La diffusione della Riforma in Europa Non coincise con la diffusione della dottrina luterana che rimase confinata in Germania e pochi altri paesi vicini. Lutero non voleva introdurre il relativismo teologico; tuttavia, la sua contestazione dell’autorità romana aprì la strada ad altre iniziative riformatrici, alcune delle quali destinate ad incidere maggiormente nelle vicende storiche. La divisione religiosa dell’Europa a metà del XVI secolo La divisione religiosa dell’Europa a metà del XVI secolo La riforma in Svizzera Una maggiore forza espansiva dimostrò la Riforma in Svizzera, che: sviluppò un’antropologia meno pessimistica e più favorevole all’impegno del cristiano nel mondo; non subordinò la Chiesa ai Principi, ma fece del potere politico il “braccio secolare” della Riforma. Protagonisti: Zwingli e Calvino. H.Zwingli (14841531), attivo a Zurigo, - Abolisce la messa, sostituita da una semplice commemorazione dell’ultima cena; - I sacramenti (come l’Eucarestia) sono solo simboli della promessa di Dio (e non manifestazioni epifaniche della Grazia). Giovanni Calvino (1509-1564) Di origini francesi, aderì alla Riforma e per questo fu costretto all’esilio, a causa della politica persecutoria del re Francesco I. Giunto a Basilea, città tollerante e tranquilla, scrisse la Institutio Christianae Religionis (1536), la prima sistematizzazione della teologia protestante. La chiarezza espositiva e concettuale dell’opera ne decretarono il successo, anche se le idee di Calvino erano non del tutto uguali a quelle di Lutero: Pur condividendo il principio della giustificazione per fede, considerava i sacramenti come semplici «segni» della fede e riti commemorativi (non credeva nella transustanziazione); pur sminuendo, come Lutero, il valore delle opere meritorie (predestinazione), Calvino affermava che l’uomo deve sforzarsi di fare il bene non per accrescere i propri meriti ma per glorificare Dio: Poiché non sappiamo quali sono coloro che apparterranno al numero e alla compagnia degli eletti, noi dobbiamo preoccuparci della salvezza di tutti. «attivismo» calvinista: per Lutero l’uomo, anche redento, non può compiere nulla di buono: il giusto resta peccatore (S.Agostino: l’umanità è massa damnationis); per Calvino, invece, l’uomo ha il compito di impegnarsi nel lavoro e di “riuscire” con successo in quello che fa ad maiorem gloria Dei: così, Dio premia gli eletti benedicendone l’attività e il successo nel lavoro e rendendo così «visibile» la scelta da parte della Grazia : le opere non sono causa ma effetto della salvezza. Si tratta di una vera e propria «giustificazione teologica del successo», anche professionale: è il concetto di ascesi mondana, attraverso la quale il credente può riconoscere di essere tra i prescelti attraverso il successo della propria attività nel mondo e il benessere materiale. Il sociologo Max Weber (1864-1920), nello scritto L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1905) mise in relazione lo sviluppo del capitalismo con l’attivismo calvinista. La Chiesa calvinista La città di Calvino fu Ginevra (la «Roma del protestantesimo»): dopo l’espulsione dalla città del Vescovo cattolico, Calvino vi fu chiamato a svolgere l’incarico di Ministro predicatore del Vangelo. Nel Formulario di fede e di disciplina (1537) Calvino dettò le regole dei comportamenti dei singoli e della comunità, imponendo norme civili severissime desunte dalla Bibbia: • condanna dell’ubriachezza, della lussuria, del ballo, dei giochi d’azzardo; • chiusura di teatri e altri locali pubblici «equivoci»; Un esempio del regime rigoristico introdotto a Ginevra: Calvino nega la comunione ad alcuni uomini che hanno fama di libertini… • vengono comminate pene a chi si fa leggere la mano dagli zingari, a chi fa rumore in chiesa, a chi paga un debito di domenica, a chi non sa recitare una preghiera; • abolizione di tutte le feste tranne la domenica. Con le Ordinanze Ecclesiastiche (1542) Calvino organizzò Ginevra come una vera e propria teocrazia: • il governo della città fu sottomesso all’autorità della Chiesa e del Concistoro, costituito da membri laici ed ecclesiastici (anziani e Pastori) che regolavano la vita pubblica e sorvegliavano la fede e i costumi degli abitanti, imponendo un rigido moralismo e limitando la libertà di coscienza; • il dissenso dottrinale era stroncato severamente: Michele Serveto, il medico e teologo spagnolo rifugiatosi a Ginevra, fu processato e condannato al rogo per le sue tesi antitrinitarie (1553). La condanna di Serveto distrusse la fiducia che molti europei cominciavano a nutrire sul fatto che Ginevra potesse essere la «nuova Roma», libera e autenticamente cristiana, contrapposta a quella corrotta dei cattolici. • Chiese calviniste - e perseguitate - si formarono in Francia (Ugonotti), in Scozia, in Inghilterra (Puritani), nei Paesi Bassi e nell’Est. Il caso inglese: lo scisma anglicano Il re inglese Enrico VIII Tudor (1509-47), definito anche Defensor fidei, era inizialmente uno strenuo oppositore di Lutero. Nel 1527 entrò però in contrasto con papa Clemente VII che rifiutò la richiesta di annullamento del matrimonio con la moglie Caterina d’Aragona (la prima di sette…) per sposare una cortigiana di cui si era invaghito, Anna Bolena. Un ritratto di Anna Bolena Enrico VIII ritratto da Holbein il Giovane nel 1540 Dopo anni di trattative e pareri giuridici, il clero inglese concesse lo scioglimento del matrimonio (1531) e nel 1534, con l’Atto di supremazia, il Parlamento proclamò Enrico VIII, nel frattempo scomunicato dal Papa (1533), unico capo della Chiesa di Inghilterra (o Chiesa Anglicana). La struttura della Chiesa e il corpus dottrinale non cambiano: ma i Vescovi devono obbedienza al re come capo della Chiesa e sciolgono il legame con il Papa di Roma. Enrico VIII cancellò gli ordini monastici e ne incamerò i beni. […] sia decretato per l'autorità di questo attuale Parlamento che il Re, nostro sovrano, i suoi eredi e successori re di questo regno, siano accolti, accettati e considerati come unico capo supremo in terra della Chiesa d'Inghilterra detta "Anglicana Ecclesia" [..] e che il suddetto nostro sovrano e signore, i suoi eredi e successori re di questo regno abbiano pieno potere ed autorità […] di castigare, reprimere, riformare, correggere, regolare, contenere ed emendare tutti quegli errori, eresie, abusi, offese, spregi ed eccessi di qualunque genere siano, che in qualunque modo per spirituale autorità o giurisdizione debbano o possano essere legalmente riformati, repressi, regolati, riparati, corretti, contenuti o emendati, a gloria di Dio Onnipotente […] Dall’Atto di Supremazia, 1534