Valutazione e gestione del rischio finanziario

Valutazione e gestione dei rischi
finanziari
Università degli studi di Napoli Federico II
Corso Finanza Aziendale Internazionale, A.A. 2016/17
Prof.ssa: Bruna Ecchia
Candidati: Dario Iacovino
N29000263
Francesca Liccardo N29000298
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Il Rischio (1/2)
• In campo finanziario, il rischio è l’incertezza legata al valore futuro di
un’attività o di uno strumento finanziario o, più in generale, di un qualsiasi
investimento.
• Un’attività patrimoniale si definisce rischiosa se il flusso monetario che
produce è almeno in parte casuale, cioè non è conosciuto in anticipo con
certezza.
E’ possibile distinguere tra:
-Rischi puri (o assicurativi), i quali hanno una manifestazione
unidirezionale, nel senso che vengono a palesarsi al verificarsi di
eventi che producono esclusivamente effetti negativi come il
RISCHIO DI CREDITO.
-Rischi finanziari (o speculativi), i quali presentano una duplice
manifestazione, in quanto sono legati al verificarsi di eventi che
producono effetti positivi o negativi di diversa intensità.
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Il rischio (2/2)
Poiché ogni attività economica si svolge in un contesto incerto, la
gestione del rischio assume una funzione fondamentale all’interno
delle imprese, al fine di salvaguardare l’equilibrio patrimonialereddituale-finanziario dalle manifestazioni negative dei rischi.
Inoltre la gestione del rischio finanziario assume una valenza
fondamentale all’interno degli intermediari finanziari ma tale attività
viene svolta anche da altri tipi di imprese di altri settori, che poiché
operano a livello internazionale, sono esposte a ciò che accade
all’interno dei mercati finanziari mondiali dai quali si
approvvigionano di capitali o materie prime per esempio.
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Il processo di risk management si articola nelle
seguenti fasi:
Identificazione
dei fattori di
rischio
attraverso una
descrizione
efficace del
profilo di rischio
dell’unità
economica
Misurazione
dell’impatto di
un cambiamento
nei fattori di
rischio sugli
equilibri
dell’impresa
Attuazione di
interventi di
gestione del
rischio,
attraverso
un’attenta
valutazione
dell’economicità
dell’intervento
in termini di
benefici e costi
Monitoraggio
dei risultati
ottenuti ed
eventuali
aggiustamenti
del piano di
azione impiegato
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Per rischio finanziario di solito intendiamo
un insieme di rischi che comprendono:
-rischio di mercato
-rischio di prezzo
-rischio di tasso di interesse
-rischio di credito
-rischio di liquidità
-rischio operativo
-rischio paese
-rischio di cambio
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RISCHIO DI MERCATO
Il rischio di mercato è dato dalle variazioni di performance
imputabili alla manifestazione dei rischi legati al trading book.
E’ costituito da obbligazioni, azioni,
posizioni valutarie e derivati su commodities.
•
•
•
•
All’interno del rischio di mercato sono ricompresi:
Rischio di tasso di interesse
Rischio di prezzo
Rischio di cambio
Rischio di liquidità
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I metodi di misurazione del rischio
di mercato
La misura di base è data dal VaR, ma spesso viene utilizzato anche il
DAILY EARNING AT RISK (DEAR),che rappresenta una misura di VaR
giornaliero, il quale mi dice qual è la perdita massima che posso subire su
un certo orizzonte temporale, considerando tutte le informazioni che
posseggo sui miei strumenti in pf.
Simulazione Storica : parto dallo studio delle serie storiche, estraggo i
parametri che andrò ad utilizzare per il calcolo del VaR.
Simulazione di Montecarlo: tale metodologia consiste nel proiettare i
futuri movimenti delle variabili casuali fattori di rischio, in base ad un
sistema di probabilità basato su dati storici recenti, in maniera tale da creare
uno spazio di probabilità fittizio in grado di descrivere quali possono essere
le variazioni di valore del trading book in base ai valori assunti dai fattori
di rischio.
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RISCHIO DI PREZZO
In generale le imprese che operano nei mercati internazionali ed in
particolare quelle imprese che operano in settori specifici come quello
dell’energia, dei trasporti ed alimentare, sono spesso esposte al rischio di
prezzo. Tale rischio riguarda la variabilità del prezzo di tali commodities e
proprio per questo motivo le imprese dovranno valutare quello che sarà
l’andamento del prezzo delle materie prime e in base a quello effettuare le
loro scelte di gestione.
GESTIONE
Per bloccare il prezzo di una commodity, posso entrare in operazioni con
derivati come future, option, forward, in maniera tale da bloccare oggi il
prezzo del bene in questione.
L’attenzione a tale tipo di rischio permette all’impresa di creare un
vantaggio competitivo attraverso la messa in atto di una politica di
approvvigionamento che porta ad una riduzione dei costi rispetto alle
imprese concorrenti.
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RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE
E’ il rischio derivante da una variazione inattesa del tasso di interesse.
Intermediari:
Possiamo definire quasi naturale
l’assunzione da parte degli
intermediari di tale rischio in
quanto la loro funzione
principale è la raccolta di
depositi e la concessione di
prestiti.
Imprese internazionali:
Nell’ambito della finanza
aziendale internazionale il rischio
di tasso di interesse può essere
visto come una variabile che
influenza la competitività delle
imprese multinazionali così come
può influenzare il costo del
capitale, la redditività e il valore di
mercato dell’impresa.
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Incidenza della variazione del tasso di
interesse
-
Le previsioni circa l’andamento futuro dei tassi di interesse incidono su
molte scelte finanziarie, ma in particolare su:
Dimensione e composizione dell’attivo di bilancio
Rapporto tra debiti a breve termine, debiti a lungo termine e raccolta di
capitale proprio
Quando indebitarsi ovvero in che momento entrare nel mercato
finanziario
Indebitamento a tasso fisso o a tasso variabile
Una migliore gestione del rischio di tasso porta dei vantaggi in termini di utili rispetto
alla concorrenza ad esempio se la multinazionale A riesce ad ottenere finanziamenti a
tassi di interesse più bassi rispetto a B, gli utili sono più alti, le maggiori risorse
possono essere destinate ad altri impieghi, i mercati azionari danno migliori
valutazioni all’impresa.
VANTAGGIO
COMPETITIVO
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GESTIONE DEL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE
IMPRESE MULTINAZIONALI
Quando un’impresa multinazionale inizia a progettare la gestione dei rischi
riguardanti i tassi deve:
• individuare e definire l’esposizione , la quale è l’ammontare delle attività e
delle passività soggette al rischio di tasso che può dare luogo a un maggiore
costo del capitale preso a prestito o a un minore rendimento del capitale
investito.
• prevedere il futuro andamento dei tassi di interesse.
• attuare una strategia di risposta ai rischi.
GESTIONE DEL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE
INTERMEDIARI
I metodi maggiormente utilizzati dalle banche per la gestione del rischio sono
principalmente due:
• Repricing model (o anche Maturity Gap Model)
• Duration Gap Model
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1. REPRICING MODEL
Il repricing model parte dall’individuazione delle rate sensitive
assets(RSA) e rate sensitive liabilities(RSL), cioè quelle poste di bilancio
che entro un determinato orizzonte temporale devono essere rinegoziate
perché vengono a scadenza o perché vengono smobilizzate.
Alcuni limiti di tale modello:
• non tiene conto della diversa sensibilità delle poste alle variazioni del
tasso.
• è basato su valori contabili e non sul valore presente di mercato delle
poste in bilancio.
• non tiene conto dei flussi di cassa derivanti da attività fuori bilancio ed
inoltre assume un’uguale variazione sia del tasso di interesse attivo che
passivo.
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2. DURATION GAP
Il duration model individua il leverage adjusted duration gap, che rappresenta la
differenza tra duration dell’attivo DA e duration del passivo DL corretta per il
rapporto di indebitamento (L/A).
Il leverage adjusted duration gap, moltiplicato per il valore totale delle
attività, moltiplicato per lo shock di tasso ci darà la variazione del valore
dell’equity:
Anche in questo modello sono presenti dei limiti:
La duration è una misura di sensibilità al tasso di interesse locale, nel senso che è
valida soltanto per piccoli cambiamenti del tasso di interesse, tanto più largo è il
cambiamento di tasso tanto più elevato sarà l’errore di valutazione commesso.
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INTERVENTI DI GESTIONE
1.RIBILANCIAMENTO DEL PORTAFOGLIO dell’intermediario andando a modificare le
duration di attivo e passivo in maniera tale da sfruttare favorevolmente i movimenti di
tassi di interesse o immunizzarsi da essi.
2.COPERTURA MEDIANTE L’UTILIZZO DEI DERIVATI: Forme comuni di interventi di
gestione da attuarsi nel breve periodo nei confronti del rischio di tasso di interesse,
consistono nell’operatività in derivati (anche per le imprese non finanziarie).
opzioni sul tasso di
interesse (caplet,
cap, floor, collar..)
o opzioni su bond.
futures sui tassi di interesse, i
quali rappresentano una più
economica alternativa di
gestione, poiché è possibile
entrare nel contratto pagando
solo un margine sul valore
totale del contratto.
forward rate agreement, è un contratto
con il quale due parti si accordano per
scambiare a termine due pagamenti,
regolati in via differenziale, sulla base di
tassi di interesse differenti e predefiniti al
momento della stipula, applicati ad un
capitale nozionale.
interest rate swap, con il quale due parti si accordano per scambiarsi
reciprocamente pagamenti calcolati sulla base di tassi di interesse differenti e
predefiniti, applicati ad un capitale nozionale.
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RISCHIO DI CREDITO
Il rischio di credito sta ad indicare il rischio che il debitore non assolva in
tutto o in parte ai suoi obblighi di pagamento del capitale e/o interessi al
suo creditore.
Dal punto di vista dell’internazionalizzazione i flussi di import/export sono
notevolmente aumentati.
Tra i rischi principali che interessano maggiormente un esportatore, rispetto ad
un’azienda che opera in territorio nazionale, vi è certamente il rischio di
credito.
La rilevanza, la tollerabilità e le strategie per la gestione di tale rischio variano
da azienda a azienda; è importante in ogni caso comprendere ciascuna scelta
cosa comporti in termini di costi e di opportunità/ritorni economici. Una
politica volta alla riduzione del rischio di credito potrebbe essere ad esempio
quella di accorciare le dilazioni di pagamento che vengono concesse dalle
imprese.
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…RISCHIO DI CREDITO
Per quanto riguarda gli intermediari finanziari come le banche tale rischio è
insito nell’attività caratteristica di raccolta di depositi e concessione di
prestiti. L’analisi del rischio di credito della controparte debitoria è ancora
più complessa e richiede una misurazione accurata del rischio e la messa in
atto di politiche di gestione del credito tali da ridurlo.
I modelli di misurazione del rischio di credito si distinguono in modelli
qualitativi e quantitativi.
analizzano le
informazioni specifiche
del cliente con
l’istruttoria di fido, e il
mercato specifico in cui
opera.
analizzano tali
informazioni in un’ottica
quantitativa, determinando
una misura numerica di
quella che è l’esposizione
creditizia rischiosa.
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L’obiettivo dei modelli è quello di stimare una probabilità di default in
modo da avere una misura della perdita attesa. Si vuole individuare
quindi tale relazione:
Metodi di valutazione del rischio di credito:
Intermediari
LINEAR DISCRIMINANT MODEL (Z- SCORE)
Il discriminant model "Z score" è un valido modello diagnostico della crisi
societaria, caratterizzato da un elevato tasso di affidabilità (errore compreso tra il
15% ed il 25%). Ad oggi, lo "Z score" è ritenuto lo strumento cardine in materia
di previsione della crisi d’impresa.
• Il modello di Altman prende in considerazione 5 variabiali quantitative
dell’impresa debitrice, ponderandole ognuna per l’importanza che essa riveste,
calcolando un credit scoring che determinerà la classe di rischio dell’impresa.
• Tutti i dati necessari per il calcolo dello "Z score" possono essere desunti dal
bilancio d'esercizio di ogni società.
Z-score = 1.2* X1 +1,4* X2 +3.3* X 3+ 0.6* X4 + 1.0 *X5
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… Z-score di Altman
A seguito di tale operazione , possiamo desumere che se:
1) Z < 1,8 vi sarà un alto rischio di insolvenza
2) 1,8 < Z < 3 vi sarà una situazione di incertezza
3) Z > 3 vi sarà una solidità dell’impresa
Modalità di gestione:
La gestione del rischio di credito passa attraverso un’accurata istruttoria di fido,
e il continuo monitoraggio dello stato di salute del credito.
Per gli intermediari finanziari di dimensioni maggiori, esistono diverse
possibilità di ridurre il rischio di credito del loro portafoglio, coprendosi con
l’acquisto di derivati quali Credit Default Swap, oppure attraverso operazioni
di Cartolarizzazione. La natura però di questi interventi si configura soprattutto
come speculativa piuttosto che di copertura verso il rischio, se si pensa a ciò che
è accaduto durante la crisi finanziaria recente.
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La gestione del rischio di credito
La gestione del rischio di credito risponde a due requisiti fondamentali:
• il primo consiste nell'eliminare il rischio di credito, almeno in percentuale rilevante
se non al 100%.
Eliminare il rischio di credito vuol dire in molti casi innanzitutto cercare di
trasferirlo, se necessario, su una contropartita che sia copribile con una garanzia
assicurativa o sia “vendibile” sul mercato finanziario.
In altri termini, se il rischio sulla controparte commerciale (l'acquirente estero in un
contratto di compravendita) non può essere garantito con un contratto di assicurazione,
occorre verificare se essa possa ricevere una garanzia da un altro soggetto (in genere
una banca) dello stesso o di un altro paese (a minor rischio) sul quale si possa costruire
una copertura assicurativa o un'operazione di finanziamento bancario che elimini (o
attenui in misura percentualmente rilevante) il rischio.
• il secondo consiste in un'esigenza fondamentale dell'azienda: quando si effettua
un'esportazione, specie se con un pagamento dilazionato in un periodo medio-lungo, il
problema non è solo quello di eliminare il rischio di credito, ma anche quello di
finanziare la fornitura dell'operazione stessa.
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L'ASPETTO ASSICURATIVO
Riguarda la maggior parte delle
operazioni con debitori di paesi ad
elevato rischio.
L'assicurazione dovrà essere
richiesta direttamente
dall'esportatore per tutti i pagamenti
a breve non assistiti da un credito
documentario confermato e per
tutti i pagamenti a medio termine
nella forma di credito fornitore, non
smobilizzabili con un'operazione di
forfaiting.
Viceversa, sarà la banca, se lo ritiene
necessario, a richiedere coperture
assicurative a fronte della
concessione della conferma su un
credito documentario o di un
finanziamento a breve o medio
termine all'acquirente o alla sua
banca.
L’ASPETTO FINANZIARIO
Le aziende che operano nel settore dei
beni di consumo o delle materie prime
e industriali generalmente vendono
con regolamenti nel breve termine. Le
aziende che operano invece nel settore
dei beni di investimento, o addirittura
degli impianti e dei lavori, vendono
con regolamenti dilazionati nel medio
o lungo termine. Tutte queste imprese
però hanno lo stesso problema, di
finanziare le proprie forniture e di
eliminare il rischio di credito sul
compratore.
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RISCHIO DI LIQUIDITA’
Incapacità di far fronte in ogni momento ed economicamente alla
richiesta di rimborso delle passività ma anche agli impegni assunti
circa la concessione del credito.
Rischio che si articola in due tipologie:
FUNDING LIQUIDITY RISK : riuscire a far fronte ai propri
impegni di pagamento quando essi giungono a scadenza.
MARKET LIQUIDITY RISK : difficoltà a smobilizzare le
attività in portafoglio a causa delle condizioni avverse del mercato.
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Quali sono le cause del rischio di
liquidità?
1)
FATTORI INDIVIDUALI - Eventi che indebolendo la fiducia del
pubblico nei confronti di una specifica banca inducono i suoi clienti
ad accelerare il recupero dei crediti concessi alla banca (diffusione
notizie pregiudizievoli circa il management della banca o ancora
declassamento da parte di importanti agenzie di rating).
2)
FATTORI SISTEMICI - Facciamo riferimento a crisi
generalizzate di fiducia che inducono i depositanti di un certo Paese
a richiedere al sistema bancario locale il rimborso di un elevato
ammontare di depositi.
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Funding liquidity risk
Misuriamo il FLR facendo riferimento a tre possibili approcci:
1) Approccio degli stock - misura lo stock di attività finanziarie prontamente
“monetizzabili” di cui la banca può disporre per fronteggiare un eventuale
crisi di liquidità.
2) Approccio dei flussi di cassa - confronta i flussi di cassa in entrata e in
uscita attesi dalla banca, raggruppandoli in fasce di scadenza omogenee e
verificando che i primi siano sufficienti a garantire la copertura dei secondi.
3) Approccio ibrido - rappresenta un misto tra i primi due ossia ai flussi
di cassa effettivi vengono infatti sommati i flussi di cassa che
potrebbero essere ottenuti attraverso la vendita delle attività
finanziarie prontamente monetizzabili.
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Market liquidity risk
MERCATO LIQUIDO
MERCATO SOTTILE
Un mercato ampio, spesso e
liquido permette di dismettere
facilmente le attività da parte della
banca senza incorrere in perdite
rilevanti.
Un mercato sottile invece è
sintomo di una scarsa negoziazione
al suo interno e di conseguenza
diventa particolarmente difficile
per l’intermediario liberarsi delle
attività in suo possesso.
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BASILEA 3 - 2010
Il comitato di Basilea ha previsto due requisiti minimi per la gestione del rischio
di liquidità ossia:
1) Liquidity Coverage Ratio (LCR) - Indice di copertura con l’obiettivo di
permettere alle banche di far fronte al rischio di liquidità nel breve termine.
Attività liquide di
elevata qualità
2) Net Stable Funding Ratio (NSFR) - Indice di copertura con l’obiettivo di
permettere alle banche di far fronte al rischio di liquidità nel lungo termine.
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Stress test
Lo stesso Comitato di Basilea suggerisce agli intermediari
finanziari di mettere in pratica ulteriori verifiche (oltre
all’applicazione degli indicatori analizzati) allo scopo di
ottenere una valutazione più precisa della situazione. Diventa
quindi fondamentale sviluppare una metodologia interna di
stress testing.
Cos’è uno stress test?
E’ una prova teorica e senza automatiche richieste di
ricapitalizzazione da parte della vigilanza, che rivolge
l’attenzione alla capacità di resistenza del capitale di vigilanza
- sottoforma di Cet1 - a uno scenario di shock.
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Stress test 2016 su banche italiane
Eccezion fatta per il Monte, le quattro banche italiane si sono tenute ben lontane
dal famigerato 5,5% considerato “di sicurezza” nello scenario sotto stress. Intesa
Sanpaolo ne esce a testa alta con un Cet1 al 10,24% nello scenario avverso al
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2018.
RISCHIO OPERATIVO
Secondo un recente studio della Federal Reserve Bank of Boston, tra il 1992 e il
2002 le istituzioni finanziarie hanno sofferto più di 100 perdite superiori a 100
milioni di dollari a causa del rischio operativo che rappresenta un RISCHIO
PURO.
Definizione Basilea 2004
“Il rischio di perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di
procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure derivanti da eventi esogeni”.
Quattro fattori di rischio :
1) Risorse umane - si tratta di eventi come errori, frodi, violazioni di regole e
procedure interne, problemi di incompetenza e negligenza.
2) Sistemi informatici - questo fattore include aspetti tecnologici, come guasti
nell’hardware e nel software, ingressi non autorizzati di estranei nei sistemi
informatici e guasti alle telecomunicazioni.
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3) Processi - questo fattore include procedure e controlli interni
difettosi o inadeguati (errori contabili e di registrazione, oppure
calcolo errato delle imposte dovute dalla banca).
4) Eventi esterni - includono tutte le perdite cagionate da cause
esterne, non direttamente controllabili dal management della
banca (modifiche quadro politico, regolamentare o legale, rapine,
terrorismo, catastrofi naturali)
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Gestione del rischio operativo
•
Keep - Si associa, solitamente agli eventi di rischio a basso impatto,
siano essi a elevata (HFLI - High Frequency Low Impact) o a
bassa frequenza (LFLI - Low Frequency Low Impact). Gli eventi
possono essere coperti con riserve.
•
Insure - In questo caso l’esposizione rischiosa viene coperta
ricorrendo a polizze assicurative, le quali vengono solitamente
utilizzate a fronte di eventi LFHI (Low Frequency High Impact),
in genere dovuti a fattori esterni di tipo naturale, politico o
regolamentare.
• Hedge - Questa opzione è utilizzata per i rischi considerati
incompatibili con la capacità di assorbimento della banca. L’hedging
è realizzato attraverso politiche di riduzione del rischio basate su
consistenti investimenti in risorse umane, processi di controllo e
tecnologie. È solitamente utilizzato per eventi High Frequency
High Impact (HFHI).
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RISCHIO PAESE
Definizione proposta da Meldrum (2002) :
“Per Rischio Paese si intende l’insieme dei rischi che non si sostengono se
si effettuano delle transazioni nel mercato domestico ma che emergono nel
momento in cui si effettua un investimento in un Paese estero. Detti rischi
sono prevalentemente imputabili alle differenze di tipo politico, economico
e sociale esistenti tra il Paese originario dell’investitore e il Paese in cui
viene effettuato l’investimento”.
Meldrum suddivide i possibili eventi rischiosi in sei differenti famiglie:
• Rischi economici
• Rischi di trasferimento
• Rischio derivante dalla fluttuazione del tasso di cambio
• Rischio di localizzazione geografica
• Rischio derivante dal merito creditizio governativo
• Rischio politico
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• Rischio economico
La famiglia dei rischi economici può essere scomposta in due
sottogruppi a seconda che il rischio influenzi l’intero Paese nella sua
generalità (rischi macroeconomici) ovvero influenzi esclusivamente
l’investimento compiuto (rischi microeconomici). Pensiamo alle
politiche economiche adottate e alla loro coerenza con agli obiettivi
di crescita e con il grado di apertura del Paese agli scambi con
l’estero.
• Rischio di trasferimento
Rischio che il Governo del Paese in cui si vuole effettuare un
investimento estero decida di approvare una legge che sancisca la
restrizione dei movimenti di capitale che può comportare grosse
difficoltà nel rimpatriare i profitti, nella forma di dividendi o di
interessi.
• Rischio di fluttuazione del tasso di cambio
Misura la probabilità che si manifesti una variazione sul tasso di
cambio sfavorevole all’investitore. Tale rischio può essere in molti
casi neutralizzato attivando delle apposite operazioni di hedging che
permettono di definire il prezzo a termine della valuta.
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• Rischio di localizzazione geografica
Un Paese che non presenta particolari sintomi di rischiosità interna
può evidenziare dei caratteri di pericolosità se analizzato alla luce
della sua particolare posizione geografica (EFFETTO CONTAGIO).
• Rischio politico
Dipende da una serie di eventi non economici, ma bensì legati a
fattori di natura politica di grande impatto sugli investimenti esteri
(elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Brexit, etc.).
• Rischio di merito creditizio
Rappresenta il grado di solvibilità dello Stato sovrano. Tale
tipologia di rischio e particolarmente percepita dagli investitori
istituzionali che investono nelle emissioni obbligazionarie
governative. Ci sono molte Agenzie che si propongono di definire il
livello di rischio dello Stato sovrano attraverso l’emissione del
cosiddetto “Sovereign Rating”.
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RATING DEI PRINCIPALI PAESI
EUROPEI - 2016
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Come valutare il rischio paese?
Analisi discriminante
Modelli di regressione lineare
Modelli logit
Analisi discriminante
L’idea è di classificare i Paesi a seconda che siano o meno in procinto di fallire. La
procedura statistica di analisi multidimensionale dei dati ha lo scopo di pervenire
all'uso di un insieme di variabili per discriminare nel modo migliore gli individui
(Paesi nel nostro caso) tra due o più gruppi omogenei. Generalmente, si perviene ad
una regola di decisione tramite la quale si attribuisce il soggetto a uno dei gruppi
predefiniti.
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• Modelli di regressione lineare
Possiamo dire che il livello di “rischio” in un determinato Paese
dipende, ad esempio, dalla situazione economica del Paese stesso.
Grazie al modello cerchiamo di capire il grado di dipendenza, se
esiste, tra le nostre variabili di interesse.
• Modelli logit
I modelli logit rendono possibile modellare le variabili discontinue
ossia le variabili che assumono un valore pari a 1 o 0. Modelli adatti
a molti tipi di rischio politico, che spesso hanno risultati del tipo: il
Paese fallisce o no, il Paese espropria o no. La variabile dipendente Y
può cosi essere definita:
− Y = 1 se il default (o l’espropriazione) si verifica
− Y = 0 se il default (o l’espropriazione) non si verifica
Non bisogna considerare solo i dati numerici (analisi quantitativa)
ma questi ultimi devono essere considerati come input che alimentano
un’analisi (analisi qualitativa) tesa ad evidenziare la struttura
economica, socio-politica, finanziaria ed istituzionale del Paese.
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RISCHIO DI CAMBIO
È il rischio derivante da variazioni inattese del
tasso di cambio, e interessa soprattutto le imprese
che operano a livello internazionale e le banche
che detengono attività in valuta estera.
Come coprirsi?
Validi strumenti sono i derivati su valute (quali ad
esempio, currency future, currency option,
currency swap).
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Bibliografia e sitografia:
• La gestione dei rischi finanziari nella banca (Edizione 1996) - G.
Lusignani.
• Istituzioni e mercati finanziari (Edizione 2007) - Frederic S. Miskin,
Stanley G. Eakins, Giancarlo Forestieri.
• Options, futures and other derivatives (9th edition, 2015) - John
Hull.
• Rischio e valore nelle banche (Edizione 2008) - Andrea Resti,
Andrea Sironi.
• http://www.treccani.it/
• http://www.morningstar.it
• http://www.borsaitaliana.it
• http://www.ilsole24ore.com/
• www.finriskalert.it
• www.forexinfo.it
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