Premessa Otto Neurath, padre fondatore del Circolo di Vienna e animatore del movimento neopositivista, anticipa la rivoluzione epistemologica (studio critico delle condizioni di validità del sapere scientifico) di Thomas Kuhn; il suo sociologismo, la ricorrente propensione a vedere nelle teorie scientifiche – e nelle stesse percezioni – qualcosa di socialmente condizionato, ne esaltano la figura come quella di uno straordinario anticipatore del postempirismo. La metodologia neurathiana delle scienze sociali, priva di riscontri operativi, lontanissima dal farsi dell’indagine, risulta decisamente insoddisfacente. Kuhn, rivoluziona la concezione della scienza facendo lavoro storico, analizzando cioè i modi ed i contenuti dell’indagine scientifico-naturale nei secoli. Scopo del libro è contribuire ad evitare la tentazione di imboccare scorciatoie seducenti che portano semplicemente fuori dai confini della scienza. INTRODUZIONE Neurath, asseriva la rigettabilità tanto della teoria quanto dei fatti, finendo con il proporre una versione soggettivistica del dato; Hempel delineava una teoria della coerenza che tendeva a ridurre il fatto empirico a variabile dipendente. Salta l’ingenua fiducia nel “dato” o nelle proposizioni osservative, si ridimensiona il ruolo del procedimento induttivo, quello della cumulatività della conoscenza scientifica, della prescrittività delle regole metodologiche. Tutto ciò è stato possibile non muovendo dalla riflessione epistemologica, ma dall’approccio alla scienza in termini storici; non centrando l’analisi su concetti vero/falso, confermato o disconfermato, sistematico/incongruo ma sull’innovazione scientifica. Si tratta di una rivoluzione dovuta a Kuhn della “Struttura delle rivoluzioni scientifiche” il quale ha mostrato come, nella storia delle scienze si danno frequentemente dei veri e propri “riorientamenti gestaltici”, sostituzioni di un paradigma con un altro, delle fasi di discontinuità che non sono razionalmente controllabili, che conducono alla prevalenza di questa o quella visione del mondo non in base ad esperimenti cruciali, a maggiore evidenza, ma piuttosto in base ad un consenso che si viene sviluppando per molteplici ragioni socioculturali, economiche, di funzionalità. Dire che tutto va bene nella ricerca è vero solo in parte; sarà bene ricordare la classica distinzione di Reichenbach tra “contesto della scoperta” e “contesto della giustificazione” per comprendere una rilevante diversità di enfasi in momenti diversi del concreto farsi dell’indagine. Infatti è certamente un’idea, un’ipotesi di connessione, una Gestalt che induce a vedere il mondo in forma ad es: solidaristica o conflittualistica (questa è una fase di tendenziale scoperta); poi è inevitabile che questa idea sia “controllata”, inserita in un contesto più ampio, messa a posto in un schema teorico che dia conto di più situazioni problematiche. Nella prima fase va tutto bene, successivamente il rigore delle procedure, la loro pubblicità e ripetibilità, la loro correttezza logica, la funzionalità rispetto all’esigenza di dare senso a più di un dato costruito sono criteri di demarcazione tra scienza e non –scienza. Tale linea di demarcazione non è precisamente definibile: non è definibile precisamente se si tiene conto del requisito di Popper sulla falsificabilità, né con riguardo agli elementi che definiscono la razionalità scientifica. Secondo Giddens non c’è altro modo per fondare la scienza se non partendo da valori e premesse presupposti dalla scienza stessa, e sui quali essa si è fondata nella sua evoluzione storica all’interno della cultura occidentale. Ciò equivale a dire che il sistema scientifico è esso stesso un paradigma, come tale garantito da un lato, dal consenso della comunità che in esso si riconosce dall’altro, dalla sua funzionalità pratica. Se si sceglie di stare dentro al paradigma scientifico è indispensabile conformarsi a procedure di controllo, imboccare una fra le possibili strade che consentano di dar conto nel modo più sistematico di una o più classi di eventi Dentro il paradigma della scienza è centrale la logica dell’indagine. 1 Se da tale logica si fuoriesce, si fuoriesce semplicemente dalla scienza; logica dell’indagine che muove da situazioni indeterminate per trasformarle in problemi tramite teorie che vanno operazionalizzate e controllate. Dal punto di vista della logica dell’indagine i problemi “epistemologici” a partire da quello di “oggettività” sono irrilevanti. Non c’è nessuna possibilità logica di legittimare la corrispondenza del concetto al dato, o della raffigurazione teorica alla dinamica reale. Tuttavia con l’idea di oggettività della scienza e con la connessa questione della peculiarità delle scienze non naturali, è inevitabile fare i conti. Ai sociologi, smarrito il principio fondante dell’induzione caduta l’illusione della razionalità permanente delle scelte crollato il mito dell’oggettività non resta che la logica dell’indagine scientifica intesa come processo di riduzione della complessità attraverso teorie operazionalizzabili e controllabili, attraverso un processo non lineare che da una situazione indeterminata conduce alla posizione di un problema. La soluzione di detto problema, di norma una spiegazione, richiede una sistematizzazione entro una cornice teorica sistematica. Se si intende fare scienza sociale non si può uscire dalla logica dell’indagine. 2 IL PROBLEMA DELL’OGGETTIVITA’ SOCIOLOGICA (capitolo primo) IDEA DELL’ OGGETTIVITA’ DELLA CONOSCENZA L’idea dell’oggettività della scienza è strettamente legata alla riflessione circa il rapporto uomo-ambiente e quando viene considerato il problema generale della conoscenza si delinea la GNOSEOLOGIA (teoria della conoscenza) ovvero quella parte della filosofia che nella storia del pensiero occidentale, presuppone da sempre una ontologia, ovvero una concezione globale dell’essere nel mondo. L’idea di oggettività assurge ai massimi fastigi con lo sviluppo della riflessione sulla conoscenza scientifica (si passa dalla gnoseologia all’epistemologia, ovvero teoria della conoscenza scientifica). Dato il soggetto da una parte, e l’oggetto dall’altra, si tratta di escogitare un rapporto per superare la dualità assunta alla base del discorso. Chi fa ricerca sa che normalmente l’impresa scientifica si muove fra la costruzione del dato e l’attribuzione di senso a relazioni fra “dati” costruiti e non fra oggetti e dati non costruiti. Dal punto di vista della logica dell’indagine scientifica quello dell’oggettività è un falso problema. Per la ricerca costituiscono problema la correttezza di una procedura, la ripetibilità, il grado di generalizzabilità e non la riproduzione di una presunta realtà che si presume data e quindi oggettiva. Il mito dell’oggettività implica una peculiare enfasi sul concetto di causa, la sopravvalutazione del dato in sé, l’idea di un solo modo di fare scienza. Con i Principia di Newton si segnò un punto di svolta irreversibile, si assunse la centralità del metodo sperimentale , si definirono i caratteri peculiari della razionalità scientifica e, con tale svolta, si indusse a ritenere pacifico che a tale metodo e a tale razionalità dovesse conformarsi ogni disciplina scientifica. Le categorie di causa ed effetto, di legge naturale, di verificazione e falsificazione estesero con il positivismo il proprio dominio anche alla sfera del sociale e dello psichico. L’emergente nuova scienza (sociologia) fece sorgere una disputa sul metodo che ancor oggi si ripropone in termini non diversi da quelli sollevati dagli storicisti tedeschi. Essa sorse prima ancora che si preannunciasse la rivoluzione della fisica moderna, prima che gli scienziati naturali ponessero essi stessi in questione la categoria di causa, l’attribuzione dei caratteri di universalità e necessità alle leggi di natura, la qualificazione degli enunciati scientifici come veri ed oggettivi, la caratterizzazione del metodo sperimentale come metodo scientifico. In realtà la reazione antipositivistica di Dilthey, Windelband e Rickert è piuttosto funzionale alla difesa di una autonoma logica dell’indagine storiografica, che non alla rivendicazione dell’autonomia della sociologia. Dal rigetto dello scientismo comtiano deriva di fatto la proposta di una strutturale diversità di accesso alla conoscenza scientifico-naturale da un lato e scientifico-sociale dall’altro. Alle leggi si giustappongono le specificità degli eventi, all’individuazione di nessi causali quella di “esperienze vissute”, alle procedure della sperimentazione e del controllo empirico, quelle della “comprensione” (VERSTEHEN). Dilthey giustappone alla logica delle scienze fisico-naturali una logica propria delle scienze dello spirito. Il dibattito sul metodo si sviluppa storicamente prima che le scienze sociali stesse siano definite come tali. Ciò vale soprattutto per la sociologia , negata come disciplina autonoma, ancora prima di essere nata, da Dilthey nella sua Introduzione alle scienze dello spirito. Dilthey è interessato ai modi in cui si perviene alla conoscenza storica perché ritiene la storia regina delle scienze dello spirito. Nell’affrontare questa questione, tuttavia, si imbatte nella filosofia della storia che, in Inghilterra (con Spencer) ed in Francia con (Comte) aveva preso il nome di sociologia. Oggetto privilegiato della polemica di Dilthey fu la labile legge dei tre stati, la presunzione generalizzante dell’intera scuola positivistica francese e l’affermazione per cui la vera base della sociologia di Comte non era altro che una grossolana metafisica naturalistica. D’altra parte il senso generale del divenire del mondo storico, è secondo Dilthey, una rappresentazione generale, ottenuta con un rapido sguardo sull’insieme della storia. Date queste premesse, Dilthey conclude che la filosofia della storia e sociologia non sono scienze reali. I metodi della sociologia comtiana sono quelli della speculazione generalizzante, astratta e superficiale. 3 In opposizione a questa impostazione metodologica Dilthey chiarisce la distinzione – di oggetto e di metodo – fra le scienze della natura e le scienze dello spirito. Le scienze della natura hanno come loro oggetto dei fatti che si presentano nella coscienza dall’esterno, cioè come fenomeni singolarmente dati, mentre nelle scienze dello spirito i fatti si presentano originariamente dall’interno, come realtà e connessione vivente. Nelle scienze della natura la connessione è data in virtù di ragionamenti che integrano i fatti , ovvero mediante un collegamento di ipotesi, invece a fondamento delle scienze dello spirito c’è sempre la connessione originaria della vita psichica. Noi spieghiamo la natura, mentre intendiamo la vita psichica. Tra le scienze dello spirito la STORIOGRAFIA detiene una posizione di preminenza dovuta alla sua natura individualizzante che consente di “intendere”in profondità l’agire umano ; in funzione ausiliaria rispetto alla storiografia vi è la psicologia, il cui compito è rendere edotto lo storico delle uniformità tendenziali rilevabili nel comportamento degli individui nelle diverse società. Una sorta di psicologia sociale in funzione strumentale per la conoscenza storica. Il fatto che l’oggetto delle scienze dello spirito sia interno all’uomo dischiuderebbe una via privilegiata d’accesso alla conoscenza storico-sociale consistente nell’Erlebnis ( esperienza vissuta) per mezzo della quale risulterebbe possibile una piena comprensione (Verstehen) dell’evento. Il Verstehen si contrapporrebbe al nesso causale (strumento metodologico fondamentale delle scienze della natura) per mezzo del quale si ottiene una semplice classificazione di fenomeni naturali. L’errore primo della sociologia comtiana e spenceriana risiederebbe nell’aver trasferito acriticamente nel campo della vita sociale (che è vita dello spirito e dell’Erlebnis) il nesso causale (strumento di cui si servono le scienze della natura). Dilthey non nega drasticamente la possibilità di un’applicazione marginale del nesso causale anche nel campo delle scienze dello spirito nella misura in cui ciò possa essere utile per determinare le uniformità tendenziali cui mirano le scienze che studiano l’uomo nei rapporti sociali; salvo intervenire poi con l’esperienza vissuta che sola permette la comprensione degli eventi sociali i quali sono in primo luogo eventi storici. Per Dilthey è l’esperienza vissuta che permette la comprensione degli eventi sociali, i quali sono in primo luogo eventi storici. Il fine della conoscenza è pur sempre l’oggettività che Dilthey ritiene sia garantita dal metodo sperimentale per le scienze naturali ma che si affatica per garantire anche alle scienze dello spirito non senza aporie e dualismi. LE SCIENZE DELLA CULTURA E LA COMPRENSIONE Anche per Windelband le scienze della cultura continuano a presentarsi con caratteri peculiari che le distinguono dalle scienze naturali. Tali caratteri non sono considerati conseguenza di una eterogeneità ontologico-strutturale; piuttosto egli insiste su una differenza di natura metodologica: nelle prime si avrebbe una netta preminenza del metodo individualizzante, laddove quello generalizzante prevarrebbe nelle seconde. Le premesse idealistiche neokantiane di Windelband non costituiscono un motivo di superamento dell’impostazione metodologica di Dilthey e punto di avvio verso una concreta metodologia delle scienze sociali. Windelband è decisamente ed esplicitamente un neokantiano orientato in senso idealistico; il suo interesse è ancora prevalentemente voto alla storiografia inteso come procedimento di ricerca individualizzante. Tuttavia le sue osservazioni consentono il superamento della ontologia idealistica e dell’idea di storiografia come disciplina egemone. Dopo aver affermato che le scienze della cultura sono eminentemente idiografiche e le scienze della natura sono nomotetiche e avere assoggettato alla storiografia le discipline della cultura tendenti alla generalizzazione Windelband nota che lo stesso fenomeno può essere studiato sia da un punto di vista mirante a coglierne la similarità rispetto ad altri fenomeni (prospettiva nomotetica), sia da un punto di vista che si proponga di sottolinearne l’individualità e l’irripetibilità. Windelband approfondisce l’analisi metodologica su casi concreti (anche un fenomeno biologico può essere studiato tanto in prospettiva nomotetica che idiografica); ciò avviene di fatto nella biologia – nel caso dello studio degli organismi viventi finalizza nomoteticamente l’indagine, in quanto sistematica descrittiva, e 4 procede idiograficamente in quanto studio dell’evoluzione della vita organica sulla terra. Nulla sembra impedire che la stessa ambivalenza metodologica si ritrovi nello studio dell’uomo in società. Windelband: da un lato ripropone il dualismo fra soggetto ed oggetto (fenomeno e noumeno); dall’altro, tiene ferma l’idea secondo cui l’indagine storica sia essenzialmente idiografica. Lo storico che volesse spiegare come e perché scoppiò la prima guerra mondiale non si fermerebbe all’attentato di Sarajevo ma delineerebbe i divergenti interressi degli imperi centrali e delle potenze dell’Intesa; implicitamente sottostanti a ciò sono proposizioni generali che danno senso alla relazione fra i divergenti interessi politici ed economici da un lato ed alleanze consolidate dall’altro e conseguente esplosione del conflitto. In altre parole, ci sono evidenti uniformità nel comportamento di una paese che sceglie la guerra piuttosto che un appeasement. Uniformità tendenziali che fanno comprendere perché l’Austria – Ungheria ritenne di imporre un durissimo ultimatum alla Serbia, piuttosto che chiedere accettabili compensazioni ; che la leadership serba non cedette all’ultimatum è comprensibile se si considera la presenza di elementi concomitanti che garantivano un forte sostegno interno ed esterno all’irredentismo anti -imperiale. La spiegazione storica di fatto sottende generalizzazioni; che la storiografia non sia per definizione disciplina idiografica come ritiene lo storicismo è consapevolezza da acquisire a condizione di fuoriuscire dai ristretti confini metodologici dello storicismo senza ricadere nella filosofia della storia positivistica. Tutto ciò non entra nel Methodenstreit che vede esaltato l’antinaturalismo dei tedeschi con Rickert. Rickert, attenua il giudizio critico nei confronti della sociologia fino a riconoscerne la legittimità sulla base del riferimento ai valori. Posta l’universalità e l’eternità dei valori Rickert ammette il diritto di cittadinanza di tutte le scienze della cultura, pur considerandole discipline subordinate alla storiografia. Rickert muove dall’assunto che conoscere equivalga ad esprimere un giudizio di valore. Tutto questo non comporta l’ammissione nel giudizio del punto di vista soggettivo; egli si riferisce alla valutazione nel senso propriamente etico, che approva o riprova in base ad un “riferimento oggettivo” ai valori quali essenze eterne. Ciò conferisce al giudizio di valore un carattere di necessità incondizionata distinguendo il lavoro dello storico e del sociologo da quello del fisico e del biologo. I primi prendono in considerazione solo quegli eventi che si rivelano connessi al mondo dei valori mentre tale connessione risulterebbe del tutto assente per quanto riguarda il campo di indagine delle scienze della natura. Tale distinzione non dovrebbe consentire agli scienziati della cultura di esprimere giudizi morali sugli eventi che prendono in considerazione. Competerebbe loro piuttosto di ricostruirli, descrivendoli ”oggettivamente” in quanto presentano di fondamentalmente irripetibile ma anche in quanto possono avere di comune in funzione del valore. Anche il Verstehen di cui parla Rickert non comporterebbe la possibilità di giudicare moralmente gli eventi ed i giudizi di valore oggetto di indagine da parte dello storico e del sociologo. In definitiva, riferendosi ai valori, si potrebbero comprendere “oggettivamente” gli eventi svoltisi in base allo stesso riferimento. DICOTOMIE NEL DIBATTITO SUL METODO Le principali dicotomie che si rintracciano nei precursori di Weber (Dilthey,Windelband e Rickert) sono: valori contro fatti; comprensione contro spiegazione individualità ed intenzionalità contro regolarità ed uniformità di comportamento interiorità contro esteriorità Si tratta di dicotomie a volte logicamente inconsistenti e a volte metodologicamente irrilevanti. Da un lato si comprende una buona spiegazione , dall’altro una buona spiegazione si può offrire rifacendosi a regolarità empiriche e/o a teorie. La categoria di causa può essere più o meno utilizzata nelle leggi e nelle teorie cui si fa ricorso; in ogni caso in nessuna disciplina scientifica oggi tale categoria è utilizzata nei termini deterministici che la resero sospetta agli storicismi tedeschi. Dicotomia qualità – quantità: se dico che ad un comizio era presente una folla strabocchevole o se dico che c’erano cinquantamila persone in ambo i casi la dimensione semantica degli asserti è identica; quanto alla proprietà che qualifica uno o più prodotti, o soggetti, ebbene non è comprensibile perché mai le 5 “qualità” non dovrebbero poter essere ascritte ad una pluralità (entra in gioco la quantità) di prodotti o soggetti. Dicotomia interiorità- esteriorità: se si assume che lo Spirito non vada contaminato con logiche e procedure che si sono originariamente sviluppate per dare un senso agli eventi naturali (leggi, regolarità tendenziali, causalità, analisi empirica, misurazioni) allora tutto si tiene. Ma la logica conseguenza di questo asserto filosofico-metafisico è che della natura si può fare scienza, mentre ciò che ha a che vedere con l’uomo è conoscibile solo per vie diverse (subitanee intuizioni, empatie, Erlebnis). Il che induce i più coerenti fra gli storicisti ad affermare che la “regina” delle discipline che hanno a che fare con lo Spirito – la Storia – è arte piuttosto che scienza. Dal punto di vista della logica dell’indagine scientifica sia la visione dell’idealismo storicistico sia il positivismo sono visioni della scienza inadeguate, astratte, fondamentalmente inapplicabili. Non è con l’epistemologia – che sottende una ontologia – che si fa ricerca poiché la logica dell’indagine a poco o nulla a che vedere con l’epistemologia. LA COSIDDETTA OGGETTIVITA’ DELLA SCIENZA Nel linguaggio ordinario oggettività ha assunto un significato che sussurra verità , validità conoscitiva; in termini positivistici l’oggettività della conoscenza implica l’adeguamento del concetto al dato empirico (nella prospettiva neopositivistica non si parlerà più di concetti ma di termini); dunque non l’adeguamento al dato ma adeguamento di sistemi linguistici a sistemi di oggetti piuttosto che di singoli concetti-termini a singoli oggetti. La maggioranza degli epistemologi oggettivisti si pone su un versante empirista e realista. Essi assicurano che la “verità” risiede, più o meno celata, nell’oggetto, nelle sue pieghe, nelle sue strutture, nelle sue manifestazioni percepibili o, più semplicemente, nella sua totalità. L’oggetto possiederebbe delle proprietà intrinseche che dovrebbe scoprire lo scienziato ed enunciare nel modo più rigoroso, senza alcuna interferenza. Una volta colto l’oggetto nelle sue strutture lo si raffigurerebbe concettualmente e lo si descriverebbe perfettamente: a questo punto si sarebbe raggiunta la verità più o meno eterna. C’è un amplissima letteratura che mostra il superamento del concetto tradizionale di “verità” e la evoluzione del concetto di scienza nel corso degli ultimi decenni. Tuttavia il background gnoseologico oggettivistico della cultura occidentale è ancora ben lontano dalla consunzione. Così tra i fisici anche se non si parla più di “verità” e di “oggettività” in senso classico, si parla spesso di “approssimazioni successive all’oggettività” come garanzia nei confronti dei rischi dell’ipotetismo della scienza. I sociologi, consapevoli del fatto che quella di pervenire all’oggettività tout court è aspirazione illusoria, e che ogni fenomeno sociale non ha senso se non inquadrato in uno schema di riferimento teorico calato in una dimensione valutativa, si sforzerebbero non di sviluppare una “fotocopia degli oggetti sociali ma di raffigurarne teoricamente le strutture servendosi di costruzioni concettuali il più possibile simili ad esse. Il problema è in ogni caso quello del rapporto fra realtà “oggettiva” e le costruzioni concettuali che si suppone intendano rappresentarla. Secondo McEwen non essendo identico all’oggetto il dato mediante il quale l’oggetto è conosciuto il costrutto teorico “soggettivo” non può essere identico all’oggetto che rappresenta. L’oggettività viene recuperata facendo ricorso a Parsons il quale scrive che l’applicazione di una teoria scientifica alla realtà empirica implica che quest’ultima sia un ordine di un fatto; inoltre, il suo ordine deve possedere un carattere congruente con l’ordine della logica umana. Con questo tipo di isomorfismo sostenuto dal primo Parsons l’oggettività della conoscenza sociologica viene garantita in linea di principio. Secondo McEwen tale impostazione trascenderebbe i limiti dell’oggettivismo positivistico o idealistico per cui i fatti o le idee parlano da sé. Egli precisa che la corrispondenza individuabile fra l’ordine reale e quello concettuale non è di natura biunivoca ma piuttosto funzionale. L’ordine della realtà sociale non sarebbe perfettamente raffigurabile, ma solo funzionalmente rappresentabile nei termini del sistema teorico, il quale con le aggiunte ed integrazioni derivanti dalla ricerca empirica tenderebbe ad approssimarsi ad esso. 6 Tale accordo è raggiunto anche con la mediazione di Einstein ed Infeld secondo i quali i concetti fisici sono creazioni libere dell’intelletto umano e non vengono determinati esclusivamente dal mondo esterno. Nello sforzo che facciamo per intendere il mondo rassomigliamo molto all’individuo che cerca di capire il meccanismo di un orologio chiuso. Egli vede il quadrante e le sfere in moto, sente il tic tac, ma non ha modo di aprire la cassa. Potrà farsi un’immagine del meccanismo responsabile di quanto osserva, ma non sarà mai certo che tale immagine sia la sola suscettibile di spiegare le sue osservazioni. Egli non sarà mai in grado di confrontare la sua immagine con il meccanismo reale. Con il moltiplicarsi delle sue cognizioni egli crede che la sua immagine della realtà diverrà sempre più semplice e sempre più adatta a spiegare domini sempre più estesi delle sue impressioni sensibili. L’affermazione che i concetti fisici sono libere creazioni dell’intelletto umano solo in parte determinate dai processi fisici indagati riflette la logica dell’indagine scientifica in cui la teoria dà senso ai dati osservati, riportati, descritti negli aspetti più rilevanti, e quindi costruiti. Che il modello delle approssimazioni successive alla verità sia ben lontano dall’essere abbandonato, lo conferma l’epistemologo Radnitzky il quale afferma che senza il concetto di Verità e di realismo teorico, per cui una delle funzioni di una teoria è di rappresentare certi aspetti della realtà nella maniera più esatta possibile, cessano di aver significato l’idea di un controllo empirico e l’insieme delle procedure ordinarie della scienza.Ogni teoria va rigorosamente controllata tramite un’adeguata operazionalizzazione dei concetti che è diverso dal ritenere che la teoria abbia a che fare con la verità. Filosoficamente la questione della “verità oggettiva” nonché quella della “realtà” e della teoria rinviano al criticismo kantiano e alla distinzione tra fenomeno categorizzabile e noumeno. Ma del noumeno non si dovrebbe dire nulla.L’unica via d’uscita sensata sarebbe quella di Wittgenstein e del Tractatus secondo cui “di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”. Dal punto di vista della logica dell’indagine scientifica – sia essa di natura fisica o sociale – l’inconsistenza del problema gnoseologico è denunciata da Dewey secondo cui il problema che occasiona l’interpretazione epistemologica si ha quando si presume che i concetti debbano essere descrittivi del materiale esistenziale. Né si dà altra concezione possibile quando si ignori la funzione strumentale dei concetti. La differenza tra ciò che è esistenziale e ciò che è scientificamente concettuale è illustrata da Max Planck quando dice che la definizione fisica di suono, colore e temperatura non è associata in alcun modo con le percezioni dei sensi, bensì il colore ed il suono si definiscono mediante la frequenza e le lunghezze d’onda di una oscillazione……. Secondo Dewey questa enunciazione vale universalmente per la materia dei concetti scientifici come contrapposta a quella del materiale esistenziale. L’OGGETTIVITA’ COME ESIGENZA DI CONTROLLO In ogni fase dell’indagine il ricercatore si interrogherà sulla adeguatezza del materiale concettuale per spiegare eventi o situazioni sociali emergenti nell’area problematica sotto indagine. La situazione problematica si fa problema scientifico quando si delinea qualche possibilità di soluzione della questione attraverso aggiustamenti del materiale concettuale oppure delle procedure e tecniche di rilevazione ed elaborazione dei dati. Es.: un comportamento imprevisto ed anomalo di un gruppo sociale in particolari condizioni (situazione problematica) si fa problema scientifico nel momento in cui vengono definite nuove ipotesi di connessione fra variabili, non considerate dalla teoria consolidata preesistente. L’anomalia comportamentale, in questo caso, comincia ad acquistare un senso; qualcosa che non torna comincia a diventare un dato significativo,un problema. Tutto ciò non basta a soddisfare i requisiti di controllo sottintesi dall’esigenza dell’oggettività della conoscenza scientifica. Le teorie richiedono di essere in qualche modo connesse a regolarità empiriche, a procedure ripetibili che consentano di pervenire a risultati analoghi. Fra un sistema teorico-scientifico ed un sistema metafisico la fondamentale differenza è costituita dalla controllabilità pubblica del primo attraverso procedure accettate, congruenti con la razionalità scientifica. Per Popper l’oggettività è da riferirsi essenzialmente al metodo; per Kuhn una qualche forma di “oggettività scientifica” risiede nel consenso della comunità scientifica che condivide una serie di teorie, leggi, regole e procedure che formano un paradigma. 7 Per Giddens la razionalità scientifica è autogiustificantesi; l’elemento fondante della razionalità è rinvenibile nella pubblicità, ripetibilità e controllabilità di ogni proposizione, di ogni indagine, esperimento, enunciazione di legge. Tutto ciò sposta il problema dal versante epistemologico al versante della logica dell’indagine scientifica esaltandone la complessità con riguardo alle scienze sociali in cui la stessa ripetibilità di una connessione tra variabili è, al più un fatto probabile, mentre la controllabilità delle teorie è assai difficile per la loro scarsa sistematizzazione, per l’imprecisione del linguaggio che rende i concetti-termini difficilmente traducibili in indicatori osservabili. 8 IL METODO SOCIOLOGICO ED IL POSITIVISMO (Capitolo secondo) LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA E IL SUO METODO La sociologia come disciplina scientifica autonoma nasce in ambito positivistico, on perché si possa intendere come disciplina scientifica la filosofia della storia di Comte o Spencer,e con Durkheim si assiste al primo sistematico sforzo di coniugare teoria sociale e indagine empirica. Tale sforzo è documentato in modo convincente ne IL SUICIDIO. Ne Le regole del metodo sociologico si combinano con grande coerenza tre livelli d’analisi e di discorso. Nelle pagine delle regole il precetto metodologico che impone di considerare i fatti sociali come cose, cioè come dotati di uno specifico attributo di esteriorità rispetto all’individuo ed al ricercatore sociale,si rivela connesso al sistema teorico del primo Durkheim incentrato sulla coercitività dell’evento sociale ed al punto di vista gnoseologico sensistico per cui la sensazione soggettiva del percipiente raggiunge un certo grado di oggettività nella misura in cui sia di oggetti stabili ed a condizione che non alteri la passività del percipiente rispetto all’oggetto causa della percezione. Bersagli polemici sono lo psicologismo di Tarde e la sociologia di idee e non di cose elaborata da Comte e Spencer. Al fondo del suo pensiero c’è la volontà di far giustizia della concezione contrattualista e biologistica che ha origine con Hobbes. Il merito di Durkheim sta nell’aver superato la concezione utilitaristica dell’individuo nella società per cui il prius dell’istituzione sociale sarebbe un contratto stipulato fra singoli individui in funzione del soddisfacimento di bisogni utilitaristici,ma in complessi moventi tali da invertire il rapporto causale tra individuo e società. Nell’analisi svolta sui concetti di sacro e rituale avrebbe intravisto una via di risoluzione dell’opposizione fra i due termini indicati. Per tale via si è giunti al modello teorico generale della sociologia contemporanea incentrato sulla triade società-cultura-personalità. Seguendo le linee dell’interpretazione di Parsons sul pensiero di Durkheim si può affermare che lo stesso presuppone un punto di partenza – una forma di positivismo di tipo oggettivistico behavioristico – ed un punto di arrivo,cioè un idealismo dualistico evidenziati in termini epistemologici e di teoria sociale. Durkheim è un positivista e scrive un opera di metodologia sociologica positivista perché muove dall’accettazione di una gnoseologia sensistica positivista. Il suo positivismo è accettazione di una premessa gnoseologica, sebbene il suo punto di arrivo sia idealistico che ha un movente di natura sociologica teorica. Gradatamente le ragioni sociologiche producono una lenta modificazione della sua epistemologia fino a rovesciarne il prius,all’oggetto materiale a quello ideale,dal fatto positivistico al valore idealisticamente inteso e unaduale sganciamento dalla metodologia cosalistica delle Règles fino all’utilizzo del procedimento “comprendente” nelle forme elementari della vita religiosa. La suddivisione del pensiero di Durkheim in settori comunicanti è un mero strumento di analisi da valutare funzionalmente. L’incidenza delle premesse gnoseologiche sensistiche sulla metodologia durkhemiana e l’interazione tra discorso metodologico, epistemologico e sociologico teorico si manifestano quando Durkheim scrive che una sensazione è tanto più oggettiva quanto maggiore è la fissità dell’oggetto cui si riferisce. La condizione di ogni oggettività è l’esistenza di un punto di riferimento, costante e identico al quale la rappresentazione può venire riferita e che permette di eliminare tutto ciò che essa ha di variabile, cioè di soggettivo (…..) la vita sociale è quindi costituita da libere correnti che sono perpetuamente in via di trasformazione e che lo sguardo dell’osservatore non riesce a fissare. Perciò non è da questo lato che lo studioso può affrontare l’esame della realtà sociale (…..) le abitudini collettive si esprimono in forma definitiva, in regole giuridiche e morali, in detti popolari , ecc (…) queste forme costituiscono un oggetto fisso, un campione costante che è sempre alla portata dell’osservatore e che non lascia alcun margine alle impressioni soggettive o alle osservazioni personali: una regola del diritto è ciò che è, e non vi sono due maniere di percepirla. Dato che queste pratiche non sono altro che la vita sociale consolidata, è legittimo studiare questa attraverso quella. Nel primo Durkheim i tre universi di discorso (gnoseologico, metodologico, sociologico teorico presentano una struttura analoga: 9 a) discorso epistemologico: per ogni sensazione, se la sensazione è di oggetti stabili, e se il soggetto è passivo, allora la conoscenza ne risulta oggettiva; b) discorso metodologico: per ogni analisi di fatti sociali, se il fatto sociale è cristallizzato, e se il sociologo scarta le prenozioni, allora la conoscenza ne risulta oggettiva; c) discorso sociologico teorico: per ogni fatto sociale, se il fatto sociale è normale, e la società è integrata, allora il fatto sociale è o tende ad essere istituzionalizzato (cioè cristallizzato): La prima regola del metodo sociologico di Durkheim coerente con la sua epistemologia e teoria sociale è considerare i fatti sociali come cose, e come tali presentano il carattere dell’esteriorità e della coercitività rispetto all’individuo conoscente e socialmente agente. Come tutti gli altri oggetti essi risultano coercitivi ed esteriori rispetto alla percezione nel senso che ci si deve semplicemente uniformare agli stimoli sensibili che producono. Analogamente, in termini sociali non c’è che da conformarsi ed obbedire a quei fatti sociali che, per eccellenza, sono le norme del diritto positivo. L’INDUTTIVISMO EPISTEMOLOGICO E IL SUO CONTRARIO Per induttivismo epistemologico si intende la visione del mondo dell’empirismo Classico originariamente delineata da Aristotele, riproposta da coloro che hanno posto l’accento più sulla conoscenza scientifica che su quella metafisica o religiosa. Induttivisti: Locke, Descartes, Mill, Moritz Schlick (epistemologia realista – padre fondatore del Circolo di Vienna e del neopositivismo) Antinduttivisti: Neurath, sociologo del circolo di Vienna, promosse l'enciclopedia internazionale della scienza unificata cui contribuirono, tra gli altri, Dewey e Kuhn; Reichenbach, esponente del circolo di Berlino, a lui si deve la distinzione fra contesto della scoperta (nel quale l’intuizione ed il caso possono avere un posto importante) e contesto della giustificazione ( esige massimo rigore logico e metodologico); Popper, a cui si deve l'elaborazione di un modello deduttivista della scienza; Hempel al quale si deve la formalizzazione del modello nomologico-deduttivo della spiegazione scientifica; Prevalentemente deduttivista Carnai; Dewey e Kuhn, ostili all'idea – induttivista – per cui si possa fare scienza muovendo da dati o da osservazioni empiriche per giungere a formulare teorie. La maggioranza degli studiosi che si connettono al filone neopositivista è orientata in senso deduttivista. La variegata pletora dei deduttivisti è definibile come tale solo nel senso che rigetta il modello induttivista per il fatto che tende ad esaltare il ruolo della teoria nell'indagine scientifica. Per Popper il compito della scienza é quello di offrire teorie costantemente suscettibili di falsificazione vale a dire tali da comprendere enunciati per i quali sia possibile individuare modalità operative in condizione di smentire, ad esempio, l’esistenza di una relazione tra variabili. Per Neurath (avversario di Popper) il sistema teorico lo si cambierà nel caso in c ui non sia pienamente coerente con un enunciato che si impone per la sua pregnanza. Le epistemologie contemporanee sono collocabili su un versante generalmente definibile deduttivista opposto alla visione durkemiana. Le prenozioni non vanno scartate ma controllate; i fatti non sono assimilabili a cose ma a costrutti fortemente condizionati dal quadro di riferimento concettuale entro cui si delineano. Lo stesso Durkheim fautore di un rigido induttivismo conseguenza del dichiarato oggettivismo viola le propr ie prescrizioni. Nella Divisione del Lavoro Sociale sovrimpone la propria ideologia solidaristica all’analisi ed alle conseguenze derivanti dall’introduzione del lavoro parcellizzato. Le Regole durkhemiane definite come una paralisi concettuale sono superate da Durkheim allorché egli con sicurezza deduttiva cerca di dimostrare la sua teoria della “dualità di natura” tra fatti collettivi e fatti sociali facendo di questi qualcosa di dato attingendo a dati statistici. L’oggettività sociologica di Durkheim avente per oggetto (istituzioni, norme statistiche) sarebbe assicurata, inoltre, dal postulato per cui causa di un fatto sociale è un altro fatto sociale. IL POSITIVISMO SOCIOLOGICO E I VALORI 10 La tradizione del positivismo sociologico non è aliena dall’enfatizzare l’aspetto dei valori. Tanto maggiore è l’istanza di proporre un metodo centrato sui fatti e sulle relazioni, tanto minore è l’attenzione prestata al rischio dell’ipostatizzazione dei valori quale criterio regolativi dell’agire sociale. Comte si lascia abbagliare dalle scienze naturali e dal progresso che esse renderebbero possibile proponendo come valore supremo il modello ideale dello stadio positivo Durkheim idealizza una mitica società di cui è simbolo il sacro caratterizzata da un ordine supremo derivante dall’identità delle norme sociali, valori culturali, motivazioni dell’agire individuale. il passaggio dall’oggettività del fatto all'oggettività del valore si gioca sulla nozione di coercività desiderabilità del fatto sociale, attribuendo allo stesso carattere ambivalente: la norma morale è avvertita contemporaneamente come coercitiva e desiderabile (per superare la contraddizione del sacro come fatto sociale prefigura l’idea funzionalista dell’interiorizzazione delle norme sociali che, pur imperative, sono rispettate perchè fatte proprie quali motivazioni dell’agire individuale). In altre parole la natura intrinseca dell’oggetto spiega la dimensione psicosociale e culturale. Tale oggetto è coercitivo ed esteriore rispetto all’individuo ma nell’ambito delle strutture sociali assolve una funzione che corrisponde ai desiderata degli individui.Il concetto di funzione serve così alla bisogna. Così è completato il mosaico caratterizzato dalla adesione alla gnoseologia oggettivistica. L’ultima sintesi di Durkheim rispecchia l’ideale solidaristico ed integrato della società le cui strutture rispondono a bisogni individuali. Il soggetto si conforma all’oggetto attingendo in esso la “verità” intesa in termini ontologici. Una teleologica armonia interviene sicchè l’oggetto come la coscienza collettiva o l’insieme delle strutture sociali costituiscono un tutto armonico e coerente rispetto al soggetto psicologico. Il fatto sociale si converte così impercettibilmente in valore; valore supremo in senso ideal istico che informa di sé la convivenza e dà senso all’agire.Di fatto per l'ultimo Durkheim i valori culturali sono eterni e fondamentalmente immutabili. L'idea dell'avalutatività. La visione del mondo positivistica, almeno nelle premesse, tende ad escludere i valori (a favore dei fatti) della conoscenza scientifica. Tuttavia altro è il problema dei valori di cui è latore lo scienziato, cioè interferenza dei valori sui fatti, altro è il problema dei valori oggetto dell’indagine. Durkheim: un giudizio di valore esprime la relazione di una cosa con un ideale [...] la relazione espressa unisce quindi due termini dati, esattamente come in un giudizio di esistenza [...] l'ideale può incorporarsi al reale perché proviene da esso. Diverso è il caso del condizionamento socioculturale che interviene sul sociologo nella scelta di costruire questo o quel dato entro un dato riferimento teorico e che comporta un riferimento ai valori, altra è la questione del giudizio di valore in senso prescrittivo, cioè la valutazi one morale. Weber esige come precondizione di oggettività della conoscenza sociologica l'avalutatività che intende come esclusione, dalla scienza, del giudizio di valore in senso normativo. “una scienza empirica non può mai insegnare ad alcuna ciò che egli deve, ma solo ciò che egli può, ed in determinate circostanze, ciò che egli vuole- Weber”. Lo svolgimento dell’argomentazione sull’oggettività conoscitiva della scienza sociale mostra l’incapacità di Weber di abbandonare l’ontologia dei valori rickertiana e l’acuta consapevolezza che questa non debba interferire nel concreto processo di ricerca. Per Weber soltanto in base al presupposto della fede nei valori ha senso il tentativo di formulare giudizi di valore dall’esterno.Ma giudicare la validità di tali valori è questione di fede e non oggetto della scienza empirica. Weber non abbandona i supremi valori ma il discorso su di essi non è problema scientifico né metodologico, come non è metodologicamente corretto postulare una normatività per le proposizioni scientifiche. Il saggio weberiano sull’avalutatività delle scienze sociali ed economiche è esplicitato in chiave polemica contro il marxismo in generale e contro i cosiddetti “profeti della cattedra (Schmoller, Brentano, Wagner) i 11 quali, dal chiuso dei loro studi, pretendevano di dettare “in nome della scienza” le norme da applicare nel campo dell’attività economica e del vivere sociale. 12 L’OGGETTIVITA’ E I VALORI (capitolo terzo) IL RIFERIMENTO A I V A L O R I Che l'idea di oggettività sia giustapposta a quella di valore non sembra logicamente né metodologicamente fondato. Dewey contesta la correttezza logica delle pretese dell'economia classica concludendo che le leggi dell'attività umana nel campo economico erano le norme dell'attività umana conveniente o retta in tale campo. II principio della avalutatività ha a che fare con i valori solo in quanto denuncia la banale scorrettezza logica del meccanico passaggio da giudizi di fatto a giudizi di valore. Da enunciati esprimenti regolarità a enunciati esprimenti imperativi morali. Ogni conoscenza sociologica è frutto di una coerente serie di scelte e quindi di una sistematizzazione concettuale e di una esposizione di uno dei tanti aspetti che la realtà ci presenta: la dimensione valutativa e selettiva è presente non solo nelle scienze della cultura ma anche in quelle fisico-naturali; non si può affermare che gli schemi concettuali scientifici danno un senso al divenire poiché questa affermazione trascende lo schema concettuale nel momento in cui presumeva di poter rilevare la mancanza di senso della realtà indipendentemente dallo schema concettuale. La dimensione valutativa, nella scelta dei problemi, si riferisce al processo della valutazione ed esclude un concetto di valore non legato al processo concreto della ricerca. L'oggettività della conoscenza della scienza sociale dipende dal fatto che il dato empirico è continuamente indirizzato in vista di quelle idee di valore che sole gli forniscono un valore conoscitivo. La metodologia weberiana non deriva da un'opera compiuta e sistematica, ma e riferibile da una raccolta di saggi, conferenze, articoli scritti in occasioni e periodi diversi, spesso avendo in mente definiti bersagli polemici. Il Weber che riflette sul metodo delle scienze sociali lo fa avendo a mente la filosofia del suo maestro Rickert e l'idea stessa di oggettività viene resa possibile proprio dalle supreme idee di valore. L'unico plausibile significato del discorso webenano sull'oggettività e il riferimento ai valori, è quello che contrappone l'opzione per una visione del mondo liberale ad una visione del mondo storicista-marxista. Leggendo queste due visioni del mondo come due teorie generali (o due paradigmi) si giunge alla conclusione che il riferimento a supreme idee di valore legittima ambedue le opzioni. Per Weber l'opzione per la prima teoria è ulteriormente legittimata dal fatto che solo questa sarebbe oggettiva Resta tuttavia insostenibile l'idea che sia il riferimento al valore della libertà a rendere più oggettiva la visione del mondo liberale di quello marxista. In realtà il concetto di oggettività non è applicato a nessuna delle due opzioni. L'idea stessa di oggettività è irrilevante per l'indagine scientifica perché il concetto di valore è strettamente connesso a strutture sociali, modelli culturali, fasi storiche, accumuli di variegate esperienze individuali e collettive. L'INFLUENZA SOCIOCULTURALE Relativamente alla questione dei valori nella metodologia della ricerca sociologica il problema reale è costituito dall'influenza socioculturale che si esercita non solo sulle teorie più generali ma anche su e scelte più minute in cui il ricercatore si imbatte nelle diverse fasi dell’indagine. Negli anni ‘60 e ’70, problema riferito al rapporto fra ideologia e teoria sociale; oggi il declino delle ideologie consente di riformare la questione nei termini dell'influenza socioculturale che si esercita sull'intero processo dell'indagine. I classici Principia di Newton, additati quali esempi paradigmatici di scienza pura, si rivelano fortemente orientati a risolvere una serie di problemi tecnici (trasporti via mare, industrie estrattive e bellica) centrali per la borghesia del XVII secolo (traffici marini sicuri, industrie minerarie, armi da guerra). Ciò conferma 13 l'idea secondo cui esigenze, economiche, tecnologiche o semplicemente culturali, sollecitano la ricerca scientifica in una direzione piuttosto che in un'altra. II naturalista Lundberg è convinto che con lo sviluppo dei metodi matematici e statistici applicati alla sociologia, si vada passando dai valori ai fatti dal soggettivo all'oggettivo, dall'ideologico al neutrale. Le differenze tra i dati della sociologia e quelli delle scienze fisiche per Lundberg sono più apparenti che reali e da ciò trae una generalizzazione in forma di legge metodologica circa il passaggio dal soggettivo all'oggettivo e formula la previsione che la sociologia, si avvicinava con il miglioramento della statistica e della matematica all'oggettività. Negli anni '70 due grandi paradigmi: strutturalfunzionalismo, teoria dell'ordine e dell'integrazione sociale, congruente con il sistema capitalista e con le società liberale; oggi sopravvive tra gli antropologi perché hanno una propensione fortemente descrittivistica non in grado di spiegare adeguatamente le caratteristiche peculiari, i mutamenti, le anomalie; conflittualismo marxista, teoria rivoluzionaria, congruente con il sistema socialista; la dissoluzione dell'Urss ha inferto un colpo durissimo a quella visione del mondo. Sopravvivono teorie conflittualistiche fra il pouvoir (influenza) politico-burocratico e i knowledge makers (conoscenza creatore/fabbricante). Kostantinov - il sociologo ha il compito di scoprire la verità oggettiva: una verità indipendente dai desideri, dalle passioni e dalle idee preconcette, una verità che nel suo contenuto prescinde dal soggetto, dall'uomo e perfino dall'umanità. Nel caso della sociologia sovietica degli anni sessanta forzature ideologiche venivano spacciate per vere e confermate dalla storia. IDEOLOGISMI METODOLOGICI Mode, magari di breve durata, che per la loro intensità conducono a veri e propri stravolgimenti logicoconcettuali. Esempio traumatico fu l'esplodere della furiosa vague (ondata) populistica e contestativa che dal 1968 e fino ai primi anni '80 introdusse, in nome del proletariato e della scienza operaia, forme di dogmatismo oggettivistico e di intollerante ideologismo. Il caso di Antonio Gilli: il metodo di ricerca che vogliamo trasmettere non è la popolarizzazione del metodo tradizionale; è qualcosa che si contrappone al metodo tradizionale, qualcosa di diverso che contesta le tecniche usuali della ricerca sociale, l'organizzazione gerarchica del fare ricerca, lo specialismo, collocandosi dalle parte delle masse proletarie e prefigurando il loro farsi soggetto attivo della ricerca. Per Gilli la formulazione vera è quella che muove dal punto di vista degli interessi della classe storicamente progressista che costituisce la parte avanzata delle forze produttive. Nella ricerca sociologica corretta non è necessario che le caratteristiche del campione siano eguali a quelle dell'universo, anzi, è necessario che le caratteristiche del campione esaltino e sottolineino quello che è lo sviluppo storico dell'universo. Sì è dunque in presenza di una rappresentatività non statistica ma dialettica. Ed è accaduto che molti operatori sociali si siano formati su quella sorta di populistica esaltazione del dilettantismo, proposta dalla guida alla ricerca sociale per non specialisti. Solo una teoria scientifica della società può dire quali sono le classi progressive che perseguendo il proprio interesse particolare perseguono nel contempo l'interesse generale. La fede rivoluzionaria, il forte impegno politico garantiscono la partigianeria del porsi dalla parte degli oppressi ma non certo rigore e correttezza scientifica. I dati furono generalizzati giungendo alla conclusione che l'intera classe operaia ardeva di sacro fuoco rivoluzionario. Una generazione di sociologi fu bruciata dalla devastante lezione della scienza operaia. Negli anni settanta gli ideologismi resero evidenti vere scorrettezze logico metodologiche di cui Vittorio Capecchi offre quattro eccellenti esempi: 1. mistificazione per frammentazione dei risultati (allo scopo di dimostrare che esiste una uguaglianza di opportunità per tutti); 2. mistificazione per classificazioni palesemente omogenee (ricerca sui giovani che pensano di raggiungere uno stato superiore a quello del padre e sui giovani che pensano di raggiungere uno status inferiore); 3. mistificazione per dilatazione dei concetti e delle variabili (società industriale vista come società altamente differenziata); 4. generalizzazione di risultati ottenuti su basi empiriche insufficienti. 14 Le critiche di Capecchi sono di tipo logico-metodologico e la sua polemica si rivolge contro dei cattivi ricercatori e non contro il metodo della ricerca sociale. Altro è piegare programmaticamente teorie e dati a istanze ideologiche, ovvero forzare l'analisi dei dati per renderli congruenti con una teoria ideologicamente connotata (primazia dell'ideologia o di una visione di parte, sulla scienza). PUNTI DI VISTA E OPZIONI TEORICHE In rapporto ai valori si possono distinguere due grandi questioni: 1. influenza dei valori, come elementi culturali interiorizzati che predispongono ad essere sensibili ad un certo ordine di problemi piuttosto che ad un altro; 2. influenza dei valori culturali sull'inquadramento in un certo schema concettuale dei fenomeni che originano la situazione problematica di cui ci si occupa. I due punti sono momenti di uno stesso processo. Una moria di pesci può essere indicatore di inquinamento, una scarsa partecipazione al voto può indicare che molti elettori ritengono i partiti corrotti o inefficienti. Altre possibilità (nel primo caso una epidemia., nel secondo astensione). Giddens (doppio livello ermeneutico): gli schemi teorici degli attori sociali influenzano quelli dei sociologi e viceversa. Nell'ambito della sociologia delle comunicazioni è ancora largamente diffusa la cosiddetta teoria del flusso a due fasi della comunicazione di massa (Lazarfeld) che enfatizza il ruolo centrale di mediazione delle subculture di gruppo e dei leaders d'opinione fra i mass media da un lato, e la massa dall'altro. A questa teoria se ne contrappone un'altra che enuncia le condizioni dell'efficacia persuasoria diretta dei mass media. Tutti coloro che propongono metodologie ermeneutiche o variamente neocomprensive (Winch, Schtz, Liddens) sembrano avere l'occhio esclusivamente alla interazione sociale fra singoli attori. I neocomprendenti a volte pensano alla società come ad un astratto concetto filosofico e a volte sviluppano riflessioni sulle relazioni interindividuali nella vita quotidiana. Dal punto di vista metodologico non si ravvisano significative peculiarità procedurali, dal punto di vista logico le rappresentazioni riguardano l'ambito della semplice descrizione. Per Kuhn la sociologia è nella fase delle scuole piuttosto che nella fase dei paradigmi scientifici; possibilità di leggere anche in modi opposti lo stesso processo sociale. comportamento consumistico nelle società industriali avanzate 1. per quanti si riconoscono nella tradizione critica (scuola di Francoforte - Adorno, Horkeimer, Marcuse, Habermas) il fenomeno è collegato all'esigenza di controllo culturale delle masse da parte del potere (piegare l'attitudine critica tramite l'appiattimento intellettuale e la soddisfazione di bisogni superflui); 2. per quanti si riconoscono nei teorici liberali e riformisti il diffondersi dei modelli consumistici è collegato alla crescita dell'istruzione e del benessere. teoria critica: manipolazione delle coscienze teorie integrate: sviluppo individualità (capacità di giudizio autonoma) In sociologia il predominio delle scuole è un dato di fatto difficilmente contestabile. Leggere, ad esempio, la crescente esposizione alla televisione dei cittadini di società arretrate come un episodio della cospirazione dell'imperialismo delle società avanzate ai danni del terzo mondo può essere di modesto rilievo rispetto al concreto farsi di indagini sull'alfabetizzazione e sulla propensione all'innovazione. LA MODIFICAZIONE DELL'OGGETTO D'INDAGINE I punti di vista, i valori di riferimento, le teorie e i metodi modificano lo stesso oggetto dell' indagine. Se qualcuno sa che l'oggetto è modificato dall'indagine, allora è in grado di fare un confronto fra oggetto dato e oggetto modificato. Sappiamo che il dato è di per sé privo di senso (Weber). Si rigetta l'idea che ci sia, nella ricerca scientifica, alcunché di effettivamente dato. L'oggetto dell'indagine si definisce attribuendo un senso al divenire di per sé privo di senso del mondo (Weber), estraendo elementi rilevanti per l'indagine dal materiale esistenziale che conforma la situazione problematica (Dewey), o costruendo una struttura empirica sussumibile in qualche modo entro una teoria. L'oggetto è solo oggetto definito, creato dall'intervento dell'energia profusa dal ricercatore. Ricerca di Whyte degli anni '40: adottò la tecnica dell'osservazione partecipante che implica una serie di rapporti, legami, attrazioni ed anche repulsioni. È ragionevole ritenere che l'autore nel costruire il suo dato 15 (in ermeneutica il suo mondo) si sia trovato a doversi confrontare con il mondo rappresentato o creato dai singoli componenti della piccola società in questione. L'improponibilità pratico di ogni idea di oggettività preventivamente garantita dall'appiattimento del ricercatore sullo stesso oggetto la si ha già nella dichiarazione di Whyte di aver corso il rischio di trasformarsi da osservatore partecipante in partecipante non osservante. L'oggetto di studio risulterebbe così obbiettivamente modificato (aggiunta di una unità) ma non conoscitivamente modificato. Quindi una duplice modifica, anche comportamentale, sia ricercatore che oggetto dell' indagine. Se ci si sposta sul versante macro, da un lato il fattore energia del ricercatore incide in misura irrilevante, dall'altro singoli sociologi possono incidere significativamente su intere società. PREVISIONI E MUTAMENTI SOCIALI Nel caso delle previsioni sociali, quanto più autorevole è la fonte, tanto più rilevanti possono essere gli sconvolgimenti dei processi in atto. La previsione scientifica è strettamente imparentata con la spiegazione. Quanto più questa è rigorosa, corretta e soddisfacente, tanto più elevato è il grado di probabilità che la previsione coordinata sia valida. Es.: caduta di un masso con riferimento alla teoria della gravitazione universale. In presenza di leggi di natura dal carattere di universalità e necessità (se si da x, si da y) il problema della previsione è solo quello della stima delle condizioni ipotizzabili nel futuro. Il sociologo potrà fare delle previsioni incerte perché dispone di un apparato teorico grossolano, e proposizioni esperimenti regolarità che sono enunciate in forma probabilistica, o in termini di tendenza. Con la previsione non ci sono alternative possibili: o l'evento si verifica, oppure semplicemente non si verifica e la previsione si rivela errata. Fra le previsioni epocali: inconsistente quella enunciata da Marx della pauperizzazione del proletariato nelle società capitalistiche e conseguene crollo del sistema capitalistico; sbagliata la previsione secondo cui i sistemi sociali ed economici di tipo socialista avrebbero potuto nascere solo in società industrialmente avanzate. Wishful thinking: contaminazione di una teoria generale con giudizi di valore e prescrizioni (prendere i desideri per realtà). La profezia che si autoadempie è un caso particolare di modificazione prodotta dallo scienziato sociale sui processi sotto indagine. Anche classi dirigenti e forti gruppi di pressione possono dar luogo a self-fulfilling prophecies. Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali esse sono reali nelle loro conseguenze (Menton). teorema di Thomas: influenza del pregiudizio o dell'ideologia che dà luogo a comportamenti tali da rafforzare il pregiudizio stesso. Menton mostra (esempio dei segni inferiori-insolvenza banca) che il teorema della profezia che si autoadempie è operante solo in un società in cui manchino le condizioni istituzionali atte ad interrompere la catena di azioni e reazioni prodotta dal pregiudizio. Teorema di Thomas e piano metodologico La fiducia riposta in certi individui o enti (fenomeno valutativo) può produrre una modificazione in certe credenze culturali e queste possono produrre modificazioni strutturali. Che la Jugoslavia non avrebbe retto come Stato era previsione diffusa fin dalla morte di Tito, prima degli scricchiolii dell'est. Tutti i leaders comunisti delle diverse etnie si mobilitarono per vanificare la previsione di frantumazione; ma quando cominciarono a cadere i regimi comunisti il leader sloveno si adoperò facendo propria la profezia, proclamando l'indipendenza. Iniziò un processo di frantumazione in un contesto di aspra conflittualità e di ripetute guerre guerreggiate. L'enunciazione di una previsione sociale può influenzare, o almeno accelerare, processi che adempiano la previsione. 16 LA COMPRENSIONE IN SOCIOLOGIA (capitolo quarto) IL VERSTEHEN COME STRUMENTO Max Weber assume come centrale l'idea di Verstehen, che propone come sociologia comprendente, di cui si sono avvalsi Schütz, Winch, Giddens, Garfinkel. Dilthey scriveva che, a fondamento delle scienze dello spirito c'è sempre la connessione originaria della vita psichica; noi spiegheremmo la natura, mentre intendiamo (comprendiamo) la vita psichica. via d'accesso privilegiata alla conoscenza è il Verstehen (comprensione), resa possibile Ball 'Erlebnis (esperienza vissuta). Con Weber il Verstehen viene esteso alle scienze sociali. Weber scrive che, mentre per l'astronomia i corpi cosmici hanno interesse solo nelle loro relazioni quantitative (esatta innovazione), nella scienza sociale ciò che ci riguarda è la configurazione qualitativa. Nella sociologia comprendente l'intendere guarda all'individuo singolo e al suo agire come al proprio atomo. il Verstehen si pone dunque come strumento e come fine della sociologia comprendente Giddens sostiene che ciò che Dilthey e Weber chiamavano comprensione, non è solo un metodo per dare senso a ciò che altri fanno, ma è proprio la condizione ontologica della vita umana in società in quanto tale. Ciò riflette l'affermazione di Schutz secondo cui il Verstehen è la specifica forma espenenziale nella quale il pensiero di senso comune prende cognizione del mondo sociale e della cultura. Se il Verstehen è una tecnica, si tratta di provare a vedere se, come tale, essa sia utilizzabile Abel (1948) punta a dimostrare che l'operazione del Verstehen non aggiunge nulla al nostro bagaglio di conoscenza, poiché consiste nell'applicazione di una conoscenza già convalidata dall'esperienza personale. Abel osserva che l'idea della comprensione era già presente in Vico e Comte e che attraverso la mediazione dello storicismo tedesco se ne sono fatti sostenitori Cooley, Znaniecki, Sorokin e Mac Ivan. con Vico, comparazione delle scienze umane e di quelle fisico-naturali che si conclude a vantaggio delle scienze umane per l'asserita maggiore comprensibilità degli eventi umani da parte di altri uomini (cui sarebbe possibile vivere certe esperienze); con Comte, generalizzazioni empiriche sul comportamento umano; con Cooley, dimensione simpatetica (in perfetto accordo, sentire insieme) dell'indagine sociologica; con Sorokin, il modello causale-funzionale non pienamente soddisfacente ai fini di una reale comprensione dei fenomeni culturali; con Mac Iver, si sottolinea l'importanza del processo della ricostruzione immaginativa che sembra assolvere una funzione metodologica; con Znaniecki, esperienze vicarie. Mac Iver insiste sulla presente irripetibilità degli eventi umani e precisa che alcuni fattori operanti nelle causazione sociale sono interpretabili come cause e vengono convalidati come causali per mezzo della nostra esperienza umana. Secondo Abel tutte queste posizioni hanno poco a che vedere con la comprensione in senso scientifico degli eventi, ossia di una esauriente spiegazione del fenomeno. L'OPERAZIONE DETTA VERSTEHEN Per chiarire in cosa consiste Abel prende in considerazione tre diversi esempi di analisi del comportamento: un evento particolare; una generalizzazione; una regolarità statistica. Per Abel l'operazione del Verstehen comporta tre fasi: 1. internalizzazione dello stimolo; 2. internalizzazione della risposta; 3. applicazione di massima di comportamento (behavior maxim). Lundberg (generalizzazione): di fronte all'insicurezza di un mondo cangiante e ostile cerchiamo sicurezza creando nel nostro pensiero delle verità eterne. Quanto maggiore è il nostro sentimento di 17 inadeguatezza alle condizioni esterne, tanto più indulgiamo a questo genere di wishful thinking (prendere i desideri per realtà). La chiesa ha sempre lamentato che in tempi di prosperità e di sicurezza l'uomo tende a dimenticare i suo dei. Abel nota la rilevante connessione fra il credere in verità eterne (risposta) e un mondo cangiante e ostile (stimolo). La connessione asserita dalla generalizzazione è rilevante, il che equivale a dire che la comprendiamo e quindi la consideriamo possibile. schema operativo simbolizzato da Abel A-B B1 - C1 C-D A = mutamento e ostilità visti come attributi del mondo. B = internalizzazione degli elementi di mutamento e ostilità. B 1 = sentimento di inadeguatezza. C = connotazione immutabile. D = concetto di verità eterna. C 1 = sentimento di sicurezza derivante da immutabilità e verità eterna. Il fatto che di fronte al mutamento si produca una tendenza verso la sicurezza, conseguenza del credere in verità eterne, non si presenta come una generale Behavior maxim (comportamento di umano) ma come una proposizione generale enunciante uniformità tendenziali (tendenza alla sicurezza e credenza in verità eterne). Modello nomologico-inferenziale (proposto da Hempel e Oppenheim), sviluppato da Nagel, secondo cui Abel avrebbe ragione nel dire che l'operazione del Verstehen non aggiunga nulla di sostanzialmente nuovo alla conoscenza sociologica. Il Verstehen operazionalizzato da Abel. entra in gioco nel contesto della scoperta e dopo che la corretta inferenza è stata tratta nel contesto della giustificazione. È difficile pensare a ricercatori che oggi decidano di dedicarsi alla scoperta e domani alla giustificazione. Come è oltretutto improponibile l'idea che la scienza sia libera avventura intellettuale o ripetitiva giustificazione di eventi entro quadri teorici predeterminati e procedure standardizzate. Nella scienza sono presenti intuizioni circa un possibile nesso tra variabili e controllo che favorisce la messa a punto di un quadro teorico. Il Verstehen è rilevante nella dimensione della scoperta. COMPRENSIONE E VITA QUOTIDIANA Giddens sceglie di astenersi dal riproporre il Verstehen come via d'accesso privilegiato alla conoscenza sociologica e soprattutto evita di involgersi in osservazioni di oggettività. (Dilthey e Weber pretendevano che il metodo della comprensione producesse materiali di tipo oggettivo). Per Giddens il significato del Verstehen non è quello di un metodo speciale per penetrare nel mondo sociale ma la condizione ontologica della società umana come viene prodotta e riprodotta dai suoi membri. L'intendere, che sarebbe condizione ontologica del sociale ed il metodo derivante, richiede che si comunichi in qualche modo con le persone o le collettività che costituiscono l'apparato della scienza. Ciascun agente sociale competente è egli stesso uno scienziato sociale, il quale, nella pratica quotidiana, interpreta la sua propria condotta nonché le intenzioni e le ragioni degli altri come momenti integranti della produzione della vita sociale. Concreta situazione: condizioni in cui si trova allorché si elaborano teorie scientificosociali. Esempio consolidato è quel segmento della teoria generale della persuasione definito teoria della dissonanza cognitiva (Festinger).Situazione di dissonanza fra ciò di cui si è convinti e ciò che si tende a fare (esempio del lavaggio dei denti). Una lunga tradizione di ricerca empirica ha mostrato come l'esistenza di una situazione di dissonanza tende a rendere ricettivi alla persuasione sia tramite i massmedia che attraverso influenza interpersonale. 18 Di qui la maggiore esposizione: - ai mass-media; - alla memorizzazione selettiva di messaggi sulla questione che da dissonanza; - alla propensione a cercare consigli e prestare orecchio a suggerimenti; - al confronto delle proprie opinioni con quelle altrui. La teoria della persuasione si salda con la teoria del flusso e due fasi delle comunicazioni di massa e a quelle della leadership nei piccoli gruppi. ESTREMISMI ETNOMETODOLOGICI Garfinkel è il padre della etnometodologia. Agli etnomotodologi non interessano atti intenzionali degli attori sociali, quanto le procedure interpretative attraverso le quali il mondo sociale viene costruito nelle più svariate interazioni. Il Verstehen scompare dall'orizzonte dei problemi e con esso scompaiono tanto la presunta oggettività che consentirebbe, quanto la possibilità di mediazione fra la teoria ermeneutica di secondo e primo livello. L'etnometodologia passa con disinvoltura dal più estremo relativismo all'ancoraggio a misteriose proprietà invananti dei processi cognitivi. Per Garfinkel tali norme sono «non enunciate e essenzialmente non enunciabili». In Wittgenstein del Tractatus: di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere. Quindi l'etnometodologia muove dalla sociologia comprendente per superare la comprensione, dalla razionalità dell'agire intenzionale per affermare il più estremo relativismo. 19 LA LOGICA DELL'INDAGINE (capitolo cinque) SITUAZIONE INDETERMINATA E PROBLEMA Indagine é la trasformazione controllata o diretta di una situazione indeterminata in altra che sia determinata (Dewey) Perché l'indagine parta è necessario che la situazione sia di per sé fonte di dubbio che vale a trasformare la situazione indeterminata in situazione problematica. La definizione di una situazione come problematica non equivale, di per sé, ad aver posto un problema. Il problema implica un rapporto con la possibile soluzione. Aver trascelto degli elementi, averli definiti e ordinati è conseguenza di un'idea che definisce i contorni del problema e prefigura una possibile soluzione. Es.: nel caso dell'orbita del pianeta Urano, il problema di fronte al quale si trovava l'astronomo francese Leverrier aveva poco a che vedere con l'osservazione. Si trattava di dar conto delle anomalie riscontrabili nell'orbita del pianeta Urano. Qualcosa non tornava in quell'orbita; di qui l'ipotesi che le anomalie fossero dovute agli effetti dell'attrazione esercitata da un altro pianeta: Nettuno. L'idea trasformò la situazione problematica in vero e proprio problema. E' altresì un problema quello di fatti determinati come tali entro una determinata cornice teorica, che tuttavia non si conformano alle predizioni sul loro evolvere che la teoria stessa suggerisce Priestley: combustione è idea del flogisto. Un'osservazione diversamente orientata avrebbe suggerito la quantità di ossigeno consumato nella combustione. Davanti ad un nuovo gas, per tenere in piedi la teoria del flogisto, caratterizzò il nuovo gas come aria deflogistizzata. Suicidio: si fece di tutto per adattare i risultati delle proprie osservazioni alla teoria Montesquieau teorizzava che i paesi freddi e nebbiosi predisponessero al suicidio Falet stabiliva nell'autunno la stagione più favorevole Ferri, Lombroso e Morelli rovesciarono l'asimmetria: non il freddo, ma il caldo causava la crescita del tasso di suicidi. Quando il patrimonio di conoscenze accettato e condiviso è scarso e discutibile si imposta intenzionalmente l'indagine nella forma più esplorativa possibile. Nella pratica ciò si traduce nella messa a punto di questionari in cui si raccolgono un notevole numero di informazioni di base, ipotizzando che in qualche modo possono tornare utili. Indagine Statera sulle relazioni intercorrenti fra l'occupazione dei laureati a due anni dal conseguimento del titolo da un lato, e il sesso, l'estrazione sociale, la fruizione dell'università e il tipo di laurea dell'altro (risultati). RILEVANZA DEL PROBLEMA La rilevanza di un problema scientifico dipende dal punto di vista dell'indagine, dalle modalità della sua definizione, dalla correttezza logica della generalizzazione in forma di ipotesi che è condizione preliminare della selezione e dell'ordinamento del materiale [...], dal ruolo svolto da tale ipotesi entro la più ampia cornice teorica in cui si inserisce o dovrebbe inserirsi. Es.: il problema delle condizioni che favoriscono la partecipazione politica delle masse è adeguatamente posto se si hanno ben presenti i diversi livelli delle condizioni (sistema politico, sistema sociale, modelli culturali prelevati); livelli e forme della partecipazione politica (istituzionale, extraistituzionale, ecc.) Si tratta di definire il concetto di partecipazione politica scomponendolo in dimensioni e individuando i relativi indicatori che determinano il grado di adesione dei cittadini alle forme partecipatorie. Es.: nella metà degli anni sessanta ci si lamentava, in base a ricerche empiriche, per l'apatia politica dei giovani, per il disinteresse per la realtà politica e sociale che li circondava, per la propensione a forme di consumismo. La mobilitazione dei tardi anni sessanta partorì tali ricerche che avevano trascurato completamente nella concettualizzazione la partecipazione extraistituzionale. Questa clamorosa incapacità di previsione dipese precisamente dalla inadeguatezza del quadro teorico di riferimento. 20 Popper e Dewey ritengono che la logica dell'indagine scientifico sociale presenti la singolare peculiarità di subire una diretta influenza del problema sociale reale: se il problema sociale è rilevante allora si potrebbe avere un problema scientifico rilevante. Dewey: qualsiasi problema d'indagine scientifica che non si sviluppi da effettiva condizione sociale è artificioso. A Dewey non sono immediatamente presenti le questioni che riguardano specificamente l'indagine sociologica, ma piuttosto i problemi sociali e talune questioni psicologico-sociali e pedagogiche (la frequentazione di Mead spiega la propensione ad occuparsi di psicologia sociale e quindi soprattutto di interazione fra attori sociali). I pressanti problemi pratici spingono alla ricerca, ma ciò non è una regola: come pensare che il problema durkeimiano di spiegare il suicidio costituiva una risposta ad un pesante bisogno sociale dell'Europa di fine ottocento? Per altro verso individuare strumenti di persuasione efficaci nella società dei consumi è un bisogno. Popper condivide con Dewey la convinzione che ogni problema nasce dalla scoperta che c'è qualcosa che non va. Non è chiaro in Popper se il carattere e la qualità del problema siano di natura teorica oppure pratica. E anche accettando ipotetici criteri di valutazione non si otterrebbe un valido parametro atto a misurare la rilevanza sociale delle diverse prestazioni scientifiche. Es.: chi studia le caratteristiche sociali dei divorziati e delle divorziate può benissimo farlo nell'ambito e in funzione di un ampio quadro di riferimento concettuale concernente la coesione o 1'anomia, (integrazione o la frammentazione di un dato sistema. Chi studia la povertà può farlo entro un orizzonte ristretto. La qualità del problema non sembra dirci molto circa le qualità della ricerca. Per i teorici critici della società (Adorno e scuola di Francoforte) i problemi scientifici hanno poco a che vedere con i grandi problemi teorico-sociali, i quali si connetterebbero strutturalmente alla totalità. Per Adorno vari problemi sono quelli epocali (ad esempio se la società capitalistica è spinta dalla sua dinamica al proprio crollo oppure no). Al sociologo che volesse concretamente azzardare una risposta circa l'autodistruttività o meno del sistema capitalistico è possibile dare alcune indicazioni logico metodologiche di massima sicchè la risposta risulti controllabile. La risposta di Adorno sarebbe invece desunta dall'accesso intuitivo alla indistinta totalità dei processi storico-sociali. Dal punto di vista della logica dell'indagine scientifica c'è una sola gerarchia di problemi: quella che distingue i problemi scientificamente bene impostati dalle situazioni indeterminate. IL PROCESSO DELL'OPERAZIONALIZZAZIONE Ogni problema scientifico per poter essere posto, affrontato e risolto richiede che si trascelgano, sulla base di i ipotesi i dati del caso che la concettualizzazione sia analiticamente definita che alle dimensioni della definizione si connettano indicatori empirici che le procedure [passaggio dai concetti teorici agli indicatori (concetti empirici siano riproducibili)] che si definiscano rigorosamente procedure e regole di lettura Cuore della logica dell'indagine scientifica è questo processo di operazionalizzazione. Per Nagel esempio dei modi di relazione è fornito dalla teoria dell'atomo. La teoria assume che ogni atomo sia composto da un nucleo e da un certo numero di elettroni, con carica negativa, dotati di massa unione, orbitanti ellitticamente, il cui numero varia a seconda dell'elemento chimico. I diametri delle orbite determinano l'energia elettromagnetica di un elettrone in un’orbita che rinasce costante per tutto il tempo in cui l'elettrone rimane nella sua orbita. Nel salto d’orbita l’atomo emette una radiazione elettromagnetica che in laboratorio è collegata alla nozione sperimentale di una riga spettrale. Qualcosa di analogo accade con la teoria della partecipazione politica quale è delineata da Milbrath; come Bohr definisce l'atomo così Milbrath definisce la partecipazione politica nelle sue dimensioni (interesse, informazione, coinvolgimento). L'interesse si riferisce alla propensione soggettiva a seguire gli avvenimenti politici, definizione che rimanda al concetto di informazione. Infine l'interesse politico può essere connesso a forme di impegno e militanza. In relazione agli indicatori Lazarsfeld scrive che sono legati alla variabile latente con una certa approssimazione. Lazarsfeld si riferisce alla misura dell'eccellenza dei professori universitari, un concetto 21 specificabile facendo riferimento alla stima al prestigio e ai riconoscimenti di cui essi godono. E' evidente che il concetto di prestigio è indicativo dell'eccellenza. La logica dell'indagine esige un processo globale e costante di operazionalizzazione, nel senso che ogni ipotesi teorica, ogni introduzione di concetti, quale che ne sia il livello di astrazione, deve poter essere tradotta in termini operativi. Secondo Bridgeman per concetto noi intendiamo un gruppo di operazioni. Se il concetto é fisico (lunghezza) le operazioni sono effettive operazioni fisiche, se il concetto è mentale (continuità matematica) le operazioni sono mentali. Non è logicamente operazionalizzabile un singolo concetto atomisticamente inteso; l'operazionalizzazione dei concetti non è autogiustificantesi ma trova legittimazione nel concetto in quanto parte di una teoria. DEFINIZIONI OPERATIVE E RAPPORTI DI INDICAZIONE C'è il rischio che la fase di selezione degli indicatori sia viziata da frettolose aggregazioni. I problemi più rilevanti si pongono con riguardo ai concetti-termini meno vicini all'osservabilità. Gallino segnala la difficoltà di distinguere categoricamente fra concetti osservazionali e concetti teoretici. I concetti sono invenzioni dell'attore umano escogitati per spezzare l'intollerabile interezza del mondo e renderla accessibile a fini umani. Neurath spezzò il vincolo della neutralità del protocollo d'osservazione, rivendicando l'imprecisione e la soggettività di ogni protocollo. Concetto e termine sono in sostanza sinonimi e di qui lo spostamento del problema del rapporto concetto/osservazione a quello concetto-termine-osservazione. In pratica il dato è costruito e l'osservazione è orientata. Di qui la difficoltà di tracciare una linea di demarcazione precisa a concetti-termini osservativi e concettitermini teorici. Esempio della condizione socioprofessionale, dipendente da una serie di stipulazioni funzionali agli obiettivi della ricerca influenzata da una teoria riferita al contesto in cui si determina il concetto; la classificazione è orientata e il dato stesso in ultima analisi costruito. Asserire che l'influenza personale è maggiore di quella diretta dei mass-media in una campagna elettorale non significa aver semplicemente accertato la percezione, quanto aver testato nel suo complesso la teoria della persuasione. Per farlo bisogna operazionalizzare il concetto di influenza personale quello di influenza diretta di diversi media quello di leader d'opinione e di gatekeeper quello di cultura di gruppo quello di dissonanza cognitiva Lazarsfeld saltando a piè pari la fase della definizione operativa del concetto di influenza, individua con sicurezza una quantità di indicatori del processo. Lazarsfeld parla di traduzione operativa dei concetti. L'analisi delle dimensioni del concetto considerato riflette un processo che è: logico, ad esempio al concetto di rendimento di una squadra di operai sono logicamente sottordinati i concetti di velocità del lavoro, quantità e qualità di manufatti prodotti, coordinamento dei componenti la squadra semantico, in quanto specificazioni del significato pragmatico, scelta di dimensioni che possono anche parzialmente sovrapporsi Ogni concetto in genere è indicabile in più di un modo. Quanto più si scende a sottodimensioni tanto meno è improbabile che l'indicatore sia impreciso. Non esiste alcun modo per misurare il grado di probabilità con cui la conoscenza dei nomi dei leaders politici è connessa al concetto di informazione politica, che è una dimensione del concetto di partecipazione politica la cui operazionalizzazione richiede precise opzioni teoriche, e quindi semantiche, logiche e pragmatiche. Dal punto di vista semantico essere politicamente informati significa essere a conoscenza di quel che accade nella vita politica. Pragmaticamente essere poco o molto informato è centrale ai fini di una ricerca sulla partecipazione politica nei ceti medio-alti, essendo ipotizzabile che in tale contesto l'informazione sia elevata. Si può affermare che l'esito del processo di operazionalizzazione è un atto di misurazione. MISURAZIONE E QUALITÀ 22 Le classificazioni sono il livello più elementare delle misurazioni, in quanto distinguono in categorie diverse variabili denominate distintamente. lo scienziato sociale concettualizza, operazionalizza, misura Se dico che ad un comizio era presente una folla strabocchevole o se dico che c'erano cinquantamila persone la dimensione semantica degli asserti è identica. qualità e quantità non sono di per se concetti logicamente e semanticamente giustapposti o giustapponibili I qualitativi hanno come punto di partenza comune l'antipositivismo. il positivismo classico è oggettivista e olista e centrato sul dato piuttosto che sulla teoria, e quindi sulla descrizione piuttosto. che sulla spiegazione. Secondo Giglioli tacciare la sociologia convenzionale di positivismo dipenderebbe dal fatto che il sociologo osservatore è costretto a trascurare l'unicità del contesto in cui questi eventi si verificano. Secondo altri il positivismo della sociologia convenzionale consisterebbe nel fatto che essa trascura l'intenzionalità del soggetto. ai qualitativi sta a cuore guardare il mondo di un individuo o di un gruppo dall'interno, essere partecipi della vita quotidiana dei soggetti Per i qualitativi ciò che conta è l'istanza. Lazarsfeld offre un esempio di pessima utilizzazione degli indici, nel caso del cosiddetto indice di esportazione della leadership d'opinione nel campo della moda L'indice viene costruito determinando il rapporto tra leadership d'opinione e donne, determinando quattro classi di donne intervistate: ragazze, sposate con famiglia non numerosa e con famiglia numerosa, madri di famiglia. Le ragazze superano ogni altro gruppo. L'Inferenza è discutibile se si considera che la leadership è misurata in base ad elementari indicatori di autoapprezzamento. Nel caso dell'esportazione di leadership nel campo della moda si ravvisa carente operazionalizzazione e una forzatura del rapporto di indicazione fra autoapprezzamento della leadership e ruolo di leadership effettivamente svolte. Ciò che è accaduto a Katz e Lazarsfeld è che l'indice ha suggerito un'idea; questa ha dato luogo ad una sommaria teorizzazione, apparentemente giustificante la scoperta dell'esercizio di leadership delle più giovani sulle più anziane. La quantofrenia fa correre rischi di travisamento e di avventurose inferenze, rischi esaltati anche dall'approccio qualitativo. 23 LA SPIEGAZIONE SOCIOLOGICA (capitolo sesto) DESCRIZIONE E SPIEGAZIONE Perché si dia un criterio odi scientificità, cioè che possa essere effettivamente applicato, è necessario che sia ripetibile; è quindi necessario disporre di un corpo di teorie e di leggi da cui inferire con ragionevole livello di probabilità il manifestarsi del comportamento che si intende spiegare o prevederne il manifestarsi. In ogni scienza è presente un'ampia dimensione descrittiva che si incentra sull'analisi di caratteristiche tipiche, sulla elaborazione di classificazioni, sull'analisi di peculiarità e anomalie. in biologia, classificazione delle specie animali e delle cellule degli organismi. in antropologia culturale, analisi di sistemi socioculturali isolati. in sociologia, analisi dettagliata di organizzazioni sociali, aziende, partiti politici, piccoli gruppi; descrizione delle opinioni preesistenti o degli orientamenti di voto. Nella ricerca sociologica anche la più elementare descrizione è condizionata dalla propensione ad accettare un quadro di riferimento teorico piuttosto che un altro. Es.: nella stratificazione occupazionale dei genitori di un campione di neolaureati si danno una serie di possibili opzioni, da quelle che aggrega insieme gli impiegati e i salariati, a quella che riflette le tre dimensioni tradizionali dell'economia (agricoltura, industria, terziario), a quella che pone l'accento sullo svolgimento di attività dipendenti o indipendenti. La descrizione è definibile come un insieme di argomentazioni (deduttive e induttive) in un discorso organico, destinato ad esplicitare reti di connessione tra i fenomeni quale base per il loro intendimento. È possibile formulare la domanda «Perché si dà in Giappone un elevato tasso di suicidi?» anche in forma modale «Come accade che in Giappone si ravvisi un elevato tasso di suicidi? » Una risposta adeguata è quella che mostra come un elevato tasso di suicidi si presenti in conformità con una o più proposizioni generali in forma di legge. Nella fattispecie, una serie di proposizioni esprimenti sequenze tendenziali di variabili connesse alla teoria generale dell'anomia, concorre a dar conto dell' explanandum. Il modello di Popper e di Hempel della spiegazione scientifica prevede: E = evento che si intende spiegare C1, C2, ... Cn = condizioni empiriche in presenza delle quali si e dato E L1, L2, ... Ln = proposizioni generali in forma di legge Explanans Explanandum C L E Questo modello, detto nomologico inferenziale, in quanto fondato essenzialmente su inferenze da leggi, assume una connotazione propriamente deduttiva nel caso delle scienze fisico-naturali. Il modello è esemplificato da Hempel e Oppenheim con il fenomeno che si registra immergendo rapidamente un termometro a mercurio in acqua calda: iniziale abbassamento del livello della colonnina di mercurio e successivo rapida elevazione della stessa. Enunciati: C 1 = termometro consistente in un tubo di vetro parzialmente riempito di mercurio C2 = termometro immerso in acqua calda C3 ... Cn = ulteriori spiegazioni L1 = legge dell'espansione termica del mercurio. L2 = legge dell'espansione termica del vetro. L3 ... L4 = ulteriori enunciati descrittivi e/o esplicativi. Secondo Hempel e Oppenheim anche un evento di tipo socio economico risulterebbe adeguatamente spiegabile in base al modello nomologico-inferenziale. Es.. 1946 repentino crollo del prezzo del cotone sui mercati americani Cl = a New Orleans c'era un grosso speculatore che disponeva di ampie riserve di cotone; C2 = colto dal timore che tali riserve fossero troppo ampie cominciò a liquidarne una parte; C3 = piccoli speculatori cominciarono a vendere tutte le loro riserve di cotone; C4, ... Cn = ulteriori specificazioni; L1 = legge della domanda e dell'offerta; 24 L2 ... L4 = enunciati esprimenti regolarità di comportamento, imitazione dei leaders. MODELLO NOMOLOGICO-INFERENZIALE IN SOCIOLOGIA Primo esempio: le leggi dell'explanans sono altamente formalizzate e l'explanandum non solo è accaduto ma è anche ragionevole ritenere che accadrà ogni qualvolta si diano le stesse condizioni empiriche, e in questo caso si può correttamente dire che il modello è nomologico-deduttivo. Secondo esempio: le leggi della domanda e dell'offerta e quella dell'interesse dei leaders economici esprimono sequenze che al più presentano carattere probabilistico. L'evento poteva verificarsi ma poteva anche non verificarsi senza con ciò falsificare la legge probabilistica. Se è lecito assimilare la struttura logica delle spiegazioni sociologiche a quello del modello nomologicoinferenziale, le spiegazioni tendono comunque a presentarsi come spiegazioni concatenate, collegate fra loro da nessi assai complessi. Il ghiaccio galleggia nell'acqua è una legge spiegabile come conseguenza di leggi più generali (densità, legge di Archimede). Perché si possa considerare spiegata una legge è necessario ricorrere ad un explanans costituito da proposizioni a più elevato livello di generalità. Le premesse esplicative di un procedimento devono contenere più di quanto contiene l'explanandum; tali premesse devono quindi essere in grado di spiegare almeno un'altra legge oltre a quella che costituisce l'explanandum in considerazione. Stabilire che una legge non può realmente esercitare una funzione esplicativa se non viene essa stessa spiegata, è chiaramente irragionevole dal momento che conduce ad un regresso all'infinito. Il ghiaccio galleggia è rappresentabile come una connessione necessaria fra due classi di proposizioni esprimenti un nesso causale necessario. La relazione causale rappresenta situazioni concettuali ultrasemplificate: ogni volta che si introduce un pezzo di ghiaccio nell'acqua, rispetto a certe condizioni, si avrà il galleggiamento del ghiaccio, intendendo che l'introduzione del ghiaccio nell'acqua è causa e il galleggiamento di esso effetto necessario di tale causa. L'induttivismo è tradizionalmente una posizione debole dal punto di vista logico, mentre il deduttivismo è, per definizione, una posizione forte. Popper, massimo alfiere del deduttivismo: il problema dell'induzione può anche essere formulato come il problema del modo per stabilire la verità di asserzioni universali basate sull'esperienza. L'INDIVIDUALISMO METODOLOGICO Individualismo metodologico: tesi secondo cui gli eventi vanno descritti e spiegati facendo riferimento a caratteri propri degli individui, alle loro relazioni, atteggiamenti, aspettative Popper scrive: compito delle scienze sociali è la accurata costruzione e analisi dei nostri modelli sociologici in termini descrittivi o nominalistici, cioè in termini di individui, dei loro atteggiamenti, delle loro aspettative, relazioni ecc. Von Hayek: quando si tratta di azioni umane gli oggetti sono ciò che gli attori pensano che essi siano. Ne consegue che la società non essendo altro che l'effetto di concetti e idee posseduti dagli uomini, può essere riconosciuta nelle sue caratteristiche. L'individualismo metodologico di Popper ha poco in comune con quello sviluppato da Von Hayek, da Shutz, dai neocomprendenti, dagli interazionisti simbolici e dagli etnometodologi. Popper scrive che la maggior parte degli oggetti delle scienze sociali sono oggetti astratti, costrutti teorici. Anche guerra ed esercito sono concetti astratti. Ciò che è concreto è la massa dei caduti, o degli uomini e donne in uniforme. Questi oggetti (costrutti teorici che interpretano la nostra esperienza) derivano dalla costruzione di determinati modelli, per spiegare determinate esperienze. Nell'individualismo metodologico gli uomini sono i soli attori (elementi) del processo storico ai quali possono essere imputati scopi e responsabilità. Essi operano attraverso rappresentazioni astratte. L'individualismo metodologico è quindi inerente alla definizione del dato empirico che costituisce un elemento essenziale del procedimento ipotetico-deduttivo (Leopardi). 25 Secondo Boudon ci sono due grandi tradizioni sociologiche: 1. quella di Durkeim, che dichiara esplicitamente di non essere interessato agli individui ma alle strutture sociali (relazioni del tipo crisi economiche/tasso di suicidi) 2. quella di Weber, secondo cui un fenomeno sociale è sempre il risultato di azioni individuali Secondo Boudon le intenzioni, i desideri, i calcoli di cui l'uomo è capace, interessano il sociologo solo nella misura in cui essi diventano dei fatti sociali. I desideri del consumatore, come gli obiettivi del produttore, si traducono nel nostro esempio in una curva dei consumi e una curva della produzione. Queste curve sono i fatti da spiegare. 1. nelle versioni più radicali l'individualismo metodologico conduce alla negazione dell'applicabilità del modello nomologico-inferenziale e alla proposta di una variegata sociologia qualitativa; 2. nelle versioni più tolleranti l'individualismo metodologico si rivela piuttosto come una preoccupazione che non come una positiva indicazione. Comportamento elettorale dei ceti medi italiani negli anni 1975-76. L'uniformità tendenziale che associa l'appartenenza ai ceti medi ad un orientamento moderato è chiaramente inadeguata perché non è inferibile il fenomeno che si intende spiegare (il comportamento elettorale) Si avrà: (Cl) nell'Italia degli anni 74-76 situazione di crisi economica; (C2) nell'Italia degli anni 74-76 situazione di tensione sociale e politica; (C3) 1975 e 1976 si svolgevano importanti consultazioni elettorali; (C4) specificazioni condizioni in cui si svolgevano tali consultazioni; (L) in Italia l'appartenenza ai ceti medi si associa ad un comportamento elettorale favorevole ai partiti moderati o riformisti. L non è congruente con gli enunciati della classe C Si può ricorrere alla connessione fra le variabili crisi economica e tensione socio politica da un lato e la variabile propensione all'alternativa politica nei paesi a regime pluralistico. La struttura esplicativa si presenterebbe C1, C2, C3, ..., C4 sono enunciati descrittivi delle condizioni empiriche (socioeconomiche e politiche) prima e durante i periodi elettorali; (LI) in periodi di crisi socioeconomica e tensione politica l'elettorato tende a rafforzare i partiti dell'opposizione; (E) l'elettorato premiò, nel 1975 e nel 1976, la principale forza politica d'opposizione. Si avrà dunque un modello del tipo C L -----E ------ C 1 L1 -----E1 L'avere scoperto un comportamento del ceto medio italiano diverso da quello noto non esaurisce il contesto stesso della scoperta. SPIEGAZIONI CAUSALI E' plurisecolare l'idea secondo cui spiegare scientificamente un evento significa individuarne la causa. Se una necessità ci deve essere nel processo esplicativo, questa non può risiedere in luoghi causali. Chiunque spieghi la caduta di un grave tenuto fra le mani imputandone la causa alla apertura delle mani stesse, in realtà sottintende delle regolarità empiriche connesse alla teoria della gravitazione universale. Analogamente, chi spieghi il dilagare della tossicodipendenza nelle grandi città dell'Italia meridionale, imputandone la causa prevalente 26 alla disoccupazione giovanile, sottintende a sua volta generalizzazioni empiriche in forma probabilistica connesse ad una più ampia teoria della devianza. Esempio: se cinque uomini affetti da una rara malattia vengono convinti da uno stregone ad ingerire un'erba rara e avvertono un effetto benefico dopo mezz'ora, tale regolarità equivale ad una successione causale? La risposta è negativa dal punto di vista di un approccio induttivista, perché cinque casi non sono sufficienti a legittimare un rapporto di causa ed effetto; prescindendo da ciò i malati potrebbero aver evitato di esporsi al sole, bere whisky etc. Un concetto di causa utilizzabile deve essere definito in termini vaghi. Una volta che uno scienziato si è fatto un'idea ben precisa di quali circostanze debbano accompagnare A, perchè B sia prevedibile con un grado di certezza praticamente accettabile, egli non ha più bisogno di usare il linguaggio causale. LA SPIEGAZIONE COME RICONOSCIMENTO Bridgman: una spiegazione consiste semplicemente nell'analizzare i nostri complicati sistemi entro i sistemi più semplici, in modo tale che possiamo riconoscere nel sistema complicato il gioco reciproco di elementi già così familiari che li accettiamo come non aventi bisogno di spiegazione. Le spiegazioni vengono talvolta considerate soddisfacenti anche se non effettuano una riduzione al familiare del non familiare. Quando si spiega l'effetto di sbiadimento dei colori ad opera del sole, in termini di ragionamenti fisici e chimici, la spiegazione non viene respinta come insoddisfacente, anche se le nozioni per la maggior parte degli uomini sono del tutto non familiari. Nella storia della scienza si rintracciano frequenti esempi di soluzione di problemi di una dinamica riconducibile a schemi concettuali familiari. Ci si riterrà immediatamente appagati per il fatto di riuscire a dar conto di fenomeni connessi ai solidi o ai liquidi mostrando come essi possano essere fatti rientrare entro il familiare paradigma newtoniano. Entra però in gioco in sociologia la comprensione che è la controparte soggettiva di una buona spiegazione. L'attributo della familiarità va riferito alla comprensione e non alla spiegazione in quanto tale. Pattern model (secondo Kaplan): secondo il pattern-model si spiega qualcosa quando lo si è collegato ad una serie di altri elementi in modo tale che, insieme, questi costituiscano un sistema unitario. Cioè comprendiamo qualcosa identificando questo qualcosa come una parte specifica di un tutto organizzato. SPIEGAZIONE E SCOPERTA La riqualificazione del concetto-termine scoperta impone una riformulazione globale del modo di vedere l'impresa conoscitiva. Tradizionalmente la scoperta è di leggi di natura assunte come date, che si suppone vadano sostanzialmente afferrate, salvo poi a giustificarle. La scoperta non può intendersi che nei termini di libera creazione dell'intelletto (Popper). Non si scopre ma si crea, non si disvela ma si costruisce. Tesi di Popper: lo stato iniziale, l'atto del concepire o dell'inventare una teoria, non sembra richiedere un'analisi logica né esserne suscettibile; il compito della logica della conoscenza [...] consiste unicamente nell'investigare i metodi impiegati in quei controlli sistematici ai quali deve essere sottoposta ogni nuova idea che si debba prendere seriamente in considerazione. Ogni nuova idea va sottoposta a controlli sistematici e da questi può scaturirne un'altra ancora. E' usuale, per chi fa ricerca sociologica, imbattersi. in eventi o relazioni che richiedono di essere spiegati e che non sembrano adeguatamente spiegabili entro il corpo consolidato delle teorie accettate. Allora dal contesto della giustificazione si passa a quello della possibile scoperta. Non si da spiegazione scientifica soddisfacente se la teoria e le leggi che la rendono possibile non sono in qualche misura controllate (o giustificate). 27 LA RICOSTRUZIONE STORICO-GENETICA In alternativa al modello nomologico-inferenziale talvolta si prospetta l'idea che si possa spiegare ricostruendo la genesi storica degli eventi sociali un'idea presente nella metodologia weberiana e a i socio ogici i ettici, Adomo e Habermas. Weber, si concentra sulla individuazione di concatenazioni di nessi causali Dialettici, rivendicano una peculiare totalità comprendente Una teoria dialettica della società afferma la dipendenza dei singoli fenomeni dalla totalità; essa deve necessariamente rifiutare l'uso restrittivo del concetto di legge. L'idea della spiegazione come ricostruzione della genesi non è che un caso particolare della spiegazione in termini nomologico-inferenziali. E x p l a n a n d u m : rivoluzione cubana (tale evento può interessare tanto lo storico quanto il sociologo) Il sociologo finirà con l'inferire l'explanandum da una serie di proposizioni generali integrate da proposizioni concernenti le condizioni empiriche in presenza delle quali la rivoluzione ha avuto luogo. Tanto lo storico quanto il sociologo spiegheranno la rivoluzione cubana ricorrendo a condizioni antecedenti proposizioni generali Il sociologo potrà ricorrere a costrutti concettuali di tipo psicosociale concernenti lo stato e le disposizioni delle masse in funzione esplicativa. Con Nagel si può distinguere spiegazione di una certa azione compiuta da un solo individuo spiegazione di un evento complesso implicante varie azioni di vari individui E x p l a n a n d u m : distacco dei comunisti dal Psi (Livorno 1921) Per spiegare l'evento è necessario ricostruire origini e sviluppo del movimento operaio in Italia in stretta relazione con le condizioni socioeconomiche, politiche e culturali del paese sulle varie fasi dello sviluppo del socialismo. Si elencheranno quindi fondazione del partito, conflitti di fine secolo, ripercussioni della rivoluzione d'ottobre, rapporti fra Lenin e le varie fazioni del socialismo italiano, congresso di Bologna del 1919 e ultimatum del Comintem al Psi. Condizioni rilevanti per il prodursi dello specifico explanandum. Avremo due classi di proposizioni: classe C: proposizioni di tipo empirico, composta da due sottoclassi Cl (accadere di eventi a loro volta spiegati con altre proposizioni di tipo C e G) e C2 (condizioni iniziali del processo che vanno accettate semplicemente come dati su cui costruire l'intera struttura della spiegazione genetica; classe C1: rivoluzione bolscevica e ripercussioni in Italia, Lenin e rapporti con il socialismo italiano, ultimatum del Comintern Congresso di Bologna classe G: proposizioni di tipo generale in forma probabilistica La spiegazione storico-genetica si configura come una sequenza concatenata di spiegazioni nomologicoinferenziali, per l'esattezza di carattere probabilistico, secondo lo schema Explanahs Explanandum Explanahs C2 G2 -----Explanandum C 1 G1 -----E Anche la spiegazione di eventi contemporanei é a rigore rappresentabile come una serie concatenata di modelli nomologico-inferenziali. 28 IL FUNZIONALISMO E LA SPIEGAZIONE FUNZIONALE (capitolo sette) IL PARADIGMA FUNZIONALISTICO Ė diffusa fra i sociologi e gli antropologi l'idea secondo cui spiegare un fenomeno sociale equivalga a identificare la funzione che tale fenomeno assolve all'interno del sistema come un tutto. La scuola funzionalistica vanta illustri antecedenti in biologia e nelle scienze sociali. Il paradigma funzionalistico si basa su di una permanente tendenza alla autoregolazione; le singole parti si influenzano reciprocamente influenzando il funzionamento dell'organismo come un tutto, organismo che a sua volta influenza il funzionamento delle parti. Le ragioni fondamentali per cui antropologi come Malinowski e Radcliffe-Brown e sociologi come Merton, Parsons e Levy Jr. sostengono la necessità di spiegare i fenomeni socioculturali in termini di funzioni, non sono collegate al discorso sull‘intenzionalità dell'agire umano. Il funzionalismo si pone come un paradigma del quale presenta i caratteri della globalità, della strutturazione gestaltica, della interrelazione fra assunti paradigmatici, specificazioni teoriche e metodologie d'indagine. La spiegazione funzionale prescinde da ogni riferimento a entelechie o comunque a cause finali. Il problema della spiegazione in termini di entelechie (realizzazione compiuta di ogni potenzialità) si risolve nel problema della spiegazione in termini di funzione e così si tratta di vedere quali strutture logiche la caratterizzano e in che misura sia possibile attribuire una dimensione e una legittimità empirica a tale procedimento. Esempio: a) il diritto positivo ha la funzione di prevenire il crimine b) effetto del diritto positivo è la prevenzione del crimine Le due proposizioni potrebbero venire assunte come proposizioni esplicative della presenza di istituzioni giuridiche nella quasi totalità delle società conosciute. La proposizione b) asserisce una connessione causale fra due elementi empirici ed è riformulabile in termini di legge. Nella misura in cui si fa riferimento ad una funzione, questa non può che essere assolta in rapporto a qualcosa: in biologia il termine di riferimento è l'organismo individuale; in sociologia, per analogia, il termine di riferimento è l'organismo sociale (ovvero il sistema sociale). La spiegazione funzionale sarebbe dunque costruita in vista dell'equilibrato funzionamento del sistema spiegazione, nell'ambito della biologia, della presenza dell'apparato respiratorio l'apparato respiratorio ha la funzione che assicura il rifornimento di ossigeno all'organismo, traducibile in termini causali con il dire «l'apparato respiratorio ha come effetto quello di assicurare il rifornimento di ossigeno all'organismo». Se la struttura delle spiegazioni funzionali in sociologia fosse assimilabile a quelle biologiche lo schema esplicativo in termini di funzione relativo alla presenza delle istituzioni giuridiche potrebbe essere: il diritto positivo ha l'effetto di prevenire i crimini; ciò garantisce il soddisfacimento di condizioni necessarie al buon funzionamento della società ma, non è pacifico che le società si presentino come sistemi organicamente strutturati e le prospettive assunte potrebbero essere diverse; ed anche se si fosse mostrata la possibilità di considerare le società come sistemi strutturati organicamente mancheremmo comunque di elementi sufficienti per asserire che certi fattori sono indispensabili al funzionamento di tali sistemi. Nel caso del diritto positivo, siamo in grado di dire solo molto approssimativamente cosa succederebbe in assenza di esso, ma non sarebbe possibile spiegare che lo stesso sia funzionalmente indispensabile al sistema. IL CONCETTO DI FUNZIONE Merton ha tentato di porre ordine nella confusione teorica, logica e metodologica del funzionalismo antropologico partendo da un tentativo di determinare il concetto propriamente sociologico di funzione prendendo in considerazione l'uso del termine nel linguaggio scientifico, individuandone cinque salienti 1) come celebrazione 2) come equivalente a occupazione 29 3) come denotazione di chi è investito di una carica pubblica 4) come relazione fra due classi di elementi (nesso di covarianza) 5) riferita a processi vitali e organici che contribuiscono al mantenimento dell'organismo. Martindale, enumera tra significati che possono interessare i sociologi: 1) attività utile in rapporto al soddisfacimento di una esigenza o alla realizzazione di un fine 2) attività appropriata dal momento che una attività può essere utile sia per soddisfare un'esigenza che per raggiungere un fine senza per questo essere appropriata 3) attività determinata dal sistema e tendente al mantenimento del sistema Per muoversi nella sfera di un sistema teorico il termine funzione è usato come attività appropriata e determinata e determinante il sistema Malinowski teorizza la natura essenzialmente descrittiva dell'approccio funzionalistico in antropologia funzione significa sempre soddisfacimento di un bisogno. Nagel individua un altro concetto di funzione esemplificandolo nell'enunciato «la funzione di una scure è di tagliare il legno». La più completa e soddisfacente spiegazione appare quella determinata da Nagel comprendente sia il concetto di analisi funzionale (individuazione delle motivazioni) sia il concetto di valutazione della misura in cui una certa attività è appropriato. Accanto a proposizioni come la funzione della scure è tagliare il legno, possiamo avere proposizioni come “la funzione della lettura è di ampliare le proprie conoscenze” o più in generale “funzione è soddisfazione di un bisogno”. Per Nagel soddisfare i requisiti logici di un processo esplicativo si esemplifica con l'uso del termine funzione come “la funzione del regolatore in un motore a regime stabile”. LA SPIEGAZIONE FUNZIONALE Consiste nel mostrare che un elemento contribuisce in modo determinante alla conservazione di un determinato carattere essenziale all’equilibrato funzionamento del sistema. Perché ciò possa avvenire è necessario: disporre di una proposizione teorica generale di-autoregolazione stabilire quali conseguenze si avrebbero nel sistema in caso di mancanza dell'elemento da spiegare descrivere con precisione il contributo di tale elemento all'equilibrato funzionamento del sistema escludere la possibilità di alternative funzionali Su tali condizioni convergono Hempel e Nagel. Rispettando le quattro condizioni la spiegazione funzionale che renda ragione della presenza di un elemento E in un sistema S in un tempo T, sarebbe: 1. in T, S funziona adeguatamente in un assetto di tipo C 2. S funziona adeguatamente in un assetto di tipo C solo se viene soddisfatta una certa condizione necessaria N 3. solo se l'elemento E è presente in S, la condizione N è soddisfatta 4. in T è presente in S l’elemento E (Explanandum) La validità dell'inferenza dell'explanandum è condizionata dalla presenza della connotazione restrittiva presente in C. Escludendo il termine "solo" dalla 3 l'unica struttura inferenziale lecita sarebbe: a) in T, S funziona adeguatamente in un assetto di tipo C b) S funziona adeguatamente in un assetto di tipo C solo se è soddisfatta. la condizione necessaria N c) un elemento della classe E soddisfa la condizione N d) in T è presente in S un elemento della classe E. Quando non siamo in grado di inserire nell'explanans una proposizione concernente l'indispensabilità funzionale di un certo elemento, la portata esplicativa dell'analisi funzionale è assai limitata. Merton mostra che la stessa funzione può essere alternativamente assolta da diversi elementi respingendo il postulato del paradigma funzionalista classico che definisce l'indispensabilità dell'elemento funzionale. Come un elemento può avere molteplici funzioni così la stessa funzione può essere svolta in vario modo da elementi alternativi. 30 Merton evidenzia la distinzione fra postulato della indispensabilità della funzione e postulato dell'indispensabilità dell'elemento che assolve a tale funzione. Nel caso della indispensabilità funzionale delle pratiche religiose (Davis e Moore) non è in realtà molto chiaro se sia indispensabile la religione come istituzione, la funzione tipica che la religione assolve in rapporto al sistema (rafforzamento della coesione sociale tramite l'interiorizzazione di valori comuni) o se siano indispensabili tanto l'istituzione quanto la funzione. Per mettere un po’ d’ordine si dovrà procedere a determinare due diversi tipi di requisiti funzionali, universali e specifici; allo scopo di classificare sistematicamente i caratteri universali e specifici sarà necessario determinare le relazioni intercorrenti fra i caratteri individuati e il sistema L'idea però, di determinare una serie di requisiti funzionali in modo fondamentalmente analogo a ciò che si è fatto in biologia, è impresa disperata. In questa impresa si è cimentato T. Parsons che è giunto a definire dei prerequisiti di ordine generalissimo: un sistema sociale non può essere così strutturato da essere radicalmente incompatibile con le condizioni di funzionamento dei soggetti individuali che lo compongono, sia come organismi biologici che come personalità, o con le condizioni dell'integrazione relativamente stabile di un sistema culturale. Il fatto che l'attenzione di certe mete culturali, avvertite come esigenze profonde tali da motivare l'azione individuale, non sia possibile attraverso i canali istituzionali, è indubbiamente fattore di squilibrio; tale affermazione non consente però di asserire che il sistema sociale americano degli anni '50 mancava di qualche prerequisito funzionale. Il sistema americano, pur in presenza di una situazione anomica, continua a funzionare perché c'è un numero sufficientemente alto di componenti del sistema culturalmente integrati che si astengono da comportamenti eccessivamente disgregatori. È evidente la vaghezza e l’indeterminazione di prerequisiti formulati nei termini parsonsiani. Per rendere ancora più chiaro il limite di tali prerequisiti è sufficiente porre la questione in termini di previsione. Se si considera la possibilità di formulare una proposizione predittiva circa la radicale alterazione di un dato sistema cui venisse meno il prerequisito funzionale è fin troppo ovvio che non si andrebbe lontano. Sappiamo che nella società americana il piccolo gruppo è caratterizzato dalla presenza di una leadreship. Sia la leadership l'explanandum, la struttura esplicativa potrebbe essere del tipo: a) nella società americana contemporanea il piccolo gruppo funziona adeguatamente b) funziona solo se è soddisfatta la condizione che in esso vi sia un certo tipo di coesione c) un elemento della classe E produce la coesione del gruppo d) nel piccolo gruppo, nella società americana contemporanea, è presente un elemento della classe E (explanandum). La proposizione d), cioè l'explanandum dovrebbe più precisamente riferirsi ad una leadership accettata e riconosciuta. Spesso è necessario rendere conto oltre che dell'explanandum anche di eventi ad esso strettamente associati. Ad esempio la spiegazione funzionale dell'ascesa di un nuovo leader all'interno del piccolo gruppo richiederà una descrizione delle condizioni antecedenti e la spiegazione delle stesse. Si tratterà di dar conto delle ragioni per cui il leader precedente è stato scalzato; si dovranno ricostruire le ragioni della riduzione della coesione del gruppo e accertare in che misura la nuova leadership sia valsa a riportare la coesione a livelli elevati. La spiegazione in termini di funzione richiede un processo d'indagine che non è esclusivamente ex post, ma che esige anche fasi esplorative e descrittive. I POSTULATI DEL FUNZIONALISMO I tre postulati su cui equivocamente poggerebbe l'approccio funzionalistico sono: 1. unità funzionale (condizione irrinunciabile) 2. funzionalismo universale 3. indispensabilità funzionale dell`elemento questi postulati sono aspetti di un'unica prospettiva generale. Merton asserisce che il grado d'integrazione della società è una variabile empirica, ma ciò non significa porre in questione l'indispensabilità in termini di metodo dell'assunto dell'autoregolazione del sistema. 31 L'assunto dell'autoregolazione è difficilmente confermabile in rapporto alle società complesse e gli stessi elementi possono essere, in diversi contesti, funzionali o disfunzionali (si pensi alla religione suscitatrice di unità ma anche di profonde fratture e conflitti). Con riguardo al terzo postulato, è largamente ineliminabile, pena la perdita di ogni portata esplicativa da parte del paradigma funzionalistico. Se questo aspetto cade, cade il funzionalismo come un tutto. Esempio se l’explanandum è l’elemento magia, non sarà possibile operare una inferenza rigorosa come se si trattasse di un elemento funzionalmente indispensabile alla sopravvivenza del sistema socio-culturale. LEGGI E PREVISIONI Se la portata esplicativa del paradigma funzionalistico resta limitata e incerta, la portata preditiva è decisamente modesta. La previsione non cambia significativamente se le proposizioni sono causali, correlazionali o funzionali. Data una serie di leggi è possibile ipotizzare l'accadere di un evento. Da L1, L2,...Ln e C1, C2, ..., Cn possiamo avere sia una struttura esplicativa che una struttura predittiva: C1, C2,....., Cn explanans explanandum C1, C2, ....., Cn praedicens L1, L2, _...., Ln E praedicendum L1, L2, .....,Ln P La differenza risiede nel fatto che nella struttura esplicativa è noto l’explanandum (individuare le leggi in conformità con le quali, dati Cl, C2 ..... Cn, accade E); nella struttura predittiva è da determinare il praedicendum (sono note le L e ipotizzate . Si dice in macrofisica che le leggi sono generalizzazioni predittive: è sempre accaduto, accade e accadrà che, se apro le dita, la penna che ho in mano cadrà verso il pavimento con crescente velocità ... ma evidentemente non è sempre accaduto, ne sempre accadrà, che al crescente manifestarsi di sintomi di crisi sociale crescerà il tasso di suicidi Quando le leggi sono di carattere probabilistico, o addirittura correlazionale, la previsione è un esercizio a rischio. In sociologia essendo le leggi disponibili di carattere probabilistico o correlazionale le difficoltà della spiegazione si esaltano quando si passa alla previsione. la spiegazione di un evento sociale, in quanto procedimento ex post, è possibile procedendo a scelte e ponderazioni varie Con riguardo al comportamento elettorale, fra le variabili influenti vi sono la congiuntura economica in cui versa un paese, la presenza/assenza di una leadership carismatica, la sensibilizzazione dell’elettorato, ....., i mass media. Si può distinguere fra previsione scientifica (struttura identica a quella della spiegazione) proposizione predittiva (anticipazione priva della sistematicità fornita da un organico corpo di teorie e di leggi). Il più delle volte l'anticipazione è plausibile e si tratta di supportare la possibile previsione X come più completa e ragionevole della previsione Y. 32 PARADIGMI E TEORIE SOCIOLOGICHE (capitolo otto) IL CONCETTO DI PARADIGMA E PARADIGMA E CONSENSO L'idea di paradigma segna una svolta rispetto alla concezione della scienza di derivazione genericamente neopositivista. K pone in discussione l'idea della cumulabilità della conoscenza scientifica. Popper nega l'idea della verificazione della teoria e la converte in quella della falsificazione, concependo la teoria come costrutto provvisorio da sottoporre a critica costante. Un paradigma è secondo K «ciò che i membri di una comunità scientifica condividono e, inversamente, una comunità scientifica consiste di individui che condividono un paradigma». Hempel, padre fondatore della logica della spiegazione scientifica è coartefice, con Popper, del modello razionalistico della scienza. K, come F, è interessato alla scoperta, all'innovazione, al mutamento. Secondo K, tre sono i fattori che fanno si che gli scienziati possano vivere in mondi differenti: 1. situazioni problematiche in cui si trovano a dover mettere ordine; 2. diversi significati assunti da concetti-termini entro paradigmi rivali; 3. letture di eventi, percezioni, significati e problemi. Due paradigmi che a lungo si sono contesi il campo sono: a) paradigma conflittualista marxiano, permanente conflitto tra datori e prestatori d'opera; b) strutturalfunzionalista, omologazione stili di vita - modelli di comportamento aspirazioni. Nel primo mondo si esalta la conflittualità, nel secondo l'integrazione sociale. L'ACCETTAZIONE DELLE TEORIE Epistemologia postempirista: studio critico delle condizioni di validità del sapere scientifico fondato sull'esperienza. Nel «programma forte» dei sociologi della scienza la sociologia della conoscenza scientifica si pone: a) come causale, cioè interesse per le condizioni da cui nascono le credenze e le forme di conoscienza; b) come imparziale, rispetto al vero e al falso; c) come simbolica, stessi tipi di causa spiegano credenze vere o false; d) come riflessiva, i modelli di spiegazione dovranno essere applicabili alla sociologia. Nella storia della scienza il problema di fondo è trovare accordo su di un paradigma. Il paradigma, deve esigere qualcosa di più di un consenso occasionale per affermarsi ed essere condiviso. Paradigmi e teorie sono termini usati intercambiabilmente. In sociologia una cosa è enunciare la teoria della classe agiata, altro la teoria del conflitto sociale. Alcune teorie ad alto livello di astrazione si configurano come paradigmi (ad esempio lo strutturalfunzionalismo). Nodo centrale è il rapporto della teoria con i fatti e con l'esperienza. Dei 22 significati di teoria, individuati da Marradi, la quasi totalità pone l'accento sulla lontananza della teoria dalla dimensione propriamente empirica (fondata sull'esperienza). Quanto più è esteso l'ambito di applicabilità, tanto maggiore è il livello d'astrazione (in questo convergono gli epistemologi postempiristi Feyerabend e Phillips). Nella scienza si accetta una teoria non perché essa sia vera, né perché sia probabile, ma perché essa è in grado di dar conto di una gamma di regolarità empiriche, descrizioni, connessioni tra eventi, serie di eventi. Una teoria ad alto grado di astrazione include altre teorie, leggi, regolarità empiriche. Fra i criteri che militano a sostegno dell'accettazione di una teoria c'è il consenso che normalmente poggia su esperienze di ricerca. 33 TEORIE SOCIOLOGICHE L 'analisi ex post determina la molteplicità di ragioni che determinano la prevalenza di una teoria. Tra tali ragioni figurano: 1. portata empirica 2. portata esplicativa 3. portata predittiva 4. sistematicità 5. congruenza con le più varie istanze socio-culturali. nelle scienze fisiche non si danno clamorosi ritorni di teorie sconfitte nelle scienze sociali accade che paradigmi apparentemente superati siano riapparsi: conflittualismo marxiano (teorici critici) è stato riletto da Dahrendorf e da Touraine teoria della persuasione diretta (precedente alla teoria del flusso a due fasi). In sociologia è ragionevole ipotizzare che sia superata la teoria durkeimiana dell'anomia, sostituita dall'omonima teoria ascrivibile a Merton, che ne ha ampliato la portata esplicativa (norme culturali e mete interiorizzate). Di qui la possibilità di spiegare non solo il suicidio ma i comportamenti ritenuti devianti: La teoria mertoniana non è confliggente con la teoria durkeimiana ma incommensurabilmente più ricca ed articolata (le norme mertoniane hanno un carattere loose). La teoria dell'anomia, considerando la sua neutralità, può essere letta: in chiave funzionalistica, con l'occhio all'interpretazione sociale funzionalmente perseguita; in chiave conflittualistica, analisi concentrata sul rifiuto. L'anomia letta in chiave conflittualistica non differisce, quanto a definizione operativa, indicatori empirici, connessioni con variabili esterne, da quella letta in chiave neofunzionalista. Ciò che varia è la visione del mondo entro cui la teoria in questione viene inserita. 34