diapositive "Sistema solare"

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Gianmario Gerardi
Liceo Classico “Cesare Arici” - Brescia
Linea degli
apsidi
Tra il 29 e il 30 gennaio un asteroide, il 2007-Tu24,
passerà a circa mezzo milione di chilometri dalla
Terra, una distanza di poco maggiore di quella della
Luna. «Non c’è pericolo di impatto né adesso, né nei
prossimi cento anni», rassicura l’astrofisico Andrea
Boattini, che lavora nell’università dell’Arizonaa
Tucson. Lo spettacolo sarà comunque da non
perdere.
L’asteroide è stato scoperto l’11 ottobre scorso
nell’ambito del programma della Nasa Catalina Sky
Survey, nel quale lavora lo stesso Boattini. Con i suoi
300 metri di diametro, l’asteroide 2007-Tu24 è sei
volte più grande rispetto a quello che passerà vicino
a Marte (che ha un diametro di 50 metri). «Fino al
2027 non ci sarà un altro oggetto di queste
dimensioni così vicino ala Terra», ha detto ancora
Boattini. Astrofili e curiosi potranno vederlo
facilmente con un piccolo telescopio, mentre
astronomi e astrofisici coglieranno l’occasione per
raccogliere dati preziosi sulle orbite dei cosiddetti
Neo, ossia oggetti vicini alla Terra (Near Earth
Object). Dalla California un’antenna dal diametro di
70 metri seguirà l’asteroide dal radiotelescopio
californiano di Goldstone, mentre da Porto Rico sarà
puntato fin dal 27 gennaio il più grande
radiotelescopio del mondo, quello di Arecibo. Finora
sono stati scoperti circa 7.000 gli asteroidi di queste
dimensioni e si ritiene che un oggetto di questo tipo
possa avvicinarsi alla Terra in media ogni cinque
anni. Un eventuale impatto, invece, avrebbe un
intervallo molto più lungo, di circa 37.000 anni.
Se avesse colpito il suolo, sarebbe stata un'apocalisse
Spazio, maxi-asteroide sfiora la Terra
Il 14 giugno poteva essere la data dell’apocalisse per il
nostro pianeta, ma fortunatamente le cose sono andate
bene per la Terra. Un asteroide (ribattezzato 2002 MN)
grande quanto un campo di calcio con i suoi cento metri
di diametro è passato a soli 120mila chilometri di
distanza da noi, un’inezia se rapportato all’enorme scala
delle distanze cosmiche.
"L'abbiamo scampata per un pelo". La pensa così Brian
Marsden, “cacciatore di asteroidi” del Centro di
astrofisica di Cambridge nel Massahusetts. "Se ci avesse
colpito, sarebbe stata come l'esplosione di una grossa
bomba atomica", ha spiegato Grant Stokes responsabile
del "Near Earth Asteroid Research Project" del New
Mexico. Un oggetto simile, caduto nel 1908 in una zona
deserta della Siberia, rase al suolo e incendiò duemila
chilometri di foresta senza neppure toccare terra, perchè
esplose in aria prima dell'impatto.
Secondo Benny Peiser, dell'Università John Moore a
Liverpool, molti asteroidi delle dimensioni di "2002 MN"
passano ogni anno a distanze dal nostro globo
paragonabili all'orbita lunare, ma pochissimi entrano al di
sotto dell'orbita della Luna. Non e' necessario che
puntino direttamente su di noi per costituire un pericolo:
se passano abbastanza vicini e con una certa
angolazione, potrebbero essere catturati dal campo
gravitazionale della Terra e deviare per finirci addosso.
Secondo Thomas Morgan, scienziato della Nasa, un
asteroide grande un chilometro potrebbe causare tali
danni da mettere a rischio la nostra stessa civiltà.
(Pubblicato il 21 giugno 2002)
Classificazione delle meteoriti
In base alla percentuale di silicati e di metalli le meteoriti possono
essere classificate in:
Areoliti (94,2%): in prevalenza pietrose.
Sideroliti (1,2%): con circa il 50% di metalli ed il 50% di silicati.
Sideriti (4,6%): in prevalenza di Fe, Ni, Ge, Ga.
Le aeroliti si suddividono in condriti ed acondriti, a seconda della
presenza o meno di piccole sfere chiamate condrule.
A loro volta le condriti si suddividono in ordinarie, le più comuni
(74%) e carbonacee, contenenti fino al 5% di carbonio, sotto forma di
grafite ed, in alcuni casi, di amminoacidi.
Gli amminoacidi sono i componenti delle proteine; sono i mattoni
fondamentali della vita come noi la conosciamo e quindi un inizio
extraterrestre dei processi che hanno portato la nascita della vita è
assolutamente da prendere in considerazione!
Nella più famosa e più studiata di esse, la Murchison, ve ne sono una
settantina di tipi, quindi anche diversi da quelli presenti sulla Terra.
La presenza di amminoacidi sconosciuti conferma l'origine
extraterrestre di queste meteoriti.
Anche il materiale più antico conosciuto, 4,56 miliardi di anni, è una
condrite carbonacea, caduta vicino al villaggio Allende, Messico, nel
febbraio 1969. Ne sono state recuperate più di 2 tonnellate, che
costituiscono più dell'ottanta percento di tutte le condriti carbonacee
catalogate.
Ci sono più stelle in cielo che sabbia sulla Terra.
Quelle visibili con i telescopi sono circa 70 seguite da 22 zeri, dieci volte di più di
quanti siano i granelli di deserti e spiagge.
31/07/2003 - Ci sono più granelli di sabbia sulla Terra o stelle nel cielo visibile?
Sembra impossibile ma è arrivata anche la risposta a questa domanda. L'ha
trovata un gruppo di astronomi australiani, ed è stata presentata alla 25esima
edizione dell' "International Astronomical Union Conference", che si è svolta a
Sydney dal 13 al 26 di luglio: ci sono più stelle in cielo. Sono 70 seguite da 22 zeri,
stella più, stella meno. E' questo il numero totale visibile con i moderni telescopi.
E questo significa che questa cifra totale supera di circa 10 volte quella che sono
in grado di mettere insiemi tutti granelli di sabbia presenti sulla Terra, sommando
sia quelli dei deserti che quelli delle spiagge.
A occhio nudo, spiegano gli astronomi guidati dal dottor Simon Driver dell'
Australian National University, da una zona buia della Terra è possibile vedere
circa 5.000 stelle. Da una strada di una città illuminata si scende a 100. Ma con i
moderni telescopi si arriva appunto a vedere l'incredibile numero di 70 sextilioni.
«E - precisa Simon Driver - in questa cifra sono conteggiate solo le stelle. Sono
certo che il numero, se si potessero vedere anche i pianeti che ruotano attorno a
queste stelle, diventerebbe praticamente infinito».
E, aggiunge l'astronomo australiano, «sono convinto che su molti di questi pianeti
possano esistere forme di vita. Ma la loro distanza rende impossibile per noi,
anche in futuro, avere alcun genere di contatto con queste realtà».
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