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Lettera 165
Al nome
di Gesù Cristo crocifisso e di Maria
dolce
A voi, dilettissima e carissima suora in Cristo Gesù.
Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù
Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo;
con desiderio di vedervi sempre pascere e nutrire
al petto della dolce madre carità:
considerando me, che senza questo latte che ci dà
questa gloriosa madre, nessuno può avere vita.
Ella è tanto dolce e tanto soave all'anima che la
gusta,
che ogni cosa amara in lei diventa dolce, e ogni
grande peso leggero.
Non me ne meraviglio se così è; perché stando in
questa carità e amore, si sta in Dio.
Così dice san Giovanni:
che Dio è carità;
e chi sta in carità, sta in Dio,
e Dio in lui.
Dunque, avendo Dio, non può avere alcuna
amaritudine;
però che egli è sommo diletto, somma dolcezza e
letizia.
E questa è la ragione perché sempre i servi di
Dio godono:
onde, se essi sono infermi, godono;
o in fame o in sete o poveri o afflitti o tribolati o
perseguitati dalle creature;
che se tutte le lingue loro tagliassero sopra
il servo di Dio, non se ne cura,
ma d'ogni cosa gode ed esulta:
perché egli ha Dio che è ogni suo riposo:
e ha gustato il latte della divina carità.
E siccome il fanciullo trae a sé il latte per mezzo del
petto della madre,
così l'anima innamorata di Dio trae a sé per mezzo
di Cristo crocifisso;
seguitando sempre le vestigia sue, volendolo
seguire per la via degli obbrobri, delle pene e
delle ingiurie;
e in altro non si vuole dilettare se non in Cristo
crocifisso, e fugge di gloriarsi in altro che nella
Croce.
Questi cotali dicono con san Paolo:
«Io mi glorio nelle tribolazioni
per amore del mio Signore Gesù Cristo,
per cui il mondo m'è crocifisso,
e io a lui»
Allora l'anima s'abbraccia al legno della
santissima Croce
e volge in su il volto del santo desiderio,
e ragguarda al consumato ardentissimo
amore,
il quale gli ha portato il corpo suo che da ogni
parte versa sangue per amore.
Adunque non mi meraviglio se l'anima allora è
paziente nelle tribolazioni;
perché per amore e con libera volontà ha rifiutate le
consolazioni del mondo,
e ha fatta grande amistà con le fatiche e con le
persecuzioni:
però che ha veduto che questo fu il vestimento del
Figliuolo di Dio,
il quale egli elesse per il più prezioso e glorioso
vestimento che trovare si potesse.
Questa è
quella dolce margherita
che dice il nostro
dolce Salvatore
che l'uomo,
poiché l'ha trovata,
vende ciò ch'egli ha,
per comprarla.
Quale è questa cosa che è nostra,
che c'è data da Dio,
che né dimonio né creatura ce la può
togliere?
È la volontà.
A chi venderemo questo tesoro di questa volontà?
a Cristo crocifisso.
Cioè, che volontariamente e con buona pazienza
rinunceremo alla nostra perversa volontà;
la quale quando è posta in Dio, è un tesoro.
E con questo tesoro compriamo la margherita
delle tribolazioni,
traendone il frutto con la virtù della pazienza,
il quale mangiamo alla mensa della vita durabile.
Ora a questo cibo, mensa e latte v'invito, figliuola
mia dolcissima;
e vi prego che ne siate sollecita di prenderlo.
Levatevi dal sonno della negligenza,
poiché non voglio che siate trovata a dormire
quando sarete richiesta dalla prima Verità.
O dolce e soave richiedimento, il quale toglie la
gravezza del corpo nostro che è quel mezzo
perverso che sempre ha ribellato al suo Creatore
con diletti e piacimenti disordinati, facendosene per
disordinato amore un nostro Dio!
Era tanto abbondante la cecità nostra, che non
ragguardavamo noi non essere; ma come superbi
credevamo passare per la porta stretta col peso
dell'affettuoso perverso amore del mondo; il quale è
la morte dell'anima nostra.
Voglio dunque che ci leviamo il carico d'ogni
vanità del mondo e amore proprio di sé
medesima.
Sai tu, perché dice che la porta è stretta, onde
dobbiamo passare?
Perché dobbiamo restringere l'amore i desideri
nostri in ogni diletto e consolazione del mondo
e trasformare sé medesimo nella dolce madre della
carità, come detto è.
Dico che deve chinare il capo, perché la porta è
bassa;
perché portandolo alto, ce lo romperemmo.
Si vuole chinare per santa e vera umiltà,
ragguardando che Dio è umiliato a noi.
Ti devi tenere e voglio che ti tenga la più vile di
tutte l'altre.
E guarda che tu non volga il capo in dietro per
nessuna cosa che sia,
né per illusione di dimonio,
né per parole che tu udissi o dallo sposo tuo o da
nessuna altra creatura.
Persevera virilmente nel santo proponimento
cominciato.
Che sai che dice Cristo:
«Non vi volgete in dietro a mirare l'arato».
Perché la perseveranza è quella cosa che è
coronata.
Volgiti con affettuoso amore, con quella dolce
innamorata di Maddalena,
abbracciando quella venerabile e dolce Croce:
ed ine troverai le dolci e reali virtù;
perché ine troviamo Dio e uomo.
Pensati che il fuoco della carità ha premuto
quel venerabile e dolce corpo
in tanto che d'ogni parte versa sangue con
tanto amore e pazienza santa,
che il grido di questo Agnello non è udito per
mormorazione.
E umile e despetto, e saziato d'obbrobri.
Si fenda il cuore e l'anima tua per caldo
d'amore...
a questo petto della carità
col mezzo della carne di Cristo crocifisso.
In altro modo non potresti gustare né avere
virtù;
perché egli è la via ed è la verità;
e chi tiene per essa, non può essere
ingannato.
Fatti ragione che tutto il mondo ti fosse
contro;
e tu con un cuore virile e reale non volgere il
capo in dietro;
ma parati innanzi con lo scudo in mano a
ricevere i colpi.
Sai che lo scudo ha tre canti:
così ti conviene avere in te tre virtù.
Odio e dispiacimento dell'offesa che hai fatta al
tuo Creatore,
singolarmente nel tempo passato, quando tu eri
un dimonio;
perché seguivi le vestigia sue.
Dico che poi ti conviene avere l'amore,
ragguardando nella bontà di Dio
che tanto t'ha amata non per debito ma per sola
grazia,
mosso solamente dall'amore ineffabile suo:
e non ti trasse l'anima del corpo nel tempo che tu
eri ribelle a lui;
ma ti ha il dolce Gesù tratta dalle mani del dimonio
e portata a Grazia.
E ti dico che, subito che avrai questo perfetto amore e
odio, ti nascerà la terza,
cioè una pazienza: che, non tanto che tu ti dolga di
parole o d'ingiurie che ti fossero dette o fatte,
o per veruna pena che sostenessi, tu non ti muoverai
per impazienza,
ma con letizia sosterrai, avendole in riverenza,
reputandoti indegna di tanta grazia.
Non sarà verun colpo né di dimonio né di creatura,
che, avendo questo scudo dell'odio e dell'amore e
della vera pazienza, che ti possa nuocere;
perché elle sono quelle tre colonne forti che
conservano, e tolgono la debolezza dell'anima.
Questo prese quella dolce Maddalena per siffatto
modo che ella non vedeva sé,
ma con un cuore reale si vestì di Cristo crocifisso;
non si volse più né a stati né a grandezze né alle
vanità sue;
perduto ha ogni piacere e diletto del mondo.
In lei non si trova altra sollecitudine né pensiero se
non in che modo ella possa seguire Cristo.
E subito ch'ella ha posto l'affetto in lui, e conosciuta
sé medesima;
ella l'abbraccia e prende la via della viltà, dispregia
sé per Dio, perché vede che per altra via non lo
può seguire né piacergli.
Ella si fa ragione d'essere la più vile creatura che si
trovi.
Costei, come ebra, non si vede più sola che
accompagnata:
che se ella si fosse veduta, non sarebbe stata tra
quella gente di soldati di Pilato;
ma n'è andata e rimasta sola al monumento.
L'amore non le faceva pensare:
«Che parrà? sarà detto male di me, perché io son
bella e di grande affare?».
Non pensa qui; ma pure in che modo possa trovare
e seguire il maestro suo.
Or questa è quella compagna la quale io ti do, e che
io voglio che tu segui;
perché ella seppe sì bene la via, ch'ella è fatta a noi
maestra.
Corri, figliuola e figliuole mie: non mi state più a
dormire, che il tempo corre e non aspetta punto.
Non voglio dire più.
Confortate Monna Colomba: ché io mando a lei
come a voi e anco a Monna Giovanna
d’Azzolino.
Beneditemi Monna Mellina e Catarina e Monna
Lagina, e tutte l'altre figliuole in Cristo Gesù.
Non si meraviglino e non piglino pena perché io
non abbia scritto a loro. Ne ho fatto un corpo di
tutte quante.
Ho fatto questo,
perché piante novelle hanno bisogno di
maggiore aiuto.
Confortatevi in Cristo Gesù
da parte di tutte.
Permanete
nella santa e dolce
dilezione di Dio.
Gesù dolce
Gesù amore