lezione2b - Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

Presentazione dei Principali filoni teorici
Prima parte
Prof.ssa Francesca Zajczyk
Dr.ssa Nunzia Borrelli
Corso in Sociologia urbana
Due tradizioni



Tradizione americana. Scuola di Chicago:
applicazione allo studio della città di concetti e
principi desunti dall’ecologia animale e vegetale.
Rilevanza filoni etnografici.
Tradizione europea-continentale. Risale al
dibattito su società tradizionale/ moderna,
comunità/ società. Identifica la città come luogo
della modernità. Mantiene contatti più stretti con
la riflessione filosofica
In particolare, in ambito francofono si consolida (aa. 60-70) un filone
critico di derivazione marxista
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La Scuola di Chicago

Università di Chicago nasce nel 1892, ed alla
fine del XIX secolo istituisce il primo
Dipartimento di Sociologia.

Inizialmente, il Dipartimento si interessa di
interpretare la città attraverso idee prese in
prestito dalla Biologia Evoluzionista.

Strutturano la “Teoria dell’adattamento della
società umana all’ambiente” ed interpretano
l’agire e il dislocarsi sul territorio delle diverse
popolazioni sulla base di concetti quali la lotta
per la vita o conflitto.
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
Due sono stati i personaggi di spicco della
scuola di Chicago del primo periodo:
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
ISAAC THOMAS

ROBERT PARK
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ISAAC THOMAS
Sebbene l’orientamento biologico sia stato significativo, gli studi di
Isaac Thomas dimostrano uno sforzo di esplorare altri campi di ricerca.

Thomas propone:


L’analisi della singola situazione e l’uso dei
documenti personali.
Esplorazione del concetto di disorganizzazione
“la diminuzione dell’influenza delle regole sociali
di comportamento sui membri del gruppo”,

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Attenzione al processo sociale, e non alle caratteristiche
individuali.
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5
ROBERT PARK

Si è occupato principalmente di:


sistematizzare il metodo dell’inchiesta giornalistica al
fine di renderla idonea per l’indagine scientifica
affrontare i temi inerenti la segregazione razziale ed il
fenomeno urbano.
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Park, la scuola di Chicago e l’interesse ai
fenomeni urbani
Park e gli etnografi di Chicago si interessano al
fenomeno urbano e ritengono che i processi di
urbanizzazione sono caratterizzati da:
Presenza di Minoranze
 Crescente divisione del lavoro
 Cambiamento delle funzioni e della struttura delle
Istituzioni e/o comportamenti collettivi
 Crisi dell’ordine sociale, superficialità delle relazioni
sociali – lotta al conformismo maturazione della “persona”
e propongono come metodo l’analisi dei Mondi Sociali o
delle Regioni Morali.

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Minoranze e Divisione del lavoro:
Il Sistema socio-urbano è segnato dalla complessità e
dall’eterogeneità

Il primo riguarda la crescente presenza di
minoranze etniche che tendono ad
aggregarsi in quartieri.

Il secondo è la divisione del lavoro che,
rendendo più densa e complessa la rete di
relazione del sistema sociale, abbatte o
modifica il vecchio tipo di organizzazione
tradizionale fondato sulla parentela, la
casta e i legami di vicinato.
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Cambiamento delle funzioni e della struttura delle Istituzioni
e/o comportamenti collettivi;

La città mette in crisi le tradizionali istituzioni,
ossia indirizza il vissuto di istituzioni come la
famiglia, la chiesa.


Lo stato di crisi di tali istituzioni da una parte
sollecita un cambiamento nell’ordine sociale, in
quanto rende la superficialità la principale
caratteristica delle relazioni sociali.
Dall’altra parte, la maggiore frammentazione
rende meno indistruttibile il blocco monolitico
dell’insieme di valori culturali e favorisce la
maturazione e la piena formazione del singolo.
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Nell’indagare il fenomeno urbano gli etnologi di
Chicago si inoltrano in due forme di analisi:


La prima di Natura Macro ambisce all’individuazione
delle dinamiche strutturali che caratterizzano i
movimenti delle popolazioni nella città, e ricorre
ampiamente ai principi dell’ecologia urbana.
La seconda di Natura Micro utilizza il metodo
antropologico ed è rivolto all’analisi degli stili di vita di
piccoli gruppi o di aree della città.
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La Macro Analisi

Gli Etnografi di Chicago interpretano l’agire e
il dislocarsi nel territorio urbano delle diverse
popolazioni alla luce di concetti quali quello di
lotta per la vita o conflitto.

Gli esiti di tale conflitto possono generare
dominanza di un gruppo sociale su un altro,
oppure una progressiva assimilazione
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11
La Macro Analisi


Al fine di illustrare i processi di cui sopra, gli
studiosi di Chicago introducono il termine di
aree naturali – ossia aree non pianificate e
derivanti da processi selettivi tra i gruppi
umani – zone urbane in cui solo gli individui
più adatti emergono e si affermano.
In tali aree, si riscontrano fenomeni di
invasione e di successione.
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La Macro analisi


La presenza di aree naturali fa si che il
territorio urbano possa essere rappresentato
attraverso modelli spaziali.
In quest’ottica, Burgess propone di leggere
la crescita urbana attraverso lo schema per
cerchi concentrici da quello centrale fino
alle periferie dei pendolari.
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La Macro
Analisi
Il diagramma
Idealtipico di
Burgess
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Le critiche al modello



L’interpretazione è valida solo per Chicago o
per tutte le città?
Non considera le caratteristiche fisiche del
sito urbano
Non tutte le aree sono soggette al Mercato,
a volte altri fattori concorrono alla definizione
dello scenario urbano.
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Le Micro analisi:
Attenzione alle Comunità Urbane



Oltre all’interesse per gli studi di macro –
sociologia.
La scuola di Chicago promuove studi di
natura micro volti all’analisi delle diverse
comunità urbane e/o culture urbane.
Svolge questo tipo di indagini concentrando
l’attenzione sullo studio del sistema di
relazioni ed utilizzando il metodo
antropologico.
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Lo studio di Anderson sul “Mondo dei
Vagabondi”

Lo studio porta ad una classificazione dei tipi
di vagabondo:





Lavoratore stagionale, itinerario prevedibile
Lavoratore migrante, non caratterizzato da
itinerario prevedibile e periodico
Migrante non lavoratore
Il guardiano “lavoratore ma non migrante
Il barbone, il più misero di tutti
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Lo studio di Wirth sui quartieri ebraici in Europa e in
America


Il ghetto degli Ebrei in Chicago è interpretato
come “un’area naturale” definita in relazione
ai principi della competizione economica.
Le dinamiche del cambiamento del vissuto
del Ghetto ricalcano il ciclo delle relazioni
razziali come definito da Park.

Tale ciclo parta dall’isolamento e attraverso la
competizione, il conflitto e l’adattamento,
all’assimilazione.
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Lo studio di Cressey sulle Taxi-dance Hall


Descrizione di una nuova Istituzione “Taxi
dance hall”.
Egli studia questi luoghi come fossero “un
mondo distinto, con suo modo di agire, di
parlare e di pensare. Un mondo che ha un
suo vocabolario, sue attività, suoi interessi ed
una sua concezione di ciò che è significativo
nella vita”
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I Limiti e le critiche alla scuola di Chicago




Disorganizzazione
Scarsa sistematicità
Isolamento dei mondi sociali
Influenza pensiero biologico
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20
La scuola di Chicago negli anni ‘40

La scuola di Chicago degli anni ’40 prende le
distanze dal pensiero ecologico, o dagli studi
che si rifanno alla biologia, e punta a due
tipologie di studi:


La prima, avanzata da Wirth, mira alla definizione
del fenomeno urbano
La seconda, promossa da Redfield, mira alla
definizione della non città o folk –society.
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Caratteristiche della Folk-society





La folk-society è una società isolata
La divisione del lavoro non è complessa,
ma segue la divisione per sesso
La cultura è un blocco monolitico/ e le
persone non sono disposte a riflettere sulla
tradizione in maniera critica e obiettiva
I legami di parentela esercitano una grande
influenza nella definizione dei rapporti sociali
Forte legame con la religione
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Caratteristiche società urbane

Wirth punta ad un’analisi del fenomeno
urbano che, concentrando la propria
attenzione su dimensione, densità e
eterogeneità delle società urbane, mette in
evidenza le caratteristiche delle relazioni
sociale e dei modi di pensare e fare nelle
città.
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
Dimensione, densità ed eterogeneità.

La dimensione caratterizza fortemente le relazioni
tra gli abitanti nelle città.


Non appena un comunità raggiunge più di qualche
centinaio di abitanti diventa difficile, per ciascun individuo
conoscere tutti gli altri ed essere coinvolto direttamente in
tutti gli affari della comunità,
questo stato di fatto promuove la cultura della delega,
favorisce forme di anomia.
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


Densità
la città si caratterizza per la
concentrazione di taluni soggetti in
determinate aree e per lo sviluppo di
fenomeni di segregazione sociale.
L’altra faccia di questo processo è la forte
eterogeneità.
Le relazioni sociali in città sono dunque
segnate dal forte contrasto tra la
prossimità fisica e la distanza sociale che
sollecitano la riservatezza e la solitudine.
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
Dimensione, Densità ed Eterogeneità da una
parte accrescono l’instabilità e l’insicurezza,
ma dall’altra favoriscono il cosmopolitismo e
la sofisticazione.
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I concetti di densità, dimensione e
eterogeneità. Il limite della rigidità



Densità indica il rapporto tra popolazione e
spazio
riferimento a definizione in
Demografia
Dimensione indica il numero di abitanti
definizione in Demografia
Eterogeneità infittirsi di tipologie di individui
e attività presenti nel territorio.
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Lo schema di Wirth
Punti di forza

Prende distanze da approccio biologico proprio della
teoria dell’ecologia urbana
Si concentra su analisi sistema di relazioni sociali e
modi di pensare, ossia cultura urbana.


Punti di debolezza




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Eccede nelle generalizzazioni – la città è un tipo ideale
nel quale non necessariamente le altre città si
riconoscono;
Città è intesa come sistema chiuso – non considera il
modo in cui la città influenza l’esterno
Non considera il carattere relativo di densità,
dimensione e eterogeneità.
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Nella definizione di società urbane è
più opportuno riferirsi:
Alla densità assoluta o
alla densità relativa
rispetto alle aree circostanti;
e/o a dimensioni assolute
o a dimensioni relative
rispetto alle aree circostanti
Quello che è un livello urbano di densità in un certo
contesto può non essere definito tale in una società
che nel suo complesso è più densamente popolata.
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Il concetto di Eterogeneità.

Per Wirth l’eterogeneità dipende da:
Fattori esterni: la città attrae
immigrati e diviene un
caleidoscopio di razze,
popoli e culture.
Fattori interni: fenomeni
di differenziazione e di
specializzazione
L’eterogeneità al pari delle altre variabili produce effetti
che si vanno a sommare agli altri.
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Il concetto di Eterogeneità. Limiti

Qual è la soglia di eterogeneità a partire dalla quale
si può definire urbana una comunità.

Non si possono separare e poi sommare gli effetti
della dimensione a quelli della densità e a quelli
dell’eterogeneità.
Le caratteristiche della vita urbana dovute a questi
fattori, trascurando altri elementi, dipendono
piuttosto dalle specifiche relazioni che intercorrono
fra di essi
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Lo schema di Wirth. Una sintesi

Lo schema di Wirth:
 Eccede in generalizzazioni. Esistono numerosi esempi che
mostrano la limitatezza del modello, alcuni dei più noti sono quelli
di Harris e Lewis.
 Harris svolge studi in Brasile presso Comunità di Minas Velhas e
mostra che gli abitanti appoggiano e sviluppano il carattere
urbano delle loro comunità
 Lewis conduce studi in Città del Messico e rileva che nelle
vecindand, aree urbane abitate da immigrati dalla campagna non
si riscontravano caratteristiche tipiche della vita urbana.
Il principale limite di Wirth è nel
non considerare il carattere variabile delle relazioni in città.
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Le diverse prospettive teoriche
nell’analisi della città.

Le numerose immagini dei fenomeni urbani
che emergono per mostrare la limitatezza
della prospettiva di Wirth, sollecitano
l’individuazione di un modello d’analisi per
ciascuna società.
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33
Le diverse prospettive teoriche
nell’analisi della città.

A quest’ultima soluzione, considerata non
scorretta, La letteratura preferisce la
definizione dei cosiddetti TIPI
GENERALIZZABILI, ossia vie di mezzo tra
tradizioni di specifiche regioni culturali e
nozioni generali.
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Come la storia ha analizzato la Città

La letteratura sollecita ad individuare quale
tipi generalizzabili:




La Città Pre-Industriale (Sjoberg)
La Città del Medioevo (Pirenne)
Città Orientale e Città Occidentale (Weber)
Città Eterogenetica ed Ortogenetica (Redfield,
Singer)
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La Città Pre-Industriale.
Definita a partire da caratteristiche del sistema
tecnologico (Sjoberg)



Caratterizzata da maggiori eccedenze agricole, rispetto a
società agricole, in particolare di grano, rese disponibili
dall’utilizzo dell’aratro e della ruota, dal progresso della
metallurgia e dalle opere di irrigazione su larga scala,
presuppone una maggiore divisione del lavoro, che a sua
volta crea interdipendenza.
A differenza delle società industriale dipende da fonti di
energia viventi (uomini e animali)
La struttura sociale è caratterizzata da una marcata divisione tra
una Elite colta e una classe inferiore.


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L’elite colta è organizzata e controlla la totalità delle funzioni pubbliche,
religiose ed educative
La classe inferiore è fortemente frammentata e segmentata le relazioni sono
deboli.
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La Città Pre-Industriale.
Perché nasce la città Pre – Industriale

Se gli uomini e le donne fossero autosufficienti e se le ricchezze
fossero distribuite in modo uniforme e non fossero troppo abbondanti,
si potrebbero disporre a limite in maniera uniforme nella società senza
entrare in competizione per procurarsi le risorse. Ma se gli individui
dipendono gli uni dagli altri non conviene massimizzare la
distanza, ma sviluppare la vicinanza.
La città è la forma più evoluta della interdipendenza umana.
Le città, come insediamenti estesi e densi, si sviluppano
perché gli individui hanno bisogno di essere vicini per poter
soddisfare i propri bisogni.
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La Città Pre-Industriale.
Città dello scambio città del potere.
Un’altra categorizzazione che aiuta a comprendere
le caratteristiche della città pre-industriale ricorre
ai concetti di:
1. Redistribuzione,
l’appropriazione e la gestione di
beni e servizi da parte di un forte centro
2. Scambio
scambio di mercato con la
determinazione di prezzi
nella contrattazione di mercato.
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La Città Pre-Industriale.
Città dello scambio città del potere.
Nonostante la vita in città richieda l’interdipendenza,
nella città non può esservi spazio per tutti i rapporti che tale
interdipendenza presuppone.
Due sono i modi di risolvere questo problema
attraverso i contatti con l’esterno
(altre realtà urbane o contesti rurali):
Dare qualcosa
in cambio di quanto
si riceve – città dello scambio
Ricevere senza
contraccambiare.
Città del potere.
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La Città nel Medioevo
Il contesto nel quale si sviluppa la città nel
Medioevo è quello che vede la politica
svilupparsi nei Castelli, la vita intellettuale nei
monasteri. Il commercio è portato avanti da
una popolazione mobile.
Con il tempo i Commercianti diventano più
sedentari ed in molti casi si raggrupparono
attorno alle fortificazioni.
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La Città nel Medioevo
La città nel Medioevo è una comunità
organizzata intorno allo scambio regolare di
beni, in cui il mercato è la componente
essenziale dei mezzi di sussistenza degli
abitanti.

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La Città Occidentale e Orientale
(Max Weber)


Le città Orientali al loro interno sono frammentate in
comunità separate, pur essendo fortemente
integrate all’amministrazione imperiale.
Le città orientali sono inoltre considerate incomplete
per l’assenza di autonomia e coesione.
La città Occidentale è la città per definizione in
essa si ritrovano tutte le caratteristiche tipiche della
città, elevata densità e eterogeneità.
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Città Occidentale

Insediamento urbano completo necessita di:




un mercato,
un sistema di giurisdizione,
forme di associazione adatte alle specificità della
vita urbana
Un’amministrazione dotata di autonomia, di
gestione e di controllo.
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Città Ortogenetica e Eterogenetica.
La differenza poggia sul trattamento della cultura
Redfield e Singer

Ortogenetica


Questa classe di città ripropongono in nuove
dimensioni riflessive e sistematiche una vecchia
cultura. Es. centri più antichi e quelli cerimoniali
Eterogenetica

La città crea dei modi di pensare originali che si
impongono a dispetto di una vecchia cultura.
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Tipologia di città proposta da
Lopez e Braudel





Città Fortificata. All’interno delle sue mura vi è soltanto
un tempio, una fortezza e un deposito.
Città Agraria. I proprietari terrieri si stabiliscono
all’interno dei bastioni
Città Aperta. La città si fonde con la regione circostante
Città Mercato. È la città in cui è il commerciante ad aver
preso potere
Città Suddite. Città controllate da Stati Nazionali
emergenti in cui la corte esercitava un preciso controllo.
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La città nella prospettiva geografica.
Teoria delle Località Centrali di Christaller

La teoria delle località centrali è stata
concepita per spiegare la distribuzione
degli insediamenti umani nello spazio.
04/10/2012
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La città nella prospettiva geografica.
Teoria delle località centrali di Christaller

La teoria di Christaller si comprende
definendo due concetti :

Funzioni
Mercato
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La città nella prospettiva geografica.
Teoria delle località centrali di Cristaller

La caratterizzazione di queste relazioni si
capisce considerando il significato del
termine SOGLIE e di quello di PORTATA.


La Soglia indica il mercato minimo necessario
perché una data funzione si possa stabilire.
La Portata è invece la distanza massima entro la
quale una funzione localizzata si può applicare, e
coincide con la distanza che un consumatore è
disposto a coprire per beneficiarne.
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La città nella Prospettiva Geografica.
Teoria delle Località Centrali di Christaller



Le località centrali sono insediamenti che
forniscono servizi alle circostanti zone di
influenza commerciale, definite “aree di
mercato”.
L’ordinamento spaziale degli
insediamenti, basato sul quantitativo e sul
livello dei servizi che essi forniscono, genera
una gerarchia.
La gerarchia è complessa a causa di
sovrapposizioni tra le aree.
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IMMAGINE
MODELLO
DI
CHRISTALLER
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Punti di forza e punti di debolezza
modello

Punti di forza


Sottolinea le relazioni con l’esterno, ed in questo è
complementare al modello di Wirth
Punti di debolezza


Visione dello spazio come un qualcosa di puro e
indifferenziato
Popolazione massa uniforme e omogenea
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Un punto di debolezza apparente

Non considera l’effetto moltiplicatore e
trascinatore che si può verificare nelle località
centrali, dove finiscono per accumularsi funzioni e
mercati, che richiedono forme di organizzazione
interna.
Christaller prende coscienza di questo
aspetto della sua teoria e introduce due
varianti nella teoria delle località centrali.
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
La prima variante ragiona sul Principio del mercato
 Secondo questo principio le località centrali soddisfano la
domanda di consumatori dispersi, a opera di libere imprese in
concorrenza fra loro.

Il secondo introduce il Principio amministrativo
 Le strutture centrali non sempre esistono per offrire servizi, ma
talvolta pongono la popolazione a proprio servizio.
“Quando un centro dominante massimizza il suo potere di
controllo, i suoi rapporti con i centri di potere più basso non
implicano una concorrenza seppure parziale, ma una delega di
potere per meglio coprire il mercato secondo i suoi interessi.
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Comunità/società




Comunità: designa uno stato dei raggruppamenti
sociali in cui predominano rapporti diretti e informali,
fondati su una determinante affettiva, in cui
l’integrazione fra gli individui viene facilitata da un
senso di solidarietà e appartenenza (rif. a Tönnies).
Società: ne è l’antitesi (“entità artificiale e
meccanica”), ed è conseguenza della
modernizzazione
Diversità rispetto a solidarietà meccanica/ organica
(Durkheim)
Opposizione campagna/ città e suo superamento
(“rural-urban continuum)
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Due campi di discussione
1) Transizione dal moderno al post-moderno e
ruolo del fenomeno urbano
2) Importanza persistente di fenomeni tipici
della cultura comunitaria (per es. fiducia,
rapporti di reciprocità, mutuo aiuto, ecc.)
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