Appunti sul Settecento: 1) Il razionalismo che permea tutto il periodo che va dalla fine del Seicento alla metà del Settecento ha due accezioni e finalità diverse: a) un razionalismo critico nei confronti della società dell’ancien régime (antico regime) delle corti, dell’oscurantismo della Chiesa, dell’assolutismo degli stati; ha le sue basi nei pensatori inglesi del Seicento e soprattutto in Locke, nelle scoperte della nuova scienza (soprattutto Galilei e Newton), che da patrimonio di pochi intellettuali divengono via via patrimonio più generale: la coscienza europea entra in crisi perché la politica deve fare a meno, per rifondarsi, del diritto divino, la morale comincia a mettere in discussione molti dogmi, la religione cerca fondamenti naturali. È questa la strada che conduce all’Illuminismo che si affermerà nella seconda metà del secolo: ricordiamo che la parola “illuminazione” da contrapporre alle tenebre della superstizione e all’irrazionalità circola già nella prima metà del secolo; b) un razionalismo non critico, basato sull’accettazione dello stato presente delle cose e anzi a una sua idealizzazione: esso viene eretto a difesa dell’antico regime delle corti e afferma il proprio gusto attraverso il Rococò (v. punto 2). 2) Rococò = termine che deriva dal francese rocaille, una ‘decorazione minuta in roccia’, fatta con minerali, conchiglie, sassi, molto in voga dopo il 1730, chiamata all’inizio ‘nuovo stile’. Alla fine del ‘700 si parlò di rococò, ma con un’accezione negativa. Oggi se ne parla per indicare sia una tendenza artistica diffusasi dalla fine del ‘600 nella prima metà del ‘700, caratterizzato da forme curve, sinuose, aggraziate e sovrabbondanti (cfr. le opere di gusto idillico di Watteau e di Boucher), sia l’ambiente settecentesco di un’aristocrazia edonistica, che vive in interni sovraccarichi di ninnoli molto (troppo) decorati. Esprime un razionalismo volto a restaurare armonia, confortevolezza. In Italia il R., temperato dalla nostra tradizione classica, non solo si diffuse molto, ma moltissimi artisti italiani furono chiamati in tutta Europa come decoratori e scenografi. I maggiori artisti sono: i pittori G.B.Tiepolo (che rappresenta anche scene tratte da Ariosto, Virgilio, Tasso), il Canaletto (con le sue vedute famosissime di Venezia e altri paesaggi) che dà origine al vedutismo e Pietro Longhi (famosi i suoi interni, la pittura di costume, le scene borghesi); fra gli architetti Filippo Juvarra (alla corte di Torino: famosa la sua palazzina di caccia a Stupinigi per i Savoia). 3) Entrambe le tendenze del razionalismo (v. punto 1) si trovano nell’Arcadia italiana, nata a Roma nel 1690 e diffusasi capillarmente ovunque per combattere il gusto barocco (soprattutto, in letteratura, lo stile ispirato al Marino) e proporre una poesia ispirata a chiarezza e semplicità. Purtroppo non dette i risultati sperati, risolvendosi in un classicismo decorativo e minore (se volete averne un esempio, andate a leggere le poesie di Zappi e Rolli: Sogno per esempio, col “cagnoletto” Lesbino, ne è un campione perfetto). Il solo autore veramente grande (ma forse un po’ lontano dai gusti attuali) è Metastasio, di cui consiglio la lettura delle canzonette per musica (le più divertenti sono quelle in cui si chiara disamorato dalla bella Nice: “ancor mi sembri bella / ma non mi sembri quella / che paragon non ha”). 4) Condizione degli intellettuali: in tutta Europa fortissima è la tendenza degli i. a prendere coscienza di sé come categoria sociale che usa anche una lingua comune, non più il latino, ma il francese a) in Inghilterra e in misura minore in Francia l’i. comincia a diventare espressione della borghesia: qui il ceto i. si costituisce su una base polemica, alternativa alla cultura dominante delle corti (v. punto 1); b) in Italia la situazione è più arretrata: p. es. le statistiche dell’accademia Arcadia, che riuniva quasi tutti i letterati italiani, mostrano che il 60% di essi erano nobili ed 5) 6) 7) 8) 1 ecclesiastici. Nasce comunque una sorta di spirito di corpo dei letterati, una pur idealizzata repubblica delle lettere che però consente di riconoscersi come ceto. Anche fra gli ecclesiastici nasce la figura nuova dell’abate (appartenente agli ordini minori, senza, in genere, cura di anime, ma con un piccolo beneficio ecclesiastico e l’obbligo della tonsura). L’avvicinamento a posizioni critiche analoghe a quelle di Inghilterra e Francia è lento e contraddittorio. Altra figura tipica è quella dell’erudito (senza connotazioni negative), spesso direttore di biblioteca (come a Roma il fiorentino Magliabechi): tra loro grandissimi Muratori e Tiraboschi. Nasce il giornalismo: a) furono gli eruditi a dare vita in Italia al giornalismo erudito, ancora rivolto però a un pubblico perlopiù di soli letterati. le maggiori riviste in Italia furono il “Giornale de’ letterati” (1686-98), il “Giornale de’ letterati in Italia” (1710-1740) a Venezia, le “Novelle letterarie” di Firenze (dal 1740). b) Questo tipo di riviste è diffuso in tutta Europa; due i modelli: quello della rivista, come il francese “Journal des Savants” (Giornale dei dotti), settimanale dal 1665 e poi mensile dal 1723, o come l’olandese “Nouvelles de la République des lettres”, fondato nel Seicento da P. Bayle, molto spregiudicato; il quotidiano inglese “The Spectator”, fondato nel 1711, che vendeva a Londra 20.000 copie al giorno (una cifra enorme per i tempi), che sarà un modello per tutto il continente. In Europa però hanno fortuna generei che in Italia non si affermano che molto più tardi: periodici di costume (temi sociali, morali ecc.) e politici. Nel Settecento poi ogni città anche italiana ha il suo “avviso” o “foglio di notizie” o “gazzetta” (parola veneziana che indica la monetina di scarso valore che costava). I giornali divengono il veicolo di una cultura militante. Altri luoghi di circolazione delle idee: accademie e università in Italia, salotti e caffè in Inghilterra e Francia (da noi accadrà nella seconda metà del sec.). Si diffonde poi dal 1730 in Italia una società segreta con finalità filantropiche o culturali ispirate al libero pensiero, la massoneria, già attiva dal 1717 negli altri due paesi: fate una ricerca per conoscerne esattamente origini e sviluppi. Arcadia ed egemonia (temporanea) della Chiesa in Italia: v. manuale Caratterizzano questo periodo quella che è stata definita una crisi della coscienza europea, causa ed effetto delle trasformazioni dell’immaginario causate dalla presa di consapevolezza e dalla divulgazione di alcuni elementi che erano prima patrimonio di pochi: a) si affermano empirismo e sensismo, gusto dell’osservazione, tendenze sperimentali; di conseguenza si respingono le posizioni aristoteliche e tolemaiche (lo aveva già fatto Galilei nel Seicento, ma ora questo spirito scientifico e razionalistico penetra largamente nella società); b) mettere tutto quello che si sapeva in discussione causa da un lato curiosità, spirito di ricerca e innovazione, dall’altro provoca inquietudine; la novità investe infatti anche la vita quotidiana: si generalizza p. es. l’uso di prodotti extraeuropei come il tè, il caffè, il cotone: si tratta di una “mondializzazione” dell’esperienza. Tre sono i cambiamenti che investono l’immaginario1: a) attraverso la diffusione delle teorie di Newton, la fisica diventa la disciplina guida del sapere: l’universo è considerato una grande macchina, su cui N. rifiuta di procedere per ipotesi e per cui non formula teorie generali, preferendo un approccio meccanicistico: non c’è più posto per il sovrannaturale. (provate a dare una definizione di questa parola) b) l’ideale di vita cambia: all’ideale della stabilità si sostituisce il gusto del viaggio e delle esperienze nuove, anche per istruire i giovani (nasce il viaggio d’istruzione e formazione): molta letteratura si ispirerà al viaggio o alla formazione del/la protagonista (Defoe, Fielding, Goethe…) c) La storia è vista come marcia verso la felicità e così il dibattito sulla superiorità degli antichi o dei moderni si trasforma in coscienza (e mito!) del progresso: assistiamo a una rivoluzione antropologica, fondata su una valorizzazione del futuro rispetto al passato, e quindi dei giovani rispetto ai vecchi. Sta cambiando la gerarchia dei valori. 9) Orientamenti culturali, politici, religiosi: la cultura europea è dominata dai pensatori inglesi (oltre a Newton, Locke) e francesi (Montesquieu): a) per empirismo e deismo v. Locke (manuali di italiano e di filosofia): il deismo è alla base della tolleranza religiosa, perché mira a ridurre le religioni storiche a religioni naturali e razionali: - il cristianesimo si è affermato come portatore di verità naturali che sono presenti anche nelle filosofie di Confucio e di Socrate; - di conseguenza fra verità naturali e verità della ragione c’è accordo; - l’esistenza di Dio è ammessa come motore dell’universo visto come macchina, e si manifesta non tanto nelle leggi delle varie gerarchie ecclesiastiche, ma come coscienza di doveri naturali, insiti nella nostra natura e ragion; b) per la teoria della separazione dei poteri v. Montesquieu: se con Lo spirito delle leggi siamo già nel 1748, le sue teorie rielaborano quello che aveva scritto Locke dal 1690: la legislazione e la forma politica non devono dipendere da principi astratti e neppure solo dai diritti giusnaturali, ma dalle esigenze concrete dei vari popoli; perciò, nell’Europa occidentale, la monarchia assoluta non risponde più ad esse e al bisogno di libertà dei cittadini: per questo bisogna distinguere i poteri, per impedire l’arbitrio. M. sancisce così i principi delle moderne democrazie parlamentari. c) di Montesquieu ricordate anche le Lettere persiane del 1721, che propongono la relatività dei valori a seconda del punto di vista: per i persiani che visitano Parigi “diversi” sono gli occidentali! d) In Italia tutto questo ancora non penetra: filosofia e scienza sono isolate, Galilei è stato condannato, la Controriforma non accenna a demordere e impedisce a lungo lo sviluppo di un pensiero critico. Chi ci prova, è arrestato o costretto alla fuga (se volete una biografia istruttiva, cercate notizie sulla vita del napoletano Pietro Giannone, morto in carcere nel 1748). Vive a Napoli Vico, il più grande filosofo italiano del secolo, fondatore dello storicismo. 10) Estetica e poetiche del razionalismo: il buon gusto e il riconoscimento della fantasia e della passione (il primo deve disciplinare le seconde): la fantasia è riconosciuta come il carattere specifico dell’arte, e attraverso di essa, disciplinata dalla ragione, le passioni possono entrare nel la sfera del “bello”; “la poesia è un sogno che si fa alla presenza della ragione” (T. Ceva) o un travestimento allegorico della filosofia (G.V. Gravina). 11) Un caso a parte è l’estetica di Vico, che rivaluta anch’egli la fantasia e il forte sentire di poeti come Omero e Dante, ma in essi vede l’espressione di una conoscenza del mondo tipica di un’epoca primitiva dell’umanità: essi sono per lui portatori di un particolare tipo di verità, il “vero metafisico” fantasticamente rielaborato (metafisica = scienza filosofica). Vico sottrae la poesia alla sfera del razionalismo, perché non è per lui ‘inferiore’ alla filosofia né la allegorizza, ma esprime direttamente questo “vero” in forme proprie della sfera estetica. 12) Generi letterari e pubblico, aumento dell’alfabetizzazione e sviluppo di un’editoria moderna in Inghilterra; sviluppo della saggistica; nascita del romanzo borghese; melodramma: v. manuale.