Dipartimento Organizzazione Team Informatico Nazionale Informativa NEWS 37 – 17 maggio 2004 Argomento Situazione Virus Note Pur coscienti del disagio che in questi ultimi mesi si sono prodotti nel ricevere messaggi di posta contenenti virus o più semplicemente contenenti segnalazioni di disinfezione da virus sugli allegati, cosa che ha costretto tutti ad uno sforzo aggiuntivo nel discernere messaggi buoni da quelli fasulli, vi inviamo alcune note sulla situazione. Consigliamo comunque, tutte le strutture, di tenere aggiornato l’antivirus, che deve essere installato su tutte le macchine in dotazione. Allo stato attuale è possibile che, ancora per alcuni giorni, ci si trovi a ricevere messaggi di segnalazione di avvenuta disinfezione di allegati (purtroppo tanti sono i Virus che imperversano la rete e a questo proposito vi alleghiamo un articolo del Corriere della sera che ribadisce la particolarità del momento). Stiamo lavorando pesantemente, in collaborazione con il nostro provider, affinché si possa ritornare alla normalità. Ecco l’ultima risposta del Provider che ci è giunta questa mattina: “…Vi aggiorno sulla situazione antivirus: Tra ieri notte ed oggi abbiamo installato una nuova versione dell'antivirus sul server di posta. Dopo le anomalie di questa mattina la situazione si è stabilizzata, per cui i virus non dovrebbero più passare. Attualmente il comportamento impostato è il seguente: quando un virus viene rilevato prima si tenta il clean, se tale azione fallisce, il virus viene rimpiazzato con un file (warning.htm). Per il momento, per un problema del prodotto, non siamo ancora riusciti a far sì che i messaggi infetti vengano completamente cancellati: stiamo comunque lavorando con il supporto McAfee per risolvere il problema ed attivare anche questa possibilità…..” nel chiedervi di voler pazientare ancora per poco, vi porgiamo i nostri cordiali saluti. Team Informatico Nazionale FABI Da: Corriere della sera I consigli degli esperti della sicurezza - Da Sasser a SoBig, 60 virus al giorno. Le «infezioni» nascoste nelle e-mail hanno un costo pari a 12 miliardi di dollari l’anno. In Italia attaccate 9 aziende su 10, ma il 50 per cento non usa software di protezione La progressione è impressionante. A dicembre sono stati identificati 400 tipi di virus. A febbraio erano già 925 e 1.200 a marzo. Il record in aprile: 1.700. Per una media di 60 nuovi virus informatici scoperti ogni giorno. Capaci di fare danni che Marco Agnoli, responsabile del programma di sicurezza di Microsoft Italia, stima nell’ordine dei miliardi di dollari. «Dal 1999 - spiega - l’economia mondiale ha subito perdite superiori ai 12 miliardi ogni anno». La punta dell’iceberg Che cosa dobbiamo attenderci ancora? «La cosa che sorprende - spiega Tiberio Molino, manager di Trend Micro, una delle principali aziende di software per la sicurezza - è che i virus che effettivamente provocano allarmi e danni sono soltanto la punta dell’iceberg. La maggior parte dei programmi perniciosi per i sistemi, per fortuna, non raggiunge il grande pubblico. Eppure lascia una traccia che i nostri esperti riescono a identificare». I virus, spiega l’esperto, si dividono in due categorie: «Una prima definita in the wild (allo stato brado), come il Sasser, e sono quelli che riescono a propagarsi; e una seconda in the zoo (nello zoo), che rimangono in qualche modo confinati in ambienti isolati». Ma dove nascono i virus e perché? «È difficile dare una risposta certa - dice Sergio Vantusso, responsabile marketing di McAfee, altra importante azienda di software per la sicurezza -. I primi virus erano opera di programmatori che volevano dimostrare quanto erano bravi. Oppure di qualcuno che voleva "vendicarsi", magari per un aumento non concesso. La situazione ora è radicalmente diversa: siamo immersi in una guerra informatica senza frontiere. Mettiamola così: la globalizzazione, tra i tanti effetti non previsti, ha portato anche questo». Ovviamente, all’opera ci sono anche vere e proprie bande di fuorilegge che utilizzano la Rete per compiere furti, truffe e anche ricatti. Caccia all’untore Ogni tanto le autorità riescono a fermare un «untore», come è capitato nei giorni scorsi in Germania, per il creatore di Sasser, Sven Jaschan, un programmatore di 18 anni. Ma la maggior parte dei creatori di infezioni, come Lovsan, Blaster, SoBig, NetSky, sono rimasti anonimi. Costringendo le aziende a concentrare per creare difese. «Per noi della Microsoft - spiega Agnoli, - è un’esigenza vitale. Dei 6,6 miliardi di dollari investiti in ricerca, lo stesso Bill Gates ha confermato che la maggior parte sono diretti "allo strategico settore della sicurezza". A Redmond 700 tecnici si occupano soltanto di questa materia. E come dice Gates: "Se potete scegliere tra scoprire nuove funzionalità o migliorare la sicurezza, scegliete senza esitazione quest’ultima"». Parole sagge: soltanto in Italia, l’ultima infezione provocata dal baco Sasser, diffuso in quattro varianti, ha provocato blocchi ai computer delle Ferrovie dello Stato, del Viminale, del Palazzo di Giustizia di Milano. Oltre che dell’Europarlamento di Bruxelles. Nel mondo sono stati colpiti circa 18 milioni di computer sui 600 milioni esistenti. Aziende poco sicure Ancora qualche dato, tratto da un’indagine compiuta su un campione di aziende italiane da Assosecurity - associazione nata lo scorso anno su iniziativa del Politecnico di Torino, dell’Università degli studi di Torino, dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr di Pisa e di altre istituzioni: il 94% delle aziende italiane sono state attaccate almeno una volta da un virus informatico; il 40% delle imprese medio-piccole impiega da 2 a 5 giorni per ripristinare i sistemi. Mentre il 50% delle aziende dichiara di non avere una politica di sicurezza. E questo a due mesi dalla data (30 giugno), dell’entrata in vigore della legge sulla protezione dei dati personali che impone alle società di aggiornare i propri software di difesa. Dunque, quali scenari per il futuro? «Gli attacchi saranno sempre più sofisticati - sostiene Agnoli -. Per ridurre i rischi lavoriamo sulle tecnologie, sui processi e sulle persone, considerato che il 40% delle intrusioni in media proviene dall’interno delle aziende». L’intento è di rendere i pc capaci di reagire in anticipo a un’infezione: « I nostri prossimi sistemi - conclude Agnoli - saranno in grado di alzare barriere antivirus da soli». Insomma, prevenire è meglio che curare. Paolo Salom