la domanda aggregata

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LA DOMANDA
AGGREGATA
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LA DOMANDA AGGREGATA
Immaginiamo di trovarci in un sistema chiuso agli
scambi con l’estero. In un sistema chiuso i beni e i
servizi prodotti dalle imprese possono essere acquistati
soltanto da tre soggetti: le famiglie, le imprese e la
Pubblica amministrazione. Chiamiamo:
– consumi (C) i beni e servizi acquistati dalle famiglie;
– investimenti (I) i beni acquistati dalle imprese;
– spesa pubblica (G) i beni e servizi acquistati dalla
Pubblica amministrazione.
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L'insieme di queste tre grandezze costituisce la
domanda complessiva del sistema economico e
per tale ragione prende il nome di domanda
aggregata.
La domanda aggregata è costituita dalla somma
della domanda di beni di consumo, di beni
d'investimento e della spesa pubblica.
DA = consumi + investimenti + spesa pubblica
DA=C+I+G
La domanda aggregata è una variabile molto
importante perché è proprio il suo volume che, nel
breve periodo, guida le imprese nel decidere
quanto produrre.
Poiché i diversi operatori (famiglie, imprese,
Pubblica amministrazione) prendono le loro
decisioni di spesa secondo criteri molto diversi
l'uno dall'altro, per conoscere e capire
l’evoluzione della domanda aggregata dobbiamo
considerare separatamente le sue tre
componenti.
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LA FUNZIONE DEL CONSUMO
Analizziamo il comportamento delle
famiglie in relazione alle scelte di
consumo.
I beni di consumo (C)
sono i beni e i servizi
finali acquistati dalle
famiglie per soddisfare
i loro bisogni.
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Si considerano beni di consumo tutti i beni
acquistati dalle famiglie, sia quelli di prima
necessità sia quelli di lusso, con la sola
esclusione degli acquisti di nuove abitazioni, i
quali vengono considerati un investimento.
La variabile che più incide sulla
determinazione dei consumi delle famiglie è il
reddito disponibile, cioè il reddito che rimane
al nucleo familiare dopo avere pagato i tributi.
Il reddito disponibile si ottiene sottraendo dal
valore del reddito il valore dei tributi.
REDDITO DISPONIBILE =
REDDITO LORDO – TRIBUTI
Yd = Y - T
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L'analisi dei dati statistici consente di stabilire
che all'aumentare del reddito disponibile la spesa
delle famiglie tende a salire; al contrario, quando
il reddito disponibile si riduce, anche la spesa per
i consumi diminuisce.
Questa relazione, che si chiama funzione del
consumo, può essere così sintetizzata:
C = f(Yd)
C = C0 + c (Y - T)
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C0 indica il consumo autonomo, vale a
dire l'ammontare di consumi che non
dipende dal livello di reddito, ma da altri
fattori, come la ricchezza o lo standard
di vita abituale, ai quali è difficile
rinunciare nel breve periodo; C0 dunque,
indica il livello del consumo che
corrisponde al reddito 0. Anche chi non
ha reddito infatti per vivere deve
consumare. Può farlo ricorrendo a
risparmi accantonati nel passato, oppure
vendendo parte del proprio patrimonio, o
ancora ricorrendo a prestiti o ad aiuti.
c (Y - T) indica la parte dei consumi che dipende
direttamente dal reddito disponibile (Yd = Y - T).
c rappresenta la propensione al consumo, che
corrisponde al rapporto tra la variazione del
consumo e la variazione del reddito disponibile e
indica la parte destinata al consumo di ogni
unità
monetaria
aggiuntiva
di
reddito
disponibile. Un alto livello di c, per esempio,
indica la tendenza delle famiglie a spendere una
parte consistente del proprio reddito.
c = ΔC / ΔYd
La funzione del consumo mostra
l'esistenza di una correlazione positiva
tra i consumi e il reddito, in quanto
all'aumentare del reddito anche i
consumi crescono.
Ciò non significa che ogni incremento di
reddito sia interamente destinato ai
consumi.
Generalmente, le famiglie non spendono
tutto ciò che guadagnano, ma
risparmiano una parte del loro reddito.
Esprimiamo questa ipotesi ponendo:
0<c<1
L’espressione sta a indicare che:
la propensione al consumo c è maggiore di 0: al
crescere del reddito, quindi, i consumi crescono
anch'essi;
la propensione al consumo c è minore di 1:
nessuna famiglia spende l'intero incremento di
reddito nell'acquisto di beni di consumo, ma ne
risparmia una parte.
Nella funzione: C = C0 + cYd
C e Yd sono variabili: C è la variabile dipendente,
mentre Yd è la variabile indipendente.
C0 e c invece sono parametri, ovvero grandezze
che descrivono comportamenti della popolazione.
I valori dei parametri si presumono dati e stabili e
vengono determinati con l'uso di metodologie
statistiche.
Possiamo ora tracciare il grafico della funzione
del consumo. Sull'asse delle ascisse indichiamo il
reddito complessivo Y; su quello delle ordinate il
consumo C.
C
C0 - cT
c (propensione al consumo)
Y
La funzione del consumo rispetto al reddito lordo
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La funzione del consumo è rappresentata da una retta
con andamento crescente, in quanto i consumi sono
correlati positivamente al reddito.
L'inclinazione di tale retta è data dal rapporto tra ΔC e
ΔY, ovvero dalla propensione al consumo c. Per tale
ragione essa sarà tanto più inclinata quanto maggiore
sarà la propensione al consumo delle famiglie.
L'intercetta, invece, è data da C0 - cT; ne consegue
che se lo Stato aumenta le imposte l'intercetta
diminuisce, ovvero la funzione del consumo si sposta
verso il basso; e viceversa nel caso contrario.
Il grafico permette di stabilire, per ogni dato livello del
reddito, l'ammontare dei consumi che gli corrisponde.
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IL RISPARMIO
La parte di reddito che le famiglie non destinano al
consumo si chiama risparmio. Anche in questo caso
possiamo evidenziare la relazione esistente tra
reddito disponibile, consumo e risparmio mediante la
seguente equazione:
reddito disponibile = consumo + risparmio
Il risparmio può quindi essere ottenuto sottraendo al
reddito disponibile la parte spesa nell’'acquisto di
beni di consumo. Pertanto, se indichiamo il risparmio
con S, si ottiene la seguente relazione:
S = Yd - C
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IL RISPARMIO
La parte di reddito che le famiglie non destinano al
consumo si chiama risparmio. Anche in questo caso
possiamo evidenziare la relazione esistente tra
reddito disponibile, consumo e risparmio mediante
la seguente definizione:
reddito disponibile = consumo + risparmio
Il risparmio può quindi essere ottenuto sottraendo
al reddito disponibile la parte spesa nell’acquisto di
beni di consumo.
S = Yd - C
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Tutto ciò comporta che per le famiglie esistano
soltanto due possibili scelte nell'impiego del
reddito: il consumo e il risparmio.
Se all'aumentare del reddito di una unità la
parte c viene destinata al consumo, la parte
rimanente s sarà destinata al risparmio;
possiamo chiamare tale quota propensione al
risparmio. Essa sarà pari a:
s=1-c
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La funzione del risparmio può essere
rappresentata mediante retta crescente,
all’aumentare del reddito.
Anche il risparmio, così come il consumo,
tende a crescere. Il valore negativo
dell'intercetta invece sta a indicare il valore
negativo del risparmio (cioè l'indebitamento
o la riduzione della propria ricchezza)
necessario a finanziare il consumo
corrispondente al reddito nullo.
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S
Y
La funzione del risparmio
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GLI INVESTIMENTI
Consideriamo la seconda componente
della domanda aggregata, gli investimenti,
che indichiamo con la lettera I.
Gli investimenti sono principalmente i beni
finali acquistati dalle imprese per dare vita
al processo produttivo, nonché le
costruzioni di nuove abitazioni, e di
fabbricati non residenziali.
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Gli investimenti sono fondamentalmente beni
capitali, ovvero beni che servono a produrre altri
beni; essi rappresentano la decisione di spesa
tipica delle aziende di produzione.
Non appartiene invece a categoria degli
investimenti l'acquisto di attività finanziarie,
come i titoli azionari, le obbligazioni, i titoli di
Stato o la valuta estera, che sono generalmente
chiamati investimenti nel linguaggio comune,
ma che in economia rappresentano solo modi
alternativi di impiegare il risparmio. Allo stesso
modo non sono investimenti gli acquisti di case
esistenti.
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Ci sono due tipologie di beni di investimento:
1 - gli investimenti fissi, che comprendono le
spese rivolte all'acquisto di impianti, macchinari,
mezzi di trasporto, strumenti necessari per
l'attività produttiva delle aziende (compresi i beni
immateriali), nonché le spese di costruzione di
nuove abitazioni e fabbricati;
2 - le scorte di magazzino, che comprendono i
beni prodotti, ma non ancora venduti, nonché i
prodotti intermedi acquistati preventivamente
dalle imprese in attesa di essere utilizzati in
produzione.
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Le scorte sono una delle componenti della domanda
aggregata più sensibili alle fluttuazioni cicliche e per
tale ragione rivestono un ruolo importante nella
determinazione dell'equilibrio economico.
Tutte le imprese tengono nei loro magazzini alcuni
quantitativi di merce per fronteggiare eventuali
variazioni impreviste della domanda. Quando questi
quantitativi si mantengono entro i limiti normali, la
loro natura è del tutto fisiologica e attiene alla buona
amministrazione aziendale. Quando però l'economia
entra in una fase di recessione, gli ordinativi
diminuiscono e le aziende vedono aumentare le
proprie scorte oltre i livelli ordinari. In questo caso le
scorte costituiscono un investimento indesiderato. Le
scorte indesiderate dunque non sono altro che
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mancate vendite.
INVESTIMENTI
Scorte di magazzino
Scorte
necessarie a
fronteggiare
variazioni
ordinarie della
domanda
Investimenti fissi
Scorte
indesiderate
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LA SPESA PUBBLICA E I TRIBUTI
La spesa effettiva della Pubblica
amministrazione comprende sia la spesa
vera e propria, che consiste nell'acquisto
diretto di beni e servizi da parte del
soggetto pubblico, sia i trasferimenti alle
famiglie o alle imprese, che consistono
invece in un trasferimento di denaro da un
soggetto pubblico a un soggetto privato (si
pensi alle pensioni, ai finanziamenti
agevolati alle imprese, agli interessi sul
debito pubblico ecc.).
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I trasferimenti debbono essere distinti dalla spesa
pubblica in senso stretto e vanno considerati
come “tributi negativi”, dato che contribuiscono a
determinare il reddito disponibile dei soggetti che
li ricevono, e dunque a influenzare le spese per
consumi (o per investimenti) dei soggetti privati.
Solo la spesa pubblica in senso stretto, dunque,
contribuisce a determinare la domanda
complessiva di beni del sistema economico,
insieme a consumi e investimenti.
La spesa pubblica (G) costituisce la terza
componente della domanda aggregata e
comprende l'insieme delle spese effettuate dalla
Pubblica amministrazione per acquistare beni e
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servizi.
SPESA DELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
Acquisto
diretto di beni e
servizi (G)
Trasferimenti
alle famiglie e
alle imprese
(TR)
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Con T indichiamo i tributi (al netto dei trasferimenti),
vale a dire la parte di reddito che famiglie e imprese
devolvono allo Stato o agli altri enti pubblici e la cui
funzione è proprio il finanziamento di G.
Quando i tributi non sono sufficienti per coprire la
spesa (deficit di bilancio), la Pubblica
amministrazione deve ricorrere al debito pubblico
emettendo titoli di Stato. Chi acquista i titoli di fatto
presta denaro allo Stato in cambio di un interesse
pattuito. L'insieme di queste voci (spesa pubblica,
tributi e debito) rappresenta il bilancio della Pubblica
amministrazione, mentre le loro variazioni
costituiscono la politica fiscale, un aspetto della
politica economica, ossia uno dei possibili interventi
con cui lo Stato influenza il sistema economico.
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Tributi e spesa pubblica non sono
grandezze tra loro indipendenti.
I primi infatti sono la fonte principale di
finanziamento dello Stato: e dunque
costituiscono il limite più importante della
spesa.
Il Governo può decidere di aumentare la
spesa, se ritiene possibile procedere anche
a un incremento dei tributi; oppure, può
decidere, per diminuire la pressione fiscale,
di ridurre la spesa pubblica.
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LA FUNZIONE DELLA
DOMANDA AGGREGATA
La domanda aggregata è costituita
dalla somma dei consumi delle
famiglie (C), degli investimenti
delle imprese (I) e della spesa
pubblica (G) e può essere
sintetizzata dall'espressione:
DA = C + I G
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Abbiamo anche visto che il consumo dipende
dal reddito disponibile e che quest'ultimo è
pari al reddito lordo meno i tributi (al netto dei
trasferimenti). Ma se i consumi dipendono dal
reddito disponibile, e quindi dal reddito meno
la tassazione netta, anche la domanda
aggregata dipenderà dalle stesse variabili e
con le stesse modalità.
In termini algebrici, se sostituiamo al simbolo
C la funzione del consumo, otteniamo:
DA = Co + c (y - T) + I + G
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Tale relazione esprime il legame che intercorre tra il
valore del reddito e quello della domanda aggregata.
In effetti, conoscendo i valori di Co, della propensione
al consumo (c), degli investimenti (l), della spesa
pubblica (G) e dei tributi netti (T), è possibile calcolare
il valore della domanda aggregata (DA) relativo a
qualsiasi livello del reddito (Y).
La funzione di domanda aggregata può essere
rappresentata, allo stesso modo della funzione del
consumo, con una retta crescente
La funzione di domanda aggregata corrisponde quindi
graficamente alla funzione del consumo spostata
verso l'alto di un ammontare pari a investimenti più
spesa pubblica.
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DA
DA = C + I + G
C
I+G
Y
La funzione della domanda aggregata
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