XXXV edizione della Rassegna di Nuova Musica Teatro Lauro Rossi 27, 28, 29, 31 marzo 2017 La Rassegna di Nuova Musica presenta la sua XXXV edizione Rassegna di Nuova Musica organizzata dall’Associazione Nuova Musica in collaborazione con il Comune di macerata, in programma al Teatro Lauro Rossi il 27, 28,29, 31 marzo. Curata dal direttore artistico Gianluca Gentili sarà una quattro giorni all’insegna della musica contemporanea con Ensemble L’arsenale, Simone Beneventi, Fausto Bongelli e la Form Ensemble. “Macerata si distingue anche come Città della musica e la Rassegna di Nuova Musica – afferma il vice sindaco e l’assessore alla Cultura, Stefania Monteverde - è un tassello di livello internazionale che trova posto nel quadro di eccellenze proposto attraverso un’offerta culturale di grandissimo valore e che va ad affiancarsi alla lirica, alla sinfonica, alla musica popolare e al jazz”. Si comincia lunedì 27 marzo con Simone Beneventi che alle percussioni suona VIBRAELUFA di Karlheinz Stockhausen, la versione per vibrafono di ELUFA per corno di bassetto e flauto del 1991, scena finale di FRIDAY, dall’opera LICHT. Segue l’Ensemble L’arsenale con Variété di Mauricio Kagel, un concerto spettacolo che, grazie alla collaborazione del videoartista Vittorio Demarin, prende vita attraverso vecchi giocattoli rotti (ri)animati fotogramma per fotogramma. Il giorno seguente, martedì 28 marzo, sempre Ensemble L’arsenale, ma con una composizione differente, porta sul palco del Lauro Rossi le sonorizzazioni di Don Quijote di Orson Welles, Andarin di Alexandre Lunsqui; oh no, I’ve lost my lofty bow di Jagoda Szmytka; Rizoma I di Stefano Pierini; 7 out of 49. 1 di Dmitri Kourliandski; wounds and grass di Filippo Perocco; Q di Lorenzo Tomio e canto del mulino de L’arsenale. Mercoledì 29 marzo un concerto che esplora un particolarissimo mondo sonoro, quello delle percussioni in legno. Simone Beneventi presenta tre brani per percussione che fanno parte del suo progetto Extended Wood Percussion Solo: Wooden della compositrice Silvia Borzelli, Mari di Franco Donatoni, grande figura della musica italiana ed internazionale del Novecento e Scraping Song di David Lang (autore di alcune musiche utilizzate dal regista Paolo Sorrentino in Youth e La grande bellezza). La seconda parte della serata vede protagonista l’ensemble L’arsenale con un organico composto da soprano, sax, chitarre, fisarmonica e pianoforte, e dei suoni accessori come synth, oggetti, strumenti fatti in casa, elettronica low-f. Chiusura venerdì 31 marzo con due grandi autori contemporanei cui è dedicato questo concerto: il minimalismo del compositore statunitense Philip Glass e il misticismo del compositore estone Arvo Pärt. Le musiche del primo verranno eseguite da Fausto Bongelli, pianista dalla tecnica innovativa e uno dei più apprezzati interpreti a livello internazionale della Nuova Musica, e del secondo dall’orchestra d’archi della FORM diretta dal giovane musicista di talento Stefano Pecci. La Rassegna di Nuova Musica, organizzata dall’Associazione Nuova Musica, è realizzata dal Comune di Macerata e dall’Associazione Arena Sferisterio grazie anche al contributo della Regione Marche del Mibact - Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Tra i partner l’Università di Macerata, Accademia di Belle Arti di Macerata, la FORM, l’APM, Quodlibet e RaiRadio3. Inizio ore 21.15, Ingresso a 5 euro, mentre per gli studenti il prezzo è di 3 euro. Info biglietteria 0733/230735, acquisto anche online su www.vivaticket.it. Info su www.rassegnanuovamusica.com, contatti: [email protected] Studenti alla scoperta della musica contemporanea Anche l’Università di Macerata sostiene la Rassegna di Nuova Musica, evento di punta nel panorama italiano ed internazionale della musica contemporanea. L’obiettivo principale è quello di arricchire l’esperienza culturale degli studenti, avvicinandoli a una manifestazione che ogni anno ospita alcuni dei massimi interpreti del repertorio contemporaneo, offrendo un percorso che si dipana dalle pagine storiche del secondo novecento fino alle voci più innovative degli ultimi anni. Il primo appuntamento è per lunedì 27 marzo alle ore 11.30 al Teatro Lauro Rossi: il direttore artistico Gianluca Gentili della Rassegna di Nuova Musica presenterà agli studenti il programma della manifestazione 2017, la sua storia e la sua organizzazione. In tale occasione verranno distribuiti 30 biglietti gratuiti. Dopo la presentazione, sarà possibile assistere alla prova dell’ensemble L’arsenale. Altre iniziative – concerti o incontri con musicisti – saranno proposti nel corso dell’anno accademico. Per tutti gli studenti, infine, i biglietti per la Rassegna sono scontati a tre euro. Il programma LUNEDÌ 27 MARZO Karlheinz Stockhausen VIBRA-ELUFA - 2003 per vibrafono Simone Beneventi, vibrafono Mauricio Kagel Variété - 1976/1977 Concert-Spectacle für Artisten und Musiker Ensemble L’arsenale clarinetto – Mirco Ghirardini tromba – Elisa Gerolimetto fisarmonica – Igor Zobin violoncello – Giulio Padoin percussioni – Simone Beneventi pianoforte/organo elettronico – Roberto Durante direttore – Filippo Perocco VIBRA-ELUFA VIBRA-ELUFA è la versione per vibrafono di ELUFA per corno di bassetto e flauto del 1991, scena finale di FRIDAY, dall’opera LICHT. Le prime 9 battute con cambi di tempo comprendono una sezione per una voce. Durante le successive 11 battute una seconda sezione divisa in due parti, con voci a specchio, viene resa dal vibrafono usando registri differenti ed echi – ed è lievemente drammatizzata dall’inserzione di un breve solo. Segue una conclusione di 9 battute per una sola voce, con brevi interiezioni. I glissandi microtonali, originariamente suonati dagli strumenti a fiato, nel vibrafono diventano bande sonore con timbri diversi tramite la pedalizzazione ed una ricca varietà di tecniche delle bacchette. La verticalizzazione delle linee orizzontali attribuisce a VIBRA-ELUFA una fascinazione poetica assolutamente unica. (Karlheinz Stockhausen) Variété Concert-Spectacle für Artisten und Musiker Spirito ludico, humour, gusto della provocazione e visionarietà, insieme a una curiosità tutta empirica, hanno portato la musica di Mauricio Kagel, anche i suoi pezzi più squisitamente strumentali, verso effetti gestuali e plastici, in una parola, teatrali. Lo spettacolo-concerto Variété, prevede una realizzazione scenica a libera scelta degli esecutori, suggerendo però lʼutilizzo di artisti legati al mondo del circo e del varietà. Per questa occasione il gruppo trevigiano ha scelto di collaborare con il videoartista Vittorio Demarin che così descrive il suo intervento: “Lo spettacolo prende vita attraverso vecchi giocattoli rotti (ri)animati fotogramma per fotogramma in ministorie che appaiono già rovinate dal tempo. Le animazioni, realizzate con l'antica tecnica stop-motion, mettono in scena la musica in una caleidoscopica danza meccanica, con un immaginario fortemente influenzato da maschere, geometrie e mitologie mediterranee, precolombiane, africane e asiatiche viste attraverso gli occhi di un pubblico anch'esso miniaturizzato. Le marionette e le scenografie sono realizzate interamente con materiale di riciclo. Un ruolo importante è rivestito dalla montagna di giocattoli rotti riassemblati e modificati con materiali sia sintetici come plastilina o tessuti, che naturali come piante essiccate e materiale organico.” MARTEDÌ 28 MARZO Sonorizzazione di Don Quijote di Orson Welles Prologo - Capitolo 1 Alexandre Lunsqui - Andarin Capitolo 8 Jagoda Szmytka - oh no, I’ve lost my lofty bow Capitolo 17 Stefano Pierini - Rizoma I Capitolo 24 Dmitri Kourliandski - 7 out of 49. 1 Capitolo 69 Filippo Perocco - wounds and grass Capitolo 18 Lorenzo Tomio - Q Epilogo - Chapter 9 L'arsenale - canto del mulino Ensemble L’arsenale soprano – Livia Rado sax – Ilario Morciano fisarmonica – Igor Zobin chitarra elettrica – Lorenzo Tomio pianoforte e synth – Roberto Durante direzione – Filippo Perocco Don Quijote (1955 – 1969) “Nel corso degli anni una sorta di leggenda è cresciuta intorno a questo film, e non sarebbe troppo sorprendente immaginare che Welles avesse preferito esserne l’unico spettatore.” François Truffaut Del film girato fra 1955 e 1969 rimane una raccolta di diversi frammenti, stilisticamente e tecnicamente diversi tra loro, in una sequenza narrativa apparentemente priva di logica. A causa di questa incompiutezza, e per le infinite dispute legali sui diritti, il Don Quijote di Orson Welles è rimasto nascosto per molti anni, privando gli appassionati della possibilità di poter godere di un capolavoro del cinema mondiale. Piuttosto che offrire un adattamento letterale del romanzo di Cervantes, Welles ha optato per la rappresentazione dei personaggi di Don Quijote e Sancho Panza in età moderna senza rinunciare agli anacronismi della loro stessa natura. Dopo aver lavorato a questo progetto per più di venti anni, ha deciso di lasciarlo un capolavoro incompleto. Welles in un’intervista ha dichiarato: “Il mio Don Quijote e Sancho Panza sono esattamente quelli disegnati da Cervantes, ma sono comunque contemporanei". E più tardi ha spiegato a Peter Bogdanovich, "ciò che mi interessa è l'idea di queste vecchie virtù. Sembrano ancora parlarci quando sono così irrimediabilmente irrilevanti e fuori da ogni logica. Ecco perché sono stato ossessionato per così tanto tempo dal Don Quijote...[Il personaggio] non può mai essere contemporaneo - questa è davvero l'idea. Non lo è mai stato. Ma lui è vivo in qualche modo, e tuttora è a cavallo lungo la Spagna... Il mio film dimostra che Don Quijote e Sancho Panza sono eterni." Di questo lavoro non esiste una colonna sonora originale, e gran parte dei dialoghi sono andati persi. L'arsenale con questo progetto vuole quindi rendere fruibile al pubblico la pellicola accompagnata da nuovi lavori scritti appositamente per l’organico del gruppo. L'intento non è quindi di commentare o dare una lettura personale al film, ma di guidare la visione con una serie di suggestioni sonore che si avvalgono di una formazione strumentale dal sound inedito. MERCOLEDÌ 29 MARZO Franco Donatoni Mari – 1992 per marimba Silvia Borzelli Wooden - 2015 per marimba, log drum, woodblock David Lang Scraping song -1997 rev. 2001 per güiros, wooden plates, wooden bells, cajon Simone Beneventi, percussioni Milica Djordjević Trace (of darkness) - 2012 per soprano, sax, fisarmonica, basso elettrico e 2 sampler Filippo Perocco dal Catalogo di detriti e macerie - 2016 dove sarà la luna? loop 1 le notti limpide loop 2_Allan Alcorn nell’isola, il cielo per soprano, sax, fisarmonica, chitarra elettrica, pianoforte preparato e samples Stefano Trevisi Breaking a curtained haze - rev. 2014 per sax, fisarmonica, chitarra elettrica e samples Silvia Borzelli di questo - I, andante - 2015 per soprano, sax, fisarmonica, chitarra elettrica e pianoforte Ensemble L’arsenale soprano – Livia Rado sax – Ilario Morciano fisarmonica – Igor Zobin chitarra elettrica e basso elettrico – Lorenzo Tomio pianoforte e sampler – Roberto Durante direzione – Filippo Perocco Nella prima parte del concerto di questa sera Simone Beneventi esplora un particolarissimo mondo sonoro, quello delle percussioni in legno, presentando tre brani per percussione che fanno parte del suo progetto Extended Wood Percussion Solo, dedicato alla ricerca sul repertorio degli strumenti percussivi in legno. Dal nutrito corpus di composizioni per marimba ha selezionato le opere più originali nella scrittura; in alcuni casi la marimba viene letteralmente espansa aggiungendo strumenti accessori, anch’essi lignei. Ma la ricerca si spinge ben oltre lo strumento ed agli autori che per esso hanno scritto, e riesce a dimostrare quanto davvero il suono sia pura materia e quanto la musica ed il suo linguaggio dipendano dall’uso e dal gesto sulla materia. Ci introduce in questi particolare mondo sonoro il brano Wooden della compositrice Silvia Borzelli. Il titolo, al di là del significato scontato degli strumenti fatti in legno, è posto anche in senso metaforico: Wooden è un corpo impacciato ed irrigidito, irrigidito è il perimetro circoscritto e limitato dove battenti, dita e strumenti suonano e interagiscono tra loro. Le scelte tecnico-strumentali e una trasparente economia di materiali ed armonie, diventano sorgente e luogo tattile, scandito e continuo dell’intero pezzo. Ben quindici anni prima della composizione di Wooden, moriva a Milano Franco Donatoni, grande figura della musica italiana ed internazionale del Novecento. Mari rappresenta perfettamente la strana, eccitante, sofferenza che ci coglie capitando in luoghi sconosciuti, siano essi impenetrabili foreste o mari mai navigati unita alla desiderio di “guardare avanti” in una incessante ed inquieta ricerca che ha caratterizzato la travagliata esistenza di Franco Donatoni. Di Scraping Song l’autore David Lang dice: “ è stato scritto per il mio amico Steven Schick. In qualche modo è pensato per essere l’alter ego lirico del mio pezzo The Anvil Chorus, che ho sempre scritto per Steve, e deriva da due ricordi musicali che ho di lui. Il primo ricordo è proprio dopo il nostro incontro nel 1978, alle scuole superiori,quando ho visto Steve testare diversi guiro per una esecuzione di Zyklus di Stockhausen. Steve trattava ciascun guiro come fosse un violino, attingendo da ciascuno di essi una gamma espressiva che non immaginavo uno strumento a percussione potesse avere. La seconda memoria è più recente: l'arrangiamento fatto per Bang on a Can di Music for Airport di Brian Eno. Nella sessione di registrazione gli chiesi di raschiare un brake drum lentamente intorno al suo bordo. Il suono che ne risultò fu così ricco che compresi che avrei scritto un lavoro solistico su di esso” La seconda parte del concerto vede protagonista l’ensemble L’arsenale che nel corso degli ultimi anni ha intrapreso un percorso di ricerca timbrica peculiare ed originale, esaltato da una scelta netta dell’organico (soprano, sax, chitarre, fisarmonica e pianoforte) e dei suoni accessori (synth, oggetti, strumenti fatti in casa, elettronica low-fi). Anche il programma di questa sera, composto appunto di soli lavori commissionati dall’ensemble, ne è un’ulteriore declinazione. Trace (of darkness) "Quando mi è stato chiesto di comporre questo pezzo e ho cominciato a indagare il lavoro di Robert Browning, ho scoperto una drammaturgia forte, un’espressività estremamente densa e aspra, temi così oscuri ed estremi, con personaggi sviliti. Eppure è una poetica che non è estranea ad una certa raffinatezza, ad una sottile e fragile concatenazione di idee. Trace (of darkness) per ensemble amplificato è un riflesso spezzato di questo travolgente mondo di oscurità e malattia. Il testo è una struttura artificiale, costruita in modo da riflettere (o forse anche accentuare) la drammaturgia e la tensione del pezzo così come la sua densa espressività e asprezza." (Milica Djordjević ) Il Catalogo di detriti e macerie è una raccolta di diversi brani scritti per vari organici da Filippo Perocco. “L’indagine sul suono si caratterizza in modo intuitivo, istintivo, per un approccio di natura non scientifica, e sembra tesa all’individuazione di un mondo inquieto, instabile, carico di interna tensione, ruvido, anche sporco”. Come in altri lavori, si ricorre alle immagini dei detriti, delle macerie, dello scarto, il materiale abbandonato, l'objets perdus. L’impronta di un elemento residuale per mettere in luce la sua precarietà. Questo lavoro in progress è realizzato grazie al sostegno della Ernst von Siemens Music Foundation. Breaking a curtained haze di Stefano Trevisi è uno studio derivato dal Preludio e Fuga VIII del Wohltemperiete Klavier (I) di J.S.Bach. Un magma residuale si coagula in gesti che tagliano lo spazio sonoro, si cristallizzano per contrarsi di nuovo in frammenti sempre più diradati che implodono in un respiro ciclico, residuo magmatico. Chiude il concerto di questo - I. andante (2015) di Silvia Borzelli. Si tratta di un andante ed è il primo movimento finora composto di un pezzo più ampio in tre movimenti. “Nel pezzo utilizzo alcuni frammenti di una poesia di Andrea Zanzotto (da “Conglomerati” – 2009) centellinati dalla voce come un motto di parole esatte. La poesia è scritta nel tono del congedo, di meraviglia arresa, è un canto innamorato – nonostante tutto «di questo e non di un altro mondo». (Silvia Borzelli) VENERDÌ 31 MARZO Philip Glass Mad Rush -1979 per pianoforte Etudes for piano: No. 6-8-5-3 - 1991/2012 per pianoforte Fausto Bongelli, pianoforte Arvo Pärt Cantus in Memory of Benjamin Britten - 1977/1980 per orchestra d’archi e campana Silouans Song - 1991 per orchestra d’archi Orient & Occident - 1999/2000 per orchestra d’archi Festina lente – 1988/1990 per orchestra d’archi e arpa ad libitum Form Ensemble Stefano Pecci direttore Mad Rush è stato scritto in occasione del primo discorso pubblico pronunciato dal Dalai Lama nell’autunno del 1981 a New York. Il pezzo – che aveva una forma aperta o una conclusione indeterminata – è stato eseguito da Glass all’organo durante l’entrata del Dalai Lama nella cattedrale di St. John the Divine. Successivamente è stato usato dalla coreografa Lucinda Child come accompagnamento del balletto Mad Rush. La composizione è divisa in sette sezioni simili che creano una forma ternaria estesa. (Jody Dalton) Etudes for piano I venti Studi per pianoforte furono composti tra il 1994 e il 2012. La loro configurazione finale nei Book 1 e Book 2 fu determinata dalla musica stessa nel corso della sua composizione. Il Book 1 (Etudes 1-10) ha un doppio obiettivo: esplorare una varietà di tempi, texture e tecniche pianistiche. Allo stesso tempo voleva servire da metodo pedagogico attraverso il quale migliorare la mia esecuzione pianistica. (…) Nuovi progetti sono arrivati e hanno interrotto il lavoro sugli Etudes per alcuni anni. Forse per quel motivo quando ho ripreso il lavoro ho constatato che la musica stava seguendo un nuovo percorso. Sebbene nel primo libro io avessi approfondito e risolto problemi di natura tecnica, nel secondo libro la musica ha dato origine ad una serie di nuove sperimentazioni nell’armonia e nella struttura. In questo modo i Book 1 e Book 2 presi insieme, suggeriscono una reale traiettoria che include un vasto range di musica ed idee tecniche. Alla fine gli Etudes sono destinati ad essere apprezzati non solo dai comuni ascoltatori, ma specialmente da quelli che hanno l’abilità e la pazienza di imparare ed eseguire la musica. (Philip Glass, 2014) Cantus in Memory of Benjamin Britten Il progetto dell’opera Cantus era in realtà già definito quando appresi casualmente dalla radio la notizia della morte di Britten. In quell’occasione la radio trasmise alcune sue musiche che mi colpirono profondamente per una delicatezza e una trasparenza che sembravono evocare l’atmosfera delle ballate di Giullaume de Machault. Fu allora che divenne per me impellente il desiderio di terminare quest’opera e di dedicarla a Britten. Già da tempo avevo tanto desiderato incontrarlo e conoscerlo, ma dopo quella notizia mi dovetti rassegnare: non sarebbe mai stato possibile. (…) Cantus consiste semplicemente in un canone proporzionale composto da cinque entrate differenti e una scala che a ogni riproposizione si accorcia, fino a quando tutte le voci si ritrovano “a casa”, come in una cadenza. (Arvo Pärt) Silouans Song Silouans Song verrà descritto solo brevemente; ma nella rapida concentrazione delle sue quattro pagine di partitura è incorporata la maggior parte della musica nostalgica di Pärt. La sua insolita eloquenza si pone non come il risultato di una progettazione musicale astratta, ma viene dal fatto che la voce melodica è derivata direttamente, sillabicamente, da un testo scritto. Questo testo è tratto dagli scritti di Staretz Silouan (1866-1938), un monaco russo che passò gran parte della sua vita nel monastero di San Panteleimon sul Monte Athos. Le parole iniziali sono (in traduzione): “La mia anima anela al Signore, in lacrime lo cerco. Come potrei non cercarlo?” (Paul Hillier) Orient & Occident Come nelle sue precedenti opere strumentali Psalon, Silouans Song e Trisagion la composizione Orient & Occident che Arvo Pärt ha scritto nel 2000 trova i suoi fondamenti strutturali in un testo. L’idea musicale della partitura è una linea melodica che attraversa tutta l’opera, a volte con evidenza come unisono dell’orchestra, altre volte dissimulata in un accordo pieno. Con una regolarità assoluta, come gli anelli di una catena, piccoli frammenti di musica in collisione tra loro – monodie colorate d’orientalismo e densità di accordi – convergono ancora per formare delle onde musicali che svaniscono dolcemente. (Nora Pärt) Festina lente Festina lente è un’opera di una tranquillità imperturbabile (…). Il suo titolo è ispirato a un detto favorito dell’imperatore Augusto: “Affrettati lentamente”, questa massima paradossale è simbolizzata dall’esecuzione simultanea della melodia in tre tempi differenti. Le viole propongono il tema con un tempo moderato, con i violini a velocità doppia e i violoncelli e contrabbassi a velocità dimezzata. In questo modo caratteristico, Pärt è riuscito a creare un’atmosfera vibrante con il più semplice materiale melodico. (Philip Borg-Wheeler)