Etica Economia Ambiente
(molte definizioni riportate in questa presentazione sono
prese da Wikipedia)
Le politiche ambientali hanno come obiettivo la
conservazione dei beni ambientali.
I beni ambientali vanno preservati perchè hanno un
“valore” (“sono buoni”) per la società.
Per l’economia è “buono” per la società tutto ciò che
accresce il benessere della società.
Come si fa a definire cosa è bene? Vi è bisogno di un
giudizio di valore. La definizione del “bene” è un
problema affrontato dalla filosofia morale (etica).
autore: Valeria Sodano
Come risolve il modello standard il problema morale?
Accetta una visione utilitaristica a partire dall’individualismo
metodologico.
•Il benessere della società è dato dalla somma del benessere dei singoli
individui.
•Il benessere di ogni individuo è dato dall’utilità da questi conseguita.
•L’utilità è definita sullo spazio dei beni che l’individuo consuma.
L’economia del benessere è qualla branca della teoria economica che
affronta il problema del benessere della società
L'Economia del benessere, che prende il nome dal titolo di un celebre libro
dell'economista inglese Arthur Cecil Pigou, The Economics of Welfare, è
una disciplina dell’economiache studia le ragioni e le regole di fenomeni
sociali al fine di formulare soluzioni tali da tendere ad una situazione di
ottimo sociale
autore: Valeria Sodano
L'Economia del benessere per trovare attuazione concepisce il ruolo centrale
dell'attività dell'apparato statale, non come autonoma fonte di valori ma come
aggregato delle volontà individuali, con oggetto la valutazione della desiderabilità
sociale di situazioni economiche alternative, costruendo una graduatoria di diversi stati
del mondo.
È un'analisi di tipo normativo, che si preoccupa pertanto non solo di analizzare ma
anche di valutare determinate situazioni economiche.
L'Economia del benessere si basa su due criteri di valutazione fondamentali,
l'efficienza e l'equità di un determinato stato del mondo.
I giudizi di valore sono:
1) Ottimo paretiano: una situazione economica nella quale non è possibile accrescere
il benessere di un individuo senza diminuire quello di un altro rappresenta una
situazione di ottimo paretiano. Un ottimo paretiano è una condizione di unanimità
circa l'impossibilità di raggiungere uno stadio migliore del mondo attraverso altre
transazioni .
2) La valutazione del livello del benessere viene effettuata dall'individuo preso in
esame e non da terzi.
Il primo giudizio comporta il necessario consenso unanime della collettività presa in
esame ed è il parametro principale per raggiungere la valutazione riguardo l'efficienza.
autore: Valeria Sodano
Primo teorema dell’economia del benessere
Un sistema di mercato perfettamente concorrenziale è in grado di realizzare
un'allocazione ottimo-paretiana
Secondo teorema dell’economia del benessere
Modificando adeguatamente la distribuzione iniziale delle risorse tra gli
individui e lasciando poi all'operare del mercato la realizzazione dell'allocazione
efficiente delle risorse, è possibile raggiungere una diversa situazione di ottimo
rispetto a quella realizzata con l'iniziale distribuzione delle risorse
autore: Valeria Sodano
L' utilitarismo (dal latino utilis, utile) è una dottrina filosofica di
natura etica per la quale è "bene" (o "giusto") ciò che aumenta la
felicità degli esseri sensibili. Si definisce perciò utilità la misura
della felicità di un essere sensibile.
Nel pensiero greco sono considerati utilitaristici filosofi come
Protagora e, per certi versi, Epicuro, successivamente posizioni
simili furono sviluppate dall'abate Galiani, da David Hume e
Helvétius
L'utilitarismo trova una formulazione compiuta nel XVIII secolo ad
opera di Jeremy Bentham, il quale definì l'utilità come ciò che
produce vantaggio e che rende minimo il dolore e massimo il
piacere. Egli fa dell'etica una scienza quantificabile introducendo il
concetto di algebra morale.
Il suo pensiero fu ripreso da John Stuart Mill che nella sua opera
intitolata Utilitarismo, del 1829, relativizza la quantità di piacere al
grado di raffinatezza dell'individuo.
autore: Valeria Sodano
L'analisi, però, si può estendere a livello complessivo. Nella formulazione originaria,
infatti, l'utilità è una misura cardinale (o additiva) della felicità; essa è perciò
aggregabile mediante l'operazione di somma. È quindi possibile misurare il
"benessere sociale", definendolo come somma delle singole utilità degli individui
appartenenti alla società.
L'utilità diventa perciò il perno del ragionamento etico, e la sua diretta applicazione
è che diversi stati sociali risultano comparabili a seconda del livello di utilità globale
da essi generati, intesi come aggregazione del grado di utilità raggiunto dai singoli.
Finalità della giustizia è la massimizzazione del benessere sociale, quindi la
massimizzazione della somma delle utilità dei singoli, secondo il noto motto
benthamiano: "Il massimo della felicità per il massimo numero di persone.“
L'utilitarismo è quindi una teoria della giustizia secondo la quale è "giusto"
compiere l'atto che, tra le alternative, massimizza la felicità complessiva, misurata
tramite l'utilità.
autore: Valeria Sodano
Non hanno rilevanza invece considerazioni riguardo alla moralità dell'atto, o alla
doverosità, né l'etica supererogatoria. Non vi è alcun giudizio morale aprioristico.
Si prenda ad esempio l'omicidio: questo atto può essere considerato "giusto" allorquando comporti
come conseguenza uno stato sociale con maggiore utilità totale. Difatti potrebbe succedere che un
solo individuo perda utilità dalla propria morte, allorché gli altri membri della comunità guadagnino
in utilità dalla sua scomparsa.
Per tale ragione, si attribuisce all'utilitarismo una visione della giustizia di tipo
consequenzialistico (altrimenti detto end-state oriented, o non aprioristico): la
giustificazione di una scelta dipende dal risultato (in termini di utilità-felicità) che
comporta per gli esseri sensibili.
L'unico presupposto aprioristico dell'utilitarismo è l'imparzialità: le varie utilità di ciascun
individuo sono sommate, per formare l'utilità dello stato sociale, senza pesi di
ponderazione; in altri termini ogni situazione contingente, ogni punto di vista ha eguale
valore nella funzione di aggregazione del benessere sociale.
Avendo definito giusto ciò che massimizza l'utilità, ne deriva una visione di giustizia di
tipo allocativo, dove la giustizia è definita come la gestione efficiente dell'utilità sociale
autore: Valeria Sodano
Uno dei critici contemporanei più incisivi è stato il pensatore inglese Bernard Williams (1929-2003), i
cui rilievi sono la base di gran parte delle attuali critiche all'utilitarismo, al consequenzialismo e al
welfarismo. Williams ha affermato che l'utilitarismo può autorizzare il compimento degli atti peggiori
se viene comunque salvaguardato il benessere degli individui. Per questo le nozioni di "benessere" o
di "felicità", lungi dall'essere semplici e chiare, appaiono problematiche e spesso estremamente
vaghe. Inoltre, l'utilitarismo non contempla la possibilità di un conflitto tra due istanze morali: infatti,
esso sa sempre cosa fare (scegliere l'istanza più benefica) e non si pone il problema della complessa
composizione del conflitto morale ma anche della sua vitale importanza per il progresso etico della
società. Infine, Williams, accettando un rilievo che viene fatto all'utilitarismo anche dall'economista
indiano Amartya Sen (n. 1933), evidenzia come l'utilitarismo tenda ad ignorare l'identità degli
individui coinvolti, le loro esigenze profonde e la loro integrità, ossia la separatezza delle persone, il
fatto che tra di esse ci siano delle differenze. Infine, Williams mette in evidenza come l'utilitarismo
non sia in grado di rendere conto del valore degli atti supererogatori.
Lo stesso Sen mette in evidenza come la nozione di preferenza razionale non possa essere il solo
criterio per la scelta delle azioni da incentivare: infatti, ogni individuo esprime bisogni ed esigenze in
modi diversi, non semplicemente preferendo una cosa ad un'altra. Inoltre, l'utilitarismo rischia di
essere un sistema etico e politico ingiusto: esso infatti, impiegando come unico criterio di
valutazione morale la somma totale delle utilità individuali, privilegia sempre le preferenze degli
individui messi meglio. Qui Sen critica soprattutto il presupposto welfarista e quello
dell'ordinamento-somma.
Altre critiche sono venute dal comunitarismo, dal neo-contrattualismo, dagli intuizionisti.
autore: Valeria Sodano
Secondo la logica utilitaristica se un sistema economico rispetta le condizioni
dell’equilibri economico generale e raggiunge pertanto un ottimo paretieno non
vi è spazio per l’azione pubblica. Resta il problema di una eventuale politica
redistributiva che per la definizione degli obiettivi avrebbe comunque bisogno di
giudizi morali esterni, na che per la sua attuazione può far riferimento al
secondo teorema dell’economia del benessere.
Nel caso in cui invece i fallimenti del mercato non consentono di raggiungere
una situazione ottimale vi è spazio per una azione publica orientata alla
massimizzazione del benessere collettivo.
Le azioni da intraprendere vanno valutate rispetto ai risultati che permettono di
ottenere valutati smpre secondo il criterio paretiano. Quando non è possibile
conscere la vera funzione delle preferenze degli attori (il che è sempre vero per
le preferenze dele generazioni future quando si vogliano conseguire obiettivi di
sostenibilità)e/o quando ci si muove in condizioni di incertezza, la scelta delle
politiche in base al principio utilitaristico non è più possibile e vi è bisogno di
teorie etiche alternative.
autore: Valeria Sodano
Le teorie alternative a disposizione dei
policy makers , degli economisti e degli
ambientalisti:
Il neo contrattualismo di Rawls (John Rawls Una
teoria della giustizia, 1971)
L’approccio delle capacità (capabilities approach)
di Sen e Nussbaum (Diventare persone di Martha
Nussbaum, 2000)
Il principio responsabilità : un’etica per la civiltà
tecnologica(Hans Jonas,1979)
autore: Valeria Sodano
Con "Una teoria della giustizia" Rawls tenta di superare la
dottrinafilosofica dell’utilitarismo, cioè, l’idea secondo la quale una
società giusta debba perseguire il maggior benessere possibile per il
maggior numero di persone. Per Rawls la posizione utilitaristica tende a
sacrificare gli interessi dellaminoranza.
La concezione di giustizia rawlsiana si basa sull'idea che tutti i beni
sociali principali devono essere distribuiti in modo eguale, una
distribuzione ineguale può esserci solo se avvantaggia i più svantaggiati.
Rawls utilizza due argomenti a sostegno delle sue idee. Con il primo
argomento contrappone la sua teoria alla teoria dell’uguaglianza delle
opportunità; il secondo argomento è quello del contratto sociale.
autore: Valeria Sodano
Secondo Rawls, in una società che si fonda sull'uguaglianza delle opportunità
le disuguaglianze di reddito sono giuste perché legate alla bravura di ogni
singolo individuo. Egli non critica queste disuguaglianze ma le disuguaglianze
immeritate.
Nascere ricchi o poveri non è un merito, nascere intelligenti o handicappati
non è un merito, si tratta solo di essere più fortunati o meno.
Egli ritiene che una giustizia distributiva equa deve tener conto delle
disuguaglianze immeritate e creare un sistema dove i meno avvantaggiati
possano ottenere il massimo possibile ma dove coloro che sono dotati di
maggiore talento possano ricevere per questo il giusto tributo.
Per creare una giustizia distributiva equa, Rawls utilizza, reinterpretandolo, lo
strumento del contratto sociale, già utilizzato dal giusnaturalismo seicentesco
autore: Valeria Sodano
Con il contratto sociale si ipotizza una situazione pre-sociale dove ogni
individuo, chiamato a stabilire i principi di giustizia che dovranno
governare la sua costituenda società, si trovi in una "posizione originaria",
nell'incapacità cioè di conoscere e prevedere quale sarà il suo posto nella
società (se sarà ricco o povero, se sarà intelligente o handicappato,
eccetera) (c.d. "velo dell'ignoranza").
Rawls ritiene che trovandoci in questa situazione, e cioè non conoscendo
in anticipo quali siano le nostre caratteristiche in termini di capacità,
ricchezza, razza, genere, salute, ecc., sceglieremmo una società dove le
ineguaglianze dovrebbero essere usate per migliorare la condizione dei
più svantaggiati.
Va notato che la "posizione originaria" non corrisponde allo "stato di
natura" del contrattualismo moderno, immaginato come un ipotetico
periodo storico precedente il patto sociale
autore: Valeria Sodano
The Capability Approach is a conceptual framework developed by Amartya Sen
and Martha Nussbaum for evaluating social states in terms of human well-being
(welfare).
It emphasizes functional capabilities ("substantial freedoms", such as the ability to
live to old age, engage in economic transactions, or participate in political
activities); these are construed in terms of the substantive freedoms people have
reason to value, instead of utility (happiness, desire-fulfilment or choice) or access
to resources (income, commodities, assets).
Poverty is understood as capability-deprivation. It is noteworthy that the emphasis
is not only on how human beings actually function but on their having the
capability, which is a practical choice, to function in important ways if they so wish.
Someone could be deprived of such capabilities in many ways, e.g. by ignorance,
government oppression, lack of financial resources, or false consciousness.
This approach to human well-being emphasises the importance of freedom of
choice, individual heterogeneity and the multi-dimensional nature of welfare. In
significant respects, the approach is consistent with the handling of choice within
conventional micro-economics consumer theory although its conceptual
foundations enable it to acknowledge the existence of claims, like rights, which
normatively dominate utility based claims (see Sen (1979)).
autore: Valeria Sodano
Nussbaum (2000) frames these basic principles in terms of ten capabilities, i.e. real opportunities
based on personal and social circumstance. This approach contrasts with a common view that
sees development purely in terms of GNP growth, and poverty purely as income-deprivation. It
has been highly influential in development policy where it has shaped the evolution of the human
development index HDI has been much discussed in philosophy and is increasingly influential in a
range of social sciences.
The ten capabilities Nussbaum argues should be supported by all democracies are:
1. Life. Being able to live to the end of a human life of normal length; not dying prematurely, or
before one's life is so reduced as to be not worth living.
2. Bodily Health. Being able to have good health, including reproductive health; to be
adequately nourished; to have adequate shelter.
3. Bodily Integrity. Being able to move freely from place to place; to be secure against violent
assault, including sexual assault and domestic violence; having opportunities for sexual
satisfaction and for choice in matters of reproduction.
4. Senses, Imagination, and Thought. Being able to use the senses, to imagine, think, and
reason-- and to do these things in a "truly human" way, a way informed and cultivated by an
adequate education, including, but by no means limited to, literacy and basic mathematical
and scientific training. Being able to use imagination and thought in connection with
experiencing and producing works and events of one's own choice, religious, literary, musical,
and so forth. Being able to use one's mind in ways protected by guarantees of freedom of
expression with respect to both political and artistic speech, and freedom of religious
exercise. Being able to have pleasurable experiences and to avoid non-beneficial pain.
autore: Valeria Sodano
5) Emotions. Being able to have attachments to things and people outside ourselves; to love those
who love and care for us, to grieve at their absence; in general, to love, to grieve, to experience
longing, gratitude, and justified anger. Not having one's emotional development blighted by fear and
anxiety.
6) Practical Reason. Being able to form a conception of the good and to engage in critical reflection
about the planning of one's life. (This entails protection for the liberty of conscience and religious
observance.)
7) Affiliation. Being able to live with and toward others, to recognize and show concern for other
human beings, to engage in various forms of social interaction; to be able to imagine the situation of
another. (Protecting this capability means protecting institutions that constitute and nourish such
forms of affiliation, and also protecting the freedom of assembly and political speech.) Having the
social bases of self-respect and non-humiliation; being able to be treated as a dignified being whose
worth is equal to that of others. This entails provisions of non-discrimination on the basis of race, sex,
sexual orientation, ethnicity, caste, religion, national origin and species.
8) Other Species. Being able to live with concern for and in relation to animals, plants, and the world
of nature.
9) Play. Being able to laugh, to play, to enjoy recreational activities.
10) Control over one's Environment.
Political. Being able to participated effectively in political choices that govern one's life; having
the right of political participation, protections of free speech and association.
Material. Being able to hold property (both land and movable goods), and having property
rights on an equal basis with others; having the right to seek employment on an equal basis
with others; having the freedom from unwarranted search and seizure. In work, being able to
work as a human being, exercising practical reason and entering into meaningful relationships of
mutual recognition with other workers.
autore: Valeria Sodano
Riassumendo, questo libro è un grido: salvare la natura e
con essa l'umanità. Ancor prima di rispondere ai classici
interrogativi sull‘essere umano, il da dove, il come, il
perchè della sua vita, questi "deve" oggi salvare le
condizioni della sua stessa esistenza, onde rendere
possibili quegli interrogativi e ogni etica conseguente.
Ciò comporta un'etica prioritaria; quella della
responsabilità (abilità a rispondere) di fronte al
transeunte, decisamente minacciato di sparizione totale.
Non quindi, almeno per ora, responsabilità di fronte
all'eterno.
(H.JONAS, IL PRINCIPIO RESPONSABILITA',
Einaudi, Torino 1990. commento di
Renato Pagotto (Fondazione "Stefanini")
http://www.geocities.com/centrotobagi/libri3.htm)
autore: Valeria Sodano
Le idee di Rawls, Sen e Nussbaum sono inscritte, più o meno strettamente,
nel liberalismo politico (the rule of law), dove il concetto di giustizia è
sempre associato ad un concetto di libertà e questo in un concetto di diritto
nell’ambito di una concezione, liberale, di stato di diritto.
Uscendo dai confini del liberalismo politico I concetti di giustizia e libertà
possono essere declinati all’interno di concezioni politiche diverse, quali il:
Comunitarismo (Il comunitarismo, o comunitarismo identitario, è un termine
nato negli USA alla fine del XX secolo) per descrivere un movimento di
stampo aristotelico di opposizione alla tradizione liberale di stampo
anglosassone. Da questo identifica oggi un insieme di filosofie distinte ma
unite dall'opposizione all’individualismo).
Anarchismo (La parola "anarchia", per come è utilizzata dalla maggior parte
degli anarchici, non ha nulla a che fare con il caos o l’anomia; rappresenta
piuttosto una forma egualitaria di relazioni umane stabilite ed effettuate
intenzionalmente).
Socialismo libertario (autogestione ed uguaglianza: da “a ognuno secondo il
proprio merito” ad “a ognuno secondo il suo bisogno”)
autore: Valeria Sodano