Il lato “B” dello sport INDAGINE QUALITATIVA SULLE DIFFERENZE DI GENERE NELLE PROFESSIONI SPORTIVE Monica Pirrone Elena Preti Giulia Rocco Arianna Sechi Roberta Tumatis DIFFERENZE DI GENERE: Dalla Biologia alla Sociologia… A DIFFERENZA DI ALCUNI ANIMALI PER I QUALI È QUASI IMPOSSIBILE DISTINGUERE IL MASCHIO DALLA FEMMINA, GLI UOMINI E LE DONNE SONO SESSUALMENTE DIMORFI SESSO: Gli attributi dell’uomo e della donna riconducibili alle loro caratteristiche biologiche, fisiche e ormonali GENERE: Le qualità che distinguono la mascolinità e la femminilità come risultato di una costruzione sociale ESSENZIALISMO COSTRUTTIVISMO SOCIALE Esiste un dualismo assoluto dei due sessi. Le differenze fra mascolinità e femminilità sono: - naturali; - universali; - Immodificabili; Il genere è una costruzione sociale. Le differenze negli atteggiamenti e nei comportamenti degli uomini e delle donne variano nello spazio e nel tempo. « Uomini e Donne si nasce» « Uomini e Donne si diventa» DIVISIONE SESSUALE DEL LAVORO: Come il genere influisce sulla strutturazione del ruolo Nella maggior parte della società vi sono attività considerate prettamente maschili e attività femminili. Vi sono diverse ipotesi usate per spiegare la divisione sessuale del lavoro: - È cruciale la maggiore forza fisica degli uomini; - Ipotesi della compatibilità: compatibilità delle donne con l’allevamento dei figli; Coppie con lei non occupata Totale Maschi ATTIVITÀ 1988-1989 20022003 Femmine 2008-2009 (a) 1988-1989 2002-2003 2008-2009 (a) PREPARARE I PASTI M.g. % M.s. 0:04 14,9 0:26 0:05 19,4 0:27 0:06 21,6 0:29 M.g. % M.s. 0:03 7,6 0:37 0:03 11,0 0:26 0:03 11,6 0:24 M.g. % M.s. 0:06 9,1 1:03 0:09 18,4 0:51 0:10 16,8 0:57 M.g. % M.s. 0:00 0,4 0:23 0:00 0,4 0:26 0:00 0,4 0:33 M.g. 0:16 0:18 0:20 2:02 1:49 1:51 98,2 97,8 97,8 2:04 1:52 1:53 APPARECCHIARE/SPARECCHIARE, LAVARE I PIATTI 1:18 0:50 0:43 88,5 82,9 76,5 1:28 1:01 0:57 PULIZIA DELLA CASA 1:50 2:05 2:08 92,0 95,8 94,8 2:00 2:11 2:15 LAVARE E STIRARE 0:56 0:45 0:37 57,6 58,0 49,2 1:37 1:18 1:16 ACQUISTI DI BENI E SERVIZI 0:48 0:48 0:45 % 27,2 28,9 27,2 68,2 69,2 M.s. 0:58 1:02 1:15 1:10 1:09 66,2 1:09 Coppie con lei occupata Totale ATTIVITÀ 1988-1989 Maschi 20022003 2008-2009 (a) Femmina 19882002-2003 1989 2008-2009 (a) PREPARARE I PASTI M.g. % 0:11 30,2 0:13 35,8 0:16 41,7 1:21 92,6 M.s. 0:36 0:36 0:38 1:27 1:02 91,3 0:59 90,5 1:08 1:06 APPARECCHIARE/SPARECCHIARE, LAVARE I PIATTI 0:27 0:23 69,7 66,3 M.g. % 0:06 20,5 0:06 22,7 0:06 26,6 0:49 81,0 M.s. 0:28 0:26 0:22 1:01 0:39 M.g. % M.s. 0:08 14,2 0:53 0:16 30,9 0:52 0:18 31,4 0:56 1:11 79,2 1:30 1:14 86,0 1:26 M.g. % 0:00 1,0 0:00 1,5 0:00 1,3 0:33 42,8 0:26 44,5 M.s. 0:28 0:30 0:21 1:16 0:59 M.g. % M.s. 0:17 33,5 0:50 0:19 33,1 0:57 0:19 29,9 1:03 0:30 50,0 0:59 0:35 PULIZIA DELLA CASA 1:14 82,7 1:29 LAVARE E STIRARE 0:19 35,7 0:54 ACQUISTI DI BENI E SERVIZI 0:27 0:27 47,2 44,4 0:57 1:01 DIFFERENZE DI GENERE NELLO SPORT Lo sport , sia esso professionale o amatoriale, è un fenomeno che coinvolge, per lo meno nel mondo occidentale, uomini e donne. La storia dello sport tuttavia è stata a lungo caratterizzata da una netta predominanza maschile e il campo delle attività sportive è segnato da profonde differenze di genere: - Gli uomini partecipano più delle donne alla pratica sportiva. - Gli sport maschili sono più rilevanti sia economicamente sia culturalmente. - Canonizzazione di regole differenti per le versioni femminili degli sport più tradizionalmente maschili. UOMINI • Forti • Competitivi • Attivi DONNE • Deboli • Remissive • Passive Kathrine Switzer, maratoneta, fu la prima donna a gareggiare alla maratona di Boston nel 1967 iscrivendosi alla maratona senza specificare il sesso poiché alle donne era vietata la partecipazione. «Io non sono un fan del salto con gli sci femminile. È uno sport piuttosto difficile, con un elevato rischio di infortuni. Una caduta potrebbe non essere fatale per un uomo ma avere conseguenze molto più serie per una donna. Le donne hanno un altro scopo nella vita: avere dei figli, fare i lavori domestici, prendersi cura del focolare» Commento del 21 febbraio 2014 di Alexander Arefyev, allenatore della squadra russa di salto maschile con gli sci durante le Olimpiadi di Sochi, in Russia. Riconoscimento pari opportunità Legge 23 Marzo 1981, n.91 sul professionismo sportivo «L’esercizio dell’attività sportiva, sia essa svolta in forma individuale o collettiva, sia in forma professionistica o dilettantistica, è libero» Il rovescio della medaglia: dalla maggiore occupazione alla segregazione L’espansione dell’occupazione femminile è avvenuta soprattutto grazie alla crescente domanda per attività considerate tipicamente femminili. La femminilizzazione delle professioni in sviluppo ha favorito l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, tuttavia si è verificato il fenomeno della SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALE SEGREGAZIONE VERTICALE Posizione di uomini e donne nei livelli gerarchici di una professione con conseguenti squilibri SEGREGAZIONE ORIZZONTALE La concentrazione di donne e uomini in professioni e settori differenti INDICE DI DISSOMIGLIANZA Rappresenta la proporzione di donne o di uomini che dovrebbe cambiare settore od occupazione affinché vi sia un’uguale presenza di donne e uomini in ogni settore od occupazione L’avvento dello sport e la rivoluzione femminile Lo sport, nel corso del suo sviluppo è stato caratterizzato principalmente da forza, competizione, affermazione di sé ed esercizio di leadership. Per via di questi presupposti, la stessa pratica sportiva ha finito per modellarsi in modo tipicamente maschilista e sessuofobo come esercizio di forza, resistenza e coraggio e spesso prevaricazione e violenza. Lo sport, insomma è stata un’attività modellata sul ruolo che il maschio doveva rivestire nella società: era colui a cui spettavano compiti di produzione e realizzazione. Evoluzione storica del ruolo della donna nello sport Nell’Antica Grecia l’attività sportiva era generalmente riservata ai maschi, di rango aristocratico e fisicamente perfetti. Conseguentemente le Olimpiadi, celebrate ogni quattro anni dal 776 a.C. al 393 d.C., prevedevano una partecipazione limitata ai cittadini greci liberi di sesso maschile. Le donne non potevano assistere alle gare e tanto meno parteciparvi. Nelle società patriarcali e militari spartane e romane la donna era ammessa alla pratica dello sport in riconoscimento della sua funzione di genitrice ed educatrice di guerrieri e uomini di stato. La donna Spartana, al pari degli uomini, eseguiva pratiche atletiche ed esercitazioni militari per essere in grado di difendere la città quando gli uomini erano in guerra . Prime forme di assistenzialismo per l’educazione dei figli delle famiglie meno abbienti Nell’epoca del Romanticismo ottocentesco la donna era vista come un essere languido e malinconico: il suo ruolo era legato alla sfera domestica e subordinato alla procreazione. Costituiscono invece un'eccezione più unica che rara la rappresentazione dello sport, nei mosaici di Piazza Armerina, in Sicilia (Enna), dove compaiono le «palestrite», eccezionale esempio nell'antichità di sport femminile. Il mosaico chiamato “le ragazze in bikini” mostra che già nel IV secolo le donne erano solite esercitarsi in attività fisica. Sono raffigurate ragazze impegnate nella corsa campestre, nel lancio del disco e nel gioco della palla, mentre le vincitrici vengono premiate con la palma della vittoria e una corona di rose Lo sport nella società industriale Tra la seconda metà dell’800 e la fine del secolo abbiamo le prime forme di partecipazione femminile alle attività sportive Questa fase è caratterizzata da: una partecipazione della donne allo sport in termini crescenti man mano che si profila un’esaltazione del suo ruolo all’interno della società industriale; La donna era chiamata a svolgere non solo la funzione tradizionale di genitrice ma incominciava ad inserirsi nei processi produttivi e dava avvio alle lotte per l’affermazione dei diritti civili e politici; In Inghilterra, nei «clubs» e all’interno dei «colleges» lo sport acquisiva una connotazione fortemente elitaria: quasi per la prima volta, lo sport offriva alle donne rispettabili dell’alta borghesia un ruolo pubblicamente riconosciuto in quanto esseri umani a sé stanti, slegato dalla funzione di moglie e madre. I primi sport Il golf, in particolar modo, andava evolvendosi da sport rude e tipicamente maschile a ricreazione sociale «unisex», non troppo impegnativo ma utile per reagire allo stress dei nuovi ambienti suburbani. Golf e tennis furono le prime due discipline femminili ad essere ammesse alle olimpiadi nel 1912. Il nuoto nell’Inghilterra di fine secolo, vedeva un’iscrizione delle donne a clubs notatori quasi pari a quella degli uomini. Nel 1870 Catherine Beecher in America, suggeriva alle ragazze i metodi della ginnastica svedese alternata ad esercizi a corpo libero con l’obiettivo di contrastare il processo di decadenza del fisico dovuto alla sedentarietà delle nuove occupazioni lavorative « Ha fatto più lo sport per l’emancipazione femminile che tanti discorsi contorti e soporiferi» Giornale della Fronda,1897 Primi timidi passi… Nel 1890 la commissione scuole della città di Boston suggerì la pratica dell’educazione fisica femminile in tutta la zona; In quel decennio, videro la luce i primi clubs sportivi femminili come il « Chicago Women’s Athletic Club», fondato nel 1898 e frequentato dalle mogli benestanti degli industriali della città americana. Tuttavia, la partecipazione allo sport della donna riguarda, come già detto, le classi elevate della società europea, dal momento che quelle inferiori non avrebbero fatto la loro comparsa prima degli anni ‘20 del ‘900 quando cominciarono a dedicarsi alle escursioni a piedi e alle corse in bicicletta. La conquista dello sport Nel primo ‘900 alcune donne cominciarono ad emergere nello sport, imponendosi all’attenzione dell’opinione pubblica tra scandali e stupori. Si costituiscono le prime organizzazioni sportive femminili per promuovere il tennis, il golf e il tiro con l’arco (YWCA) Si andava modificando il tradizionale modello femminile della donna fragile e sottomessa e se ne profilava un altro più aggressivo e rigoroso che ribaltava gli stereotipi precedenti. Le prime competizioni in cui si cercò di misurare le prestazioni furono quelle che si tennero in Svezia nel 1912, in cui la vincitrice dei 100 stile libero, l’australiana Sarah Frances "Fanny" Durack, eguagliò il tempo realizzato nei giochi di Atene di 16 anni prima da parte della medaglia d’oro maschile. Fanny Durack (oro), Mina Wylie (argento) e Jennie Fletcher (bronzo), Giochi Olimpici, Stoccolma, 1912 «Un’olimpiade femminile non sarebbe pratica, interessante, estetica e corretta» Pierre De Coubertin è stato un pedagogista e storico francese, fondatore dei giochi olimpici di Atene del 1896 che nel 1912, quando le donne parteciparono per la prima volta alle gare di nuoto nei Giochi della V Olimpiade di Stoccolma ,espresse un marcato dissenso; A questo si oppose la francese Alice Milliat, fondatrice, nel 1917, della Federazione sportiva femminile internazionale, con la quale riuscì alla fine a dare importanza e riconoscimento alle donne nello sport agonistico; Nel 1921 e nel 1926 furono organizzati, a Parigi e a Göteborg, i Giochi mondiali femminili, il loro successo indusse il Comitato Olimpico Internazionale ad ammettere, ai Giochi di Amsterdam del 1928, la partecipazione di quelle che un giornalista definì spregiativamente le «atletesse». Sport, lavoro e propaganda in America… Le donne americane ,più di tutte, si accostavano allo sport cercando di imporre all’opinione pubblica le proprie concezioni e uno stile verosimilmente sganciato dagli stereotipi erotici e dalle esigenze commerciali che sempre più si affacciavano nella società. Negli anni ‘30 Mildred Didrikson gareggiò per l’industria di Dallas le aziende ebbero un ruolo di rilievo nell’incoraggiare le attività sportive delle proprie dipendenti, in omaggio non solo alla pubblicità diretta e indiretta che loro derivava ma anche ai principi di miglior rendimento lavorativo. La rivoluzione sessuale La metà del XX secolo con la rivoluzione sessuale degli anni ’70 il riconoscimento della donna nello sport conobbe un’inaspettata accelerazione; Lo sport nelle scuole era una realtà al pari di quella maschile e pure la boxe e il calcio avrebbero contemplato d’ora in poi due categorie. Nel 1972 Title. IX norma adottata dal congresso americano che vietava atteggiamenti discriminatori nei confronti dello sport femminile quando si era in presenza di iniziative che godevano di contributi statali. E’ solo nell’ 1984 alle Olimpiadi di Los Angeles, che le donne sono state ammesse alla gara della maratona. La parità difficile… Molte conquiste hanno fatto della partecipazione femminile quasi una caricatura di quella maschile; Un altro aspetto curioso sembra interessare i sospetti di lesbismo nel mondo femminile, accresciuti dalle ammissioni pubbliche di omosessualità da parte di atlete famose Ciò ha portato a pensare all’esistenza di processi di «involuzione» maschile nelle atlete da cui deriverebbe l’attrazione per il proprio sesso. • Pregiudizi culturali confinavano il ruolo della donna in quello di madre e il timore delle conseguenze dell’attività sportiva sul ciclo mestruale, sulla gestazione, sul parto è venuto meno solo con gli studi e le esperienze a tal proposito. • Nella gestazione l’attività fisica bilancia gli effetti negativi (aumento di peso, spostamento del centro di gravità, minore capacità anaerobica). Per quanto concerne il parto, lo sport ha favorito gli effetti positivi e ridotto le possibilità di taglio cesareo. Carta dei diritti delle donne nello sport(1985) Proposta per la prima volta dalla UISP e trasformata dal Parlamento Europeo nella Risoluzione delle Donne nello Sport(1987): Rimuovere le barriere culturali; Diritto alla pratica dello sport in ambienti sani e che garantiscano la dignità umana; Sviluppare opportunità sportive per donne che provengono da un contesto meno privilegiato; Stesse opportunità di partecipazione ai processi decisionali a tutti i livelli nell’intero sistema sportivo(formazione ed assistenza) Favorire la creazione di comitati di donne con il ruolo di promuovere e sostenere la partecipazione delle donne nei comitati direttivi; Gli insegnanti nell’educazione sportiva, devono favorire l’uguaglianza di genere Alcune curiosità… Vi sono ancora numerosi paesi, come l'Arabia Saudita, l'Iran e il Pakistan che, spesso per rispettare rigidi dettami religiosi, non permettono alle donne di partecipare alle gare internazionali, e altri, come la Cina o la Germania, le cui squadre olimpiche sono per oltre il 40% composte da donne. Ancora oggi non tutte le nazioni accettano la partecipazione delle donne alle olimpiadi. In qualche paese di religione Musulmana le donne non praticano lo sport, o se lo praticano lo fanno solo davanti ad altre donne. Il coraggio di andare oltre… Olimpiadi di Barcellona nel 1992, Hassiba Boulmerka, mezzofondista algerina, pur conoscendo i rischi di infrangere tabù secolari, ha avuto il coraggio di correre a gambe scoperte (vincendo l’oro) ed è stata per questo condannata a morte dal Gruppo Islamico Armato. Ma è anche vero che grazie a questi atti di coraggio che le donne in vari paesi del mondo (come in Afghanistan) vanno via via sempre più emancipandosi. Il corpo è il più evidente simbolo della differenza tra uomini e donne e lo sport è un’arena in cui esso viene messo in gioco Il corpo è un oggetto sociale Ogni società ha fabbricato una diversa immagine dell’uomo e della donna Un’immagine che cambia nel tempo e nello spazio, ma che sempre esprime una precisa visione di cosa competa a ciascuno dei due generi La società divide più o meno rigidamente una sfera pubblica occupata dagli uomini e un focolare domestico governato dalle mogli sancisce che in alcune regioni a stretta osservanza coranica le donne debbano indossare il burqa mentre altrove invita il genere femminile a “scoprirsi” e a praticare il culto dell’immagine La concezione e la rappresentazione del corpo femminile nello sport è cambiata nel corso dello spazio e del tempo Gli sport che si sviluppano per primi fra le donne sono quelli che non entrano in diretto conflitto con l’immagine della femminilità Ginnastica ed educazione fisica (‘800): attività legittime proprio in quanto tendono a desessualizzare il corpo femminile, sono volte a migliorare la salute delle future mogli e madri e sono quindi funzionali alla riproduzione dell’ordine sociale costituito Lo sviluppo delle attività sportive fra le donne è del resto in larga misura facilitato dal graduale mutamento della moda cominciano a modificarsi le forme degli abiti femminili La diffusione della bicicletta nuova libertà fisica e di movimento alle donne Allo stesso tempo però, in questa prima fase di sviluppo dello sport femminile, i vestiti che lasciano più libero il corpo devono evitare di suggerire immagini di femminilità sessualmente troppo aggressive e libere quindi le donne tra fine ottocento e inizi novecento iniziano a partecipare alle attività sportive ma lo fanno negoziando con l immagine di femminilità tradizionalmente attribuita loro, e quindi con severe limitazioni (Dress Code) Olimpiadi di Parigi del 1900 La partecipazione femminile ai giochi olimpici non offre tuttavia una indicazione del superamento di atteggiamenti tradizionalisti e sessisti “Rinuncerei immediatamente al nuoto se e quando i miei muscoli cominciassero ad assumere un aspetto troppo maschile” ( Heleanor Holm, 1932) Gli stereotipi di genere sono perpetuati e mantenuti in vita dalle atlete / donne stesse gli anni ’60 e il movimento femminista si assiste a un rapido cambiamento di orientamento: Modifica ideale del corpo femminile: muscoli sodi e contorni ben definiti sono sempre più segno di bellezza oltre che di forma fisica Al perpetuarsi degli stereotipi di genere nello sport contribuisce oggi il modo in cui esso viene presentato nei media I giornali sportivi e i programmi televisivi di sport sono stati a lungo confezionati per un target maschile Così nel racconto dell'evento sportivo, spesso si è insistito più sull'aspetto fisico dell'atleta donna piuttosto che sulla sua prestazione Pur esistendo un sensibile mutamento dell'immagine della donna sportiva, le atlete non vengono mai guardate prescindendo dal loro sesso, dalle loro vicende sentimentali, dal loro ruolo di mogli e madri I commenti televisivi tendono a evidenziare la “diversità” delle atlete, a sottovalutare la portata delle loro prestazioni, a infantilizzare e a ingentilire anche le atlete di maggior spessore e successo Le immagini fotografiche delle atlete le mostravano sorridenti e sessualmente attraenti sottolineando spesso attributi convenzionalmente femminili laddove gli uomini venivano ripresi in momenti di fatica o in gesti atletici estremi che mettevano in risalto la muscolatura Il pensiero femminista ha concepito il corpo femminile come uno dei luoghi chiave dell’oppressione subita dalla donna Dapprima: l’imposizione sociale alla non espressione e desessualizzazione del corpo, costretto in abiti/costumi/tute “coprenti” e spesso disfunzionali al movimento e alla prestazione sportiva In seguito : l’imposizione sociale alla cura e all’abbellimento del corpo pratiche relative alla presentazione del corpo che vengono poste in atto dalle atlete professioniste ruolo dei media sportivi nel sottolineare l’aspetto fisico - estetico della donna, sempre più “curato” e sempre paradossalmente (rispetto ai tempi “antichi”) “più in mostra” Richieste e imposizioni da parte degli sponsor Kathrine Switzer, Maratona di Boston, 1967 Commercializzazione del corpo della donna e erotizzazione dello sport Perché ? Perché la nostra è “ la società dell’ immagine” una società che vive di immagini e le immagini vengono consumate in un attimo Da quale pubblico? il pubblico maschile : il target mediatico è quello Quali immagini? il corpo femminile Come deve essere questo corpo? deve mettere in evidenza attributi fisici e sessualità Perché? Perché questa è l’ idea maschile di corpo femminile L’impressione di un “burqa all’occidentale” una forma di schiavitù contro le donne, costrette ad essere sempre sexy anche quando dovrebbero optare a mostrare il loro lato competitivo grave quanto l’esclusione delle donne negli sport in alcuni paesi islamici. Infatti mentre nei paesi islamici si tende ad isolare la donna sessualmente in occidente la si svilisce facendola apparire come un oggetto sessuale. Così mentre alcuni paesi impediscono alle donne di partecipare alle olimpiadi o di indossare divise comode, le donne occidentali devono vedersela con discriminazioni opposte: la sessualizzazione e dunque la ridicolizzazione e la messa in secondo piano del proprio talento La moderna rappresentazione del corpo femminile è una “violenza simbolica” “La violenza simbolica è una forma di violenza dolce, invisibile per le sue stesse vittime, che si esercita attraverso le vie puramente simboliche della comunicazione e della conoscenza” (Pierre Bourdieu, 1998) Ma poiché il corpo è una costruzione sociale, così come i rapporti di forza tra i due generi, il racconto che di esso viene fatto può essere decostruito, problematizzato, messo in discussione perché l’espressione del corpo femminile e la sottolineatura della femminilità – anche nello sport – deve essere necessariamente un aspetto negativo? D’altra parte “il fascino è il segreto del successo” Catherine Hakim individua una nuova forma di capitale : il capitale erotico “una miscela di bellezza, sex appeal, abilità sociali, vitalità, eleganza, doti relazionali, capacità di presentarsi : una miscela di attrattive fisiche e sociali” Il capitale erotico è a disposizione di uomini e donne, ma gli studi sul tema indicano che donne avrebbero un richiamo erotico maggiore rispetto agli uomini Il capitale erotico nello sport: “sport = bello” Gli atleti hanno spesso un livello elevato di capitale erotico: la loro bellezza, il corpo perfetto, la prestanza e la vitalità contribuiscono alla popolarità degli spettacoli sportivi a cui partecipano In generale le donne dovrebbero essere fiere della propria fisicità e femminilità ed esprimerla liberamente, anche nelle pratiche sportive , senza vergognarsene d’altra parte esprimere la propria femminilità non coincide solo nella “pratica di apparire seminude a tutti i costi”, come vuole la pubblicità e il media (e il pubblico) sportivo Beauty is strong Presentazione progetto La nostra ricerca La nostra ricerca è nata con l’intento di indagare le possibili differenze di genere nelle professioni sportive. Abbiamo preso in considerazione: gap generazionale tra atlete del passato e atlete del presente possibili differenze tra sport di squadra (beach volley) e sport individuale (atletica leggera) Ipotesi di ricerca Nella situazione attuale di pari opportunità nelle professioni sportive, si vuole indagare sulla eventuale persistenza e influenza degli stereotipi di genere. In particolare si analizzeranno le possibili differenze tra atlete del passato e del presente. Le discipline da noi considerate sono beach volley e atletica leggera, così da poter evidenziare possibili differenze tra i due sport sopracitati. Metodo Per la nostra ricerca abbiamo utilizzato un metodo deduttivo. Generale siamo partiti da un’analisi della letteratura sulle differenze di genere fino ad arrivare a quelle nello sport Specifico abbiamo preso in considerazione due sport, dei quali abbiamo selezionato quattro atlete. Campione Il nostro campione è composto da quattro atlete: due per il beach volley (Cristiana Parenzan ; Marta Menegatti) due per l’atletica leggera (Sara Simeoni; Claudia Pinna) Strumento Abbiamo costruito una intervista strutturata composta da dodici domande a risposta aperta, finalizzate ad indagare cinque dimensioni: Motivazione Rapporto con il proprio corpo in relazione alla professione sportiva (Richiamo erotico nello sport) Stereotipi di genere Conciliazione tra famiglia e sport Segregazione orizzontale e verticale Domande 1) Quando ha cominciato a pensare di praticare sport a livello agonistico? 2) L’abbigliamento da lei indossato quanto influisce sulla prestazione fisica? 3) La pratica sportiva richiede una cura costante del proprio corpo intesa a migliorare le prestazioni fisiche. Quanto è importante “essere belli” nello sport a suo parere? 4) Ha mai riscontrato disparità di genere nella sua professione sportiva? 5) Atleta e mamma, pensa che questi due ruoli siano conciliabili tra loro? 6) Ritiene che oggi ci sia una condizione di pari opportunità nello sport agonistico? 7) La scelta di praticare uno sport individuale / di squadra è stata condizionata da quali fattori? (caratteriali; caratteristiche fisiche; fattori socio-culturali; familiari; contestuali) 8) I media nel racconto dell’evento sportivo spesso insistono più sull’aspetto fisicoestetico dell’atleta donna, piuttosto che sulla sua prestazione. Quanto ritiene veritiere queste affermazioni? La infastidiscono / la lusingano? 9) Nella letteratura è dichiarato che sono poche le donne allenatrici. Secondo lei perché? 10) Gli uomini hanno più sponsor / sono coinvolti in un numero maggiore di pubblicità rispetto alle donne. E’d’accordo? Motivi la sua risposta. 11) Pensa che sia possibile per una donna che raggiunge alti livelli nella disciplina sportiva conciliare la vita da atleta professionista con la formazione di una famiglia? 12) Quanto la differenza di sesso nei grandi campioni incide sulla reale possibilità di successo, anche economico? Nascita ed evoluzione del beach volley Il beach volley è considerato a tutti gli effetti un derivato della pallavolo indoor, disciplina inventata negli Stati Uniti dal professor William G. Morgan, che decise di mescolare elementi tipici di tennis, basket, baseball e pallamano, con l’obiettivo di creare un gioco per i suoi studenti senza il contatto fisico. La pallavolo su spiaggia nacque a Santa Monica, California, intorno al 1920. Tappe importanti nello sviluppo della disciplina: Anni '30 A Santa Monica si gioca il primo 2x2 maschile di beach volley. Il beach volley fa la sua apparizione a Palavas, Lacanau and Royan (Francia), nei dintorni di Sofia (Bulgaria), Praga (Cecoslovacchia) e Riga (Lettonia). 1947 Il primo torneo ufficiale di beach viene organizzato alla Will Rogers State Beach, California, senza montepremi. L'organizzatore è Bernie Holtzman, i vincitori sono Manny Saenz e Harris. 1948 Si tiene il primo torneo con montepremi a Los Angeles, California. In cosa consiste il primo premio? Una cassa di Pepsi! Anni '50 Il "Parks & Recreation Department" organizza il primo circuito di tornei di beach, che si tiene su 5 spiagge californiane: Santa Barbara, Will Rogers State Beach, Sorrento Beach, Laguna Beach e San Diego. Nello stesso periodo, in Brasile si gioca il primo torneo di beach sponsorizzato da una testata giornalistica. E' l'inizio della "beachmania". Il beach si trasforma da sport a evento di spettacolo: nel programma dei tornei vengono inclusi anche concorsi di bellezza. Nel 1957 viene eletta la prima "Queen of the Beach". Anni '60 I tornei di beach si giocano su 13 spiagge californiane. Nel 1965 viene fondata la California Beach Volleyball Association (CBVA). Gli organizzatori dei tornei inizano a definire le regole del gioco. 1975 La Winston, azienda produttrice di sigarette, è il primo sponsor di un torneo di beach in California. Sugli spalti, 250 spettatori. I vincitori del torneo, Dennis Hare and Fred Zeulich, si aggiudicano $1,500. Nasce la Association of Volleyball Professionals (AVP), per tutelare gli interessi dei giocatori e preservare l'integrità del beach volley. 1986 5000 spettatori assistono alla prima esibizione internazionale di beach volley a Rio de Janeiro. Nasce l'Australian Pro Beach Circuit. Il circuito AVP viene trasmesso dalla ABC via cavo in tutti gli Stati Uniti. Nasce il Women's Professional Volleyball Association (WPVA), l'associazione femminile di giocatrici di beach volley. Fino a quell momento, il beach femminile era stato giocato solo a livello amatoriale 1992 Il beach volley è presente alle Olimpiadi di Barcellona come sport dimostrativo. In seno alla FIVB viene creata una sezione appositamente dedicata al beach volley. 1995/96 Il ranking internazionale FIVB costituisce uno dei criteri che regolano la qualificazione delle migliori coppie ai Giochi Olimpici. Circa 600 atleti, in rappresentanza di 42 Paesi, partecipano al torneo di qualificazione olimpico. Oltre 50 Federazioni Nazionali prevedono al loro interno un Consiglio Nazionale in materia di beach volley per promuovere la disciplina nel proprio Paese. 2004 Ad Atene 24 coppie maschili ed altrettante femminili partecipano al torneo olimpico che si svolge in 12 giorni. Cristiana Parenzan Atleta, donna, mamma e imprenditrice Chi sono queste campionesse? Cristiana Parenzan è sicuramente una delle atlete più esperte e famose del circuito tricolore: ha iniziato con il primo campionato italiano e non ne ho mai saltato uno, li ha fatti tutti, dal primo all’ultimo. un titolo italiano nel 1995 (con Perrotta) un argento nel ‘96 (con Bruschini) 3 terzi posti: ‘97 (con Maran), ‘99 (con De Marinis) e 2000 (con Torri) 5 vittorie nel circuito tricolore ed altri 12 podi (l'ultimo nel 2004 con Prosperi) Migliori risultati a livello internazionale: quarto posto nel satellite FIVB di Vasto nel 2005 2 noni posti nelle tappe del World Tour (nel 1996 in Corea e nel '97 a Marsiglia) bronzo agli europei nel '94 con Perrotta Eletta Rappresentante delle atlete nel 2012 è a tutti gli effetti Consigliere Federale con potere di voto. La vastese Cristiana Parenzan è la prima donna a ricevere in qualità di rappresentante degli atleti FIPAV anche il mandato per il beach volley. Marta Menegatti Il salto di qualità in tacco 12 Marta Menegatti è nata a Rovigo il 16 agosto 1990. Fa parte della nazionale di beach volley dall’estate del 2009. Ha iniziato a giocare a pallavolo all’età di 9 anni dopo aver praticato nuoto e danza. A 14 anni si è trasferita a Ravenna per disputare il suo primo campionato di serie B2; da lì ne seguiranno altri 4 fra B1 e B2 per poi lasciare definitivamente l’indoor e passare al beach. In coppia con Greta Cicolari ha vinto un campionato italiano battendo il record di giocatrice più giovane ad aver mai conquistato uno scudetto. Con Greta ha debuttato nel circuito professionistico internazionale l'8 settembre 2009 a Barcellona, entrando subito nel tabellone principale e piazzandosi in 13ª posizione. Il 7 novembre 2010 ha ottenuto il suo primo podio in una tappa del World tour a Phuket, in Thailandia, arrivando seconda insieme a Valeria Rosso, miglior risultato di sempre del beach volley italiano ripetuto nel 2011 nell’Open di Myslowice. Sempre con Greta ha preso parte all'edizione dei campionati mondiali di Roma 2011 ottenendo un ottimo 9° posto e si è laureata Campionessa Europea 2011 a Kristiansand, poco tempo dopo. A livello giovanile può vantare un argento ai mondiali U19 di Mysłowice 2007 con Gilda Lombardo, un oro europeo Under20 di Kos 2009 con Debora Allegretti, un argento europeo Under23 di Kos 2010 in coppia con Laura Giombini e un altro argento ai mondiali Under21 di Alanya 2010 insieme a Viktoria Orsi Toth. Ha partecipato inoltre alle Olimpiadi di Londra 2012 dove si è classificata al 5° posto con Greta Cicolari. Fa parte del Centro Sportivo Aeronautica Militare dal dicembre 2009, in qualità di primo aviere. Due generazioni a confronto Cristiana Parenzan Marta Menegatti Risultati parziali “Un tempo i tornei del campionato italiano di beach volley.. ma anche del mondiale.. avevano montepremi differenti nel maschile (più alto) e nel femminile. Ora sono uguali..ma in alcuni tornei amatoriali li trovi ancora diversi” (Parenzan) “Non ho mai riscontrato disparità di genere, probabilmente per il fatto che nel mio sport, uomini e donne gareggiano sempre separatamente” (Menegatti) “Essere mamma non mi ha penalizzata a livello sportivo...tranne quando sono dovuta star ferma in gravidanza..per questioni di "ingombro"..ma ho ricominciato subito dopo. È importante avere accanto un compagno/marito che ti supporta e ti aiuta nella crescita dei figli. Io sono stata fortunata. In caso contrario diventa molto complesso per una donna raggiungere certi livelli” (Parenzan) “Penso che questi due ruoli possano benissimo coesistere ma, a mio avviso, è una questione molto soggettiva. Personalmente, non credo sarei in grado di dare il meglio di me stessa in campo e con dei figli a casa allo stesso tempo… è inevitabile che da una delle due parti si debba togliere qualcosa” (Menegatti) Tuta da ginnastica e tacco 12! Traguardo raggiunto? Da questa prima analisi emerge sicuramente un gap generazionale che porta le due atlete ad avere concezioni e prospettive differenti sia sulla percezione e sulla presenza di stereotipi sia sul ruolo della donna e sulle responsabilità ad esse connesse. Tra le varie motivazioni e cause di questa diversa percezione forse quella maggiormente condivisa è il tempo di ascesa al successo delle due atlete: Nel primo caso più lento e graduale nel secondo più veloce e immediato tanto da non far percepire talune differenze categoriali all’interno dello sport praticato e favorendo forse anche una diversa percezione (assenza) negli altri sport nonostante siano palesi e accertate le discriminazioni. « L'umanità è fatta di uomini e donne e deve essere rappresentata da entrambi i sessi. » (Rita Levi-Montalcini) A volte per raggiungere i propri sogni bisogna saltare un po’ più in alto… Storia dell’atletica L'atletica leggera è un insieme di discipline sportive che possono essere suddivise in: corse, concorsi (lanci e salti), marcia. La parola atletica deriva etimologicamente da athleta che a sua volta deriva dal greco athletès da athlos “lotta”. È proprio alla Grecia che viene assegnato un ruolo essenziale, nell’origine di questo sport. Parlare della Grecia significa normalmente parlare di Olimpia, giochi e atleti-eroi. La rinascita e la diffusione dell'atletica leggera in epoca moderna divenne un dato di fatto alla fine del XIX secolo. I primi Giochi Olimpici dell'era moderna si tennero nell'aprile 1896 allo Stadio Panatenaico di Atene, grazie al barone francese Pierre de Couberten. Fu questa la prima edizione delle Olimpiadi moderne. Un ulteriore incremento della sua popolarità è dato dalla partecipazione femminile alle gare dopo secoli di esclusione quasi assoluta dalla vita sportiva. L’esordio dell’atletica femminile Anche le origini dell'atletica femminile risalgono all'antichità. Nell'antica Grecia, contrariamente a quanto si afferma di solito, vi erano giochi riservati alle donne: a Olimpia, in un periodo dell'anno diverso rispetto a quello delle Olimpiadi maschili, si tenevano gli Heraia in onore di Hera, moglie di Zeus e patrona della vita matrimoniale. Come le Olimpiadi, gli Heraia, si celebravano ogni quattro anni, ma l’unico “gioco” concesso era la corsa. Le gare venivano svolte nello stadio, ma con la pista ridotta di un sesto. Forse questo riflette la visione greca dell'inferiorità fisica delle donne. E della forte preoccupazione per quanto riguarda la nudità femminile pubblica, come facevano invece i concorrenti di sesso maschile. Nell'era moderna le prime gare di atletica riservate alle donne si ebbero nei paesi di lingua inglese. Tuttavia, poiché i promotori dell'idea olimpica moderna non avevano inclinazioni progressiste nei confronti dell'altro sesso, per la vera e propria nascita dell'atletica femminile si dovette attendere fino al 1917, quando, per iniziativa della francese Alice Milliat, si diede vita alla Fédération féminine sportive de France (FSFI). Nel 1920 Madame Milliat chiese che le sue affiliate fossero ammesse ai Giochi Olimpici di Anversa, ma il CIO si oppose. La Milliat riuscì a dar vita nel 1921 ai primi Giochi femminili internazionali, che si tennero a Montecarlo. Fu un festival anglo-francese, con undici gare in programma, fra le quali peso e giavellotto a due braccia. In Italia i primordi dell'atletica femminile si fanno generalmente risalire agli ultimi anni del XIX secolo, sotto forma di gare lunghe, di corsa o di marcia. Per quanto riguarda invece i Giochi Mondiali, l'Italia avrà una sua rappresentanza solo a partire dalla terza edizione (Praga 1930). I primi Campionati italiani ebbero luogo a Milano nel 1923. Fra le prime atlete di un certo rilievo ricordiamo Maria Piantanida, Bruna Pizzini e Lina Banzi. Sara Simeoni Sara Simeoni nata a Rivoli Veronese il 19 aprile 1953, è un'ex atleta italiana specializzata nel salto in alto. Primatista italiana e oro olimpico. Nel 1978 a Brescia ha elevato a 2.01 il record mondiale. Più tardi, nello stesso anno, ha ripetuto il suo 2.01 battendo agli Europei di Praga la tedesca dell’Est Rosemarie Ackermann. Nella sua carriera ha partecipato a quattro edizioni dei Giochi olimpici: sesta nel 1972 a Monaco, seconda nel 1976 a Montreal, finalmente oro nel 1980 a Mosca e di nuovo argento nel 1984 a Los Angeles. Quattordici volte campionessa italiana, ha detenuto il primato italiano per 36 anni. Nel 2014 viene eletta "Atleta del Centenario" insieme ad Alberto Tomba in occasione dei 100 anni del CONI. Claudia Pinna Claudia Pinna nata a San Gavino Monreale il 4 dicembre 1977, è un'atleta italiana, specialista nel mezzofondo Ha vinto il titolo italiano sui 5000m a Padova nel 2007 e l'argento sui 10.000m nel 2012 a Terni con il record personale, il quale verrà migliorato nello stesso anno in Coppa Europa a Bilbao che gli varrà il 12º posto e l'argento a squadre con la nazionale. Vanta un tempo sulla distanza della mezza maratona di 1h12'44", conseguito a Udine in occasione dei mondiali di corsa su strada nel 2007. Nel 2012 partecipa alla maratona di Francoforte guadagnando l’11º posto. Viene convocata con la nazionale italiana di cross per i campionati europei di squadra svolti a Budapest, arrivando quinte. Nel 2013 partecipa alla Maratona di Milano, giungendo 8° nella classifica generale, e 1 assoluta italiana. Sempre nello stesso anno si sono svolte le gare di atletica per la finale oro dei societari assoluti, dove la Pinna ha vinto la medaglia di bronzo nei 5000m. Nel 2014 arriva seconda ai campionati italiani nei 10.000 metri Ad oggi è in lizza per partecipare con la nazionale alla coppa Europa che si terrà a Settembre a Cagliari. Due generazioni a confronto Sara Simeoni Claudia Pinna Risultati parziali “Mio marito è stato il mio allenatore, era motivato a farlo, credo che la motivazione a fare l’allenatore sia più forte nei maschi, io avrei potuto facilmente seguire quella strada ma in realtà non era una cosa di vitale importanza per me” (Simeoni) “Secondo me essere seguita da un “uomo” che mi tiene testa è fondamentale. L’uomo ha spesso più polso, e si fa intenerire meno. Ma non è una generalizzazione” (Pinna) “Più che la bellezza direi che è importante l’eleganza nel muoversi, essere agili, sicuri di se. Più ti alleni più diventi agile ed elegante” (Simeoni) “È importante essere armonici, non belli” (Pinna) Conclusioni Passato Motivazione: famiglia e attitudini Presente Motivazione: famiglia e attitudini personali Stereotipi: presenza Richiamo erotico: presenza Famiglia: difficile conciliazione Segregazione: orizzontale e verticale personali Stereotipi: persistenza, ma miglioramento Richiamo erotico: maggiore presenza Famiglia: difficile conciliazione Segregazione: principalmente verticale, ma comunque miglioramento Conclusioni Atletica Beach volley Motivazione: famiglia e Motivazione: famiglia e attitudini personali Stereotipi: persistenza attitudini personali Stereotipi: persistenza Richiamo erotico: presente Richiamo erotico: presente e ma meno sentito Famiglia: difficile conciliazione Segregazione: orizzontale e verticale fonte di fastidio/disagio Famiglia: difficile conciliazione Segregazione: orizzontale e verticale Concludendo, come già detto nella nostra ipotesi di partenza, in una condizione di pari opportunità apparente nel mondo dello sport, continuano a persistere differenze di genere, anche se in quantità minore. È emerso infatti che vi è un miglioramento tra passato e presente. Limiti e punti di forza della ricerca Limiti: Tempistica Campione ridotto Target d’età differente nella categoria del presente Punti di forza: Personaggi sportivi di rilievo Approfondimento delle differenze in due sport specifici Bibliografia ALEDDA A., Sport, storia politica e sociale; Società stampa sportiva Roma, 2002 BAGNASCO A., BARBAGLI A., CAVALLI A., Sociologia, II. Differenziazione e riproduzione sociale; il Mulino, 2001 CARMICHAEL C., Sport & Gender Identities masculinities, femininities and sexualities, Routledge, 2007 HAKIM C., Capitale erotico. Perché il fascino è il segreto del successo, Mondadori, 2012 REYNERI E., Sociologia del mercato del lavoro I. Il mercato del lavoro tra famiglia e welfare; il Mulino, 2011 Sitografia www.treccani.it www.bbc.com www.accademia.edu www.ilpost.it www.jimdo.com “Lo sport può creare speranza dove prima c’era solo disperazione. È più potente dei governi per abbattere le barriere del razzismo. Lo sport è capace di cambiare il mondo” Nelson Mandela