Teatro del siglo XX Jacinto Benavente (1866-1954). Di Jacinto Benavente è stato sottolineato da alcuni critici (Andrés González Blanco, Melchor Fernández Almagro) il profilo di analista sottile e disincantato, critico implacabile e scrittore satirico. Domina pienamente gli espedienti formali della tecnica teatrale. Si osserva inoltre la qualità del dialogo, che è fluido, naturale, elegante; incline alla sentenza o alla digressione; mordace nella critica e satira dei costumi; acuto nell'esplorazione psicologica. Altri critici più severi (Pérez de Ayala, Enrique de Mesa, Torrente Ballester, Jean-Paul Borel) denunciano la superficialità, l'eccessivo peso della meccanica teatrale, la retorica facile e incontinente, l'inconsistenza ideologica propria della drammaturgia benaventina. Teatro scarsamente problematico, il cui tratto principale era la messa in scena di certi modi difettosi di convivenza della classe borghese, messi in mostra più attraverso i dialoghi che mediante la azione drammatica. Teatro del siglo XX Importanza storica di questo teatro e suo carattere di "arte nuevo" nel momento in cui compare. Fino agli anni venti Benavente è il maestro indiscusso della scuola madrilena. Dopo la guerra civile le nuove generazioni rifiuteranno il teatro benaventino, in nome di una nuova coscienza critica, refrattaria alle mitificazioni letterarie. La predominanza del dialogo, deteatralizza la parola dei personaggi affermando una nuova forma di teatro realista nella quale contano poco i caratteri, le passioni e il loro scontro conflittuale e predomina la cronaca dei vizi e virtù di una classe sociale. Il teatro di Benavente era una sorta di cronaca giornalistica dei conflitti, contraddizioni e aspirazioni della classe borghese. Teatro del siglo XX 172 opere teatrali divise in gruppi riuniti per categorie differenti. Prevale il criterio tematico: ciclo satirico, ciclo dell'alta commedia, ciclo drammatico, ciclo simbolico. Opere satiriche, psicologiche, rurali, fantastiche, sentimentali e miscellanee. Ruiz Ramón divide le opere benaventine in base agli spazi scenici che rappresentano: interni borghesi (saloni e studi); interni cosmopoliti (saloni di una stazione invernale, di un yacht, di un palazzo); interni provinciali (saloni e salette di luoghi di provincia); interni rurali (cucine e saloni di ricche case contadine). Teatro del siglo XX El nido ajeno (1894) Gente conocida (1896) La comida de las fieras (1898) Lo cursi (1901) Rosas de otoño (1905) Los intereses creados (1907) Campo de armiño (1916) Pepa Doncel (1928) Y amargaba (1941) La culpa es tuya (1942) Al fin, mujer (1942) Titania (1945) Al amor hay que mandarle al colegio (1950) Su amante esposa (1950) Teatro del siglo XX Teatro poetico in versi di segno antirealista, sorge come reazione al teatro realista trionfante e in connessione con la nuova estetica modernista. A questa estetica si aggiungerà l'influenza del dramma romantico, privo però dell'enfasi formale e della carica patetica e quella del dramma nazionale del Siglo de Oro. All'interno del teatro poetico sarà il teatro storico in versi il genere drammatico maggiormente coltivato, insieme al dramma rurale in versi. La funzione del teatro storico fu quella di offrire alla coscienza nazionale in crisi degli archetipi, sebbene con il rischio dell'idealizzazione, del retoricismo, dell'astrazione e dell'evasione, pericoli che trasformarono questo teatro in un puro esercizio di virtuosismo drammatico. Il maggiore rappresentante del teatro poetico di carattere storico fu Eduardo Marquina. Dopo di lui Francisco Villaespesa, Fernández Ardavín y López Alarcón, i fratelli Machado e Goy de Silva. Teatro del siglo XX Ramón del Valle-Inclán (1866-1936) La produzione drammaturgica di Valle-Inclán è la più rivoluzionaria, straordinaria e originale del XX secolo in Spagna. L'opera drammatica di Valle-Inclán comincia nel 1899 con un dramma intitolato Cenizas, adattamento teatrale di un racconto pubblicato nel suo primo libro (Femeninas, 1895) e si chiude nel 1927 con Sacrilegio e con l'esperpento La hija del capitán. Il sistema drammatico di Valle-Inclán si presenta come un insieme di variazioni la cui cristallizzazione finale sarà l'esperpento, forma drammatica e insieme visione drammatica del mondo. Il teatro di Valle-Inclán adotterà due direzioni fondamentali: quella del mito e quella della farsa. La prima direzione lo porterà alla adozione di uno spazio galiziano e la seconda all'adozione di uno spazio settecentesco. Teatro del siglo XX La Galizia reale servirà come base per configurare un'immagine dell'uomo e del mondo. La società arcaica rappresentata da Valle-Inclán sarà utilizzata come recipiente in cui contenere una visione del mondo nella quale le forze primarie dell'umanità agiscono in piena libertà. Il tempo passato, con la funzione di spazio originario e lo spazio galiziano, con la funzione di spazio arcaico, hanno la virtù di condensare la nuova immagine scenica dell'uomo che il drammaturgo ci propone. Teatro del siglo XX La prima opera di Valle-Inclán, Cenizas, riprende un tema caro alla "alta comedia", quello dell'adulterio. Tuttavia, la morale che rappresenta è antiborghese e il tema è svuotato dell'interpretazione ideologica tradizionale. Nel Marqués de Bradomín, adattamento parziale di Sonata de otoño, Valle-Inclán sperimenta la tecnica della moltiplicazione dei luoghi d'azione. Questa tecnica dello spazio multiplo, unita alla presenza del coro di mendicanti galiziani, segna già un primo approccio al ciclo del teatro mitico che comincerà con Águila de blasón. Fra i due drammi si inseriscono due opere corte in prosa di carattere simbolista: Tragedia de ensueño e Comedia de ensueño. Decadentismo e simbolismo caratterizzano questi primi esercizi di Valle-Inclán. La ricerca del drammaturgo andava nella direzione di un teatro non realista che non cadesse però nel convenzionalismo e nella vacuità di un esteticismo integrale. Il risultato fu il superamento del realismo e dell'esteticismo convenzionali. Teatro del siglo XX Il ciclo mitico Comedias bárbaras (Cara de plata, Águila de blasón, Romance de lobos) El embrujado Divinas palabras Comedias bárbaras: protagonista della trilogia è don Juan Manuel de Montenegro, eroe di un mondo retto da valori assoluti e da passioni assolute. El embrujado. Tragedia en tierra de Salnés. Il mondo drammatico di El embrujado è lo stesso delle Comedias bárbaras. Riappare il cieco di Gondar, vecchio mendicante con parola di profeta e anima di ruffiano, la cui funzione come personaggio è quella di personaggio-coro ma anche di personaggioemissario, che porta e trasmette notizie servendo da legame fra l'azione non messa in scena e quella rappresentata, ovvero fra il macrocosmo drammatico della scena e il microcosmo scenico. Il cieco di Gondar assume su di sé due dimensioni e due aspetti: quello biblico e quello picaresco. Opera con una minima complessità scenografica in quanto si svolge fondamentalmente in due spazi drammatici (casa di don Pedro e paesaggio fluviale). Inoltre il coro ricalca le funzioni del coro della tragedia greca in quanto narra azioni non messe in scena. Teatro del siglo XX Divinas palabras L'azione dell'opera è costruita intorno a un nano idrocefalo, Laureaniño l'idiota. La sua grottesca e terribile passione e morte lega le scene del dramma e mette in moto l'azione. L'universo drammatico in cui si muovono i personaggi è quello della lussuria e dell'avarizia. Le divinas palabras sono una frase evangelica pronunciata in latino da Pedro Gailo, marito tradito di Mari-Gaila che, di fronte alla folla che intende colpire la moglie adultera dice: "Qui sine peccatum est vestrum, primus in illam lapidem mittat". La condizione di irrazionalità propria della crudeltà rappresentata nell'opera si fonde con la condizione ugualmente irrazionale della pietà. Divinas palabras termina dunque con una catarsi. Teatro del siglo XX Il ciclo della farsa Farsa infantil de la cabeza del dragón (1909) La marquesa Rosalinda (1912) Farsa italiana de la enamorada del rey (1920) Farsa y licencia de la reina castiza (1920) Ambienti modernisti e ambientazioni settecentesche. Si affaccia un intento di deformazione della realtà che possiamo definire pre-esperpentico o quanto meno grottesco. Il coinvolgimento umano di Valle-Inclán nella rappresentazione della realtà è frutto di un grave processo di ascesi che lo porta a rinunciare a sogni, aspirazioni e sentimentalismi e nel quale le farse costituiscono le fasi successive della più radicale rinuncia. L'ultima tappa di questa rinuncia è espressa da Farsa y licencia de la reina castiza in cui il sentimento è sostituito dal grottesco, intensificato a tutti i livelli, cominciando dal linguaggio. Presentazione di un mondo degradato e strumento di distanziamento fra l'autore e il suo mondo drammatico. Teatro del siglo XX Nel 1920, con la Farsa y licencia de la reina castiza e con Divinas palabras, il ciclo della farsa e il ciclo mitico confluiscono nella nuova creazione dell'esperpento. Valle-Inclán teorizza l'esperpento nelle sue stesse opere, in particolare Luces de Bohemia e Los cuernos de don Friolera. Luces de Bohemia: 1) MAX: ¡Don Latino de Hispalis, grotesco personaje, te inmortalizaré en una novela! DON LATINO: Una tragedia, Max. MAX: La tragedia nuestra no es una tragedia. DON LATINO: ¡Pues algo será! MAX: El Esperpento. Teatro del siglo XX 2) MAX: El esperpentismo lo ha inventado Goya. Los héroes clásicos han ido a pasearse en el callejón del Gato. DON LATINO: ¡Estás completamente curda! MAX: Los héroes clásicos reflejados en los espejos cóncavos dan el Esperpento. El sentido trágico de la vida española sólo puede darse con una estética sistemáticamente deformada. DON LATINO: ¡Miau! Te estás contagiando. MAX: España es una deformación grotesca de la civilización europea. DON LATINO: ¡Pudiera! Yo me inhibo. MAX: Las imágenes más bellas en un espejo cóncavo son absurdas. Teatro del siglo XX DON LATINO: Conforme. Pero a mí me divierte mirarme en los espejos de la calle del Gato. MAX: Y a mí. La deformación deja de serlo cuando está sujeta a una matemática perfecta. Mi estética actual es transformar con matemática de espejo cóncavo las normas clásicas. DON LATINO: ¿Y dónde está el espejo? MAX: En el fondo del vaso. DON LATINO: ¡Eres genial! ¡Me quito el cráneo! MAX: Latino, deformemos la expresión en el mismo espejo que nos deforma las caras y toda la vida miserable de España. Teatro del siglo XX Los cuernos de don Friolera DON ESTRAFALARIO: reservemos las burlas para aquello que nos es semejante. DON MANOLITO: Hay que amar, don Estrafalario. Las risas y las lágrimas son los caminos de Dios. Esta es mi estética y la de Usted. DON ESTRAFALARIO: La mía, no. Mi estética es una superación del dolor y de la risa, como deben ser las conversaciones de los muertos al contarse historias de los vivos. DON MANOLITO: ¿Y por qué sospecha usted que sea así el recordar de los muertos? DON ESTRAFALARIO: Porque ya son inmortales. Todo nuestro arte nace de saber que un día pasaremos. Ese saber iguala a los hombres mucho más que la revolución francesa. DON MANOLITO: ¡Usted, don Estrafalario, quiere ser como Dios! DON ESTRAFALARIO: Yo quisiera ver el mundo con la perspectiva de la otra ribera. Teatro del siglo XX Hablando con Valle-Inclán, artículo de G. Martínez Sierra (ABC, 7 de diciembre de 1938): Comenzaré por decirle a usted que creo que hay tres modos de ver el mundo artística o estéticamente: de rodillas, en pie o levantado en el aire.. Cuando se mira de rodillas -y ésta es la posición más antigua en la literatura-, se da a los personajes, a los héroes, una condición superior a la humana, cuando menos a la condición del narrador o del poeta. Así, Homero atribuye a sus héroes condiciones que en modo alguno tienen los hombres. Hay una segunda manera, que es mirar a los protagonistas novelescos, como de nuestra propia naturaleza, como si fuesen nuestros hermanos, como si fuesen ellos nosotros mismos, como si fuera el personaje un desdoblamiento de nuestro yo, con nuestras mismas virtudes y nuestros mismos defectos. Esta es, indudablemente, la manera que más prospera. Esto es Shakespeare, todo Shakespeare... y hay otra tercer manera, que es mirar el mundo desde un plano superior y considerar a los personajes de la trama como seres inferiores al autor, con un punto de ironía. Los dioses se convierten en personajes de sainete. esta es una manera muy española, manera de demiurgo, que no se cree en modo alguno hecho del mismo barro que sus muñecos. Quevedo tiene esa manera. Cervantes también. A pesar de la grandeza de don Quijote, Cervantes se cree más cabal y más cuerdo que él, y jamás se emociona con él... (También es la manera de Goya) Y esta consideración es la que me movió a dar un cambio en mi literatura y a escribir los esperpentos, el género literario que yo bautizo con el nombre de esperpentos. Teatro del siglo XX L'esperpentismo è frutto di una determinata situazione storica non solo individuale e nemmeno nazionale ma europea, attraversata dai fenomeni di avanguardia (futurismo, espressionismo e dadaismo in particolare). In Valle-Inclán si osserva anche una certa influenza della tradizione barocca di Quevedo e Goya. L'immagine esperpentica della realtà obbliga a una presa di coscienza circa l'assurdità di alcuni valori su cui è fondata la società in cui si vive. L'esperpento non è soltanto un genere letterario ma un'estetica, una visione del mondo. È anche uno strumento di smascheramento: come visione drammatica della realtà, l'esperpento presuppone una rottura con la tradizione umanistica e, più concretamente, con la tradizione aristotelica del teatro occidentale. Teatro del siglo XX Esperpentos di Valle-Inclán: Luces de Bohemia (1920) Los cuernos de don Friolera (1921) Las galas del difunto (1926) La hija del capitán (1927) Teatro del siglo XX Luces de Bohemia Storia di un poeta cieco, Max Estrella (secondo alcuni critici trasfigurazione letteraria del poeta Alejandro Sawa), che finisce con la morte del protagonista. Il tempo dell'azione è ridotto a 15 scene e la sua durata supera appena il tempo di 24 ore (dal tramonto alla notte del giorno seguente). I luoghi scenici sono invece molteplici e non presentano alcun tratto di nobiltà: una stanza miserabile, una taverna cupa, un pezzo di strada, una prigione, la redazione polverosa di un giornale, la segreteria del ministro, la soglia di una porta, un cortile di cimitero, ecc. Carattere sistematicamente degradato dello spazio in cui Max Estrella passa le sue ultime ore di vita. Mondo senz'altra via di uscita che la morte stessa, un mondo dove prevalgono l'ingiustizia, la stupidità, la miseria, l'arbitrarietà, il tradimento, la violenza. Teatro del siglo XX L'esperpento non nega il tragico né predica la sua assenza ma lo testimonia senza tradirlo. Un mondo falso e contraffatto può essere rappresentato solo attraverso il filtro del grottesco, ovvero attraverso l'ottica dello "specchio concavo". La vita e morte di Max Estrella rappresentano la vita e la morte del nuovo eroe tragico moderno. Feroce satira politica e sociale della Spagna coeva di ValleInclán. Funzione di eroi buffi e pagliacci tragici dei personaggi creati da Valle-Inclán. Max Estrella muore sulla soglia della porta di casa sua ed è abbandonato dal suo lazarillo proprio nel momento in cui muore con una smorfia che gli deforma il viso. Teatro del siglo XX In Los cuernos de don Friolera, il drammaturgo presenta tre versioni differenti di uno stesso avvenimento, rappresentando tre differenti punti di vista. I tre punti di vista rappresentano i tre modi di vedere il mondo che Valle-Inclán aveva descritto: "de rodillas, en pie o levantado en el aire". La prima versione è quella del teatro del compare Fidel, la cui forma è quella di una farsa popolare di marionette, nella quale l'autore guarda le sue creature dall'alto, sentendosi superiore ad esse e prendendosi gioco di loro. La terza versione è quella del romance de ciegos, nella quale il tema della sposa infedele e della vendetta del marito rappresenta una mitificazione eroico-popolare dei tristi avvenimenti narrati: don Friolera lava il suo onore dando la morte alla sposa infedele ed è premiato e nominato aiutante del Re, dopo aver combattuto contro i mori. La seconda versione, molto più ampia, è quella che corrisponde alla visione esperpentica. La prima e la terza versione sono presentate da don Manolito e don Estrafalario. La terza versione è presentata invece dallo stesso drammaturgo ed è sconosciuta agli altri due personaggi. Invenzione di ValleInclán, equidistante dalla pura farsa popolare e dal melodramma letterario. Teatro del siglo XX La presenza della forma della farsa (teatro di burattini) e del melodramma (romance de ciego) nel dramma di Valle-Inclán fa sì che l'esperpento acquisti forza e vitalità. Valle-Inclán propone qui una visione frontale dove grottesco e tragico si fondono in un fantoccio tragico che è don Friolera stesso. Valle-Inclán non solo capta la realtà come realtà deformata ma anche il senso tragico di quella ontologica deformazione. Teatro del siglo XX Teatro del siglo XX