ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “G. PENNA” ISTITUTO TECNICO AGRARIO ISTITUTO PROFESSIONALE AGRARIO Regione Viatosto n. 54 14100 ASTI tel 0141/214187 fax 0141/410661 email: [email protected] Anno Scolastico 2009/2010 AREA DI PROGETTO Classe V^ sez. A INDICE Pagina 1 Introduzione Pagina 2 Articolo di Gianfelice ROCCA - Vicepresidente Confindustria Pagina 4 Progetto Aglio Pagina 14 Progetto Cipolla Pagina 20 Progetto Spinacio Riccio d’Asti Pagina 24 Progetto noccioleto PENNA Pagina .. Prodotti trasformati in agro-industria Pagina .. Attività di progetto con scansione temporale del lavoro Pagina .. Si allegano i documenti delle domande di finanziamento realizzate Introduzione Il progetto prevede la realizzazione di un percorso di alternanza scuola lavoro da sviluppare con gli allievi attraverso contatti e scambi con aziende ed enti del territorio (Associazioni dei produttori, Consorzi, Aziende ecc.). Ha come obiettivi la produzione di prodotti agricoli tipici e la promozione degli stessi attraverso la partecipazione a Concorsi, Fiere e Manifestazioni presenti sul territorio con singoli allievi e interi gruppi classe. La classe quinta sezione A, insieme alle terze e quarte, ha aderito al Progetto di Alternanza Scuola-Lavoro proposto dal Ministero Pubblica Istruzione e presentato all’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte attribuendo al progetto il titolo “Promozione dei prodotti agrari del territorio astigiano”. Inoltre nell’attivazione del progetto si prevede annualmente di analizzare e far partecipare le classi interessate del nostro istituto agrario al Concorso Nazionale “Bacco & Minerva” indetto dal MIUR per questo tipo di istituti si istruzione superiore. Il progetto scaturisce dallo studio della realtà sociale piemontese legata ai diversi prodotti agrari ed alla storia del territorio che evidenzia una spiccata vocazione vitivinicola e un valore aggiunto dell’intera sua filiera. Il vino risulta essere il principale attivatore di una catena di valori che si estende dalla sfera agricola a quella terziaria, coinvolgendo le attività turistiche, la gastronomia, l’indotto di servizio, le attività culturali, dimostrando un’intima connessione tra territorio, prodotto e cultura. In questa ottica di crescita tecnologica e culturale si pone la necessità di offrire al mercato del lavoro nuove competenze, che superino la fase strettamente produttiva, ma che si occupino anche dell’ organizzazione aziendale, della commercializzazione, del marketing, della logistica e dei controlli seguendo il processo dall’uva alla casa del consumatore. Più specificatamente il Piemonte, e la provincia di Asti in particolare, è il maggior produttore di vini DOC e DOCG, coprendo il 16% della produzione nazionale. Il tessuto produttivo è costituito da poche grandi aziende che attuano cospicui investimenti in marketing e comunicazione, e da una serie di piccole o medie imprese più impegnate nell’accorciamento della filiera al fine di ridurre i costi. Il timore della concorrenza con paesi nuovi produttori (USA, Australia, Sud Africa), la concorrenza di altre bevande, la contraffazione di vini pregiati all’estero sono solo alcune delle cause che possono minacciare il comparto, senza dimenticare l’andamento climatico delle annate che caratterizza tutta l’attività agricola. Le grosse opportunità spendibili e peculiari del comparto devono comprendere la valorizzazione dei prodotti tipici attraverso politiche integrate con il turismo e l’enogastronomia. Nella filiera vitivinicola si riconoscono quindi diverse figure legate alla parte strettamente amministrativa, commerciale, logistica dell’azienda oltre che a quella di produzione viticola e vinificazione. Inoltre prendendo spunto da un articolo di Gianfelice ROCCA (Vicepresidente Confindustria per l’Education) comparso sul bimestrale dei geometri e geometri laureati n° 5 di Settembre – Ottobre 2009 GEOCENTRO dal Titolo: “Il rilancio dell’istruzione tecnica per innovare e competere” che riportiamo integralmente, scrive: “La crisi economica e il deficit di competitività dell’Italia impongono riforme radicali per il nostro paese, a partire dai sistemi formativi, che devono sempre più tenere conto delle nuove esigenze del mercato. Nell’attuale congiuntura negativa per l’economia globale, alcuni paesi occidentali stanno adottando riforme con misure di accompagnamento per i settori della ricerca, innovazione e istruzione. In questo scenario, il rilancio dell’istruzione tecnica è un passaggio importante nella strategia anti-recessione, che passa inevitabilmente per il rafforzamento della capacità di innovazione e competizione del nostro sistema produttivo. L’esigenza di riforme nasce da un elemento oggettivo: i principali riferimenti della cultura tecnica, che risiedono nell’impresa e nella tecnologia, sono profondamente mutati e richiedono un rinnovamento dell’offerta formativa che sia in grado di rispondere alla domanda di tecnici in possesso di una cultura di base scientifica solida e di linguaggi specialistici. I dati dimostrano che in Italia esiste un gap di 180.000 diplomati tecnici tra la richiesta delle imprese e l’offerta di profili in uscita dal sistema formativo. Questa carenza di professionalità tecniche adeguate costituisce un elemento di debolezza per il nostro paese nella concorrenza internazionale. Le aziende chiedono di preservare le caratteristiche professionalizzanti di questo indirizzo scolastico e dare maggior peso alle attività di laboratorio e all’apprendimento esperienziale, rafforzando la specificità degli istituti tecnici e il loro patrimonio di risorse umane e professionali. I diplomati tecnici sono una risorsa fondamentale per l’Italia. Lo sono stati in passato e possono esserlo oggi, soprattutto per quel ricchissimo e vitale tessuto di piccole e medie imprese che costituisce la spina dorsale della nostra economia. Il nuovo Regolamento dell’istruzione tecnica approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 maggio 2009 accoglie buona parte di queste esigenze. A questo proposito, vorrei sottolineare il carattere bipartisan del percorso di rinnovamento: una strada intrapresa dalla Commissione De Toni insediata con il governo di centro sinistra e proseguita sotto la spinta dell’attuale esecutivo. La riforma mette in risalto la caratteristica degli Istituti Tecnici come scuole dell’innovazione, in cui è possibile coltivare il pragmatismo tecnologico, i nuovi linguaggi della scienza e la didattica di laboratorio per prepararsi sia al lavoro che al proseguimento degli studi a livello universitario. In un periodo di crisi come quello che attraversiamo, non è infatti da trascurare la possibilità di trovare un lavoro sicuro e qualificato. Senza comunque dimenticare che chi prosegue gli studi di solito ha successo: sono circa la metà i diplomati tecnici che si iscrivono all’università, e di questi il 30 % sono ingegneri. La nuova istruzione tecnica aiuterà i giovani a scegliere a orientarsi, a valorizzare le loro vocazioni professionali, mettendo a frutto le loro migliori qualità. La passione per un lavoro viene scoperta attraverso il fare, attraverso la sperimentazione. La forte integrazione tra mondo del lavoro e scuola consentirà di creare percorsi formativi per offrire concrete opportunità di realizzazione personale e di carriera. Non è un caso che già oggi ci sia un aumento delle iscrizioni agli istituti tecnici, tra quanti vedono proprio in questi percorsi una concreta opportunità di lavoro qualificato e di miglioramento economico e sociale. I nuovi Istituti Tecnici avranno una autonomia organizzativa e didattica più ampia, per legarsi maggiormente ai sistemi e alle reti delle imprese. Apprezziamo alcune innovazioni sul piano didattico, come la maggiore attenzione all’inglese come lingua straniera per tutti gli indirizzi, l’approfondimento delle scienze, la diffusione più ampia di stage e tirocini. Un aspetto molto importante del riordino concerne la modifica dei meccanismi di gestione delle scuole: verranno costituiti dipartimenti per favorire l’aggiornamento costante dei percorsi di studio; un comitato tecnico-scientifico rafforzerà il raccordo tra gli obbiettivi della scuola e le esigenze del territorio; infine soggetti esterni (ad esempio le imprese) potranno collaborare con le scuole. L’entrata in vigore dal 2010/2011 – dopo una fase di rodaggio – lascia spazio per nuovi interventi migliorativi. E’ importante capitalizzare al massimo questo periodo per spiegare a insegnanti e famiglie il senso delle innovazioni e coinvolgere gli imprenditori nella collaborazione con le scuole, attraverso una efficace opera di comunicazione, orientamento, aggiornamento dei docenti, e di preparazione organizzativa. Il mondo imprenditoriale ha già avviato alcune iniziative in questa direzione: il Club dei 15 – che raggruppa le associazioni industriali presenti nelle 15 province italiane a maggior presenza di manifatturiero – sta mettendo in campo diverse attività per recuperare le collaborazioni e le sinergie che per decenni hanno caratterizzato le scuole tecniche e le imprese industriali del nostro paese e che si erano perse negli ultimo anni. In Veneto è in corso una sperimentazione da parte della Confindustria regionale che prevede – tra le altre cose – l’istituzione del Comitato Tecnico Scientifico, luogo del dialogo con il territorio e con le imprese. Le imprese italiane di tutte le dimensioni, storicamente legate alla funzione formativa dell’istruzione tecnica, non potranno che trarre giovamento dal suo rilancio. La scuola italiana stava rischiando di perdere la componente più efficace e dinamica del suo rinnovamento, l’istruzione tecnica. I nuovi istituti tecnici devono essere riconosciuti come un bene per i giovani, gli insegnanti, le famiglie, le imprese e il sistema paese.” Perseguendo tali obiettivi e per una migliore conoscenza delle diverse opportunità lavorative diventa indispensabile conoscere le realtà produttive, pertanto si sono attivati contatti per la realizzazione di periodi di Stages e/o Alternanza Scuola-Lavoro, rivolta agli allievi delle suddette classi. Sono state create convenzioni con alcune aziende, enti ed associazioni quali: Associazione Produttori Moscato, Consorzio dell’Asti, Consorzio del Barbera e dei Vini Rossi del Monferrato, ONAV, Nuova Valsa PERLINO, Cantina Sociale di Agliano, Cantina Sociale di Nizza Monferrato, Laboratorio Analisi EnoConsult di Mario Redoglia, ONAV, F.lli Dezzani, Allevamento Varesio, F.lli Rovero distilleria e vini liquorosi. Analizzando la realtà astigiana che è interessata anche da altre produzioni agricole quali: ortaggi, nocciole, cereali, piante officinali e piccoli allevamenti anche di interesse minore come l’apicoltura abbinata spesso alle aziende agrituristiche si è ritenuto di approfondire diverse iniziative di produzione all’interno dell’Azienda Agraria dell’Istituto procedendo quanto possibile alla realizzazione di piccole produzioni e trasformazione di alcuni prodotti tipici. Le diverse fasi hanno avuto uno spunto iniziale dalla studio e dalla realizzazione di alcune ricerche su diversi prodotti agrari locali quali: Aglio, Cipolle, Fragole, Lattughe, Nocciole, Spinaci, con l’approfondimento degli aspetti botanici, storici e delle tecniche colturali delle diverse colture. Progetto AGLIO Ricerca realizzata a cura degli allievi: Longo Daniele, Penna Andrea, Therisod Piero, Torello Piercarlo, Valerio Marco CLASSIFICAZIONE BOTANICA Regno: Plantae Sottoregno: Tracheobionta (piante vascolari) Divisione: Magnoliophyta (ex Angiospermae) Classe: Liliopsida (ex Monocotyledones) Subclasse: Liliidae Ordine: Liliales (o Asparagales) Famiglia: Liliaceae Genere: Allium Specie: Allium sativum L. Caratteristiche generali L'aglio, il cui nome scientifico è Allium sativum L., appartiene alla famiglia delle Liliaceae ed è originario dell'Asia centrale. E' una pianta erbacea, perenne (ma viene coltivata come annuale), bulbosa, ed è coltivata praticamente in tutto il mondo per il suo aroma. E' provvisto da 40 a 60 radici cordiformi, che non si approfondiscono oltre i primi 30 cm di terreno. Le foglie sono basali, avvolgenti il fusto e al contrario di ciò che avviene nella cipolla, non funzionano da organi di riserva. Le foglie si formano avvolgendosi l'una all'altra per un lungo tratto tanto che spesso vengono scambiate come un fusto cilindrico. La parte della foglia non avvolgente ha forma lineare e è larga fino a 3 cm terminante con una punta acuminata e può raggiungere una raggiungere una lunghezza totale di 80 cm. Il fusto è rappresentato da un piccolo disco, detto cormo, di pochi millimetri di spessore, lungo 2-3 cm e largo 1-2 cm. I fiori quando si formano, sono portati da steli fiorali alti dai 40 agli 80 cm che portano alla sommità una infiorescenza fiorale ad ombrella. I fiori sono piccoli portati da corti peduncoli, sono bianchi tendenti al rosso-rosa e spesso non si aprono ed abortiscono ancora in bocciolo. I semi, si formano molto raramente. La parte che noi utilizziamo è il bulbo (o capo o testa) racchiuso da una decine di foglie dette "tuniche sterili" perchè hanno esclusivamente una funzione protettiva. Ogni bulbo contiene da 6 a 14 bulbilli o spicchi stretti fra loro e ricoperti da scaglie membranose. Lo spicchio, che rappresenta l'organo di moltiplicazione è attaccato direttamente al fusto. I bulbilli appena raccolti non sono in grado di germinare trovandosi infatti in uno stato di dormienza. Per germinare hanno necessità di passare attraverso una serie di stadi fisiologici legati alle condizioni climatiche: Nelle zone a clima mite, i bulbilli più grossi e sani vengono interrati in autunno, mentre nelle zone fredde e umide si interrano all'inizio della primavera. Principali specie Esistono numerose specie: Allium vineale, Allium ursinum, Allium fragrans, Allium oreaceum. Tra queste la specie maggiormente coltivata è ALLIUM SATIVUM La specie Allium sativum L. della quale esistono numerose cultivar per lo più derivate da selezione con le popolazioni locali, sono distinte in aglio a tunica bianca tra i quali ricordiamo: aglio bianco piacentino, Bianco del Fucino, Bianco di Napoli, Bianco calabrese, Bianco polesano e aglio a tunica rossa tra i quali ricordiamo il Rosso di Sulmona ed il Rosa napoletano. Gli agli a tunica rossa rispetto a quelli a tunica bianca hanno la particolarità di avere un ciclo di coltivazione leggermente più breve di circa un mese e bulbi molto più grossi ma meno idonei alla conservazione, quindi più adatti alla consumazione immediata. Tecnica colturale dell'aglio Ha un apparato radicale superficiale per cui bisogna stare attenti alle lavorazioni del terreno che devono essere leggere e non in profondità per non danneggiare le radici. Quando iniziano a comparire gli steli fiorali (cosa abbastanza rara) questi vanno tagliati ancora in bocciolo in quanto se si lasciano sulla pianta utilizzerebbero le riserve contenute nei bulbi. Annaffiatura dell'aglio Se coltivato in pieno campo, in genere non necessita di interventi di irrigazioni in quanto le piogge sono sufficienti a sopperire al suo fabbisogno idrico. Occorre però tenere presente che quando inizia l'ingrossamento dei bulbi che, in genere, nelle regioni a clima temperato coincide con i mesi di maggio-giugno, si avvantaggia di annaffiature. Man mano che inizia la maturazione dei bulbi, vale a dire quando le foglie iniziano a piegarsi e a seccarsi bisogna smettere di irrigare in quanto un terreno umido, in questo periodo, favorisce lo sviluppo dei marciumi. Concimazione dell'aglio La concimazione deve essere effettuata con concimi esclusivamente minerali in quanto quelli organici possono provocare marciumi radicali alla pianta per cui è consigliato fare una concimazione organica alla coltura precedente l'aglio. Il Fosforo ed il Potassio si devono somministrare durante la preparazione del terreno prima della semina mentre l'Azoto (preferibilmente sotto forma di Solfato ammonico) si somministra in due volte durante la coltivazione (in copertura). La domanda di azoto è elevata soprattutto durante la fase vegetativa di formazione ed emissione delle foglie per poi divenire molto moderata durante la bulbificazione; nella fase finale del ciclo l’azoto è addirittura dannoso per il ritardo di maturazione e per la diminuzione della conservabilità di bulbi. Moltiplicazione La moltiplicazione avviene tramite i bulbilli. I bulbilli appena raccolti non sono in grado nè di germogliare nè di emettere radici in quanto si trovano in uno stato di dormienza. Per interromperla bisogna conservarli ad una temperatura di 7°C ed ambiente umido e con i bulbilli separati dal bulbo. I bulbilli vanno interrati a circa 3 cm di profondità con l'apice rivolto verso l'alto a distanza di 25-40 cm tra le file e 10-15 sulla fila. Occorrono 8-10 ql/ha di bulbilli. I bulbilli vanno piantati da novembre a marzo: a novembre nelle zone a clima mite, per averlo in primavera da consumarsi fresco, a marzo nelle zone a clima freddo per l'aglio che può essere conservato. La germinazione avviene a spese delle sostanze di riserva contenute nei bulbilli perciò tanto più grosso è il bulbillo, tanto più sarà rapida la germinazione. Altro fattore importante è la temperatura: temperature intorno ai 15-20 °C consentono una più rapida germinazione. Proprietà aromatiche dell'aglio Dal distillato in corrente di vapore è stata isolata una sostanza, l'Allicina (è un tiosulfonato) che è responsabile del suo tipico odore. L'allicina si crea quando i bulbilli vengono schiacciati o tagliati e si forma in seguito alla reazione dell'allina (solfossido della cisteina) che interagisce con l'enzima allinasi dando diversi prodotti, tra i quali l'allicina è il maggior rappresentante (circa il 70%) Raccolta e conservazione dell'aglio La raccolta si effettua quando le foglie sono quasi completamente secche. I bulbi possono essere utilizzati normalmente dopo averli ripuliti dalle tuniche esterne, dalle foglie e dalle radici. Molto spesso i bulbi si riuniscono in mazzi intrecciando le foglie in modo da formare le caratteristiche trecce. Se la temperatura prima e dopo la raccolta è troppo alta o troppo bassa i bulbi possono apparire traslucidi, ingialliti, umidi e nei casi più gravi di colore ambrato e untuosi al tatto. I bulbilli appena raccolti non sono in grado di germinare; si trovano infatti in uno stato di dormienza e per germinare hanno necessità di passare attraverso una serie di stadi fisiologici legati alle condizioni climatiche. Per conservare il loro stato di dormienza, quindi per utilizzarlo per uso culinario (o come normalmente diciamo "per non farlo fiorire") è necessario conservarlo a temperature di 0°C in ambienti asciutti e ben ventilati, con il 70% di umidità relativa (fino a 6-7 mesi). L'aglio può essere commercializzato sia allo stato fresco sia semisecco o secco. Temperature tra i 15-18°C favoriscono il germogliamento. Parassiti e malattie dell'aglio Peronospora La Peronospora (Peronospora spp.) è un fungo che si manifesta sulle parti aeree della pianta. I sintomi si presentano con tacche allungate longitudinali di varie dimensioni di colore bianco-grigiastro. Se l'umidità è elevata si ricoprono di una muffa grigio-violacea che altro non è che gli elementi di diffusione del fungo (sparangiofori). Le foglie colpite marciscono e la vegetazione si affloscia nel terreno. Rimedi: innanzittutto sono preventivi stando molto attenti ad evitare i ristagni idrici e l'eccessiva umidità. La lotta chimica consiste nell'utilizzare adeguati prodotti antiperonosporici reperibili presso centri specializzati come Sali di rame, Clortalonil, Iprovalicarb, Azoxystrobin, oppure antiperonosporici sistemici come Metalaxyl, Metalaxyl – M, Benalaxyl utilizzando quelli coformulati con rame. Inoltre e possibile utilizzare i fungicidi endoterapici Dodina, Cimoxanil e Propamocarb sulle principali Liliacee ortive. (foto danno su cipolla) Muffa bianca La Muffa bianca causata da un fungo, Sclerotium sp., colpisce la pianta sia nelle prime fasi del suo sviluppo sia successivamente e può interessare anche i bulbi dopo la raccolta. Sui bulbi si nota la tipica comparsa di muffa biancastra. Sulle foglie a partire dalla punta e da quelle più esterne, si nota un ingiallimento a cui segue il disseccamento. Rimedi: la lotta contro questo fungo è di tipo preventivo utilizzando sia pratiche agronomiche chimici. Le che adeguati pratiche prodotti agronomiche riguardano le rotazioni colturali mentre gli interventi chimici disinfestazione del consistono nella terreno con fumigazioni e l'utilizzo di bulbilli sani. Marciume dei bulbi Il Marciume dei bulbi è causato da un fungo, l'Aspergillus spp. che attacca i bulbi in magazzino e si manifesta, se l'ambiente è secco con la mummificazione dei bulbi, se l'ambiente è umido, con la marcescenza dei bulbi. Il sintomo caratteristico è la comparsa di una polverina gialla o grigio-verdastra che altro non è che gli elementi di diffusione del fungo (conidi) e di corpiccioli nerastri (sclerozi) che sono gli organi che permettono la sopravvivenza del fungo. L'Aspergillus ha tendenze saprofitiche (si nutre di materia organica morta o in via di decomposizione) e l'attacco in genere si manifesta in seguito alla presenza di lesioni nella pianta o all'attacco di altri patogeni. Rimedi: la lotta contro questi funghi è di tipo preventivo vale a dire stando attenti ad evitare ferite e lesioni; ottime pratiche colturali che mantengano una bassa umidità ambientale; utilizzo di materiale conciato (vale a dire trattato con specifici prodotti); perfetta asciugatura dei bulbi prima della conservazione; mantenere nel locale di immagazzinamento una temperatura ed una umidità relativa adeguati. Ruggine La Ruggine è causata da un fungo, la Puccinia spp., ed i sintomi si manifestano per primo sulle foglie dove compaiono, in primavera, delle macchie giallastre che altro non sono che gli organi di propagazione del fungo. Rimedi: eliminare subito il materiale infetto. Se gli attacchi sono prevedibili, è bene usare delle varietà precoci che sono meno ricettive. A partire dalla comparsa delle prime pustole fogliari è bene intervenire con adeguati prodotti chimici reperibili presso centri specializzati. Mosca Il danno è provocato da un insetto, un Dittero, la Delia antiqua e si manifesta nei bulbi in quanto le larve della mosca (che sverna nel terreno come pupa che poi sfarfalla in primavera), nate dalle uova che vengono deposte dagli adulti sui bulbi, si nutrono dei tessuti. Nell'arco di un anno questo insetto può compiere dalle tre alle quattro generazioni. Inoltre i bulbi una volta infestati vengono attaccati da batteri che determinano la morte della pianta. Rimedi: la lotta è di tipo chimico e agronomico. La lotta agronomica è nella posticipazione della semina per evitare la prima generazione che è la più pericolosa. La lotta di tipo chimico consiste nella disinfestazione preventiva del terreno là dove la presenza dell'insetto è certa. Si può anche intervenire sugli adulti in fase di sfarfallamento con adeguati prodotti chimici. (foto danno su cipolla) Altre patologie che possono interessare sono: Nematodi dello stelo e del bulbo (Ditylenchus sp.); Fusariosi (Fusarium sp.); Virosi (Potyvirus). Storia Nell'antico Egitto l'aglio era considerato un alimento dalle proprietà terapeutiche in grado di migliorare la resistenza e la forza degli schiavi che costruivano le piramidi. Molti secoli fa i medici greci Ippocrate e Dioscoride lo raccomandavano per curare disturbi digestivi, lebbra, cancro, ferite, infezioni e problemi cardiaci. Durante il secondo conflitto mondiale i medici dell'esercito russo, rimasti a corto di medicinali, adoperavano l'aglio per curare i soldati feriti. Curiosità Alcuni studi hanno dimostrato che l'integrazione di aglio negli animali ha il duplice effetto di aumentare il testosterone e di ridurre il cortisolo. Pertanto l'aglio sembra essere in grado di aumentare la crescita muscolare. L'aglio ha inoltre effetti positivi sul sistema circolatorio. Insieme all'attività di riduzione del colesterolo e dei trigliceridi, l'aglio evidenzia un'importante azione antiaggregante piastrinica, antitrombotica e normalizzante la pressione arteriosa. Come tale, agisce quindi contemporaneamente su più fattori di rischio aterosclerotico. Alcuni botanici ritengono che l'aglio sia originario dell'Asia centrale. L'aglio contiene potenti sostanze chimiche che rimangono isolate finché non viene tagliato o schiacciato. Quando queste sostanze vengono in contatto tra loro si sprigiona, l'allicina una molecola che dà all'aglio il tipico gusto e aroma. L'unico svantaggio? Beh, che vi piaccia o no, dopo aver mangiato aglio, il suo forte odore conferirà al vostro alito la caratteristica fragranza da molti ritenuta sgradevole. Potete mascherare il tutto masticando qualche foglia di prezzemolo o alcuni chiodi di garofano, oppure facendo dei risciacqui con collutorio. Un'ultima considerazione: non abbuffatevi di aglio, la moderazione è la chiave di tutto, se per esempio assumete troppo aglio crudo per lunghi periodi correte il rischio di sviluppare problemi intestinali ed anemia. Bibliografia: 1- M. Ferrari, E. Marcon, A. Menta Fitopatologia, entomologia agraria e biologia applicata , Gennaio 2006, RCS Libri S.p.A. Milano, edizioni Edagricole. 2- R. Valli, C. Corradi, F. Battini, Coltivazioni erbacee e arboree, Gennaio 2005, RCS Libri S.p.A. Milano, edizioni Edagricole. Siti Internet: http://www.era2000online.net/magazine/read.php?IdNum=127&IdAnno=2009&IdMese=2&IdArticolo=2113 http://www.ars-alimentaria.it/schedaProdotto.do?idProdotto=183330 http://www.parco3a.org/pdf/Mcpp%20aglio.pdf http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/aglio.htm http://www.my-personaltrainer.it/aglio.htm Bilancio Economico della coltura in pieno campo: Ricavi 200 q x 30 €/q = 6000,00 € __________ = 6000,00 € - Sostanza organica: 350 q x 1,90€ = 665,00 € - Solfato potassico: 2,7 q x 55 € = 148,50 € - Solfato ammonico: 2,5 q x 25 € = - Perfosfato di potassio: 2,5 q x 25 € = 75,00 € __________ = 963,50 € 4 q x 150 € = 600,00 € - Produzione: Totale produzione: Costi: Concimi: Totale concimi: 75,00 € Materiali e lavorazioni: - Semente: - Aratura, fresatura, erpicatura: = 250,00 € - Diserbo: = - Rincalzatura: = 40,00 € __________ = 945,00 € Totale materiali e lavorazioni: 55,00 € Imposte, stipendi, lavorazioni varie: - Imposte: = - Manodopera: = 200,00 € - Stipendi: 5 % su produzione - Spese generali 10 % su produzione Totale imposte stipendi lavorazioni varie: Totale costi: Ricavi: 6000,00 € - 3023,50 € = 15,00 € = 300,00 € = 600,00 € __________ 1.115,00 € __________ = 3023,50 € = 2976,50 € Ex area campo sportivo scuola agraria G. Penna, ora adibito alla produzione di: Cipolle, Aglio Spinaci (fragole). Gruppo allievi Classe 5° sezione A composto da: Solito Alassandro, Porcellana Edoardo, Anouar Omar, Rivalta Riccardo, Biancardi Mirco. Terreno dopo le lavorazioni colturali e concimazioni Altra angolazione comparsa della coltura in campo NOME BOTANICO: Allium cepa L. FAMIGLIA: Liliaceae Introduzione: La cipolla è una pianta erbacea biennale probabilmente originaria degli altipiani del Turckestan e dell'Afghanistan (Asia occidentale). La sua coltivazione è molto antica e risale agli Egizi nel IV millennio a.C.; oggi è coltivata in tutto il mondo. In Italia le regioni maggiormente interessate a questa coltura sono l'Emilia-Romagna, la Campania, la Sicilia e la Puglia. Ci sono diverse varietà e modi di impiego. Primaverile: sia bianca che rossa, si semina dai primi di agosto sino alla fine dello stesso mese. Se la destinazione finale del prodotto è come “cipollotto” da raccogliersi da metà aprile in avanti, viene trapiantata fitta cioè distanza interfila 40 cm e sulla fila 5/6 cm. Per la produzione di “vera e propria” cipolla da raccogliersi da metà maggio in avanti, trapiantata rada, cioè distanza interfila 50 cm e sulla fila 10/ 15 cm . Varietà adatte al nostro clima sono: tropea rossa e la rossa di savona , entrambe varietà dolci che si adattano bene ai nostri climi. Le varietà invernali sono più piccanti, ramata galla e rossa di milano. La cipolla predilige terreni sciolti sabbiosi con un buon drenaggio. Caratteri botanici La cipolla (Allium cepa L.) appartiene alla famiglia delle Liliaceae. Alcuni studiosi, per la forma dell'infiorescenza, la inseriscono, come l'aglio, nella famigla delle Amarillidaceae. L'apparato radicale è costituito da numerse radici fascicolate e superficiali (in genere nei primi 20-25 cm di terreno), di colre biancastro, normalmente sprovviste di peli radicali e carnose. Alla germinazione presenta una piccola foglia che fuoriesce dal terreno con forma ad anello ed in seguito si solleva ed assume l'aspetto di una frusta. Compaiono poi lentamente le altre foglie che sono cave, fistolose, rigonfie nella parte inferiore. Il bulbo (la parte edula della pianta) è costituito dall'ingrossamento della parte basale delle foglie che si ispessiscono, divengono carnose, bianche o leggermente colorate di rosso o violetto. Le guaine esterne si presentano invece sottili, cartacee, di colore variabile dal bianco, al dorato, al rosso al violetto, a seconda della varietà. Trapiantando i bulbi al secondo anno si forma lo scapo fiorale, cavo internamente e rigonfio nella parte inferiore. Lo scapo porta alla sommità una infiorescenza ad ombrella semplice, globosa, composta da molti fiori, che presentano proterandrie (vanno a maturazione prima le antere e poi gli ovuli) e conseguente allogamia in quanto la fecondazione è favorita dagli insetti pronubi. Dalla fecondazione si forma una capsula triloculare contenente 1-2 semi, di forma irregolare, generalmente di colore nero, ma anche bruno. Il peso di 1.000 semi va da 3 a 5 grammi. Esigenze ambientali In terreni infestati da nematodi è essenziale non far tornare la cipolla prima che siano trascorsi 3/4 anni. È considerata una sarchiata che viene coltivata in successione a numerose colture, sembra però che la produzione diminuisca quando segue la barbabietola, la patata e il cavolo. Per le concimazioni si fa uso di apporti di azoto (N) pari a 150 kg/ha, da distribuire in un paio di interventi alla semina o in trapianto e in copertura. L’eccesso di N nel suolo però provoca un ritardo della maturazione dei bulbi. Per quanto riguarda la concimazione fosfo-potassica può ritenersi valida la somministrazione di 100 Kg/ha di P2O5 e 100 Kg/ha di K2O. Come apporto di sostanza organica si ritiene necessario 300/400 q/ha. La cipolla è abbastanza resistente alle basse temperature, tanto che la germinazione, pur avvenendo in condizioni ottimali intorno ai 20-25°C, può iniziare già a valori di 0-1°C. Essendo una pianta biennale, la formazione dell'infiorescenza è stimolata dal processo di vernalizzazione. La cipolla presenta esigenze diverse nei confronti della luce, tanto che le singole varietà iniziano la bulbificazione quando si verificano condizioni appropriate di luminosità: - brevidiurne: richiedono un periodo di 10-12 ore di luce al giorno (varietà precoci); - neutrodiurne: richiedono un periodo di 12-14 ore di luce al giorno (varietà medio-precoci); - longidiurne: richiedono un periodo di 14-16 ore di luce al giorno (varietà tardive o molto tardive). Predilige terreni di medio impasto tendenzialmente sciolti ma si adatta anche a quelli argillosi purchè freschi, profondi, ricchi di sostanza organica, con buona disponibilità di acqua. E' consigliabile un avvicendamento lungo (ogni 4-5 anni). Predilige terreni con valori di pH tra 6 e 7. Tecnica colturale A causa del fenomeno della "stanchezza del terreno" i migliori risultati produttivi si ottengono con una rotazione almeno triennale facendo seguire la cipolla a colture prative, cereali, oppure, nelle zone a vocazione orticola, a radicchio, insalate o carota. Sono da evitare successioni a barbabietola da zucchero, patata e cavolo. Si consiglia un'aratura a 30-40 cm. La semina viene normalmente effettuata con seminatrici di precisione di tipo pneumatico e utilizzando sia seme nudo che confettato o ricorrendo a seme posto su nastro di materiale che si decompone con l'umidità del terreno. La distanza di semina varia in funzione della destinazione finale del prodotto (file distanti 16-20 cm per quelle a bulbo grosso, 9-10 cm per quelle a bulbo più piccolo). Il seme va posto a una profondità di 2-3 cm. Dopo la semina è consigliabile effettuare una leggera rullatura per far meglio aderire il terreno al seme. L'epoca di semina va da settembre a dicembre per le cipolle da consumo fresco, a raccolta primaverile, e da gennaio ad aprile per quelle da serbo, a raccolta estivoautunnale, per sottaceti e da industria. Anziché effettuare la semina diretta è possibile ricorrere al trapianto di piantine ottenute in contenitori alveolari, accorciando così il ciclo di circa 3 settimane. La cipolla, pur non presentando particolari esigenze nutritive, richiede comunque una buona fertilità del terreno. La concimazione deve essere (nella grande coltura) esclusivamente minerale in quando quella organica, in genere a base di letame bovino, può pregiudicare la conservazione dei bulbi e favorire l'attacco di funghi patogeni e nematodi. Meglio se la concimazione organica viene effettuata sulla coltura precedente. La cipolla necessita di N soprattutto nel periodo che va dalla germinazione alla bulbificazione, mentre ha un particolare fabbisogno di P e K nei 20 giorni che precedono la raccolta; apporti azotati tardivi possono avere ripercussioni negative sulla conservabilità del prodotto. A causa dell'apparato radicale molto superficiale, la cipolla è molto sensibile agli stress idrici e pertanto occorre intervenire con frequenti irrigazioni, ma di limitata entità. Gli interventi irrigui, di norma, dovrebbero essere sospesi 25 - 30 giorni prima della raccolta. La cipolla è una specie che, per forma della pianta e portamento dell'apparato fogliare, non entra in concorrenza con le infestanti presenti sul terreno durante tutto il ciclo colturale. La lotta viene fatta impiegando erbicidi, anche se l'individuazione del principio attivo ottimale non è facile in quanto, essendo la cipolla coltivata quasi ovunque, ci si trova di fronte, di volta in volta, a una composizione floristica diversa; inoltre va osservato che la coltura è presente sul terreno in periodi molto diversi e che abbracciano quasi tutto l'anno. Raccolta La raccolta dei bulbi si effettua quando circa il 60/70 % delle piante presenta le foglie incurvate e può essere effettuata a mano oppure a macchina. È consigliabile fare le raccolta con tempo asciutto, che favorisce la cicatrizzazione di eventuali ferite. La produzione di cipolle da serbo oscilla tra 200/400 q/ha ma vengono segnalate rese anche superiori a 500q/ha. Per la conservazione, l’umidità e la temperatura del ambiente di conservazione devono essere di 0° C e di 75% di umidità relativa. Un’ altra condizione essenziale per assicurare una lunga conservazione è che al momento del immagazzinamento i bulbi abbiano le tuniche esterne molto secche, specialmente se le cipolle vengono messe in strati molto spessi. Avversità Tra le avversità non parassitarie sono causa di danni rilevanti le gelate tardive e le grandinate. A seguito di tecniche colturali errate o di andamenti climatici avversi, la cipolla può andare incontro alla prefioritura, cioè alla formazione dello scapo fiorale senza formare il bulbo, quando a un andamento climatico normale seguono abbassamenti termici a 10-12°C seguiti da un rapido innalzamento della temperatura. Virosi Tra le avversità più pericolose vi sono: - Peronospora - Marciume bianco - Marciume rosa delle radici - Virus del mosaico - Virus del mosaico giallo Batteriosi Durante la raccolta e la conservazione è possibile riscontrare tre tipi di marciume batterico: il marciume molle, il marciume solforoso e il marciume acido. Micosi Molte sono le micosi che condizionano la produttività della cipolla; alcune si riscontrano sulla parte aerea (peronospora, botrite, alternariosi, carbone), altre sull'apparato ipogeo (marciume basale o fusariosi, antracnosi, marciume rosa delle radici, marciume carbonioso). Parassiti animali Numerosi sono i parassiti animali che possono danneggiare la coltura; per fortuna i loro danni sono modesti e pertanto la lotta chimica viene effettuata solo nei confronti di alcuni fitofagi. - Insetti (Trioza tremblayi), tripide della cipolla, Agriotes spp., Delia antiqua); - Nematodi (Ditylenchus dipsaci, Longidorus spp., ecc.). Uso in cucina e proprietà terapeutiche I bulbi di cipolla sono ampiamente impiegati in cucina per preparare minestre, carni, sughi, insalate, ecc. Proprietà terapeutiche: antibatterica e antinfettiva, stimola la funzionalità renale favorendo l'eliminazione delle scorie azotate e combatte i vermi intestinali. Bibliografia: Siti internet: Agraria.Org e “la cipolla” wikipedia. Testi:Coltivazioni erbacee di R. Baldini e L. Giardini edizione Parton Editore 1991 Bilancio Economico della Coltura Si presume di fare un bilancio economico in un appezzamento di superficie pari ad un ettaro per la produzione di cipolle da serbo. Spese: - Sementi: 200 Kg x 0.80 € = 160 € - Concimi: 117 € + Sostanza organica 665 € - Totale concimi: 782 € - Spese di lavorazione: 250 € - Spese quote e imposte: 15 € Totale spese: 1207 € Ricavi: 200q x 50€/q = 10000 € Profitto: 10000 € - 1207 € = 8793 € I dati risultano calcolati sulla cultura messa in atto nell’appezzamento dell’appezzamento sito presso l’Istituto Tecnico Agrario. Spese relative alla prova realizzata dagli allievi della classe V - sezione A, su un appezzamento di 830 metri quadrati: - Sementi: 14 € - Tot concimi: 65 € - Spese di lavorazione: 8.00 € - Spese quote e imposte: 1.50 € Spese totali: 88.5 € Ricavi: 16q x 50 €/q = 800€ Profitto: 800€ - 88.5€ = 711.5 € Progetto Spinacio Allievi: BORGO Jessica, BORROMETI Mathias, DORETTO Lucia, FORNASERO Fabio COLTIVAZIONE: NOME SCIENTIFICO: FAMIGLIA: SPECIE: Spinacio Spinacia oleracea L. Chenopodiaceae Spinacio oleracea L. ORIGINE E DIFFUSIONE: Lo spinacio è un ortaggio conosciuto fin dall’antichità; è arrivato in Europa (Spagna) con gli arabi intorno al 1000 e da lì si è poi diffuso negli altri paesi. La produzione è concentrata nei mesi autunnali e invernali. Gran parte della produzione viene usata per l’industria dei surgelati. Lo spinacio è molto apprezzato come verdura cotta, ha un contenuto in sostanza secca del 10% con il 3,7% di proteine; elevato è il suo contenuto in vitamine e Sali minerali. Morfologia dello Spinacio: La lamina fogliare è carnosa e di aspetto bolloso. Lo spinacio è uno dei vegetali con il maggior contenuto di vitamine; possiede, infatti, molta vitamina A e C e parecchie vitamine del gruppo B, oltre alla vitamina E e K. Contiene inoltre notevoli quantità di sali di ferro e di rame. Per sfruttarle appieno bisognerebbe consumarli allo stato fresco, perché con la bollitura in acqua le vitamine si denaturano ed i sali si disperdono. Questo vegetale è particolarmente ricco di acido ossalico, presente sotto forma di microscopici cristalli di ossalato di calcio. Questo ortaggio è effettivamente l’ortaggio con il più alto contenuto di ferro, ma si è diffusa l’errata convinzione che ne contenga un quantitativo elevato tanto che a volte si mangiano spinaci in alcuni casi di anemia. Caratteri botanici: Lo spinacio è una pianta erbacea a ciclo annuale con una radice fittonante rossa vicino al colletto. Le foglie basali sono carnose, provviste di un picciolo lungo 5-10 cm e di un lembo astato liscio e bolloso lungo 10-20 cm esse sono riunite a rosetta in numero di 6-7 prima dell’emissione dello scapo fiorale ramificato, i fiori sono piccoli, verdastri, riuniti in glomeruli ascellari quelli femminili, in spighe quelli maschili; è una specie dioica ma sono presenti anche tipi a sessualità intermedia in relazione alle cultivar e alle condizioni ambientali, che possono influenzare l’espressione sessuale. Le piante maschili sono caratterizzate da steli fiorali privi di foglie, le piante femminili hanno foglie complete fino all’estremità degli steli. I fiori femminili sono monoovulari e danno origine ad un frutto secco monosperma indeiscente con l’endocarpo sclerotizzato. In base alla forma del frutto si distinguono 2 sottospecie: - SPINACEA OLERACEA INERMIS: moench (glabra mill). Con frutti lisci sub rotondi; è il tipo più diffuso in coltura, con numerose cultivar. - SPINACIA OLERACEA SPINOSA: con frutti angolosi o spinescenti; dotata di buona rusticità e resistenza al freddo, poco diffusa in Europa, quasi esclusivamente per l’industria conserviera. Esigenze ambientali: Lo Spinacio è una specie a basse esigenze termiche. È una pianta longidiurna, con rapida induzione a fiore a lunghezze del giorno superiore a 14 ore (maggio-agosto). Richiede un terreno fresco, permeabile e ben drenato, con PH superiore a 6,5. Ha una buona tolleranza ad elevate salinità. Le esigenze nutritive sono di media entità, con asportazioni per quintale di prodotto di 0,475 kg di N, 0,175 kg di P2O5 e 0,500 kg di K2O. Per una rapida crescita richiede condizioni di umidità elevate e costanti; è opportuno ricorrere all’irrigazione in caso di andamento climatico avverso alla semina e durante le prime fasi della crescita anche per evitare fenomeni di prefioritura. Varietà: La distinzione delle numerose cultivar può essere fatta in base alla destinazione del prodotto alla forma del lembo fogliare, all’intensità della bollosità ed al colore, al portamento del cespo, ma a livello di coltivazione interessa soprattutto la reazione alla lunghezza del giorno e la resistenza a salire a seme, che condizionano la possibilità di coltivazione nei diversi periodi dell’anno; Due sono le categorie: CULTIVAR AUTUNNO-INVERNALI: sono adatte alla coltivazione in condizioni di giorno corto, hanno elevata vigoria e buona resistenza al freddo, ma vanno rapidamente a seme in condizioni di giorno lungo; si seminano a fine estate-autunno (agosto- ottobre) per produzioni autunno-invernali; CULTIVAR PRIMAVERILI-ESTIVE: si adattano alla coltivazione di giorno lungo, in quanto lenti a montare a seme; si seminano in primavera (marzo-aprile)per produzioni primaverili - estive. Tecnica colturale: Lo spinacio, in relazione al suo breve ciclo, è coltivato di frequente come intercalare nel periodo autunno-vernino con semina in agosto-settembre; trova le migliori fitosanitarie quando si osservano rotazioni di 3-4 anni; si realizzano anche colture primaverili soprattutto nel centro-nord, dove si effettuano colture destinate all’industria. Dopo aver arato il terreno a 30-35 cm, si eseguono un affinamento e la sistemazione in porche (aiuole di 15-20 cm larghe 1m e separate da passaggi di 40 cm, molto importante nelle colture autunno-vernine per evitare ristagni di acqua). La semina può essere fatta a spaglio oppure a macchina, in file distanti 20-30 cm, con interramento a 2 cm di profondità. La densità varia a seconda che si tratti in colture destinate al mercato (19-22 kg a ettaro di seme per realizzare, dopo il diradamento, densità di 35-50 piante al metro quadro) oppure all’industria (30-40 kg a ettaro di seme per realizzare densità di 200-250 piante al metro quadro; l’elevata densità favorisce il portamento eretto delle piante, richiesto per la raccolta meccanica). I lavori consecutivi sono rappresentati da sarchiatura o diserbo irrigazioni, concimazioni in copertura. Raccolta e produzione: La raccolta comincia 40-60 giorni dalla semina nelle colture primaverili; si può effettuare la sfogliatura oppure la raccolta dell’intera pianta. La produzione si aggira intorno ai 200q/ha. Gli spinaci raccolti, vengono disposti in casse di 10-15 chilogrammi e immersi in acqua per togliere la terra residua e migliorare la turgescenza delle foglie. Per quanto riguarda la conservazione del prodotto fresco, si rilevano limiti di 10-15 giorni mantenendo il prodotto in frigo a 0°C e 90-95% di umidità relativa. Avversità e parassiti: Lo spinacio è una pianta abbastanza rustica; infatti, non sono molto i parassiti in grado di attaccarla nel periodo autunno-invernale, mancanza di adeguate rotazioni può tuttavia compromettere le colture. Tra i parassiti vegetali che determinano marciume alle radici e al colletto ricordiamo. -pythlum ultimum -rhizoctonia solani -peronospora farinosa (può risultare dannosa in condizioni di elevata umidità e temperature comprese tra 8 e 18 °C. durante il periodo estivo sulle colture da seme sono più dannose l’antracnosi, cladosporioso e la fusariosi .tra i virus che possono attaccare lo spinacio ci sono il: -virus del cetriolo -virus del mosaico -giallume della bietola Questi virus sono trasmessi dagli afidi.i parassiti animali più dannosi comprendono oltre agli afidi, le nottue, le lumache e la mosca Pegomya Hyoscyami. Peronospora La peronospora è una malattia assai comune e può causare seri danni in tutte le zone di coltura dello spinacio. Sulle piantine giovani è particolarmente temibile in quanto, infettando i cotiledoni, può determinare la rapida morte. Sulle piante adulte si manifesta preferibilmente sulle foglie con la comparsa sulla loro pagina superiore di macchie giallastre di dimensione e forma variabile e, in corrispondenza di queste sulla pagina inferiore, di una muffa grigiastra o grigio viola costituita dalle fruttificazioni conidiche del fungo. Le foglie gravemente colpite diventano bollose, si accartocciano e infine disseccano e cadono. Oltre alle foglie possono essere attaccati anche gli steli e le infruttescenze. Ne è agente la peronospora farinosa, dotata di conidi violacei, continui, ovoidali e subglobosi, prodotti su conidiofori ramificati, terminanti con sterigmi acuminati, tipici di questo genere, e di oospore gialle brune, sferiche. Questo parassita sopravvive per circa due anni nel terreno sui residui delle foglie colpite per mezzo delle oospore e, nei climi meno freddi, anche come micelio. Micelio e oospore possono inoltre essere conservati e trasportati sui semi (acheni) infetti in seguito agli attacchi sulle infruttescenze. La peronospora dello spinacio, la cui diffusione richiede umidità elevata e temperatura variante tra 8 e 18 gradi, è temibile soprattutto nei mesi autunnali e, nelle zone a clima più mite, in quelle invernali. Una rotazione di due o tre anni permette di eliminare l’inoculo nel terreno, ma la facilità di diffusione del micelio attraverso i semi e di trasporto a distanza dei conidi per mezzo del vento rendono necessari altri mezzi di lotta quali la disinfestazione dei semi, la riduzione delle sorgenti di inoculo con la raccolta e la distruzione delle foglie e delle altre parti di piante infette, i trattamenti fungicidi con ditiocarbammati e ftalimmidi e l’impiego di varietà resistenti. I semi possono essere proficuamente disinfettati per immersione in acqua calda (minimo 25 gradi, massimo 50 gradi) tenendo però presente che non tutte le cultivar sopportano bene tale prolungato trattamento. Buoni risultati sono stati ottenuti negli USA e in Francia con l’impiego di alcune cultivar dotate di un carattere di resistenza geneticamente dominante, verso le due razze fisiologiche finora conosciute del patogeno. Antracnosi Risulta particolarmente dannosa per le piante destinate alla produzione del seme, coltivate durante il periodo estivo. Essa provoca sulle foglie la comparsa di macchie necrotiche di dimensioni molto variabili di colore inizialmente nerastro e in seguito giallastro, ricoperte da numerosi corpuscoli neri, costituiti dagli organi di moltiplicazione (acervoli) del fungo. La malattia può essere contenuta con irrorazioni a base di-tiocarbammati, ftalimmidi effettuate ogni 7/10 giorni nei periodi più favorevoli all’infezione. Sono state osservate anche notevoli differenze di suscettibilità tra le diverse cultivars. Cladosporiosi Questa malattia, come la precedente particolarmente grave per le piante porta seme, è causata dal Cladosporium variabile De Vries e si manifesta sotto forma di macchie rotondeggianti di 3-5 mm di diametro, spesso confluenti, lucide, grigiastre, circoscritte da un alone giallo, osservabili su ambedue le pagini fogliari ma maggiormente evidenti su quella superiore. Successivamente tali macchie si ricoprono di una muffa nerastra costituita da conidio fori e conidi del fungo, divengono necrotiche e, talvolta, si perforano. Anche questa malattia come l’antracnosi è favorita da temperatura e umidità elevate. La lotta si effettua con irrorazioni settimanali di poltiglia bordolese, di maneb o di derivati benzimidazolici. - Parassiti fogliari di minore importanza Su spinacio si conoscono numerosi altri parassiti fogliari che attualmente non risultano ancora segnalati in Italia. Ricordiamo tra questi: Ramularia spinaciae: produce macchie sub circolari, pallido- brune, sulle quali si formano i conidio fori ialini che portano conidi ovali e cilindrici; Cercospora sp.: è caratterizzata da numerose piccole macchie necrotiche seguite da ingiallimento e rapido avvizzimento delle foglie; Ascochyta spinaciae bondartz: causa la comparsa di macchie circolari o angolari di colore castano che si ricoprono di minuti picnidi scuri; Albugo occidentalis Wilson: provoca la comparsa di piccole pustole bianche (sori) circolari o allungate dalle quali la malattia prende il nome di “ruggine bianca”. Marciume delle piantine in pre- ed in post- emergenza Lo spinacio è comunemente danneggiato da marciumi in pre- e post- emergenza causati da funghi del genere Pythium ed alla Rhizoctonia solani kuhn. I primi provocano danni generalmente a temperature del suolo variabili tra i 12° e 20° C la seconda a temperature superiori a 20° C. tra i Pythium è conosciuto come assai virulento sullo spinacio il p.debaryanum hesse che provoca la necrosi parziale o totale della radice principale, una tipica macchia grigiastra anulare situata al colletto, appassimento e la clorosi delle foglie. Recentemente nell’Italia settentrionale sono stati osservati gravi attacchi di pythium ultimum trow, che provoca un marciume delle piantine all’emergenza e, nelle piante adulte, un arresto di sviluppo accompagnato da ingiallimento e successivo avvizzimento delle foglie. Sull’apparato radicale sono evidenti estesi marciumi a partire dalle radichette fino alla radice fittonante che assume una colorazione nerastra. In Germania è stato osservato come caso di moria delle giovani piantine e di marciume delle radici delle piante anche da phytophthora cryptogea. Su spinacio, come su altre piante, la R. solani provoca un tipico marciume del colletto. Per la lotta contro tali marciumi è consigliabile il trattamento ai semi con miscele di derivati benzimidazolici e ftalimmidici. Contro il Pythium ultimum ottimi risultati hanno fornito anche l’Ethazol e il Metalaxil. Fusariosi Le piante colpite da questa malattia, assai grave negli USA, causata dal fusarium oxysporum f. sp. Spinaciae Snyder et Hansen assumono un colore giallastro, arrotolano le foglie a doccia e presentano imbrunimenti a carico dei fasci fibrovascolari. Gli attacchi di fusariosi si verificano in forma epidemica in condizioni di temperatura molto elevata. Pertanto in Italia, dove la coltura dello spinacio è tipicamente autunno-vernina, è poco probabile che essa possa diffondersi e provocare danni gravi tranne che nelle coltivazioni estive destinate alla produzione del seme. Si noti che attraverso il seme può avvenire la trasmissione del parassita. Virosi: Avvizzimento causato dal virus dal mosaico del cetriolo. Si tratta di una malattia molto diffusa, a sintomatologia assai complessa che determina gravi danni alle colture autunno-invernali. Essa generalmente è caratterizzata da un progressivo deperimento della pianta con ingiallimento e necrosi delle foglie adulte e sviluppo scarso e deforme delle foglie più giovani. Nella fase finale le foglie esterne progressivamente disseccano e marciscono e la pianta si riduce ad un cespo scarsamente sviluppato, malformato e, praticamente, non commerciabile. Le piante colpite sono destinate a perire con molto anticipo sul normale. Il virus è trasmesso da afidi che si nutrono sulle piante spontanee e coltivate che ne sono infette. L’infezione si verifica più facilmente a temperature aggiratesi intorno a 28°C, ma può avvenire anche a 15 °C, richiedendo, in tal caso, un periodo di tempo più lungo per estrinsecarsi. La lotta si basa sulla distruzione delle fonti di inoculo (altre piante infette coltivate o spontanee) in vicinanza della coltura e sull’eliminazione degli afidi vettori mediante insetticidi per contatto o sistemici distribuiti solo nelle prime fasi di sviluppo delle piante, coincidenti con il periodo di maggior suscettibilità. In alcuni Paesi nordici si consiglia come pratica di lotta di ritardare le semine alla seconda metà di settembre per evitare che esse coincidano con i periodi di maggior diffusione e attività degli afidi. Sono note alcune cultivars resistenti tra le quali ricordiamo “virginia savoy”, “old dominion”, “samos” e “virkade”. Mosaico e giallume: Il primo è caratterizzato è da numerose piccole macchie fogliari giallo-chiare dal diametro inferiore al mm che possono confluire fino a formare larghe macchie gialle; il secondo da ingiallimenti e necrosi internervali soprattutto sulle foglie più vecchie simili a quelli sulla Bietola. Ne sono agenti rispettivamente il virus del mosaico e il virus del giallume della Barbabietola. Entrambi sono trasmessi dagli afidi ospiti sulle piante o spontanee infette e contro di essi possono valere le stesse misure di lotta già indicate contro il virus del mosaico del cetriolo. Bibliografia: Alberto Matta, Angelo Garibaldi -malattie delle piante ortensi -edagricole,1981 Siti internet: www.agraria.org Bilancio dei Costi Aziendali Principali Operazioni Colturali: - aratura: 110€/ha - fresatura/erpicatura: 100€/ha - semina: 20€/ha - diserbo: 20€/ha - rincalzatura: 35€/ha - raccolta: 120€/ha - semente 150kg * 15€/kg = 2250€ Spese concime: - 0.475 kg di N * - 0,175 kg P2O5 * - 0,500 kg k2O * 25 €/q = 11.87 € 25 €/q = 4,37 € 55 €/q = 27,50 € - Imposte stimate al 15% dei ricavi = 450,00 € - Quote spese generali (10% dei ricavi) = 300,00 € - Stipendi calcolati al 5% dei ricavi = 150,00 € - le spese relative alla MANODOPERA sono state fatte in modo altamente manuale vista la superficie ridotta investita a coltura non sono state calcolate dettagliatamente, poiché svolte in modo discontinuo e articolato durante le diverse attività didattiche anche in concomitanza con le diverse discipline curriculari. Vengono però espresse in modo unitario, pari a 200,00 €. - Totale spese: 1.653,74 € RICAVI: 30 q di produzione UTILE NETTO: * 100,00 €/q = 3.000,00 € 3.000,00 (ricavi) – 1.653,74 (spese) = 1.346,26 Progetto noccioleto al PENNA Grazie alla collaborazione con l’Associazione Unione Agricoltori di Asti è stato studiato e progettata la realizzazione del completamento del Noccioleto presso l’azienda dell’Istituto medesimo. Attraverso il Bando della Provincia di Asti è stato completato l’impianto iniziato negli anni scorsi e progettato l’ampliamento definitivo per la realizzazione di un progetto più articolato che preveda lo studio della meccanizzazione specifica per la coltivazione in aree collinari adattata alle forme di allevamento e a sesti di impianto fitto come già realizzato in altri areali e su altre varietà di Tonda gentile (vedi Giffoni in centro Italia e California). Lo studio è iniziato con l’approfondimento della classificazione botanica del genere Corylus, appartenente alla famiglia Betulaceae e all’ordine Fagales. Il genere Corylus avellana L. è diffuso dal Portogallo agli Urali, dall’Islanda alla Svezia, attraverso la Spagna, la Sicilia, la Grecia, la Turchia, il Libano e la Siria; la specie avellana è anche la specie coltivata in Italia. Il Corylus Maxima Mill. è originario dell’Europa sud orientale ed è la pianta caratteristica della foresta cespugliosa turca. Originari delle Cina e delle zone dell’Asia orientale sono il Corylus tibetica Batal., il Corylus chinensis Franch., il Corilus etheroplylla Fisch., il Corylus sieboldiana Bl., il Corylus ferox Wall. è originario dell’Himalaia , mentre il Corylus colurna L. da queste catene montuose arriva fino al Turchia. Nel continente americano trovano l’ambiente naturale di sviluppo il Corylus cornuta Marsh, il Coylus rostrata Ait. e il Corylus americana Marsh. La maggior parte delle specie cresce in cespugli di 3-5 metri di altezza, ma il Corylus colurna e il Coylus Chinensis si sviluppano in alberi alti 30-40 metri, adatti per la produzione del legno. Alcune specie, quali il Corylus cornuta e il Corylus ferox, sono particolarmente resistenti alle basse temperature, anche fino – 50° C. Cultivar: L’antica origine del nocciolo e la presenza di numerose piante provenienti da seme hanno offerto un’ampia gamma di individui da cui, nelle zone più importanti, sono state selezionate e propagate le cultivar più rispondenti all’ambiente e alle esigenze commerciali. Tale scelta è risultata valida, in quanto, in prove di confronto fra le cultivar italiane e quelle di altri paesi corilicoli, le prime sono risultate in assoluto più rispondenti sia ai fini colturali che commerciali. Le principali cultivar, in ordine di importanza, sono quelle descritte di seguito. - Tonda di Giffoni Largamente diffusa nell’avellinese, germoglia precocemente, con sviluppo rapido e vigoroso, fruttifica precocemente, al 4°-5° anno; ha foglie ampie di colore verde intenso. La maturazione dei frutti è precoce. I fiori femminili, nell’Italia centrale, sono ricettivi dai primi di gennaio a metà febbraio. L’emissione di polline avviene nella terza decade di gennaio. È autosterile; buoni impollinatori sono : Tonda gentile romana, Riccia di Talanico, Imperiale di Trebisonda, Tonda gentile delle Langhe, Nocchione e Mortarella. I frutti, di colore marrone scuro, pesano 2-2,5 g e hanno una buona resa alla sgusciatura (4347%). I semi quasi sferici, con polpa bianca, consistente, pesano 1-1,2 g, presentano un’ottima distaccabilità del perisperma e sono molto richiesti dall’industria dolciaria. Le produzioni ad ettaro sono elevate. È una cultivar sensibile all’eriofide, al ballanino e alle cimici, può essere danneggiata dalle gelate primaverili quando viene coltivata nei fondo-valle, tuttavia presenta una facile adattabilità ed ambientamento anche in zone lontane dall’area tipica di coltivazione. - Tonda Gentile Romana È la cultivar più importante del Lazio; germoglia in epoca medio tardiva; di media vigoria e rapidità di sviluppo, entra in fruttificazione al 6°-7° anno, ha foglie di medie dimensioni di colore verde chiaro, le nocciole maturano in epoca media: fine di agosto-primi di settembre. I fiori femminili, nell’Italia centrale, sono ricettivi da metà gennaio a metà febbraio. L’emissione del polline avviene nella prima decade di febbraio. È auto sterile; buoni impollinatori sono: Tonda di Giffoni, Riccia di Talanico, Imperiale di Trebisonda, Nocchione e Mortarella. I frutti, di colore marrone scuro, leggermente tomentosi nella zona apicale, sono di pezzatura media (2,5 g), con guscio sottile e buona resa alla sgusciatura (42-46%). I semi quasi sferici, con polpa bianco-avorio, consistente, pesano 1,1 g; alla tostatura hanno discreta staccabilità dei tegumenti seminali e sono molto richiesti dall’industria dolciaria. Le produzioni ad ettaro sono buone. La cultivar è resistente all’eriofide galligeno e alle gelate primaverili. Presenta un buon ambientamento anche alle zone diverse all’area tipica di coltivazione. - Tonda Gentile delle Langhe Ha una zona elettiva di coltivazione in Piemonte; germoglia precocemente, ha vigoria media e buon sviluppo iniziale, entra in fruttificazione al 5°-6° anno, le nocciole maturano precocemente: prima di agosto. I fiori femminili, nell’Italia centrale, sono ricettivi dall’ultima decade di dicembre a tutto gennaio; l’emissione del polline avviene nella prima decade di gennaio. È auto sterile; buoni impollinatori sono: Cosford, Camponica, Mortarella e Selvatici. I frutti, di colore marrone chiaro, sono di pezzatura media, con guscio sottile e buona resa ala sgusciatura (42-47%). I semi, quasi sferici, con polpa bianco-avorio,consistente, pesano1-,12 g; alla tostatura hanno una buona staccabilità del perisperma, manifestano un buon aroma e sono molto richiesti dall’industria dolciaria. Le produzioni ad ettaro sono medio-buone. La cultivar è sensibile all’eriofide, subisce danni dalle gelate primaverili e non gradisce le zone umide di fondo valle. Al di fuori della sua area classica di coltivazione si ambienta con difficoltà. - Mortarella Largamente coltivata in Campania; è di vigoria media e germoglia e matura in epoca intermedia. I fiori femminili sono ricettivi dai primi di gennaio fino alla prima decade di febbraio. È auto sterile; buoni impollinatori sono: Tonda gentile romana, Tonda gentile delle Langhe, Tonda di Giffoni, Nocchione e San Giovanni. I frutti, di colore marrone chiaro, sono di pezzatura medio piccola, con buona resa alla sgusciatura (42-47%). I semi sono allungati, cilindro-conici, con polpa bianco-avorio, consistente, leggermente aromatica, con buon distacco del perisperma. È utilizzata dalle industrie per la preparazione di creme. È produttiva e resistente all’eriofide; si adatta bene in altri ambienti di coltura. - Riccia di Talanico È coltivata in Campania; di media vigoria, con germogliamento e maturazione in epoca media. I fiori femminili sono ricettivi da metà gennaio a metà febbraio. L’emissione del polline avviene durante la prima decade di febbraio. È autosterile e buoni impollinatori sono: Tonda gentile romana, Mortarella e Tonda rossa. I frutti, di colore marrone chiaro, sono di pezzatura mediopiccola, con un’alta resa alla sgusciatura. I semi sono leggermente allungati, hanno polpa bianca consistente, leggermente aromatica, con buon distacco del perisperma. È apprezzata dall’industria dolciaria e dagli agricoltori per la buona produttività e per la resistenza all’eriofide. - San Giovanni È coltivata in Campania; germoglia molto precocemente, è di buona vigoria, la maturazione è precoce. I fiori femminili, nell’Italia centrale, sono ricettivi durante il mese di gennaio. È autosterile e buoni impollinatori sono: Tonda di Giffoni e Mortarella. I frutti, di colore marrone chiaro, sono di media dimensione, con buona resa alla sgusciatura. I semi sono allungati con poche fibre e perisperma facilmente staccabile, adatti per il consumo da mensa. È cultivar produttiva, resistente all’eriofide e sensibile alle gelate primaverili. Tra le Cultivar straniere citiamo: Negli altri paesi produttori di nocciole le varietà prevalenti sono le seguenti: - Tombul: è cultivar turca più importante alla quale commercialmente vengono assimilate quelle a frutto tondo. È di vigoria ridotta e di elevata produttività, germoglia precocemente, ha frutto piccolo, completamente coperto dall’involucro, a maturazione precoce, con resa alla sgusciatura elevata e con buone qualità organolettiche dei semi. - Negret: è la principale cultivar spagnola, di vigoria e produttività elevata, con epoca di germoglia mento e di fioritura medie, a maturazione tardiva. I frutti sono piccoli, lunghi, di buona resa alla sgusciatura, con semi in possesso di buone caratteristiche qualitative, perisperma facilmente staccabile. - Barcellona: è la principale cultivar degli USA, vigorosa e di elevata produttività, con epoca di germogliamento intermedia e di maturazione tardiva. Ha frutti grandi, sferoidali, di media resa alla sgusciatura. Dallo studio della coltura in Piemonte si è riscontrato un forte interesse a questa coltivazione marginale fino a qualche decennio scorso e oggi con la specializzazione abbinata alla forte utilizzazione industriale si è resa economicamente interessante la sua piantumazione su vaste aree collinari. Infatti si è passati da 7.000 ettari nel 1981 in Piemonte a oltre 8.000 di oggi nella sola Provincia di Asti, questo ha la ricerca anche in campo dell’assistenza agricola e della meccanizzazione per le operazione di campo. Dall’analisi e valutazione dell’interesse di oggi che riscuote la coltura si è ritenuto la messa in impianto di alcune migliaia di metri presso la nostra scuola di agraria. Inoltre si sta valutando di effettuare alcune valutazioni sulle varietà e sulle forme di allevamento, grazie alla collaborazione già avviata con la Regione Piemonte e l’Università di Agrari; sfruttando la presenza di alcuni regolamenti comunitari che attraverso i bandi aperti permettono di finanziare gli interventi sono state presentate alcune domanda attraverso il PSR utilizzando la disponibilità dei tecnici del CAA Centro di Assistenza Agraria dell’Unione Agricoltori di Asti,che hanno messo a disposizione l’accesso al portale della Regione Piemonte: www.sistema.piemonte.it/agricoltura - che permette di presentate direttamente alcune domande di finanziamento fruibili dal laboratorio Azienda Agraria “La Favorita” dell’Istituto Agrario medesimo. Si allegano la copia delle domande presentate: 1) PSR – Misura 214.1 2) PSR – Misura 214.3.1 Aumento della sostanza organica tramite l’utilizzo del compost 3) PSR - Domanda Unica 4) Domanda per nuovi impianti di noccioleti 5) PSR – misura 124 in fase di realizzazione Quest’ultima domanda prevede di costituire un gruppo di lavoro tra gli enti che si sono già resi disponibili nella realizzazione dei periodi di stage dei nostri allievi nell’anno scolastico in corso. E dal prossimo anno attraverso la domanda della misura 124 che finanzia lo studio e la fattibilità di commercializzazione di nuovi prodotti agroalimentari insieme all’Associazione Produttori Moscato si ipotizza di mettere in studio la realizzazione di un lavoro di gruppo con la collaborazione oltre della ditta Perlino Optima anche dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti per la parte chimica, microbiologica e di analisi sensoriale per la produzione di un succo base moscato. Prodotti trasformati per l’agro-industria La trasformazione ha interessato prodotti dell’Azienda dell’Istituto che sono stati analizzati chimicamente e microbiologicamente durante le ore delle diverse discipline per poter individuare una loro migliore utilizzazione alimentare. Interessante è stato il loro confezionamento e lo studio degli aspetti commerciali per una collocazione che favorisse la vendita diretta dal produttore al consumatore finale. Infatti grazie ai contatti creati attraverso il punto vendita del laboratorio Aziende Agricola e l’ufficio amministrativo dell’Istituto è stato possibile la consegna e l’incasso dei diversi prodotti ottenuti, che dalla vendemmia 2009 ad oggi sono stati: MOSTARDA D’UVA PIEMONTESE (venduta al Comune di Grugliasco per i cesti natalizi) MOSCATO PASSITO “Una Goccia” (messa in vendita nelle scorse settimane in Istituto) GRAPPA DI PASSITO “Grappa PENNA” (in fase di etichettatura e confezionamento) VINI LIQUOROSI (Vermouth) “Zero Dieci” (partecipante al Concorso Bacco e Minerva) Vermouth Il vermouth è antico come il vino. Risalgono al 4000 avanti Cristo le prime testimonianze di una rudimentale aromatizzazione del vino, sul monte Ararat. In buche scavate nel terreno si aggiungevano bacche di rovo e sambuco al succo di uva selvatica. Oggi riesce difficile chiamare vino quel liquido, che sicuramente inacidiva in fretta e cui le otri di pelle dove veniva conservato conferivano odori affatto gradevoli: solo l'aggiunta di sapori forti lo rendeva accettabile. A questa primitiva manipolazione fece seguito una pratica più scientifica: con l'aggiunta di erbe e piante si arrivò agli enolati, vini medicamentosi. A Ippocrate è attribuita l'invenzione del vinum absinthiatum (il vino ippocratico), ottenuto facendo macerare nel vino i fiori del dittamo di Creta e dell'artemisia absinthium. È praticamente la ricetta base del vermouth, che si arricchì quando i mercanti veneziani portarono dall'India, dall'Indonesia e dall'Africa orientale spezie e droghe: cardamomo, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, rabarbaro, mirra, zenzero, legno di sandalo e zeodaria; più tardi dalle Americhe confluirono nell'infuso la vaniglia e la corteccia di china. Venezia, capitale del commercio delle spezie, divenne ben presto uno dei centri di produzione più importanti di vino aromatizzato: nel 1549 Costantino Cesare de Notevoli dette alle stampe gli Ammaestramenti dell'Agricoltura, con il primo ricettario sulla sua preparazione. Pharmacopea Taurinensis, in cui leggiamo la citazione del vinum absinthites. In realtà il Piemonte aveva raggiunto già da tempo una posizione preminente nella produzione di vino aromatizzato. La ricca disponibilità di vini bianchi secchi e dolci e di piante spontanee delle Alpi e Prealpi (in particolare l'achillea e la genziana, oltre all'artemisia) contribuirono all'espansione di questa particolare branca della liquoreria. A cavallo dei secoli XVII e XVIII era stato pubblicato a Lione Secretes du seigneur Alexis Piemontois, in cui l'erborista Alessio forniva una ricetta di vino ippocratico caratterizzato dalla presenza delle erbe alpine. Il successo fu tale che Alessio venne chiamato alla corte bavarese e là il vino prodotto da "Herr Alexius" divenne "Wermut Wein" da "Wermut", termine tedesco per assenzio. Alla corte di Francia fu detto "vermouth" e come tale ritornò alla francofona corte torinese. Qui l'infuso venne definito "vin d'honneur" e nel 1786 Vittorio Amedeo III di Savoia lo nominò "aperitivo di corte". Molti liquoristi locali se ne attribuirono in quel periodo la paternità, ma il procedimento era diffusamente applicato a Torino da molti anni, ben prima che Benedetto Carpano nel 1786 ne proclamasse l'invenzione. Carpano mise a punto una sua particolare ricetta, come del resto fecero tutti i produttori di vermouth, tra cui Martini e Cinzano. I maggiori avevano bottega nel centro di Torino, dove la miglior borghesia della città si recava per celebrare il rito dell'aperitivo. Da Torino partì l'epopea commerciale del vermouth ricostruita in un saggio dallo storico Valerio Castronovo: "Accanto alle sete e agli organzini che da due secoli tenevano banco sulle piazze di Lione e Londra, un altro prodotto, il vermouth, si affermò dai primi dell'Ottocento come una specialità tipica piemontese". Alla metà del secolo il settore vini e liquori - insieme a setifici, concerie, fonderie, fabbriche di armi - fu parte integrante nel processo di industrializzazione della Torino diventata capitale dello Statoguida dell'unificazione nazionale, bisognosa di costruirsi una solida struttura produttiva. Le aziende, cui non poteva bastare un mercato interno ancora orientato verso i generi alimentari di prima necessità, puntarono sull'esportazione. Seppero costruire un'immagine forte e il successo fu enorme, dilagò per l'Europa e valicò gli oceani, facendo la fortuna di grandi nomi come Cinzano, Martini, Gancia, Riccadonna, Bosca e coinvolgendo una miriade di piccole cantine un po' in tutto il Piemonte. I più grandi giunsero a fondare stabilimenti in tutto il mondo, soprattutto in Sud America, dove oggi non di rado ritroviamo alcuni di quei nomi alla testa della rinascita enologica di paesi come Cile, Argentina, Uruguay. Per oltre un secolo insomma, dagli anni Quaranta dell'Ottocento fino agli anni Sessanta del nostro, spettò al vermouth una buona fetta del milione e mezzo di ettolitri di vino che costituiva il dato dell'esportazione vinicola italiana. La crisi d'immagine e dei consumi comincia con l'ultimo dopoguerra. Il rito dell'aperitivo assume forme e contenuti nuovi e i giovani consumatori non sembrano apprezzare particolarmente gli aromi dell'antico "vin d'honneur". Da allora, molte case produttrici hanno chiuso i battenti, altre hanno cercato di adeguarsi al mutare dei gusti diversificando le produzioni. Eppure ancora oggi - quando praticamente tutti i nomi storici del settore sono controllati da capitali stranieri - nel mondo si consumano ogni anno più di un milione di ettolitri di vermouth italiano. Il nuovo corso inizia nel 1964, anno della nascita del mercato comune europeo: da meno di mezzo milione di ettolitri si passa a quasi due nel 1974; si scende sotto il milione tra l'87 e il '92, per risalire nel '93 e nel '94: il vermouth rappresenta oggi il 25 per cento delle esportazioni italiane di vino nel mondo. Aspetti tecnologici La gradazione alcolica deve essere inferiore a 21% vol. ma superiore a 14,5% e normalmente, per il mercato italiano, è prodotto a 15°-16° alcolici e con il 14-15% di zucchero. Nella versione “Dry” il grado alcolico sale a 18% vol. e lo zucchero è ridotto a circa i 3%. Il componente principale del Vermouth è il vino, che, in base alla vigente normativa, non può essere in percentuale inferiore al 75%. Un esempio di composizione percentuale di Vermouth rosso a 16% vol. di alcol e con 14% di zucchero potrebbe essere la seguente: Componenti Vino base Impiego % 75 Volume % 75 Alcol etilico da melasso 96,3% 8 8,3 Zuccheri 14 8,4 Estratto 26 % 2 2 Caramello 0,5 0,5 Acqua deionizzata 5,8 5,8 Nei primi tempi di produzione, il vino base era rappresentato dal Moscato di Canelli. In seguito, sia perché la quantità disponibile non era sufficiente per produrre il Vermouth richiesto, sia perché il Moscato era sempre più richiesto dai consumatori date le sue caratteristiche di alto pregio. Vennero allora impiegati vini bianchi e secchi di altre regioni, di moderata alcolicità e di non eccessiva acidità (vini in genere provenienti dall’Emilia Romagna, Puglia e Sicilia). Il vino base deve essere il più possibile neutro, in modo da non interferire con i caratteri organolettici dell’estratto di ere aromatiche. Deve avere un tenore basso di polifenoli e di catechine oltre ad un basso contenuto di acidità fissa. La gradazione alcolica del vino base non è così importante i quanto qualunque sia il tenore alcolico, comunque compreso tra 9% vol. e 13% vol., deve essere corretto con l’aggiunta di alcol. Dopo attente analisi chimico e opportuna analisi organolettica il prodotto base deve essere chiarificato e stabilizzato, oltre a procedere ad una sua solforazione al fine di sfruttarne le sue molteplici azioni durante la sua conservazione. A questo punto si introducono: l’estratto di erbe aromatiche, l’alcol, lo zucchero e l’eventuale caramello utile per dare anche la tonalità di colore desiderata. La massa ben miscelata viene lasciata amalgamare alcuni giorni per poi procedere alla refrigerazione per la stabilizzazione tartarica e infine sottoposta a filtrazione possibilmente di tipo tangenziale. A questo punto il prodotto può essere imbottigliato. Inizialmente il vino base veniva addizionato delle sostanze aromatiche vegetali, erbe aromatiche e droghe. Oggi, per ragioni pratiche e di maggiore rese di estrazione, i prodotti addizionati vengono sottoposti a particolari trattamenti con alcol puro o diluito in acqua a seconda del tipo di essenze da impiegare. La metodologia più diffusa prevede di mettere le erbe e le droghe finemente macinate in una vasca di acciaio inox dotata di doppio fondo grigliato e porle distribuite omogeneamente tra le due griglie poste ad una certa altezza dal fondo del recipiente. Si procede quindi dall’alto ad introdurre la soluzione idroalcolica estraente, che normalmente ha un contenuto alcolico pari 50%. Mediante una pompa si effettuano i rimontaggi dal basso per una tempo di almeno dieci giorni che determinano una lisciviazione delle erbe da parte della soluzione estraente che trattiene i principi aromatici desiderati. Alla fine si estrae dalla valvola di fondo il liquido e si procede al lavaggio delle erbe con una piccola porzione di acqua che ha lo scopo i estrarre l’alcol trattenuto dalle erbe e la soluzione ottenuta viene incorporata nell’estratto delle prima macerazione, tenendo conto che la gradazione finale della soluzione potrà avere una gradazione alcolica di circa 26% vol. Le erbe estratte dal contenitore in inox possono ancora esaurire sottoponendole a torchiatura meccanica per il massima loro sfruttamento. Una tecnica di estrazione più sofisticata messa in atto nello stabilimento di Pessione (TO) da parte della Martini & Rossi prevede di porre a macerare le erbe in grossi tamburi girevoli e alla fine del periodo di macerazione di un paio di settimane si procede alla estrazione del liquido e alla torchiatura delle erbe separate. Per quanto riguarda le proporzioni da adottare si può semplificare indicando una dose per circa 1.000 kg di erbe siano necessari 3.000 litri di miscela al 50% vol. e le erbe vengano lavate con circa 3.000 litri di acqua. Tale estratto potrà servire per una preparazione di circa 250.000 litri di Vemouth. L’area di progetto della classe 5^ sezione B ha permesso di far partecipare tutti gli allievi al progetto Alternanza Scuola Lavoro attraverso due momenti di Stage presso le aziende coinvolte (29-30-31 marzo c.a. nelle diverse aziende e nelle stesse aziende presso durante il VINITALY di Verona sabato 10 Aprile). L’iniziativa dell’Alternanza ha permesso la partecipazione alle attività di Stage agli allievi delle classi 5^ sia tecnico che professionale oltre a permettere l’introdurre iniziale agli allievi delle classi quarte che potranno beneficiare dei progetti intrapresi con la materia curriculare specifica il prossimo anno scolastico. Infatti, dagli approfondimenti e dalle attività svolte durante gli Stage sono emerse nuove proposte da parte degli enti e dalle aziende coinvolte che hanno determinato la progettazione della partecipazione insieme allo studio di nuovi prodotti agroalimentari da produrre e promuovere per il prossimo anno. Pertanto utilizzando il PSR – Piano di Sviluppo Regionale nella misura 124 della Regione Piemonte visto i buoni risultati ottenuti dall’utilizzazione dell’uva moscato si sta realizzando un progetto da farsi finanziare per la: “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agro-alimentare”. La domanda di finanziamento sarà presentata dalla Produttori Moscato di Asti e vedrà coinvolti oltre agli allievi del “Penna”, la Perlino Optima spa, l’Istituto Sperimentale per l’Enologia di via Pietro Micca di Asti e l’Azienda Agraria “la Favorita” del nostro Istituto Agrario. I contatti intrapresi nei mesi scorsi vedono la realizzazione del progetto che si sta materializzando nella domanda, in fase di stesura da parte della Associazione Produttori Moscato, PSR 2007-2013 – Misura 124 Azione I con scadenza di presentazione il 15 giugno 2010 azione I e realizzazione dalla prossima Vendemmia con le future quinte del nostro istituto. L’Area di Progetto delle classi 5 del corso tecnico di Perito Agrario si sta rivelando una buona metodologia didattica per mettere in pratica gli studi fino qui fatti in modo teorico e permette agli allievi nella stesura del progetto e realizzazione delle iniziative di farsi conoscere presso le aziende con cui svolgono gli stage per potersi garantire una utile loro conoscenza e quasi certa assunzione nelle aziende dove hanno svolto queste attività. Nel prosieguo di questa iniziativa, intrapresa per la prima volta durante questo primo anno scolastico che porterà a maturare per la prima volta dei Periti Agrari dall’Istituto Agrario “Giovanni PENNA” di Asti, si prevede di instaurare nuovi contatti di collaborazione, progettuali e di approfondimento sul marketing in ambito di prodotti Agro-Alimentari. Questo tipo di iniziativa permette agli studenti coinvolti di conoscere le strategie commerciali, le normative di legge dei diversi paesi e permette la realizzazione e lo studio multidisciplinare che prevede da un progetto comune l’approccio delle diverse discipline scolastiche comprese le materie linguistiche nella stesura degli elaborati anche in lingua straniera integrati dallo studio della storia locale inerente i diversi prodotti analizzati. Dalla nuova realizzazione del sito internet dell’istituto si prevede fin da subito la divulgazione del progetto stesso e la messa in vendita dei prodotti realizzati didatticamente. Attività di progetto con scansione temporale del lavoro e documenti prodotti: a) Lettere per adesione al progetto a Consorzi di tutela e Enti esterni alla scuola b) Convenzioni con Enti e Consorzi c) Diario di lavoro tenuto dalle Allieve (Borgo e Doretto – classe V sez. A) d) a) Lettere di adesione al progetto: ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “G. PENNA” ISTITUTO TECNICO AGRARIO ISTITUTO PROFESSIONALE AGRARIO Regione Viatosto n. 54 14100 ASTI tel 0141/214187 fax 0141/410661 email: [email protected] Spett.le Presidente Associazione Produttori Moscato SATRAGNO Giovanni Via Carducci, 50/A 14100 – A S T I Oggetto: Proposta convenzione. Il sottoscritto PIOTTI Daniele, insegnante dell’Istituto Agrario “Giovanni PENNA” di Asti e responsabile del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro proposto al Ministero Pubblica Istruzione con il titolo: “Promozione dei prodotti agrari del territorio astigiano”, con la presente propone una collaborazione con l’Associazione Produttori Moscato per un’attività di Stages degli allievi dell’istituto in attività di manifestazioni locali, partecipazione a fiere e ad attività di promozione rivolte al prodotto moscato da sviluppare dal prossimo anno. Certo di un favorevole accoglimento, porgo sinceri Auguri di Buone Feste. Daniele prof. PIOTTI PIOTTI Daniele Recapiti personali: cell. 329 – 6914423 E_mail: [email protected] ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “G. PENNA” ISTITUTO TECNICO AGRARIO ISTITUTO PROFESSIONALE AGRARIO Regione Viatosto n. 54 14100 ASTI tel 0141/214187 fax 0141/410661 email: [email protected] Spett.le DIRETTORE Consorzio per la Tutela dell’Asti ALDO SQUILLARI Via Valtiglione, 73 14057 – ISOLA D’ASTI Oggetto: Proposta convenzione. Il sottoscritto PIOTTI Daniele, insegnante dell’Istituto Agrario “Giovanni PENNA” di Asti e responsabile del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro proposto al Ministero Pubblica Istruzione con il titolo: “Promozione dei prodotti agrari del territorio astigiano”, con la presente propone una collaborazione con il Consorzio per la Tutela dell’Asti per un’attività di Stages degli allievi dell’istituto in attività di: analisi di laboratorio (su uve e mosti per le verifiche periodiche dei prodotti), manifestazioni locali, partecipazione a fiere e ad attività di promozione rivolte al prodotto moscato da sviluppare dal prossimo anno. Certo di un favorevole accoglimento, porgo sinceri Auguri di Buone Feste. Daniele prof. PIOTTI PIOTTI Daniele Recapiti personali: cell. 329 – 6914423 E_mail: [email protected] ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “G. PENNA” ISTITUTO TECNICO AGRARIO ISTITUTO PROFESSIONALE AGRARIO Regione Viatosto n. 54 14100 ASTI tel 0141/214187 fax 0141/410661 email: [email protected] b) Convenzioni con Enti e Consorzi: ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “G. PENNA” ISTITUTO TECNICO AGRARIO ISTITUTO PROFESSIONALE AGRARIO Regione Viatosto n. 54 14100 ASTI tel 0141/214187 fax 0141/410661 email: [email protected] CONVENZIONE PER ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO TRA ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “GIOVANNI PENNA” (Soggetto Promotore) SEDE LEGALE in Regione Viatosto n. 54, Comune di ASTI RAPPRESENTATO dal Dirigente Scolastico: BARRUSCOTTO prof. Angelo, nato a Casale Monferrato il 23/04/1951 E CONSORZIO PER LA TUTELA DELL’ASTI (Soggetto Ospitante) SEDE LEGALE: Palazzo Gastaldi – P.zza Roma, 10 - ASTI SEDE OPERATIVA: Via Valtiglione, 73 – ISOLA D’ASTI RAPPRESENTATO dal Direttore: ALDO SQUILLARI, nato a ………………., il ……………… PREMESSO che al fine di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro e realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi, i soggetti sopra citati, convengono quanto segue Art. 1 Ai sensi dell’art. 18 della Legge 24 giugno 1997, n° 196, il soggetto ospitante si impegna ad organizzare presso le sue strutture o strutture derivate n: …. Soggetti in tirocinio di formazione ed orientamento della durata di …. ore, per il periodo dal ……………… al ……………………, nell’ambito del “Progetto Alternanza Scuola-Lavoro” con il titolo: “Promozione dei prodotti agrari del territorio astigiano” su proposta dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “G. PENNA” di Asti ai sensi dell’Art. 5 del decreto sopra citato Art. 2 1) il tirocinio formativo ai sensi dell’art. 18, comma 1 lettera d) della Legge n. 196 del 1997 non costituisce rapporto di lavoro; 2) durante lo svolgimento del tirocinio l’attività di formazione è seguita e verificata dal prof. ……. quale tutore designato dal soggetto promotore in veste di responsabile didattico organizzativo e dal Sig. ………. quale responsabile aziendale indicato dal soggetto ospitante. Art. 3 Per ogni allievo il soggetto promotore ha predisposto una scheda di percorso formativo ed un foglio di rilevamento delle presenze in Azienda. Nella scheda sono riportate i seguenti elementi identificativi: - nominativo dell’allievo tirocinante - nominativo del tutore e del responsabile aziendale - la durata del tirocinio e il periodo di svolgimento - gli estremi identificativi delle assicurazioni. Art. 4 - Nel periodo di formazione il tirocinante è tenuto a: svolgere le attività previste dalla scheda di “PROGETTO FORMATIVO E DI ORIENTAMENTO” rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene ai dati o alle conoscenze che si acquisiscono durante lo svolgimento del tirocinio. Art. 5 Il soggetto promotore assicura il/i tirocinante/i contro gli infortuni sul lavoro presso l’INAIL, ai sensi dell’art. 18, comma 1, lettera e) della Legge 196 del 1997 nonché per la responsabilità civile presso compagnie assicurative operanti nel settore. In caso di incidente durante lo svolgimento del tirocinio, il soggetto ospitante si impegna a segnalare l’evento, tempestivamente al soggetto promotore, affinché quest’ultimo sia in grado di produrre denuncia agli Istituti Assicurativi ed alle autorità competenti, entro i tempi previsti dai contratti e dalle disponibilità di legge. Polizze di assicurazione Responsabilità Civile stipulata presso BENACQUISTA ASSICURAZIONE – LATINA Polizza infortuni n: 7677 Polizza Responsabilità Civile n: 7677 Art. 6 La presente convenzione ha decorrenza dalla data di sottoscrizione della presente alla data …………, e viene stipulata in due esemplari che resteranno in possesso dei contraenti. Asti, ……. Istituto Agrario PENNA Il Dirigente Scolastico Prof. Barruscotto Angelo Timbro e Firma Soggetto Ospitante … Il progetto è inserito nella metodologia didattica che alcune classi terminali dell’istituto hanno inserito negli obiettivi formativi previsti per il percorso ordinario. A tal proposito sono state create delle forti sinergie con aziende presenti sul territorio coordinandole con le attività di laboratorio ed in particolare con l’azienda agraria dell’istituto medesimo. Il preside per poter attuare il progetto ha coinvolto tutte le componenti scolastiche e i partner, creando una convenzione prima dell’inizio dell’attività con i singoli enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore (Art. 4 legge 53/2003). Dalla collaborazione nella realizzazione del coprogetto viene realizzato ….. !!!! con una definizione del “Percorso Formativo Unitario” che prevede la puntualizzazione di tre elementi: - le esigenze formative della scuola, previste nel Piano dell’Offerta Formativa; - le aspettative delle aziende, in termini di fabbisogni professionali; - le attese degli studenti, che concretizzano nei piani di studio, formulati dal consiglio di classe. I compiti dei docenti consistono nel valorizzare le capacità dello studente di apprendere dall’esperienza impegni e responsabilità nell’attività in aula e in quella lavorativa. Comitato tecnico scientifico è l’organo di gestione del progetto di alternanza Scuola-Lavoro ed è composto da: Dirigente Scolastico, capofila del progetto; Un rappresentante delle aziende e/o degli enti coinvolti; Una funzione strumentale e/o referente del progetto (nominato dal dirigente scolastico); Un coordinatore/i delle classi coinvolte. Volendo il C.T.S. potrà essere ampliato con la partecipazione di specialisti delle discipline attinenti il profilo professionale. Il C.T.S. ha come compiti: la progettazione del percorso di formazione in alternanza, intrecciando le esigenze formative della scuola, le aspettative delle aziende – in termini di fabbisogni formativi/professionali – e le attese degli studenti che, ad opera dei consigli di classe, si concretizzano in piani di studio personalizzati; la predisposizione delle convenzioni con le aziende; il monitoraggio dello svolgimento del progetto. I consigli di classe debbono: - acquisire la disponibilità di alunni e genitori; - contestualizzare il percorso formativo in moduli espressi in termini di conoscenze, abilità/capacità e competenze; - predisporre il patto formativo. E’ opportuno predisporre la presenza di Tutor interni ed esterni alle riunioni dei consigli di classe, relative a: - programmazione iniziale delle attività educative e didattiche; - monitoraggio iniziale ed intermedio, per concordare revisioni in itinere della programmazione iniziale; - valutazione finale. La valutazione dovrà confluire nelle conoscenze, abilità/capacità e competenze previste dal curricolo. Per la valutazione periodica e finale il C.T.S. predispone una molteplicità di approcci valutativi del progetto che, partendo dal piano di fattibilità, si sviluppa fino alla realizzazione del percorso formativo. Saranno presi in considerazione per le valutazioni gli aspetti tecnici (complessità, originalità, documentazione, validità delle procedure, dei contenuti anche della progettazione e riprogettazione in itinere, ecc.) e formativi (motivazione dello studente, suo grado di coinvolgimento, apporto dell’attività alla maturazione, all’orientamento e all’autonomia personale ecc.) Il consiglio di classe con il Tutor esterno predispone la griglia di valutazione dei comportamenti, del processo di apprendimento e la applicazione dei criteri per la valutazione dell’esperienza di alternanza. Ai singoli studenti che avranno partecipato verrà rilasciata una Certificazione delle Competenze Acquisite. Il progetto prevede la realizzazione di un percorso di alternanza scuola lavoro che ha come obbiettivo la produzione di prodotti agricoli tipici e la promozione degli stessi attraverso la partecipazione ad alcune fiere e manifestazione del territorio. I prodotti tipici del territorio si potranno fregiare del marchio del titolo del progetto stesso: Prodotto Garantito dalla fascetta “PENNA” di Asti. Le classi che potranno partecipare sono quelle che nelle materie curricolari prevedono lo studio delle colture agrarie, la loro valutazione e trasformazione delle stesse, con una analisi degli aspetti normativi commerciali ed economici dei prodotti da porre in vendita. Si prevede pertanto di coinvolgere nel progetto le classi: terze, quarte e quinte con l’apporto dei coordinatori di classe che per l’anno scolastico 2009-2010 risultano essere: - classe 3^ sez. A prof.sa. CANE sez. B prof.sa PAGLIERO - classe 4^ sez. A prof.sa ARENA sez. B prof. CACCIATORE - classe 5^ sez. A prof.sa PICCAROLO sez. B prof.sa BIGATTI Incontri da promuovere: Festa del RAPULE’ di Calosso – 17e 18 ottobre 2009 FIERA del TARTUFO di Canelli – 8 novembre 2009 FIERA DEL TARTUFO di Moncalvo – ultime due domeniche di ottobre Fiera del BUE GRASSO di Moncalvo – 2° giovedì di dicembre FIERA della BARBERA di Agliano Terme del 24-25 aprile 2010 FIERA della BARBERA di Castagnole Lanze del 1-2 maggio 2010 FIERA della BARBERA di Montegrosso d’Asti 1…. maggio 2010 ASSEDIO di CANELLI – 18/22 giugno 2010 ISOLA in FIORE SAGRA del MASENG Isola d’Asti 3° domenica di giugno 2010 DOUJA D’OR partecipazione con lo STAND della Scuola PENNA Presso l’Azienda “LA FAVORITA” dell’Istituto Giovanni PENNA 28-29 novembre 2009 VINO LIQUOROSO PASSITO e relativa GRAPPA + Mostarda d’Uva marzo 2010 RACCOLTA e CONFEZIONAMENTO ORTAGGI aprile 2010 “LO SPUMANTE PENNA 2009” 30 maggio 2010 “GLI APERITIVI del PENNA” Si prevede di coinvolgere i seguenti enti esterni con la relativa convenzione: Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti; - Agenzia di Formazione Professionale delle Colline Astigiane soc. coop. r.l. 14041 Agliano Terme (AT) 74, reg. S. tel: 0141 Rocco 954079 fax: email: [email protected] 0141 954177 Università di Agraria – Corso di Viticoltura ed Enologia; Nuova VALSA PERLINO S.p.a.; Vivai Fratelli NICOLA; Syngenta group protection; TIMAC PROGRAMMAZIONE DIDATTICA OBIETTIVI Dalle conoscenze delle principali colture agrarie e dalle nozioni delle industrie agrarie, con approfondimenti sulle fasi di lavorazione teorica e pratica, gli allievi seguiti dagli insegnanti elaborano a piccoli gruppi dei progetti. I progetti a cui viene attribuito un titolo devono concludersi in un arco di tempo adeguato a produrre un prodotto con caratteristiche già definite all’inizio e utili a collaborare e lavorare in gruppo permettendo di sviluppare autonomia, creatività e senso di responsabilità. Il tutto deve essere svolto assegnando agli insegnanti un ruolo di consulenza e cercando di individuare e favorire i progetti che favoriscano l’incontro tra scuola ed extrascuola. METODI, STRUMENTI E INDICAZIONI OPERATIVE: La realizzazione di un progetto e un’attività complessa che richiede in coinvolgimento di tutta la scuola o almeno del Consiglio di Classe. In analogia con quanto avviene nel mondo del lavoro è consigliabile segmentare l’intero percorso in fasi che, anche se di durata diversa, sono tutte ugualmente importanti. Prima Fase: Studio di fattibilità e ricerca della committenza, definire il tema, il prodotto e il suo utilizzo, i tempi di consegna. In questa fase sono da analizzare a livello organizzativo gli obiettivi che si vogliono conseguire, i tempi, gli spazi e i modi di lavoro, le risorse umane e materiali necessarie. Seconda Fase di produzione: scegliere e stabilire i tempi e le procedure da seguire, distribuire i compiti e alla fine elaborare una documentazione tecnica e una descrizione temporale di tutto il processo produttivo. Terza Fase di validazione e presentazione: viene proposto il progetto a persone della scuola o esterne se la committenza e diversa per la valutazione degli obiettivi raggiunti e se il prodotto possiede i requisiti richiesti. VALUTAZIONI: Alla conclusione dei lavori la valutazione di un progetto può essere di due tipi. Si può valutare il prodotto tenendo conto della correttezza e dell’originalità delle soluzioni, della ricchezza della documentazione, della presentazione. Questo tipo di valutazione viene fatta dal Consiglio di Classe eventualmente aperto anche ad esterni. Si possono poi valutare gli studenti basando il giudizio sulle capacità cognitive acquisite e sul comportamento di ciascuno. Questo compito spetta ai docenti che hanno partecipato al progetto. ASTI, 30/10/09 Prof. Maurizia Mazzucco Prof. Daniele Piotti