Valutazione e gestione dei rischi finanziari Università degli studi di Napoli Federico II Corso Finanza Aziendale Internazionale, A.A. 2016/17 Prof.ssa: Bruna Ecchia Candidati: Dario Iacovino N29000263 Francesca Liccardo N29000298 1 Il Rischio (1/2) • In campo finanziario, il rischio è l’incertezza legata al valore futuro di un’attività o di uno strumento finanziario o, più in generale, di un qualsiasi investimento. • Un’attività patrimoniale si definisce rischiosa se il flusso monetario che produce è almeno in parte casuale, cioè non è conosciuto in anticipo con certezza. E’ possibile distinguere tra: -Rischi puri (o assicurativi), i quali hanno una manifestazione unidirezionale, nel senso che vengono a palesarsi al verificarsi di eventi che producono esclusivamente effetti negativi come il RISCHIO DI CREDITO. -Rischi finanziari (o speculativi), i quali presentano una duplice manifestazione, in quanto sono legati al verificarsi di eventi che producono effetti positivi o negativi di diversa intensità. 2 Il rischio (2/2) Poiché ogni attività economica si svolge in un contesto incerto, la gestione del rischio assume una funzione fondamentale all’interno delle imprese, al fine di salvaguardare l’equilibrio patrimonialereddituale-finanziario dalle manifestazioni negative dei rischi. Inoltre la gestione del rischio finanziario assume una valenza fondamentale all’interno degli intermediari finanziari ma tale attività viene svolta anche da altri tipi di imprese di altri settori, che poiché operano a livello internazionale, sono esposte a ciò che accade all’interno dei mercati finanziari mondiali dai quali si approvvigionano di capitali o materie prime per esempio. 3 Il processo di risk management si articola nelle seguenti fasi: Identificazione dei fattori di rischio attraverso una descrizione efficace del profilo di rischio dell’unità economica Misurazione dell’impatto di un cambiamento nei fattori di rischio sugli equilibri dell’impresa Attuazione di interventi di gestione del rischio, attraverso un’attenta valutazione dell’economicità dell’intervento in termini di benefici e costi Monitoraggio dei risultati ottenuti ed eventuali aggiustamenti del piano di azione impiegato 4 Per rischio finanziario di solito intendiamo un insieme di rischi che comprendono: -rischio di mercato -rischio di prezzo -rischio di tasso di interesse -rischio di credito -rischio di liquidità -rischio operativo -rischio paese -rischio di cambio 5 RISCHIO DI MERCATO Il rischio di mercato è dato dalle variazioni di performance imputabili alla manifestazione dei rischi legati al trading book. E’ costituito da obbligazioni, azioni, posizioni valutarie e derivati su commodities. • • • • All’interno del rischio di mercato sono ricompresi: Rischio di tasso di interesse Rischio di prezzo Rischio di cambio Rischio di liquidità 6 I metodi di misurazione del rischio di mercato La misura di base è data dal VaR, ma spesso viene utilizzato anche il DAILY EARNING AT RISK (DEAR),che rappresenta una misura di VaR giornaliero, il quale mi dice qual è la perdita massima che posso subire su un certo orizzonte temporale, considerando tutte le informazioni che posseggo sui miei strumenti in pf. Simulazione Storica : parto dallo studio delle serie storiche, estraggo i parametri che andrò ad utilizzare per il calcolo del VaR. Simulazione di Montecarlo: tale metodologia consiste nel proiettare i futuri movimenti delle variabili casuali fattori di rischio, in base ad un sistema di probabilità basato su dati storici recenti, in maniera tale da creare uno spazio di probabilità fittizio in grado di descrivere quali possono essere le variazioni di valore del trading book in base ai valori assunti dai fattori di rischio. 7 RISCHIO DI PREZZO In generale le imprese che operano nei mercati internazionali ed in particolare quelle imprese che operano in settori specifici come quello dell’energia, dei trasporti ed alimentare, sono spesso esposte al rischio di prezzo. Tale rischio riguarda la variabilità del prezzo di tali commodities e proprio per questo motivo le imprese dovranno valutare quello che sarà l’andamento del prezzo delle materie prime e in base a quello effettuare le loro scelte di gestione. GESTIONE Per bloccare il prezzo di una commodity, posso entrare in operazioni con derivati come future, option, forward, in maniera tale da bloccare oggi il prezzo del bene in questione. L’attenzione a tale tipo di rischio permette all’impresa di creare un vantaggio competitivo attraverso la messa in atto di una politica di approvvigionamento che porta ad una riduzione dei costi rispetto alle imprese concorrenti. 8 RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE E’ il rischio derivante da una variazione inattesa del tasso di interesse. Intermediari: Possiamo definire quasi naturale l’assunzione da parte degli intermediari di tale rischio in quanto la loro funzione principale è la raccolta di depositi e la concessione di prestiti. Imprese internazionali: Nell’ambito della finanza aziendale internazionale il rischio di tasso di interesse può essere visto come una variabile che influenza la competitività delle imprese multinazionali così come può influenzare il costo del capitale, la redditività e il valore di mercato dell’impresa. 9 Incidenza della variazione del tasso di interesse - Le previsioni circa l’andamento futuro dei tassi di interesse incidono su molte scelte finanziarie, ma in particolare su: Dimensione e composizione dell’attivo di bilancio Rapporto tra debiti a breve termine, debiti a lungo termine e raccolta di capitale proprio Quando indebitarsi ovvero in che momento entrare nel mercato finanziario Indebitamento a tasso fisso o a tasso variabile Una migliore gestione del rischio di tasso porta dei vantaggi in termini di utili rispetto alla concorrenza ad esempio se la multinazionale A riesce ad ottenere finanziamenti a tassi di interesse più bassi rispetto a B, gli utili sono più alti, le maggiori risorse possono essere destinate ad altri impieghi, i mercati azionari danno migliori valutazioni all’impresa. VANTAGGIO COMPETITIVO 10 GESTIONE DEL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE IMPRESE MULTINAZIONALI Quando un’impresa multinazionale inizia a progettare la gestione dei rischi riguardanti i tassi deve: • individuare e definire l’esposizione , la quale è l’ammontare delle attività e delle passività soggette al rischio di tasso che può dare luogo a un maggiore costo del capitale preso a prestito o a un minore rendimento del capitale investito. • prevedere il futuro andamento dei tassi di interesse. • attuare una strategia di risposta ai rischi. GESTIONE DEL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE INTERMEDIARI I metodi maggiormente utilizzati dalle banche per la gestione del rischio sono principalmente due: • Repricing model (o anche Maturity Gap Model) • Duration Gap Model 11 1. REPRICING MODEL Il repricing model parte dall’individuazione delle rate sensitive assets(RSA) e rate sensitive liabilities(RSL), cioè quelle poste di bilancio che entro un determinato orizzonte temporale devono essere rinegoziate perché vengono a scadenza o perché vengono smobilizzate. Alcuni limiti di tale modello: • non tiene conto della diversa sensibilità delle poste alle variazioni del tasso. • è basato su valori contabili e non sul valore presente di mercato delle poste in bilancio. • non tiene conto dei flussi di cassa derivanti da attività fuori bilancio ed inoltre assume un’uguale variazione sia del tasso di interesse attivo che passivo. 12 2. DURATION GAP Il duration model individua il leverage adjusted duration gap, che rappresenta la differenza tra duration dell’attivo DA e duration del passivo DL corretta per il rapporto di indebitamento (L/A). Il leverage adjusted duration gap, moltiplicato per il valore totale delle attività, moltiplicato per lo shock di tasso ci darà la variazione del valore dell’equity: Anche in questo modello sono presenti dei limiti: La duration è una misura di sensibilità al tasso di interesse locale, nel senso che è valida soltanto per piccoli cambiamenti del tasso di interesse, tanto più largo è il cambiamento di tasso tanto più elevato sarà l’errore di valutazione commesso. 13 INTERVENTI DI GESTIONE 1.RIBILANCIAMENTO DEL PORTAFOGLIO dell’intermediario andando a modificare le duration di attivo e passivo in maniera tale da sfruttare favorevolmente i movimenti di tassi di interesse o immunizzarsi da essi. 2.COPERTURA MEDIANTE L’UTILIZZO DEI DERIVATI: Forme comuni di interventi di gestione da attuarsi nel breve periodo nei confronti del rischio di tasso di interesse, consistono nell’operatività in derivati (anche per le imprese non finanziarie). opzioni sul tasso di interesse (caplet, cap, floor, collar..) o opzioni su bond. futures sui tassi di interesse, i quali rappresentano una più economica alternativa di gestione, poiché è possibile entrare nel contratto pagando solo un margine sul valore totale del contratto. forward rate agreement, è un contratto con il quale due parti si accordano per scambiare a termine due pagamenti, regolati in via differenziale, sulla base di tassi di interesse differenti e predefiniti al momento della stipula, applicati ad un capitale nozionale. interest rate swap, con il quale due parti si accordano per scambiarsi reciprocamente pagamenti calcolati sulla base di tassi di interesse differenti e predefiniti, applicati ad un capitale nozionale. 14 RISCHIO DI CREDITO Il rischio di credito sta ad indicare il rischio che il debitore non assolva in tutto o in parte ai suoi obblighi di pagamento del capitale e/o interessi al suo creditore. Dal punto di vista dell’internazionalizzazione i flussi di import/export sono notevolmente aumentati. Tra i rischi principali che interessano maggiormente un esportatore, rispetto ad un’azienda che opera in territorio nazionale, vi è certamente il rischio di credito. La rilevanza, la tollerabilità e le strategie per la gestione di tale rischio variano da azienda a azienda; è importante in ogni caso comprendere ciascuna scelta cosa comporti in termini di costi e di opportunità/ritorni economici. Una politica volta alla riduzione del rischio di credito potrebbe essere ad esempio quella di accorciare le dilazioni di pagamento che vengono concesse dalle imprese. 15 …RISCHIO DI CREDITO Per quanto riguarda gli intermediari finanziari come le banche tale rischio è insito nell’attività caratteristica di raccolta di depositi e concessione di prestiti. L’analisi del rischio di credito della controparte debitoria è ancora più complessa e richiede una misurazione accurata del rischio e la messa in atto di politiche di gestione del credito tali da ridurlo. I modelli di misurazione del rischio di credito si distinguono in modelli qualitativi e quantitativi. analizzano le informazioni specifiche del cliente con l’istruttoria di fido, e il mercato specifico in cui opera. analizzano tali informazioni in un’ottica quantitativa, determinando una misura numerica di quella che è l’esposizione creditizia rischiosa. 16 L’obiettivo dei modelli è quello di stimare una probabilità di default in modo da avere una misura della perdita attesa. Si vuole individuare quindi tale relazione: Metodi di valutazione del rischio di credito: Intermediari LINEAR DISCRIMINANT MODEL (Z- SCORE) Il discriminant model "Z score" è un valido modello diagnostico della crisi societaria, caratterizzato da un elevato tasso di affidabilità (errore compreso tra il 15% ed il 25%). Ad oggi, lo "Z score" è ritenuto lo strumento cardine in materia di previsione della crisi d’impresa. • Il modello di Altman prende in considerazione 5 variabiali quantitative dell’impresa debitrice, ponderandole ognuna per l’importanza che essa riveste, calcolando un credit scoring che determinerà la classe di rischio dell’impresa. • Tutti i dati necessari per il calcolo dello "Z score" possono essere desunti dal bilancio d'esercizio di ogni società. Z-score = 1.2* X1 +1,4* X2 +3.3* X 3+ 0.6* X4 + 1.0 *X5 17 … Z-score di Altman A seguito di tale operazione , possiamo desumere che se: 1) Z < 1,8 vi sarà un alto rischio di insolvenza 2) 1,8 < Z < 3 vi sarà una situazione di incertezza 3) Z > 3 vi sarà una solidità dell’impresa Modalità di gestione: La gestione del rischio di credito passa attraverso un’accurata istruttoria di fido, e il continuo monitoraggio dello stato di salute del credito. Per gli intermediari finanziari di dimensioni maggiori, esistono diverse possibilità di ridurre il rischio di credito del loro portafoglio, coprendosi con l’acquisto di derivati quali Credit Default Swap, oppure attraverso operazioni di Cartolarizzazione. La natura però di questi interventi si configura soprattutto come speculativa piuttosto che di copertura verso il rischio, se si pensa a ciò che è accaduto durante la crisi finanziaria recente. 18 La gestione del rischio di credito La gestione del rischio di credito risponde a due requisiti fondamentali: • il primo consiste nell'eliminare il rischio di credito, almeno in percentuale rilevante se non al 100%. Eliminare il rischio di credito vuol dire in molti casi innanzitutto cercare di trasferirlo, se necessario, su una contropartita che sia copribile con una garanzia assicurativa o sia “vendibile” sul mercato finanziario. In altri termini, se il rischio sulla controparte commerciale (l'acquirente estero in un contratto di compravendita) non può essere garantito con un contratto di assicurazione, occorre verificare se essa possa ricevere una garanzia da un altro soggetto (in genere una banca) dello stesso o di un altro paese (a minor rischio) sul quale si possa costruire una copertura assicurativa o un'operazione di finanziamento bancario che elimini (o attenui in misura percentualmente rilevante) il rischio. • il secondo consiste in un'esigenza fondamentale dell'azienda: quando si effettua un'esportazione, specie se con un pagamento dilazionato in un periodo medio-lungo, il problema non è solo quello di eliminare il rischio di credito, ma anche quello di finanziare la fornitura dell'operazione stessa. 19 L'ASPETTO ASSICURATIVO Riguarda la maggior parte delle operazioni con debitori di paesi ad elevato rischio. L'assicurazione dovrà essere richiesta direttamente dall'esportatore per tutti i pagamenti a breve non assistiti da un credito documentario confermato e per tutti i pagamenti a medio termine nella forma di credito fornitore, non smobilizzabili con un'operazione di forfaiting. Viceversa, sarà la banca, se lo ritiene necessario, a richiedere coperture assicurative a fronte della concessione della conferma su un credito documentario o di un finanziamento a breve o medio termine all'acquirente o alla sua banca. L’ASPETTO FINANZIARIO Le aziende che operano nel settore dei beni di consumo o delle materie prime e industriali generalmente vendono con regolamenti nel breve termine. Le aziende che operano invece nel settore dei beni di investimento, o addirittura degli impianti e dei lavori, vendono con regolamenti dilazionati nel medio o lungo termine. Tutte queste imprese però hanno lo stesso problema, di finanziare le proprie forniture e di eliminare il rischio di credito sul compratore. 20 RISCHIO DI LIQUIDITA’ Incapacità di far fronte in ogni momento ed economicamente alla richiesta di rimborso delle passività ma anche agli impegni assunti circa la concessione del credito. Rischio che si articola in due tipologie: FUNDING LIQUIDITY RISK : riuscire a far fronte ai propri impegni di pagamento quando essi giungono a scadenza. MARKET LIQUIDITY RISK : difficoltà a smobilizzare le attività in portafoglio a causa delle condizioni avverse del mercato. 21 Quali sono le cause del rischio di liquidità? 1) FATTORI INDIVIDUALI - Eventi che indebolendo la fiducia del pubblico nei confronti di una specifica banca inducono i suoi clienti ad accelerare il recupero dei crediti concessi alla banca (diffusione notizie pregiudizievoli circa il management della banca o ancora declassamento da parte di importanti agenzie di rating). 2) FATTORI SISTEMICI - Facciamo riferimento a crisi generalizzate di fiducia che inducono i depositanti di un certo Paese a richiedere al sistema bancario locale il rimborso di un elevato ammontare di depositi. 22 Funding liquidity risk Misuriamo il FLR facendo riferimento a tre possibili approcci: 1) Approccio degli stock - misura lo stock di attività finanziarie prontamente “monetizzabili” di cui la banca può disporre per fronteggiare un eventuale crisi di liquidità. 2) Approccio dei flussi di cassa - confronta i flussi di cassa in entrata e in uscita attesi dalla banca, raggruppandoli in fasce di scadenza omogenee e verificando che i primi siano sufficienti a garantire la copertura dei secondi. 3) Approccio ibrido - rappresenta un misto tra i primi due ossia ai flussi di cassa effettivi vengono infatti sommati i flussi di cassa che potrebbero essere ottenuti attraverso la vendita delle attività finanziarie prontamente monetizzabili. 23 Market liquidity risk MERCATO LIQUIDO MERCATO SOTTILE Un mercato ampio, spesso e liquido permette di dismettere facilmente le attività da parte della banca senza incorrere in perdite rilevanti. Un mercato sottile invece è sintomo di una scarsa negoziazione al suo interno e di conseguenza diventa particolarmente difficile per l’intermediario liberarsi delle attività in suo possesso. 24 BASILEA 3 - 2010 Il comitato di Basilea ha previsto due requisiti minimi per la gestione del rischio di liquidità ossia: 1) Liquidity Coverage Ratio (LCR) - Indice di copertura con l’obiettivo di permettere alle banche di far fronte al rischio di liquidità nel breve termine. Attività liquide di elevata qualità 2) Net Stable Funding Ratio (NSFR) - Indice di copertura con l’obiettivo di permettere alle banche di far fronte al rischio di liquidità nel lungo termine. 25 Stress test Lo stesso Comitato di Basilea suggerisce agli intermediari finanziari di mettere in pratica ulteriori verifiche (oltre all’applicazione degli indicatori analizzati) allo scopo di ottenere una valutazione più precisa della situazione. Diventa quindi fondamentale sviluppare una metodologia interna di stress testing. Cos’è uno stress test? E’ una prova teorica e senza automatiche richieste di ricapitalizzazione da parte della vigilanza, che rivolge l’attenzione alla capacità di resistenza del capitale di vigilanza - sottoforma di Cet1 - a uno scenario di shock. 26 Stress test 2016 su banche italiane Eccezion fatta per il Monte, le quattro banche italiane si sono tenute ben lontane dal famigerato 5,5% considerato “di sicurezza” nello scenario sotto stress. Intesa Sanpaolo ne esce a testa alta con un Cet1 al 10,24% nello scenario avverso al 27 2018. RISCHIO OPERATIVO Secondo un recente studio della Federal Reserve Bank of Boston, tra il 1992 e il 2002 le istituzioni finanziarie hanno sofferto più di 100 perdite superiori a 100 milioni di dollari a causa del rischio operativo che rappresenta un RISCHIO PURO. Definizione Basilea 2004 “Il rischio di perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure derivanti da eventi esogeni”. Quattro fattori di rischio : 1) Risorse umane - si tratta di eventi come errori, frodi, violazioni di regole e procedure interne, problemi di incompetenza e negligenza. 2) Sistemi informatici - questo fattore include aspetti tecnologici, come guasti nell’hardware e nel software, ingressi non autorizzati di estranei nei sistemi informatici e guasti alle telecomunicazioni. 28 3) Processi - questo fattore include procedure e controlli interni difettosi o inadeguati (errori contabili e di registrazione, oppure calcolo errato delle imposte dovute dalla banca). 4) Eventi esterni - includono tutte le perdite cagionate da cause esterne, non direttamente controllabili dal management della banca (modifiche quadro politico, regolamentare o legale, rapine, terrorismo, catastrofi naturali) 29 Gestione del rischio operativo • Keep - Si associa, solitamente agli eventi di rischio a basso impatto, siano essi a elevata (HFLI - High Frequency Low Impact) o a bassa frequenza (LFLI - Low Frequency Low Impact). Gli eventi possono essere coperti con riserve. • Insure - In questo caso l’esposizione rischiosa viene coperta ricorrendo a polizze assicurative, le quali vengono solitamente utilizzate a fronte di eventi LFHI (Low Frequency High Impact), in genere dovuti a fattori esterni di tipo naturale, politico o regolamentare. • Hedge - Questa opzione è utilizzata per i rischi considerati incompatibili con la capacità di assorbimento della banca. L’hedging è realizzato attraverso politiche di riduzione del rischio basate su consistenti investimenti in risorse umane, processi di controllo e tecnologie. È solitamente utilizzato per eventi High Frequency High Impact (HFHI). 30 RISCHIO PAESE Definizione proposta da Meldrum (2002) : “Per Rischio Paese si intende l’insieme dei rischi che non si sostengono se si effettuano delle transazioni nel mercato domestico ma che emergono nel momento in cui si effettua un investimento in un Paese estero. Detti rischi sono prevalentemente imputabili alle differenze di tipo politico, economico e sociale esistenti tra il Paese originario dell’investitore e il Paese in cui viene effettuato l’investimento”. Meldrum suddivide i possibili eventi rischiosi in sei differenti famiglie: • Rischi economici • Rischi di trasferimento • Rischio derivante dalla fluttuazione del tasso di cambio • Rischio di localizzazione geografica • Rischio derivante dal merito creditizio governativo • Rischio politico 31 • Rischio economico La famiglia dei rischi economici può essere scomposta in due sottogruppi a seconda che il rischio influenzi l’intero Paese nella sua generalità (rischi macroeconomici) ovvero influenzi esclusivamente l’investimento compiuto (rischi microeconomici). Pensiamo alle politiche economiche adottate e alla loro coerenza con agli obiettivi di crescita e con il grado di apertura del Paese agli scambi con l’estero. • Rischio di trasferimento Rischio che il Governo del Paese in cui si vuole effettuare un investimento estero decida di approvare una legge che sancisca la restrizione dei movimenti di capitale che può comportare grosse difficoltà nel rimpatriare i profitti, nella forma di dividendi o di interessi. • Rischio di fluttuazione del tasso di cambio Misura la probabilità che si manifesti una variazione sul tasso di cambio sfavorevole all’investitore. Tale rischio può essere in molti casi neutralizzato attivando delle apposite operazioni di hedging che permettono di definire il prezzo a termine della valuta. 32 • Rischio di localizzazione geografica Un Paese che non presenta particolari sintomi di rischiosità interna può evidenziare dei caratteri di pericolosità se analizzato alla luce della sua particolare posizione geografica (EFFETTO CONTAGIO). • Rischio politico Dipende da una serie di eventi non economici, ma bensì legati a fattori di natura politica di grande impatto sugli investimenti esteri (elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Brexit, etc.). • Rischio di merito creditizio Rappresenta il grado di solvibilità dello Stato sovrano. Tale tipologia di rischio e particolarmente percepita dagli investitori istituzionali che investono nelle emissioni obbligazionarie governative. Ci sono molte Agenzie che si propongono di definire il livello di rischio dello Stato sovrano attraverso l’emissione del cosiddetto “Sovereign Rating”. 33 RATING DEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI - 2016 34 Come valutare il rischio paese? Analisi discriminante Modelli di regressione lineare Modelli logit Analisi discriminante L’idea è di classificare i Paesi a seconda che siano o meno in procinto di fallire. La procedura statistica di analisi multidimensionale dei dati ha lo scopo di pervenire all'uso di un insieme di variabili per discriminare nel modo migliore gli individui (Paesi nel nostro caso) tra due o più gruppi omogenei. Generalmente, si perviene ad una regola di decisione tramite la quale si attribuisce il soggetto a uno dei gruppi predefiniti. 35 • Modelli di regressione lineare Possiamo dire che il livello di “rischio” in un determinato Paese dipende, ad esempio, dalla situazione economica del Paese stesso. Grazie al modello cerchiamo di capire il grado di dipendenza, se esiste, tra le nostre variabili di interesse. • Modelli logit I modelli logit rendono possibile modellare le variabili discontinue ossia le variabili che assumono un valore pari a 1 o 0. Modelli adatti a molti tipi di rischio politico, che spesso hanno risultati del tipo: il Paese fallisce o no, il Paese espropria o no. La variabile dipendente Y può cosi essere definita: − Y = 1 se il default (o l’espropriazione) si verifica − Y = 0 se il default (o l’espropriazione) non si verifica Non bisogna considerare solo i dati numerici (analisi quantitativa) ma questi ultimi devono essere considerati come input che alimentano un’analisi (analisi qualitativa) tesa ad evidenziare la struttura economica, socio-politica, finanziaria ed istituzionale del Paese. 36 RISCHIO DI CAMBIO È il rischio derivante da variazioni inattese del tasso di cambio, e interessa soprattutto le imprese che operano a livello internazionale e le banche che detengono attività in valuta estera. Come coprirsi? Validi strumenti sono i derivati su valute (quali ad esempio, currency future, currency option, currency swap). 37 Bibliografia e sitografia: • La gestione dei rischi finanziari nella banca (Edizione 1996) - G. Lusignani. • Istituzioni e mercati finanziari (Edizione 2007) - Frederic S. Miskin, Stanley G. Eakins, Giancarlo Forestieri. • Options, futures and other derivatives (9th edition, 2015) - John Hull. • Rischio e valore nelle banche (Edizione 2008) - Andrea Resti, Andrea Sironi. • http://www.treccani.it/ • http://www.morningstar.it • http://www.borsaitaliana.it • http://www.ilsole24ore.com/ • www.finriskalert.it • www.forexinfo.it 38