famosa ovunque, grazie al suo carattere musicale fluente e orecchiabile e al fatto che permetteva, per la prima volta, di ballare abbracciati e in coppia, uno di fronte all’altra. Il prestigio e la notorietà di questa nuova danza, mise in rivalità Francia e Germania per contendersi i suoi natali: i francesi sostenevano che discendesse dall’antica danza La volta, dove cavalieri e dame giravano da destra a sinistra intercalando saltelli e sollevando la dama in una specie di volo, i tedeschi sostenevano che discendesse da antiche ballate popolari bavaresi, dove la coppia eseguiva molteplici giravolte in armonia con la base musicale di tre battiti. La stretta vicinanza di uomo e donna fece considerare questa danza sconveniente, immorale e antigienica e, come accadde in Boemia, fu presto bandita. Ancora oggi le vere origini del Valzer sono incerte, anche se gli studiosi propendono per la Provenza. Il Valzer divenne famoso a Vienna grazie a Strauss (Re del valzer per eccellenza) e a Lanner che proposero un nuovo andamento veloce, spigliato e ballabile, rispetto al genere operettistico dei francesi e agli inglesi che lo ballavano con andamento lento. Le varie trasformazioni ed elaborazioni tecniche che fecero del Valzer il ballo che oggi conosciamo, avvennero nella capitale asburgica: dai più grandi compositori del classicismo viennese, come Haydn e Beethoven, che adattarono il tempo musicale del Valzer ai balli, minuetti e brani per pianoforte, a Hummel che, inserendo tre elementi fissi: Introduzione, Valzer e Coda, portò cambi strutturali e innova- tivi, dando vita a una netta divisione tra il Valzer ballabile e quello di pura composizione orchestrale. Nella seconda metà dell’800 il connubio danza-musica trovò nel Valzer lo strumento artisticamente più elevato non solo in Europa ma anche in America, con varie interpretazioni: in Francia in forma classica, pianistica e sinfonica; in Italia in ambito operistico; in Russia coi balletti classici e nella lirica e oltreoceano anche in forma jazz. Oggi il Valzer viennese è tra le cinque danze standard (valzer inglese, tango, valzer viennese, slowfox, quick step), accompagnato con strumenti tradizionali come l'organetto, la fisarmonica, il piffero e la cornamusa. I valzer francesi moderni, valzer impari, possono essere a cinque, otto e undici tempi, grazie all’unione dei passi a tre tempi del valzer con i passi di marcia. Il Valzer popolare italiano, famoso nel Liscio Unificato in forma brillante romagnola e piemontese, è invece più veloce, con più battute al minuto. Nel repertorio della Civica Scuola di Musica Antonia Pozzi, oggi apprezzeremo alcune arie di valzer di Tchaikovsky , di S. S. Prokoviev e del contemporaneo Remo Vinciguerra, compositore abruzzese. Nasce nel 1956. E’oggi tra i più conosciuti e apprezzati in Italia anche per la sua attività didattica musicale e pianistica in stile moderno per giovani. A soli 11 anni si avvicina alla musica studiando piano. Diplomato in Educazione Musicale, si dedica all’attività concertistica, e organizza laboratori didattici di musica per ragazzi: laboratori innovativi con lo scopo di avvicinare i giovani allo studio del pianoforte in forme più popolari e metropolitane, con nuovi linguaggi, dal pop al jazz. Ha pubblicato svariati lavori per lo studio del solfeggio, della teoria e delle favole musicali per le scuole. Tiene regolarmente seminari musicali e corsi di composizione per ragazzi, che diffonde quale valore formativo ed educativo. Le Sonatine in bianco e nero, per lo studio giornaliero del pianoforte, è un testo semplice, inusuale e divertente. testi di S. Muri Mozart in Italia Tra il 1769 e il 1773, il giovane Wolfgang Amadeus Mozart e suo padre Leopold fecero tre viaggi in Italia. Leopold era desideroso di continuare la formazione musicale del tredicenne Amadeus in Italia, una meta di cruciale importanza per ogni compositore nel XVIII secolo. Il primo, un ampio tour di 15 mesi nelle più importanti città italiane, fu finanziato dagli spettacoli per la nobiltà e dai concerti pubblici. Il secondo e terzo viaggio furono a Milano, dove Amadeus doveva completare le opere che gli erano state commissionate durante la prima visita. Dal punto di vista dello sviluppo musicale di Mozart, i viaggi si rivelarono un notevole successo, e il suo talento fu riconosciuto con alcune onorificenze, tra le quali un cavalierato pontificio e l'ammissione a importanti società filarmoniche. Primo viaggio: dicembre 1769, marzo 1771 Mozart e suo padre arrivarono a Milano il 23 gennaio 1770 e trovarono un comodo alloggio nella canonica della chiesa di San Marco. I soggiorni milanesi sarebbero diventati un'importante esperienza formativa: Mozart rimase a Milano per quasi un anno della sua breve vita. Incontrò musicisti, cantanti e scrittori (ad esempio Giuseppe Parini, che scrisse per lui alcuni libretti). Tra le più importanti conoscenze che fece Mozart spicca quella del conte trentino Carlo Giuseppe Firmian, descritto come il "re di Milano", un colto e influente mecenate. Il suo supporto fu vitale per il successo dell'intero viaggio in Italia. Lasciò Milano il 15 marzo 1770. Altro importante soggiorno fu quello di Bologna (in due riprese, da marzo a ottobre 1770). Ospite del conte Gian Luca Pallavicini, ebbe l’opportunità di incontrare musicisti e studiosi. Amadeus prese lezioni di contrappunto da padre Martini, tra i più grandi teorici musicali esperti d'Europa nel contrappunto barocco. A Firenze la famiglia Mozart ottenne udienza a Palazzo Pitti con il Granduca e futuro imperatore Leopoldo II. Ritrovarono anche il violinista Pietro Nardini, già incontrato all'inizio del viaggio in Italia. Nardini e Amadeus suonarono insieme in un lungo concerto serale al Palazzo estivo del Granduca. Mozart diede una straordinaria prova del suo genio anche a Roma: ascoltò nella Cappella Sistina il Miserere di Gregorio Allegri e riuscì nell'impresa di trascriverlo interamente a memoria dopo solo due ascolti. La notizia della straordinaria impresa raggiunse anche Papa Clemente XIV. Il soggiorno a Roma vide Mozart impegnato in un'intensa attività compositiva: infatti, è durante questo periodo che scrisse opere come la Contraddanza e l'aria Se ardire. Nel 1770, a Napoli, tenne un concerto al conservatorio della Pietà dei Turchini, durante il quale qualcuno attribuì all'anello che portava al dito la genesi delle sue incredibili capacità musicali: Amadeus se lo tolse e lo posò sulla tastiera, dimostrando che il suo talento non derivava da virtù magiche. Per Mozart però non arrivò nessuna scrittura nei teatri napoletani, allora capitale italiana della musica. Secondo viaggio: agosto, dicembre 1771 Nel 1771 Leopold e Amadeus partirono ancora una volta per Milano. Nonostante il fitto programma di impegni, Mozart riuscì comunque a comporre la Sinfonia n. 13. Nel dicembre dello stesso anno i Mozart tornarono a Salisburgo. Con la morte dell’Arcivescovo Sigismund III von Schrattenbach, sostituito da Hieronymus von Colloredo, fece intuire al padre che ormai le possibilità di promozione si sarebbero ridotte notevolmente, organizzò un terzo viaggio in Italia per sperare di trovare una degna occupazione al figlio. Terzo viaggio: ottobre 1771, marzo 1773 I Mozart tornarono a Milano per dar modo ad Amadeus di completare la seconda opera del carnevale, commissionata alla fine del primo viaggio dopo il successo del Mitridate. A seguito di tale successo, Leopold sperò di ottenere un posto per il figlio presso la corte del Granduca Leopoldo I di Toscana. Tuttavia, la risposta fu negativa. Per tale motivo, i Mozart ritornarono a Salisburgo e nè Amadeus e nè Leopold sarebbero più rientrati in Italia. Analisi di E. Scataglini L’opera come scuola dei sentimenti Analisi musicale Nel programma di oggi sono presenti delle arie d’opera. La famosissima cavatina di Rosina dal Barbiere di Siviglia, “Eccomi in liete vesti” dai Capuleti e Montecchi di Bellini, il duetto “Via resti servita” da Le nozze di Figaro di Mozart e il terzetto “Soave sia il vento” da Così fan tutte sempre del compositore di Salisburgo. In un programma che mette in mostra le abilità acquisite dagli studenti della Civica Scuola di Musica Antonia Pozzi non poteva certo mancare questa importante forma di espressione, il melodramma, che ha affascinato ed affascina tuttora un vastissimo pubblico. Il teatro d’opera è un forma d’arte che è riuscita a resistere per oltre quattro secoli riuscendo a coniugare la dimensione dell’ascolto popolare a quello colto. Il segreto di questo successo è sicuramente da ricercare nella sua capacità di trasmettere grandi emozioni. Oggi che viviamo nell’epoca della riproduzione meccanica, si assiste ad una rinascita dello spettacolo dal vivo, rinascita a cui l’opera contribuisce appieno e questo nonostante mettere in scena uno spettacolo lirico sia sicuramente una delle imprese più costose. Ancora oggi il melodramma sembra essere in grado di rappresentare i conflitti umani più profondi e che affondano nelle radici inconsce del nostro essere. La furbizia e il senso di giustizia di Figaro, la dolcezza o la rabbia di Rosina, il dolore di Otello, il desiderio di potere del Nibelungo sono sentimenti che ancora oggi possiamo condividere. Il potere ammaliatore del canto e la forza attrattiva del suono aiutano la fruizione quasi inconscia dello spettatore, che si immedesima nei personaggi e nei loro conflitti. Potremmo dire che il teatro musicale ha ancora oggi quella forma catartica che permette di esperire e vivere i sentimenti rappresentati in scena sublimandoli in una dimensione collettiva. A tutto ciò va aggiunto che la musica con il suo potere di presentificazione, cioè di essere di fronte allo spettatore nel momento stesso in cui viene eseguita, riesce a collegare gli stati mentali del fruitore con quelli del personaggio, consentendo di vivere le diverse sfumature emotive trasmesse dal suono e dall’azione scenica. Contemporaneamente l’opera lirica con la sua forma convenzionale possiede una dimensione straniante che, a differenza del cinema, consente di vivere l’emozione ponendo una separazione tra l'ascoltatore e l’opera stessa. L’immedesimazione non può mai essere totale, imitativa, perché parlare cantando è innaturale, convenzionale e quindi consente quella distanza, che permette la riflessione. Questo potere educativo è utile non solo per lo spettatore ma soprattutto per lo studente che nell’atto di apprendere ed imparare il canto, viene condotto in un mondo in cui comprensione razionale ed immedesimazione vengono mediati dall’apprendimento. Per i giovani il teatro d’Opera è una scuola di sentimenti che può aiutare ad esperire un mondo emotivo che non si esaurisce nella banalità delle opere di consumo o nella realtà artefatta del social network ma è luogo vivo, immediato e profondo in cui la natura passionale dell’uomo si mostra e contemporaneamente si nasconde permettendo loro di crescere emotivamente e psicologicamente. Per approfondire: Jean-Luc Nancy, All’ascolto M. Beghelli, Drammaturgia dell’opera italiana Silvana Chiesa Alessandria, L’Opera a scuola: il ‘cosa’, il ‘come’, il 'perché’ http://musicadocta.unibo.it/article/download/2147/1529 Prossimo appuntamento Ragazzi che Concerto! Concerto jazz e Gospel domenica 17 aprile 2016 seguiteci sui Social Media per conoscere tutte le iniziative.