DOGMATICA III

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DOGMATICA III
Antropologia teologica ed escatologia
Prof. Ancona
1° lezione 14.10.2008
SCHEDA 1
Oggi iniziamo ad assaggiare il profilo epistemologico dell’antropologia teologica. Profilo
epistemologico vuol dire profilo scientifico che riguarda ogni disciplina, il quadro, il contenuto,
l’oggetto materiale, la prospettiva cioè l’oggetto formale e il metodo cioè la via, il percorso.
Una delle possibili definizioni di antropologia teologica in quanto basta cambiare l’orizzonte,
l’oggetto formale, la prospettiva cambia qualcosa nella definizione certo i contenuti sono gli stessi il
metodo è lo stesso perché si tratta di una disciplina teologica però a volte troviamo delle diversità
perché gli orizzonti sono molteplici. La definizione che il prof. intende più adeguata è:
l’antropologia teologica è la disciplina che cerca di rendere ragionevoli e credibili secondo un
percorso critico argomentato le verità della fede cristiana circa l’uomo, la sua storia e il suo modo.
Il fatto che sia una disciplina che ha come scopo di rendere ragionevole, quindi comprensibile sul
piano del linguaggio, e quindi credibile ovvero io lo capisco e quindi lo credo, secondo un percorso
critico e argomentato e quindi è una disciplina scientifica, le verità dei fede e in questo c’è anche la
prospettiva, circa l’uomo, la sua storia e il suo mondo. Perché la prospettiva è la verità di fede?
Perché noi guardiamo a partire da questa prospettiva di fede, le altre discipline lo guardano a partire
da altre prospettive pur avendo lo stesso contenuto (antropologia filosofica, antropologia
religiosa…).
Questa è la struttura, una definizione di antropologia teologica quello che però è importante è
l’orizzonte teologico, se io facessi antropologia filosofica spiegherei cosa significa filosofica ovvero
da dove attingo questo materiale, da chi mi viene offerta questa prospettiva, l’antropologia teologica
è la disciplina che cerca di rendere ragionevoli e credibili secondo un percorso critico argomentato
le verità della fede è tutto qui il discorso.
Noi sappiamo che quello che noi abbiamo nel depositum fidei che è complesso, e che comprende
quanto è contenuto nella Scrittura canonica, anche se ci sono dei semi di verità nei libri non ispirati
apocrifi, e nella Tradizione storico teologica (affermazioni dei Padri, affermazioni dei dottori della
Chiesa, il Magistero in tutte le sue forme, la riflessione dei teologi, l’esperienza dei santi,
l’esperienza dei mistici, la liturgia ….) ma ci sono semi di verità anche al di fuori della tradizione la
storia umana per esempio. Vi dice niente Melchior Cano? Se ricordate i Loci di Melchior Cano
c’erano i luoghi propri e non propri, dove troviamo la storia umana . Questo per dire che un po’
bisogna comunque guardare con spirito di discernimento dove li parla. Questo deposito di fede,
queste verità che sono contenute nella Scrittura e nella Tradizione ruotano tutte intorno al cosiddetto
Progetto di Dio cioè racchiudono in sostanza i contenuti del Progetto di Dio, tutto quello che è
contenuto nella Scrittura e nella Tradizione serve per la salvezza di ciascuno di noi quindi
esplicitano i contenuti un progetto di Dio. Un progetto salvifico di Dio nella Scrittura viene
chiamato MYSTERION il mistero di Dio. La parola Mysterion non ha più una connotazione di
misterioso, ma soprattutto nella teologia paolina emerge che il Mysterion è il Progetto di Dio, il
mistero di Dio opp. la volontà di Dio e non è altro che il suo progetto che è salvifico nel senso che
non è solo la riparazione di qualche guasto ma è la promozione, la compiutezza di quanto lui stesso
ha voluto mettere in vita, cioè io do vita a questo oggetto e voglio che questo oggetto giunga alla
perfezione, certo se c’è da ripararlo lo riparo pure ma il progetto è quello di metterlo fuori e di
portarlo a compimento. Questo progetto di Dio è quello di salvare, di portare a pienezza tutto quello
che ha creato e per fare questo, dice la Scrittura ma anche la Tradizione, Dio Padre ha riferito tutto a
Gesù per la salvezza. Questo progetto salvifico di Dio o mistero salvifico di Dio, può anche essere
chiamato secondo la dizione paolina di Ef 1 il mistero della predestinazione. (“Benedetto sia Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli,
in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo
cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il
beneplacito della sua volontà.”) Questa è una espressione in cui si esplicita tutto il progetto
salvifico.
Nel progetto salvifico di Dio, l’uomo e tutto quanto esiste, (non bisogna considerare mai l’uomo
solo come essere, l’uomo è tutto ed è costituivo all’uomo tutto quanto esiste per esempio anche
l’ambiente) sono stati predestinati in Gesù Cristo ovvero sono stati voluti, messi in vita creati in
relazione a Gesù, quindi ogni cosa che è vista in relazione a Gesù dice salvezza. Ecco perché quanto
Dio fa per mezzo del suo Figlio ha sempre questo sapore della salvezza. In virtù della
predestinazione compiutamente rivelata nella singolare vicenda storica di Gesù Cristo cioè le verità
do fede circa l’uomo, la sua storia e il suo mondo, non le vengo a sapere perché esempio le ho lette
opp. qualcuno me le ha dette, ma tutto ciò io lo vengo a sapere attraverso la vicenda rivelativa molto
singolare, personale di Gesù; ma questa singolare vicenda storica di Gesù è accessibile nella fede,
testimoniata nei libri biblici ispirati e riconosciuti come Parola di Dio. In virtù di questa
predestinazione che mi è compiutamente rivelata nella vicenda storica di Gesù, io mi rendo conto
che l’intera creazione viene totalmente svelata nel suo mistero salvifico, io mi rendo conto che la
creazione globalmente intesa, mi viene detta come espressione di un mistero salvifico, cioè non di
qualcosa che non si capisce, ma come progetto di Dio. Noi esistiamo perché qualcuno ci ha voluti,
aveva un progetto (progetto di predestinazione). Il progetto salvifico ha sua origine, un suo sviluppo
cioè una sua storia, un suo compimento. Questa intera creazione svelata in tutte le sue dimensioni,
protologiche origini, storiche ed escatologiche sempre in Gesù incontra la possibilità di essere
redenta, liberata. Cioè questa intera creazione che io vengo a sapere essere dono di Dio, espressione
di un progetto, mi rendo conto che la sua storia non è mai lineare. Se Dio mi ha progettato in questo
modo come faccio a giungere alla pienezza della vita se ci sono questi problemi dovuti al male?
Sempre in Gesù incontro la possibilità di essere redenta, liberata da ogni forma di minaccia e di
giungere al suo fine ultimo cioè alla sua compiutezza escatologica. La salvezza è la pienezza il
compimento di quanto io sono, di quanto io vivo e comporta anche la liberazione da tutte le forme
di minaccia. Quando noi pensiamo alla salvezza di solito pensiamo alla liberazione dal peccato, ma
la salvezza non è solo questa, la salvezza è il compimento del mistero salvifico di Dio, il
compimento del mio essere della mia vita, è chiaro che lungo lo sviluppo di questa vita trovo
l’intralcio dovuto al peccato, alla mia libertà che si pone male. Ma Gesù non può essere considerato
solo come il riparatore, Gesù mi da tutte le possibilità di essere quello che io sono liberandomi
anche dal peccato. (es. il popolo ebreo viene liberato dalla schiavitù d’Egitto, c’è una liberazione
da, viene liberato da, ma se continuiamo a leggere il racconto troviamo “io ti ho liberato dalla
schiavitù d’Egitto per essere il mio popolo, la liberazione “da” e la liberazione “per”. L’esperienza
salvifica indica la liberazione da qualche cosa ma soprattutto indica la possibilità perché io sia il
popolo di Dio. Non dobbiamo pensare alla salvezza a partire dal peccato ma la salvezza a partire da
quello che Dio vuole per la sua creazione. Non è il peccato che da spiegazione di Gesù ma è Gesù
che da spiegazione del peccato.
La parola di Dio dice in altri termini che la singolare vicenda di Gesù Cristo è un dato
evenemenziale, di grazia che nello Spirito e grazie alla sua potenza “istituisce” universalmente
l’accesso dell’uomo, della sua storia e del suo mondo a Dio e media “tutte le forme dell’umano e
del religioso che si lasciano plasmare da una divina rivelazione” (F.G. Brambilla). Cioè se io so che
nella vicenda di Gesù mi è svelato tutto il mistero di Dio su di me e sull’intera creazione io posso
sapere chi sono, posso capire il senso del mio essere della mia storia, del mio mondo solamente
guardando Gesù. E’ lui che media tutte le forma dell’umano e del religioso. In Gaudium et Spes N.
22 si afferma: ”in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato si trova vera luce il mistero
dell’uomo, cioè il progetto dell’uomo, chi è l’uomo. Adamo infatti, il primo uomo, era figura di
quello venturo (Rom 5,14) e cioè di Gesù Cristo Signore. Cristo che è il nuovo Adamo, proprio
rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli
manifesta la sua altissima vocazione” cioè la sua predestinazione.
Pertanto i pronunciamenti fondamentali della fede cristiana sull’uomo e sull’intera creazione sono i
seguenti:
1- uomo e mondo sono stati liberamente creati da Dio, per mezzo di Cristo, nella forza dello Spirito,
secondo un progetto di salvezza, secondo un progetto di predestinazione. Chi crea è Dio Uno e
Trino, non è solo il Padre che crea ma sono all’opera tutti e tre con delle particolarità diverse. La
creazione non è un’azione salvifica puntuale ovvero fatta una volta e poi basta, ma è una economia,
uno svolgersi in continuo. Dio ci sostiene in essa, crea continuamente, la creazione è il mettere in
vita secondo il progetto di Dio.
2 - Gesù Cristo incarnato rivela e compie il progetto di Dio, libera cioè l’uomo dalla minaccia e dal
peccato (eredità di Adamo), lo risolleva dalla sua condizione (lo giustifica) e gli offre le possibilità
concrete (vita nuova) per compiere il suo essere immagine di Dio. In Gesù Cristo, Dio si è fatto
uomo perché l’uomo possa essere divinizzato. Questa è la prospettiva tipica degli orientali dove c’è
la liberazione dal peccato ma c’è anche tutto quello che abbiamo detto prima. Per noi cristiani al di
fuori di Cristo che è la grazia di Dio in persona, non è possibile la realizzazione, la felicità, il
compimento dell’umano che lo stesso uomo “desidera”cioè che trova in Cristo delle risposte, c’è un
appello per un’autocomunicazione di Dio una condizione antropologica originaria mi rendo conto
che desidero compiermi. Mi rendo conto che ognuno di noi aspira al compimento alla pienezza
della vita e questo vale per ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo, cioè questo progetto di Dio è
per tutti è universale, grazie all’azione dello Spirito è lo Spirito che rende viva la creazione.
3 - Nel globale mistero (mysterion = progetto salvifico di Dio) di Gesù Cristo che è l’evento storico
escatologico, l’uomo, la sua storia e il suo mondo non solo trovano la loro origine, la loro
spiegazione ma anche il loro compimento definitivo e futuro cioè la grazia della salvezza
assolutamente compiuta che comprende il superamento della morte e che si definisce in termini di
risurrezione. Io credo che la risurrezione della carne sia la vita con Dio cioè la vita eterna.
Le prime due parti sono antropologia teologica, la terza parte è escatologia.
La ragionevolezza e la credibilità di quanto detto dalla rivelazione cristiana per l’uomo della storia
presente è ottenuta grazie al confronto intelligente con le altre discipline fondamentali che si
occupano dell’uomo. Cioè io cerco di parlare di confrontarmi perché questo sia comprensibile e
quindi credibile, io lo capisco e quindi lo credo.
In questa scheda io vi ho illustrato in sintesi, la totalità del nostro percorso cioè le verità di fede
circa l’uomo, la sua storia e il suo mondo.
SCHEDA 2
L’antropologia teologica a differenza delle altre scienze antropologiche che affrontano il problema
uomo (antropologia filosofica, religiosa …) dal basso cioè dal fenomeno, dal pensiero, assume il
criterio di lettura dell’umano a partire dall’alto, perciò noi abbiamo parlato di verità di fede, quindi
verità che mi giungono dall’alto, dalla rivelazione. Che il mondo sia creazione in senso tecnico non
lo capisco dall’osservazione. Il discorso dell’antropologia teologica si realizza in concreto nella
rivelazione perché in Gesù è svelato l’uomo. Quando voglio capire il senso del mio essere uomo, il
significato, la mia origine autentica e soprattutto il mio compimento, se sono un uomo di fede mi
relaziono alla persona di Gesù lo faccio guardando a Lui. Il discorso critico su questa relazione
uomo Gesù è l’antropologia teologica che comincia dall’alto.
Abbiamo detto che il contenuto sono le verità di fede l’orizzonte è quello della rivelazione il
percorso metodologico, che anch’esso viene realizzato nell’ottica storico-salvifica a partire
dall’evento di Gesù Cristo, è cristologico perché è Gesù stesso che lo dice “io sono il metodo, la
via” è in lui che noi facciamo il nostro percorso per capire quello che è l’uomo. Tra antropologia e
cristologia c’è un rapporto stretto, le due si devono compenetrare. La cristologia media
l’antropologia e l’antropologia ci permette di capire meglio tutto.
Colzani: “Nel suo assumere la rivelazione quale principio e criterio del proprio sapere, ovvero se
io vedo l’uomo alla luce delle verità di fede, alla luce di Gesù Cristo, l’antropologia teologica non
diventa l’offerta di verità eterne ed universali nella formula di una cultura rivelata, cioè il discorso
teologico non è un pensiero accanto agli altri pensieri perché noi parliamo di un approccio dall’alto
ed è diverso rispetto ad un approccio dal basso, ma diventa l’offerta di un luogo ermeneutico,
interpretativo nel quale l’obbedienza alla rivelazione cristiana nel pensare la propria determinata
congiuntura storica”
L’antropologia teologica non da delle leggi universali valide per tutti i tempie per ogni uomo ma
ogni uomo nella sua particolare cultura e condizione e tempo interpreta sempre se stesso in
relazione a Cristo. C’è una novità in continuo, nell’antropologia teologica non diciamo come è
venuto fuori l’uomo ma diciamo perché è venuto fuori l’uomo. Da questo punto di vista non è
un’offerta valida per tutti i tempi. Non è una ideologia valida per sempre ma è l’offerta di un luogo
interpretativo di un luogo ermeneutico in cui io posso comprendere la mia situazione di uomo alla
luce dell’evento singolare di Gesù Cristo che mi spiega l’uomo, me lo rivela ma non mi dice come è
fatto.
Se il nostro discorso è teologico quali sono le fonti proprie del ragionamento teologico? Come si
sviluppa un tema teologico? Che cosa devo fare?
La prima cosa da fare è andare alla fonte. L’antropologia teologica come tutte le discipline
teologiche ha delle fonti da cui attinge.
Le fonti proprie sono:
- la Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento
- la tradizione storico teologica
Il mio metodo sarà di questo tipo cioè io su un tema che riguarda l’uomo devo secondo il metodo
dell’Optatam Totius 16, mettermi in ascolto delle fonti devo andare a prendere materiale reperibile
su quel tema nelle varie fonti, mi metto in ascolto (auditus fidei = momento analitico). Alla fine
dell’auditus fidei mi trovo una serie di pezzi ma questo non vuol dire che io abbia tutto perché devo
fare un assemblaggio intelligente. Questa è la seconda parte del lavoro teologico dall’auditus fidei
all’intellectus fidei cioè con l’aiuto della ragione e della speculazione ordino tutti gli elementi che
ho. Deve essere quindi un sistema che si sviluppa in questo modo:
- la parte biblica
- la parte storico teologica
- la parte sistematica
L’antropologia teologica va prima nelle fonti e vede il tema biblico poi vede il tema nello
svolgimento storico teologico e poi lo annuncia in modo ordinato con l’aiuto della speculazione. Per
fare quest’ultima parte, servendoci della ragione utilizziamo un linguaggio opportuno alla
comprensibilità del discorso e per il suo annuncio.
Le fonti proprie della teologia teologica in quanto disciplina teologica che assume la rivelazione
quale principio che deve sapere sono le testimonianze della fede nel loro completo intreccio della
Tradizione biblica e storico teologica.
Nei documenti di fede non si ritracciano mai definizioni dell’uomo o del cosmo, ma troveremo
sempre descrizioni dell’uomo in rapporto a Dio, agli altri figli, alle sue vicende e al suo mondo. Il
discorso sull’uomo è unicamente collocato all’interno della storia della salvezza per l’interesse della
Bibbia, della Tradizione di tipo salvifico, soteriologico, quindi si interessa dell’uomo perché si
interessa della sua salvezza. Le descrizioni salvifiche universali riguardanti l’uomo nelle fonti
vengono sempre confezionate con l’utilizzo degli strumenti culturali esistenti nell’universo di
comprensione in determinati bacini culturali c’è quello semitico quello ellenistico. In altri termini
quando io trovo una descrizione la trovo con la cultura del tempo quindi quella semitica, se io oggi
voglio dare una descrizione dell’uomo rispetto a Dio lo devo fare con gli strumenti della mia cultura
non con quelli che gli altri non capiscono più, il confronto con le altre discipline quindi è molto
importante. Le testimonianze di fede infatti assumo e reinterpretano tutte quelle possibilità di
linguaggio che aiutano a comprendere la verità annunciata. Questo è il cosiddetto discorso della
inculturazione.
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