LA DOMANDA AGGREGATA 1 LA DOMANDA AGGREGATA Immaginiamo di trovarci in un sistema chiuso agli scambi con l’estero. In un sistema chiuso i beni e i servizi prodotti dalle imprese possono essere acquistati soltanto da tre soggetti: le famiglie, le imprese e la Pubblica amministrazione. Chiamiamo: – consumi (C) i beni e servizi acquistati dalle famiglie; – investimenti (I) i beni acquistati dalle imprese; – spesa pubblica (G) i beni e servizi acquistati dalla Pubblica amministrazione. 2 L'insieme di queste tre grandezze costituisce la domanda complessiva del sistema economico e per tale ragione prende il nome di domanda aggregata. La domanda aggregata è costituita dalla somma della domanda di beni di consumo, di beni d'investimento e della spesa pubblica. DA = consumi + investimenti + spesa pubblica DA=C+I+G La domanda aggregata è una variabile molto importante perché è proprio il suo volume che, nel breve periodo, guida le imprese nel decidere quanto produrre. Poiché i diversi operatori (famiglie, imprese, Pubblica amministrazione) prendono le loro decisioni di spesa secondo criteri molto diversi l'uno dall'altro, per conoscere e capire l’evoluzione della domanda aggregata dobbiamo considerare separatamente le sue tre componenti. 4 LA FUNZIONE DEL CONSUMO Analizziamo il comportamento delle famiglie in relazione alle scelte di consumo. I beni di consumo (C) sono i beni e i servizi finali acquistati dalle famiglie per soddisfare i loro bisogni. 5 Si considerano beni di consumo tutti i beni acquistati dalle famiglie, sia quelli di prima necessità sia quelli di lusso, con la sola esclusione degli acquisti di nuove abitazioni, i quali vengono considerati un investimento. La variabile che più incide sulla determinazione dei consumi delle famiglie è il reddito disponibile, cioè il reddito che rimane al nucleo familiare dopo avere pagato i tributi. Il reddito disponibile si ottiene sottraendo dal valore del reddito il valore dei tributi. REDDITO DISPONIBILE = REDDITO LORDO – TRIBUTI Yd = Y - T 7 L'analisi dei dati statistici consente di stabilire che all'aumentare del reddito disponibile la spesa delle famiglie tende a salire; al contrario, quando il reddito disponibile si riduce, anche la spesa per i consumi diminuisce. Questa relazione, che si chiama funzione del consumo, può essere così sintetizzata: C = f(Yd) C = C0 + c (Y - T) 8 C0 indica il consumo autonomo, vale a dire l'ammontare di consumi che non dipende dal livello di reddito, ma da altri fattori, come la ricchezza o lo standard di vita abituale, ai quali è difficile rinunciare nel breve periodo; C0 dunque, indica il livello del consumo che corrisponde al reddito 0. Anche chi non ha reddito infatti per vivere deve consumare. Può farlo ricorrendo a risparmi accantonati nel passato, oppure vendendo parte del proprio patrimonio, o ancora ricorrendo a prestiti o ad aiuti. c (Y - T) indica la parte dei consumi che dipende direttamente dal reddito disponibile (Yd = Y - T). c rappresenta la propensione al consumo, che corrisponde al rapporto tra la variazione del consumo e la variazione del reddito disponibile e indica la parte destinata al consumo di ogni unità monetaria aggiuntiva di reddito disponibile. Un alto livello di c, per esempio, indica la tendenza delle famiglie a spendere una parte consistente del proprio reddito. c = ΔC / ΔYd La funzione del consumo mostra l'esistenza di una correlazione positiva tra i consumi e il reddito, in quanto all'aumentare del reddito anche i consumi crescono. Ciò non significa che ogni incremento di reddito sia interamente destinato ai consumi. Generalmente, le famiglie non spendono tutto ciò che guadagnano, ma risparmiano una parte del loro reddito. Esprimiamo questa ipotesi ponendo: 0<c<1 L’espressione sta a indicare che: la propensione al consumo c è maggiore di 0: al crescere del reddito, quindi, i consumi crescono anch'essi; la propensione al consumo c è minore di 1: nessuna famiglia spende l'intero incremento di reddito nell'acquisto di beni di consumo, ma ne risparmia una parte. Nella funzione: C = C0 + cYd C e Yd sono variabili: C è la variabile dipendente, mentre Yd è la variabile indipendente. C0 e c invece sono parametri, ovvero grandezze che descrivono comportamenti della popolazione. I valori dei parametri si presumono dati e stabili e vengono determinati con l'uso di metodologie statistiche. Possiamo ora tracciare il grafico della funzione del consumo. Sull'asse delle ascisse indichiamo il reddito complessivo Y; su quello delle ordinate il consumo C. C C0 - cT c (propensione al consumo) Y La funzione del consumo rispetto al reddito lordo 14 La funzione del consumo è rappresentata da una retta con andamento crescente, in quanto i consumi sono correlati positivamente al reddito. L'inclinazione di tale retta è data dal rapporto tra ΔC e ΔY, ovvero dalla propensione al consumo c. Per tale ragione essa sarà tanto più inclinata quanto maggiore sarà la propensione al consumo delle famiglie. L'intercetta, invece, è data da C0 - cT; ne consegue che se lo Stato aumenta le imposte l'intercetta diminuisce, ovvero la funzione del consumo si sposta verso il basso; e viceversa nel caso contrario. Il grafico permette di stabilire, per ogni dato livello del reddito, l'ammontare dei consumi che gli corrisponde. 15 IL RISPARMIO La parte di reddito che le famiglie non destinano al consumo si chiama risparmio. Anche in questo caso possiamo evidenziare la relazione esistente tra reddito disponibile, consumo e risparmio mediante la seguente equazione: reddito disponibile = consumo + risparmio Il risparmio può quindi essere ottenuto sottraendo al reddito disponibile la parte spesa nell’'acquisto di beni di consumo. Pertanto, se indichiamo il risparmio con S, si ottiene la seguente relazione: S = Yd - C 16 IL RISPARMIO La parte di reddito che le famiglie non destinano al consumo si chiama risparmio. Anche in questo caso possiamo evidenziare la relazione esistente tra reddito disponibile, consumo e risparmio mediante la seguente definizione: reddito disponibile = consumo + risparmio Il risparmio può quindi essere ottenuto sottraendo al reddito disponibile la parte spesa nell’acquisto di beni di consumo. S = Yd - C 17 Tutto ciò comporta che per le famiglie esistano soltanto due possibili scelte nell'impiego del reddito: il consumo e il risparmio. Se all'aumentare del reddito di una unità la parte c viene destinata al consumo, la parte rimanente s sarà destinata al risparmio; possiamo chiamare tale quota propensione al risparmio. Essa sarà pari a: s=1-c 18 La funzione del risparmio può essere rappresentata mediante retta crescente, all’aumentare del reddito. Anche il risparmio, così come il consumo, tende a crescere. Il valore negativo dell'intercetta invece sta a indicare il valore negativo del risparmio (cioè l'indebitamento o la riduzione della propria ricchezza) necessario a finanziare il consumo corrispondente al reddito nullo. 19 S Y La funzione del risparmio 20 GLI INVESTIMENTI Consideriamo la seconda componente della domanda aggregata, gli investimenti, che indichiamo con la lettera I. Gli investimenti sono principalmente i beni finali acquistati dalle imprese per dare vita al processo produttivo, nonché le costruzioni di nuove abitazioni, e di fabbricati non residenziali. 21 Gli investimenti sono fondamentalmente beni capitali, ovvero beni che servono a produrre altri beni; essi rappresentano la decisione di spesa tipica delle aziende di produzione. Non appartiene invece a categoria degli investimenti l'acquisto di attività finanziarie, come i titoli azionari, le obbligazioni, i titoli di Stato o la valuta estera, che sono generalmente chiamati investimenti nel linguaggio comune, ma che in economia rappresentano solo modi alternativi di impiegare il risparmio. Allo stesso modo non sono investimenti gli acquisti di case esistenti. 22 Ci sono due tipologie di beni di investimento: 1 - gli investimenti fissi, che comprendono le spese rivolte all'acquisto di impianti, macchinari, mezzi di trasporto, strumenti necessari per l'attività produttiva delle aziende (compresi i beni immateriali), nonché le spese di costruzione di nuove abitazioni e fabbricati; 2 - le scorte di magazzino, che comprendono i beni prodotti, ma non ancora venduti, nonché i prodotti intermedi acquistati preventivamente dalle imprese in attesa di essere utilizzati in produzione. 23 Le scorte sono una delle componenti della domanda aggregata più sensibili alle fluttuazioni cicliche e per tale ragione rivestono un ruolo importante nella determinazione dell'equilibrio economico. Tutte le imprese tengono nei loro magazzini alcuni quantitativi di merce per fronteggiare eventuali variazioni impreviste della domanda. Quando questi quantitativi si mantengono entro i limiti normali, la loro natura è del tutto fisiologica e attiene alla buona amministrazione aziendale. Quando però l'economia entra in una fase di recessione, gli ordinativi diminuiscono e le aziende vedono aumentare le proprie scorte oltre i livelli ordinari. In questo caso le scorte costituiscono un investimento indesiderato. Le scorte indesiderate dunque non sono altro che 24 mancate vendite. INVESTIMENTI Scorte di magazzino Scorte necessarie a fronteggiare variazioni ordinarie della domanda Investimenti fissi Scorte indesiderate 25 LA SPESA PUBBLICA E I TRIBUTI La spesa effettiva della Pubblica amministrazione comprende sia la spesa vera e propria, che consiste nell'acquisto diretto di beni e servizi da parte del soggetto pubblico, sia i trasferimenti alle famiglie o alle imprese, che consistono invece in un trasferimento di denaro da un soggetto pubblico a un soggetto privato (si pensi alle pensioni, ai finanziamenti agevolati alle imprese, agli interessi sul debito pubblico ecc.). 26 I trasferimenti debbono essere distinti dalla spesa pubblica in senso stretto e vanno considerati come “tributi negativi”, dato che contribuiscono a determinare il reddito disponibile dei soggetti che li ricevono, e dunque a influenzare le spese per consumi (o per investimenti) dei soggetti privati. Solo la spesa pubblica in senso stretto, dunque, contribuisce a determinare la domanda complessiva di beni del sistema economico, insieme a consumi e investimenti. La spesa pubblica (G) costituisce la terza componente della domanda aggregata e comprende l'insieme delle spese effettuate dalla Pubblica amministrazione per acquistare beni e 27 servizi. SPESA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Acquisto diretto di beni e servizi (G) Trasferimenti alle famiglie e alle imprese (TR) 28 Con T indichiamo i tributi (al netto dei trasferimenti), vale a dire la parte di reddito che famiglie e imprese devolvono allo Stato o agli altri enti pubblici e la cui funzione è proprio il finanziamento di G. Quando i tributi non sono sufficienti per coprire la spesa (deficit di bilancio), la Pubblica amministrazione deve ricorrere al debito pubblico emettendo titoli di Stato. Chi acquista i titoli di fatto presta denaro allo Stato in cambio di un interesse pattuito. L'insieme di queste voci (spesa pubblica, tributi e debito) rappresenta il bilancio della Pubblica amministrazione, mentre le loro variazioni costituiscono la politica fiscale, un aspetto della politica economica, ossia uno dei possibili interventi con cui lo Stato influenza il sistema economico. 29 Tributi e spesa pubblica non sono grandezze tra loro indipendenti. I primi infatti sono la fonte principale di finanziamento dello Stato: e dunque costituiscono il limite più importante della spesa. Il Governo può decidere di aumentare la spesa, se ritiene possibile procedere anche a un incremento dei tributi; oppure, può decidere, per diminuire la pressione fiscale, di ridurre la spesa pubblica. 30 LA FUNZIONE DELLA DOMANDA AGGREGATA La domanda aggregata è costituita dalla somma dei consumi delle famiglie (C), degli investimenti delle imprese (I) e della spesa pubblica (G) e può essere sintetizzata dall'espressione: DA = C + I G 31 Abbiamo anche visto che il consumo dipende dal reddito disponibile e che quest'ultimo è pari al reddito lordo meno i tributi (al netto dei trasferimenti). Ma se i consumi dipendono dal reddito disponibile, e quindi dal reddito meno la tassazione netta, anche la domanda aggregata dipenderà dalle stesse variabili e con le stesse modalità. In termini algebrici, se sostituiamo al simbolo C la funzione del consumo, otteniamo: DA = Co + c (y - T) + I + G 32 Tale relazione esprime il legame che intercorre tra il valore del reddito e quello della domanda aggregata. In effetti, conoscendo i valori di Co, della propensione al consumo (c), degli investimenti (l), della spesa pubblica (G) e dei tributi netti (T), è possibile calcolare il valore della domanda aggregata (DA) relativo a qualsiasi livello del reddito (Y). La funzione di domanda aggregata può essere rappresentata, allo stesso modo della funzione del consumo, con una retta crescente La funzione di domanda aggregata corrisponde quindi graficamente alla funzione del consumo spostata verso l'alto di un ammontare pari a investimenti più spesa pubblica. 33 DA DA = C + I + G C I+G Y La funzione della domanda aggregata 34