Spazio, quanti incroci pericolosi Pianeti, asteroidi e i loro guardiani

Ultimo aggiornamento sabato 26.01.2008 ore 12.57 TECNOLOGIA & SCIENZA
Mercoledì prossimo un blocco di roccia sfiorerà Marte, poi un altro avvicinerà la Terra Ma una rete globale, con molti osservatori italiani, tiene d'occhio le minacce provenienti dal cielo Spazio, quanti incroci pericolosi Pianeti, asteroidi e i loro guardiani di ANDREA BETTINI ROMA ­ L'ultimo allarme ha riguardato Marte: un asteroide di 50 metri di diametro mercoledì sfiorerà il Pianeta Rosso ma, per sua fortuna, proseguirà il suo viaggio nello spazio senza schiantarsi al suolo. Qualche ora prima anche la Terra sarà "avvicinata" da un oggetto sei volte più grande, che però si manterrà a una distanza di poco superiore a quella della Luna. Sono incroci pericolosi che si ripetono spesso nel Sistema solare, dove i blocchi di roccia vaganti sono tantissimi. Per tenere sotto controllo i più temibili, quelli che orbitano vicino al nostro pianeta, è attiva una rete globale di controllo che può contare anche sul contributo di decine di osservatori italiani, professionali e non. A coordinare il monitoraggio dei cosiddetti Neo (Near Earth Objects, oggetti vicini alla Terra), è il Minor Planet Center, che ha sede all'università di Harvard, negli Stati Uniti. Lì confluiscono i dati raccolti in tutto il mondo e le segnalazioni di nuovi asteroidi. La mole di informazioni da trattare è enorme, ma solo così, attraverso calcoli estremamente complessi, si può capire se c'è un rischio per il nostro pianeta. "Per stabilire se c'è pericolo di impatto sono necessarie moltissime osservazioni: all'inizio non è facile descrivere con precisione la loro traiettoria", spiega il direttore dell'osservatorio di Capodimonte (Napoli) Luigi Colangeli. Da questo punto di vista 2007 Wd5, l'asteroide che mercoledì sfiorerà Marte, è un ottimo esempio. Scoperto il 20 novembre scorso dall'italiano Andrea Boattini, aveva subito attirato l'attenzione degli studiosi perché era chiaro che puntava verso il Pianeta Rosso. Da allora hanno cominciato a tenerlo d'occhio sia gli esperti del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, sia il gruppo italiano di Pisa che fa capo ad Andrea Milani. Poi, dopo un paio di mesi di verifiche, il suo stesso scopritore, che lavora nell'università dell'Arizona ed è direttamente impegnato nel programma per la sorveglianza degli asteroidi "Catalina Sky Survey", ha annunciato che "non colpirà Marte, ma gli passerà molto vicino" e che poi "potrà avvicinarsi alla Terra fino a 5 milioni di chilometri, ma non ci saranno rischi". Dal punto di vista scientifico, studiare gli asteroidi permette di avere molte informazioni sulla formazione del Sistema solare. Allo stesso tempo, può consentire di stare in allerta in caso di pericolo. "I Neo sono stabilmente presenti intorno alla Terra e hanno orbite abbastanza stabili", dice Luigi Colangeli. "Il problema è che non tutti sono conosciuti, soprattutto quelli più piccoli". In questo settore il contributo degli astrofili è fondamentale. Accanto agli osservatori professionali sono infatti molto attivi anche quelli gestiti da appassionati di astronomia, che raccolgono e inviano dati al Minor Planet Center e che possono ottenere risultati di assoluto rilievo. Nella classifica dei primi 50 centri al mondo per numero di asteroidi scoperti ci sono tre centri italiani. Il 28° posto è occupato da quello di Campo Imperatore (L'Aquila), le cui ricerche sono condotte dall'Istituto Nazionale di Astrofisica, ma a sorpresa gli altri due sono gestiti da amatori: al 37° posto c'è l'osservatorio di S. Marcello Pistoiese, seguito al 42° da quello di Farra d'Isonzo (Gorizia). Tra il 29 e il 30 gennaio, l'asteroide 2007­Tu24, 300 metri di diametro, passerà a circa mezzo milione di chilometri dalla Terra. In base alle attuali conoscenze degli astronomi, un altro incontro ravvicinato avverrà venerdì 13 aprile 2029, quando l'asteroide Apophis, dal diametro di 320 metri, si troverà a poco più di 36mila chilometri dal nostro pianeta. Lo stesso asteroide dovrebbe tornare ad avvicinarsi pericolosamente ancora una volta il 13 aprile 2036, ma comunque non dovrebbero esserci rischi di impatto. Per una trentina d'anni, insomma, pare che si possa dormire tranquilli, anche perché ogni notte c'è chi tiene d'occhio le possibili minacce in arrivo dal cielo con il suo telescopio. (26 gennaio 2008) Divisione La Repubblica Gruppo Editoriale L’Espresso Spa ­ P.Iva 00906801006