Sclerosi multipla
La sclerosi multipla è una malattia
cronica del sistema nervoso
centrale.
È
causata
da
un’anomalia del sistema nervoso
immunitario, che si attiva contro
alcuni componenti dell’organismo
stesso, attivando il meccanismo
“autoimmune” distruggendo in
più zone (“multipla”) la mielina,
formando cicatrici o placche
(“sclerosi”).
SMA
L’atrofia muscolare spinale è una
malattia delle cellule nervose
delle corna anteriori del midollo
spinale.
Questa
malattia
impedisce
di
camminare,
controllare collo e testa e
deglutire.
È
una
malattia
autosomica recessiva, ovvero si
manifesta solo se i genitori sono
entrambe portatori del gene
responsabile.
SMA1
La SMA1 è la più diffusa e anche la
più grave che può essere mortale
nei primi mesi di vita.
Leucemia
La leucemia è un tumore di tutte le cellule del sangue. Le cellule
normali che si ritrovano nel sangue, globuli rossi, globuli bianchi
e piastrine, prendono origine da cellule immature - dette anche
cellule staminali o blasti - che si trovano nel midollo osseo.
Nelle persone affette di leucemia vi è una proliferazione
incontrollata di queste cellule, che interferisce con la crescita e
lo sviluppo delle normali cellule sanguigne.
Metodo stamina
Il metodo stamina è un trattamento terapeutico a base di
cellule staminali. Prevede la conversione delle cellule
staminali mesenchimali in neuroni, dopo una breve
esposizione ad acido retinoico diluito in etanolo.
La terapia consiste nel prelievo di cellule dal midollo
osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro, e infine
l’infusione di queste nei pazienti stessi.
Tale metodo viene indicato per la cura di diverse malattie
tutte di origine neurodegenerative.
Funzione mesenchimale del trapianto
I risultati ottenuti mostrano che le MSC, pur
non differenziandosi in neuroni, esercitato un
effetto benefico (detto effetto “bystender” o
“spettatore”) che non consiste nella
sostituzione delle cellule perse, ma in un
effetto trofico che migliora la riparazione e
limita i danni al tessuto nervoso.
Questo effetto neuroprotettivo rallenta la
progressione del deficit motorio, ma non
aumenta significativamente la sopravvivenza.
Questi miglioramenti sembrano esser dovuti al
rilascio da parte delle MSC di diversi fattori:
antinfiammatori, antipoptici e antiossidanti.
Funzione emopoietica del trapianto
Il trapianto di cellule staminali emopoietiche, CSE,
può essere definito come l’espansione in vivo di
cellule primitive allo scopo di ricostruire il tessuto
midollare osseo non più funzionante per effetto di
un processo morboso o per l’azione tossica di
farmaci o radiazione.
La funzione emopoietica è prodotta dalle cellule
del sangue. Quando questa viene meno può essere
per vari motivi: invasione da parte di cellule
tumorali (leucemie), distruzione del tessuto per
un’ alta dose di farmaci o radiazioni, aggressione
immunologica .
Il trapianto allogenico
Il trapianto allogenico rappresenta l’unica forma di
immunoterapia
chimicamente
testata.
L’effetto
terapeutico risiede nella razione delle cellule del sistema
immunitario del donatore, che riconoscono come
“estranee”, le cellule tumorali residue nel paziente .
Il trapianto allogenico necessita delle disponibilità di un
donatore, la cui tipologia possa variare: familiare
identico, familiare non identico, volontario adulto,
cordone ombelicale .
La donazione viene effettuata a partire dal sangue
periferico, senza la necessità di anestesia totale. Le
cellule donate son infuse al paziente, tramite un accesso
venoso centrale senza alcuna manipolazione. Nei giorni
precedenti al trapianto il paziente è sottoposto a una
terapia, i quali farmaci possono costituire due tipi di
condizionamento: condizionamento a intensità ridotta e
condizionamento mieloblativo .
Trapianto autologo
Il trapianto autologo è utilizzato soprattutto nella
cura dei linfomi e mielomi.
Il paziente è domatore di se stesso: durante la
chemioterapia viene praticata la raccolta delle
cellule staminali circolanti, che vengono congelate e
conservate fino al loro utilizzo .
Si somministra una dose elevata di farmaci attivi
contro la malattia che inducono un’ aplasia
midollare. L’uso, dopo scongelamento, permette di
abbreviare la durata dell’aplasia midollare,
ricucendo così i potenziali rischi per il paziente .
Realizzato da:
Lorenti Ilenia,
Guidara
Giuseppina,
Scarfone
Antonio, Ciaccio
Giuseppina,
Bagetta Silvio,
Abelardo
Domenico e
Palamara
Giandomenico
Classe IV C
Liceo Scientifico
di Soverato